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Il governo scioglie per mafia il Comune reggiano di Brescello

           Marcello Coffrini, ex sindaco di Brescello, accanto alla statua di Peppone
Brescello *, è il paese di Peppone e don Camillo. La Lega esulta per prima: “E’ la nostra battaglia per la legalità”

REGGIO EMILIA – Il Comune reggiano di Brescello, già commissiariato dopo le dimissioni del sindaco Marcello Coffrini per alcune sue frasi in difesa di affiliati alla ‘ndrangheta, è stato sciolto dal Consiglio dei ministri per ‘infiltrazioni mafiose’.

Arrivano le prime reazioni.

Per la Lega Nord in Regione Emilia-Romagna “lo scioglimento per mafia è una vittoria della Lega che da anni sta conducendo una battaglia per la legalità”. “Ora aria pulita a Brescello, siamo pronti a collaborare col commissario, come già fatto con la commissione prefettizia”, scrive l’attivista antimafia del Carroccio Catia Silva, consigliera comunale di Brescello.

Il governo scioglie per mafia il Comune reggiano di Brescello

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  • * Brescello

    Comune italiano

    Brescello è un comune italiano di 5 623 abitanti della provincia di Reggio nell’Emilia, in Emilia-Romagna, nel pieno della bassa reggiana. È famoso per i film di don Camillo e Peppone ispirati ai racconti di Guareschi e girati appunto a Brescello.
    Area: 24 km²
    Altitudine: 24 m
    Meteo: 21 °C, vento E a 16 km/h, umidità 40%
    Regione: Emilia-Romagna
    Provincia: Provincia di Reggio nell’Emilia

    * Don Camillo
    Don Camillo è un personaggio letterario creato dallo scrittore e giornalista italiano Giovannino Guareschi, come protagonista (opposto all’antagonista amico-nemico Peppone) in una serie di racconti nei quali è il parroco di un piccolo paese in riva al Po (nelle riduzioni cinematografiche identificato poi con Brescello -e il vicino comune di Boretto- nel quale son girate diverse scene, sebbene don Camillo sia presentato dall’autore nella prima storia come “l’arciprete di Ponteratto”), un ambiente che Guareschi definisce Mondo Piccolo, idealmente paradigmatico della realtà rurale italiana del dopoguerra.

    Peppone
    Giuseppe Bottazzi, soprannominato Peppone, è il personaggio, perennemente in lotta con don Camillo, creato da Giovannino Guareschi per una serie di racconti ambientati nella Bassa padana nell’immediato dopoguerra.

Russo: Vincere per festeggiare. I tifosi meritano di più

Le parole di Russo durante la conferenza stampa organizzata dalla Juve Stabia

Per la consueta conferenza stampa infrasettimanale, si è presentato per commentare la vittoria di Ischia e presentare il match del Menti contro la Lupa Castelli Romani, il portiere delle vespe Stefano Russo.

Ecco le parole del numero uno gialloblù, autore di due grandi parate sull’isola: “Era importante vincere con l’Ischia, sia perché è un derby sia perché c’erano in palio punti fondamentali in ottica salvezza. Siamo stati bravi a tornare a casa con i tre punti e ora dovremo vincere domenica per chiudere definitivamente la pratica. Sono contento perché ho messo anche la mia firma sulla vittoria compiendo qualche intervento importante.

Mi aspetto una Lupa che verrà qui per difendere l’onore, sono già retrocessi ma non verranno qui in gita, le ultime loro due gare lo dimostrano, hanno perso all’88’ a Catania e hanno vinto 2–1 contro un Martina Franca che invece aveva bisogno di punti. Onestamente ci importa pochissimo degli altri, noi siamo concentrati e vogliamo vincere perché la salvezza ce la meritiamo.

È stata una stagione particolare è sicuramente vogliamo chiuderla nel migliore dei modi.

Dal punto di vista personale? Sono abbastanza soddisfatto del mio campionato. Purtroppo ho subìto un grave infortunio e li è stato il punto più basso della mia stagione, per fortuna sono stato bravo a recuperare il posto.

La concorrenza? Per me è uno stimolo a fare bene. La società aveva preso un gran portiere come Polito per sopperire alla mia assenza e lui ha fatto molto bene. Io mi gioco sempre le mie chance con la speranza di convincere il tecnico a mandarmi in campo.

Il futuro? Ora pensiamo a vincere domenica, con la salvezza in tasca potremo pensare al futuro. Sicuramente ora siamo tutti concentrati sulla partita con la Lupa Castelli, non dobbiamo prendere sottogamba la partita.

I tifosi? Anche ad Ischia sono stati encomiabili. Negli ultimi due mesi ci sono stati vicinissimi e grazie a loro abbiamo messo da parte i momenti bui e siamo ripartiti. Grazie alla loro spinta abbiamo conquistato punti importanti che probabilmente saranno quelli decisivi per la salvezza. Non so quale sarà il mio futuro ma mi auguro che le vespe il prossimo anno lottino per la B, questa piazza merita di lottare per le posizioni di vertice”

 

ESCLUSIVA – L’ex Infantino: “Ad Ischia ho vissuto sei mesi stupendi”

Saveriano Infantino l'ex di turno
Saveriano Infantino l’ex di turno

Sono stati sei mesi stupendi per me, al di là dei gol che ho realizzato, ho stretto un ottimo rapporto con la piazza e i tifosi. Mi sentivo proprio a casa”. Queste le dichiarazioni di Saveriano Infantino,ai nostri microfoni, attaccante classe ’86 di Tricario soprannominato l’Ariete, arrivato ad Ischia nel mercato di gennaio nella stagione del 2015, ha vissuto sei mesi ad Ischia indossando la maglia gialloblu. L’esperto attaccante realizzò 11 reti in 17 presenze contribuendo alla salvezza in Lega Pro degli isolani. Quest’anno nella prima parte di stagione ha vestito la maglia della Carrarese siglando 8 reti in 11 presenze per poi passare al Matera Calcio dove fin’ora ha totalizzato 8 reti in appena 13 presenza, numeri da vero bomber di area di rigore. L’Ariete domenica, contro l’Ischia allo stadio IIX Settembre, sarà l’ex di turno.

Saveriano domenica affronterai da ex l’Ischia, che partita sarà?

“Certamente sarà una partita importante. Ischia è stata una tappa fondamentale nella mia carriera, mi ha lanciato perché da quando sono arrivato lì  ho segnato 11 gol”.

Facciamo un salto indietro. Sei arrivato ad Ischia nel mercato di gennaio con mister Maurizi che ti ha voluto fortemente. Grazie anche ai tuoi gol hai trascinato l’Ischia verso la salvezza. Che ricordi hai quando indossavi la maglia gialloblu e cosa ti spinse a sposare il progetto Ischia?

E stata un’emozione unica indossare la maglia dell’Ischia. Sono stati sei mesi stupendi per me, al di là dei gol che ho realizzato, ho stretto un ottimo rapporto con la piazza e i tifosi, mi sentivo proprio a casa. Con mister Maurizi ho un ottimo rapporto che va oltre quello tra il giocatore e l’allenatore ; in più il mister  mi ha dato tanto quando sono stato lì perché mi ha fatto crescere ancor di più come giocatore”.

Da quando hai lasciato Ischia, hai continuato a segnare prima con la Carrarese e poi al Matera. Come la giudichi la tua stagione?

Dopo l’intoppo con la Torres, ho incominciato a giocare il 16 ottobre la prima partita con la Carrarese prima di passare e ritornare a Matera. La mia stagione penso sia positiva, vorrei cercare di chiudere arrivando a 20 gol”.

Dopo la salvezza ottenuta in quel di Aversa si pensava che la società confermasse la maggior parte dei giocatori e invece si è smantellato tutto, ripartendo da zero. Cosa è successo, ti aspettavi tutto ciò?

Onestamente mi aspettavo che la società mantenesse almeno sei- sette giocatori con qualche giovane interessante. Ti ripeto,  mi aspettavo la riconferma di qualcuno però poi non so se sono state scelte della società o per il tetto ingaggi. Ero a conoscenza che volevano costruire una squadra giovane, noi però alla fine del campionato siamo andati via tutti quanti”.

Il popolo gialloblu ti porta ancora nel cuore perché hai dimostrato tanto in campo, onorando la maglia gialloblu. Spesso ti rivorrebbero qui di nuovo a giocare, cosa senti di rispondere ai tifosi?

Il messaggio che lancio ai tifosi è questo: ad Ischia ho vissuto sei mesi stupendi ed Ischia  rimarrà nel mio cuore. Da quando sono arrivato ad Ischia e ho indossato la maglia gialloblu il mio rendimento in campo aumentava partita dopo partita. Spero che i tifosi continuino a sostenere la squadra perché è una cosa che appartiene a loro, con l’auspicio di incitare la squadra in vista dei play-out per raggiungere la salvezza”.

Ad Ischia quest’anno le cose non sono andate nel verso giusto per una serie di scelte societarie e programmazione sbagliata, eppure ad Aversa erano più di 400 tifosi a sostenere la squadra nei play-out per mantenere la categoria. Ora lo stadio “Mazzella” è completamente deserto e in vista del doppio confronto che attende l’Ischia ai play- out è un chiaro campanello d’allarme, cosa ne pensi?

Alla fine penso che i tifosi sono attaccati alla maglia dell’Ischia, è un pubblico caldo e quindi  vedendo le partite si accorgono che non c’è una programmazione societaria per cui lasciano vuoto lo stadio, e non  incitano più  la squadra… Vivono di calcio e se vedono che non c’è un futuro societario con una programmazione alla spalle,  queste decisioni ne sono una conseguenza ”.

Non so se sei a conoscenza che la squadra per tutta la stagione si è allenata a Napoli, lontano dal proprio territorio, ma soprattutto dai tifosi, un tuo giudizio su questa decisione?

E’ normale che se la squadra non vive il territorio, i tifosi non sentono la squadra e non trovano un legame per viverla tutti i giorni. Loro si sono sentiti messi da parte per delle scelte che ha fatto la società e questo ha scaturito anche il motivo per cui oggi lo stadio  “Mazzella”  è vuoto” .

C’è qualche giocatore che temi nell’Ischia?

L’Ischia ha avuto qualche problema ad inizio stagione con qualche infortunio di troppo, però loro nel reparto d’attacco hanno giocatori forti. Le squadre che devono salvarsi in questo momento sono avversari ostici da affrontare perché mettono in campo quella cattiveria e grinta in più per cercare di conquistare più punti possibili”.

Un pronostico per domenica?

“(Ride) Non lo posso fare….”. Se dovessi segnare non esulterò perché Ischia è la squadra che mi ha aiutato ancor di più a crescere e raggiungere obiettivi importanti. Mi sono trovato in un ambiente caloroso”…

Simone Vicidomini 

IL PRINCIPE CARLO DI BORBONE DELLE DUE SICILIE DUCA DI CASTRO IN VISITA A NAPOLI E POMPEI

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PROGRAMMA PER LA VISITA A NAPOLI DEL GRAN MAESTRO DEL SACRO MILITARE ORDINE COSTANTINIANO DI SAN GIORGIO S.A.R. IL PRINCIPE CARLO DI BORBONE DELLE DUE SICILIE DUCA DI CASTRO

Sabato 23 e domenica 24 aprile saranno due giorni che Carlo di Borbone dedica a Napoli e a Pompei; ai suoi Cavalieri Costantiniani, ad opere sociali a Pompei, ad un pranzo per i meno abbienti.

IL PROGRAMMA:

Sabato 23 – S.A.R., accompagnato dal Delegato di Napoli e Campania dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio Marchese Don Pierluigi Sanfelice di Bagnoli, raggiunge Pompei alle ore 14. Ad attenderli, presso la Casa di Cura Maria Rosaria – dove Sua Altezza inaugurerà il secondo Poliambulatorio Costantiniano dopo quello attivo dal 2013 presso la Basilica di San Francesco da Paola a Napoli – dal Presidente del Consiglio di Amministrazione Emilio Cirillo, che ha messo a disposizione i locali e dal Direttore Amministrativo   Benedetta Cirillo, dal Responsabile Sanitario Luigi Cosenza, e dal Dottore Pasquale Scarafile, dal Sindaco di Pompei Ferdinando Uliano, dall’Arcivescovo Prelato di Pompei, Mons. Tommaso Caputo e il Dir. dell’Istituto Bartolo Longo, Fra Filippo Rizzo e dalle maggiori Autorità cittadine.

Il Poliambulatorio di Pompei si inquadra nelle attività di sostegno e solidarietà che fanno dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio una delle strutture di “volontariato sociale” più attente e sensibili alle esigenze del territorio. Il Poliambulatorio, naturalmente gratuito, sarà aperto tutti i sabato e fornirà servizi medici in Cardiologia, Pneumologia, Ortopedia, Otorinolaringoiatria.

La cerimonia che sabato 23 lo apre ufficialmente vedrà i saluti del Presidente Cirillo, del Sindaco Uliano, del Delegato Costantiniano Sanfelice, e di S.A.R. il Gran Maestro dell’Ordine Carlo di Borbone delle Due Sicilie.

Al rientro a Napoli, Sua Altezza presenzierà al solenne Rito delle Investiture, che si terrà presso la Reale Pontificai Basilica di San Francesco da Paola alle ore 18, e nel corso della quale Sua Altezza consegnerà i diplomi ai nuovi Cavalieri Costantiniani.

Domenica 24 aprile alle 11.45, visiterà la Basilica di Santa Lucia a Mare – luogo a lui caro – dove offrirà un pranzo ai meno abbienti della comunità del Pallonetto Santa Lucia – e, attraverso l’Ordine Costantiniano, sarà “concretamente vicino” ad una famiglia indigente del Pallonetto, a testimonianza fattiva di quanto un Ordine Dinastico come il Costantiniano riesca, attraverso il lavoro delle tante Delegazioni e alla grande sensibilità umana del Gran Maestro, a configurarsi sempre più come una struttura vicina al territorio e particolarmente sensibile alle esigenze che i territori esprimono.

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Allarme Roma-Napoli, un sito vende biglietti di Curva Nord ai napoletani

Lo riferisce Toni Iavarone

Roma-Napoli è una gara ad alto rischio per la sicurezza pubblica, tanto che ai tifosi azzurri residenti in Campania, anche se in possesso della tessera del tifoso, è proibito assistere alla partita. Il divieto della trasferta, però, potrebbe contenere una falla dal punto di vista organizzativo dato che attualmente, su internet, è possibile acquistare un biglietto per il settore della Curva Nord in occasione della gara, programmata per il 25 aprile. La procedura di acquisto dei tagliandi per la trasferta è estremamente semplice e alla portata di tutti, basta infatti solo registrarsi su uno dei siti abilitati alla vendita dei biglietti, inserendo i propri dati personali e procedere all’acquisto, dopo aver selezionato un qualsiasi settore dello stadio Olimpico di Roma. Nonostante il sito in questione preveda un avviso riguardo alle restrizioni relative e al possesso di tessera del tifoso (“L’acquirente è consapevole dell’eventualità di controlli specifici al momento dell’ingresso all’impianto”), vende a chiunque i titoli d’ingresso, previo l’inserimento dei dati relativi alla propria carta di credito. Tutto ciò provoca sconcerto, oltre che un forte allarme, considerando come e quando fatti di criminalità hanno sconvolto i rapporti tra le due tifoserie. In primo luogo l’assassinio di Ciro Esposito per mano di un ultrà romanista, del quale proprio oggi è stato chiesto l’ergastolo.

Pardo e le parole di De Laurentiis: “Siete contenti o vi lamentate?”

Le sue parole

Pierluigi Pardo, collega di Premium Sport, è intervenuto in studio nell’ultima puntata di Campania Sport nel post partita di Napoli-Bologna. Il collega ha svelato alcune parole di Aurelio De Laurentiis a fine gara: “Sembra che De Laurentiis si sia sfogato con alcuni giornalisti dopo la partita, dicendo loro ‘Siete contenti oppure vi lamentate?’. Bisogna solo elogiare il Napoli per questa stagione straordinaria”. 

Napoli-Atalanta, da oggi biglietti in vendita

Lo riferisce il club

Da oggi pomeriggio, alle ore 15,00, saranno in vendita i biglietti per Napoli-Atalanta, posticipo della 36esima giornata di Serie A di lunedì 2 maggio al San Paolo alle ore 21.00

I tagliandi si possono acquistare nelle abituali ricevitorie autorizzate.

Questi i prezzi

SETTORE    Prezzo
Tribuna Posillipo    Euro   60
Tribuna Nisida    Euro   45
Distinti    Euro   35
Tribuna Family    Euro   10
Curve    Euro   20
Ridotto Tribuna Family: Euro 5

La SSC Napoli ricorda che per i possessori di tessera del tifoso Club Azzurro Card e di Fidelity Card, è possibile acquistare anche on line.

Il match di ieri valeva come un preliminare di Champions

Il 6-0 rifilato dal Napoli al Bologna non ha creato grossi patemi alla squadra azzurra eppure, come riporta Il Corriere del Mezzogiorno, il match di ieri “valeva quasi come un preliminare di Champions, una finale quasi da dentro o fuori, aspettando l’esito della sfida di stasera tra Roma e Torino”. Fatto sta che Manolo Gabbiadini ha messo a segno una doppietta per chiudere subito qualsiasi problema: “E’ stata la notte dei panchinari di lusso, Mertens sale definitivamente in cattedra: il folletto belga tante volte sacrificato per Insigne, si regala il primo gol con ostinazione e testardaggine. Esulta e anche tanto, con la liberazione di chi diventa protagonista (all’improvviso) nella partita che vale quasi una stagione”.

Corbo: “Una vittoria carica di messaggi”

Antonio Corbo-La Repubblica

Vittoria carica di messaggi, ma facile da decifrare. Manda a Roma una squadra ottimista, rigenerata, felicemente aggressiva. Il Napoli non ha neanche il tempo né voglia di chiedersi che cosa sia successo a Milano. Stanco e monotono sabato, agile e ispirato ieri, gioca sottoritmo con l’Inter e palleggia veloce stavolta. Impossibile una simile metamorfosi in 72 ore, che è successo? Più di un test atletico, occorre che il Napoli si sdrai su un sofà per una profonda analisi, di quali complessi soffre in trasferta? A Udine si lascia stendere dall’arbitro più che dall’Udinese, subisce due rigori in un baleno e le scenate pacchiane dell’arbitro Irrati: espelle Sarri, poi si misura nel finale con l’ira di Higuain. A Milano ancora il Napoli bello e fragile si abbatte: non si rialza più dopo il gol in fuorigioco dell’Inter. In 4 partite due sconfitte raccontano un Napoli succube di arbitri, di avversari, una usura mentale e muscolare. Nello stesso arco di tempo, di nuovo in casa, due vittorie offrono perentorie smentite. Il Napoli ritrova la sua immagine di gioco, l’irresistibile allegria dei triangoli ritmati, la sbarazzina ansia di stupire. Donadoni intimorisce solo a parole il Napoli, «per un colpo il Bologna ha tutte le carte in regola ». Le avrà lasciate alla reception dell’albergo, se è stato solo un onesto spettatore: crolla là dove era temuto, Zuniga neanche prova a danzare calcio con il suo faccione giulivo, ma si piega a destra sul versante di Ghoulam, che con Hamsik e Mertens rimette in moto la catena di sinistra. Taider cade nel vortice di Allan, signore del centrocampo, sovraccaricando il senegalese Djawara e Brighi a sua volta travolto con il confuso Constant dall’asse di sinistra Hysay-Callejon. In tre giorni riscatta i suoi effettivi valori Gabbiadini, non è Higuain, non può esserlo, ma lo sostituisce con decoro, tre gol in tre gare. Il primo, ieri, è di assoluta qualità: si contorce e s’infila, in agilità sistema un diagonale corto che nuovo certifica la sua abilità di cinico bomber. Una vittoria che riscatta anche Sarri, apparso poco innovativo negli ultimi tempi. Dà spazio a Mertens, finora subalterno a Insigne. E Mertens si scatena. Ancora Sarri prova una variante tattica alla fine, inserisce Insigne a sinistra, ritira Callejon e prova Mertens punta centrale, che ricambia con una tripletta, i suoi gol rivelano tutta la rabbia accumulata tra le quinte. Avverte la Roma, che ha imposto la tregua dopo la lite tra Spalletti e Totti. Lunedì riceve un Napoli finalmente in pace con se stesso, ancora più forte: ha slegato dalla panchina tre che forse meritavano più attenzione. Occhio: i gol sono due di Gabbiadini, due di Mertens, ultimo di David, e sembra questo l’ultimo messaggio da decifrare.

Fidel Castro, discorso d’addio a Cuba: “Presto 90 anni, arriva il mio turno. Rimarranno le idee”

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                                               Fidel Castro
L’intervento al settimo congresso del Partito Comunista Cubano. “Il popolo cubano prova che su questo pianeta, se lavori molto e con dignità, puoi produrre i beni materiali e culturali di cui gli esseri umani hanno bisogno”. La vecchia guardia confermata al vertice per i prossimi cinque anni

L’AVANA – “Presto avrò 90 anni Presto sarò come tutti gli altri Arriva il turno di tutti” Fidel Castro non nomina mai la parola morte, ma il suo discorso parla di un congedo, inequivocabile ma sereno. Il leader cubano è intervenuto insieme al fratello, il presidente Raul Castro, alla chiusura del settimo Congresso del Partito comunista di Cuba, svoltosi all’Avana. E davanti a una platea di 1300 persone il Lìder Maximo ha parlato con chiarezza di una vicenda personale prossima alla fine, ma richiamando la sua Cuba alla storica responsabilità di far continuare a vivere i valori della rivoluzione prolungandoli oltre il tempo di un singolo uomo, per quanto questi quella storia abbia fatto.

“Forse – ha detto Fidel, interrotto dalla gente che gridava il suo nome – questa sarà l’ultima volta in cui parlo in questa stanza. Presto compirò 90 anni. Non mi aveva mia sfiorato una tale idea e non è stato il frutto di uno sforzo, è stato il caso. Presto sarò come tutti gli altri, il turno arriva per tutti”. Castro si è detto certo che “le idee dei comunisti cubani rimarranno  come prova che su questo pianeta, se lavori molto e con dignità, puoi produrre i beni materiali e culturali di cui gli esseri umani hanno bisogno”. Seduto, comodo nella casacca di una tuta e una camicia sportiva, espressione serafica, Fidel ha ricordato il ruolo rivestito da Cuba quale punto di riferimento e alternativa al modello nordamericano rispetto a quella parte del pianeta a lungo marginalizzato dall’Occidente, in particolare al Sudamerica: “Ai nostri fratelli dell’America Latina e del mondo dobbiamo trasmettere che il popolo cubano vincerà”.

Poi Fidel ha concluso con tono fermo rigraziando il fratello per il “magnifico” lavoro compiuto: “Forse questa sarà l’ultima volta che parlo in questa sala”. Nella sua precedente apparizione pubblica, lo scorso 7 aprile, Castro aveva parlato in una scuola, ricordando la cognata Vilma Espin, moglie di Raul, eroina della Rivoluzione morta nel 2007. Anche in quel caso aveva parlato sempre seduto.

Congresso del partito comunista cubano si è concluso con la conferma al vertice della vecchia guardia per i prossimi cinque anni, malgrado l’annunciato ritiro del presidente Raul Castro nel 2018. Raul Castro è stato rieletto segretario generale, confermato anche il numero due, il vecchio compagno di lotta Jose Machado Ventura (85 anni), che pur era dato in d’uscita da molti osservatori. Tre ufficiali di alto grado, il ministro delle forze armate, generale Leopoldo Cintra Frias (72 anni), il comandante Ramiro Valdes (83 anni) e il generale Ramos Espinosa (77 anni) hanno mantenuto il seggio nell’ufficio politico composto ora da 17 membri, non più da 14. Complessivamente, l’esercito conta cinque rappresentanti nel supremo organo del partito, che allo stesso tempo vede allargato il contingente femminile, passato da uno a quattro presenze.

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Mertens, basterà la prestazione di ieri per rivederlo contro la Roma?

La Gazzetta dello Sport esalta Dries Mertens

“Tre gol tutti in una volta non li aveva mai segnati, Dries Mertens da quando è in Italia. C’è riuscito nella notte in cui Maurizio Sarri l’ha rispolverato tra i titolari, dopo partite e partite trascorse in panchina, ad aspettare il suo momento. Che è arrivato, ieri sera, contro il Bologna, dopo che l’allenatore ha deciso l’esclusione di Lorenzo Insigne, apparso affaticato contro l’Inter. Una risposta forte, dunque, che conferma l’importanza di questo giocatore, costretto al ruolo di comprimario nelle gerarchie del tecnico. Ma non per questo è considerato un giocatore di secondo piano. Sarri lo ritiene l’alternativa a Insigne e, considerato il rendimento dell’esterno napoletano, sarebbe stato azzardato tenerlo fuori. Bene, la tripletta e la prestazione di ieri sera, hanno cancellato le perplessità, generate dalle scelte dell’allenatore che non ha mai messo in discussione il ruolo di Insigne: d’altra parte sarebbe stato problematico discutere un giocatore del cui talento spesso s’è giovato pure Gonzalo Higuain. Il calendario, però, non concede pause. Resta un interrogativo: basterà a Mertens la tripletta per sperare in un posto nella super sfida contro la Roma?”

Euro 2016, Gabbiadini manda un messaggio a Conte

A San Siro non giocò la sua migliore partita,

anche se ebbe pochi palloni giocabili, mentre ieri con la doppietta al Bologna Manolo Gabbiadini si è preso la scena già nel primo tempo. Il Corriere della Sera scrive che Manolo “ha talento e il merito di non scoraggiarsi dopo Milano. Movimenti sincronizzati, tagli, sponde, affondi e gol: cinque in campionato, circa uno ogni cento minuti; nove in stagione considerando l’Europa League con tre assist. Conte prende nota e potrebbe convocarlo almeno allo stage di metà maggio a Coverciano”.

Critica costruttiva all’interno dello spogliatoio

La Repubblica scrive sul successo del Napoli contro il Bologna

“Ma alle forti tensioni della vigilia aveva contribuito pure il presidente De Laurentiis, a un passo dallo scontro frontale col Palazzo. Provvidenziale il silenzio stampa, che ha scongiurato il rischio di un ulteriore polverone. In soccorso degli azzurri, però, è arrivato questa volta proprio il contestato (da Sarri) calendario: con un anticipo di campionato che ha permesso al tecnico toscano e ai suoi giocatori di tornare quasi subito e campo e non rimuginare sugli errori commessi contro l’Inter. La scoppola è dunque stata assorbita senza altri danni, anche grazie alla costruttiva autocritica all’interno degli spogliatoi, durante il breve ritiro che ha preceduto la gara con il Bologna. A Sarri è bastato ritoccare solo un po’ la deludente formazione di San Siro, con i ritorni di Ghoulam e soprattutto di Mertens tra i titolari. Ma tutto il Napoli ha dato una prova di maturità e solidità, paradossalmente liberato dalla pressione che l’aveva attanagliato durante il braccio di ferro con la Juve. La squadra ha reagito meglio dei tifosi: archiviando la delusione per lo scudetto sfumato e resettandosi subito sul nuovo traguardo: la difesa del secondo posto e della qualificazione diretta per la Champions, rimesse in discussione dal ko contro l’Inter”

Ecco la reazione di Higuain dopo il 6-0 sul Bologna

Ieri sera, al San Paolo di Napoli, era presente anche  Gonzalo Higuain

Il Pipita è stato a Fuorigrotta per assistere alla strepitosa vittoria dei suoi compagni contro il Bologna per 6-0. Ne parla Il Corriere del Mezzogiorno: “Ha sorriso, Higuain. Il suo volto ha fatto capolino alle spalle del sindaco Luigi de Magistris in tribuna autorità. Si è ricaricato per la sfida dell’Olimpico di lunedì prossimo. Una vittoria così rotonda non l’aveva neanche mai vissuta a Napoli. Otto punti di vantaggio sulla Roma, e lui, il grande assente, potrà tornare protagonista per assicurarsi con il suo Napoli l’accesso diretto in Champions League”.

L’agenzia di Mertens scrive: “Ecco cosa succede se gioca una partita intera”

I dettagli

La SportHouse Group, agenzia che cura la comunicazione di Dries Mertens, ha postato su Instagram dopo la fantastica tripletta del folletto belga contro il Bologna: “Ecco cosa succede se gioca una partita intera…” Una frecciatina verso Sarri? Non ci sono al momento riscontri. Certo è che Mertens chiede più spazio e dopo la grande prestazione di ieri sera bisognerebbe lanciarlo anche con la Roma.

Teenage girl stabs paedophile on his doorstep after he avoids jail for abusing her

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The girl carried out the stabbing on her abuser’s doorstep – six years after he was spared jail for sexually assaulting her when she was eight

A judge has offered to pay a 15-year-old girl ‘s court fine after hearing how she stabbed a paedophile who abused her as a child in the chest.

The teenager , who was just eight years old when she was sexually assaulted by the man, turned up at his home in Bradford, West Yorkshire, last year.

She told him, “I’m going to kill you,” before knifing him through his chest wall, cutting through an artery supplying blood away from his heart.

She carried out the attack on her abuser’s doorstep – six years after he was allowed to walk free from court for assaulting her as a young child.

Now, the girl has been spared jail herself after being sentenced to a two-year youth rehabilitation order for wounding with intent to cause GBH.

Jonathan Durham Sala QCJudge Jonathan Durham Hall QC refused to impose a mandatory victim surcharge, telling the teenager: “If anyone tries to force you, I will pay it myself.”

He added: “It would be a disgrace to send a survivor like you to prison.”

Bradford Crown Court heard how the girl was 14 years old when she armed herself with a large kitchen knife and stabbed her tormentor.

The man, who was aged 56 at the time of the attack, had been found guilty by jurors in 2009 of sexually abusing the girl when she was a child.

But despite his conviction, he was handed a community order with a supervision requirement instead of a prison sentence.

The court heard how the girl felt let down by the legal system when the man harassed and bullied her after walking free from court.

During last year’s stabbing, she went round to her abuser’s home and plunged the knife into his chest in front of members of his family.

Heather Gilmore, prosecuting, said the weapon entered his chest wall and cut through the artery supplying blood from the right ventricle of his heart.

The man was saved by the swift intervention of paramedics and surgeons. He was in intensive care and needed a blood transfusion.

After stabbing her abuser, the girl hugged her aunt, said: “Tell my mum I love her,” and
handed herself into a police station in Bradford city centre.

She said: “I’ve killed someone,” and immediately confessed to what she had done, describing the man as a ‘paedophile’.

The teenager was originally charged with attempted murder but the Crown accepted her plea of guilty to causing grievous bodily harm with intent.

Miss Gilmore said the girl had been ‘entirely destroyed’ when her abuser was not jailed for sexually assaulting her and inciting her to engage in sexual activity.

He was given a community order after she had to give evidence at his trial because he denied the offences.

Afterwards, she was paranoid he was ‘going to get her’, the court heard.

The girl was later excluded from school for poor behaviour. She feared she would never get a husband and she lived her life in a bad dream, the court was told.

Her victim had been left in constant pain from the stab wound. He was permanently scarred and his children had been affected.

Elyas Patel, defending, said: “Rightly or wrongly, this 15-year-old felt that the justice system had let her down.

“With Your Honour at the wheel, the justice system will not fail her today.”

Mr Patel went on: “She was left deeply troubled and scarred. She acted in a few moments of despair and desperation.

“This is an exceptional case which requires an exceptional course.

“This deeply troubled and damaged child, bedevilled by low self esteem, is crying out for help.”

She had the unwavering support of her mother who knew her daughter needed ongoing support.

Judge Durham Hall sentenced the girl to a two year Youth Rehabilitation Order with supervision.

Refusing to impose the mandatory victim surcharge, he told her he would pay it himself if anyone tried to force her to.

Describing the doorstep attack, he told the teenager: “You stabbed him in the region of his heart. Mercifully, you did not kill him.

“He was saved by excellent medical intervention and has made a pretty full recovery.”

The judge continued: “Why did you stab this man? Because when you were eight in 2009 he committed serious sexual offences against you.

“He was treated by the courts, with hindsight, somewhat leniently but things have changed.

“Now there is condign punishment in cases of this nature, in accordance with the guidelines.”

He also wished the teenager good luck and assured her: “Things have changed.”

The court had earlier heard how the girl was left in a ‘fragile’ and ‘damaged’ state after the sex attack. Details of the assault remain unclear.

The teenager was also handed a supervision requirement.

vivicentro.it-cronaca / mirror.co.uk / Teenage girl stabs paedophile on his doorstep after he avoids jail for abusing her. SOPHIE EVANS

COLLEGATE:

  • I giorni dell’ innocenza MASSIMO GRAMELLINI
  • E’ giustizia ? Se quella “legale” è vergognosa, come talvolta è, allora SI’! (STANISLAO BARRETTA)

Vincenzo De Liguori (ex Juve Stabia): Fiore è stato un grande presidente. E sui tifosi..

Vincenzo De Liguori è intervenuto al Pungiglione Stabiese

Nel corso della trasmissione di ViViRadioWeb, Il Pungiglione Stabiese, abbiamo ascoltato in collegamento telefonico l’ex centrocampista della Juve Stabia, Vincenzo De Liguori.

Di seguito le sue dichiarazioni.

Hai vestito la maglia della Juve Stabia del 1996 al 2000, gli anni migliori di Fiore: Sono stati anni indimenticabili, il presidente Fiore spese tantissimo per cercare di portare la Juve Stabia in serie B. Fu amaro purtroppo l’epilogo della finale play-off persa contro il Savoia. Una macchia nera, peccato perché ci qualificammo al secondo posto, e di certo si poteva aspirare alla vittoria finale, anche in virtù del doppio vantaggio in caso di parità al novantesimo. Disfatta che segnò la mia carriera. Se solo avessi vinto da giovane, magari proprio con la Juve Stabia, di sicuro avrei giocato in serie A. Ho raggiunto il traguardo serie B con la Nocerina, solo dopo aver varcato la soglia dei 30 anni.

In Campania, hai indossato le maglie di svariati club. Ci sono momenti che ricordi con più piacere: Ho sempre giocato in club ambiziosi, e credo di aver dato sempre il massimo in qualsiasi squadra. In fondo ogni club mi ha segnato dal punto di vista professionale. Ricordo su tutte l’annata a Benevento, fu una breve parentesi e al termine di quel campionato perdemmo la finale play-off in casa contro il Crotone. La tifoseria più calda che ricordi con affetto? Tutte, ad essere sincero, dico Taranto in particolare, ebbi modo di giocare allo stadio Jacovone in un match dove ci furono 33.000 spettatori, e soprattutto per importanza di bacino d’utenza rispetto alle altre piazze.

Il tuo ricordo di Roberto Fiore: Sicuramente tanti. All’epoca ero il più privilegiato rispetto al resto dei compagni, mi sosteneva e mi aiutava anche economicamente. Mi amava come un padre, e in segno di gratitudine non mancai alla sua festa dei novanta anni. Si pochi gol con la maglia della Juve Stabia, ricordo in particolare, la rete contro il Casarano, laddove vincemmo per 2-0.

Quest’anno con la maglia della Nocerina, hai contribuito alla vittoria del campionato di Eccellenza: La risalita è appena iniziata, i miei complimenti alla società, e vi posso assicurare che non è facile vincere con pochi mezzi. Non so i risvolti futuri, visto che è una società nata appena un anno fa e che ha sicuramente bisogno di organizzarsi a livello societario per disputare un buon campionato anche in serie D.

Hai avuto modo di seguire il campionato della Juve Stabia: No, quest’anno non ho seguito la squadra. Spero di esserci a partire dalla prossima in casa adesso che ho terminato i miei impegni con la Nocerina. Ritornare al Menti è sempre un piacere visto che ho trascorso annate importanti. Nel calcio contano soprattutto i valori, ancora oggi mi sento telefonicamente con diversi calciatori, su tutti Roberto Amodio e Francesco Ripa.

Legittima difesa, alla Camera è scontro sulla legge

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La proposta di Costa sulla legittima difesa: se ci sono bambini, la reazione è giustificata. No di Ncd al pdl del Pd. Al via la discussione. Lega sulle barricate.

ROMA – Legittima difesa,  giornata di duro scontro. In Parlamento, nella maggioranza, e pure in piazza. Alla Camera torna in discussione la legge. Il governo si divide. E davanti a Montecitorio, dalle 10 e 30, gli esponenti dell’Idv, che con i suoi tre parlamentari appoggia il governo Renzi, faranno propaganda alla loro legge di iniziativa popolare sulla legittima difesa che finora ha raccolto oltre 200mila firme. Un segnale di quanto il problema sia avvertito nel Paese. Una manifestazione cui però prenderà parte anche il ministro della Famiglia Enrico Costa, già vice della Giustizia, il cui partito, il Nuovo centrodestra, è intenzionato a chiedere al Pd che ci si fermi sulla riforma perché il testo non li convince. Lo stesso Costa ha chiesto, dopo l’ennesimo caso di cronaca sulla legittima difesa, che la presenza di bambini sul luogo di una rapina, e quindi la necessità di difenderli, sia di per sé considerata una ragione sufficiente per giustificare la legittima difesa stessa.

LA PROPOSTA DELLA LEGA

Finisce così ai ferri corti tra i partiti del governo la querelle sulla norma – l’articolo 52 del codice penale – che dovrebbe consentire alla vittima di una rapina nella propria casa o nel proprio negozio di difendersi dall’aggressione o dalla concreta minaccia di morte senza temere poi di finire a sua volta indagata e imputata. Dall’opposizione la Lega, autrice della prima proposta di riforma con il capogruppo in commissione Giustizia Nicola Molteni, si batte per una norma più permissiva ed effettivamente difensiva nei confronti di chi spara per difendere se stesso e la sua famiglia. Si badi, non la sua proprietà. Deve esistere, secondo la Lega, “una presunzione assoluta di legittima difesa”, per cui non esiste né aggressione né reato se la vittima difende la sua incolumità e il bene della vita. Solo in questo modo, per il partito di Salvini, si supera l’eccesso colposo di legittima difesa, oggi causa di molte polemiche e di processi.

LO SCONTRO NELLA MAGGIORANZA

Ma il Pd ha già superato l’ipotesi Lega, con un testo proposto da Ermini e approvato in commissione Giustizia, quello che oggi dovrebbe andare al voto dell’aula. Un testo che non modifica l’articolo 52 del codice penale, ma il 59. E proprio qui sta lo scontro tra i partiti di governo, il Nuovo centrodestra del ministro dell’Interno Angelino Alfano e il Pd. Quella dei Dem, dice Ncd, sarebbe una soluzione “blanda, inadatta, che non risolve affatto il problema della legittima difesa”. Tant’è che proprio oggi i centristi chiederanno a Montecitorio di non portare il testo in aula, ma di tornare in commissione Giustizia per un nuovo esame e modifiche sostanziali.

DOVE STA IL CONFINE DELLA DIFESA

Basta leggere e incrociare il testo attuale dell’articolo 52, la proposta della Lega, e quella di David Ermini, di professione avvocato, per capire il centro della querelle. Dice l’attuale articolo 52: “Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa”. Un testo del genere, ovviamente, mette nelle mani del giudice la valutazione della difesa compiuta, sarà lui a stabilire se quella difesa era commisurata al pericolo, oppure se chi si è difeso ha esagerato, oppure addirittura ha aggredito l’aggressore quando costui aveva già regredito dall’azione criminale. Il tipico gesto della vittima che spara al ladro quando già sta scappando e lo colpisce alle spalle.

LA PROPOSTA DEL PD

Questa valutazione, secondo la Lega, non deve più essere affidata al giudice, ma la legge deve già contenere delle indicazioni molto precise. Anche Ncd chiede garanzie simili, compresa quella sui minori presenti, che ovviamente fanno aumentare la necessità di una legittima difesa. Ma il Pd con Ermini è attestato su una frontiera differente, tant’è che la sua modifica non riguarda l’articolo 52, ma il 59 del codice penale che riguarda le “circostanze non conosciute o erroneamente supposte”. Ermini scrive che, quando di mezzo c’è un caso di legittima difesa, “la colpa dell’agente è sempre esclusa se l’errore riferito alla situazione di pericolo e ai limiti imposti è conseguenza di un grave turbamento psichico ed è causato, volontariamente o colposamente, dalla persona contro cui è diretto il fatto”.

IL NO DI NCD

Ma è proprio sul presunto “errore” che il partito di Alfano oggi punta i piedi e chiede di mandare all’aria il testo Ermini. Il ragionamento centrista è questo: “Non possiamo limitarci, su una questione particolarmente sentita da tante vittime, a fare una legge solo sui casi di errore. Noi dobbiamo disciplinare nella sua pienezza la legittima difesa e mettere al sicuro le vittime dicendo fin dove possono difendersi. Altrimenti avremo lavorato inutilmente”

vivicentro.it-politica / larepubblica / Legittima difesa, alla Camera è scontro sulla legge LIANA MILELLA

MAHACHAI. Gli schiavi liberati dalla prigionia del mare diventati eroi da Pulitzer

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MAHACHAI (Sud Thailandia). Zaw Phan Naing è uno di quelli che ce l’hanno fatta a sfuggire alle prigioni galleggianti dove non c’è notte e non c’è giorno per chi pesca gamberetti, tonni e specie marine destinate ai mercati del mondo. Oggi aspetta il rimpatrio in Birmania recluso in una struttura di “controllo e detenzione” del governo thailandese che chiamano Chatra, a nord di Bangkok. Non ha fatto niente di male, ma chi lo ha reso schiavo ne ha fatto anche un “clandestino”, costretto come tutti gli immigrati illegali a subire ogni forma di abuso.

“In mare siamo solo braccia e gambe – racconta cercando di non farsi sentire dai guardiani del centro – se qualcosa non funziona ti gettano fuori bordo in pasto ai pesci. Ho visto con i miei occhi morire così un ragazzo che protestava perché era malato e lo costringevano a issare le reti, il più faticoso dei lavori”.

Altri ragazzi birmani ospiti dello stesso centro spiegano che gli schiavi delle barche sono ovunque, ma invisibili nel vasto Oceano tra il Golfo della Thailandia, l’arcipelago indonesiano e giù verso le coste australi di Papua Nuova Guinea. Provengono da ogni stato dell’Unione del Myanmar, ma ci sono cambogiani, laotiani e qualche thailandese che in genere comanda la ciurma.

Nella città portuale di Mahachai non li vedi passeggiare sul molo a chiacchierare o fumarsi una sigaretta, come fanno quelli che lavorano con tanto di tesserino e permesso di soggiorno in una delle numerose fabbriche di trasformazione del pesce. I pescatori clandestini non possono mettere piede a terra nemmeno dopo lunghe navigazioni perché non hanno documenti o gli sono stati sequestrati. Solo gli operai regolari, che pure vengono dalla stessa miseria, girano con un grembiule e una cuffietta di cotone con sù scritto il nome della ditta, quasi sempre la Thai Union, la più grande manifattura di scatole di tonno e crostacei del pianeta. Ma non sfugge il fatto che a Mahachai siano tutti – compresi i pescatori clandestini – dipendenti dalle stesse quattro, cinque famiglie thailandesi proprietarie di barche e industrie.

Anche i turni alle macchine di preparazione del prodotto in scatola sono lunghi e defatiganti, e una parola di lamentela potrebbe costare le punizioni corporali dei capireparto o un taglio sulla paga. Eppure nessun operaio scambierebbe il suo lavoro con quello dei pescatori. Secondo un rapporto della Fondazione EJF, il 59 per cento delle vittime dei traffici ha assistito all’omicidio di un compagno (nel 2015 ai confini con la Malesia vennero trovate fosse comuni con le vittime del traffico di esseri umani), e nonostante i tentativi dei generali thai di ribaltare l’immagine del Paese che permette tali crudeltà, il commissario europeo per l’ambiente e la pesca, Karmenu Vella, ha detto in una conferenza stampa a Bruxelles che “non ci sono controlli di sorta e nessuno sforzo viene fatto, così che la pesca illegale è quasi totalmente permessa”.

Il caso degli schiavi del mare è esploso lo scorso anno sui media mondiali quando testimonianze analoghe a quella di Zaw Phan sono state raccolte tra i profughi arrestati per pesca illegale in Indonesia e lasciati all’addiaccio sotto una blanda sorveglianza (non saprebbero dove andare) su atolli come Benjina, o lungo le coste di Ambon. L’inchiesta della Associated press premiata con il Premio Pulitzer parlò di migliaia di persone rimaste per anni “prigioniere” degli schiavisti che procurano pesce alle grandi compagnie multinazionali, parte delle quali sono ancora in attesa di tornare dalle loro famiglie.

Da allora sono stati circa duemila gli schiavi rimpatriati, ma si tratta di una minima parte di quei centomila dati per dispersi negli ultimi anni a bordo dei 57mila natanti che salpano ogni anno dal Golfo di Thailandia per cercare acque più pescose e distanti. Qui il patrimonio ittico si è infatti ridotto dell’80 per cento in mezzo secolo di pesca selvaggia, ma l’industria nazionale richiede gli stessi milioni di tonnellate di prodotto per mantenere il terzo posto conquistato tra i più grandi esportatori del mondo.

L’attivista birmano Kyaw Thaung, direttore della Myanmar association in Thailand, spiega che il 98 per cento della flotta da pesca thai è composto di barche e navi fantasma senza alcuna registrazione, luoghi senza legge dove si cambia bandiera secondo la convenienza, anche se la ciurma di 30-50 uomini è sempre la stessa per anni e anni, arruolata fin dall’inizio a condizioni capestro dai mediatori thai e birmani che prendono un anticipo per la loro “compravendita” prima di affidare l’equipaggio al capitano di una nave e ai suoi uomini armati. A questo punto è troppo tardi per fuggire. “In mare passa un tempo che sembra eterno – ricorda Zaw Phan – con l’incubo della morte e il pensiero che non rivedrai più il villaggio della tua famiglia. Ogni giorno vorresti farla finita…”.

La sorte di migliaia di queste vittime della tratta di braccia che coinvolge autorità di frontiera, capitanerie di porto, politici e governi locali corrotti, è nota da molti anni alle autorità internazionali delegate a vigilare sull’applicazione delle norme del lavoro. Ma dalla Thailandia continuano a partire milioni di tonnellate di merce verso gli Stati Uniti che pure avrebbero dovuto imporre l’embargo dopo aver declassato nel 2015 il Regno al livello 3, il più basso dei parametri di rispetto dei diritti umani. A ruota la stessa Unione europea – acquirente nel 2013 di 145.907 tonnellate di pesce d’incerta origine per un valore di 700 milioni – aveva intimato al governo di Bangkok di mettersi in regola se voleva continuare a vendere nel Vecchio Continente, un mercato florido che vede in testa tra gli acquirenti il Regno Unito, seguito nell’ordine da Italia, Germania, Francia e Olanda.

Non è facile risalire alle marche che offrono il prodotto frutto del racket confezionato nelle scatolette del tonno e delle sardine, dei calamari, del pesce azzurro e dei gamberi prive del luogo di provenienza. Ma in un dettagliato rapporto, Greenpeace fa il nome di tre grandi aziende mondiali del tonno con l’80 per cento del mercato Usa – Chicken of the Sea, Bumble Bee e Starkist – che hanno “tratto direttamente – scrive – profitto dalla violazione di entrambi i principi etici del commercio sostenibile e dei diritti umani”. Il loro scatolame è sugli scaffali di giganti della distribuzione come Kroger, Walmart, Carrefour, Costco, Tesco, e tra le marche figurano Fancy Feast, Meow Mix e Iams.

La Thai Union ha annunciato la fine dei rapporti con uno dei grandi fornitori denunciati dal dossier dell’AP, ammettendo di fatto che i racconti di numerose vittime come Phan non erano inventati. Lo stesso ha fatto la multinazionale Nestlè citando a sua volta i risultati delle inchieste giornalistiche.

Ma il pescatore birmano, partito tre anni fa da un villaggio della regione di Pago, è ancora detenuto innocente nel centro di Nonthaburi. A casa lo aspetta un figlio nato dopo la sua partenza. “Per lui sono diventato schiavo – ci dice – e non so nemmeno com’è fatto”.

vivicentro.it-cronaca / larepubblica / AHACHAI. Gli schiavi liberati dalla prigionia del mare diventati eroi da Pulitzer di RAIMONDO BULTRINI

PENSIONI. Ma ai giovani serve il lavoro più di ogni cosa

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Delle pensioni discuteremo nella seconda metà dell’anno, annuncia il ministro dell’Economia Padoan. Si tratta di un problema obiettivamente spinoso.

Di fronte al quale il governo cerca di guadagnare tempo sapendo che un compromesso non sarà facile raggiungerlo. Si ha qui un esempio importante delle difficoltà che presenta la decisione politica oggi in Italia.

All’apparenza, lasciando andare in pensione prima gli anziani si può sperare in maggiori opportunità di impiego per i giovani. Certo è così dal punto di vista della singola azienda: va via uno, ho i soldi per assumere un altro. Ma chi paga, poi, quella pensione in più? Noi tutti, con maggiori tasse o maggiori contributi previdenziali.

Nell’insieme del Paese, dunque, il pensionamento anticipato di un elevato numero di persone si tradurrebbe in maggiori oneri sulle aziende e sulle famiglie. Cosicché le prospettive di lavoro per i giovani ne sarebbero, al contrario, danneggiate. Il governo lo sa, però si trova di fronte a una pressione concentrata da parte dei sindacati, delle opposizioni politiche, della sinistra Pd.

Nel nostro assetto politico-sociale (come pure avviene in parecchi altri Paesi avanzati) gli anziani dispongono di canali di rappresentanza consolidati per far valere i propri interessi; i giovani no. Si aggiunge qui l’errore di visuale delle singole aziende, che vedono il proprio vantaggio nei pensionamenti, ma non il danno all’intero sistema produttivo.

La riforma Fornero ha lasciato numerosi problemi irrisolti. Ha dovuto essere molto brusca a causa delle condizioni drammatiche in cui l’Italia si trovava in quella fine del 2011. In ogni caso è arduo governare con regole omogenee la varietà delle persone, da chi non vede l’ora di lasciare dopo decenni di fatica a chi vorrebbe restare attaccato alla scrivania oltre i 70.

In teoria l’uscita flessibile proposta dal presidente dell’Inps Tito Boeri funziona. La stessa Elsa Fornero ne era una sostenitrice prima e lo resta. Si potrebbe lasciare il lavoro prima con una penalizzazione adeguata, tale da tener conto che si sono versati da uno a tre anni di contributi in meno e si percepirà la pensione per 1-3 anni più a lungo.

Si avrebbe così equità tra chi lascia l’impiego e chi decide di restare. L’ostacolo è nelle regole di bilancio europee, che occorrerebbe aggirare con qualche marchingegno contabile o finanziario come quelli a cui ha accennato ieri il sottosegretario Tommaso Nannicini.

Il guaio è che la proposta Boeri pare, nei suoi numeri esatti da economista, «punitiva» a tutte le forze che premono per le uscite anticipate. Aprire nell’attuale Parlamento un percorso di modifica della riforma del 2011 – quella che appunto il ministro Padoan definisce «pilastro della sostenibilità» dei conti pubblici dell’Italia – comporta rischi seri.

Prima del governo Monti, sempre gli interessi dei più anziani avevano prevalso su quelli dei più giovani. Gli esclusi dalla riforma Dini (occupati da più di 18 anni nel 1995) sono oggi a riposo con trattamenti spesso più alti dei contributi versati.

Può accadere di nuovo. Concedere un ventaglio di opzioni è opportuno e sensato; purché non sottragga risorse meglio impiegate altrove. Non aver trovato ancora un impiego fisso a trent’anni è un dramma assai più serio, e inquietante per il futuro di noi tutti, che dover lavorare ancora per qualche tempo a sessanta.

I dati di ieri sulle assunzioni confermano che l’aumento di impieghi stabili registrato nel 2015 si doveva in gran parte alla riduzione dei contributi a carico delle imprese; occorre insistere su quello strumento. I giovani si aiutano aiutando chi davvero li fa lavorare, non illudendoli sui posti che gli anziani lascerebbero liberi.

vivicentro.it-editoriale / Pensioni. Ma ai giovani serve il lavoro più di ogni cosa STEFANO LEPRI

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