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Euro2016 – i Top e i Flop della prima fase secondo ViViCentro

Top

Iniesta: passano gli anni, le competizioni internazionali, i compagni di squadra ma la classe dell’Illusionista resta sempre il valore più bello della Spagna, quasi come se il tempo e gli anni che passano non riuscissero ad intaccarla. Iniesta è il perfetto direttore dell’orchestra spagnola, che fa sempre la cosa giusta al momento giusto; mentre il numero 6 ha la palla tra i piedi i compagni si muovono già sapendo di ritrovarsi a breve il pallone sui piedi. Il migliore in campo in tutte e tre le partita della squadra di Del Bosque nonché pericolo numero 1 a cui Conte dovrà guardare lunedì alle 18:00.

Bale: il gallese ha trascinato la sua nazionale agli ottavi da capocannoniere, andando in rete in tutti e tre i match giocati (unico calciatore a riuscirci) e guadagnandosi il titolo di momentaneo capocannoniere insieme a Morata. Lontano dalla personalità di Cristiano Ronaldo, dilagante in campo e fuori e che al Real Madrid ne limita la libertà tattica, Bale è l’autentico condottiero che guida un’intera nazione verso un grandissimo sogno. Giocatore a tutto campo, con le doti atletiche di un terzino, la classe di un regista e la freddezza sotto porta di una punta.

Payet: tutti si aspettavano che fosse Pogba a guidare la Francia, invece è Dimitri Payet a recitare il ruolo di faro dei padroni di casa. Il regista del West Ham ha praticamente qualificato da solo i transalpini agli ottavi di finale, con due prestazioni super nelle prime due partite del girone. All’esordio contro la Romania Payet ha regalato l’assist del vantaggio a Giroud per poi assicurare la vittoria ai francesi con una saetta da fuori area a tempo quasi scaduto. Stesso finale nel match contro l’Albania, chiuso oltre il 90esimo ancora da una rete magnifica del centrocampista. La favola di Payet, che da ragazzo ha lavorato come commesso in un negozio di abbigliamento quando la sua carriera sembrava non decollare, sta prendendo forma e su di lui già sono vigili il Chelsea di Antonio Conte ed il Real Madrid di Zizou Zidane.

Flop

Ibrahimovic: alla vigilia della competizione la Svezia sembrava la nazionale che potesse mettere in difficoltà Belgio e Italia, mettendo in discussione la qualificazione degli Azzurri. Gli svedesi hanno però deluso e, più di tutti, ha deluso il gigante di Malmoe. Zlatan puntava molto su questi Europei, ultima uscita con la maglia della nazionale svedese, lasciata ufficialmente dopo la partita contro il Belgio. In tre partite Ibra ha fatto troppo poco, avendo solo procurato con un cross l’autogol dell’Irlanda nel match contro i verdi; per il resto Zlatan ha quasi sempre trotterellato per il campo, sia contro l’Italia che contro il Belgio, dimostrando forse di essere con la testa già al Manchester United di Mourinho. Chiude la sua carriera in nazionale con 62 gol in 116 presenze.

Muller: il fantasista tedesco è l’emblema della Germania poco brillante e deludente della prima fase. Pur essendosi qualificata da prima nel suo girone, i tedeschi non hanno mai impressionato, sembrando anzi in debito di ossigeno e con poche idee. Muller, da sempre leader tra i tedeschi, non ha messo in campo la solita “cattiveria”, così come deludenti sono stati i vari Gotze, Draxler e Ozil. Muller in campo è sempre apparso voglioso di fare bene, ed ha giocato partite generose ma del tutto prive degli spunti che lo hanno fatto diventare forse l’uomo più importante del Bayern di Guardiola.

Pogba: il più atteso prima di Euro2016. I francesi si affidavano alla vigilia a lui così come nel 1984 si erano affidati a Platini e nel 1998/2000 a Zidane. Pogba ha forse sentito troppo la pressione su di sé, risultando prevedibile e lento nelle giocate. Brutto l’esordio contro la Romania, che poi ha spinto Deschamps a relegarlo in panchina nel match contro l’Albania. Buona invece, seppur a sprazzi, la prestazione del gioiello juventino contro la Svizzera, a qualificazione già ottenuta. Troppo pochi, però, solo 30 minuti da campione per un calciatore considerato il fuoriclasse assoluto del continente. Adesso spetterà al C.T. francese la difficile scelta circa il minutaggio da riservare a Pogba negli ottavi di finale.

Raffaele Izzo

Dalla Spagna: “Valencia-Albiol, ADL dà il suo ok! Si tratta lo scambio con Mustafi”

Abbiamo parlato dell’intenzione di Raul Albiol di lasciare Napoli, destinazione Valencia. Dalla Spagna confermano questa indiscrezione, ma aggiungono che De Laurentiis avrebbe accettato la volontà del difensore di lasciare il club. Il presidente avrebbe provato a trattenere il ragazzo, offrendogli un rinnovo da 2,3 milioni di euro all’anno, ma l’agente Quilon è stato chiaro: Albiol vuole tornare a casa, a Valencia, per una scelta di vita, più che economica, dato che in Spagna andrebbe a guadagnare di meno. ADL per questa ragione si sarebbe convinto: col Valencia se ne può parlare. Il club azzurro avrebbe chiesto agli spagnoli di inserire nella trattativa il difensore tedesco Mustafi. Il ragazzo, tuttavia, non sarebbe convinto di trasferirsi al Napoli, sebbene consideri la squadra allenata da Sarri di grande fascino. Si aspetterà la fine degli Europei, quando il futuro di Mustafi sarà più chiaro. Su di lui, ci sarebbe anche la Juventus. Dicevamo Albiol: al difensore sarebbe stato offerto un triennale, anche se lui preferirebbe un anno in più.

Comunità Europea – Modello … Unico (Mauro Lo Piano)

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Sono passate solo poche ore dal voto che ha portato l’Inghilterra fuori dalla Comunità Europea, i rischi, i timori, le incertezze di altre Nazioni, fanno capire che bisogna trovare soluzioni durature, non tamponi, perche’ a questa defiance non se ne accodino delle altre.
Viene spontaneo chiedersi se tutto questo sfacelo poteva essere evitato, se la politica attuata dalla Comunita’ sia stata al passo con i tempi. I segnali di un profondo cambiamento in questi ultimi anni erano stati forti e chiari, diverse Nazioni avevano puntato il dito contro una politica comunitaria che ritenevano sbagliata e obsoleta.
Forse si e’ cercato sempre un “Modello Unico” che andasse bene per tutti gli Stati Europei, ma questo non poteva essere condiviso nei vari Stati membri dell’Unione, per una serie infinita di dissimilitudini e di diversita’ geopolitiche.
Una politica intransigente e di rigore ha fatto il resto, gia’ la Grecia era stata tirata per i capelli, ma le condizioni dettate perche’ rimanesse nell’Unione erano  sono ancora troppo gravose per il Popolo Ellenico. Se si vuole che un popolo respiri, bisogna dare piu’ ossigeno, una quantita’ minore lo terra’ sempre in uno stato confusionale.
Venerdi’ 24 e’ stato un giorno da dimenticare per l’intero mercato finanziario mondiale, sono stati bruciati piu’ di 600 miliardi di euro solo in Europa, migliaia nel Mondo. Tutte le borse hanno issato la bandiera nera;  La ‘City Londinese’, contrariamente ad ogni previsione ha lasciato sul campo solo il 3%. I mercati azionari spesso non hanno logica, possono essere manovrati da registi misteriosi quanto occulti che ne condizionano l’andamento.
I Paesi dell’Unione sono in fibrillazione, meeting, riunioni, tavole rotonde saranno all’ordine del giorno, speriamo che riescano a trovare soluzioni per il futuro dell’Europa, prima che un nuovo Big Ben si abbatta su essa.

Valdifiori alla Samp, frenata: stallo Napoli-Kums

Si è raffreddata la pista che porta Mirlo Valdifiori alla Sampdoria. Secondo quanto riporta Gianluca Di Marzio, ci sarebbe stato uno stop nella trattativa. Ne consegue anche che gli azzurri non possono chiudere definitivamente per Kums, centrocampista del club Brugge, e sostituto dell’ex Empoli.

Il ritorno degli egoismi nazionali

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L’uscita della Gran Bretagna dall’Ue minaccia di far rinascere l’Europa degli egoismi nazionali che i padri fondatori si lasciarono alle spalle nel 1957 firmando i Trattati di Roma per dare vita a quella che è stata la «casa comune» delle ultime quattro generazioni di cittadini. Il leader indipendentista britannico Nigel Farage vede nella vittoria referendaria il primo passo verso l’«addio a inno, bandiera e istituzioni europee» grazie al «ritorno degli Stati nazionali» perché si tratta di una prospettiva che appare improvvisamente realistica grazie al domino innescato da Brexit: la Scozia e l’Irlanda del Nord parlano di un proprio referendum per staccarsi dalla Gran Bretagna, i partiti di Geert Wilders e Marine Le Pen si propongono di spingere Olanda e Francia fuori dall’Unione, in Polonia e Ungheria i leader nazionali prendono marcate distanze da Bruxelles, in Grecia tengono banco sentimenti anti-tedeschi come in Germania anti-ellenici, in Italia i leghisti vogliono raccogliere le firme contro l’Europa e i 5 Stelle sull’euro, e nei Balcani il ritorno delle frontiere per ostacolare i migranti ha trasformato in carta straccia gli accordi di Schengen sulla libera circolazione degli individui, al punto da far tornare separazioni e posti di controllo fino al valico del Brennero ovvero uno dei confini ereditati dalla Prima Guerra Mondiale.

Se l’Europa del XXI secolo diventa il palcoscenico del ritorno dei nazionalismi eredi delle devastazioni causate nell’Ottocento e nel Novecento è perché i leader che si trovano a guidarla non riescono a dare risposte concrete alle tre maggiori cause di scontento che albergano in settori sempre più ampi della popolazione. Anzitutto l’impoverimento del ceto medio che ha visto negli ultimi quindici anni il proprio potere di acquisto drasticamente abbattuto anche lì dove il pil cresceva, arricchendo fasce sociali sempre più ristrette. L’assenza di una ricetta economica capace di estendere ai ceti medi i benefici della globalizzazione è lampante così come la mancanza di una discussione strategica europea su come generarla. Altrettanto visibili sono le carenze di politiche comuni per gestire il flusso di migranti in arrivo da Asia ed Africa come per difendere la sicurezza collettiva dal pericolo del terrorismo jihadista proveniente da Medio Oriente e Maghreb.

Assediati dal timore di diventare sempre più poveri ed insicuri un crescente numero di cittadini europei vota appena può per qualsiasi bandiera che rappresenti messaggi negativi, tesi ad abbattere ciò che esiste senza troppo curarsi per ciò che avverrà dopo. È l’incapacità dell’Europa di rispondere a questa sfida, di rilanciare in avanti l’integrazione superando le proprie divisioni e di indicare come meta una nuova tappa nel percorso federalista che ha innescato la marcia indietro collettiva con un vortice di errori, litigi ed egoismi che ha portato la maggioranza dei cittadini della Gran Bretagna – la quinta potenza economica del Pianeta – a voltare le spalle alla Manica. Con il risultato di rendere l’Atlantico più largo, allontanando l’Europa dagli Stati Uniti, e sbilanciare l’asse del Continente verso quella regione centro-orientale dove la rivalità con la Russia è più accesa. Senza Londra l’Europa è diventata più distante dalle luci di New York e più sensibile alle mosse di Mosca.

È un cambiamento strategico destinato ad avere conseguenze. L’Europa degli egoismi nazionali che Farage esalta, molti altri perseguono ed in pochi sembrano disposti a ostacolare, minaccia per l’Unione Europa un processo di decomposizione destinato a moltiplicare le incognite più buie. Fino a quando uno o più leader europei troveranno il coraggio di non avere paura delle prossime elezioni in calendario, affrontando assieme, con determinazione, i problemi concreti da risolvere.

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vivicentro.it/editoriale  lastampa / Il ritorno degli egoismi nazionali MAURIZIO MOLINARI

Gabbiadini ancorato al Napoli, due motivi trattengono l’attaccante in azzurro

Il rifiuto di Lapadula potrebbe far aprire nuovi scenari al mercato del Napoli. Anche Immobile, alternativa all’italo-peruviano, difficilmente vestirà la maglia azzurra, considerando le cifre sparate dal Siviglia per venderlo. Secondo quanto riporta il Corriere dello Sport, De Laurentiis starebbe provando a trattenere Manolo Gabbiadini. Due sono i motivi che fanno pensare ad una conferma di Gabbiadini: la volontà del Napoli di far cassa, ma di non svendere i suoi gioielli, cosa che accadrebbe se si vendesse il bergamasco ad un prezzo di saldo, e la possibilità di far coesistere insieme due top, Higuain e Manolo.

L’Europa perde Londra, il mondo ora è in bilico

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Arginare il contagio diventa la priorità di Bruxelles. Intanto il Regno Unito cerca una nuova identità, tra la relazione con gli Usa e i rischi finanziari
Si dice che nei giorni prima dello storico referendum britannico, la regina Elisabetta chiedesse a tutti gli invitati a Buckingham Palace: «Mi dia tre ragioni perché la Gran Bretagna deve rimanere in Europa».

Ma nel segreto dell’urna, di ragioni i sudditi della regina non ne hanno volute sentire. Hanno votato con la pancia e non con la testa, scioccando il mondo, sconvolgendo i mercati e rivoluzionando il sistema politico britannico.

«Non posso credere che l’abbiano fatto. Non posso credere che l’abbiano fatto», continuava a ripetere un amico banchiere alle quattro e mezzo di mattina di ieri, quando è diventato chiaro che la Brexit aveva vinto non solo su chi voleva rimanere in Europa ma anche sui sondaggi, gli scommettitori e gli strapagati trader della City.

«All change», come si dice sui treni inglesi arrivati al capolinea. Scendete tutti, qui si cambia. Il mondo non sarà più lo stesso. Lo ha detto Angela Merkel con tipica sincerità: «Non ci stiamo a raccontare storie: il voto inglese è uno spartiacque per l’Europa». E non solo per l’Europa. Le scosse del terremoto innescato dal fuggi fuggi di milioni di britannici dall’Unione Europea si risentiranno a Washington e New York a Pechino e in Australia.

Ma incominciamo da Bruxelles e le grandi capitali europee, che nelle prossime ore dovranno decidere come reagire a questo schiaffo pesante da parte della Gran Bretagna.

Porgere l’altra guancia, in questo caso, non sembra un’opzione. Nei corridoi del potere europeo la più grande preoccupazione in questo momento è evitare il contagio di Brexit. E il modo migliore per farlo è far vedere che chi esce dall’Ue soffre. Che la Gran Bretagna non si merita nessuna concessione speciale.

Già Marine Le Pen ha chiesto un referendum su «Frexit». In paesi come l’Italia, la Spagna che va alle urne domenica, e la stessa Germania, si respira un tossico mix di rabbia delle classi medie che si sentono «derubate» dalla crisi economica, paura dell’immigrazione, e profondo malcontento nei confronti di un’élite politica considerata incapace, insensibile o corrotta (o tutte e tre).

Il problema per Bruxelles e la Merkel, per Renzi e Rajoy è che le strutture istituzionali europee sono così distanti dai cittadini che sarà difficilissimo cambiare le opinioni della gente. Quando i richiami alla democrazia e al «sogno» di una federazione europea vengono dai palazzoni del quartiere europeo di Bruxelles, dai ministeri di Roma o dalle cancellerie federali tedesche, non è sorprendente che la gente guardi altrove.

«I burocrati e i leader politici sanno quello che devono fare ma non riescono a farlo. Non sono in contatto con la popolazione», mi ha detto un diplomatico britannico ieri.

Almeno da oggi i politici europei ormai sanno la fine che faranno se continuano a ignorare le proteste che vengono dalle strade delle città più povere, dalle periferie delle metropoli e dalle fabbriche in crisi.

Faranno la fine di David Cameron, il primo ministro britannico, anzi, ex primo ministro britannico, il cui mandato è finito di fronte al Numero 10 di Downing Street in un bagno d’ignominia. Alla fine la colpa è sua, per aver scommesso sul referendum e perso. Per non aver capito da che parte tirava il vento politico del suo paese.

UN PAESE ALLA DERIVA

Cameron se n’è andato lasciando il galeone britannico senza timoniere. Per i prossimi tre mesi, assisteremo a uno scontro feroce tra varie fazioni del partito conservatore per prendere il comando del partito e del Paese.

E mentre le «grandi belve» del partito conservatore, come i vari Boris Johnson, Theresa May e Michael Gove amano chiamarsi, si scannano, il paese andrà alla deriva. «L’evento più disastroso nella storia della Gran Bretagna dalla fine della seconda guerra mondiale», lo ha chiamato il mio vecchio collega Martin Wolf, di solito un pacato commentatore economico per il Financial Times.

UN NUOVO RUOLO  

La posizione della Gran Bretagna nel mondo cambierà. Per secoli, il paese è stato ancorato a qualcosa di molto concreto: prima l’Impero, poi il Commonwealth delle colonie e, più di recente, l’Ue. Ora è in balia di se stesso. Ammiccherà agli Stati Uniti ma Obama ha già detto che la famosa «relazione speciale» non si estende a preferenze tariffarie o di commercio. E non credo che una presidente Clinton, e nemmeno un presidente Trump, possa cambiare idea, soprattutto se gli europei mettono pressione.

Per non scivolare in un circolo vizioso di protezionismo la Gran Bretagna potrebbe appoggiarsi alle vecchie colonie del Commonwealth ma l’India, l’Australia e compagnia vogliono esportare prodotti e persone nel Regno Unito, non certo rimpiazzare il mercato unico europeo, quel mare di 500 milioni di persone e 19 triliardi di dollari di Pil pronto a comprare beni e, soprattutto, servizi dai britannici.

Già, la grande economia britannica fondata sui servizi, un epitome del capitalismo moderno, digitale e non «appesantito» da industrie vecchio-stampo. Che succederà a questi venditori di servizi una volta che l’Europa erige barriere economiche e tariffarie? Bastava farsi un giro nella City, il fornitore principale dei servizi made in Britain, ieri per toccare con mano la paura.

Gli alti funzionari delle banche già sussurrano che dovranno spostare migliaia di posti di lavoro da Londra a Dublino, Francoforte o Parigi perché l’Ue non gli permetterà di operare in Europa se non sono nell’Ue. Il ragionamento non fa una grinza ma farà malissimo a un’economia inglese che deriva quasi il 10% del Pil dai signori e dalle signore del denaro. Un amico banchiere a New York già pronosticava ieri, a meno di 12 ore dai risultati del voto, che la Grande Mela avrebbe fregato a Londra «la corona di capitale mondiale della finanza».

Parlando di mele, però, attenzione perché l’America non è senza peccato. Il successore di Obama dovrà prendere una decisione che nessun Presidente americano ha dovuto prendere nell’era moderna: scegliere tra l’Europa e la Gran Bretagna come «alleato favorito». Da una parte c’è la relazione militare con uno dei pochi paesi che ha un esercito forte e la voglia di usarlo. Che è stato a fianco degli americani in tutte le guerre e gli interventi esteri del passato recente, anche quando ne ha pagato molto in termini di vite umane e carriere politiche (basta chiedere a Tony Blair sull’Iraq).

Nell’altro angolo, c’è il partner commerciale più importante per gli Usa, un’Unione Europea che ha il potere economico per trainare l’economia mondiale e un mercato per assorbire prodotti e servizi fatti negli Stati Uniti: dalla tecnologia di Google alle turbine nucleari della General Electric.

Alla fine, e lì che si giocherà la partita: sulla relazione di amore e odio tra l’Ue che è stata snobbata e la «nuova» Gran Bretagna in cerca d’identità e amici nel mondo. Gli Azzeccagarbugli della burocrazia di Bruxelles dicono che ci vorranno almeno due anni per negoziare i dettagli della Brexit. Per scrivere da capo una nuova storia economica, geopolitica e sociale tra 27 paesi che tenteranno di stare insieme e un’isola che ha deciso di andarsene per conto suo senza pensare tanto alle conseguenze.

IN CERCA DEL LIETO FINE  

Saranno mesi e anni di passione. La storia potrebbe avere un lieto fine: un mondo «multipolare» in cui l’«Anglosfera» Gran Bretagna-Usa convive in maniera proficua con una rinvigorita Ue e le forze emergenti dell’Est e del Sud del mondo.

Ma potrebbe anche finire male. «Io e te vedremo la guerra durante le nostre vite», mi ha detto il mio amico banchiere ieri mattina dopo essere atterrato alla fine di un lungo volo. Al momento, ho attribuito il commento al fuso orario, alla confusione del dopo-voto, alle emozioni di una notte referendaria incredibile. Ma dopo Brexit, il mondo è in bilico.

La mappa del Telegraph che mostra la spaccatura del voto: nelle zone blu ha vinto il “remain”, in quelle rosse il “leave”

 

vivicentro.it/economia lastampa / L’Europa perde Londra, il mondo ora è in bilico FRANCESCO GUERRERA *

Francesco Guerrera è il condirettore e caporedattore finanziario di Politico Europe

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Albiol tra società e famiglia: chi lo trattiene e chi lo spinge via

Da monitorare attentamente la questione legata a Raul Albiol: lo spagnolo è richiesto dal Valencia e gradirebbe molto un ritorno a casa. Il Napoli, tuttavia, non vorrebbe privarsi del suo difensore. Il Corriere del Mezzogiorno rivela che il calciatore sarebbe spinto in Spagna dalla sua famiglia, che vorrebbe la cessione. La situazione sarà chiarita nelle prossime settimane, onde creare un altro caso, che non farebbe bene né alla società né al ragazzo.

Chiriches-Duncan, l’idea scambio prende forma: contatti Napoli-Sassuolo

Continua a lavorare Giuntoli, dopo la fine dell’affare Lapadula: secondo quanto riporta la Gazzetta dello Sport, il Sassuolo avrebbe chiesto agli azzurri il difensore Chiriches, che ha disputato un buon Europeo in Francia con la sua Romania, salvo uscire ai gironi. Il direttore sportivo avrebbe proposto uno scambio con Duncan, centrocampista 23enne del ghanese, che tanto piace a mister Sarri. Per quanto riguarda l’asse Napoli-Pescara, i contatti non sarebbero terminati col trasferimento dell’attaccante a Milano. Il Napoli, infatti, sarebbe ancora interessato al 22enne Caprari, che rimarrebbe un altro anno in Abruzzo, per poi approdare definitivamente in azzurro. Piacciono anche i giovani Del Sole e Forte, che sarebbero girati alla primavera del tecnico Saurini.

Incontro Witsel-Napoli: le cifre in ballo e il corteggiamento dell’Everton

Alla ricerca di un centrocampista, il Napoli non smette di guardarsi intorno. Secondo quanto riporta Gianluca Di Marzio, ci sarebbe stato l’incontro, nella giornata di ieri, tra il club azzurro e il padre-agente del calciatore di Witsel. Nelle prossime ore ci saranno altri contatti tra le parti. Lo Zenit chiede per il belga 25 milioni di euro, mentre Witsel vorrebbe percepire un ingaggio tra i 3 e 4 milioni di euro annui. Tanti, troppi per il club di ADL che comunque non molla il giocatore, anche se comunque l’Everton sarebbe più avanti nella trattativa.

Traditi dai coetanei dei Beatles

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Per un ragazzo di Londra, l’Europa è la fidanzata spagnola con cui ha amoreggiato durante l’estate del corso Erasmus a Barcellona. Per la vecchietta di Bristol citata dal capo degli ultrà nazionalisti Farage, l’Europa è il migrante nigeriano che attraversa la Manica per togliere il lavoro al figlio inglese della sua vicina. Ha vinto la vecchietta di Bristol, perché ci sono più vecchiette che ragazzi, in questa Europa che non fa più bambini. Non è sconvolgente che a decretare la Brexit sia stata proprio la generazione dei Beatles e dei Rolling Stones, quella che voleva cambiare il mondo e oggi in effetti lo ha cambiato, ma nel senso che se lo è chiuso dietro le spalle a doppia mandata?

I giovani, i laureati e i londinesi hanno votato in larga maggioranza per restare. Gli anziani, i meno istruiti e gli inglesi di provincia per andarsene. La prova evidente che si è trattato di una scelta di paura, determinata da persone che, non avendo strumenti conoscitivi adeguati, hanno fatto prevalere la pancia sulla testa e la bile sul cuore. Di fronte all’incertezza del futuro, non hanno reagito con la curiosità ma con la chiusura. La retorica della gente comune ha francamente scocciato. Una democrazia ha bisogno di cittadini evoluti, che conoscano le materie su cui sono chiamati a deliberare.

La vecchietta di Bristol sapeva che il suo voto, affossando la sterlina, le avrebbe alleggerito di colpo il portafogli, dal momento che i suonatori di piffero alla Farage si erano ben guardati dal dirglielo?

Una parte di ragione però la vecchietta di Bristol ce l’ha. Molti di coloro che hanno votato «Leave» pensavano di non avere più niente da perdere. Nessuno fa volentieri la rivoluzione, finché avverte il rischio di rimetterci i risparmi o la sanità e la scuola gratuita per i figli. Il patto sociale su cui la Gran Bretagna e l’Europa si sono rette per sessant’anni garantiva a tutti una speranza crescente di benessere. Ma questa Europa con troppa finanza e poca politica non ha fatto nulla per frenare la caduta libera del lavoro, la smagliatura delle reti di protezione e l’impoverimento della piccola borghesia, che oggi la ripaga con la stessa moneta: disprezzandola.

Un maestro di tennis ti insegna che sul campo ci sono soltanto due posti dove stare: dietro la linea di fondo o sotto rete. Se traccheggi a metà, vieni infilzato. L’Europa è da troppo tempo a metà campo. O ritorna dietro la linea di fondo, come ha appena fatto la vecchietta di Bristol. Oppure decide di scendere sotto rete. Rimettendo al centro del progetto i cittadini, e non i mercati, e unificando il sistema fiscale, l’esercito e la politica estera. Il primo passo verso quegli Stati Uniti d’Europa in cui anche il ragazzo di Londra non vede l’ora di entrare.

vivicentro.it/opinione –  lastampa / Traditi dai coetanei dei Beatles MASSIMO GRAMELLINI

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Oroscopo di sabato 25 giugno a cura di Paolo Fox

L’ oroscopo di sabato 25 giugno, ogni giorno Paolo Fox racconta, in TV (Fatti vostri) e su Lattemiele, cosa le stelle hanno in serbo per noi,  come andrà il lavoro, la salute, l’amore…

Questo il suo oroscopo per oggi, tratto da Lattemiele:

ARIETE
TORO
GEMELLI
CANCRO
LEONE
VERGINE
BILANCIA
SCORPIONE
SAGITTARIO
CAPRICORNO
ACQUARIO
PESCI

 

CHI E’ PAOLO FOX:

Paolo Fox (Roma, 5 febbraio 1961) è un astrologo, pubblicista e personaggio televisivo italiano.

Biografia
Fin dagli anni novanta si occupa di astrologia nei mass media, proponendo il suo oroscopo nelle trasmissioni televisive della RAI e anche in radio, su LatteMiele e Radio Deejay; le sue prime apparizioni televisive sono state nelle trasmissioni di Rai 1 Per tutta la vita, In bocca al lupo! e Domenica In.

E’ iniziato a diventare noto al grande pubblico a partire dal 1997 quando ha iniziato la collaborazione con il network Lattemiele dove conduce uno spazio dedicato all’oroscopo giornaliero alle ore 7.40 e 19.40.

Il lunedì mattina il mago dell’oroscopo è presente anche su Radio Deejay. Per quanto riguarda il mondo della televisione, è apparso per le prime volte nei programmi televisivi Per tutta la vita, In bocca al lupo! e Domenica In.

Ha partecipato come ospite a tantissimi altri programmi tv: Festa di classe, Speciali di fine anno, Tutto Benessere, Furore, Uno Mattina, Speciale Grande Fratello, Piazza Grande, Aspettando cominciamo bene e tanti altri. Dal 2002 è una delle colonne portanti del programma tv di Raidue, I Fatti Vostri, dove legge il suo oroscopo. Negli ultimi anni risulta essere uno dei personaggi maschili più cliccati dell’anno sul web!

Annualmente cura per la RAI la serata dedicata alle previsioni astrologiche per il nuovo anno, trasmessa a fine dicembre.

È attivo anche sulla carta stampata, curando l’oroscopo per diversi settimanali

Nel 2014 ha interpretato sé stesso nel film di Natale Ma tu di che segno 6?.

Per quanto riguarda la sua vita privata non si sa praticamente nulla. E’ sposato? E’ fidanzato? Dove va in vacanza? Lui non ha mai rilasciato dichiarazioni o commenti sulla sua vita sentimentale anche perché grazie agli astri vuole indovinare quella del suo numeroso pubblico che non l’abbandona mai!

Brexit, una testimonianza da Londra: hanno vinto i razzisti e i furibondi

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In Gran Bretagna ha vinto Brexit. Hanno vinto i vecchi, i nostalgici i furibondi gli egoisti i razzisti gli hooligans e i Populisti. In una notte la gran Bretagna si è divisa tra un nuovo stato pro europeo (Londra e Scozia) e il resto del paese che rivendica l’indipendenza. Vince il biondissimo Boris Johnson con l’applauso del biondissimo Donald Trump che gioca a golf nel suo nuovo resort.

Si apre una pagina nuova: i padri che votano per un futuro che non vedranno, contro la volontà dei loro figli. Trionfa quindi l’egoismo e la disperazione di chi ha paura che gli emigranti gli portino via il posto. Trionfa chi vuole mandare a casa la classe politica e le sue vane promesse e le sue bugie. La Gran Bretagna oggi, per chi ha votato Brexit, si sente libera come una barca in mezzo al mare.

Come è il tono della prima giornata fuori dall Europa? A volte di sgomento altre d’impreparazione, di sorpresa, rabbia, vergogna oppure di trionfalismo, la rivincita della provincia contro la capitale. La vittoria dei pescatori e degli agricoltori contro la finanza e gli stranieri.

Se dovessi trovare la parola giusta per commentare quanto successo direi «Mah» e mi viene in mente un episodio che mi raccontò Umberto Eco su come scoprì l’importanza del “Mah”. Era un bambino ad Alessandria e ascoltò alla radio la dichiarazione di guerra di Mussolini. Esaltato da quel discorso prese il suo fucile giocattolo di legno e uscì per strada gridando «Vincere e Vinceremo». Ad un tratto si mise davanti a lui che era piccolino un paio di pantaloni di flanella grigia. Alzò lo sguardo e vide un signore che lo guardò con disappunto e disse: ”Mah”. Quell’episodio gli avrebbe insegnato per sempre l’importanza del ”Mah”.

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vivicentro.it/opinione lastampa / Brexit, una testimonianza da Londra: hanno vinto i razzisti e i furibondi ALAIN ELKANN

Sky – Dietro il rifiuto di Lapadula al Napoli c’ è Gonzalo Higuain

Dopo essere stato molto vicino a vestire la maglia azzurra  Gianluca Lapadula ha firmato un contratto con il Milan fino al 2021. Stando a quanto riferito da Sky Sport l’ ex bomber del Pescara avrebbe rifiutato la destinazione Napoli in quanto sarebbe venuto a conoscenza di una possibile permanenza di Gonzalo Higuain anche per la prossima stagione. Lapadula avrebbe rischiato di avere davvero poco spazio a disposizione, ecco perché ha scelto il Milan che è riuscito in extremis a battere la concorrenza del Genoa che aveva mostrato molto interesse per l’ italo-peruviano.

Hysaj, l’ agente: “Rinnovo? Nessuna fretta ma resta al Napoli al 100%”

Mario Giuffredi, agente fra gli altri di Elseid Hysaj, ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito al futuro del suo assistito alla radio di Tuttomercatoweb:
Non c’ è bisogno di affrettare i tempi i tempi, alla fine il rinnovo arriverà e farà felice sia il ragazzo che la società. Quello che posso affermare è che resterà al Napoli al 100%, stiamo discutendo dell’ adeguamento del contratto in quanto deve essere proporzionale al valore del calciatore”.

BREXIT …. SHOCK. Mauro Lo Piano

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BREXIT. L’Inghilterra e’ fuori dalla Comunita’, i voti di 18 milioni di Inglesi hanno reciso il cordone ombellicale che la legava agli Stati Europei. Come prima conseguenza, salteranno un’infinita’ di contratti e commesse firmate in questi ultimi anni, fra il Regno Unito e gli Stati facenti parte dell’Euro.
Il Premier David Cameron, a poche ore dallo spoglio, ha avuto un colloquio con la Regina Elisabetta, nel mese di Ottobre ha deciso che rassegnera’ le proprie dimissioni e quelle del Governo da lui presieduto.
Oggi, dall’apertura alla chiusura dei mercati finanziari di tutto il Mondo, notevoli sono state le perdite, fra i titoli piu’ penalizzati si trovano i bancari che hanno lasciato sul terreno perdite vicine al 20%.
Milano, maglia nera di tutte le borse, ha ricevuto una batosta del 12,48%, una simile defiance non si ricordava da un trentennio. Le borse asiatiche sono andate tutte in negativo, sebbene le perdite siano state piu’ “contenute”.Solo l’oro e il franco svizzero sono in controtendenza, come se fossero dei beni di rifugio, che non tendono a perdere valore a seguito di forti oscillazioni dei prezzi sui mercati mondiali.
Tornando al voto degli Inglesi si potrebbe avere un terremoto non solo politico, che potrebbe avere un effetto domino in altri Paesi, Marine Le Pen, e’ pronta a prospettare un referendum in Francia, la stessa cosa la potrebbero proporre altri leader di gruppi separatisti sparsi in tutt’Europa.
I maggiori rappresentanti degli Stati Europei sono sotto shock, le prime dichiarazioni sono dettate da un senso di smarrimento, non solo per il presente ma anche per il futuro, visto che spesso i terremoti politici sono accompagnati da uragani, tornado e tzunami di grande portata sociale.
Il Presidente della Commissione Europea Jean Claude Junker, e’ rimasto annichilito, non si aspettava che il referendum potesse dare un simile responso. In un’intervista mandata in onda qualche ora fa, ha dichiarato che bisogna accelerare i tempi perche la Gran Bretagna si stacchi del tutto dalla Comunita’, sempre nel rispetto della scelta fatta da un Popolo sovrano. Ha aggiunto che al piu’ presto saranno messe in atto le clausole gia’ decise a suo tempo (Art. 50 ), qualora uno Stato si fosse staccato dalla Comunita’.
La Cancelliera Merkell, ha dichiarato che l’Europa andra’ avanti lo stesso, ha aggiunto che la Comunita’ e’ abbastanza forte e trovera’ sicuramente le risposte giuste. Vi sara’ al piu’ presto un incontro tra Germania, Francia e l’Italia per stabilire una serie di misure che rendano piu’ forte la Comunita’ Europea e piu’ soft l’allontanamento della Gran Bretagna.
La maggior parte degli Europeisti erano convinti che gli Inglesi avrebbero votato “Remain” e non “Leave”, che la paura di fare un salto nel buio li avrebbe fermati; cosi’ non e’ stato, in milioni sono andati dritti verso la strada che hanno ritenuta la piu’ giusta da percorrere.
Solo il tempo sara’ arbitro imparziale di questa loro scelta.

Raicevic: “Napoli? Sarebbe un’ occasione unica”

Ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli è intervenuto Filip Raicevic, attaccante del Vicenza, parlando fra l’ altro di un possibile suo approdo al Napoli:
Accetterei subito la destinazione Napoli, è una piazza che non si può rifiutare. Sono una prima punta ma negli ultimi anni ho imparato a giocare anche con un altro attaccante al mio fianco. Anche se sono forte fisicamente amo giocare con il pallone tra i piedi, un po’ come Ibrahimovic che è il mio idolo e a cui mi ispiro. Higuain? Giocare con un calciatore del suo calibro sarebbe fantastico, ha vestito anche la maglia del Real Madrid. Non importa che sia lui avanti nelle gerarchie, per me conta il collettivo”.

Ischia, Varriale racconta la scomparsa di quel famoso ’98 (VIDEO)

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Nella mattina di ieri durante il 35^ Meeting Estate, si è riunita la tavola rotonda per discutere la radiazione dell’Ischia nel 1998. l’Avvocato Lucio Varriale è ritornato a parlare proprio di quel famoso ’98,dove si è provato a cercare di far chiarezza sui tanti motivi per cui l’Ischia in quell’anno fu radiata per ritrovarsi tutto ad un tratto in seconda categoria,che permise al Palermo di essere ripescato in serie C1. Varriale inoltre non ha escluso un suo possibile ritorno all’interno della società isolana,ma con la condizione che all’interno ci sia qualche imprenditore dell’isola. Al conferenza presentata da Angelo Pompameo, sono intervenuti Carmine Tascone all’epoca Ds, l’ex dirigente Tommaso Mandato e l’avvocato Stefano Pettorino,legale dell’Ischia e di Catello Buono negli anni ’90. Sul finire c’è stato anche un piccolo intervento da parte del collega Giovanni Sasso.

Allievi e Giovanissimi Nazionali, dalla stagione 2016-17 si cambia nome

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I dettagli della riforma

Allievi e Giovanissimi Nazionali si chiameranno Campionato Nazionale Under 17 e Under 15, lo ha deciso il Consiglio Federale della Figc che ha approvato la riforma delle categorie giovanili, che dal 2016-17 prevede due grandi novità: la prima è la nascita del campionato Nazionale Under 16, riservato alle società di Serie A e B, separate dalla Lega Pro. Anche il Campionato Nazionale Under 15 vedrà divise le società di Serie A – B e quelle di Lega Pro in due tornei differenti. Dal 2016 si assegnerà anche la Supercoppa riservata alle due squadre vincenti i titoli italiani under 15.

CLICCA QUI per la riforma completa

Guardia Costiera: 24 giugno, 9 operazioni, 2.100 salvati (VIDEO)

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Sono circa 2.100 i migranti tratti in salvo nella giornata di oggi, nel corso di 9 distinte operazioni di soccorso coordinate dalla Centrale operativa della Guardia costiera a Roma del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. I migranti si trovavano a bordo di 3 barconi e 6 gommoni.

Hanno preso parte ai soccorsi, unità della Marina Militare, di Eunavformed, di Frontex, e delle ONG MSF e MOAS. A termine delle operazioni di soccorso, tutti i migranti sono stati presi a bordo dell’unità Norvegese Siem Pilot, operante sotto il dispositivo Frontex, nonché dell’unità tedesca Frankfurt, operante nel dispositivo Eunavformed.

VIDEO in elaborazione

NOTE sulla Guardia Costiera:

La guardia costiera è un corpo di polizia, talvolta con status e/o funzioni militari – organizzata a livello statale, responsabile di vari servizi.

Generalmente esercita una serie di differenti competenze che possono essere diverse nei vari paesi del mondo.

Attività e competenze

Fra le responsabilità che possono essere affidate ad un servizio di guardacoste, vi è la sorveglianza del rispetto delle norme che regolamentano la navigazione, la manutenzione di boe, fari, e altri ausili alla navigazione, il controllo delle frontiere marittime, sorvegliando le acque territoriali e altri servizi di controllo.

In alcuni paesi, la guardia costiera è parte delle forze armate, in altri è una organizzazione civile o privata. In altri paesi ancora, i compiti di salvataggio in mare sono suddivisi tra più organizzazioni, compresi corpi volontari civili. In questi casi, i mezzi navali possono essere forniti dai volontari, come i Royal National Lifeboat Institution, i velivoli dalle forze armate e la guardia costiera contribuisce con i propri mezzi.

In tempo di guerra, le guardie costiere possono venire incaricate della difesa dei porti, del controspionaggio navale e di perlustrazioni litoranee.

(note da: wikipedia)