Il portiere dell’ Atalanta, Erit Berisha, ha dichiarato all’edizione odierna del quotidiano Il Corriere dello Sport, i tanti ringraziamenti avuti dai tifosi napoletani per il rigore parato a Dybala. Ecco un estratto delle sue dichiarazioni : “In Albania la Serie A è molto vista e che ho tanti amici tifosi della Juve, del Milan, dell’Inter e pure del Napoli. Soprattutto quest’ultimi mi hanno ringraziato perché hanno vissuto la sosta da primi in classifica. Erano parecchio contenti”. “Può essere l’anno buono per il Napoli, perché ha ottimi giocatori ed esprime un buon calcio, ma la Juventus per me rimane favorita. Noi l’abbiamo fermata, ma mi ha impressionato: i bianconeri vanno sempre a mille all’ora, tutti sanno cosa fare e hanno una mentalità vincente”.
Perù – Colombia, è bufera. Ecco cosa è successo durante gli ultimi cinque minuti di gara
E’ bufera in Sud America. Ne stanno parlando tutti. Durante l’ultimo turno delle qualificazioni ai mondiali in Russia del 2018 s’è giocata la sfida tra Perù e Colombia, terminata sul punteggio di 1-1 e consentendo ai Los Incas di giocarsi il playoff con la Nuova Zelanda e ai Cafeteros di accedere direttamente alla competizione mondiale. Secondo quanto riportano i massmedia sudamericani a 5 minuti dal termine della partita, Radamel Falcao, attaccante colombiano, si sarebbe avvicinato ad alcuni calciatori peruviani comunicando qual era la situazione sugli altri campi, che avrebbe permesso alle due squadre di andare avanti. L’attaccante del Monaco ha chiesto di gestire il risultato, coprendosi la bocca per non far intercettare il labiale. A conferma di ciò arrivano le dichiarazioni del peruviano Tapia: “Negli ultimi 5 minuti alcuni calciatori colombiani si sono avvicinati, sapevano quale era la situazione negli altri campi e così abbiamo gestito la partita come andava gestita. Ho parlato con lui e mi ha detto che eravamo entrambi dentro. Tutti vogliamo vincere, ma questo è il calcio…”
Forum dei Giovani di Salerno: “Grandi aspettative dopo la visita a Montecitorio”
Il Coordinamento Provinciale dei Forum dei Giovani della Provincia di Salerno, martedì 10 ottobre 2017, ha visitato la Camera dei Deputati, nell’ambito dell’iniziativa pubblica “I Giovani e le Istituzioni”, organizzata dal Coordinamento stesso.
I giovani, provenienti dalla provincia di Salerno, in mattinata hanno avuto la possibilità di visitare Palazzo Montecitorio, mentre, nel pomeriggio, nelle stanze della Nuova Auletta dei Gruppi Parlamentari, si è tenuta la conferenza che ha ospitato diverse personalità istituzionali.
Sono Intervenuti:
On. Sabrina Capozzolo, Giuseppe Rienzo – Coordinatore del Forum Provinciale dei Giovani – Provincia di Salerno, Dott.ssa Maria Cristina Pisani – Portavoce Nazionale del Forum Nazionale dei Giovani, On. Marina Sereni – Vice Presidente della Camera dei Deputati, On. Marco Di Maio – Commissione Affari Costituzionali e Finanze, On. Lia Quartapelle – Commissione Affari Esteri e Comunitari, On. Micaela Campana – Commissione di Giustizia, On. Edoardo Fanucci – Commissione Bilancio.
“Sono soddisfatto che oggi (10 ottobre) una delegazione di 100 ragazzi del Coordinamento Provinciale dei Forum della Provincia di Salerno abbiamo partecipato a questo evento – ha dichiarato il presidente del Coordinamento provinciale Giuseppe Rienzo. Il nostro obiettivo è fare del Coordinamento Provinciale di Salerno un modello da diffondere su tutto il territorio nazionale, infatti, in così poco tempo, siamo riusciti a coinvolgere e far costituire/rinnovare i Forum in buona parte dei comuni salernitani che non disponevano di questo importante strumento aggregativo giovanile, indispensabile per il coinvolgimento di tutti i ragazzi. Congiuntamente con gli amministratori locali abbiamo avviato l’iter burocratico e amministrativo. È la dimostrazione che si sta lavorando bene e che stiamo raggiungendo risultati. Con l’iniziativa di oggi abbiamo avuto il coraggio di aprire un dibattito concreto sul tema, che speriamo possa portare all’approvazione di una legge quadro nazionale”.
L’evento, che ha goduto del patrocinio morale della Provincia di Salerno, del Forum Reginale dei Giovani – Campania e del Forum Nazionale Giovani, ha visto la partecipazione di 100 ragazzi provenienti dai Forum dei Giovani dell’intera provincia.
Erano presenti i Forum di Agropoli, Campagna, Cava De’ Tirreni, Corbara, Eboli, Giffoni Valle Piana, Maiori, Mercato San Severino, Olevano sul Tusciano, Oliveto Citra, Padula, Petina, Pontecagnano Faiano, Prignano Cilento, San Cipriano Torchiara, San Gregorio Magno, Sant’Egidio Del Monte Albino, Sapri, Scafati, Torre Orsaia.
Alcuni tra questi, in particolare Agropoli, Albanella, Altavilla Silentina, Capaccio-Paestum, Castellabate, Corbara, Giffoni Valle Piana, Nocera Inferiore, Olevano sul Tusciano, Pellezzano e Rutino, oltre ad aver presenziato all’iniziativa, hanno contribuito fattivamente alla sua organizzazione, inviando domande e video da sottoporre ai relatori intervenuti. A questi aggiungono l’Associazione Culturale Giovanile Moby Dick di Salerno, l’associazione Koru di Pagani e la Pro Loco di Postiglione.
L’On. Capozzolo, in risposta ad una domanda congiunta (“In assenza di una normativa quadro nazionale, i diversi istituti di partecipazione, tra cui le libere forme associative e gli organismi di partecipazione popolare, vengono disciplinati in virtù dell’autonomia statutaria locale, il legislatore come intende superare il vuoto regolamentare concernente lo status del Forum dei Giovani, tra cui la personalità giuridica, la responsabilità, l’autonomia, il patrimonio, le forme e le modalità di aggregazione e, non ultimo, il rapporto esistenziale del Forum dei Giovani con la macchina amministrativa comunale?”) formulata dai Forum di Nocera Inferiore, Giffoni Valle Piana ed Agropoli:
“Mi impegno personalmente, dopo il confronto con voi giovani del Forum, a presentare una proposta di legge nazionale sull’ istituzione dei Forum dei Giovani – ha dichiarato l’on Capozzolo – vi invito dunque ad organizzare un tavolo di discussione, a breve, per poter così scrivere insieme la legge”.
E sui social ha continuato dicendo: “Stamattina ho ospitato alla Camera dei deputati una delegazione del Coordinamento Provinciale dei Forum dei Giovani – Provincia di Salerno. Ragazzi attenti e interessati con i quali ho discusso del rapporto tra giovani e istituzioni. Mi ha emozionato vedere in loro la stessa passione che avevo io quando ero Presidente del Forum dei giovani di #Agropoli. Mi ha emozionato vedere che esistono ancora giovani attaccati al territorio e che si danno da fare per costruire le basi di un futuro più solido. In un periodo in cui è evidente lo scollamento tra rappresentanti politici e giovani, questi ragazzi ci chiesto di essere ascoltati e di ragionare insieme per essere riconosciuti a livello statutario come corpo intermedio tra le istituzioni e i territori. Ed è questa la grande sfida che ho accolto: scriverò insieme a loro una proposta di legge per riconoscere personalità giuridica ai Forum a livello nazionale.
Grazie ragazzi, a molto presto!”
Anche tra i membri del Coordinamento l’entusiasmo non è mancato. Il consigliere Domenico Di Gaeta, in qualità di responsabile delle iniziative del Coordinamento, si dice soddisfatto: “Un grazie di cuore a tutti quelli che hanno partecipato, a quelli che ci hanno creduto e a chi ha reso tutto questo possibile. Giornata ricca di contenuti e che apre importantissimi spiragli per i giovani che fanno di tutto per portare il proprio contributo anche fuori dai confini comunali. Un ringraziamento particolare all’On. Sabrina Capozzolo che ha voluto fortemente questa giornata e l’ha resa possibile e alla quale diciamo che siamo già a lavoro per il futuro!”
Per l’occasione durante il dibattito è stata presentata ufficialmente la 2° edizione del “Forum Day – Stati Generali delle Politiche Giovani in Provincia di Salerno” in programma i prossimi 11 e 12 novembre 2017 al Borgo Medievale di Terravecchia a Giffoni Valle Piana (SA).
/Comunicato Stampa
Il capolavoro di Sarri: mediagol di 3,5 a partita. Ecco perchè si può continuare così
Come riporta l’edizione odierna di Gazzetta dello Sport, è sotto gli occhi di tutti che il tecnico del Napoli, Maurizio Sarri abbia stravolto il modo di giocare degli azzurri, dando alla squadra un’impostazione prevalentemente offensiva, lì dove agisce il trio delle meraviglie, l’insieme di talenti che hanno trasformato il Napoli in una vera macchina da gol. Contro la Roma, si giocherà non solo per i tre punti e per confermare il primato in classifica, ma anche per raggiungere un obiettivo, ma che rappresenterebbe l’ennesima dimostrazione di forza di quest’attacco. Dal giorno dell’arrivo di Sarri in panchina, il Napoli ha segnato 199 gol in campionato, un rendimento incredibile che ha raggiunto il top l’anno scorso. Nel primo campionato napoletano, Sarri ha chiuso al secondo posto. È stato l’anno di Gonzalo Higuain, con i suoi 36 gol , ma nonostante la presenza del Pipita, però, sono state «soltanto» 80 le reti totali. Il momento attuale del Napoli non si discosta di tanto dall’andamento avuto nei due anni sarriani. Il trend in questo campionato è di 3,5 gol a partita, una media pazzesca se si considera che si è appena alla settima giornata e che la seconda in classifica, in termini realizzativi, è la Juventus che vanta 20 gol, uno in più della Lazio (19) e 6 in più di Inter e Roma (14) che ha una partita da recuperare. La novità di quest’anno è rappresentata dalla varietà, ogni reparto ha fatto la propria parte. Ovviamente, il tridente offensivo non ha eguali, ha realizzato 14 dei 25 gol all’attivo. Mertens è il capocannoniere della squadra con 7 reti, la media di una a partita, mentre Callejon è fermo a quota 4, Insigne a 2 e Milik a 1. Ai centrocampisti manca soltanto Diawara che, fin qui, ha giocato poco e non ha segnato, mentre tutti gli altri ne hanno realizzato almeno 1. La vera innovazione viene dalla difesa, con i 2 gol di Ghoulam e Koulibaly. Il totale si chiude a quota 25 con l’autorete di Souprayen nella prima giornata di campionato. Se dovesse mantenere la media attuale, il Napoli potrebbe superarsi ancora una volta, perché con 3,5 reti a partita arriverebbe a quota 133 a fine campionato. Un giochino divertente, che probabilmente avrà pochissime possibilità di riuscita. Magari, lo stesso Sarri si accontenterebbe di un Napoli meno prolifico con la certezza, però, di stare in testa alla classifica fino in fondo. Perché potrebbe essere deludente se si distribuissero gol a valanga a tutte le squadre per poi ritrovarsi a fine maggio senza aver conquistato nulla. Ma le sensazioni sono positive.
De Laurentiis innamorato di Chiesa. Pronti 40 milioni di euro per portarlo a Napoli
Il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis è ufficialmente innamorato di Federico Chiesa, giovane stella della Fiorentina. Secondo quanto riporta l’edizione odierna del quotidiano Il Corriere dello Sport, il patron azzurro, avrebbe chiesto ai Della Valle, il cartellino dell’ under 21 anche venti giorni fa, per portarlo all’ombra del Vesuvio in estate. Secondo alcune indiscrezioni provenienti dall’ambiente azzurro, la cifra che De Laurentiis sarebbe pronto a sborsare, si avvicina ai 40 milioni di euro, per mettere a disposizione del tecnico del Napoli, Maurizio Sarri, uno dei giovani più promettenti del calcio italiano.
Ritrovato un cadavere carbonizzato in Francia, la polizia: “Potrebbe essere il corpo di Rosa Di Domenico”
È stato ritovato il cadavere carbonizzato di una ragazza alta circa un metro e mezzo a Versailles. La polizia francese, verificando l’elenco dei scomparsi, ha ipotizzato che quel corpo possa appartenere a Rosa di Domenico, la 15enne scomparsa a San’Antimo.
Le analogie tra la salma rinvenuta e la giovane napoletana sono, per il momento, solo fisiche. Gli angenti francesi, per verificare l’ipotesi, hanno chiesto l’esame del DNA a un familiare di Rosa.
La notizia è stata data dal programma di Rai 3 “Chi l’ha visto?”, che da mesi si sta occupando della scomparsa della 15enne.
Svolta sul caso Battisti, più vicina l’estradizione
Il Brasile revoca lo status di rifugiato politico a Cesare Battisti aprendo così la porta all’estradizione in Italia dell’ex terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo (Pac). Ora la scelta è nelle mani del Tribunale Supremo Federale brasiliano. “Il governo fa bene ad attivarsi, in tutte le sedi, per l’estradizione di Battisti – commenta Carlo Mastelloni -, ma tenga presente che altri delinquenti politici altrettanto pericolosi sono sfuggiti alle condanne della giustizia italiana”.
Il presidente del Brasile Temer revoca lo status di rifugiato a Cesare Battisti, la parola a giudici
Un passo importante, forse il decisivo, per l’estradizione di Cesare Battisti in Italia; il governo brasiliano ha deciso di revocare lo status di rifugiato politico per l’ex terrorista ed ora solo una decisione della Corte Suprema può salvarlo dall’estradizione. Occhi puntati su Luis Fux, ministro del Supremo Tribunal Federal, che deve rispondere alla richiesta di habeas corpus presentata dai legali di Battisti, i quali sostengono che non può essere rivista la decisione presa nel 2010 dall’allora presidente Lula da Silva di negare l’estradizione e concedere all’ex membro dei PAC (Proletari armati per il comunismo) la residenza permanente in Brasile.
Fux era occupato ieri nella sessione plenaria del Supremo che deve decidere sulla prerogativa del Parlamento di concedere o meno le autorizzazioni a procedere per i deputati coinvolti in inchieste di corruzione. Non ha detto nulla, finora, sul caso Battisti e potrebbe anche prendersi qualche giorno per decidere. Il pressing di Roma su Brasilia, già importante nelle ultime settimane, è diventato ancora più forte dopo il fermo di Battisti settimana scorsa alla frontiera con la Bolivia, che aveva fatto sperare in una rapida accelerata del caso. Battisti, invece, è stato liberato ed ora si trova a casa di amici a Cananeia, sul litorale dello stato di San Paolo, in attesa di conoscere il suo destino.
Negli ultimi giorni Temer ha ascoltato i suoi consiglieri giuridici, che gli hanno spiegato che non ci sono impedimenti legali nel revocare la decisione di Lula, suggerendogli però, per evitare corti circuiti fra i poteri, di evitare obbiezioni da parte del STF. Curiosamente, siamo di fronte ad una situazione invertita rispetto al 2010. Allora la magistratura passò la palla alla politica; ora la politica, prima di decidere, si rivolge alla Corte. L’iter dell’estradizione sembra spianato, ma l’esperienza raccomanda cautela anche perché i cavilli legali, in Brasile, sono sempre dietro l’angolo. I difensori di Battisti stanno giocando le ultime carte a disposizione, sapendo che il clima di appoggi e protezione verso di lui esistente quando il Partito dei Lavoratori era al potere ora non c’è più. Punteranno, probabilmente, sul fatto che Battisti ha un figlio brasiliano a carico, ma è difficile che tale impedimento sia così forte da poter condizionare la scelta finale di Fux, soprattutto dopo la presa di posizione da parte dell’esecutivo.
Temer sa che per l’Italia il dossier è prioritario, ma in Brasile la Corte Suprema ha una grande autonomia e per questo non ha voluto compiere un gesto unilaterale, rischiando un attrito istituzionale poco raccomandabile per un governo assai impopolare e invischiato in diversi scandali di corruzione. La sensazione generale è che data l’attuale congiunzione dei fattori (volontà politica brasiliana, passi falsi di Battisti e costante pressione italiana) non possa portare ad altro finale che l’estradizione. Sui tempi non v’è certezza, ma è veramente difficile pensare che Cesare Battisti possa non tornare in Italia entro la fine di quest’anno.
Il governo tenga presente che non c’è solo Battisti sfuggito alla giustizia italiana
“Il governo fa bene ad attivarsi, in tutte le sedi, per l’estradizione di Battisti – commenta Carlo Mastelloni -, ma tenga presente che altri delinquenti politici altrettanto pericolosi sono sfuggiti alle condanne della giustizia italiana”.
La giustizia deve braccare tutti i terroristi italiani latitanti
Il ritorno alla ribalta del caso Cesare Battisti propone alcune riflessioni che rimandano agli anni del terrorismo. In primis le cause e gli effetti della «dottrina Mitterrand» che gli consentì, come a più di duecento terroristi italiani, di garantirsi in Francia una placida latitanza. Non si trattava affatto, come molti commentatori pensano, di un vezzo collegato alla Grandeur francese o del risultato di influenze gauchiste nello staff presidenziale ma di una lucida strategia: la Francia doveva mettersi al riparo dalle pulsioni estremistiche e dalla lotta armata che avevano sconvolto Italia e Germania. A tessere i fili furono i servizi di sicurezza francesi che controllavano il rispetto dei protocolli non scritti sanciti con i rifugiati. Per garantirsi l’ospitalità i latitanti erano tenuti ad evitare qualsiasi contagio estremista nel Paese. La Francia, come terra d’asilo politico, veniva quasi automaticamente esclusa dall’intervento del terrorismo.
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Battisti militava in una organizzazione armata tutto sommato marginale ed in qualche modo eccentrica rispetto all’universo italiano della lotta armata. I Pac, Proletari armati per il comunismo, erano un piccolo gruppo che aveva ripreso alcune tematiche dei Nap dei primi Anni Settanta che avevano individuato nel carcere la principale istituzione statuale dedita alla repressione e nel proletariato marginale ed extra legale il soggetto primo delle tensioni rivoluzionarie. Lo stesso Battisti, da piccolo delinquente comune, venne – lo si direbbe oggi – radicalizzato all’estremismo di sinistra durante un periodo di carcerazione. A differenza dei Nap il gruppo di Battisti operava però in una realtà, quella della fine degli Anni Settanta, completamente trasformata in quanto il mitico proletariato marginale a cui pur si riferiva era stato ormai devastato dal traffico di droga. Ne conseguì un’azione terroristica priva di parametri ideologici, che non distingueva i rappresentanti del potere dai semplici commercianti, come nei drammatici casi del macellaio Sabbadin e del milanese Torreggiani. Una stagione brevissima di lutti e attacchi dissennati guardati con scetticismo dalle stesse Br.
Dopo quasi quarant’anni il caso Battisti ripropone quella tragica stagione ma il protagonista della vicenda non ha la statura intellettuale e politica per rappresentarla. E’ divenuto infatti un simbolo più per le vicende successive che per l’effettivo ruolo svolto. Chi lo ha conosciuto me lo descrive come personaggio assai modesto, per non dire mediocre, anche nel circuito estremista. Al di là della necessità, etica prima ancora che giuridica, che Battisti sconti le condanne inflittegli a seguito di processi regolari, rilevo come la stessa attenzione mediatica non si concentri su latitanti che, come Battisti, hanno segnato tragicamente gli Anni di piombo e che molto di più pesavano a livello decisionale nella commissione dei reati. Qualche nome? Giorgio Pietrostefani, capo del servizio d’ordine di Lotta Continua e responsabile dell’omicidio Calabresi; Alessio Casimirri, importante militante della colonna romana e fra gli assassini di via Fani; Livio Baistrocchi, uno dei leader della colonna brigatista di Genova, omicida plurimo e killer fra i più spietati; Oscar Tagliaferri già militante del Superclan di Corrado Simioni e autore, da «cane sciolto» nel 1978 di una strage, per futili motivi, in un bar di Milano.
vivicentro.it/opinione
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lastampa/La giustizia deve braccare tutti i terroristi italiani latitanti CARLO MASTELLONI
Salva la trattoria “Da Maria”, il ritrovo dei tifosi del Napoli in Inghilterra
Un pezzo di napoletanità a Londra è salvo. Sì, perché la trattoria “Da Maria” non chiuderà per l’ampliamento del cinema situato accanto. Il ritrovo dei tanti campani, emigrati in cerca di fortuna in Inghilterra ci sarà ancora. Il locale è pieno di cimeli del Napoli, da ricordare è la maglia indossata da Maradona in occasione della partita Napoli – Pescara del 1988 terminata 8-2 per gli azzurri. In occasione delle partite del Napoli la trattoria si riempie di persone, diventando una bolgia quando gli azzurri segnano.
All’edizione odierna del quotidiano Il Mattino ha parlato uno dei gestori del locale: “Siamo felicissimi per questa decisione, tutto questo non poteva succedere senza il supporto dei tifosi del Napoli. La decisione è importante non solo per noi, ma anche per la comunità partenopea a Londra. Sappiamo che la battaglia non finirà qui, ma abbiamo molti sostenitori”.
Sampdoria, Giampaolo:”Io e Sarri interpretiamo alla stessa maniera il lavoro”
L’allenatore della Sampdoria, Marco Giampaolo ha parlato all’edizione odierna del quotidiano La Repubblica spiegando tutte le similitudini tra il suo modo di pensare il calcio e quello di Maurizio Sarri. Ecco un estratto delle sue dichiarazioni:“Io e Sarri interpretiamo il lavoro alla stessa maniera, come un pozzo senza fondo, sempre da sviluppare, pensare, migliorare. Non è un pregio, né un difetto, è una caratteristica. Ad essere comune è la filosofia”. “La mia Samp aspira ad essere un piccolo Napoli. Tentando di fare la partita sempre. Alcune volte ci riesce, altre no. La differenza fra noi e loro è nella quantità di volte. Il Napoli sovrasta quasi sempre: è riduttivo sostenere che gioca il calcio migliore d’Italia, è fra i più belli d’Europa. La ricetta è facile: l’allenatore mette sul campo le sue idee, che diventano vincenti grazie alla qualità dei giocatori. Sarri è riuscito a creare un idillio che porta ad essere il Napoli la macchina perfetta che è. I meriti non sono mai di una sola persona”. Sullo scudetto: “Potrebbe vincerlo, ma attenzione: la Juve ne ha vinti sei di fila, mette il contachilometri a seconda delle partite, in alcune viaggia a 100, in altre a 60. Il Napoli invece ha bisogno di andare sempre a tavoletta e questo alla lunga può mandarlo fuori giri. È l’alternativa più pericolosa al la Juve, la farà sudare. Come terzo incomodo metto la Roma. Poi Lazio, mi piace molto, e dopo ancora Inter e Milan”
Serie A2 Maschile: Il Club Italia CRAI conquista la prima vittoria in campionato
Vigna di Valle – Arriva la prima vittoria in campionato per il Club Italia CRAI Roma che tra le mura amiche del Centro Federale di Vigna di Valle ha battuto al tie-break 3-2 (16-25, 25-18, 25-15, 20-25, 15-13) la Mosca Bruno Bolzano in un vero e proprio scontro diretto. Primi due punti in graduatoria dunque per i giovani azzurrini che hanno voluto fortemente questo primo, meritato successo in campionato maturato al termine di una gara equilibrata e difficile.
Perso il primo parziale i ragazzi di Monica Cresta sono riusciti a ribaltare la situazione portandosi sul 2-1. Quando però la situazione sembrava avviata verso una conclusione in loro favore, i bolzanini si sono rifatti sotto impattando la gara sul 2-2. Nel tie-break, però Cantagalli e compagni sono stati davvero bravi a spuntarla nelle fasi conclusive e, dopo aver fallito un primo match ball, hanno fatto loro la partita chiudendo sul 15-13.
La formazione federale è scesa in campo con Salsi in regia, Cantagalli sulla sua diagonale, Gardini e Recine schiacciatori, Cortesia e Mosca al centro e Federici libero. Tra i ragazzi del Club Italia in evidenza Cantagalli con 22 punti e Recine con 21, ma in generale è stata davvero positiva la prova di tutti i ragazzi che hanno collezionato 13 muri (5 di Cortesia), il 41% in ricezione e il 44% in attacco.
Club Italia CRAI Roma- Mosca Bruno Bolzano: 3-2 (16-25, 25-18, 25-15, 20-25, 15-13)
Club Italia Crai Roma: Gardini 15, Cortesia 13, Recine 21, Cantagalli 22, Salsi 3, Mosca 3, Federici (L). Baciocco, Rondoni (L). Ne: Sperotto, Panciocco, Stefani, Dal Corso, Ferri. All. Cresta.
Mosca Bruno Bolzano: Zappoli 7, Bleggi 2, Boswinkel 33, Quartarone 3, Paoli 7, Galabinov 12, Thei (L). Baldazzi, Ingrosso 1, Spagnuolo, Bressan 1. Ne: Candeago. All: Burattini
Arbitri: Di Bari, Somansino
Durata set: 23’, 25’, 21’, 24’, 19
Club Italia: a 7 bs 15 mv 13 et 30
Bolzano: a 2 bs 10 mv 11 et 24
/Comunicato FederVolley
Ballottaggio Allan – Zielinski, il brasiliano è in vantaggio. Ecco le possibili scelte di Sarri
La sfida con la Roma si avvicina e Maurizio Sarri deve sciogliere i nodi legati agli ultimi ballottaggi. Secondo quanto riporta l’edizione odierna del quotidiano La Gazzetta dello Sport, si va verso la riconferma dell’undici che prima della sosta ha asfaltato il Cagliari. Quindi Allan è favorito rispetto a Zielinski a scendere in campo, anche perché non essendo partito con le Nazionali ha potuto fare un lavoro diverso rispetto al polacco. La porta dell’Olimpico sarà difesa da Pepe Reina. Davanti a lui il poker d’assi formato da Kalidou Koulibaly e Raul Albiol al centro, con Ghoulam e Hysaj ai lati. In mediana spazio per Allan, Jorginho e il capitano Hamsik. In avanti il trio delle meraviglio Insigne, Mertens, Callejon.
Elezioni provinciali, M5S Cesa: “Han cancellato la democrazia, hanno cancellato diritto a voto”.
CESA – Il gruppo del M5S di Cesa, rappresentato dai consiglieri comunali Raffaele Bencivenga ed Amelia Bortone, ha espresso, in una nota stampa, tutto il suo malcontento e le sue perplessità in relazione all’iter seguito per le elezioni provinciali del 2017, in programma nella giornata di giovedì 12 ottobre.
“Questo è un modo squallido di intendere l’impegno al bene comune – dicono gli esponenti pentastellati -. La casta, i politici, si sono liberati dal “fastidio” di passare attraverso il voto dei cittadini. Difatti, i consiglieri provinciali, non più eletti dai cittadini, continueranno ad esistere e saranno solo l’espressione della peggiore vecchia politica.
Il tutto si è ridotto ad una mera e squallida spartizione di incarichi e poltrone. Se la canteranno e se la suoneranno come meglio credono i burattinai dei partiti. Volevano cancellare province, ma, alla fine, hanno cancellato solo il voto degli italiani. Evviva la democrazia (affermano in modo ironico ndr). La nostra posizione è netta. Nella giornata del 12 ottobre, si celebra l’apice dello squallore della vecchia politica, con una vergognosa riforma che elimina la possibilità dei cittadini di poter votare i propri rappresentanti, lasciando tutto in mano ai partiti.
Noi, come portavoce in consiglio comunale a Cesa, vogliamo esprimere tutto il nostro dissenso non partecipando alle elezioni provinciali. Siamo contrari a quest’organo le cui funzioni potrebbero esser assorbite da Regione e Comuni. Sarebbe auspicabile – si augurano – prevedere maggiori risorse proprio all’ ente più vicino ai cittadini. Per coerenza abbiamo rifiutato non solo di candidarci, ma, a maggior ragione, di partecipare a questo assurdo teatrino delle votazioni provinciali. Si agisce per il ‘bene’ di pochi ed a nulla conta quello dell’ Italia e dei cittadini della provincia di Caserta. Noi non ci siamo. I cittadini chiedono partecipazione e servizi – concludono -, basta con i poltronifici”.
/Comunicato Stampa
Koulibaly: “Con Sarri il calcio diventa matematica. Mertens? E’ un fenomeno”
Kalidou Koulibaly, difensore del Napoli, ha parlato all’edizione odierna del quotidiano Il Mattino. Ecco un estratto delle sue dichiarazioni: Il suo primo anno a Napoli non benissimo. «Venivo dal Belgio, calato nel calcio italiano completamente diverso. Benitez mi ha aiutato, Sarri mi ha riscoperto». Ma e’ cosi’ geniale il suo allenatore? «Si, e’ cosi’. Vede cose che altri non vedono. Ti fa capire quanto nel calcio nulla deve essere imprevedible. E’ uno studioso. Qualsiasi domanda tu gli faccia, lui ha sempre una risposta. E ti fa pensare come componente di una squadra e non come singolo. Proprio oggi mi ha fatto vedere un video con dei miei errori, cosi’ mi aiuta a migliorare. Quando e’ arrivato mi ha detto: “Se fai come ti dico io diventerai un grandissimo”. E io ci sto provando, ma so che posso ancora migliorare. Con Sarri il calcio e’ matematica». Le ha fatto vedere anche un video di Dzeko? «No, ci ha fatto vedere i video della Roma. Sabato non sara’ un duello tra me e lui, e’ una partita tra Roma e Napoli. Se non siamo squadra rischiamo di perdere, al contrario e’ piu’ facile vincere. Io posso anche fermare Dzeko, poi magari fa gol un altro ed e’ finita». Il Napoli crede allo scudetto? «Certo, ci deve credere, ma non ci deve pensare. Cio’ che conta e’ battere la Roma adesso». La Juve è più forte? «Ha un storia diversa -ammette Koulibaly-, soldi. Compra grandi calciatori, Pjianic lo ha preso proprio alla Roma.Sarà un bel campionato». Ma e’ la squadra piu’ forte in Italia. «Non lo so, ma io mi diverto tanto a giocare in questo Napoli». Le hanno raccontato cosa vuol dire vincere uno scudetto a Napoli? «Si, ma mi hanno anche detto che e’ difficile da raccontare, bisogna viverlo». Mertens: lo vede e che cosa pensa? «Penso a un fuoriclasse, baciato dal talento».
Referendum per l’autonomia: uso, o abuso, degli istituti di democrazia diretta
Ugo De Siervo dedica l’editoriale ai referendum per l’autonomia di Veneto e Lombardia e osserva: “Vicende del genere mettono in evidenza il pericolo di abusare degli istituti di democrazia diretta, in conformità alla diffusa tendenza di alcune classi politiche a manipolare il corpo elettorale”.
Referendum, le false ambizioni
Molti hanno già notato criticamente che si tratta di iniziative impegnative e costose, ma prive di concreta efficacia, dal momento che non fanno altro che far manifestare una volontà degli elettori, che poi le classi politiche di queste Regioni dovrebbero rappresentare a livello nazionale. In effetti, già al momento attuale le Giunte o i Consigli regionali possono richiedere di accrescere l’autonomia regionale, sulla base di quanto prevede espressamente l’art. 116 della Costituzione.
O altrimenti ogni Regione potrebbe proporre addirittura un disegno di legge di revisione costituzionale in materia.
Ciò non esclude che si possa anche tentare di proporre tramite un referendum consultivo un nuovo e preciso modello regionale alternativo a quello esistente, ma ciò non è quello che è stato in realtà proposto nei due referendum, che anzi mettono in luce una contraddizione molto grave fra quanto viene più o meno genericamente chiesto agli elettori nel senso di un rafforzamento dell’autonomia di queste Regioni, e le effettive finalità manifestate dai loro proponenti.
Anzitutto questi referendum sono tra loro diversi, poiché quello veneto chiede agli elettori di esprimersi molto genericamente sul rafforzamento della Regione («vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?»), mentre quello lombardo sembra riferirsi esclusivamente alla richiesta di applicare il vigente art. 116 della Costituzione (nel quesito referendario si parla solo di «attribuzione di ulteriori forme e condizioni di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 116, terzo comma, della Costituzione e con riferimento ad ogni materia legislativa per cui tale procedimento sia ammesso in base all’articolo richiamato»).
Al tempo stesso, però i proponenti dei due referendum, sia in Veneto che in Lombardia, si riferiscono tranquillamente all’intenzione di giungere tramite la spinta popolare a far attribuire a queste Regioni forme di autonomia legislativa, amministrativa e finanziaria paragonabili a quelle finora previste per le sole cinque Regioni speciali (non a caso, tramite apposite leggi costituzionali). Qualcosa di palesemente molto diverso da quanto si sottopone al voto popolare, tanto che viene spontaneo rilevare che vicende del genere mettono in evidenza il pericolo che così si stia tentando di abusare degli istituti di democrazia diretta, in conformità alla diffusa tendenza di almeno alcune classi politiche a manipolare il corpo elettorale.
Quanto al nostro regionalismo, ogni riforma è ovviamente proponibile, seppur nell’ineludibile rispetto del principio dell’unità nazionale di cui all’art. 5 della Costituzione, ma certo occorrerebbe in via preliminare aprire un ampio e generale confronto culturale e politico in materia, sulla base di quanto si è sperimentato nel bene e nel male nella nostra esperienza, che ormai si sviluppa da molti decenni. Non solo occorrerebbe tener conto anche del difficile funzionamento, unanimemente riconosciuto, del famoso Titolo V della nostra Costituzione, ma anche considerare, insieme alle responsabilità centralistiche, i non pochi limiti evidenziati dalle classi dirigenti regionali e locali.
Appare comunque molto dubbio che si possa progettare che due delle maggiori Regioni italiane mutino radicalmente la loro condizione senza che ciò investa anche la condizione delle altre Regioni e dell’intero sistema delle autonomie territoriali. E ciò – tanto più – forzando la volontà dei cittadini delle due Regioni.
vivicentro.it/editoriale
vivicentro/Referendum per l’autonomia: uso, o abuso, degli istituti di democrazia diretta
lastampa/Referendum, le false ambizioni UGO DE SIERVO
Rischio imboscata per la legge elettorale
La legge elettorale incassa le prime fiducie mentre nelle piazze che circondano il Parlamento a Roma sfila la protesta. Sono piazze, al plurale, perché c’è il Movimento Cinque Stelle e ci sono le sinistre. “Non s’era mai vista una distanza più siderale, ben oltre quei pochi metri da cui le manifestazioni erano separate”, scrive Mattia Feltri che è andato a studiare i manifestanti. In Aula i voti continuano nel timore di imboscate dei franchi tiratori. Il presidente emerito Giorgio Napolitano non cela i dubbi sulla legge sottoposta a fiducia.
E la rabbia della piazza grillina non salva Bersani: “A mummia”
Viaggio nell’incomunicabilità dei due eventi di M5S e sinistra
E in effetti non s’era mai vista una distanza più siderale, ben oltre quei pochi metri da cui le manifestazioni erano separate, i pochi minuti fra l’eclissarsi della prima e il sorgere della seconda: come se l’onda d’energia si fosse esaurita.
S’era invece abbattuta all’ora di pranzo sulle transenne che tenevano i cinque stelle al di qua di Montecitorio. Uomini e donne su con gli anni, si intende intorno alla sessantina, tendevano le mani verso il palazzo delle frodi, un atto di disperata speranza, e di ultima minaccia. L’ululato: «Fuori! Fuori!». Infami, ladri di democrazia, abusivi. Mi chiamo Domenico, strilla uno all’orecchio. Di cognome? Turano, romano, pensionato. Ha con sé un libretto della Costituzione furiosamente sottolineato, righe gialle rosa blu. Qui c’è un conflitto fra poteri, strilla ancora, e sfoglia, articolo 72, modalità di voto: incostituzionale! Uno da dietro punta l’indice, Boldrini assassina, scrivilo scrivilo, servo! Due di Caserta portano via il cronista, Gaetano Sanfelice e Gerardo Sorice, sono iscritti al meetup, hanno addosso le rotondità di una lunga vita, il sorriso affabile, ascolta noi, dicono. Sono partiti stamattina per guadagnarsi la prima fila. La sanno lunga, loro: questi qui difendono le poltrone e niente altro, ecco perché siamo qui, sono l’immondizia, come Casini che ha cambiato tremila partiti – veramente non è vero, Casini no – ma fa lo stesso, sono tutti uguali, ecco perché siamo qui. È la bolgia che risucchia tutto. Uno sulla trentina, uno dei più giovani, cinge le spalle del cronista, nel tumulto trova l’intimità a un centimetro dal naso: il capitalismo finanziario ha paura soltanto dell’insurrezione del popolo, e noi faremo l’insurrezione, io che altro devo fare nella vita se non l’insurrezione? Sono sei anni che cerco lavoro – come ti chiami? – allora non hai capito, mi chiamo piazza, popolo, Movimento cinque stelle, e sono incazzato nero.
Poi il sole era andato via da un po’, e di fronte al Pantheon era stato tirato su un palchetto. Attorno sventolavano bandiere rosse, tutte uguali, se non fosse per le sigle, Sinistra italiana, Possibile, Mdp, Rifondazione, un placido arrendersi al tempo e al vento, fumo di pipa, tweed, cravatte disegno cachemire, Massimo D’Alema dice che il Pd logora la democrazia, sfilano come su un nastro trasportatore vecchi leader dotati dell’intera casistica dei congiuntivi, Gavino Angius, Gugliemo Epifani, Vincenzo Visco, Corradino Mineo, la corteggiatissima Anna Falcone, un attempato signore illustra la svolta di Fiano Romano dove l’intera giunta ha lasciato il Pd per Mdp, lui compreso, che conobbe gli anni ruggenti di Pci. Si chiama Giuliano Ferilli, è il babbo di Sabrina. Un ragazzo con una bella barba, ha ventotto anni, si chiama Andrea Mazzoni, dalemiano di Perugia, conta si possa costruire una sinistra di popolo radicata in una cultura di governo. Ha un elegante berretto di feltro, maglione di lana sotto la giacca. Un signore immobile reca un cartello con scritto «proporzionale puro». Mi chiamo Claudio Giambelli, sono pensionato di Roma, vorrei dare una struttura sociale e politica basata su dei fondamenti reali. Accanto a lui c’è una signora di 65 anni, mi chiamo Susanna Fratalocca, penso tutto quello che dice Tomaso Montanari, e mi dispiace che qui non ci siano giovani, i giovani in piazza non ci vanno più, le mie figlie non voteranno, dicono che non gli interessa. Sorride amara.
Com’è già distante la furia. Quando davanti a Montecitorio la calca aveva preso di colpo a ondeggiare, a ruggire. Uno ha il collo che esplode, maiale! maiale! Ma sul palco non c’è nessuno – chi sta parlando? – stanno trasmettendo l’aula, dice, credo sia Salvini, il bastardo – no, Salvini no, è europarlamentare. Guarda storto, sono maiali, solo maiali. Si alzano fogli con scritto no all’obbligatorietà vaccinale, un vassoio di cartone dorato con scritto reddito di cittadinanza, una donna di Rieti, sulla sessantina, Silvana Manganero, dice di essere venuta col marito perché ha visto su Facebook l’appello di Alessandro Di Battista che era così giù di corda, accidenti. Siamo venuti perché vogliamo un Parlamento costituzionale. Fuori / la mafia / dallo Stato / fuori / la mafia… Saltellano anziane signore minute e brizzolate, uomini sui cinquanta con t-shirt Harley Davidson, Heineken, Keep Calm che andiamo al governo, I love Formentera, hanno capelli lunghi e code bianche e magliette dei Kiss, residuato del metal novecentesco, giacche di jeans, poche ragazze con le unghie e le scarpe brillantinate, spazzano via tutto con applausi fragorosi quando la Camera viene dichiarata fascista, e sbraitando sul nome dell’ultimo nemico, Sergio Mattarella. Ci avete rotto i coglioni. Vi butteremo fuori a calci in culo. Onestà! Onestà! Faremo la veglia, dicono, staremo qui fino a domani, finché serve. E di là, al Pantheon, era già tutto vuoto, restituito ai turisti, s’era spento giusto un sussulto su Bella Ciao, versione dei Modena City Ramblers; e belle signore avevano ballato in tondo tenendo per mano i mariti, alla gioiosa memoria.
vivicentro.it/politica
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lastampa/E la rabbia della piazza grillina non salva Bersani: “A mummia” MATTIA FELTRI
Trump che abbaia
Per essere ammessi al club dei Rispettabili bisogna ribadire a ogni piè sospinto che Trump è il nemico numero uno dell’umanità. Macron può prendere in giro gli operai in sciopero e rimane uno statista illuminato. Trump invece è responsabile di ogni sciagura, comprese quelle minacciate dagli altri. L’ultimo ad attaccarlo è stato Eminem, il leggendario rapper che abita da vent’anni sotto il cappuccio di una felpa. Gli ha dedicato una canzone dove l’epiteto più gentile è «kamikaze nucleare». Come se a minacciare sfracelli atomici fosse stato Trump e non il dittatore nordcoreano. Ma sul feroce comunista asiatico nessuno spende una parolina o una parolaccia. Forse perché è comunista. O forse perché è asiatico, e in Occidente vige la regola che si può parlare male solo di chi sta con i cowboy. Trump è un marchio d’infamia e insultarlo equivale a un paternoster che monda da ogni peccato. Al suo ministro degli Esteri, considerato fin qui un infiltrato dei russi, è bastato dargli dell’imbecille per trasformarsi in statista. E possiamo immaginare che cosa si sarebbe detto e scritto se Harvey Weinstein, il produttore hollywoodiano che saltava addosso a qualsiasi scollatura, fosse stato amico e finanziatore del gel di carota della Casa Bianca, anziché di Obama. Intendiamoci. Trump è un truce affarista che frega il prossimo suo da quand’è nato, e senza neanche il tratto umano di Berlusconi. Non è per questo che dà fastidio, ma perché ha saputo parlare agli impoveriti. Quelli che il club dei Rispettabili ha smesso di ascoltare da tempo.
Massimo Gramellini / Trump che abbaia – corrieredellasera
Sicula Leonzio-Juve Stabia: nell’ultimo confronto vespe corsare a Lentini. Tutti i precedenti (video)
Negli ultimi due confronti, le vespe hanno espugnato il Nobile di Lentini
Sicula Leonzio e Juve Stabia, si sono affrontate in gare di campionato allo stadio Angelino Nobile di Lentini seppur con denominazioni diverse otto volte, bilancio in perfetta parità con tre vittorie dei bianconeri, due pari (entrambi senza reti) e tre vittorie per i gialloblù. Questi i dettagli:
– 1957 / 1958 – Campionato Nazionale Interregionale girone ‘ H ‘
11° giornata di ritorno: LEONZIO – JUVE STABIA 1 – 0.
– 1959 / 1960 – Campionato Nazionale Interregionale girone ‘ F ‘
2° giornata d’andata: LEONZIO – JUVE STABIA 2 – 1 la rete dei gialloblù fu messa a segno dal centrocampista stabiese di nascita Jone SPARTANO (foto).
– 1978 / 1979 – Campionato Nazionale di Serie D girone ‘ F ‘
6° giornata d’andata: LEONZIO – JUVE STABIA 1 – 4 le reti delle vespe si concretizzarono con un autorete, una doppietta dell’attaccante Giovanni FUMAROLA e ancora con l’attaccante Flaminio DE BIASE.
– 1988 / 1989 – Campionato Nazionale di Serie C2 girone ‘ D ‘
12 marzo 1989 – 7° giornata di ritorno: ATLETICO LEONZIO – JUVE STABIA 0 – 0.
– 1991 / 1992– Campionato Nazionale di Serie C2 girone ‘ D ‘
15 settembre 1991 – 7° giornata di ritorno: ATLETICO LEONZIO – JUVE STABIA 0 – 0.
– 1992 / 1993 – Campionato Nazionale di Serie C2 girone ‘ D ‘
31 gennaio 1993 – 17° giornata d’andata: ATLETICO LEONZIO– JUVE STABIA 3 – 1 (arbitro Carlo Nepi di Viterbo) il gol della “bandiera” delle vespe fu messo a segno dal mediano Marco NOVIELLO.
– 1993 / 1994 – Campionato Nazionale di Serie C1 girone ‘ B ‘
10 ottobre 1993 – 5° giornata d’andata: LEONZIO – JUVE STABIA 0 – 1 (arbitro Leonardo Ciambotti di Empoli) per i gialloblù l’ala destra Gennaro PIZZO fu il matchwinner (video).
– 2002 / 2003 – Campionato Nazionale di Serie D girone ‘ I ‘
23 febbraio 2003 – 7° giornata di ritorno: LENTINI – COMPRENSORIO STABIA 1 – 2 i due gol dei gialloblù furono messi a segnano dall’attaccante Vncenzo GAROFALO e l’altro attaccante argentino Luis Eduardo CHABAT.
Giovanni MATRONE
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Violenta una minorenne, un giovane di 26 anni finisce in manette
Violenta una minorenne, ventiseienne in manette
Un giovane di 26 anni è stato arrestato dai carabinieri a Castel Volturno, con l’accusa di violenza sessuale su una minorenne. Il ragazzo è stato preso dalla propria abitazione su ordine del Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
Secondo le ricostruzioni gli abusi sarebbero accaduti nell’ottobre 2016. Il 26enne, sotto l’effetto di droga, avrebbe violentato la ragazza di 15 anni, all’interno di un’abitazione di Castel Volturno. Dopo l’accaduto, la vittima è stata sistemata in una struttura protetta. Con il supporto di psicologi infantili, la vittivma ha trovato la forza di raccontare l’incubo vissuto. Le sue parole sono state poi verificate dai carabinieri.
Caso Denise, la procura chiede nuovi esami
La Procura di Marsala ha inviato al Ris dei carabinieri di Messina le impronte rilevate dagli investigatori, in vari luoghi e su diverse auto, dopo la scomparsa, a Mazara del Vallo l’1 settembre 2004, della piccola Denise Pipitone. Adesso, grazie ad alcune nuove metodologie, è possibile rilevare tracce di Dna anche dalle impronte digitali.
Questi nuovi accertamenti, chiesti dall’avvocato di parte civile Giacomo Frazzitta e da Piera Maggio, madre di Denise, mirano ad accertare la possibile presenza di Denise in qualche luogo o su qualche auto dopo il sequestro. Il legale e Maggio avevano chiesto accertamenti su alcune impronte, mentre la Procura ha esteso l’esame per tutte le impronte a suo tempo rilevate. La decisione della Procura, di fatto, riapre l’inchiesta.
/Fonte ANSA



