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Juve Stabia, al via la stagione del settore giovanile: definite squadre e campionati per il 2025/2026

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La S.S.Juve Stabia 1907 è lieta di annunciare la propria partecipazione ai campionati nazionali per la stagione sportiva 2025/2026 con le formazioni Primavera, Under 17, Under 16, Under 15 A-B e Under 14 Pro.

Un impegno importante che testimonia la volontà del club di investire sulla crescita dei giovani talenti.

Primavera 3: le Vespette nel girone B

La squadra Primavera, affidata alla guida tecnica dei mister Donato Capone e Rosario Chiaiese, inizierà la preparazione precampionato lunedì 18 agosto presso lo stadio Pozzo di Boscoreale.Le Vespette sono state inserite nel girone B del campionato Primavera 3 e se la vedranno con Arezzo, Audace Cerignola, Catania, Foggia, Giugliano, Gubbio, Latina, Pontedera, Potenza, Trapani e Vis Pesaro.

L’esordio è fissato per sabato 20 settembre 2025, in casa contro il Trapani.

Under 17: un girone di ferro con le big del centro-sud

Ha già iniziato a sudare la formazione Under 17, che si è radunata lo scorso giovedì 31 luglio al Comunale di Cesa sotto la guida di mister Michele Sacco.I giovani gialloblù affronteranno un girone C di altissimo livello, misurandosi con corazzate del calibro di Roma, Lazio, Napoli, Fiorentina ed Empoli.

Completano il raggruppamento U.S.Avellino 1912, S.S.C.

Bari, U.S.Catanzaro 1929, Delfino Pescara 1936, Frosinone Calcio, U.S.

Lecce e Palermo F.C.La prima giornata di campionato è in programma per domenica 31 agosto 2025, con la Juve Stabia che ospiterà il Catanzaro.

Under 16 e Under 15: stesso girone, stesso avversario all’esordio

Hanno iniziato ieri, lunedì 11 agosto, la loro preparazione le formazioni Under 16 e Under 15, che lavoreranno anch’esse presso il Comunale di Cesa.

La guida tecnica dell’Under 16 è stata affidata a mister Eugenio Romano, mentre l’Under 15 sarà allenata da mister Francesco Criscuoli.Entrambe le squadre sono state inserite nello stesso girone C dell’Under 17, affrontando quindi i medesimi prestigiosi avversari.

I campionati inizieranno domenica 14 settembre 2025 e vedranno entrambe le formazioni stabiesi impegnate nella difficile trasferta di Bari.

Under 14 Pro: in attesa di girone e calendario

Infine, la squadra Under 14 Pro, allenata da mister Alessandro Gaveglia, si radunerà lunedì 1 settembre allo stadio Piccolo di Cercola per iniziare la preparazione.Il girone e il calendario del campionato sono ancora in via di definizione da parte della Lega.

Incendio al Centro direzionale di Napoli, cascata di fuoco dal grattacielo

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Incendio nella notte in un grattacielo al Centro Direzionale di Napoli: nessun ferito, ma paura per il distacco di alcune finestre. È accaduto poco prima delle 2. Secondo le prime ricostruzioni, l’incendio sarebbe scoppiato al 20esimo piano dell’edificio che si trova all’isola G1 del Centro Direzionale di Napoli, propagandosi anche al 21esimo e lambendo il 22esimo piano. Fortunatamente non ci sono feriti. A causa delle fiamme, alcune finestre sono precipitate al suolo. Il rogo ha interessato alcuni studi professionali.

Sul posto, insieme ai vigili del fuoco, sono intervenuti gli agenti delle volanti e dell’ufficio prevenzione generale della Questura di Napoli. Sono in corso le indagini per chiarire le cause dell’incendio.



Fonte AdnKronos

Centrodestra in stand by sulle elezioni regionali, stallo sui nodi Zaia e Campania

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“C’è un caos calmo”, scherza un big del centrodestra citando il titolo del bestseller di Sandro Veronesi per descrivere il clima all’interno della maggioranza sulle regionali. In pratica: tutto è in stand by, non ci sarà nessun vertice a Ferragosto, anche perché la priorità per i leader, in particolare Giorgia Meloni, è il conflitto in Ucraina in vista del vertice Trump-Putin in Alaska proprio il 15. In agenda non ci sono nemmeno incontri tra i coordinatori regionali. I nodi sono sempre quelli del Veneto e della Campania.

La ‘variabile Zaia’, nessuna novità e gelo Fdi

Per il ‘dopo-Zaia’ non ci sono novità: ovvero, c’è la Lega che rivendica un suo candidato. Intanto, i ‘problemi’ continuano ad arrivare proprio da Luca Zaia che rilancia la sua lista personale alle regionali, assicurando che si tratta di un “valore aggiunto” per la coalizione.

”La mia lista non è un atto di narcisismo o megalomania, in realtà ho sempre avuto una lista civica”, e anche stavolta servirà a “portare voti”, “Meloni lo sa”, ci tiene a sottolineare al Corriere della Sera il governatore leghista, che a causa del tetto al terzo mandato non potrà ricandidarsi alla guida della Regione.

La ‘variabile Zaia’, però, non va giù agli alleati: Fi e Fdi hanno dimostrato freddezza. Un comportamento che in casa Lega non comprendono, visto che conta vincere e con la lista del governatore uscente il Veneto potrà essere conquistato più facilmente. “Se non è un problema per la Lega, perché Zaia deve esserlo per gli alleati, visto che ci fa vincere”, commenta un big del Carroccio che sta seguendo da vicino il dossier elezioni.

Dalle parti di Fdi, però, una lista Zaia viene interpretata come una fuga in avanti. “Sarà il futuro candidato presidente a decidere quali sono le liste che lo sosterranno”, taglia corto all’Adnkronos il senatore meloniano Raffaele Speranzon, uno dei nomi in campo per il post-Zaia. Anche il coordinatore veneto di Fratelli d’Italia, Luca De Carlo – altro possibile candidato del partito della premier – ribadisce le perplessità di Fdi sull’ipotesi di una lista Zaia: “L’assetto che la Lega vuole darsi per affrontare le prossime regionali non riguarda Fratelli d’Italia: noi – spiega il senatore all’Adnkronos – siamo impegnati a costruire la miglior lista possibile per Fdi. Potremmo eventualmente occuparci della lista del presidente solo nel caso in cui il presidente fosse espressione nostra”.

“Gli assetti con cui gli alleati intendono presentarsi alle elezioni sono una loro scelta: se la Lega vuole dividere i voti con una ‘lista Zaia’, nessun problema. È però singolare – dice ancora De Carlo – trovare una lista guidata da una persona che non è candidato presidente: si tratta di un’anomalia. Se in Fdi avessimo un fuoriclasse come Zaia, lo candideremmo nella nostra lista”. Al momento, non sembra prioritario un vertice sulle regionali. “Credo che la prima cosa importante sia definire la data delle elezioni. La priorità assoluta è l’unità della coalizione: con quella, si vince. La seconda è elaborare un programma solido per affrontare i prossimi 5-10 anni. La scelta dell’uomo di punta viene solo dopo: è un problema secondario rispetto all’unità e alla visione”, sottolinea il presidente della Commissione Agricoltura di Palazzo Madama.

Pure Forza Italia è fredda sul governatore veneto uscente per bocca del coordinatore regionale in Campania, Fulvio Martusciello, fedelissimo di Antonio Tajani: “La lista Zaia rischia di produrre tantissime schede nulle non essendo Zaia candidato a presidente. L’elettore potrebbe confondersi…”. Nel 2020, avverte l’eurodeputato azzurro all’Adnkronos, “ce ne furono 100mila tra bianche e nulle. Con questa lista non escludo che se ne possano aggiungere altre 50mila”.

Stallo anche in Campania, i papabili e il timore sconfitta

Lo stallo persiste anche all’ombra del Vesuvio. In Campania probabilmente si voterà tra ottobre e novembre ma la maggioranza sembra attendere le mosse del centrosinistra, che con Roberto Fico candidato presidente viene dato per vincente anche ‘al netto’ dell’incognita rappresentata da Vincenzo De Luca.

Intanto, i papabili alla presidenza della Regione sarebbero Edmondo Cirielli, viceministro meloniano degli Esteri; Giosi Romano, coordinatore della Zes unica del Mezzogiorno; il rettore dell’Università Federico II, Matteo Lorito a cui si aggiungerebbe la carta di un altro ‘magnifico’, l’attuale rettore dell’università Vanvitelli Giovanni Francesco Nicoletti. “Il vero problema è che in Campania il centrodestra non ha nessun nome pronto a metterci la faccia visto che si preannuncia una sconfitta”, confida un parlamentare di maggioranza di lungo corso.

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Fonte AdnKronos

Lecce – Juve Stabia, Coppa Italia: Camarda contro Burnete, è già sfida tra bomber del futuro

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Il Ferragosto calcistico regalerà un antipasto di stagione tanto affascinante quanto ricco di spunti.Al Via del Mare, il Lecce di Di Francesco e la Juve Stabia di Abate si contenderanno il passaggio del turno in Coppa Italia, in una partita che va oltre il semplice risultato sportivo.

I fari saranno puntati su due giovani attaccanti pronti a prendersi la scena e a dimostrare il proprio valore: da una parte l’astro nascente Francesco Camarda, dall’altra l’ex di turno, Rareș Burnete.

Camarda, il predestinato alla prova del nove

Appena approdato nel Salento in prestito dal Milan, Francesco Camarda rappresenta uno dei colpi più intriganti del mercato estivo.Classe 2008, stella della Primavera rossonera e detentore del record come più giovane esordiente nella storia della Serie A, il giovane attaccante cerca a Lecce la consacrazione nel calcio dei grandi.

La società giallorossa ha scommesso forte su di lui offrendogli la possibilità di trovare quella continuità di minutaggio fondamentale per la crescita di un talento cristallino.La sfida contro la Juve Stabia sarà il suo primo vero banco di prova con la nuova maglia, un’occasione per far subito breccia nel cuore dei suoi nuovi tifosi e per iniziare a ripagare la fiducia riposta in lui.

Burnete, il dente avvelenato dell’ex

Sulla sponda opposta, ci sarà un altro giovane con motivazioni alle stelle.

Rareș Burnete, attaccante rumeno classe 2004, è stato appena ceduto in prestito secco dal Lecce proprio alla Juve Stabia.Il destino ha voluto che il suo esordio ufficiale con le “Vespe” sia proprio contro la squadra che detiene il suo cartellino.

Dopo essersi messo in luce nel campionato Primavera con i salentini, vincendo anche un campionato da protagonista, Burnete avrà l’opportunità di dimostrare al suo ex club di essere pronto per un ruolo da protagonista in Serie B.La voglia di farsi notare e di guidare i suoi nuovi compagni verso un’impresa è altissima.

Un duello nel duello

Lecce – Juve Stabia non sarà quindi solo una partita di Coppa, ma un affascinante duello a distanza tra due attaccanti che puntano a scrivere pagine importanti del proprio futuro e di quello dei rispettivi club.

Entrambi arrivano a questo appuntamento con un bagaglio di promesse e con la fame tipica di chi vuole lasciare il segno.La curiosità dei sostenitori è palpabile: il successo delle due squadre in questa stagione passerà inevitabilmente anche dai loro gol.

La sfida, ora, sarà per entrambi quella di integrarsi al meglio nei rispettivi sistemi di gioco e di gestire la pressione e le grandi aspettative che li circondano.In attesa del fischio d’inizio, non resta che godersi l’attesa per uno spettacolo che promette emozioni.

La speranza, per i tifosi di entrambe le compagini, è che il talento di questi due ragazzi possa brillare, trascinando a suon di gol Lecce e Juve Stabia verso un campionato da protagonisti.

Juve Stabia, un altro ex cambia casacca: Il portiere Andrea Seculin firma con la Reggiana

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Un altro pezzo di storia recente della Juve Stabia saluta e si accasa altrove, creando un suggestivo incrocio di destini. Andrea Seculin, l’ex portiere delle Vespe che difese i pali del Menti ai tempi della memorabile Serie B con Piero Braglia in panchina, è un nuovo giocatore della Reggiana.Il suo arrivo in Emilia porta con sé non solo il ricordo di quegli anni per i tifosi stabiesi, ma anche una reunion che farà piacere agli amanti delle statistiche e dei corsi e ricorsi storici: Seculin dividerà lo spogliatoio con Danilo Quaranta, difensore che solo pochi mesi fa vestiva la casacca gialloblù.

L’annuncio è stato dato direttamente dal club emiliano attraverso i propri canali ufficiali, formalizzando un’operazione che porta esperienza e affidabilità tra i pali della squadra granata. “AC Reggiana comunica di avere acquisito dal Trapani FC il diritto alle prestazioni sportive di Andrea Seculin, che firma in granata un contratto fino al 30 giugno 2026 con opzione di estensione per un’ulteriore stagione”, si legge nella nota del club.Classe 1990, Seculin arriva alla Reggiana portando in dote un bagaglio di oltre 140 presenze tra i professionisti in Italia, un’esperienza consolidata che lo ha visto protagonista in piazze importanti.

La sua carriera include anche il prestigioso traguardo della maglia della Nazionale Under 21 a testimonianza di un talento riconosciuto fin da giovane.Per i tifosi della Juve Stabia, il nome di Seculin è legato indissolubilmente alle stagioni in Serie B sotto la guida di Piero Braglia.

Arrivato in prestito dalla Fiorentina, il portiere goriziano divenne un punto fermo della squadra, collezionando quasi 40 presenze tra il 2011 e il 2013 e facendosi apprezzare per la sua reattività tra i pali e la sua affidabilità.Anni intensi e ricchi di sfide che hanno lasciato un’impronta significativa nella sua carriera e nel cuore dei sostenitori stabiesi.

Il destino ha voluto che il suo approdo alla Reggiana coincidesse con quello di Danilo Quaranta.Il difensore, arrivato alla Juve Stabia nel mercato di gennaio della scorsa stagione, ha da poco compiuto lo stesso percorso, trasferendosi in granata.

I due ex gialloblù si ritrovano così compagni di squadra pronti a difendere insieme i colori di un’altra nobile del calcio italiano.Con questa nuova avventura, Andrea Seculin cerca una nuova consacrazione, mettendo la sua esperienza al servizio di un club ambizioso come la Reggiana.

Per i tifosi delle Vespe la notizia del suo trasferimento è l’occasione per ricordare un altro dei protagonisti che hanno scritto pagine importanti della storia recente del club con la curiosità di vederlo all’opera in una nuova sfida fianco a fianco con un altro volto noto del Menti.

Incendio sul Vesuvio, ultime news e aggiornamenti

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Proseguono da più di 48 ore le operazioni di spegnimento dell’incendio che sta interessando il Parco nazionale del Vesuvio. Imponente il dispositivo di soccorso del Corpo nazionale, in questo momento sono 80 i vigili del fuoco impegnati, con rinforzi giunti da Emilia Romagna, Toscana e Marche e dai comandi di Salerno e Caserta. Dalle prime luci dell’alba stanno operando anche 4 velivoli Canadair CL-415 dei vigili del fuoco. Questa notte le squadre a terra hanno operato per contrastare le fiamme sul versante Sud del Vesuvio, nei territori di Terzigno, Boscotrecase e Trecase.

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Fonte AdnKronos

Juve Stabia, Enrico Piovanello riparte da Crotone: un addio che ha il sapore di una bocciatura definitiva

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Enrico Piovanello è ufficialmente un nuovo giocatore del Crotone.L’esterno offensivo, classe 2000, si trasferisce in Calabria dalla Juve Stabia, raggiungendo l’ex compagno di squadra Cristian Andreoni, in un’operazione di mercato che segna quindi per il giocatore la fine di un rapporto travagliato con la società campana.

Il trasferimento, avvenuto con la formula del prestito con obbligo di riscatto al verificarsi di determinate condizioni, rappresenta per Piovanello la seconda cessione in pochi mesi da parte del club gialloblù.Già a gennaio, infatti, l’attaccante era stato mandato in prestito al Trapani, un segnale che le strade tra il giocatore e la Juve Stabia si stavano separando.

Nonostante un contributo significativo alla promozione in Serie B della Juve Stabia nella stagione 2023/24, con prestazioni che ne avevano messo in luce le qualità tecniche e la grinta, la società ha optato per altre scelte e la doppia bocciatura con due diversi allenatori (Pagliuca e Abate) hanno fatto trapelare una inadeguatezza del calciatore per il difficile campionato di Serie B.Questa gestione ha lasciato comunque perplessi parte della tifoseria, che non ha mai nascosto l’apprezzamento per il giocatore, considerandolo un potenziale per il futuro della squadra.

Ora, per Piovanello si apre un nuovo capitolo.A Crotone cerca quella continuità e quella fiducia che a Castellammare di Stabia sembravano svanite.

L’ambiente calabrese potrebbe essere ideale per il suo rilancio.La presenza di un volto familiare come quello di Cristian Andreoni, anch’egli trasferitosi in rossoblù dalla Juve Stabia, potrebbe accelerare il suo processo di inserimento nel nuovo contesto tattico e umano.

Per Piovanello, Crotone rappresenta l’occasione per dimostrare il proprio valore e trasformare l’amarezza di una doppia bocciatura in un nuovo, entusiasmante, punto di partenza per la sua carriera.

Nei Musei Vaticani il cuore della Campania: un viaggio tra arte, fede e identità

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Visitare i Musei Vaticani è sempre un’esperienza straordinaria, ma per chi arriva dalla Campania, c’è un motivo in più per varcare i cancelli di questo scrigno d’arte: tra le infinite meraviglie custodite, sono numerosi i capolavori che raccontano la storia, l’arte e la spiritualità della nostra terra.

Durante una recente visita, abbiamo intrapreso un percorso mirato, alla scoperta delle opere che legano i Musei Vaticani a Napoli e al Sud Italia, testimoniando il ruolo centrale che la nostra regione ha avuto nei secoli nell’ambito della produzione artistica e del patrimonio ecclesiastico.

Nella Pinacoteca Vaticana, ad esempio, spicca una delle opere più preziose di Caravaggio: la celebre “Deposizione”, proveniente originariamente dalla Chiesa di Santa Maria in Vallicella, ma con un’estetica che richiama fortemente le sue esperienze napoletane.L’uso del chiaroscuro, la drammaticità dei volti e la corporeità dei personaggi ricordano lo stile che Caravaggio affinò proprio durante il suo soggiorno a Napoli nei primi anni del Seicento.

Ma la presenza della Campania nei Musei Vaticani non è solo pittorica.

Nella Collezione Gregoriana Egizia e nel Museo Pio Clementino, si trovano reperti provenienti dagli scavi di Pompei, Ercolano e Cuma, arrivati a Roma durante il periodo borbonico o donati alla Santa Sede da nobili collezionisti.Statue, busti e mosaici che testimoniano la ricchezza e la vivacità culturale dell’antica Campania felix.

In uno spazio più raccolto, ma non meno suggestivo, troviamo anche un riferimento alla più popolare delle tradizioni campane: il presepe napoletano.

Ogni anno, nella stagione natalizia, i Musei Vaticani allestiscono una sezione dedicata alla Natività con opere provenienti da tutto il mondo, ma le figure in terracotta della scuola napoletana del ‘700, con i loro dettagli realistici e le vesti in tessuto, restano sempre tra le più apprezzate dai visitatori.

La visita si chiude con una consapevolezza profonda: la Campania non è solo spettatrice, ma protagonista della grande storia dell’arte sacra e della cultura universale.Le opere presenti nei Musei Vaticani parlano ancora oggi della vitalità culturale della nostra terra, del talento dei suoi artisti e della sua centralità spirituale.

Un viaggio a Roma, quindi, può diventare anche un modo per riscoprire le nostre radici, osservandole da una nuova prospettiva: quella di chi, a migliaia di chilometri, riconosce nella bellezza di un’opera l’inconfondibile impronta della Campania.

Il Mantegna di Pompei: ai Musei Vaticani un capolavoro riemerge dall’oblio

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Un ritrovamento eccezionale scuote il mondo dell’arte e della cultura: una Deposizione di Cristo, attribuita ad Andrea Mantegna, è tornata alla luce dopo secoli di oblio e oggi è protagonista della mostra “Il Mantegna di Pompei.Un capolavoro ritrovato”, in corso presso la Pinacoteca dei Musei Vaticani.

La tela, scomparsa dai radar documentari fin dal XVI secolo, era originariamente conservata nella chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli.

Riemersa in tempi recenti nel Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, l’opera è stata riconosciuta grazie all’intuizione dello storico dell’arte Stefano De Mieri, che ne ha scorto l’importanza attraverso una semplice immagine online pubblicata sul portale CEI BeWeB.

Il quadro, a lungo creduto una copia di bottega, è stato oggetto di approfondite analisi tecniche e di un restauro meticoloso nei laboratori vaticani, che ne hanno svelato la sorprendente paternità: quella del grande maestro del Rinascimento padano, Andrea Mantegna (1431–1506).

L’intervento conservativo, durato oltre due anni, ha permesso di rimuovere secoli di ridipinture e verniciature che ne offuscavano la qualità originaria.Riflettografie, raggi X e indagini multispettrali hanno rivelato un disegno preparatorio e uno stile che non lasciano dubbi: si tratta di un’opera autografa, realizzata dal pittore mantovano in età matura.

Secondo Fabrizio Biferali, curatore della mostra e responsabile della sezione arte del XV-XVI secolo ai Musei Vaticani, non ci si trova di fronte a una copia o a un derivato, ma a un autentico Mantegna: la composizione, la forza espressiva, la monumentalità delle figure parlano chiaramente.

La scena raffigura Cristo deposto, sorretto da Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo, con Maria Maddalena inginocchiata in primo piano.

Il corpo scolpito di Cristo, la rigidità plastica dei panneggi, l’uso di elementi architettonici classici sullo sfondo e l’intensità emotiva rimandano con evidenza alla poetica mantegnesca.

Un dettaglio colpisce: il rosario di corallo nelle mani della Maddalena, simbolo di devozione e redenzione, e probabile indicazione del legame con la committenza napoletana e la cultura religiosa dell’Italia meridionale.

L’esposizione, allestita nella Sala XVII della Pinacoteca Vaticana e visitabile fino al prossimo ottobre, si inserisce nel programma “Museums at Work” pensato per il Giubileo e il periodo quaresimale.L’obiettivo è valorizzare il dialogo tra arte, fede e ricerca scientifica.

Al termine della mostra vaticana, l’opera tornerà a Pompei per essere definitivamente esposta in un nuovo spazio museale del Santuario, accessibile al pubblico e valorizzato con nuovi strumenti espositivi e didattici.

Il “Mantegna di Pompei” non è solo un ritrovamento straordinario per la storia dell’arte, ma anche una testimonianza concreta del ruolo che la ricerca, la conservazione e la fede possono avere nel riportare alla luce i tesori dimenticati del nostro patrimonio culturale.

Juve Stabia e Lecce, Da Santin a Padalino: Storie di panchine incrociate

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In vista dell’importante trasferta della Juve Stabia a Lecce, emerge un affascinante intreccio di storie che lega le due società attraverso le figure di quattro allenatori che hanno lasciato un’impronta significativa sia in Salento sia a Castellammare di Stabia: Pietro Santin, Gianni Di Marzio, Piero Braglia e Pasquale Padalino.Questi nomi evocano ricordi, successi e momenti indelebili nel cuore di entrambe le tifoserie, testimoniando un legame calcistico più profondo di una singola partita.

La storia della panchina del Lecce, oggi guidata da Eusebio Di Francesco, è costellata di nomi prestigiosi che hanno contribuito a costruire la solida reputazione del club.Figure come l’indimenticato Carlo Mazzone, artefice di memorabili salvezze in Serie A con il suo calcio concreto e il suo carisma travolgente, e Eugenio Fascetti, il tecnico della prima, storica promozione in massima serie nella stagione 1984-85, sono entrate di diritto nella leggenda giallorossa.

Anche la parentesi spettacolare con Zdeněk Zeman, con il suo calcio offensivo e spregiudicato, e la più recente doppia promozione dalla C alla A firmata da Fabio Liverani, rappresentano capitoli fondamentali di una narrazione ricca di passione.In questo racconto si inseriscono, con ruoli da protagonisti, anche i tecnici che hanno guidato sia le “Vespe” che i “Lupi”.

Pietro Santin: L’Allenatore Gentiluomo

Definito da molti un “allenatore gentiluomo”, Pietro Santin ha rappresentato un punto di riferimento in entrambe le piazze.

Prima di approdare nel Salento, Santin si era fatto le ossa in Campania, guidando tra le altre proprio la Juve Stabia.La sua esperienza a Lecce è divisa in due atti: il primo, particolarmente significativo, nella stagione di Serie B 1978-79, in cui condusse la squadra a un lusinghiero sesto posto, uno dei migliori piazzamenti del club fino a quel momento.

Tornò a Lecce anche nella stagione 1986-87, sempre in B, in un’annata più complessa che vide poi l’arrivo di Carletto Mazzone.Il suo ricordo è quello di un tecnico preparato e dai modi garbati, capace di ottenere il massimo dalle sue squadre.

Gianni Di Marzio: Il Grande Intenditore

Figura carismatica e profondo conoscitore di calcio, Gianni Di Marzio è un altro nome che unisce le due città.

Allenatore della Juve Stabia nella stagione 1972-73 in Serie D, ha poi guidato il Lecce in Serie B dal novembre 1980 al 1982.Sebbene a Lecce non abbia conquistato promozioni, ha contribuito a consolidare la squadra nella serie cadetta.

Di Marzio è universalmente ricordato come uno straordinario talent scout, colui che per primo mise gli occhi su un giovanissimo Diego Armando Maradona.La sua competenza e la sua personalità vulcanica hanno lasciato un segno in tutte le piazze in cui ha lavorato, e sia la Juve Stabia che il Lecce hanno espresso un commosso cordoglio alla sua scomparsa a testimonianza del profondo rispetto guadagnato.

Piero Braglia: L’Eroe della Promozione Storica

Il nome di Piero Braglia è scolpito a lettere d’oro nella storia della Juve Stabia. È lui il condottiero della storica promozione in Serie B nella stagione 2010-2011, un traguardo atteso per sessant’anni che fece esplodere di gioia Castellammare di Stabia.

In quella stessa stagione, le “Vespe” conquistarono anche la Coppa Italia di Lega Pro, a coronamento di un’annata memorabile.Il suo calcio, fatto di grinta, organizzazione e pragmatismo, si rivelò la formula vincente.

Anni dopo, nell’ottobre del 2015, Braglia si sedette sulla panchina del Lecce, in Serie C.Visto come un tecnico alla “Mazzone” per carattere e concretezza, diede una scossa alla squadra, portandola a lottare per la promozione fino ai playoff, confermando la sua fama di allenatore esperto e capace di infiammare le piazze.

Pasquale Padalino: Il Legame più Recente

Pasquale Padalino rappresenta il legame più recente sull’asse Castellammare-Lecce.

Da calciatore, il difensore foggiano aveva già vestito la maglia giallorossa in Serie A nella stagione 1993-94.Da allenatore, ha guidato il Lecce nella stagione 2016-17 in Serie C, proponendo un calcio offensivo, influenzato dal suo maestro Zeman, e sfiorando la promozione.

Curiosamente, durante quella stagione fu protagonista di una memorabile vittoria in rimonta proprio contro la Juve Stabia.Il destino lo ha poi portato ad allenare le “Vespe” nella stagione 2020-21, dove ha cercato di trasmettere la sua filosofia di gioco.

La sua doppia esperienza lo rende uno dei testimoni più diretti delle passioni e delle ambizioni che animano queste due importanti realtà del calcio meridionale.Mentre Juve Stabia e Lecce si preparano a darsi battaglia sul campo, il ricordo di questi quattro allenatori serve a rammentare che, al di là della rivalità sportiva, esistono storie comuni e un rispetto reciproco cementato da uomini che hanno dedicato la loro carriera a questi colori.

il maltempo si sposta verso sud

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Dopo il caldo dei giorni scorsi, l’annunciata allerta meteo di 24 ore in Campania sta producendo una tempesta di fulmini su Napoli, violenti temporali nel Golfo e anche una bomba d’acqua a Bacoli, nell’area dei Campi Flegrei. In queste ore sono state inoltre segnalate strade allagate per le vie del centro di Napoli, dove vengono segnalati anche tombini allagati, caditoie intasate ed allagamenti stradali.

Il maltempo ha colpito anche l’area flegrea: il sindaco di Bacoli, Josi Della Ragione ha informato su Facebook: “Siamo in strada. Si è appena abbattuta su Bacoli una bomba d’acqua tra le più importanti mai registrate in città negli ultimi decenni. Una tempesta fortissima. In meno di un’ora, registriamo la caduta di 90 mm d’acqua. È la quantità più elevata, al momento, che le stazioni meteo hanno registrato in tutta la provincia di Napoli”.

“Ho disposto la disattivazione di tutte le Ztl per favorire un miglior deflusso di auto. Stiamo in strada con gli agenti di Polizia Municipale e gli operai ed i tecnici dell’Ufficio Tecnico e dell’Ufficio Manutenzione. Stiamo rispondendo a tutte le segnalazioni che ci giungono. Non lasceremo nessuno solo”, scrive il primo cittadino che mette a disposizione anche sul numero di cellulare. E, se in auto, ad accostare e attendere che il maltempo finisca – aggiunge – Sono vere e proprie calamità naturali che fanno danni in tutta Italia. E non solo. Vanno affrontati con assoluta cautela e attenzione. Ricordo a tutti che l’allerta meteo resterà in corso per l’intera giornata di oggi. Ci sono e ci saranno disagi. Non fatevi prendere dal panico. Li affronteremo con la massima urgenza. Insieme. Le opere di prevenzione che abbiamo attivato in questi mesi, permetteranno un veloce deflusso dell’acqua appena la situazione climatica sarà migliore”.

Fonte AdnKronos

Incendio sul Vesuvio, soccorsi ancora al lavoro per spegnere le fiamme: il punto

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Dopo le fiamme che hanno incendiato da ieri il Parco del Vesuvio, oggi ”stiamo lavorando alacremente, abbiamo rafforzato il dispositivo su alcune fasce e ci sono zone in cui l’incendio si sta marginalizzando. Credo però che ne avremo ancora per tutta la giornata”. Così all’Adnkronos il prefetto di Napoli, Michele di Bari, facendo il punto sulla situazione.

Ieri il Dipartimento di Protezione Civile ha attivato la mobilitazione nazionale per fronteggiare le fiamme. Sono al lavoro vigili del fuoco, volontari di Protezione civile e militari. Ad annunciarlo è stato il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci.

L’incendio ha interessato in particolare la pineta di Terzigno, con il coinvolgimento della Riserva Integrale Tirone, nonché dei territori boschivi dei comuni di Trecase, Ercolano e Ottaviano, con un fronte di fuoco che ieri ha raggiunto i 3.000 metri e un’area di diverse centinaia di ettari bruciati.

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Fonte AdnKronos

Juve Stabia e Lecce si affronteranno non solo per la Coppa Italia ma anche per testare le proprie ambizioni

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Il palcoscenico della Coppa Italia si prepara a ospitare una sfida che va oltre il semplice risultato, un confronto generazionale e tattico tr10due allenatori che rappresentano il futuro e il presente del calcio italiano.L’attesissima partita di venerdì 15 agosto alle 20:45 al “Via del Mare” tra la Juve Stabia e il Lecce, squadra veterana della Serie A, non sarà un semplice incontro del primo turno ma un vero e proprio antipasto di ciò che attende le due squadre nelle rispettive stagioni.

Sulla panchina delle Vespe siede la giovane promessa Ignazio Abate, mentre quella salentina è affidata a un tecnico di comprovata esperienza come Eusebio Di Francesco.In palio, non solo il passaggio del turno e un potenziale scontro a San Siro, se il Milan dovesse superare il Bari, ma anche preziose indicazioni in vista del campionato.

La “linea verde” di Abate: passione, identità e pressing a tutto campo

Ignazio Abate è l’uomo su cui la Juve Stabia ha deciso di puntare per il post Guido Pagliuca.

Un tecnico giovane, forgiatosi nelle giovanili del Milan dove ha ottenuto risultati di prestigio, che porta con sé una filosofia di gioco chiara: passione, identità e grinta.La sua missione è consolidare la categoria e gettare le basi per un progetto a lungo termine.

Il credo tattico di Abate, ammirato nella sua Primavera rossonera, si fonda su un 4-2-3-1 aggressivo, che fa del pressing organizzato e del recupero palla immediato le sue armi principali.Ma non parlategli di modulo preferito perchè ha giocato anche con altri schieramenti (3-5-2, 3-4-3, e tanti altri).

Le sue squadre sono note comunque per la verticalità e la ricerca della finalizzazione attraverso il gioco sulle fasce e gli inserimenti dei trequartisti.La Coppa Italia diventa, in questo senso, il primo, fondamentale banco di prova per il suo sistema e per la sua capacità di trasmettere questi concetti a una rosa che si sta affacciando alla nuova stagione di Serie B.

La partita contro il Lecce, avversario di caratura superiore, sarà un test probante per valutare lo stato di apprendimento del gruppo e l’adattabilità dei nuovi innesti.

L’esperienza di Di Francesco: calcio propositivo per la salvezza del Lecce

Dall’altra parte della barricata, Eusebio Di Francesco rappresenta una scelta di consolidata esperienza per la panchina del Lecce, con l’obiettivo primario di assicurarsi la permanenza in Serie A.Noto per il suo calcio propositivo e la sua abilità nel valorizzare i giovani, Di Francesco è un allenatore che non rinuncia mai a imporre il proprio gioco.

Sebbene duttile nei moduli, passando dal 4-3-3 al 3-5-2 a seconda degli interpreti e delle situazioni, la sua idea di calcio rimane costante: costruzione dal basso, grande importanza del gioco sulle fasce per creare superiorità numerica e un pressing alto per recuperare il pallone in zone offensive.Per il tecnico abruzzese, la sfida di Coppa Italia sarà cruciale per testare le nuove dinamiche di una squadra rinnovata e per oliare i meccanismi in vista di un campionato che si preannuncia estremamente competitivo.

Sarà l’occasione per trovare la giusta alchimia tra i veterani e i tanti giovani presenti nel raduno estivo, cercando di instillare quella mentalità offensiva che è il suo marchio di fabbrica.

Scontro di filosofie con un obiettivo comune

Quella tra Ignazio Abate e Eusebio Di Francesco è una sfida affascinante tra due visioni di calcio differenti: la freschezza e l’intensità di un allenatore emergente contro la saggezza tattica e la flessibilità di un veterano della panchina.Eppure, entrambi sono uniti da un comune denominatore: la necessità di raggiungere la salvezza nei rispettivi, difficili campionati.

La serata del “Via del Mare” offrirà quindi una preziosa anteprima.Per Abate sarà l’occasione di misurare la “fame” e la capacità di soffrire della sua Juve Stabia contro un avversario di livello.

Per Di Francesco, un test per capire a che punto è il suo Lecce nel percorso di assimilazione dei suoi principi.L’esito della sfida non determinerà solo chi continuerà il sogno di un palcoscenico prestigioso come San Siro, ma fornirà anche e soprattutto importanti indicazioni per il futuro di entrambe le squadre in campionato, dove la vera battaglia per la sopravvivenza deve ancora cominciare.

Juve Stabia, l’ex Salvatore Elia firma per l’Empoli di Guido Pagliuca

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Manca ancora qualche giorno alla chiusura ufficiale del calciomercato ma in questo periodo non mancano assolutamente le novità.Un ex Juve Stabia che ha conosciuto la Serie B con le vespe ha cambiato maglia e sfiderà in questo campionato ancora una volta le vespe di Castellammare di Stabia.

Il primo nome è quello di Salvatore Elia che ha firmato con l’Empoli del tandem Pagliuca/Tarantino proprio per restare in tema giallo e blu.La società toscana ha annunciato il closing della trattativa con un comunicato stampa ufficiale:

Empoli Football Club comunica di aver raggiunto l’accordo con lo Spezia Calcio per l’acquisizione a titolo definitivo del diritto alle prestazioni sportive calciatore Salvatore Elia.

Nato a Prato il 30 giugno 1999, cresciuto nel settore giovanile dell’Atalanta, nell’estate 2018 passa in prestito alla Juve Stabia in Serie C.Salvatore fa il suo debutto nei professionisti nel 3-0 esterno con il Siracusa.

Sarà una stagione in cui Elia gioca con regolarità: con 30 presenze, 2 gol e 6 assist contribuisce alla promozione in Serie B dei campani.Nella stagione successiva rimane ancora in forza alla Juve Stabia, collezionando 20 gare.

Nel 2020 si trasferisce al Perugia, con cui disputa una stagione da protagonista in Serie C: 36 presenze, 8 reti e 4 assist culminate con la promozione in Serie B.L’anno successivo veste la maglia del Benevento in B, con 25 presenze e 1 gol in campionato.

Nel 2022 passa al Palermo, segnando 3 gol in 10 presenze nella prima parte di stagione.Nel settembre 2023 si trasferisce a titolo definitivo allo Spezia, dove nelle ultime due stagioni ha messo insieme 63 presenze e 3 reti tra campionato e Coppa Italia.

Juve Stabia, svelato il nuovo Main Sponsor per la serie B 2025-26: Guerri, energia sostenibile per le Vespe.

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Una nuova era di energia e sostenibilità si apre per la S.S.Juve Stabia.

La società gialloblù ha annunciato una prestigiosa partnership con Guerri, azienda leader nel settore dell’edilizia sostenibile, che diventerà il Main Sponsor per la stagione sportiva 2025-2026.Il logo di Guerri campeggerà sulle maglie ufficiali delle Vespe, accompagnandole nella loro avventura nel campionato di Serie BKT 2025-2026.

L’accordo siglato tra la dirigenza stabiese e il gruppo societario italiano rappresenta un connubio di valori e ambizioni, unendo una realtà calcistica storica e ambiziosa a un’azienda proiettata verso il futuro e l’innovazione.Guerri è specializzata in edilizia sostenibile, efficientamento energetico e creazione di comunità energetiche, operando come interlocutore unico per la gestione e lo sviluppo di progetti complessi.

Questa partnership strategica segue una stagione esaltante per la Juve Stabia, che ha concluso il precedente campionato di Serie BKT con un prestigioso quinto posto, guadagnandosi l’accesso ai Playoff e infiammando la passione dei propri tifosi.Grande entusiasmo è stato espresso dall’amministratore unico della Guerri, Alfredo Guerri: “Sostenere una squadra storica come la Juve Stabia per noi significa investire sulla concretezza e la solidità, promuovendo anche i valori di lealtà, lavoro di squadra e determinazione, gli stessi che ogni giorno guidano la nostra azienda.

Vogliamo essere al fianco di chi crede nel cambiamento positivo, dentro e fuori dal campo, contribuendo allo sviluppo di un’identità forte, radicata e vincente per il nostro territorio.Essere main sponsor della Juve Stabia è per noi motivo di grande orgoglio.”

Soddisfazione condivisa anche dall’amministratore delegato della S.S.

Juve Stabia 1907, Filippo Polcino: “Siamo felici che una società così innovativa, e con un forte potenziale di crescita dimostrato negli ultimi anni, abbia deciso di affiancare il progetto Juve Stabia, avendo come comune denominatore la crescita del proprio brand.”

L’unione tra la Juve Stabia e Guerri è un segnale forte: da un lato la volontà del club di legarsi a partner di alto profilo che condividano una visione a lungo termine, dall’altro l’intenzione dell’azienda di radicarsi ulteriormente nel territorio, associando il proprio marchio a una delle realtà sportive più importanti del Sud Italia.Un binomio che promette di “accendere la passione e dare energia ai colori gialloblù”, come recita il comunicato congiunto, unendo la grinta delle Vespe in campo all’impegno per un futuro più sostenibile.

Juve Stabia: Mister Piero Braglia e Stefano Di Cuonzo, ex coppia d’oro giallo blu, si ricompone a Rimini

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Il Rimini ha scelto l’esperienza e il carisma di Piero Braglia per la panchina della prima squadra.L’allenatore di Grosseto, una figura che non ha bisogno di presentazioni per chi segue il calcio a Castellammare di Stabia, è stato ufficializzato come nuovo tecnico.

Braglia, infatti, ha lasciato un segno profondo sulla sponda del Faito, guidando la Juve Stabia con passione e competenza e godendo di un rapporto speciale con la piazza.La sua nomina a Rimini riporta alla mente i successi e le emozioni vissute in passato e la speranza è che possa replicare lo stesso percorso.

Ad affiancarlo in questa nuova avventura c’è una vecchia conoscenza del calcio stabiese: Stefano Dicuonzo.Ex calciatore della Juve Stabia, Dicuonzo ricoprirà il ruolo di vice allenatore, formando un duo ben rodato e con un’importante esperienza comune.

La scelta del Rimini di puntare su un tandem così affiatato e con un passato illustre dimostra l’intenzione di costruire un progetto solido e ambizioso.La tifoseria si aspetta molto da questa coppia che, con la sua determinazione e la sua profonda conoscenza del calcio, ha tutte le carte in regola per portare il Rimini a raggiungere traguardi importanti.

Il connubio tra la saggezza di Braglia e la competenza di Dicuonzo promette di essere una formula vincente per la stagione a venire.

Il comunicato ufficiale del club romagnolo

La società Rimini Football Club S.r.l. è lieta di comunicare di aver affidato la conduzione tecnica della prima squadra al Signor Piero Braglia.Allenatore esperto, con un passato importante anche in categorie superiori, Braglia è noto per il suo carisma e la sua competenza nel panorama calcistico nazionale.

La sua capacità di plasmare squadre competitive lo ha portato a guidare numerose compagini, conquistando – tra l’altro – la promozione in Serie B con il Cosenza, vincendo i playoff di Lega Pro.Lo staff tecnico che affiancherà mister Braglia sarà così composto:
• Stefano Di Cuonzo – Vice allenatore
• Alberto Galdiolo – Preparatore atletico
• Vasco Regini – Collaboratore tecnico della prima squadra

Breve storia alla Juve Stabia di Piero Braglia

La lunga parentesi di Piero Braglia alla guida della Juve Stabia, dal 2010 al 2014, rappresenta uno dei capitoli più significativi e ricchi di successi nella storia recente del club.

Un percorso che ha visto il tecnico di Grosseto protagonista di un’impresa indimenticabile: la promozione in Serie B, conquistata tramite i playoff nella stagione 2010-2011.Quella cavalcata trionfale non fu l’unica gioia per i tifosi delle Vespe.

Sotto la sua gestione, la squadra si aggiudicò anche una storica Coppa Italia di Lega Pro.Braglia ha poi guidato la Juve Stabia per tre stagioni consecutive nel campionato cadetto, un periodo di grande visibilità e prestigio per la società.

Il rapporto si interruppe con un esonero nel corso della stagione 2013-2014, quando la panchina fu affidata temporaneamente a Fulvio Pea per poi riprendersi la scena ma in quella stagione il disastro era iniziato in estate.Il legame tra Braglia e l’ambiente stabiese è rimasto forte.

Il suo nome evoca ancora oggi i ricordi di una delle epoche più esaltanti per il calcio a Castellammare.

Juve Stabia, la sfida al Lecce avrà un sapore particolare per Roberto Amodio e Raffaele Costantino

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La sfida di Coppa Italia tra Juve Stabia e Lecce non sarà un incontro come tanti, specialmente per due ex calciatori che hanno segnato la storia di entrambe le squadre: Roberto Amodio e Raffaele Costantino.Per loro, nati e cresciuti a Castellammare di Stabia, il match del “Via del Mare” rappresenta un vero e proprio tuffo nel passato, un mix di emozioni e ricordi indelebili che intrecciano le tinte giallorosse del Lecce con l’amato gialloblé delle Vespe.

Roberto Amodio: La Roccia Stabiese che Conquistò il Salento

Roberto Amodio è una vera e propria bandiera della Juve Stabia.

Difensore roccioso, carismatico e leader indiscusso, ha legato gran parte della sua carriera alla squadra della sua città, diventandone un simbolo di attaccamento e dedizione.La sua grinta e il suo amore per la maglia sono ancora oggi un esempio per i giovani che vestono i colori delle Vespe, un legame rinsaldato dal suo attuale ruolo di responsabile del settore giovanile stabiese.

Tuttavia, nel cuore della sua carriera, Amodio ha vissuto un’importante parentesi lontano da casa.Tra il 1990 e il 1992, accettò la chiamata del Lecce, allora allenato da una leggenda del calcio come Zbigniew Boniek.

In due stagioni, una in Serie A e una in Serie B, il difensore stabiese si fece apprezzare anche nel Salento per la sua professionalità e la sua tempra, collezionando oltre 60 presenze e lasciando un ottimo ricordo tra i tifosi giallorossi.Per Amodio, quindi, la partita è un incrocio di percorsi che si fondono in un’unica grande passione per il calcio, un ponte tra due piazze che ha servito con onore.

Raffaele Costantino: La “Stellina” Gialloblé che Brillò in Serie A con il Lecce

Anche la storia di Raffaele Costantino è intrisa dei colori di entrambe le società.

Attaccante talentuoso e fantasioso, la “stellina” di Castellammare sbocciò proprio nella Juve Stabia, incantando i tifosi del “Menti” dal 1993 al 1997 con le sue giocate e i suoi gol.Le sue prestazioni in gialloblé non passarono inosservate e gli valsero il grande salto nel calcio che conta.

Fu proprio il Lecce a scommettere su di lui per il massimo campionato.Nella stagione 1997-1998, Costantino ebbe l’opportunità di calcare i prestigiosi campi della Serie A con la maglia giallorossa.

Sebbene la sua esperienza nel Salento fu più breve rispetto a quella di Amodio, con 5 presenze all’attivo, rappresentò un capitolo formativo e significativo della sua carriera, un sogno che si realizzava.Oggi, Costantino si ritrova a tifare per la squadra della sua città, con il cuore diviso tra l’amore viscerale per i colori gialloblé e il ricordo affettuoso di un’avventura che lo ha proiettato nel gotha del calcio italiano.

Un Legame che Supera la Rivalità

La partita tra Juve Stabia e Lecce non sarà solo una battaglia sul campo, ma anche un momento di profonda riflessione per Amodio e Costantino.

Entrambi hanno saputo farsi amare in entrambe le piazze, dimostrando che la professionalità, il talento e l’umanità possono creare ponti anche tra tifoserie diverse.La loro storia è la prova che il calcio può unire luoghi e persone, creando legami indissolubili che vanno oltre i novanta minuti di rivalità sportiva.

Per loro, quella che andrà in scena al “Via del Mare” sarà una partita speciale, un’occasione per rivivere emozioni e onorare un passato che li lega indissolubilmente a entrambe le città.

Incendio sul Vesuvio, in fiamme i boschi di Terzigno: news oggi

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Vasto incendio sul Vesuvio. Le fiamme sono divampate nel pomeriggio di ieri nei boschi di Terzigno, interessando il versante del Monte Somma del Parco Nazionale, e precisamente i territori comunali di Terzigno e Ottaviano, raggiungendo quota 1.050 metri, come si legge sul sito del Parco Nazionale del Vesuvio.

Al lavoro, dalle prime luci dell’alba, 6 Canadair della flotta aerea nazionale antincendi, provenienti da diverse regioni e al lavoro. Il vastissimo rogo sta interessando più fronti e la Protezione civile in una nota comunica che insieme alla flotta di Stato, sull’incendio stanno operando anche i mezzi aerei della flotta regionale.

Nella serata di ieri la Prefettura di Napoli ha attivato il Tavolo di Monitoraggio con due riunioni straordinarie. Sono state attivate squadre a terra che hanno lavorato anche nelle ore notturne, mentre le operazioni sono riprese questa mattina alle 5, con l’impiego dei mezzi aerei.

Fonte AdnKronos

Francesco Pira: educare a comunicare nell’era onlife

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Dialogo a cuore aperto con il sociologo e saggista sul futuro della scuola, della famiglia e della nostra identità digitale

Pira: “educare all’onlife significa anche insegnare a riconoscere e valorizzare ciò che ci rende autenticamente umani”

Conosco Francesco Pira da anni e, oltre ad apprezzarne la professionalità, ho sempre ammirato la sua capacità di coniugare competenza accademica e sensibilità umana.Professore di Sociologia all’Università di Messina, saggista e giornalista e soprattutto divulgatore instancabile, Pira ha saputo portare il dibattito sull’educazione e la comunicazione a un livello nuovo, attuale e profondamente necessario. 

Il suo nuovo libro, “La buona EduComunicazione – Scuola e famiglia, un approccio sociologico nella nostra nuova vita onlife”, affronta con lucidità e passione un tema cruciale: come educare e comunicare in un’epoca in cui il confine tra vita reale e digitale si è dissolto, dando vita a quella che lui definisce “onlife”.Questo concetto, “onlife”, coniato dal filosofo Luciano Floridi, descrive la nostra condizione contemporanea: viviamo costantemente immersi in una realtà ibrida, in cui la dimensione fisica e quella digitale si intrecciano senza soluzione di continuità.In questo contesto, educare alla comunicazione significa formare cittadini consapevoli, capaci di gestire le relazioni, l’informazione e la propria identità in modo responsabile.Quella che segue non è una semplice intervista di presentazione, ma una conversazione a più livelli: uno scambio tra colleghi e amici, una riflessione sul futuro della nostra società e un invito a pensare in modo critico a come viviamo, apprendiamo e ci relazioniamo oggi.

Visione e ispirazione

• Come nasce l’idea di unire educazione e comunicazione in un unico concetto di “buona educomunicazione”?

«L’idea affonda le sue radici in un contesto teorico e pedagogico preciso: l’educomunicazione nasce in America Latina, come risposta alle profonde trasformazioni culturali e sociali legate all’avvento dei media e delle tecnologie digitali. È un approccio che ha origine nel lavoro di studiosi come Ismar de Oliveira Soares, che ha proposto una visione educativa fondata sulla creazione di ecosistemi comunicativi aperti, dialogici e partecipativi.Non si tratta semplicemente di usare strumenti digitali nella didattica, ma di integrare in modo sistemico comunicazione, emozione, pensiero critico, relazione e cittadinanza.

In questa prospettiva, l’educomunicazione supera la media education tradizionale e si configura come una vera visione culturale, capace di generare ambienti formativi in cui la libertà di espressione e la partecipazione attiva diventano elementi centrali.L’educazione emozionale, in questo quadro, non può essere un’aggiunta occasionale: deve diventare un asse portante, trasversale, capace di rispondere a una domanda radicale e sempre più urgente nel tempo delle intelligenze artificiali e del dominio dei dati: cosa significa essere umani?

L’idea di fondo nasce dalla consapevolezza che oggi educare non è più possibile senza comunicare, e viceversa.

L’educazione e la comunicazione non sono compartimenti stagni, ma ambiti profondamente intrecciati, soprattutto nell’esperienza quotidiana dei più giovani.L’uso diffuso delle tecnologie digitali ha reso evidente come ogni atto educativo sia inevitabilmente anche un atto comunicativo.Il mio nuovo saggio “La buona educomunicazione” nasce quindi dall’esigenza di proporre un nuovo modello relazionale, che integri competenze pedagogiche e comunicative, capaci di costruire senso e responsabilità nei contesti formativi.Vuole offrire una prospettiva che mette al centro la persona e la qualità delle relazioni, superando l’idea di comunicazione come semplice trasmissione di contenuti».

• C’è un episodio della tua vita professionale o personale che ha acceso questa scintilla?

«Più che un singolo episodio, è stato l’insieme dei tanti confronti avuti nel tempo con docenti e studenti durante momenti di formazione o sensibilizzazione sul tema del digitale.

In quei dialoghi emergeva sempre con forza una distanza comunicativa tra il mondo adulto e quello giovanile: linguaggi diversi, approcci opposti, spesso visioni inconciliabili.Uno degli elementi ricorrenti era il ruolo degli smartphone, vissuti dagli adulti come ostacoli e dai ragazzi come prolungamenti naturali del sé. È stato in queste occasioni che ho maturato la convinzione che non possiamo più limitarci a fornire strumenti tecnici o regole d’uso.

Serve un vero cambio di paradigma: riconoscere che la relazione educativa deve passare anche attraverso una comprensione profonda dei codici comunicativi con cui i giovani costruiscono la loro identità.Solo così educazione e comunicazione possono davvero intrecciarsi in modo efficace».

Onlife e identità

• In un mondo dove online e offline si fondono, come cambia il nostro concetto di identità?

«L’identità oggi non è più una costruzione lineare e stabile, ma un processo continuo di negoziazione tra ciò che siamo e ciò che mostriamo nei diversi ambienti, fisici e digitali.

La dimensione onlife ha trasformato profondamente il modo in cui ci percepiamo e ci raccontiamo: non esiste più una netta separazione tra il sé “reale” e quello “digitale”.Viviamo all’interno di ambienti ipermediati, dove la nostra identità si plasma attraverso interazioni costanti, feedback immediati, narrazioni condivise.Questo non è necessariamente un male, ma implica una maggiore complessità.Oggi, formare un’identità solida richiede anche la capacità di orientarsi nei linguaggi del web, di riconoscere le dinamiche dei social, di distinguere tra rappresentazione e realtà. È una sfida che riguarda in primo luogo il mondo educativo, chiamato a supportare i giovani in questo processo di costruzione del sé dentro e fuori la rete».

• Cosa rischiamo di perdere e cosa possiamo guadagnare?

«Il rischio più grande è quello di smarrire la profondità: nelle relazioni, nei pensieri, nei sentimenti.

La velocità e la frammentazione tipiche dell’ambiente digitale possono portare a un impoverimento emotivo e cognitivo, dove tutto diventa istantaneo, semplificato, filtrato.Ma accanto a questi rischi, esistono anche grandi opportunità.La dimensione onlife offre spazi inediti di espressione, partecipazione e creatività.I giovani hanno oggi la possibilità di comunicare, apprendere e relazionarsi in modi che le generazioni precedenti non potevano nemmeno immaginare.La vera sfida è guidarli verso un uso consapevole e critico di questi strumenti, affinché la tecnologia non diventi un fattore di dipendenza o isolamento, ma uno spazio di crescita, dialogo e consapevolezza.In questo senso, educare all’onlife significa anche insegnare a riconoscere e valorizzare ciò che ci rende autenticamente umani».

Ruolo di scuola e famiglia

• Qual è oggi la più grande sfida per scuola e famiglia nel crescere cittadini consapevoli?

«La sfida più complessa è quella di ricostruire un’alleanza educativa solida e coerente, capace di rispondere ai cambiamenti imposti dall’era digitale.

Spesso scuola e famiglia si trovano ad affrontare in solitudine i problemi legati all’uso delle tecnologie, senza una visione condivisa.Eppure, solo un’azione coordinata può accompagnare le nuove generazioni a diventare cittadini critici e consapevoli.

Oggi, più che mai, educare significa anche abitare gli stessi linguaggi, comprendere le stesse dinamiche, sapersi orientare negli stessi spazi, reali e virtuali.Bisogna costruire un nuovo patto educativo che non si basi sulla contrapposizione, ma sulla corresponsabilità: adulti che non temano il digitale, ma che sappiano interpretarlo e usarlo come strumento di crescita, promuovendo autonomia, etica e spirito critico».

• Vedi più rischi o opportunità nel digitale?

«Il digitale è un ambiente ambivalente: può rappresentare un’opportunità di empowerment e sviluppo personale,, oppure trasformarsi in un fattore di controllo e limitazione, a seconda di come lo si vive.

I rischi esistono, e sono concreti: dalla disinformazione alla dipendenza, dalla perdita di attenzione all’isolamento sociale.Tuttavia, questi pericoli non risiedono nella tecnologia in sé, ma nel modo in cui viene integrata – o subita – nella quotidianità.Le opportunità, d’altro canto, sono enormi: accesso al sapere, condivisione, inclusione, innovazione didattica.Il punto è costruire una cultura digitale matura, che sappia vedere oltre il fascino delle novità e promuovere una cittadinanza consapevole.Non si tratta di demonizzare né di esaltare il digitale, ma di educare a una presenza attiva e critica, capace di trasformare l’uso della tecnologia in un’occasione di crescita individuale e collettiva».

Criticità culturali e sociali

• Spesso si parla di “nativi digitali” come se fossero automaticamente competenti: quanto è vero e quanto è un mito?

«È uno dei miti più diffusi e più preoccupanti.L’idea che i giovani, solo per il fatto di essere cresciuti con la tecnologia, siano automaticamente competenti, è fuorviante.

I cosiddetti “nativi digitali” sono spesso abili nell’uso tecnico degli strumenti – sanno usare app, social, dispositivi – ma questo non coincide con una reale competenza digitale.Quello che spesso manca è la consapevolezza critica: comprendere le logiche che governano le piattaforme, riconoscere le dinamiche di potere, leggere i messaggi in profondità.Senza un’educazione mirata, i ragazzi rischiano di essere consumatori passivi, esposti a manipolazioni, stereotipi e dipendenze.Il compito degli adulti non è quello di rincorrere i giovani sul piano tecnologico, ma di fornire loro strumenti culturali per interpretare il mondo digitale in cui vivono».

• Il problema è la tecnologia o l’uso che ne facciamo?

«Il vero problema non è la tecnologia in sé, ma il contesto culturale in cui la utilizziamo e le finalità che le attribuiamo.

Ogni innovazione porta con sé delle implicazioni, ma siamo noi a decidere come integrarla nella nostra vita.Il rischio è quello di abdicare al pensiero critico, delegando alle macchine e agli algoritmi decisioni che dovrebbero rimanere umane.

In questo senso, l’uso che facciamo della tecnologia riflette le nostre scelte valoriali: possiamo usarla per includere o escludere, per informare o disinformare, per crescere o per fuggire dalla complessità. È qui che entra in gioco l’educomunicazione: promuovere una cultura dell’uso responsabile e riflessivo dei media, capace di formare cittadini in grado di abitare lo spazio digitale senza esserne sopraffatti».

Sguardo al futuro

• Come immagini la scuola e la comunicazione educativa tra dieci anni?

«Immagino – e auspico – una scuola capace di trasformarsi in un vero laboratorio di cittadinanza digitale, in cui l’educazione e la comunicazione siano integrate in modo strutturale.Non più solo trasmissione di contenuti, ma costruzione di ambienti di apprendimento dialogici, inclusivi, capaci di sviluppare senso critico, autonomia e responsabilità.

La scuola del futuro dovrà essere pronta a confrontarsi con l’intelligenza artificiale, la realtà aumentata, gli ambienti immersivi: non per rincorrere la tecnologia, ma per governarla con competenza pedagogica.Sarà una scuola meno verticale e più partecipativa, dove il docente non è più solo “colui che sa”, ma un facilitatore di processi, un mediatore culturale.La comunicazione educativa sarà sempre più relazionale, etica, centrata sull’ascolto e sulla co-costruzione di significato.In un contesto così complesso, la scuola resterà un presidio fondamentale per dare senso al cambiamento e non subirlo».

• Se dovessi dare un solo consiglio a un genitore e un solo consiglio a un insegnante, quali sarebbero?

«A un genitore direi: non delegare l’educazione digitale alla tecnologia o alla scuola, ma partecipa attivamente, con curiosità e ascolto.

Anche se i linguaggi o i codici possono sembrare distanti, il dialogo resta lo strumento più potente per accompagnare i figli nel loro percorso di crescita.Non serve essere esperti di tecnologia, ma essere presenti, disponibili e disposti a imparare insieme.A un insegnante, invece, direi: non temere il cambiamento, ma abbraccialo con spirito critico e responsabilità.L’innovazione non è solo tecnica, è prima di tutto culturale.Sperimentare nuovi approcci comunicativi, aprirsi al confronto con gli studenti, costruire relazioni autentiche: questo è il vero cuore della didattica contemporanea.Un insegnante che comunica bene, educa meglio».

Lato personale

• C’è un libro, un film o una persona che ha profondamente influenzato il tuo pensiero?

«Molti testi e figure hanno inciso nel mio percorso, ma se dovessi individuarne una, direi che il pensiero di Marshall McLuhan ha rappresentato una svolta.

Il suo approccio alla comunicazione come estensione del corpo umano, come ambiente che modella il nostro modo di percepire il mondo, è ancora oggi incredibilmente attuale.Come sociologo della comunicazione, ho sempre trovato nel suo sguardo una chiave preziosa per leggere la trasformazione dei media e dei processi culturali.

A questo si affianca l’influenza dei lavori di studiosi più recenti, come Manuel Castells o José van Dijck, che hanno saputo analizzare con lucidità la rete, la mediatizzazione e le logiche delle piattaforme.Ho avuto anche l’onore di conoscere personalmente Zygmunt Bauman, il cui pensiero sulla società liquida ha arricchito profondamente la mia riflessione sulle trasformazioni sociali e comunicative del nostro tempo.Ma a influenzarmi profondamente è anche l’incontro quotidiano con le persone: studenti, docenti, genitori. È nell’ascolto dei loro vissuti che la teoria si confronta con la realtà e si rinnova».

• Come vivi tu personalmente la dimensione onlife?

«Cerco di viverla con consapevolezza, sapendo che la distinzione tra online e offline oggi non regge più.La mia attività professionale – tra docenza, ricerca e divulgazione – si muove quotidianamente su più piani comunicativi: l’aula fisica, i social network, le piattaforme di formazione, i media tradizionali.

Ma questo non significa essere costantemente connessi, quanto piuttosto saper riconoscere il valore del tempo, della soglia, della presenza.La dimensione onlife richiede equilibrio: sapere quando è il momento di partecipare e quando quello di rallentare, per riflettere, per ascoltare, per pensare.Per me, vivere onlife significa essere dentro il flusso della comunicazione senza esserne travolti, mantenendo sempre uno sguardo critico e un’etica della relazione. È un esercizio continuo, personale e professionale, che richiede responsabilità, ma anche apertura e umiltà».

Parlare con Francesco Pira è sempre un’esperienza che arricchisce: non solo per la profondità delle sue analisi, ma per la capacità di trasformare concetti complessi in riflessioni concrete e utili a tutti, dal genitore all’insegnante, dallo studente al cittadino digitale.In un’epoca in cui il tempo scorre veloce e le informazioni ci travolgono, la sua voce ci ricorda che educare a comunicare non è un compito opzionale, ma una responsabilità collettiva.E come amica, non posso che essere orgogliosa di vedere come il suo lavoro continui a lasciare un segno, costruendo ponti tra il mondo accademico e la vita reale.Perché, come insegna la sua “onlife”, il futuro è già qui: sta a noi imparare a viverlo con consapevolezza.Ringrazio di cuore Francesco Pira non solo per il tempo che ha dedicato a questa conversazione, ma soprattutto per la generosità con cui ha condiviso idee, esperienze e riflessioni.La sua capacità di osservare il mondo con sguardo critico, ma sempre costruttivo, è un dono raro e prezioso.

La buona educomunicazione.

Scuola e famiglia, un approccio sociologico nella nostra nuova vita onlife non è solo un libro: è una bussola per orientarci in un presente in cui reale e digitale si intrecciano indissolubilmente.Un testo che parla a genitori, insegnanti, studenti, professionisti della comunicazione… e a chiunque voglia costruire relazioni più consapevoli e autentiche.Invito tutti a leggerlo, non come semplice manuale, ma come compagno di viaggio in questo tempo complesso, in cui educare a comunicare è forse la più grande sfida – e il più grande atto d’amore – che possiamo compiere

Mariella Musso – Giornalista pubblicista / Vivicentro

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Juve Stabia – Calò, destino che si ripete: Dopo l’esperienza a Cesena, il centrocampista cerca la rivincita

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Giacomo Calò è ufficialmente un nuovo giocatore del Frosinone.L’ex centrocampista della Juve Stabia, dopo una stagione al Cesena, torna in una piazza importante e si prepara ad affrontare nuovamente il suo passato nel campionato 2025-2026.

La scorsa stagione è stata agrodolce per il calciatore.Con la maglia del Cesena, Calò ha incrociato le Vespe due volte ma in entrambi i casi ha dovuto incassare una sconfitta.

Un doppio KO che ha reso ancora più tesi i due confronti, carichi di emozione per il centrocampista che non ha mai dimenticato i suoi trascorsi a Castellammare di Stabia.Ora il Frosinone rappresenta una nuova opportunità e una nuova sfida.

La domanda che tutti si pongono è una sola: come finirà questa volta?Il destino metterà nuovamente Calò faccia a faccia con la sua ex squadra.

L’attesa per la rivincita sportiva è già altissima.Giacomo Calò è un giocatore noto per la sua eleganza in campo e la sua visione di gioco.

Uomo-assist per eccellenza è capace di mandare in porta i compagni con passaggi illuminanti ma la sua dote più micidiale sono i calci di punizione.Da calcio da fermo può essere efficace anche dalla distanza, la sua precisione può fare la differenza, trasformando una palla ferma in un’occasione da gol concreta.

Con Calò, il Frosinone non solo acquista un cervello a centrocampo, ma anche un’arma in più sulle palle inattive.A Castellammare di Stabia, i tifosi non hanno mai dimenticato l’eleganza di Giacomo Calò e, in particolare, la sua efficacia sui calci piazzati.

Ogni volta che il centrocampista si avvicinava al pallone per battere una punizione, l’attesa al “Romeo Menti” diventava palpabile.Era un gesto molto conosciuto e apprezzato dal pubblico: la sua rincorsa, il tocco preciso e la traiettoria velenosa che spesso si trasformava in un’occasione da gol o, ancora meglio, in una rete.

Un’abilità distintiva che ha segnato profondamente il suo passaggio in maglia giallobù e che rimane impressa nella memoria dei sostenitori.La sfida tra Juve Stabia e Frosinone non sarà una partita come le altre.

L’incrocio tra le due squadre, infatti, assume un significato che va ben oltre la semplice gara di campionato.Per Giacomo Calò, in particolare, sarà una vera e propria prova di riscatto, l’occasione per affrontare nuovamente il suo passato dopo le due sconfitte incassate la scorsa stagione.

Sarà una partita carica di emozioni, un test di determinazione e un appuntamento che tutti, a Castellammare e non solo, attendono con grande interesse.