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Juve Stabia: Mister Piero Braglia e Stefano Di Cuonzo, ex coppia d’oro giallo blu, si ricompone a Rimini

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Il Rimini ha scelto l’esperienza e il carisma di Piero Braglia per la panchina della prima squadra.L’allenatore di Grosseto, una figura che non ha bisogno di presentazioni per chi segue il calcio a Castellammare di Stabia, è stato ufficializzato come nuovo tecnico.

Braglia, infatti, ha lasciato un segno profondo sulla sponda del Faito, guidando la Juve Stabia con passione e competenza e godendo di un rapporto speciale con la piazza.La sua nomina a Rimini riporta alla mente i successi e le emozioni vissute in passato e la speranza è che possa replicare lo stesso percorso.

Ad affiancarlo in questa nuova avventura c’è una vecchia conoscenza del calcio stabiese: Stefano Dicuonzo.Ex calciatore della Juve Stabia, Dicuonzo ricoprirà il ruolo di vice allenatore, formando un duo ben rodato e con un’importante esperienza comune.

La scelta del Rimini di puntare su un tandem così affiatato e con un passato illustre dimostra l’intenzione di costruire un progetto solido e ambizioso.La tifoseria si aspetta molto da questa coppia che, con la sua determinazione e la sua profonda conoscenza del calcio, ha tutte le carte in regola per portare il Rimini a raggiungere traguardi importanti.

Il connubio tra la saggezza di Braglia e la competenza di Dicuonzo promette di essere una formula vincente per la stagione a venire.

Il comunicato ufficiale del club romagnolo

La società Rimini Football Club S.r.l. è lieta di comunicare di aver affidato la conduzione tecnica della prima squadra al Signor Piero Braglia.Allenatore esperto, con un passato importante anche in categorie superiori, Braglia è noto per il suo carisma e la sua competenza nel panorama calcistico nazionale.

La sua capacità di plasmare squadre competitive lo ha portato a guidare numerose compagini, conquistando – tra l’altro – la promozione in Serie B con il Cosenza, vincendo i playoff di Lega Pro.Lo staff tecnico che affiancherà mister Braglia sarà così composto:
• Stefano Di Cuonzo – Vice allenatore
• Alberto Galdiolo – Preparatore atletico
• Vasco Regini – Collaboratore tecnico della prima squadra

Breve storia alla Juve Stabia di Piero Braglia

La lunga parentesi di Piero Braglia alla guida della Juve Stabia, dal 2010 al 2014, rappresenta uno dei capitoli più significativi e ricchi di successi nella storia recente del club.

Un percorso che ha visto il tecnico di Grosseto protagonista di un’impresa indimenticabile: la promozione in Serie B, conquistata tramite i playoff nella stagione 2010-2011.Quella cavalcata trionfale non fu l’unica gioia per i tifosi delle Vespe.

Sotto la sua gestione, la squadra si aggiudicò anche una storica Coppa Italia di Lega Pro.Braglia ha poi guidato la Juve Stabia per tre stagioni consecutive nel campionato cadetto, un periodo di grande visibilità e prestigio per la società.

Il rapporto si interruppe con un esonero nel corso della stagione 2013-2014, quando la panchina fu affidata temporaneamente a Fulvio Pea per poi riprendersi la scena ma in quella stagione il disastro era iniziato in estate.Il legame tra Braglia e l’ambiente stabiese è rimasto forte.

Il suo nome evoca ancora oggi i ricordi di una delle epoche più esaltanti per il calcio a Castellammare.

Juve Stabia, la sfida al Lecce avrà un sapore particolare per Roberto Amodio e Raffaele Costantino

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La sfida di Coppa Italia tra Juve Stabia e Lecce non sarà un incontro come tanti, specialmente per due ex calciatori che hanno segnato la storia di entrambe le squadre: Roberto Amodio e Raffaele Costantino.Per loro, nati e cresciuti a Castellammare di Stabia, il match del “Via del Mare” rappresenta un vero e proprio tuffo nel passato, un mix di emozioni e ricordi indelebili che intrecciano le tinte giallorosse del Lecce con l’amato gialloblé delle Vespe.

Roberto Amodio: La Roccia Stabiese che Conquistò il Salento

Roberto Amodio è una vera e propria bandiera della Juve Stabia.

Difensore roccioso, carismatico e leader indiscusso, ha legato gran parte della sua carriera alla squadra della sua città, diventandone un simbolo di attaccamento e dedizione.La sua grinta e il suo amore per la maglia sono ancora oggi un esempio per i giovani che vestono i colori delle Vespe, un legame rinsaldato dal suo attuale ruolo di responsabile del settore giovanile stabiese.

Tuttavia, nel cuore della sua carriera, Amodio ha vissuto un’importante parentesi lontano da casa.Tra il 1990 e il 1992, accettò la chiamata del Lecce, allora allenato da una leggenda del calcio come Zbigniew Boniek.

In due stagioni, una in Serie A e una in Serie B, il difensore stabiese si fece apprezzare anche nel Salento per la sua professionalità e la sua tempra, collezionando oltre 60 presenze e lasciando un ottimo ricordo tra i tifosi giallorossi.Per Amodio, quindi, la partita è un incrocio di percorsi che si fondono in un’unica grande passione per il calcio, un ponte tra due piazze che ha servito con onore.

Raffaele Costantino: La “Stellina” Gialloblé che Brillò in Serie A con il Lecce

Anche la storia di Raffaele Costantino è intrisa dei colori di entrambe le società.

Attaccante talentuoso e fantasioso, la “stellina” di Castellammare sbocciò proprio nella Juve Stabia, incantando i tifosi del “Menti” dal 1993 al 1997 con le sue giocate e i suoi gol.Le sue prestazioni in gialloblé non passarono inosservate e gli valsero il grande salto nel calcio che conta.

Fu proprio il Lecce a scommettere su di lui per il massimo campionato.Nella stagione 1997-1998, Costantino ebbe l’opportunità di calcare i prestigiosi campi della Serie A con la maglia giallorossa.

Sebbene la sua esperienza nel Salento fu più breve rispetto a quella di Amodio, con 5 presenze all’attivo, rappresentò un capitolo formativo e significativo della sua carriera, un sogno che si realizzava.Oggi, Costantino si ritrova a tifare per la squadra della sua città, con il cuore diviso tra l’amore viscerale per i colori gialloblé e il ricordo affettuoso di un’avventura che lo ha proiettato nel gotha del calcio italiano.

Un Legame che Supera la Rivalità

La partita tra Juve Stabia e Lecce non sarà solo una battaglia sul campo, ma anche un momento di profonda riflessione per Amodio e Costantino.

Entrambi hanno saputo farsi amare in entrambe le piazze, dimostrando che la professionalità, il talento e l’umanità possono creare ponti anche tra tifoserie diverse.La loro storia è la prova che il calcio può unire luoghi e persone, creando legami indissolubili che vanno oltre i novanta minuti di rivalità sportiva.

Per loro, quella che andrà in scena al “Via del Mare” sarà una partita speciale, un’occasione per rivivere emozioni e onorare un passato che li lega indissolubilmente a entrambe le città.

Incendio sul Vesuvio, in fiamme i boschi di Terzigno: news oggi

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Vasto incendio sul Vesuvio. Le fiamme sono divampate nel pomeriggio di ieri nei boschi di Terzigno, interessando il versante del Monte Somma del Parco Nazionale, e precisamente i territori comunali di Terzigno e Ottaviano, raggiungendo quota 1.050 metri, come si legge sul sito del Parco Nazionale del Vesuvio.

Al lavoro, dalle prime luci dell’alba, 6 Canadair della flotta aerea nazionale antincendi, provenienti da diverse regioni e al lavoro. Il vastissimo rogo sta interessando più fronti e la Protezione civile in una nota comunica che insieme alla flotta di Stato, sull’incendio stanno operando anche i mezzi aerei della flotta regionale.

Nella serata di ieri la Prefettura di Napoli ha attivato il Tavolo di Monitoraggio con due riunioni straordinarie. Sono state attivate squadre a terra che hanno lavorato anche nelle ore notturne, mentre le operazioni sono riprese questa mattina alle 5, con l’impiego dei mezzi aerei.

Fonte AdnKronos

Francesco Pira: educare a comunicare nell’era onlife

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Dialogo a cuore aperto con il sociologo e saggista sul futuro della scuola, della famiglia e della nostra identità digitale

Pira: “educare all’onlife significa anche insegnare a riconoscere e valorizzare ciò che ci rende autenticamente umani”

Conosco Francesco Pira da anni e, oltre ad apprezzarne la professionalità, ho sempre ammirato la sua capacità di coniugare competenza accademica e sensibilità umana.Professore di Sociologia all’Università di Messina, saggista e giornalista e soprattutto divulgatore instancabile, Pira ha saputo portare il dibattito sull’educazione e la comunicazione a un livello nuovo, attuale e profondamente necessario. 

Il suo nuovo libro, “La buona EduComunicazione – Scuola e famiglia, un approccio sociologico nella nostra nuova vita onlife”, affronta con lucidità e passione un tema cruciale: come educare e comunicare in un’epoca in cui il confine tra vita reale e digitale si è dissolto, dando vita a quella che lui definisce “onlife”.Questo concetto, “onlife”, coniato dal filosofo Luciano Floridi, descrive la nostra condizione contemporanea: viviamo costantemente immersi in una realtà ibrida, in cui la dimensione fisica e quella digitale si intrecciano senza soluzione di continuità.In questo contesto, educare alla comunicazione significa formare cittadini consapevoli, capaci di gestire le relazioni, l’informazione e la propria identità in modo responsabile.Quella che segue non è una semplice intervista di presentazione, ma una conversazione a più livelli: uno scambio tra colleghi e amici, una riflessione sul futuro della nostra società e un invito a pensare in modo critico a come viviamo, apprendiamo e ci relazioniamo oggi.

Visione e ispirazione

• Come nasce l’idea di unire educazione e comunicazione in un unico concetto di “buona educomunicazione”?

«L’idea affonda le sue radici in un contesto teorico e pedagogico preciso: l’educomunicazione nasce in America Latina, come risposta alle profonde trasformazioni culturali e sociali legate all’avvento dei media e delle tecnologie digitali. È un approccio che ha origine nel lavoro di studiosi come Ismar de Oliveira Soares, che ha proposto una visione educativa fondata sulla creazione di ecosistemi comunicativi aperti, dialogici e partecipativi.Non si tratta semplicemente di usare strumenti digitali nella didattica, ma di integrare in modo sistemico comunicazione, emozione, pensiero critico, relazione e cittadinanza.

In questa prospettiva, l’educomunicazione supera la media education tradizionale e si configura come una vera visione culturale, capace di generare ambienti formativi in cui la libertà di espressione e la partecipazione attiva diventano elementi centrali.L’educazione emozionale, in questo quadro, non può essere un’aggiunta occasionale: deve diventare un asse portante, trasversale, capace di rispondere a una domanda radicale e sempre più urgente nel tempo delle intelligenze artificiali e del dominio dei dati: cosa significa essere umani?

L’idea di fondo nasce dalla consapevolezza che oggi educare non è più possibile senza comunicare, e viceversa.

L’educazione e la comunicazione non sono compartimenti stagni, ma ambiti profondamente intrecciati, soprattutto nell’esperienza quotidiana dei più giovani.L’uso diffuso delle tecnologie digitali ha reso evidente come ogni atto educativo sia inevitabilmente anche un atto comunicativo.Il mio nuovo saggio “La buona educomunicazione” nasce quindi dall’esigenza di proporre un nuovo modello relazionale, che integri competenze pedagogiche e comunicative, capaci di costruire senso e responsabilità nei contesti formativi.Vuole offrire una prospettiva che mette al centro la persona e la qualità delle relazioni, superando l’idea di comunicazione come semplice trasmissione di contenuti».

• C’è un episodio della tua vita professionale o personale che ha acceso questa scintilla?

«Più che un singolo episodio, è stato l’insieme dei tanti confronti avuti nel tempo con docenti e studenti durante momenti di formazione o sensibilizzazione sul tema del digitale.

In quei dialoghi emergeva sempre con forza una distanza comunicativa tra il mondo adulto e quello giovanile: linguaggi diversi, approcci opposti, spesso visioni inconciliabili.Uno degli elementi ricorrenti era il ruolo degli smartphone, vissuti dagli adulti come ostacoli e dai ragazzi come prolungamenti naturali del sé. È stato in queste occasioni che ho maturato la convinzione che non possiamo più limitarci a fornire strumenti tecnici o regole d’uso.

Serve un vero cambio di paradigma: riconoscere che la relazione educativa deve passare anche attraverso una comprensione profonda dei codici comunicativi con cui i giovani costruiscono la loro identità.Solo così educazione e comunicazione possono davvero intrecciarsi in modo efficace».

Onlife e identità

• In un mondo dove online e offline si fondono, come cambia il nostro concetto di identità?

«L’identità oggi non è più una costruzione lineare e stabile, ma un processo continuo di negoziazione tra ciò che siamo e ciò che mostriamo nei diversi ambienti, fisici e digitali.

La dimensione onlife ha trasformato profondamente il modo in cui ci percepiamo e ci raccontiamo: non esiste più una netta separazione tra il sé “reale” e quello “digitale”.Viviamo all’interno di ambienti ipermediati, dove la nostra identità si plasma attraverso interazioni costanti, feedback immediati, narrazioni condivise.Questo non è necessariamente un male, ma implica una maggiore complessità.Oggi, formare un’identità solida richiede anche la capacità di orientarsi nei linguaggi del web, di riconoscere le dinamiche dei social, di distinguere tra rappresentazione e realtà. È una sfida che riguarda in primo luogo il mondo educativo, chiamato a supportare i giovani in questo processo di costruzione del sé dentro e fuori la rete».

• Cosa rischiamo di perdere e cosa possiamo guadagnare?

«Il rischio più grande è quello di smarrire la profondità: nelle relazioni, nei pensieri, nei sentimenti.

La velocità e la frammentazione tipiche dell’ambiente digitale possono portare a un impoverimento emotivo e cognitivo, dove tutto diventa istantaneo, semplificato, filtrato.Ma accanto a questi rischi, esistono anche grandi opportunità.La dimensione onlife offre spazi inediti di espressione, partecipazione e creatività.I giovani hanno oggi la possibilità di comunicare, apprendere e relazionarsi in modi che le generazioni precedenti non potevano nemmeno immaginare.La vera sfida è guidarli verso un uso consapevole e critico di questi strumenti, affinché la tecnologia non diventi un fattore di dipendenza o isolamento, ma uno spazio di crescita, dialogo e consapevolezza.In questo senso, educare all’onlife significa anche insegnare a riconoscere e valorizzare ciò che ci rende autenticamente umani».

Ruolo di scuola e famiglia

• Qual è oggi la più grande sfida per scuola e famiglia nel crescere cittadini consapevoli?

«La sfida più complessa è quella di ricostruire un’alleanza educativa solida e coerente, capace di rispondere ai cambiamenti imposti dall’era digitale.

Spesso scuola e famiglia si trovano ad affrontare in solitudine i problemi legati all’uso delle tecnologie, senza una visione condivisa.Eppure, solo un’azione coordinata può accompagnare le nuove generazioni a diventare cittadini critici e consapevoli.

Oggi, più che mai, educare significa anche abitare gli stessi linguaggi, comprendere le stesse dinamiche, sapersi orientare negli stessi spazi, reali e virtuali.Bisogna costruire un nuovo patto educativo che non si basi sulla contrapposizione, ma sulla corresponsabilità: adulti che non temano il digitale, ma che sappiano interpretarlo e usarlo come strumento di crescita, promuovendo autonomia, etica e spirito critico».

• Vedi più rischi o opportunità nel digitale?

«Il digitale è un ambiente ambivalente: può rappresentare un’opportunità di empowerment e sviluppo personale,, oppure trasformarsi in un fattore di controllo e limitazione, a seconda di come lo si vive.

I rischi esistono, e sono concreti: dalla disinformazione alla dipendenza, dalla perdita di attenzione all’isolamento sociale.Tuttavia, questi pericoli non risiedono nella tecnologia in sé, ma nel modo in cui viene integrata – o subita – nella quotidianità.Le opportunità, d’altro canto, sono enormi: accesso al sapere, condivisione, inclusione, innovazione didattica.Il punto è costruire una cultura digitale matura, che sappia vedere oltre il fascino delle novità e promuovere una cittadinanza consapevole.Non si tratta di demonizzare né di esaltare il digitale, ma di educare a una presenza attiva e critica, capace di trasformare l’uso della tecnologia in un’occasione di crescita individuale e collettiva».

Criticità culturali e sociali

• Spesso si parla di “nativi digitali” come se fossero automaticamente competenti: quanto è vero e quanto è un mito?

«È uno dei miti più diffusi e più preoccupanti.L’idea che i giovani, solo per il fatto di essere cresciuti con la tecnologia, siano automaticamente competenti, è fuorviante.

I cosiddetti “nativi digitali” sono spesso abili nell’uso tecnico degli strumenti – sanno usare app, social, dispositivi – ma questo non coincide con una reale competenza digitale.Quello che spesso manca è la consapevolezza critica: comprendere le logiche che governano le piattaforme, riconoscere le dinamiche di potere, leggere i messaggi in profondità.Senza un’educazione mirata, i ragazzi rischiano di essere consumatori passivi, esposti a manipolazioni, stereotipi e dipendenze.Il compito degli adulti non è quello di rincorrere i giovani sul piano tecnologico, ma di fornire loro strumenti culturali per interpretare il mondo digitale in cui vivono».

• Il problema è la tecnologia o l’uso che ne facciamo?

«Il vero problema non è la tecnologia in sé, ma il contesto culturale in cui la utilizziamo e le finalità che le attribuiamo.

Ogni innovazione porta con sé delle implicazioni, ma siamo noi a decidere come integrarla nella nostra vita.Il rischio è quello di abdicare al pensiero critico, delegando alle macchine e agli algoritmi decisioni che dovrebbero rimanere umane.

In questo senso, l’uso che facciamo della tecnologia riflette le nostre scelte valoriali: possiamo usarla per includere o escludere, per informare o disinformare, per crescere o per fuggire dalla complessità. È qui che entra in gioco l’educomunicazione: promuovere una cultura dell’uso responsabile e riflessivo dei media, capace di formare cittadini in grado di abitare lo spazio digitale senza esserne sopraffatti».

Sguardo al futuro

• Come immagini la scuola e la comunicazione educativa tra dieci anni?

«Immagino – e auspico – una scuola capace di trasformarsi in un vero laboratorio di cittadinanza digitale, in cui l’educazione e la comunicazione siano integrate in modo strutturale.Non più solo trasmissione di contenuti, ma costruzione di ambienti di apprendimento dialogici, inclusivi, capaci di sviluppare senso critico, autonomia e responsabilità.

La scuola del futuro dovrà essere pronta a confrontarsi con l’intelligenza artificiale, la realtà aumentata, gli ambienti immersivi: non per rincorrere la tecnologia, ma per governarla con competenza pedagogica.Sarà una scuola meno verticale e più partecipativa, dove il docente non è più solo “colui che sa”, ma un facilitatore di processi, un mediatore culturale.La comunicazione educativa sarà sempre più relazionale, etica, centrata sull’ascolto e sulla co-costruzione di significato.In un contesto così complesso, la scuola resterà un presidio fondamentale per dare senso al cambiamento e non subirlo».

• Se dovessi dare un solo consiglio a un genitore e un solo consiglio a un insegnante, quali sarebbero?

«A un genitore direi: non delegare l’educazione digitale alla tecnologia o alla scuola, ma partecipa attivamente, con curiosità e ascolto.

Anche se i linguaggi o i codici possono sembrare distanti, il dialogo resta lo strumento più potente per accompagnare i figli nel loro percorso di crescita.Non serve essere esperti di tecnologia, ma essere presenti, disponibili e disposti a imparare insieme.A un insegnante, invece, direi: non temere il cambiamento, ma abbraccialo con spirito critico e responsabilità.L’innovazione non è solo tecnica, è prima di tutto culturale.Sperimentare nuovi approcci comunicativi, aprirsi al confronto con gli studenti, costruire relazioni autentiche: questo è il vero cuore della didattica contemporanea.Un insegnante che comunica bene, educa meglio».

Lato personale

• C’è un libro, un film o una persona che ha profondamente influenzato il tuo pensiero?

«Molti testi e figure hanno inciso nel mio percorso, ma se dovessi individuarne una, direi che il pensiero di Marshall McLuhan ha rappresentato una svolta.

Il suo approccio alla comunicazione come estensione del corpo umano, come ambiente che modella il nostro modo di percepire il mondo, è ancora oggi incredibilmente attuale.Come sociologo della comunicazione, ho sempre trovato nel suo sguardo una chiave preziosa per leggere la trasformazione dei media e dei processi culturali.

A questo si affianca l’influenza dei lavori di studiosi più recenti, come Manuel Castells o José van Dijck, che hanno saputo analizzare con lucidità la rete, la mediatizzazione e le logiche delle piattaforme.Ho avuto anche l’onore di conoscere personalmente Zygmunt Bauman, il cui pensiero sulla società liquida ha arricchito profondamente la mia riflessione sulle trasformazioni sociali e comunicative del nostro tempo.Ma a influenzarmi profondamente è anche l’incontro quotidiano con le persone: studenti, docenti, genitori. È nell’ascolto dei loro vissuti che la teoria si confronta con la realtà e si rinnova».

• Come vivi tu personalmente la dimensione onlife?

«Cerco di viverla con consapevolezza, sapendo che la distinzione tra online e offline oggi non regge più.La mia attività professionale – tra docenza, ricerca e divulgazione – si muove quotidianamente su più piani comunicativi: l’aula fisica, i social network, le piattaforme di formazione, i media tradizionali.

Ma questo non significa essere costantemente connessi, quanto piuttosto saper riconoscere il valore del tempo, della soglia, della presenza.La dimensione onlife richiede equilibrio: sapere quando è il momento di partecipare e quando quello di rallentare, per riflettere, per ascoltare, per pensare.Per me, vivere onlife significa essere dentro il flusso della comunicazione senza esserne travolti, mantenendo sempre uno sguardo critico e un’etica della relazione. È un esercizio continuo, personale e professionale, che richiede responsabilità, ma anche apertura e umiltà».

Parlare con Francesco Pira è sempre un’esperienza che arricchisce: non solo per la profondità delle sue analisi, ma per la capacità di trasformare concetti complessi in riflessioni concrete e utili a tutti, dal genitore all’insegnante, dallo studente al cittadino digitale.In un’epoca in cui il tempo scorre veloce e le informazioni ci travolgono, la sua voce ci ricorda che educare a comunicare non è un compito opzionale, ma una responsabilità collettiva.E come amica, non posso che essere orgogliosa di vedere come il suo lavoro continui a lasciare un segno, costruendo ponti tra il mondo accademico e la vita reale.Perché, come insegna la sua “onlife”, il futuro è già qui: sta a noi imparare a viverlo con consapevolezza.Ringrazio di cuore Francesco Pira non solo per il tempo che ha dedicato a questa conversazione, ma soprattutto per la generosità con cui ha condiviso idee, esperienze e riflessioni.La sua capacità di osservare il mondo con sguardo critico, ma sempre costruttivo, è un dono raro e prezioso.

La buona educomunicazione.

Scuola e famiglia, un approccio sociologico nella nostra nuova vita onlife non è solo un libro: è una bussola per orientarci in un presente in cui reale e digitale si intrecciano indissolubilmente.Un testo che parla a genitori, insegnanti, studenti, professionisti della comunicazione… e a chiunque voglia costruire relazioni più consapevoli e autentiche.Invito tutti a leggerlo, non come semplice manuale, ma come compagno di viaggio in questo tempo complesso, in cui educare a comunicare è forse la più grande sfida – e il più grande atto d’amore – che possiamo compiere

Mariella Musso – Giornalista pubblicista / Vivicentro

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Juve Stabia – Calò, destino che si ripete: Dopo l’esperienza a Cesena, il centrocampista cerca la rivincita

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Giacomo Calò è ufficialmente un nuovo giocatore del Frosinone.L’ex centrocampista della Juve Stabia, dopo una stagione al Cesena, torna in una piazza importante e si prepara ad affrontare nuovamente il suo passato nel campionato 2025-2026.

La scorsa stagione è stata agrodolce per il calciatore.Con la maglia del Cesena, Calò ha incrociato le Vespe due volte ma in entrambi i casi ha dovuto incassare una sconfitta.

Un doppio KO che ha reso ancora più tesi i due confronti, carichi di emozione per il centrocampista che non ha mai dimenticato i suoi trascorsi a Castellammare di Stabia.Ora il Frosinone rappresenta una nuova opportunità e una nuova sfida.

La domanda che tutti si pongono è una sola: come finirà questa volta?Il destino metterà nuovamente Calò faccia a faccia con la sua ex squadra.

L’attesa per la rivincita sportiva è già altissima.Giacomo Calò è un giocatore noto per la sua eleganza in campo e la sua visione di gioco.

Uomo-assist per eccellenza è capace di mandare in porta i compagni con passaggi illuminanti ma la sua dote più micidiale sono i calci di punizione.Da calcio da fermo può essere efficace anche dalla distanza, la sua precisione può fare la differenza, trasformando una palla ferma in un’occasione da gol concreta.

Con Calò, il Frosinone non solo acquista un cervello a centrocampo, ma anche un’arma in più sulle palle inattive.A Castellammare di Stabia, i tifosi non hanno mai dimenticato l’eleganza di Giacomo Calò e, in particolare, la sua efficacia sui calci piazzati.

Ogni volta che il centrocampista si avvicinava al pallone per battere una punizione, l’attesa al “Romeo Menti” diventava palpabile.Era un gesto molto conosciuto e apprezzato dal pubblico: la sua rincorsa, il tocco preciso e la traiettoria velenosa che spesso si trasformava in un’occasione da gol o, ancora meglio, in una rete.

Un’abilità distintiva che ha segnato profondamente il suo passaggio in maglia giallobù e che rimane impressa nella memoria dei sostenitori.La sfida tra Juve Stabia e Frosinone non sarà una partita come le altre.

L’incrocio tra le due squadre, infatti, assume un significato che va ben oltre la semplice gara di campionato.Per Giacomo Calò, in particolare, sarà una vera e propria prova di riscatto, l’occasione per affrontare nuovamente il suo passato dopo le due sconfitte incassate la scorsa stagione.

Sarà una partita carica di emozioni, un test di determinazione e un appuntamento che tutti, a Castellammare e non solo, attendono con grande interesse.

Juve Stabia, si concludono i test precampionato. A Lecce, tra una settimana, si farà sul serio

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La Juve Stabia si prepara alla prossima sfida di Coppa con il morale alto dopo due vittorie consecutive in test match.Le vespe hanno infatti superato sia l’Afragolese che il Potenza, in entrambi i casi con il punteggio di 1-0.

Il grande protagonista di queste due uscite è stato l’attaccante Burnete, autore dei due gol decisivi.La sua vena realizzativa in questa fase di preparazione lo rende l’uomo più in forma e una risorsa fondamentale per la squadra in vista degli impegni ufficiali.

Ora l’attenzione si sposta sulla prossima partita di Coppa, che vedrà La Juve Stabia affrontare il Lecce.Sarà un’occasione importante per misurarsi contro un avversario di categoria superiore e testare ulteriormente la condizione fisica e tattica del gruppo.

Mister Abate ha sfruttato i due recenti test match contro Afragolese e Potenza per compiere un’attenta valutazione della sua rosa.L’obiettivo principale era dare spazio a tutti i giocatori, in particolare ai tanti giovani che fanno parte della squadra.

Le due vittorie di misura, entrambe per 1-0, hanno mostrato una squadra solida e organizzata ma soprattutto hanno permesso al tecnico di osservare da vicino la condizione fisica e l’impegno di ogni singolo elemento.Per i giovani, in particolare, è stata un’occasione preziosa per mettersi in mostra e dimostrare di poter essere un’alternativa valida in vista degli impegni ufficiali.

La preparazione estiva, infatti, non è solo una fase di carico atletico ma anche un momento cruciale per le scelte tecniche che verranno fatte in futuro.Rares Burnete, l’attaccante che ha brillato nei recenti test match, si prepara a una sfida particolare.

L’uomo del momento, infatti, si è recentemente trasferito alla Juve Stabia, in prestito proprio dal Lecce, avversario che affronterà nella prossima sfida di Coppa.I due gol decisivi siglati contro Afragolese e Potenza hanno messo in luce il suo ottimo stato di forma ma l’appuntamento al Via Del Mare assume un sapore speciale per il giovane attaccante che incrocerà da avversario la squadra che detiene il suo cartellino.

Una motivazione in più per far bene e lanciare un segnale forte in vista dell’inizio della stagione.

Juve Stabia, ufficiale: Enrico Piovanello è un nuovo attaccante del Crotone

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La Juve Stabia ha ufficializzato la cessione dell’attaccante Enrico Piovanello, classe 2000, al  Crotone.Il trasferimento avviene con la formula del prestito con obbligo di riscatto che scatterà al verificarsi di determinate condizioni contrattuali.

Arrivato a Castellammare di Stabia nella sessione estiva del calciomercato per la stagione 2023/24, Piovanello è stato uno dei protagonisti della cavalcata trionfale che ha riportato le Vespe in Serie B in quella stagione.L’attaccante padovano ha contribuito alla vittoria del campionato di Serie C, Girone C, collezionando 23 presenze, impreziosite da 3 reti e 3 assist fondamentali per la squadra.

A questo bottino si aggiungono anche una presenza e un gol in Coppa Italia di Serie C e due apparizioni nella Supercoppa di Serie C.Nella stagione scorsa (2024/25) prima del suo trasferimento, Piovanello aveva disputato due partite nel campionato di Serie BKT con la maglia gialloblù, per poi trasferirsi a gennaio in prestito al Trapani.

Con il passaggio al Crotone si apre un nuovo capitolo della carriera del giovane attaccante.La società stabiese, nel comunicato ufficiale, ha voluto “ringraziare Enrico per l’impegno, la professionalità e per quanto fatto in gialloblù, augurandogli il meglio per il proseguo della propria carriera”.

Un ruggito che attraversa la Sicilia: a Carlentini la xx edizione del premio “Leone d’Argento”

Ritorna in provincia di Siracusa l’appuntamento con il talento, la cultura e l’identità siciliana

Torna a risuonare forte e chiaro nel cuore della Sicilia un ruggito d’eccellenza, cultura e orgoglio: quello del Premio nazionale “Leone d’Argento”. Sabato 13 settembre 2025, alle ore 20:00, Piazza Diaz a Carlentini sarà nuovamente il palcoscenico di un evento che celebra il talento, l’impegno e la bellezza siciliana.

Dopo anni di pausa, riparte con nuova energia uno dei riconoscimenti più prestigiosi dell’isola, istituito nel 1986 e affiancato dal Premio alla Sicilianità “Francesco Favara Adorni”. Questo premio è dedicato a personalità nate a Carlentini o profondamente legate alla Sicilia, che si sono distinte nei campi dell’impresa, dello spettacolo, della cultura, del volontariato, dello sport e della comunicazione, contribuendo a diffondere un’immagine positiva e luminosa della nostra terra.

A firmare il grande ritorno del Leone d’Argento sono la Pro Loco Carlentini ETS e l’associazione culturale La Meta, guidate rispettivamente dai presidenti Amedeo Matteo Seguenzia e Maurizio Di Salvo. Un evento atteso e fortemente voluto, frutto di una collaborazione che fonde tradizione e innovazione.

«Vogliamo riportare il Premio al centro della scena culturale siciliana – affermano gli organizzatori – dando nuova voce alle storie di eccellenza che attraversano la nostra terra. Raccontare il valore è il primo passo per costruire il futuro.» Grazie all’esperienza e al sostegno di giornalisti e uomini di cultura dell’Isola, le due associazioni hanno rilanciato l’evento con una veste rinnovata: la conduzione sarà affidata a uno dei volti più amati del panorama televisivo siciliano, Salvo La Rosa; l’identità visiva e la comunicazione saranno curate dall’agenzia I-Press, da sempre impegnata nella valorizzazione dei territori attraverso narrazioni autentiche; il coordinamento artistico sarà affidato a Tolomeo Spettacoli, guidato da Salvatore Tolomeo.

Il progetto, ambizioso e partecipato, è patrocinato dal Comune di Carlentini, dalla Regione Siciliana, dall’Assessorato regionale ai Beni culturali e all’Identità Siciliana, dal Ministero della Cultura, e sostenuto dall’Assemblea Regionale Siciliana, dai comuni di Lentini e Francofonte, dal Libero Consorzio Comunale di Siracusa e dall’ANCI Sicilia.

La storia del Leone d’Argento affonda le radici nella memoria collettiva: nato quasi quarant’anni fa da un’intuizione di una commissione cittadina, il premio ha sempre riconosciuto il valore di chi ha portato il nome di Carlentini oltre i confini locali con dignità, dedizione e talento. Indimenticabile resta la dodicesima edizione, tenutasi al Parco Archeologico di Leontinoi, con la partecipazione straordinaria di Pippo Baudo, che dopo aver ricevuto il premio nel 1995, ne divenne presentatore e testimonial, definendolo «uno dei premi culturali più significativi della Regione».

«Il Leone d’Argento non è solo un premio – concludono Seguenzia e Di Salvo – è un simbolo, la prova che dalla provincia può nascere una cultura viva, capace di raccontare e restituire valore a una comunità. È il ruggito di una terra che non ha mai smesso di credere in sé stessa.»

Oggi, quel ruggito torna a farsi sentire, forte di un tessuto culturale, imprenditoriale e istituzionale che ha scelto di investire in bellezza, orgoglio e narrazione.

A sostenere l’edizione 2025:
Gold Sponsor: Bordieri, FM, AB, Omega Srl
Silver Sponsor: Ref, L’Ecologia, Polis Immobiliare, Il Giardino del Sole, Progitec, Antex di Antonino Nastasi, Emma Motors, Sky Energy
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Mariella Musso – Giornalista pubblicista / Vivicentro

Juve Stabia, vittoria di misura nell’allenamento congiunto contro l’Afragolese

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La Juve Stabia ha disputato e vinto il suo allenamento congiunto contro l’Afragolese, conclusosi con il risultato di 1-0.La sessione, durata 70 minuti e tenutasi allo stadio Romeo Menti, ha visto la squadra di casa imporsi grazie a una rete del nuovo arrivato, Burnete, su assist di Piovanello.

Il gol decisivo è stato segnato al 44° minuto, dimostrando come il giovane attaccante si stia già integrando negli schemi di gioco.L’incontro è stato un’importante occasione per mister Abate di testare la condizione fisica della squadra e valutare i nuovi acquisti in vista della prossima stagione.

La Juve Stabia ha provato il modulo 4-2-3-1.Era l’ultimo test prima dell’esordio ufficiale, il giorno di Ferragosto alle ore 20:45 sul campo del blasonato Lecce, per i trentaduesimi di Coppa Italia.

Juve Stabia – Potenza (1-0): De Giorgio tra tattica e mercato. Rossoblu ambiziosi e coraggiosi

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L’allenatore del Potenza, De Giorgio, ha rilasciato alcune dichiarazioni dopo l’allenamento congiunto disputato ieri pomeriggio allo Stadio Romeo Menti contro la Juve Stabia che ha visto la compagine gialloblu imporsi di misura per 1-0 grazie alla rete di Burnete.La gara ha offerto al mister De Giorgio spunti di riflessione e, al tempo stesso, motivi di soddisfazione.L’allenatore ha commentato la partita sottolineando l’applicazione tattica della sua squadra, un aspetto che lo ha reso particolarmente felice.Nonostante l’esito negativo, De Giorgio ha individuato delle aree di miglioramento, in particolare per quanto riguarda l’attacco.

Il tecnico ha evidenziato gli “errori in avanti e troppe indecisioni davanti alla porta”, attribuendoli in parte ai “grandi carichi” di lavoro di questa fase della stagione.Tuttavia, il mister si è detto “soddisfatto” della prova dei suoi, che hanno dimostrato “una grande forza” contro una squadra di livello superiore come la Juve Stabia.

La situazione Caturano e il “corteggiamento” a D’Amore

L’allenatore si è concentrato anche su due giocatori che, per ragioni diverse, sono al centro dell’attenzione. Caturano, nonostante le voci, fa ancora parte della rosa del Potenza.Il giocatore non ha preso parte alla partita per un “fastidio all’adduttore” e un “virus intestinale”, ma il mister si è detto fiducioso di averlo a disposizione per la Coppa Italia.Per quanto riguarda il mercato, De Giorgio ha espresso il suo interesse per D’Amore, definendolo un “giocatore di un profilo interessante”.

Il tecnico ha ammesso di averlo seguito anche in passato e, pur non sbilanciandosi oltre, ha lasciato intendere che la trattativa potrebbe decollare solo dopo aver “liberato gli spazi” in rosa.

Progetti futuri e ambizioni del Potenza

De Giorgio ha tracciato la strada per il futuro del Potenza, che continuerà a seguire il progetto iniziato la scorsa stagione.La filosofia del mister è chiara: una squadra che ha “coraggio a giocare in pressione”, che non ha paura di rischiare per creare occasioni da gol.L’idea è di avere una squadra aggressiva, che si espone anche in situazioni di “3 contro 3” per poi sfruttare la velocità dei propri giocatori e arrivare “a tu per tu con il portiere”.

L’allenatore è convinto che gli errori siano parte del percorso di crescita e ha ribadito che il suo obiettivo è far crescere i suoi ragazzi.L’ambizione è chiara: un Potenza con un’identità forte, coraggioso e pronto a mettere in difficoltà qualsiasi avversario.

Juve Stabia, Abate vs Pagliuca: La Nuova Squadra Tra Eredità e Speranze Future

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Quando inizierà il campionato di Serie B 2025/2026 si inizieranno a sprecare i paragoni tra la Juve Stabia di Ignazio Abate e quella di Guido Pagliuca.Per l’ex tecnico della Ternana l’impresa di ripetere le gesta dell’ attuale allenatore dell’ Empoli è un esame difficile ma non impossibile da superare.

Il nostro augurio e sicuramente siamo un po’ faziosi è quello che Abate possa eguagliare o addirittura migliorare i record di Pagliuca.A prescindere da questi giochi o paragoni la Juve Stabia il prossimo campionato avrà l’obbligo di tornare a Castellammare di Stabia con qualche vittoria esterna in più.

Oramai è un dato palese perché la salvezza passa dai risultati esterni ed ovviamente in casa non le puoi vincere tutte.Bari, Sampdoria, Salernitana e Cesena sono il bottino ottenuto da Pagliuca.

Vero anche che le vespe del tecnico toscano hanno collezionato molti pareggi esterni e magari si potrebbe raccogliere qualche pareggio in meno e qualche vittoria in più.Del resto la matematica non è una opinione.

Attenzione abbiamo parlato di salvezza e non di grossi traguardi ma se pure ci sarà qualche segno X di troppo lontano dal Menti non sarebbe un qualcosa assolutamente da buttare perché ripetiamo che il discorso salvezza passa da Castellammare ma soprattutto dalle trasferte.Chiavari è il primo appuntamento di campionato, la prima trasferta e sarà subito esame per le nuove vespe di Ignazio Abate che avranno quella voglia matta di regalare un sorriso al pubblico colorato di giallo e blu.

Juve Stabia – Reggiana il calcio, i sentimenti e il ritorno dell’ex difensore Quaranta

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La terza giornata di campionato si preannuncia particolarmente intensa per la Juve Stabia.Non solo per l’importanza di un match casalingo, ma anche per la presenza di un avversario che farà riaffiorare ricordi recenti ossia la Reggiana, infatti, scenderà in campo al “Romeo Menti” e con sé porterà un ex molto caro ai tifosi gialloblù: il difensore Danilo Quaranta.

Arrivato a Castellammare nella sessione invernale di calciomercato della scorsa stagione, Quaranta ha vestito la maglia delle Vespe per sei mesi, guadagnandosi subito l’affetto del pubblico grazie alla sua professionalità, dedizione e al suo attaccamento alla squadra.Le sue presenze sono bastate per lasciare un’impronta positiva in città, tanto da rendere la sua partenza inaspettata e un po’ amara per i sostenitori.

Ora, a distanza di pochi mesi, il destino lo riporterà a casa, ma da avversario.La terza giornata di campionato, che vedrà la Juve Stabia affrontare la Reggiana, sarà l’occasione per un emozionante “amarcord”.

Quaranta, che ora difende i colori granata, tornerà a calcare il prato del Menti, ma questa volta si troverà di fronte i suoi ex compagni e un pubblico che, pur riconoscendone il valore, farà il tifo per la propria squadra.Sarà una sfida nella sfida, un intreccio di emozioni che renderà la partita ancora più gustosa.

I tifosi della Juve Stabia avranno l’occasione di salutare e tributare un meritato applauso al loro ex difensore, pur sperando che il campo, alla fine, sorrida ai colori gialloblù.Per Quaranta, invece, sarà un ritorno a casa da brividi, con la responsabilità di dimostrare il suo valore alla sua nuova squadra, senza dimenticare il calore e l’affetto di chi lo ha sostenuto pochi mesi fa.

Come sempre, la figura dell’ex giocatore genera un’attenzione e una curiosità particolari tra i tifosi.Non si tratta solo di una semplice partita, ma di un incrocio di storie e sentimenti.

Da un lato c’è l’affetto e la nostalgia per i momenti vissuti insieme, i gol esultati e le vittorie celebrate.Dall’altro, c’è la sfida sportiva, il desiderio che l’attuale squadra abbia la meglio, anche se contro un “vecchio amico”.

Questo mix di emozioni rende la partita ancor più affascinante, aggiungendo un tocco di pepe e di romanticismo al calcio.

Coppa Italia: Al Via la Prevendita Biglietti per Lecce – Juve Stabia. Info Settore Ospiti

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Cresce l’attesa per l’esordio ufficiale della S.S.Juve Stabia 1907 nella nuova stagione.

Le Vespe affronteranno il Lecce in trasferta allo Stadio “Via del Mare” per i trentaduesimi di finale della Coppa Italia Frecciarossa, in programma per venerdì 15 agosto alle ore 20:45.La società ha reso note le modalità per l’acquisto dei biglietti del settore ospiti, destinati alla tifoseria gialloblù.

Dettagli della Prevendita

In seguito alla riunione del Gruppo Operativo di Sicurezza (GOS), che ha recepito le indicazioni del Comitato di Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni Sportive (CASMS), è stata confermata la vendita dei tagliandi per il settore ospiti.

La prevendita sarà attiva dalle ore 10:00 di venerdì 8 agosto fino alle ore 19:00 di giovedì 14 agosto.Una disposizione cruciale riguarda i residenti nella regione Campania.

Come stabilito dalla Determinazione dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive (ONMS) N.31/2025 del 5 agosto, i tifosi campani potranno acquistare il biglietto esclusivamente per il settore ospiti e solo se in possesso della Fidelity Card della S.S.Juve Stabia 1907.

Costi e Canali di Vendita

I biglietti saranno acquistabili attraverso il circuito online VivaTicket e presso tutti i punti vendita autorizzati del territorio, la cui lista completa è consultabile sul sito ufficiale di VivaTicket.

Il costo dei tagliandi per il settore riservato ai tifosi della Juve Stabia è stato fissato a:

  • INTERO: €10,00 + diritti di prevendita
  • RIDOTTO UNDER 16: €6,00 + diritti di prevendita

Si invitano i tifosi interessati a procedere all’acquisto dei biglietti con anticipo, data la chiusura della vendita fissata per la serata di giovedì, giorno precedente alla partita.Non sarà possibile acquistare i biglietti per il settore ospiti il giorno della gara presso i botteghini dello stadio.

Juve Stabia – Potenza (1-0), Abate: In questa stagione vedrete una squadra tutta cuore e gruppo

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Si è tenuto oggi, il sesto test pre-season per la Juve Stabia.Questa volta i ragazzi di Abate si sono messi alla prova contro un Potenza ben messo in campo, nonostante ciò le vespe si sono imposte per 1-0 sulla compagine avversaria, grazie al Gol di Rares Burnete al min ’40 del secondo tempo.

Alla fine dell’allenamento congiunto ci ha raggiunti in sala stampa mister Abate, che si è concesso alle domande dei giornalisti presenti in sala.Di seguito le sue dichiarazioni.

RIGUARDO ALLA SQUADRA

Il mister esordisce dicendo che è una squadra in costruzione, alla luce del fatto che sono arrivati tanti nuovi innesti rispetto allo scorso anno.

E’ una compagine che sta trovando la propria identità.In particolare, nel test odierno il focus era sulla fase difensiva, e si dice contento dei ragazzi perché l’hanno interpretata bene, nonostante qualche errore, che ha concesso agli avversari due palle gol.

Il mister ribadisce poi che, ci sono elementi su cui migliorare come per esempio la gestione della palla.

A PROPOSITO DEL MERCATO

Considerando anche il periodo, non sono mancate domande sul mercato, su ciò che bisogna ancora aspettarsi in queste battute finali.Abate ha voluto innanzitutto sottolineare che i ragazzi aggregatisi al gruppo finora siano tutti ragazzi di valore.

Una nomina particolare per Stabile, che oggi ha giocato titolare al centro della difesa, componendo con gli ormai veterani, Bellich e Ruggero il pacchetto difensivo per gran parte della partita.Lo stesso stabile, così come i compagni Burnete e Mannini sono giovani, bisogna avere pazienza, calma, in quanto devono crescere anche in fase fisica, è necessario in un campionato complicato come la B, ma il mister è certo che con il talento che hanno, possono esplodere da un momento all’altro.

Nomina infine anche De Pieri, sottolineando in primis la sua bravura, ma aggiunge che sicuramente deve avere modo di assaggiare la categoria.Per un ragazzo giovane come lui, mettersi in gioco in una categoria così importante sarà un bel banco di prova, sarà sicuramente per lui un anno importante, ma con le qualità e il talento che lo caratterizzano, riuscirà sicuramente a crescere.

Il segreto secondo il mister è non mettere troppe pressioni a questi giovane talenti a sua disposizione.Su ciò che verrà, il mister è stato chiaro, lasciando poco all’immaginazione.

Ha sottolineato in primis il grande lavoro fatto dal direttore, per il quale ha proferito parole di grande stima.Aggiungendo inoltre che con il gruppo che ha adesso a disposizione, lui insieme con il direttore e ovviamente la società hanno già le idee chiare su dove intervenire.

Sarà probabile, ha aggiunto inoltre che arriverà qualche altro under.La sfida sarà poi, una volta che la rosa sarà al completo incastrare le caratteristiche di tutti in campo, decidendo di volta in volta gli interpreti più adatti per l’avversario di turno.

La differenza alla lunga, secondo Abate, la farà però il gruppo, che è un elemento sul quale crede molto.Sarà fondamentale che i ragazzi saranno coesi in campo, il cuore farà la differenza, perché solo con un gran cuore e un grande gruppo si sarà pronti a sopperire anche eventuali errori di un compagno.

QUALE SARA’ LA NUOVA VESTE DELLA JUVE STABIA ?

Da un punto di vista puramente tattico, il mister ha asserito che la veste tattica è un aspetto relativo perché i numeri lasciano il tempo che trovano.

Conta giocare sempre con il giusto atteggiamento, cercando di buttare il cuore oltre l’ostacolo, con la voglia di aggredire la palla per andarla a recuperare.I principi del mister sono chiari CUORE – GRUPPO – VOLONTA’- SACRIFICIO, elementi che sono sembrati fondamentali sin dai primi allenamenti, e che sta cercando di trasmettere giorno dopo giorno ai suoi ragazzi.

Se ci saranno altri innesti siamo certi che l’impostazione tattica sarà adattata di volta in volta, ma i dictat, sembra già ad oggi molto chiaro.

SUL GRUPPO “STORICO”

Rispetto a quanti sono rimasti dell’era pagliuca, suo predecessore, ammette che c’è stato un ampio confronto con il direttore Lovisa.Quelli che sono rimasti, sottolinea Abate, sono ragazzi per bene, dentro e fuori dal campo, ragazzi, aggiunge che hanno a cuore le sorti della Juve stabia e che ci tengono a portare in alto il nome di Castellammare.

Ha infine ammesso che sta valutando, vivendoli quotidianamente chi sarà il prossimo capitano, la fortuna/sfortuna sembra sia proprio il fatto che sono tanti che potrebbero incarnare questo ruolo così importante all’interno dello spogliatoio, proprio perché sono molti i ragazzi che incarnano quella capacità tipica di un capitano e di un leader di sostenere e trascinare i compagni quando necessario.Questo siamo certi, sarà sicuramente un elemento fondamentale, perché sarà nei momenti difficili che “i capitani” si caricheranno la squadra sulle spalle trascinando il gruppo oltre le difficoltà, nel frattempo anche noi, come siamo certi, farete voi, diamo inizio al “TOTO-CAPITANO”

Juve Stabia – Potenza (1-0), allenamento congiunto: Le Vespe superano i Lucani nel finale grazie a Burnete

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Si è concluso con una vittoria di misura per 1-0 a favore della Juve Stabia il sesto allenamento congiunto del precampionato 2025-2026, disputato allo stadio Romeo Menti contro il Potenza.  A decidere la sfida è stato il giovane attaccante Burnete, abile a trovare la via del gol nei minuti finali del match.La partita, caratterizzata da un caldo estivo e da ritmi ancora tipici della preparazione atletica, ha visto le Vespe di mister Abate prevalere grazie a un episodio da palla inattiva.Al 40’ del secondo tempo, sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto da Buglio, è stato proprio Burnete, inserito da pochi minuti, a trovare la zampata vincente che ha trafitto la difesa lucana, fissando il risultato sull’1-0.

Un test importante per entrambe le formazioni, che continuano a lavorare per affinare schemi e condizione in vista dell’inizio dei rispettivi campionati.Da segnalare la supremazia delle Vespe dal punto di vista dei calci d’angolo, ben sette a zero, a testimonianza di una maggiore proiezione offensiva durante l’arco dei novanta minuti.Di seguito il tabellino ufficiale dell’incontro:

JUVE STABIA – POTENZA 1-0

Marcatori: 40’ st Burnete (J)

JUVE STABIA: Confente; Ruggero, Stabile (31’ st Baldi), Bellich; Carissoni (45’ st D’Amore), Battistella (31’ st Buglio), Leone, Mannini; De Pieri (31’ st Mosti); Piscopo (38’ st Burnete), Candellone.

A disposizione: Boer, Louati, Maistro, Pierobon, Piovanello, Signorini.

Allenatore: Abate.

POTENZA P.T. (3-4-3): Cucchietti; Bachini, Camigliano, Burgio; Adjapong, Maisto, Erradi Ghisolfi; Schimmenti, Petrungaro, Selleri.

A disposizione: Gabriele, Bura, Guiotto.

Allenatore: De Giorgio.

POTENZA S.T. (3-4-3): Alastra; Novella, Sciacca (42’ st Landi), Riggio; Bura, Felippe, De Marco, Siatounis; Anatriello, Mazzeo, D’Auria.

Allenatore: De Giorgio.

ARBITRO: De Luca Giovanni

Guardalinee: Esposito Vincenzo e Di Guida Pasquale

Angoli: 7-0.

I difensori italiani moderni che portano avanti la tradizione

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Il nostro paese sforna da sempre difensori di livello eccezionale, che hanno in un
modo o nell’altro influenzato il modo di giocare della nostra nazionale.Il contropiede
è stato un’arma fondamentale nella vittoria dei mondiali del 2006, ma le squadre
italiane lo utilizzavano già dagli anni ‘60 e ‘70.

Ai più giovani questi nomi non diranno nulla, ma Nereo Rocco al Milan e Herrera
all’Inter resero celebre lo stile di gioco.

L’Italia del Catenaccio

Se chiedete a qualsiasi tedesco come gioca l’Italia, inizierà a sproloquiare su come il
nostro calcio sia noioso ed estremamente difensivo. “CATENACCIO” – urlerà – con
forte accento, mentre nella mente gli tornerà in mente la testa rasata di Cannavaro e
il ciuffo di Grosso.Sfottò a parte, hanno ragione a definirci maniacalmente attenti alla fase difensiva?

La
risposta è probabilmente sì.La preparazione tattica che viene effettuata in Serie A è, a detta di tutti i giocatori che
si sono confrontati con gli altri grandi campionati europei, di livello altissimo e
costituisce un parte fondamentale della preparazione alle partite, specialmente per
quello che riguarda la fase difensiva.

Anche per questo i bookmaker propongono diverse offerte speciali sui clean sheet
per quanto riguarda le Serie A.Vi consigliamo a questo proposito di buttare un occhio ai William Hill bonus, per non lasciarvi scappare nulla.

Tuttavia è chiaro gli schemi, le strategie e i movimenti sono solo una parte del
successo che ha ottenuto l’Italia a livello internazionale.Sono i giocatori che devono
avere la qualità e l’intelligenza di adattarsi ai dettami tattici dei CT.

L’eredità pesante dei difensori italiani

In questo senso nel corso degli anni l’Italia ha visto difensori di caratura mondiale,
che vengono più o meno unanimemente inseriti nelle liste dei migliori di sempre.

Glorificato da molti giornali, tifosi e addetti ai lavori, Paolo Maldini è senza dubbio tra i
difensori più forti della storia del Milan e del calcio.Non ha mai vinto, nonostante
questo, un pallone d’oro che lo incoronasse definitivamente.

Nonostante questo la
bacheca conta Scudetti, Champions e Coppe Italia oltre che un Europeo con la
maglia azzurra.In coppia con lui c’era Baresi, che forse più di Maldini (anche per il ruolo) rispecchia
meglio il profilo di difensore d’anticipo e contrasti duri.

Il “libero”, per intenderci.Ma con loro si aggiungono moltissimi altri, fra cui il vincitore del Pallone d’Oro ed
eroe dei Mondiali 2006 Cannavaro, Gaetano Scirea, Giacinto Facchetti o  Alessandro
Nesta.

Insomma, è chiaro che l’eredità è di un certo spessore e gli italiani che occupano
oggi le fila della nazionale devono prendere spunto e ispirarsi a loro.

Bastoni, Scalvini & Co. – I Possibili Eredi

Che il compito è difficile lo abbiamo detto, ma ultimamente, dopo anni di declino
iniziati quando la BBC (Barzagli Bonucci e Chiellini) ha cominciato a sentire i segni
dell’età, possiamo dire di avere una nuova speranza.Profili come quello di Bastoni – tra i difensori più blasonati al mondo – possono essere
la nuova alba del successo della nazionale azzurra.

Tuttavia Bastoni si trova nella propria fase di maturità calcistica e non è più
giovanissimo.Chi saranno quindi gli eredi?

Sulla fascia sinistra, al posto che avrebbe occupato
Maldini, c’è Udogie.In forma, in forza al Tottenham e abituato ai ritmi forsennati della
Premier, può essere fondamentale per la nazionale di Gattuso.

Un altro che si trova nel regno di Re Carlo, ma sull’altra sponda di Londra Nord è
Calafiori.Elegante, forte fisicamente e un mancino delicato, l’Arsenal ha sborsato 45
milioni per averlo.

Altri due nomi ancora acerbi ma che a breve, a nostro parere, faranno un salto di
qualità importante nelle prossime stagioni sono Scalvini e Comuzzo.Rispettivamente nati nel 2003 e nel 2005, sono due profili di centrali giovani che si
sposano perfettamente con il gioco maschio che ha caratterizzato i nostri difensori
negli anni.

Difensore Moderno o all’Italiana?

Cos’è Meglio?

Nel corso degli anni però, l’evoluzione nel calcio sia dal punto di vista burocratico,
che da quello sportivo, ha causato uno spostamento delle qualità richieste.I difensori oggi, a causa di Guardiola, devono saper giocare con la palla e prendere
attivamente parte alla costruzione della manovra.

Bastoni e Calafiori in questo senso sono due dei massimi esponenti nel nostro
paese.Al contrario, giocatori come Gianluca Mancini, Buongiorno e Gatti incarnano
invece ancora lo spirito dei difensori di una volta.

Qual è meglio?I primi sembrano essere più adatti alla direzione del calcio
contemporaneo, ma esattamente come tra giochisti e risultatisti, non c’è una risposta
corretta.

Autoesclusione AAMS: come funziona e come posso annullarla?

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In Italia, un qualsiasi individuo al quale serve un aiuto contro il gioco d’azzardo online, può iscriversi volontariamente alla Autoesclusione AAMS, la quale impedisce l’accesso al gioco in tutti i siti che sono regolamentati dal monopolio di stato.

Se volessimo essere ancora più precisi, il sito revocaautoesclusione.com spiega il termine in questo modo: “Il significato di autoesclusione AAMS trasversale è legato alla possibilità per i giocatori di autoescludersi da tutti i siti di gioco online autorizzati ADM.Questa misura, richiesta volontariamente, inibisce l’accesso al gioco per un periodo stabilito, garantendo una protezione completa contro la dipendenza, ma è possibile rimuovere questa limitazione?

Essendo una condizione imposta volontariamente sì, è possibile rimuoverla senza troppe problematiche.

Ci sono però delle condizioni da rispettare in alcuni casi che possono limitare la cosa, quindi vediamo in dettaglio di che si tratta.

Autoesclusione temporanea o indeterminata

Il dettaglio sul quale occorre focalizzarsi per poter rimuovere questa limitazione è se, la limitazione stessa che è stata applicata, sia a tempo determinato o indeterminato, cosa che porta a due scenari completamente differenti.

Se si tratta di una limitazione temporanea, questa può essere stata applicata per un periodo di 3, 60 o 90 giorni, ai termini della quale il blocco decadrà automaticamente.In questo caso non vi è procedura da seguire, il blocco decadrà automaticamente alla fine del tempo prefissato, senza possibilità di cambiare la cosa con una disattivazione prevendita.

Se invece è stato applicato un blocco a tempo indeterminato, allora le cose sono diverse.

Qui infatti, di base, il giocatore verrà escluso dal gioco a vita, ma è prevista la possibilità di cambiare idea e di togliere questo blocco, cosa però possibile solo a una condizione.

In caso di autoesclusione a vita, prima di poter procedere a un annullamento di questo blocco, dovranno essere passati almeno 6 mesi dal momento dell’attivazione del blocco stesso.Prima di tale data, non sarà fisicamente possibile poter tornare a giocare sui siti AAMS.

Procedura di rimozione della autoesclusione

Se desideri rimuovere l’autoesclusione puoi procedere sia in via digitale con SPID, CIE, CNS e le altre opzioni disponibili sul sito dell’ADM a questa pagina, per poi scegliere l’opzione di accesso che possiedi o che preferisci e immettere i dati che ti vengono richiesti.

Una volta destro, vai nella sezione legata all’autoesclusione del gioco a distanza, dalla quale potrai premere sulle voci legate alla revoca dell’autoesclusione, per poi confermare la revoca e terminare la procedura.

La possibilità di giocare sarà ristabilita in 7 giorni dal momento del completamento della procedura.

In qualsiasi momento e dopo un qualsiasi numero di revoca della autoesclusione, sarà sempre possibile farsi nuovamente escludere sempre dal portale dell’ADM.Se però non si posseggono le opzioni di accesso elencate sul sito (SPID, CIE, CNS, ecc.), allora sarà necessario rivolgersi direttamente al proprio portale di scommesse o di gioco d’azzardo per chiedere di attivare una autoesclusione.

Gioco sui portali non AAMS

Ci teniamo a precisare che, nonostante l’utente possa aver richiesto l’autoesclusione, questa vale solo per i portali di gioco AAMS/ADM, ovvero controllati e regolamentati dal monopolio di stato.

Tutti quelli fuori da questa categoria, ovvero quelli non AAMS/ADM, resteranno attivi per gli utenti.

In questa ottica, nel caso l’utente si rivolga a piattaforme di questo tipo in attesa di una revoca dell’autoesclusione, è bene assicurarsi di utilizzare siti non AAMS sicuri, dato che questo territorio presenta rischi notevolmente maggiori e portali di dubbia provenienza e affidabilità.

La Pietà di Gricci, nuova acquisizione di Capodimonte

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Un tassello importante dell’identità di Capodimonte torna a casa per completare la storia della Real Fabbrica di Porcellana fondata da Carlo di Borbone nel 1743: è un piccolo ma straordinario capolavoro la Pietà di Giuseppe Gricci, il modellatore del Re, pezzo rarissimo in terracotta che gli studiosi hanno identificato circa un ventennio fa sul mercato internazionale dell’arte. “E’ stato emozionante riportare quest’opera a Napoli, dove fu realizzata, ed ammirarla da vicino – dichiara Eike Schmidt, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte – Nelle collezioni pubbliche cittadine non è conservato alcun bozzetto in terracotta ascrivibile, come questo, alla mano del celebre capo-modellatore della Real Fabbrica. Il modello in creta plasmato da Gricci è, infatti, lo stadio dell’opera in cui più immediatamente è possibile cogliere il segno e la cultura figurativa di questo grande artista fiorentino, che Carlo di Borbone volle con sé, prima a Napoli e poi a Madrid. Abbiamo voluto condividere subito questa acquisizione con i tanti visitatori che nel periodo estivo affollano il Museo e Real Bosco. Con un piccolo allestimento che vuole essere una preziosa anticipazione della nuova sezione delle porcellane, attesa tra pochi mesi”.

“La Pietà di Gricci, il modellatore del Re. Nuova acquisizione di Capodimonte. Tra terracotta e porcellana” è il titolo dell’allestimento, fino al 28 ottobre. In questa occasione la nuova terracotta del Museo e Real Bosco viene messa a confronto con la Pietà con il San Giovanni Evangelista in porcellana del Museo Duca di Martina, sempre del Gricci. La costruzione piramidale è quella della Pietà di Michelangelo, con il corpo di Cristo accolto sulle gambe di Maria e le figure raccordate da un ampio panneggio. Il confronto tra i due gruppi – quello in terracotta e quello in porcellana – rivela l’evoluzione stilistica di Gricci sul tema della Pietà: più teatrale e distaccata nella porcellana, dove il dolore è sublimato, più umana e intima nella terracotta, dove il gesto della Madonna che asciuga le lacrime esprime una sofferenza materna.

Il dialogo tra le due opere è stato allestito nella sala 20 del secondo piano del Museo, dove è esposta la celebre Pietà di Annibale Carracci: il dipinto, realizzato presumibilmente per la devozione privata del cardinale Odoardo, nel Settecento al Palazzo Reale a Napoli, è caratterizzato da un dolore straziato e raccolto. L’impostazione monumentale dei due protagonisti e la resa scultorea di alcuni dettagli, come le pieghe nette della veste della Vergine, hanno reso l’opera un modello trasversale nell’interpretazione di questa iconografia per pittori, scultori, incisori e modellatori. E anche Gricci mostra di esserne influenzato, riecheggiando nei suoi due gruppi plastici molti elementi della tela: ad esempio nelle membra abbandonate del Cristo, che si svolgono in continuità con il sudario poggiato sulle rocce.

Alla presentazione sono intervenuti Luigi Gallo, Direttore ad interim Musei Nazionali del Vomero, e Riccardo Naldi – professore di storia dell’arte moderna Università degli Studi di Napoli L’Orientale, che fu il primo a riconoscere il gruppo in terracotta di Gricci nel 2007.

Giuseppe Gricci, raffinato modellatore e scultore fiorentino, fu attivo come autore di soggetti sacri destinati alla corte reale sin dai primissimi anni di vita della Real Fabbrica di porcellana di Capodimonte, e tra il 1744 e il 1745 lavora a più riprese proprio al tema della Pietà. In un documento pubblicato nel 1888, Minieri Riccio fa riferimento a Gricci che nell’aprile del 1744 ‘fece una Pietà in porcellana ed una maensola con la sua forma in gesso’. La terracotta che, a causa della variante del movimento del braccio destro della Vergine, non può ritenersi il modello diretto del gruppo in porcellana del Museo Duca di Martina, tuttavia consente di seguire il processo di elaborazione del tema. I resti di colore sembrerebbero alludere a un utilizzo del modello come base di prova di decorazioni pittoriche, documentate da un esemplare in porcellana policroma del Museo Municipal di Madrid.

Fonte AdnKronos

Juve Stabia, Alessandro Confente: I super poteri di Spiderman al servizio della porta gialloblù. Sotto La Lente

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A circa 10 giorni di distanza dall’inizio della nuova stagione calcistica, che vedrà le vespe di Mister Abate scendere in campo per il primo impegno stagionale in Coppa Italia contro il Lecce il 15 agosto allo stadio Via Del Mare, torna il nostro appuntamento settimanale con una delle rubriche più amate dai nostri tifosi.Quest’anno, il primo appuntamento con “sotto la lente”, lo dedichiamo a colui il quale è stato il primo acquisto ufficializzato nel calciomercato estivo: il nostro portiere Alessandro Confente.

Alessandro è un calciatore italiano nato a Soave, un piccolo paese in provincia di Verona il 7 giugno 1998.Alto ben 194 cm, Confente è stato, come già detto, il primo acquisto di Lovisa in questa calda estate gialloblù, assicurandosi (tra l’altro a titolo gratuito) le prestazioni del ragazzo sin dai primi giorni di luglio (è in rosa ufficialmente dal 9 luglio 2025) offrendogli, un contratto biennale che lo lega alla Juve Stabia sino al 30 giugno 2027.

LA CARRIERA

Confente, muove i primi passi nelle giovanili del Chievo Verona a partire dal 2012 giocando nella squadra Under 19, fino a quando a partire dalla stagione 2015/2016 è stato spesso convocato in prima squadra in serie A, senza però purtroppo trovare spazio. È stata, crediamo, comunque una parentesi positiva per il ragazzo che, nonostante la giovane età ha avuto modo di allenarsi con portieri del calibro di Albano Bizzarri e Stefano Sorrentino.

Nell’estate 2018 passa alla reggina, con la formula del prestito secco.Fa il suo esordio in serie C il 18 settembre 2018 nella partita contro il Trapani.

Diventa un elemento fondamentale della squadra calabra, contribuendo con le sue prestazioni al raggiungimento dei play-off alla fine della stagione, conclusisi nel secondo turno, a causa della sconfitta per 4-1 subita dalla reggina contro il Catania.Conclude la stagione con 33 presenze, 11 clean sheet e 35 gol subiti.

Nell’estate del 2019 si apre per Confente un nuovo capitolo, nuovo prestito, ancora una volta di un anno; questa volta alla Robur Siena.Fa il suo esordio con la squadra toscana nella prima uscita stagionale in coppa Italia contro il Mantova, dove però il Siena subisce una sconfitta per 2-0.

La sconfitta non scalfisce però le convinzioni dell’allora mister Michele Mignani, che conferma Alessandro come portiere titolare della Robur per l’intera stagione, la quale si conclude con 29 presenze, 33 gol subiti e 8 clean sheet.Nell’ottobre 2020, si unisce, anche se con un po’ di ritardo al Catania di mister Giuseppe Raffaele (poi sostituito a marzo da Francesco Baldini).

Nel marzo 2021 però, subisce una lesione al menisco del ginocchio sinistro che lo tiene fuori per il resto della stagione che conclude con 19 presenze, 20 gol subiti e 5 clean sheet.Nell’agosto 2021 si apre forse, quella che fino ad oggi è la sua parentesi più positiva.

Passa in prestito dal Chievo al Vicenza, dove rimane per ben 4 anni, festeggiando il 7 giugno 2025 le 100 presenza con la squadra veneta.In precedenza, era stato votato come MPV del mese di marzo, ma in generale ha disputato un ottimo campionato 2024/2025, collezionando 12 clean sheet nel girone di andata, e concludendo la stagione con 21 clean sheet in 37 presenze, assicurandosi il titolo di miglior portiere del girone A della serie C, con la migliore percentuale di clean sheet pari al 56,8%

CURIOSITA’

Prima di approdare a Castellammare, il suo destino si era in parte già incrociato con quello della Juve Stabia, non solo incontrandola più volte da avversario nei campionati di serie C, ma anche perché all’inizio della stagione 2020, prima di approdare a Catania, in quel di Verona, con la maglia del Chievo, il suo diretto “concorrente” in porta era un certo Andrea Seculin, nome noto alla tifoseria gialloblu avendo indossato la maglia delle vespe nelle stagioni che vanno dal 2011 al 2013, collezionando 35 presenze.

Già l’estate scorsa, il nostro direttore Lovisa, aveva tentato di portare alle falde del Vesuvio il ragazzo, così come era riportato su Vicenza Today, senza però riuscire a convincere ì biancorossi a lasciarlo andare, per poi ripetersi, con successo questa estate.Alessandro è un ragazzo semplice, sui suoi profili social ama condividere momenti con i compagni di squadra in campo, ma anche foto che lo ritraggono nei viaggi che si concede nei momenti di sosta dagli impegni lavorativi.

Il giocatore a cui si ispira è Allison, portiere brasiliano del Liverpool.In una recente intervista dice che non è scaramantico e che il suo cibo preferito è la pasta, ci chiediamo quindi se la sua permanenza a Castellammare lo influenzerà sulla scaramanzia, ma soprattutto se ha già assaggiato o assaggerà le prelibatezze della nostra terra. (magari lo farà in un momento di pausa dagli impegni stagionali, non essendo la nostra cucina famosa per essere particolarmente leggera).

A quanto sembra, si è già ben ambientato nel gruppo gialloblù stringendo particolarmente amicizia con il nostro difensore Marco Ruggero, così come si evince da affermazioni fatte da entrambi in recenti interviste alla stampa locale.Noi non possiamo che auspicarci che la trasformazione da Peter Parker a Spiderman, come si è definito in un post pubblicato da lui stesso su Instagram per salutare la città di Vicenza, trovi la sua massima esplosione in quel di Castellammare, nel mentre non possiamo che augurargli le migliori fortune per la stagione che sta per iniziare, sperando di vedere in azione al più presto i suoi superpoteri a difesa della porta stabiese.

Juve Stabia, due ex centrocampisti approdano al Nola: Due colpi per i bianconeri per sognare in grande

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Il Nola si rafforza con due colpi di spessore a centrocampo, portando in dote non solo qualità ed esperienza, ma anche un passato importante in comune con la Juve Stabia.Sotto la guida del presidente Giuseppe Langella, i bianconeri accolgono Nicolas Izzillo e Luca Berardocco, due volti noti del calcio campano con storie diverse ma unite dal filo conduttore delle Vespe.

Nicolas Izzillo, mediano classe 1994, è un centrocampista dai gol pesanti e dalla grande grinta.

Cresciuto tra i settori giovanili di SPAL e Spezia, ha costruito una solida carriera prevalentemente tra Serie C e Serie D, superando le 300 presenze.La sua avventura con la Juve Stabia è stata particolarmente felice: con la maglia gialloblù ha collezionato 42 presenze e messo a segno ben 8 reti, lasciando un ottimo ricordo nei cuori dei tifosi per la sua sostanza e la sua capacità di essere decisivo in zona gol.

Izzillo, con la sua abilità negli inserimenti e la sua tenacia, è pronto a diventare un punto di riferimento nel centrocampo del Nola.

Luca Berardocco, nato nel 1991, è invece un regista classico, un centrocampista tecnico e di grande visione di gioco.A differenza del suo nuovo compagno di squadra, Berardocco porta con sé un bagaglio di esperienza che include anche la Serie B, avendo vestito maglie prestigiose come quelle di Pescara, Padova e Südtirol.

Il suo legame con la Juve Stabia è più recente e distribuito in diversi periodi, ma altrettanto significativo: in totale, con le Vespe ha disputato 86 partite, siglando anche lui 8 gol.Le sue qualità nel dettare i tempi di gioco e nel gestire il possesso palla sono le caratteristiche che hanno convinto la dirigenza nolana a puntare su di lui per dare equilibrio e qualità alla manovra.

Reduce da un’ottima stagione in Serie D, si presenta come il faro che il Nola stava cercando.I due, pur con stili di gioco complementari, rappresentano un innesto di indubbio valore per la squadra del presidente Langella, che non nasconde le sue ambizioni di costruire una rosa solida e competitiva.

Con l’arrivo di Izzillo e Berardocco, il Nola non acquista solo due calciatori di categoria superiore, ma anche due professionisti che conoscono a fondo le piazze calde e la passione del calcio campano, pronti a mettere la loro esperienza al servizio della squadra e a infiammare i tifosi bianconeri.