Le statistiche del primo tempo
Termina il primo tempo tra Milan e Napoli sul risultato di 0-0. Una gara equilibrata, con poche emozioni. Queste le statistiche del primo tempo:

Termina il primo tempo tra Milan e Napoli sul risultato di 0-0. Una gara equilibrata, con poche emozioni. Queste le statistiche del primo tempo:

Nel corso del match tra Milan e Napoli, si sono sentiti ancora una volta cori contro i napoletani: ”Noi non siamo napoletani”, ”senti che puzza,scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani, Napoli m…, Napoli Colera, rovina dell’Italia intera”, questi i cori recitati dai tifosi milanisti ai danni del popolo napoletano. Ci risiamo a San Siro, dopo la vicenda Koulibaly, si ripete un altro atto osceno.
ndr di Stanislao Barretta: il tutto in perfetta continuità con il salvin pensiero. Dieci anni passati senza minimamente progredire ed incivilirsi, anche se attualmente Salvini si fa chiamare Comandante, Capitano, riveste la carica di Ministro degli interni nonché di vicepremier e ha saputo prendere in giro i meridionali ottenendo anche il voto di tanti di loro, tra cui addirittura dei napoletani che si sono venduti a chi ha dato loro l’illusione di non essere più disprezzati e, per di più, di avere l’illusione di essere – inaspettatamente ed incredibilmente – finalmente anche loro superiori a qualcuno: l’immigrato, e fa niente se poi, invece Salvini li ha presi per il lato B (come del resto meritano) e che magari, tra quelli a loro presuntamente inferiori, c’è anche qualche laureato o laureando o, comunque, gente che almeno qualche scuola ha frequentato, a differenza loro (e basta sentirli parlare per comprendere la loro totale mancanza di cultura, se non proprio di istruzione foss’anche elementare)
COLLEGATE:
“Stasera sarà dura” Josè Maria Callejon, attaccante del Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Dazn per parlare del match…
Fuori anche Ghoulam e Hamsik Tra poco più di un’ora Milan e Napoli si contenderanno i tre punti nel anticipo serale allo stadio San Siro. Carlo…
E’ quanto emerge dalle indagini della polizia presentate in occasioni dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Il Porto di Salerno utilizzato per traffici internazionali di droga.
”Alcune indagini – si legge – hanno rivelato, inoltre, come il porto di Salerno venga utilizzato anche da parte di organizzazioni criminali napoletane”.
Più marcata la presenza della criminalità organizzata partenopea nei confronti del comuni dell’Agro-nocerino-sarnese: ”Recenti indagini – si legge ancora – confermano altresì un’ingerenza della criminalità organizzata locale nella pubblica amministrazione”.
Josè Maria Callejon, attaccante del Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Dazn per parlare del match contro il Milan.
Ecco le sue parole:
“Veniamo qua per vincere. E’ vero che sarà dura, affronteremo una squadra vera, forte, ma noi andiamo in campo sempre per vincere, in ogni partita”.
Termina col punteggio di 1-1 il derby categoria Under 15 Nazionale tra Paganese e Juve Stabia. Il match si sblocca al quinto della prima frazione con Terracciano, ma pronta è la risposta stabiese che pareggia i conti con Di Serio al decimo (12 gol per lui in stagione). Un match combattuto, tra le due squadre più forti del girone di categoria. Dopo qualche minuto della riprese vespe in dieci per espulsi Esposito per doppia ammonizione, ma i ragazzi di Franzese tengono bene il campo e fermano, come all’andata, la Paganese, unica a riuscirci.
Così in campo:
PAGANESE – Gianfagna, D’Avino, Semonella, Di Maio, Ianuale, Domanico, Norcia, Terracciano, Colonna, Salerno, Bolognino. A disp. Pinestro, Biccari, Caiazzo, Montagna, Fucci, Bologna, Di Micco, Vitale, Manzi. All. Matrecano
JUVE STABIA -Del Sorbo, Capo, Esposito, Russo, Ventrone, Santarpia, Carannante, Esposito, Di Serio, Damiano, Casillo. A disp. Arrichiello, Noviello, Mahmoud, Balzano, Ruggiero, Leone, Fusco, Minasi, Somma. All. Franzese
Ciro Novellino, ufficio stampa settore giovanile Juve Stabia
Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, è intervenuto ai microfoni di LiraTV. Queste le sue parole:
”Il Comune di Napoli rischia di far perdere risorse significative di fondi Ue. Mi riferisco – prosegue – al cantiere di Via Marina aperto da quattro anni. Noi, come Regione Campania, dovremmo certificare 23 milioni di euro per la conclusione dei lavori, con relativo collaudo, entro marzo. Ovviamente non saremo in grado di certificare niente e rischieremo di perdere i fondi. Ci sono rischi, anche per i cantieri della linea 1 e 6 della metropolitana e pericolo per 100 milioni di euro che riguardano lavori, sempre finanziati con soldi della Regione, a Bagnoli”.
Numerose le presenze, allo stadio San Siro, delle forze dell’ordine in Via Novara. Come riferisce il Mattino, il luogo è costantemente controllato da camoniette e motociclette volanti della polizia. Allerta massima per il match di stasera tra Milan e Napoli, vista la morte dell’ultras Daniele Belardinelli, nell’ultimo match proprio a San Siro tra Inter e Napoli.
Numerosa anche la presenza di polizia e carabinieri intorno allo stadio, dove è massimo il servizio di controllo nelle zone di filtraggio e prefiltraggio.
Tra poco più di un’ora Milan e Napoli si contenderanno i tre punti nel anticipo serale allo stadio San Siro. Carlo Ancelotti, allenatore degli azzurri, schiera una squadra ultra offensiva con Mertens e Milik in attacco e Callejon e Insigne come esterni di centrocampo. Tra i pali ritorna in campo Ospina a discapito di Meret. Restano fuori anche Hysaj, Ghoulam e Hamsik.
Tra i rossoneri nessuna sorpresa: difesa a quattro con Romagnoli e Musacchio centrali. A centrocampo c’è la conferma per Paquetà che affiancherà Kessiè e Bakayoko. In avanti, sarà Cutrone la punta centrale con Calhanoglu sulla linea del tridente offensivo. Piatek è convocato ma va in panchina.
Ecco le formazioni ufficiali:
Milan (4-3-3): G.Donnarumma; Calabria, Musacchio, Romagnoli, Rodriguez; Kessiè, Bakayoko, Paquetà; Suso, Cutrone, Calhanoglu. All: Gattuso.
Panchina: A.Donnarumma, Plizzari, Abate, Conti, Laxalt, Bertolacci, Montolivo, Castillejo, J.Mauri, Borini, Piatek.
Napoli (4-4-2): Ospina; Malcuit, Albiol, Koulibaly, Mario Rui; Callejon, Zielinski, F. Ruiz, Insigne; Mertens, Milik. All: Ancelotti.
Panchina: Meret, Karnezis, Ghoulam, Luperto, Maksimovic, Hisaj, Diawara, Hamsik, Ounas, Verdi.
Oggi quattro ore senza Circumvesuviana per un guasto alla linea elettrica sulla tratta Napoli – Nola – Baiano, che ha causato l’interruzione della circolazione tra Napoli e Volla. Come riferisce Il Mattino, il guasto si è verificato verso le 14:00 della giornata di oggi. Per tamponare il guasto, quelli dell’eav hanno attivato un servizio di bus navetta da piazza Garibaldi, a Napoli, fino a Volla, passando per il Centro Direzionale, Poggiorale e via Botteghelle.
Tuttavia, il problema è rientrato 4 ore dopo intorno alle ore 18. I tecnici hanno provveduto alla riparazione della linea elettrica ed il servizio è stato ripristinato.
Juve Stabia praticamente al completo per il derby di domani con la Paganese. Assente, infatti, solo Nunzio Di Roberto, che non recupera dopo il problema fisico che lo aveva costretto a saltare anche il match di Potenza.
Di seguito il comunicato della società stabiese con la lista dei convocati.
Al termine dell’allenamento di rifinitura, svolto questo pomeriggio presso lo Stadio “Romeo Menti”, il tecnico Fabio Caserta ha reso nota la lista dei 26 calciatori convocati per il match Juve Stabia – Paganese , valevole per la 4^ giornata di ritorno del campionato di Serie C girone C 2018-2019, in programma domani, domenica 27 gennaio 2019, con inizio alle ore 16.30 presso lo Stadio “Romeo Menti ” di Castellammare di Stabia.
Portieri: Branduani, Esposito, Venditti
Difensori: Allievi, Dumancic, Ferrazzo, Germoni, Marzorati,Schiavi, Troest, Vitiello.
Centrocampisti: Calò, Carlini, Castellano, Lionetti, Mastalli, Mezavilla, Vicente, Viola.
Attaccanti: Canotto, Elia, El Ouazni, Melara,Paponi, Sinani, Torromino.
Indisponibili: Di Roberto
Squalificato: nessuno
ViViRadioWeb radio ufficiale della Givova Scafati, roster che milita nel campionato di A2, per gli appassionati della palla a spicchi trasmetterà, dalle ore 17:45, grazie alla voce di Jerry Romano la gara Remer Treviglio – Givova Scafati che sarà disputata sul parquet del PalaFacchetti.
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La Givova Scafati si prepara ad affrontare la terza giornata di ritorno (diciottesima stagionale) del girone ovest del campionato di serie A2, che la vede impegnata alle ore 18:00 di domenica prossima sul parquet del PalaFacchetti contro la Remer Treviglio
La classifica attualmente ci dice che la compagine bergamasca ha in classifica due punti in più del team dell’Agro ed un roster tanto giovane quanto talentuoso, allenato per l’ottava stagione consecutiva dal trentottenne coach Adriano Vertemati.
Arbitreranno l’incontro i signori Scrima Alberto Maria di Catanzaro, Maffei Luca di Preganziol (Tv) e Capozziello Damiano di Brindisi.
Buon ascolto a tutti

ViViCentro.it, come sempre, anche per la gara delle 16.30 che vedrà i padroni di casa della Juve Stabia ospitare la Paganese vi propone la diretta audio del match.
Aggiornamenti quindi sull’andamento della gara per chi si collegherà, una possibilità in più per seguire questo altro appuntamento casalingo del campionato 2018-2019.
Il derby sarà il classico testacoda di classifica nel girone C di Serie C. La Tifoseria ospite purtroppo assente, cosi come all’andata.
Le Vespe vengono dal pareggio in esterno contro il Potenza. I ragazzi di mister De Sanzo sono in un buon momento e nelle ultime due gare hanno raccolto 4 punti: vittoria a Rende e pareggio interno con il Siracusa.
Nonostante la classifica sia abbastanza chiara, sarà una gara insidiosa per i gialloblu sia perchè è un derby sia perchè la Paganese si è mossa sul mercato prendendo due giocatori importanti come Stendardo e l’ex Capece, aggiunti ad una base di giovani interessanti come Santopadre, Tazza, Piana, Della Corte, Gaeta, Cappiello, Parigi e gli esperti Scarpa e Cesaretti. Nella gara di andata al Marcello Torre di Pagani, le vespe si imposero 1-3 grazie al gol di Mezavilla e alla doppietta di Canotto, vano il gol di Parigi nel recupero.
A partire dalle 16:25 ci saranno Mario Di Capua, Mario Vollono e Giovanni Donnarumma in compagnia degli altri inviati di ViViCentro vi faranno provare le emozioni della gara del Menti.
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Probabili formazioni
JUVE STABIA (4-3-3): Branduani, Vitiello, Marzorati, Troest, Germoni, Mastalli, Vicente, Viola, Torromino, El Ouazni, Elia.
PAGANESE (4-3-1-2): Santopadre, Tazza, Piana, Stendardo, Acampora, Capece, Nacci, Gaeta, Scarpa, Parigi, Cesaretti.
Allora buon ascolto e forza Juve Stabia!
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Castellammare di Stabia– Testacoda di classifica nel girone C di Serie C. Al Menti, la Juve Stabia di mister Caserta ospita la Paganese di mister De Sanzo. Derby campano per la quarta giornata del girone di ritorno. Tifoseria ospite purtroppo assente, cosi come all’andata.
Stagione opposta per le due squadre: le vespe di mister Fabio Caserta sono prime in classifica con 50 punti e sono reduci dai 4 punti nella doppia trasferta con Viterbese e Potenza. Gli azzurro stellati, invece, sono ultimi in classifica con 9 punti e una sola vittoria in campionato. Nonostante la classifica sia abbastanza chiara, sarà una gara insidiosa per i gialloblu sia perchè è un derby sia perchè la Paganese si è mossa sul mercato prendendo due giocatori importanti come Stendardo e l’ex Capece, aggiunti ad una base di giovani interessanti come Santopadre, Tazza, Piana, Della Corte, Gaeta, Cappiello, Parigi e gli esperti Scarpa e Cesaretti. I ragazzi di mister De Sanzo sono in un buon momento e nelle ultime due gare hanno raccolto 4 punti: vittoria a Rende e pareggio interno con il Siracusa. Nella gara di andata al Marcello Torre di Pagani, le vespe si imposero 1-3 grazie al gol di Mezavilla e alla doppietta di Canotto, vano il gol di Parigi nel recupero.
Il tecnico dei gialloblu, con ogni probabilità, non conterà su Di Roberto infortunato e deve valutare le condizioni di alcuni elementi. De Sanzo, invece, non dovrebbe avere a disposizione Fornito, Gori, Schiavino e Punzi. Complici i tanti impegni ravvicinati, potrebbe esserci turn over da parte delle vespe. Ecco le probabili formazioni:
JUVE STABIA (4-3-3): Branduani, Vitiello, Marzorati, Troest, Germoni, Mastalli, Vicente, Viola, Torromino, El Ouazni, Elia.
PAGANESE (4-3-1-2): Santopadre, Tazza, Piana, Stendardo, Acampora, Capece, Nacci, Gaeta, Scarpa, Parigi, Cesaretti.
Si è giocata a Sorrento, allo stadio Comunale Italia, la 14esima giornata del torneo Dante Berretti. La Juve Stabia è stata sconfitta per 0-3 dalla Viterbese. Il primo tempo è terminato col punteggio di 0-2 per i gol di Capparella su rigore e di Foudi. Nella ripresa le Vespette provano a reagire ma arriva all’89esimo il gol che chiude il match di Vari. Da segnalare, per i padroni di casa, l’espulsione di Mauro per doppia ammonizione.
Così in campo:
JUVE STABIA – Omobono, De Cicco (Provvisiero), Todisco, Calise (Grimaldi), Campanile, Daniele (De Iulio), Mauro, Esposito, La Monica, Frasca (Solimeno), Fontanella. A disp. Di Biase, De Blasio, Cuomo, Percuoco, Tartaglione. All. Belmonte
VITERBESE – Bertolini, Del Prete, Franco, Canestrelli, Ricci Lud. (Giannetti), Massaccesi, Foudi (Covarelli), Menghi E., Menghi M. (Razzo), Capparella, Vari. A disp. Ricci Leo, Capati, Carinella, Zanon, Labate. All. Boccolini
GOL – 10′ pt Capparella rig., 26′ pt Foudi, 44′ st Vari
AMMONIZIONI – Mauro (J), De Cicco (J), Daniele (J), Canestrelli (V), Ricci Lud. (V), Massaccesi (V)
ESPULSIONI – Mauro (J)
MAN OF THE MATCH
1 Campanile 3 punti
2 Esposito 2 punti
3 Todisco G. 1 punto
CLASSIFICA MAN OF THE MATCH
1 La Monica 13
2 Todisco G. 12 punti
3 Frasca, Stallone 9 punti
4 De Cicco 7 punti
4 Cesarano 6 punti
5 Massaro, Campanile 4 punti
6 Tartaglione, Todisco A., Esposito 3 punti
7 Provvisiero, Scalera, Calise 2 punti
8 Mauro 1 punto
Ciro Novellino, ufficio stampa settore giovanile Juve Stabia
Papa Francesco ha ricordato “il cammino di Gesù” che continua in una società che consuma e si consuma, che ignora e si ignora nel dolore dei suoi fratelli”. “Si prolunga nel dolore occulto e che fa indignare di quanti, invece di solidarietà, da parte di una società piena di abbondanza, trovano rifiuto, dolore e miseria, e per di più vengono indicati e trattati come portatori e responsabili di ogni male sociale”.
Panama – La Via Crucis di Gesù verso il Calvario continua ai nostri giorni e si ripropone “in tanti volti che soffrono per l’indifferenza soddisfatta e anestetizzante della nostra società che consuma e si consuma, che ignora e si ignora nel dolore dei suoi fratelli”, siano essi i migranti costretti ad abbandonare la propria terra, i tanti “scartati”, gli anziani, i bambini privati della loro infanzia o del diritto di nascere. C’è stato il dolore del mondo nelle parole di papa Francesco alla Via Crucis che ieri pomeriggio (22.30 GMT) è stata celebrata da almeno 400mila giovani presenti alla 34ma GMG, a Panama.
E “anche noi tuoi amici, o Signore, ci lasciamo prendere dall’apatia e dall’immobilismo. Non poche volte il conformismo ci ha sconfitto e paralizzato. È stato difficile riconoscerti nel fratello che soffre: abbiamo distolto lo sguardo, per non vedere; ci siamo rifugiati nel rumore, per non sentire; ci siamo tappati la bocca, per non gridare. Sempre la stessa tentazione. È più facile e ‘paga di più’ essere amici nella vittoria e nella gloria, nel successo e nell’applauso; è più facile stare vicino a chi è considerato popolare e vincente. Com’è facile cadere nella cultura del bullismo, delle molestie e dell’intimidazione!”.
“Per Te non è così, Signore: nella croce ti sei identificato con ogni sofferenza, con tutti quelli che si sentono dimenticati” e “oggi la Via Crucis di tuo Figlio si prolunga: nel grido soffocato dei bambini ai quali si impedisce di nascere e di tanti altri ai quali si nega il diritto di avere un’infanzia, una famiglia, un’educazione; che non possono giocare, cantare, sognare…; nelle donne maltrattate, sfruttate e abbandonate, spogliate e ignorate nella loro dignità; negli occhi tristi dei giovani che si vedono strappar via le loro speranze di futuro dalla mancanza di educazione e di un lavoro degno; nell’angoscia di giovani volti, nostri amici, che cadono nelle reti di gente senza scrupoli – tra di loro si trovano anche persone che dicono di servirti, Signore –, reti di sfruttamento, di criminalità e di abuso, che mangiano sulla vita dei giovani”.
“La Via Crucis di tuo Figlio si prolunga in tanti giovani e famiglie che, assorbite in una spirale di morte a causa della droga, dell’alcol, della prostituzione e della tratta, si trovano privati non solo del futuro ma del presente. E così come furono spartite le tue vesti, Signore, viene spartita e maltrattata la loro dignità”. Si prolunga “nei giovani coi volti accigliati che hanno perso la capacità di sognare, di creare e inventare il domani e ‘vanno in pensione’ con la pena della rassegnazione e del conformismo, una delle droghe più consumate nel nostro tempo”.
“Si prolunga nel dolore occulto e che fa indignare di quanti, invece di solidarietà, da parte di una società piena di abbondanza, trovano rifiuto, dolore e miseria, e per di più vengono indicati e trattati come portatori e responsabili di ogni male sociale. Si prolunga nella solitudine rassegnata dei vecchi abbandonati e scartati”.
“Si prolunga nei popoli nativi, spogliati delle loro terre, di radici e cultura, facendo tacere e spegnendo tutta la sapienza che possono offrire” e “nel grido di nostra madre terra, che è ferita nelle sue viscere dall’inquinamento”.
“Si prolunga in una società che ha perso la capacità di piangere e di commuoversi di fronte al dolore”.
“E noi, Signore, che cosa facciamo?”. Noi, la domanda del Papa, “consoliamo e accompagniamo il Signore, indifeso e sofferente, nei più piccoli e abbandonati?”. “Rimaniamo ai piedi della croce come Maria?”.
“Contempliamo Maria, donna forte. Da Lei vogliamo imparare a rimanere in piedi accanto alla croce. Con la sua stessa decisione e il suo coraggio, senza evasioni o miraggi. Ella seppe accompagnare il dolore di suo Figlio, tuo Figlio; sostenerlo con lo sguardo e proteggerlo con il cuore. Dolore che soffrì, ma che non la piegò. È stata la donna forte del ‘sì’, che sostiene e accompagna, protegge e abbraccia. Ella è la grande custode della speranza”.
Come Maria “anche noi desideriamo essere una Chiesa che sostiene e accompagna, che sa dire: sono qui!, nella vita e nelle croci di tanti cristi che camminano al nostro fianco”.
Da Maria impariamo a dire “sì” alla resistenza forte e costante di tante madri, tanti padri, nonni, che non smettono di sostenere e accompagnare i loro figli e nipoti quando sono “nei guai”. “In Maria impariamo la forza per dire “sì” a quelli che non hanno taciuto e non tacciono di fronte a una cultura del maltrattamento e dell’abuso, del discredito e dell’aggressione, e lavorano per offrire opportunità e condizioni di sicurezza e protezione”.
Soprattutto da Maria possiamo imparare “ad accogliere e ospitare tutti quelli che hanno sofferto l’abbandono, che hanno dovuto lasciare o perdere la loro terra, le radici, la famiglia e il lavoro”. “Come Maria vogliamo essere Chiesa che favorisce una cultura capace di accogliere, proteggere, promuovere e integrare; che non stigmatizzi e meno ancora generalizzi con la più assurda e irresponsabile condanna di identificare ogni migrante come portatore di male sociale”.
Da lei, ha concluso Francesco, “vogliamo imparare a stare in piedi accanto alla croce, non con un cuore blindato e chiuso, ma con un cuore che sappia accompagnare, che conosca la tenerezza e la devozione; che sia esperto di pietà trattando con rispetto, delicatezza e comprensione”.
(AsiaNews)
È dedicata alle tantissime donne che furono vittime e anche a quelle carnefici, la Giornata della Memoria 2019 per la Shoah (l’Olocausto).
L’idea è della presidente delle Comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, inquietata dal persistente serpeggiare in Europa di un anti-semitismo sempre pericoloso che si sta allargando a una paura per lo straniero in genere assai prossima al razzismo. Difficile dire se nella privazione della libertà, nello sfruttamento del lavoro, a volte perfino nelle torture abbiano sofferto più le donne degli uomini o viceversa. Ma certo il dolore di una donna e madre dentro, allontanata dai suoi figli, incerta sul loro destino, angosciata per la loro sorte, terrorizzata dal non sapere cosa potesse esser loro capitato deve essere stato enorme, lacerante, indicibile.
Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata per commemorare le vittime dell’Olocausto. È stato così designato dalla risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria.
Da fonti e testimonianze dell’epoca, scelte dalla Rete e ivi riportate in modo molto riassuntivo,emerge il dramma indicibile di quelle prigioniere in tutta la sua violenza, tragicità, perfidia e sociopatia ideologica dei loro aguzzini/e. Ma altrettanto sconcertante è l’ipocrisia culturale mondiale, politico-istituzionale-moralizzatrice, che per decenni ne ha fatto rimuovere i dolorosi specifici eventi, rendendone possibile la conoscenza solo di recente.
Le donne giungevano al lager dopo un lunghissimo viaggio ammassate su carri bestiame denutrite, assetate e in pessime condizioni igieniche. Scese dai treni venivano separate dai familiari, costrette ad abbandonare i loro figli senza sapere che non li avrebbero mai più rivisti. Venivano divise in file, spogliate e sottoposte ad una prima selezione: le più anziane e deboli erano subito caricate su un carro diretto alle camere a gas, le altre venivano condotte alla baracca della disinfestazione. Sul percorso si potevano notare montagnole di stampelle, di occhiali, di giocattoli ben divisi secondo il senso dell’ordine teutonico. Giunte alla baracca dovevano spogliarsi e abbandonare tutti gli oggetti che indossavano, ad esempio orologi o gioielli. Mentre attendevano l’ora della “doccia” sostavano tutte nude, in fila, tremanti e diventavano bersagli di sguardi sprezzanti, risate sfrenate, gare di sputi tra i soldati e, non di rado, oggetto di scherni con dei bastoni che frugavano i loro corpi. A tutto ciò si aggiungeva il rischio di essere messe da parte per una macchia sulla pelle, per un foruncolo o per l’età più visibile senza gli abiti.
Oltre alla lotta per non morire, le donne più belle e le più giovani, rischiavano di essere selezionate per i bordelli dove erano costrette ad “usare” il loro corpo per invogliare al lavoro gli altri prigionieri. Essere donne in un campo di concentramento era molto più che umiliante, oltre ad essere inferiori quando ebree, erano considerate oggetti perché femmine. A loro venivano consegnati vestiti maschili con tutti gli inconvenienti che portavano: mutande senza elastici che cadevano e calze che si ripiegavano sulle gambe. Per la donna non c’era tregua, nei primi mesi di permanenza nei lager il flusso mestruale si riproponeva e non esisteva materiale per difendersi; chi era fortunata trovava in terra uno straccio da utilizzare ma chi non lo era doveva lavare le mutande e indossarle bagnate. Successivamente però, a causa della scarsa alimentazione, della qualità del cibo e dell’estenuante lavoro il flusso si bloccava per la maggior parte delle prigioniere (evento positivo da un lato ma ulteriore prova di come la femminilità scompariva). L’apparato genitale femminile inoltre attraeva l’interesse dei criminali nazisti che si spacciavano per scienziati. A molte prigioniere si prelevavano campioni di tessuto dell’utero per essere in grado di giungere a diagnosi tempestive di eventuali tumori, con raggi X si sterilizzavano le ovaie, si asportava l’utero o vi si iniettava un liquido irritante: pratiche queste che dovevano servire a sterilizzare le razze inferiori. I medici disponevano di un numero inesorabile di “cavie” ebree, costrette a sottoporsi a dolorosi interventi chirurgici, prive di anestesia o con anestesia insufficiente. Ed ecco l’alimentazione: al mattino c’erano solo due bidoni di caffè per 800 persone cosicchè pochissimi riuscivano a prenderne mentre, a mezzogiorno, v’era una specie d’appello per poter distribuire la zuppa. Il rancio arrivava alle ore più disparate, dalle nove del mattino alle cinque del pomeriggio, quindi non si sapeva mai a che ora sarebbe avvenuta la distribuzione. Ogni cinque persone veniva data una gamella con un litro di minestra, nessuno aveva un cucchiaio e così dovevano bere nella stessa ciotola, a sorsi. La zuppa era talmente disgustosa che i primi giorni molte donne non mangiavano.
Una clamorosa testimonianza è stata riportata dalle sopravvissute che lavoravano in cucina ad Auschwitz: hanno affermato che una dottoressa SS metteva nelle caldaie un prodotto chimico, che dava alla zuppa un sapore acidulo e provocava nella bocca e poi nello stomaco e nei visceri un vivo senso di bruciore, prurito esterno al ventre, gonfiore e macchiette rosse, che avevano l’apparenza di piccole abrasioni rettilinee. Alcune preferivano non mangiare la zuppa e alimentarsi di patate crude che riuscivano a sottrarre ai carri che le portavano in cucina. Quasi tutte avevano la bocca piena di sfoghi e la lingua crepata e solcata da tagli profondi, che impedivano perfino di mangiare. Tutte le donne sopravvissute sono concordi nel dichiarare che ciò era provocato dai prodotti chimici che venivano messi nella zuppa perchè mai in altri campi di concentramento il fenomeno si ripetè, per quanto malnutrite fossero.
In tutti i lager la malattia più comune era diarrea e dissenteria, in forme gravissime e spesso mortali. Nonostante questo le donne riuscivano a tenersi più o meno pulite perchè acquistavano il sapone in cambio di pane dagli uomini, i quali perciò erano molto più sporchi e pieni di pidocchi. Le internate dovevano affrontare giornate di duro lavoro senza mai fermarsi, nemmeno se malate o senza forze. Tra le lavoratrici si diffuse così una società pregna di solidarietà, pian piano si affermò una voglia mai sopita di ribellarsi e si ricorse al sabotaggio. Le manifestazioni di maggiore solidarietà nel campo si avevano nei confronti delle donne incinte: si raccoglievano stracci e panni per poter cambiare i neonati, si rubava un po’ di carbone dal lavoro perchè il calore nelle stanze era totalmente insufficiente, si procuravano bottigliette da utilizzare come biberon e molte madri che avevano ancora latte dopo la morte dei loro bimbi allattavano altri neonati.
Ad Auschwitz esisteva un bordello per i prigionieri non ebrei che venivano “ricompensati” con incontri sessuali e i nazisti guardavano attraverso un foro per assicurarsi che praticassero solo la posizione del missionario. Proprio dietro il famoso cancello con la scritta “Il lavoro rende liberi” del campo di concentramento di Auschwitz si trova uno degli orrori meno noti della seconda guerra mondiale: un bordello per i prigionieri. L’obbiettivo era quello di aumentare la produttività dei prigionieri torturati e affamati, offrendo loro una sorta di bonus se avessero lavorato abbastanza: sarebbero stati “premiati” con una visita al bordello del campo. La prima “Casa delle bambole”, come era chiamata, è stata realizzata un anno dopo, nel 1942, nel campo di concentramento di Mauthausen in Austria, a cui seguirono quelle di Ravensbruk, Buchenwald, Dachau e Flossenburg. In totale c’erano dieci bordelli.
Per il 70% le donne erano tedesche e le restanti provenivano dai paesi occupati: ucraine, polacche o bielorusse, escluse le italiane e le ebree ritenute contaminanti per il loro sangue non ariano. Le prescelte erano tutte sotto i 25 anni di età e predisposte a prostituirsi dopo un periodo di violenze e stupri, con la promessa, che non venne però mai mantenuta, della concessione della libertà dopo sei mesi di “lavoro”. L’istituzione dei bordelli venne propagandata anche con la giustificazione morale che in questo modo si evitava il più possibile la “degenerata” omosessualità diffusa nei campi tra i prigionieri e non solo tra loro. I postriboli dei lager potevano essere normalmente utilizzati dal personale di guardia al campo, dagli internati criminali comuni (contraddistinti dal triangolo verde) ed in generale dagli uomini di razza “ariana” ma non dagli ebrei e dai prigionieri di guerra russi.
Per la gestione dei bordelli furono fu istruito dello specifico personale affinché i prigionieri uomini e donne fossero “puliti”, le donne venissero sterilizzate ed era permessa solo la posizione del missionario. Le SS guardavano attraverso dei fori per assicurarsi che le donne non trascorressero più di un quarto d’ora con ogni prigioniero.
Nei campi era presente una gerarchia: le prigioniere ariane (delinquenti comuni, prostitute, politiche) avevano qualunque diritto sulle donne. Le detenute alle quali spettava la direzione del campo di sterminio, le kapò, erano prese tra le assassine delle carceri, tra quelle che avevano fatto le cose più atroci, in modo che potessero tranquillamente bastonare a morte una prigioniera che non obbedisse ciecamente agli ordini. Al di sopra delle kapò c’erano le SS donne (ma solo poche di loro sono state condannate dopo la guerra), che avevano stivaloni con un puntale di ferro, ufficialmente per non consumare la suola, ma, in realtà, per sferrare calci più violenti.
Le donne non ebree erano attirate come volontarie, con la promessa di una migliore condizione di vita e di maggiori razioni alimentari. Soprattutto le ventenni, facevano sesso con una media di 6-8 uomini ogni sera tra le 20 e le 22. Dovevano lavorare anche la domenica pomeriggio. I macilenti prigionieri scelti per i bordelli erano sottoposti a un umiliante controllo medico, sui genitali veniva applicata una crema disinfettante; venivano chiamati nell’appello generale e marciavano forzatamente verso il bordello. Ma gli uomini, spesso erano troppo deboli fisicamente o malati per impegnarsi in un rapporto sessuale. La sopravvissuta Zofia Bator-Stepien ha ricordato come una ragazza fu spinta a lavorare nel bordello: avrebbe fatto qualsiasi cosa per una fetta di pane. Si offrì volontaria non sapendo quale lavoro l’aspettasse, ma non battè ciglio quando il medico le disse che sarebbe stata sterilizzata e non avrebbe più potuto avere figli. Voleva solo un po’ di pane. A frequentare il bordello sembra fossero anche i soldati, alcuni ucraini e bielorussi, e ci sono molte testimonianze sul fatto che le donne avevano tutte le ultime notizie riguardanti la guerra. Dopo aver concluso l’esperienza nel bordello, alcune diventarono funzionarie nel campo e altre sopravvissero alla guerra ma pochissime hanno parlato della loro esperienza. La Bunalska ha detto al MailOnline:”Lavorare nel bordello ha dato loro la possibilità di vivere. Ora vediamo le cose in una prospettiva diversa ma allora era una scelta semplice: o il bordello e la sopravvivenza o le camere a gas di Birkenau”. I bordelli di Auschwitz furono chiusi nel gennaio del 1945 quando il campo fu evacuato per sfuggire all’avanzata dell’Armata Rossa.
E nei confronti di alcune donne c’era stato persino un campo di concentramento specifico. Ravensbrück. Si trattava di un lager a nord di Berlino. E’ stato taciuto per tantissimi anni. Hitler, nel maggio del 1939 lo aprì come lager per sole donne. Dal maggio del 1939 al 30 aprile 1945 sono passate da lì circa 130 mila donne, provenienti da 20 nazioni diverse e 50 mila sono morte. Lo scopo del terzo Reich era quello di eliminare le donne “non conformi”, prigioniere politiche, lesbiche, rom, prostitute, disabili, senza fissa dimora, malate di mente, testimoni di Geova, contestatarie, donne semplicemente giudicate “inutili” dal regime, e solo il 10% di queste donne erano ebree.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale questi aspetti del regime nazista vennero nascosti, anche con la complicità delle stesse vittime che si ritenevano in certo modo colpevoli di essere sfuggite alla sorte delle altre donne dei prostituendosi campi (e di certo il generale ambiente culturale ancora all’epoca molto diffusamente bigotto e ipocrita le induceva in questo). I due stati tedeschi sorti dopo la guerra si trovarono concordi nel negare alle donne dei bordelli la loro condizione di vittime e il diritto a qualsiasi risarcimento ipotizzando il loro, sia pur giustificato, consenso. Solo dopo gli anni ’90 i lagerbordell cominciarono ad essere conosciuti dal grande pubblico attraverso l’opera di studiosi che hanno rivelato questa ulteriore forma della tragedia nazista in Germania.
I terribili traumi riportati nei campi di concentramento sono durati tutta la vita. L’incredulità e l’indifferenza di chi non ha conosciuto i lager si sono evidenziati con una totale mancanza di interesse per la tragica esperienza di quelle donne. Ciò ha condotto molte deportate ad un graduale isolamento e ad un dannoso ripiegamento su se stesse. Diverse patologie si sono impadronite e hanno turbato fino alla fine il loro stato fisico e psichico. Ad esempio, un’anziana deportata ebrea era tormentata da musiche e suoni che aveva udito nel lager e che improvvisamente le rimbombano nelle orecchie, come se ancora si fosse trovata rinchiusa ad Auschwitz. Di altre sappiamo che hanno trascorso periodi più o meno lunghi in ospedali e luoghi di soggiorno climatico, per forme di tubercolosi, gravi disturbi cardiaci, forme acute di insufficienze respiratorie e arteriosclerosi precoce che degenera in stati depressivi e di rifiuto della vita. Per alcune donne non è mai cessata la sofferenza indicibile di essere state violentate; quindi doppiamente annullate, nella dignità e nella libertà. Ciò che ha accomunato tutte le donne, fossero esse deportate politiche, ebree o zingare, era il sentimento di solidarietà verso le loro compagne di sventura, tra le quali non esisteva discriminazione per differenze di religione, tradizioni, lingue, costumi, educazione. Questa stessa solidarietà ha permesso a molte di loro di fare ritorno nelle proprie case. Tutte vissero tragicamente la perdita dell’identità individuale; traumatico fu denudarsi tra le brutalità degli aguzzini, vedersi un numero tatuato sul braccio, vedersi rasate a zero. Non erano più donne, non erano più individui. È significativo constatare che in loro non c’è assolutamente odio, ma solo volontà e speranza che certe esperienze non debbano più ripetersi.
L’opinione.
“È significativo constatare che in loro non c’è assolutamente odio, ma solo volontà e speranza che certe esperienze non debbano più ripetersi”. Leggere e provare ad immaginare quei luoghi, quelle sofferenze fisiche e mentali di quelle donne, quell’angoscia che doveva bloccare il respiro, fa rabbrividire. Ma quanto sopra accade ancora risaputamente in diverse parti del mondo, in Nazioni con regimi o fondamentaliste, senza reali Diritti umani uguali per tutti. Succede per certi circoscritti versi quasi sotto casa nostra. In una Nazione cosiddetta occidentale, civile, repubblicana e democratica, come l’Italia, si abbia, almeno in questo, l’attenzione intellettuale di guardare la nostra opaca realtà e pertanto di regolarizzare la prostituzione (femminile e maschile) specialmente d’importazione, togliendola dal mondo grigio se non anche oscuro, specialmente dal profitto della criminalità organizzata, da delinquenti e usurai locali senza scrupoli, da maitresse sfruttatrici, da politici papponi, ma senza perseguitarla come vorrebbero i facili moralisti e integralisti, oppure voltandosi altrove o eludendo con retoriche e sermoni, bensì regolarizzandola con leggi moderne, civili, chiare, serie, severe , sanitarie, fiscali, tutelando chi vuole svolgere il mestiere come pure chi non lo vuole sotto casa o prossimo alle scuole, lungo le strade cittadine, ecc.
L’immagine è inerente il bordello di Mauthausen.
Adduso Sebastiano
Luigi de Magistris, sindaco di Napoli, è intervenuto sulla difficile situazione che stanno vivendo i migranti della Sea Watch in mare da una settimana nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte di appello di Napoli. Queste le sue parole raccolte da Askanews.
La decisione del Tribunale dei Minori di Catania di far sbarcare i minori a bordo della Sea Watch? “Mi sembra un atto istituzionale molto molto giusto, doveroso e necessario. – spiega il sindaco – Aggiungo non sufficiente. Si stanno continuando a mettere in atto condotte che mettono in pericolo la vita umane, con persone che stanno morendo. Ci troviamo di fronte non solo ad atti disumani, indegni ed indecenti, ma a crimine”.
“Sono molto contento del fatto che mentre altri stanno commettendo crimini contro l’umanità di cui saranno chiamati a rispondere, oggi pomeriggio a Napoli c’è chi rimane umano e si ritroverà al teatro Augusteo di Napoli per vedere come fare nel nostro piccolo per arrestar questa disumanità di governo rispetto invece ad un’onda di umanità che sta diventando sempre più contagiosa e mi riconosco pienamente nelle parole del Papa che in queste ore a Panama ha detto delle parole che dovrebbero colpire la coscienza degli ancora tanti indifferenti, che però sono convinto un poco alla volta verranno dalla parte dell’umanità” conclude.
Il calciatore della Casertana, Antonio Vacca, è stato sfortunato protagonista di una vicenda extra calcistica: secondo quanto raccontato dallo stesso calciatore sul suo profilo Instagram, nella serata di ieri, alcuni malviventi avrebbero puntato un’arma da fuoco contro la sua auto esplodendo alcuni proiettili nel tentativo di fermarlo. Uno dei colpi ha bucato il cofano della sua Mercedes grigia. Vacca poco dopo l’accaduto ha pubblicato un duro messaggio contro le persone che lo avevano preso di mira: “Per la seconda volta avete sparato verso di me, senza sapere se nell’auto ci fossero le mie figlie. Ma la colpa è mia perchè continuo a indossare gioielli in questa città abitata da gente di m…che prova solo invidia. Da domani non indosserò più oggetti preziosi, quindi se vedete la mia auto sappiate che quello scelmo di Antonio camminerà solo con carte di credito. Vi ho dato tante possibilità, ma non ci siete riusciti!” Ha scritto in una Instagram Story allegando la foto dei danni causati alla sua auto. Non è stato ancora reso noto se la vicenda sia accaduta a Caserta o a Napoli, città di cui è originario avendo vissuto nel quartiere di Scampia.
(Immagini prese dall’account ufficiale del calciatore https://www.instagram.com/antoniojuniorofficial/?hl=it)
I giudici della Corte d’Appello di Napoli hanno confermato la condanna a 6 anni di reclusione per Rossano Apicella, ras 40enne, ritenuto coinvolto nella rapina al Banco di Napoli di Gragnano del 2017. Apicella, riferisce il Metropolis, era finito al centro di un’inchiesta realizzata dai carabinieri di Gragnano e dalla Procura di Torre Annunziata. Nella primavera di due anni fa i militari dell’Arma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare – emessa dal tribunale oplontino – a carico di Apicella.
Secondo gli inquirenti, il ras gragnanese avrebbe preso parte in concorso con altre persone al tentativo di rapina ai danni del Banco di Napoli di Gragnano segnalando – ai rapinatori – l’arrivo delle forze dell’ordine. Per questa vicenda il 40enne era stato rinviato a giudizio ed era finito a processo conclusosi un anno fa con la condanna a 6 anni ora confermata anche in Appello.
Rossano Apicella è considerato uno degli esponenti di spicco della criminalità dei Monti Lattari. E’ stato un alleato fedele del boss Antonio Di Martino, attualmente detenuto. Grazie alla sua rete di conoscenze, Apicella riusciva a rifornire lo storico clan di marijuana e cocaina.
Apicella è anche accusato di tentato omicidio. Nel 2014, infatti, per tentare di aumentare la sua sfera d’influenza, provò ad uccidere il fratello del boss Gennaro Chierchia, Sebastiano, ferendolo con alcuni colpi di pistola. Il suo progetto criminale fallì e decise di darsi alla fuga per poi consegnarsi, qualche giorno prima del sequestro dei beni, al carcere di Poggioreale.
Martedì 29 gennaio, a partire dalle 11, nella Sala Bidello di Palazzo Farnese, sarà presentata la gara podistica “Stabiaequa Half Marathon“, la mezza maratona in programma il giorno domenica 3 febbraio alle ore 9, con partenza e arrivo alle Antiche Terme di Stabia, passaggi a Marina di Stabia e Vico Equense.
All’evento parteciperanno il sindaco di Castellammare, Gaetano Cimmino, il sindaco di Vico Equense, Andrea Buonocore, il consigliere regionale Alfonso Longobardi, gli assessori allo Sport di Castellammare e Vico Equense, Catello Radice e Lucia Vanacore, e il presidente della Asd Sport Eventi Run, Andrea Fontanella.
Il percorso avrà una lunghezza totale di 21.58 km e sarà completamente chiuso al traffico.
Partenza: Via Brin, Largo Amendola, Antiche Terme di Stabia, Via Brin, Via Bonito, Via MAzzini, Corso Vittorio Emanuele, Via Alcide De Gasperi, Corso Garibaldi, Via Mazzini (R), Via Bonito (R), Largo Amendola Antiche Terme di Stabia (controllo intermedio), Via Acton, SS145 Sorrentina, Vico Equense. Giro di Boa Piazza Umberto I.
Ritorno: SS145 Sorrentina, Via Acton (R), Via Brin, Largo Amendola Antiche Terme di Stabia, Arrivo. Tempo massimo 2 ore 30 minuti.
E’ possibile iscriversi fino al 30 ottobre. Ulteriori informazioni sono disponibili al seguente link: https://www.garapodistica.it/Castellammare%20di%20Stabia/Stabiaequa%20Half%20Marathon%202019%20Castellammare%20di%20Stabia.htm