Pensione di reversibilità: cos’è e a chi spetta! Guida completa e aggiornata

La pensione di reversibilità è un assegno riconosciuto a favore di coniuge o figli di un lavoratore o pensionato iscritto all'Inps deceduto.

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La pensione di reversibilità è un assegno riconosciuto a favore di coniuge o figli di un lavoratore o pensionato iscritto all’Inps deceduto.

La pensione di reversibilità è un importante trattamento pensionistico previsto per i familiari superstiti in caso di morte del pensionato iscritto ad una delle gestioni assicurative dell’Inps. E’ un diritto alla pensione previsto per legge nel caso in cui si verifichino alcune precise condizioni di legge come età o reddito. Per i figli, invece, bisogna verificare l’età, la frequenza di una scuola o di una università e dell’assenza di un lavoro. Due sono le principali condizioni che maturano il diritto alla pensione ai superstiti indiretta o di reversibilità.

Pensione di reversibilità: cos’è

E’ dovuta nel caso in cui il titolare di diritto deceduto, percepiva una pensione diretta o è in corso la sua liquidazione. In questo caso, il diritto alla pensione passa ai superstiti. E’ dovuta nel caso in cui il titolare di diritto deceduto, aveva maturato almeno 15 anni di assicurazione e di contribuzione o almeno cinque anni di assicurazione e contribuzione al periodo precedente al decesso. La pensione ai superstiti in uno dei due casi citati, decorre dal primo giorno del mese successivo al decesso del pensionato e prevede il calcolo di aliquote di reversibilità ai parenti secondo tre casistiche.

Le aliquote di reversibilità della pensione ai superstiti, sono riconosciute al 100%, invece, nel caso in cui il coniuge abbia due o più figli.

A chi spetta

La pensione di reversibilità, spetta principalmente al coniuge e ai figli ed equiparati che, alla data della morte del pensionato o dell’assicurato alla gestione Inps, non siano diventati maggiorenni. Per questi ultimi, infatti, il requisito anagrafico, è essenziale per poter accedere a tale prestazione. Sui figli non riconosciuti dal deceduto ma che in fase di successione hanno ottenuto il diritto all’assegno vitalizio. Le pensioni reversibilità figli, possono essere riconosciute anche nei confronti di coloro che superano la maggiore età, laddove si tratta di studenti.

In questi casi, è da verificare l’assenza di un lavoro retribuito e nell’essere a carico del genitore al momento del suo decesso. In particolare, il limite di età passa dai 18 anni ai 21 anni, nel caso in cui lo studente frequenti una scuola media o professionale. Nessun limite di età per il riconoscimento al diritto alla pensione, per i figli inabili al lavoro e a carico del genitore deceduto.

Quanto spetta

Ovviamente per quanto riguarda gli anni di lavoro e la lavorazione svolta questa influisce sull’assegno in quanto varierà anche l’ammontare dei contributi versati. Gli ultimi tre anni di contributi devono essere stati versati nei cinque anni di lavoro prima della morte.

Pensione reversibilità coniuge, anche separato o divorziato

La pensione di reversibilità spetta al coniuge nel caso in cui si presentino specifiche condizioni di legge. Bisogna verificare, tuttavia, che non siano state stipulate delle nuove nozze, poiché, in tali casi, il coniuge perde il diritto alla pensione ai superstiti. A seguito della recente entrata in vigore della Legge Cirinnà Legge 76/2016, concorre alla pensione di reversibilità al coniuge, anche un componente superstite di una unione civile.

Come fare domanda

La reversibilità della pensione, in presenza dei requisiti di legge, può essere richiesta dai superstiti mediante la presentazione di una domanda online. Per la corretta presentazione della domanda, occorrerà essere muniti anche di Pin personale e indicare un codice fiscale, laddove si tratta di accesso diretto. E’ infatti possibile, anche rivolgersi a enti di patronato o intermediari per la presentazione telematica della domanda. Attivo, anche un contact center gratuito in alternativa al servizio online dell’Inps per esercitare il proprio diritto alla pensione.

Pensione ai superstiti: casistiche più frequenti

La pensione ai superstiti consiste in un assegno versato agli eredi del pensionato o dell’assicurato in misura diretta a coniuge e figli. La materia, tuttavia, è molto ampia e ne prevede l’applicazione sotto diversi punti di vista. La pensione di reversibilità spetta anche in questo caso, laddove l’iscrizione all’Inps da parte del lavoratore o del pensionato avviene prima della emissione della sentenza con separazione legale. Il diritto alla pensione, spetta anche nel caso in cui il titolare deceduto era tenuto ad un assegno di mantenimento al coniuge.

Le pensioni reversibilità spettano anche in questo particolare caso, ossia quando il coniuge in vita è titolare di un assegno di mantenimento e non ha ancora contratto un nuovo matrimonio. Il diritto alla pensione permane, anche nel caso in cui gli stessi erano a carico del genitore deceduto. Confermato il requisito di essere a carico del genitore deceduto e con una inabilità del lavoro, in questo caso non è previsto una età massima per mantenere il diritto all’assegno.

Pensioni di reversibilità: eccezioni al diritto all’assegno

Le pensioni di reversibilità, infine, possono essere riconosciute anche nei confronti di genitori e fratelli del lavoratore o pensionato deceduto. Per il primo caso, il diritto alla pensione scatta per coloro che presentano almeno 65 anni di età, non titolari di pensione diretta o indiretta e a carico del deceduto. Per i fratelli o le sorelle, invece, deve essere accertata l’inabilità al lavoro e dell’essere a carico del lavoratore deceduto. La pensione di reversibilità, però, potrà essere riconosciuta solo nel caso in cui non siano presenti altri parenti diretti come coniuge, figli, nipoti o genitori.

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