Jacob Lew, segretario al Tesoro americano, vede la strada della crescita

L’equilibrio dei conti pubblici rimane una priorità del Governo e il nodo della flessibilità sarà...

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L’equilibrio dei conti pubblici rimane una priorità del Governo e il nodo della flessibilità sarà con probabilità al centro del discorso sullo stato dell’Unione che terrà il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker.

In un’intervista, il segretario al Tesoro americano, Jacob Lew, dice: “Abbiamo convinto Berlino ad accelerare sulla crescita”.

Jacob Lew: “Abbiamo convinto Berlino a spingere sulla crescita”
Il segretario al Tesoro Usa: “Merkel ha aumentato le spese per risolvere la crisi dei migranti”

«Il dibattito fra e crescita è finito: tutti concordano sul fatto che in questo momento bisogna alimentare la crescita».

Il segretario al Tesoro americano Jacob Lew mostra di non avere il minimo dubbio, mentre dichiara questa sua convinzione. Lo fa durante un incontro al Council on Foreign Relations, dove risponde alle domande del presidente Richard Haass e dei soci sullo stato dell’economia globale. Per anni gli Stati Uniti hanno cercato di spingere l’Unione Europea verso una politica più espansiva, trovando nell’Italia un alleato fondamentale in questo senso, come riconosce lo stesso Lew.

La Germania ha sempre frenato, ma ora secondo il capo del Tesoro americano sta cambiando atteggiamento, proprio adesso che assume la presidenza di turno del G20 in vista del vertice dell’anno prossimo ad Amburgo: «Lascerò che i tedeschi parlino per se stessi. Ovviamente abbiamo avuto con loro la nostra dose di disaccordi sulle politiche macroeconomiche negli ultimi anni, ma se guardate le politiche in Europa degli ultimi 18 mesi, notate che una serie di cose sono cambiate. C’è stato un rilassamento dei target fiscali per i paesi che hanno problemi fiscali, ma sono anche colpiti duramente dal costo della crisi dei rifugiati, e la Germania lo ha accettato. La stessa Berlino ha fatto tutte le spese necessarie ad affrontare la questione delle migrazioni sopra al livello dei suoi target fiscali, che secondo le nostre stime usano una frazione significativa dello spazio fiscale che hanno. Negli ultimi giorni, poi, abbiamo visto i tedeschi pubblicare un bilancio che alza lo spettro di ulteriori sgravi fiscali nei prossimi anni. Non credo che vedremo un cambiamento di filosofia in Germania, però penso che abbiamo già visto un mutamento delle pratiche». Sono dichiarazioni molto importanti per l’Italia, perché il nostro paese è proprio fra quelli più colpiti dall’emergenza dei migranti, che è stata discussa durante il G20 di Hangzhou, e sarà al centro di un vertice straordinario convocato dal presidente Obama durante la prossima Assemblea generale dell’Onu. Roma ha sostenuto la necessità di avere più spazio di manovra fiscale, oltre che più aiuti dalla Ue, per gestire questa crisi, e Washington attraverso le parole di Lew prende posizione a suo favore. Il segretario al Tesoro è preoccupato anche per la Brexit: «Finora gli effetti sono stati moderati, proprio perché c’è stata una mobilitazione internazionale per calmare i mercati e gestire la transizione. Se però mi avessero chiesto se preferivo un aumento del pil del mio paese tra l’1 e l’1,2%, o una contrazione nella stessa misura, è chiaro che avrei scelto la prima ipotesi. Questo accadrà: non ho visto alcuna previsione sul futuro dell’economia britannica che non preveda una riduzione del prodotto interno lordo». Dunque il problema, per gli Usa e per la Ue, viene adesso: «I veri rischi arriveranno con l’invocazione dell’articolo 50 e l’inizio dei negoziati sull’uscita. Se saranno gestiti con equilibrio, gli effetti saranno moderati; se invece saranno contrastati, i pericoli per la stabilità economica internazionale aumenteranno».

Lew dedica anche una considerazione al caso Apple, per chiarire la posizione del governo e usarlo allo scopo di favorire la riforma fiscale proposta dall’amministrazione Obama: «Noi non intendiamo difendere le aziende che usano questi meccanismi per pagare meno tasse, ma nello stesso tempo non possiamo accettare che una entità esterna come la Ue peschi retroattivamente nelle nostre riserve fiscali. Speriamo che questo spinga finalmente il Congresso a considerare la nostra riforma fiscale, che punta a risolvere il problema chiudendo le scappatoie e garantendo che tutti paghino il giusto. Se la prospettiva di perdere miliardi di dollari, che potremmo investire nella ricostruzione delle nostre infrastrutture, non basterà a facilitare la riforma, non so cosa potrà farlo».

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