Un iter per gustare Pompei: dal mondo dei morti ai ludi gladiatori

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Riprendiamo il suggerimento di un valido itinerario di visita a Pompei che Maria Cristina Napolitano ebbe a stilare anni fa: dalla necropoli all’anfiteatro

Un iter per gustare Pompei: dal mondo dei morti ai ludi gladiatori

L’itinerario di visita agli scavi di Pompei parte dall’ingresso di Porta Anfiteatro. Da qui si visita la necropoli di Porta Nocera, che prende il nome dalla Porta situata nel settore Sud Est della cinta difensiva, risalente al IV sec. a.C.

La necropoli si dispone parallelamente al tracciato delle mura; fra i monumenti funerari maggiormente rilevanti si segnala l’edificio di Eumachia, appartenente ad una tipologia detta ad esedra di cui restano pochi esempi nell’antichità: si tratta della più monumentale delle tombe finora messe in luce a Pompei. Il monumento funerario è legato alla sacerdotessa di Venere che fece costruire, insieme al figlio Numistrius Fronto, il grande edificio dedicato al culto imperiale situato sul lato orientale del Foro.

Lasciamo il mondo dei morti, risalendo la via di Nocera, per visitare la Casa del Giardino d’Ercole o del Profumiere. La domus rientra nella tipologia “a schiera” di III sec. a.C. ed è nota per l’iscrizione inserita nel marciapiede con tessere di mosaico che recita: cras credo, “domani si fa credito”.

La casa, che prende il nome dal rinvenimento di una statuetta di Ercole in marmo, è inoltre importante per il vasto giardino sede di una coltivazione di fiori, utilizzati, secondo indagini paleobotaniche, come essenze per la produzione di profumi e conservati in unguentari e balsamari rinvenuti in grande quantità all’interno della domus. Da questi dati si è dedotto, con grande probabilità, che il proprietario fosse un profumiere.

Voltare a sinistra verso la casa della Nave Europa, così chiamata dal graffito con la nave da carico con la scritta EUROPA perfettamente visibile nella parete Nord del peristilio e protetto da un plexiglass.

Da qui proseguire verso l’Orto dei Fuggiaschi, ampio vigneto, reso particolarmente suggestivo dalla presenza di calchi delle vittime dell’eruzione del 79 d.C. che seppellì completamente la città. I calchi furono realizzati seguendo il metodo inventato dal direttore degli scavi di Pompei, Giuseppe Fiorelli, nel 1860-75, che ebbe l’intuizione di versare del gesso liquido nelle cavità del banco di cenere per riprodurre la forma del corpo della vittima.

Proseguire verso nord per raggiungere la Casa di Octavius Quartio (o di Loreio Tiburtino), così chiamata dal nome del proprietario, esponente del collegio degli Augustali come dimostrerebbe una corona civica in stucco posta a decorazione della porta d’ingresso. Il nome del proprietario è menzionato anche sull’anello-sigillo rinvenuto in uno dei cubicula aperti sull’atrio. Costruita come una villa aristocratica in miniatura, della domus è particolarmente notevole il grande giardino abbellito da giochi d’acqua, con due euripi (lunghe vasche disposte a T), riccamente decorati con affreschi con soggetti mitologici e sculture di piccolo formato.

La domus immediatamente confinate, uscendo su via dell’Abbondanza, è la Casa della Venere in Conchiglia che prende il nome dalla scenografica figurazione sulla parete Sud, dove in un paesaggio marino, due Amorini scortano Venere, distesa nuda all’interno di una conchiglia.

Il percorso si conclude con la Palestra Grande e l’Anfiteatro, tra i più antichi e meglio conservati al mondo. L’anfiteatro accoglieva oltre 20.000 spettatori che assistevano ai combattimenti tra gladiatori e belve feroci; presenta la consueta suddivisione dello spazio interno in cavea (ossia le gradinate, a loro volta divise in ima cavea – prima fila – per i cittadini prestigiosi, media e summa cavea più in alto) ed arena. Da qui uscire da Piazza Anfiteatro.

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