Ladispoli. Gli studenti dell’I.C. Ilaria Alpi incontrano Giorgio Ajò, testimone della Shoah

All’Auditorium M. Freccia di Ladispoli, gli studenti della Scuola Secondaria dell’I.C.Ilaria Alpi, incontrano Giorgio Ajò, esponente...

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All’Auditorium M. Freccia di Ladispoli, gli studenti della Scuola Secondaria dell’I.C.Ilaria Alpi, incontrano Giorgio Ajò, esponente della comunità ebraica di Roma e membro del “Progetto Memoria”, che racconta quanto accadde il 16 ottobre 1943 nel ghetto di Roma.  Organizzatore dell’evento, il prof Alessandro Borghi.

Ladispoli- Giorgio Ajò: la storia di un ebreo romano scampato con la sua famiglia alla deportazione e all’orrore dello sterminio della sua razza, perpetrato dalla Germania nazista nei confronti di tutti gli ebrei d’Europa, in forza di assurde leggi razziali.

Era il 16 ottobre del 1943, Giorgio aveva solo 6 anni quando con i suoi genitori fu costretto a lasciare Roma e a celarsi dietro un falso nome per non essere scoperto dai tedeschi che deportavano tutti gli ebrei. Sono passati più di 70 anni da quell’orrore ma i ricordi sono ancora nitidi e vivi negli occhi e nella mente di Giorgio che racconta con limpidezza e semplicità “LA” Storia.

Esponente della Comunità ebraica e membro dell’Associazione “Progetto Memoria”, il 31 maggio scorso Giorgio Ajò ha incontrato gli studenti della scuola secondaria dell’Istituto Comprensivo Ilaria Alpi di Ladispoli presso l’Auditorium “Massimo Freccia”, un evento sulla memoria storica organizzato dal Prof. Alessandro Borghi, docente all’Istituto Ilaria Alpi. Attraverso l’interesse per la musica concentrazionaria (la musica composta nei lager dai musicisti ebrei), il prof. Borghi incontra il sig. Ajò; nasce un rapporto culturale che culmina con l’invito all’evento organizzato per gli studenti di Ladispoli. “Lavoriamo cercando di sensibilizzare i nostri alunni a certe tematiche- spiega il prof Borghi– I libri di scuola sono sicuramente utilissimi ma il contatto diretto con il problema serve a sensibilizzare di più”.

Accompagnati dai propri docenti, gli alunni hanno potuto ascoltare il drammatico racconto di Giorgio Ajò, simbolo della memoria storica che non va perduta, custode di un passato che vive attraverso le sue parole, membro di un progetto che guarda al futuro (quello dei giovani di oggi) con l’intento  di prevenire gli errori del passato: è questo  il valore educativo della memoria storica, di quella memoria che non va dimenticata perché costituisce un alto obiettivo per una società civile.

VIDEO: Intervento Giorgio Ajò. Domande degli studenti

Sotto lo sguardo attento dei giovani studenti, Giorgio ha raccontato, con gli occhi di un bambino di appena sei anni, il clima di terrore vissuto da milioni di ebrei nel periodo della Shoah.

Il primo inganno dei tedeschi che, arrivati nel quartiere di Roma quel 16 ottobre del 1943, chiedevano la consegna di 50 kg di oro in 36 ore sotto la minaccia di fare prigionieri 200 ebrei, e con la promessa che, ricevuto i preziosi, li avrebbero lasciati liberi. Ma, consegnato l’oro, ne catturarono 1023. Il racconto della razzia, un quartiere saccheggiato, e quei 1023 ebrei tutti deportati. I soldati fascisti che aiutavano i tedeschi a setacciare le strade che i primi non conoscevano; l’ordine di radunare in 20 minuti tutti i propri vestiti e preziosi per poi mettersi in fila ed essere condotti in un posto dove ricevevano assistenza e accoglienza: era il secondo inganno. Tutti eseguivano gli ordini dietro la minaccia di essere uccisi. Pensavano così di scampare alla morte. Ma di quell’inganno, Giorgio, seppe solo “dopo”, perché chi partiva non faceva più ritorno e nessuno sapeva, fino alla fine dell’occupazione tedesca, quale fosse l’atroce fine che spettava ai prigionieri. Il racconto struggente del viaggio dei deportati, dalla stazione Tiburtina, 5 giorni con una sola borraccia d’acqua; l’arrivo; la “selezione” effettuata da un medico delle SS (famoso per i suoi esperimenti sulle persone): quelli a destra con destinazione verso Auschwitz dove venivano direttamente uccisi con il gas, e quelli a sinistra utilizzati come cavie. Poi la fuga della famiglia Ajò verso Agello, un paesino sulle rive del lago Trasimeno, con una nuova identità e la paura di essere scoperti. Infine il ritorno a Roma dopo la liberazione degli alleati, che restituirono lavoro e dignità ai suoi genitori e una vita “normale” a Giorgio.

Oggi Giorgio è nonno e quella storia l’ha raccontata prima ai suoi figli e poi ai suoi nipoti divenuti adolescenti. Ma non si è fermato qui. Giorgio porta la sua testimonianza da circa 10 anni nelle varie scuole d’Italia “perché un orrore del genere non si ripeta mai più. Il genocidio degli ebrei è stato un fatto unico e, spero, irripetibile. Purtroppo l’animo umano è quello che è… e noi andiamo in giro nelle scuole a parlare ai ragazzi per infondere loro un senso di ripulsa verso questi avvenimenti”.

Al termine della sua testimonianza, i giovani studenti hanno rivolto al Sig. Ajò molte domande, a riprova che un incontro sulla Shoah consente di chiarire e approfondire tante domande che, diversamente, non avrebbero trovato risposte.

Di Maria D’Auria

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