Festival di Sanremo, le prime pagelle delle canzoni: Avitabile e Servillo i migliori

Festival di Sanremo, ecco le prime pagelle delle canzoni, che vedono trionfare già Avitabile e...

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Festival di Sanremo, ecco le prime pagelle delle canzoni, che vedono trionfare già Avitabile e Servillo

Come ogni anno, si sta avvicinando la data fatidica in cui verrà trasmesso il Festival di Sanremo, previsto quest’anno per il 6 febbraio. Si sa che il Festival della musica italiana porta con se, già dai primi giorni del mese di gennaio, grande fermento. Molti i programmi tv che dedicano dei veri e propri special al Festival, ripercorrendone le tappe. Quest’anno è stato scelto un direttore artistico d’eccezione, il grande Claudio Baglioni, ma non sono mancate le critiche. Accusato di aver preferito un’edizione basata sul «oldies but goldies» il divo Claudio punta su melodie e lenti d’altri tempi.  Il «dittatore artistico», intanto, riconosce che «un po’ di rap ci sarebbe dovuto essere, ma forse il tempo a disposizione non mi è bastato a convincere i big del nostro hip hop, loro hanno lo stesso pregiudizio verso Sanremo che ebbe la generazione dei cantatutori. Peccato, avrei voluto convincerli che l’importantissima kermesse televisiva può diventare una Mostra della canzone».

Ecco le pagelle delle canzoni:

Annalisa: «Il mondo prima di te»
Voto 4. La Scarrone cambia stile, ma poi rimane prigioniera della rincorsa della radiofonicità canaglia. Nel venerdì dei duetti le darà una mano Michele Bravi. Voto: 4

Enzo Avitabile e Peppe Servillo: «Il coraggio di ogni giorno»
Voto 8. Una canzone che si fa testimone e portavoce di una realtà contemporanea; un sax che si fa preghiera laica, ma nemmeno troppo.

Luca Barbarossa: «Passame er sale»
Voto 7. Canzone semplice, ma audace. Un grande ritorno per il cantante.

Mario Biondi: «Rivederti»
Voto 7 e mezzo. Gli archi come li usava Nelson Riddle per Sinatra, l’andamento lento ma elegante di Bruno Martino. Mario Biondi canta in italiano questa volta: non sarà originale, anzi a tratti sfiora il plagio, ma il pezzo è elegantissimo.
Giovanni Caccamo: «Eterno»
Voto 4. Un po’ sforzata sia l’esibizione, sia il testo della canzone che la sua presenza al Festival.

Red Canzian: «Ognuno ha il suo racconto»
Voto 5. Pop rock si sarebbe detto al tempo dei Pooh, oggi qualcuno lo scambierà per rock, ma è l’innocuo racconto di un «sopravvisuto» che si sente investito del ruolo di «testimone del tempo», solo che il tempo non lo sa e si svela altrove.

Decibel: «Lettera dal duca»
Voto 7. Testo molto più hippy che bowiano, a cui crede di ispirarsi.

Diodato-Roy Paci: «Adesso»
Voto 4 e mezzo. Del picciotto siculo c’è solo la tromba, il protagonista canoro e autorale è uno solo, alle prese con il disagio dei giovani che sognano un mondo meno cellulardipendente, meno tossicoditastiera.

Elio e le Storie Tese: «Arrivedorci»
Voto 7. Torna una grande band che siamo sicuri riusciranno a lanciare un messaggio serio con la loro canzone facendo divertire il pubblico.

Roby Facchinetti e Riccardo Fogli: «Il segreto del tempo»
Voto 5. Come Canzian, giocano con il mito della loro eternità, autoclonando il Pooh style più classico.

Max Gazzè: «La leggenda di Cristalda e Pizzomunno»
Voto 7 e mezzo. Una favola popolare pugliese, la spiaggia di Vieste, lei bellissima, lui spavaldo pescatore, le sirene gelose.

The Kolors: «Frida»
Voto 4. Stash accetta la sfida dell’italiano e guarda alle piccole fans.

Ermal Meta e Fabrizio Moro: «Non mi avete fatto niente»
Voto 5. Un grande duo per questo festival, forse troppo da digerire.  Il ritmo è sostenuto, ambirebbe a una propulsione alla Manu Chao.

Noemi: «Non smettere mai di cercarmi»
Voto 4. Peccato, perché lei è una signora interprete, e, a tratti, si sente persino in questo nonpezzo. Peccato davvero.

Ron: «Almeno pensami»
Voto 8. Un grande ritorno: se non sapessimo che si tratta di un inedito di Dalla avremmo parlato di un pezzo dalliano al cento per cento, intonato con devozione dall’amico di una vita.

Renzo Rubino: «Custodire»
Voto 4 e mezzo. Ben arrangiata, ma poco canzone, in attesa del contributo della scugnizza Serena Rossi, coprotagonista nella giornata dei duetti.

Lo Stato Sociale: «Una vita in vacanza»
Voto 7.  Canzone sul dilemma esistenziale: «Vivere per lavorare o lavorare per vivere»? Si può dare di più, certo, ma anche di meno, e almeno fanno ballicchiare tra i violini dell’Occidentali’s karma al tramonto.

Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico
Voto 7. Un terzetto con i fiocchi: i due coautori (a cui nella serata del venerdì si aggiungerà Alessandro Preziosi) fanno da testimonial alla prova d’autore di nostra signora della canzone, alle prese, finalmente, con una canzone adatta alla sua età e al suo carisma.

Le Vibrazioni: «Così sbagliato»
Voto 6. La band ritrovata ritrova anche il sound (occhio al Chiaravalli’s touch), forse persino la canzone, with a little help from Skin: la pantera nera degli Skunk Anansie è pronta a pigiare sul pedale del rock nella versione reloaded della semifinale.

Nina Zilli: «Senza appartenere»
Voto 4. Un po delusi da Nina la cui canzone non decolla, probabilmente è poco strutturata.

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