Migranti, Grecia: “Non diventeremo magazzino di anime”. Ue: “Riduzione flussi in 10 giorni o sarà collasso”

Un campo di profughi e migranti al confine tra Macedonia e Grecia, dove sono bloccate...

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Un campo di profughi e migranti al confine tra Macedonia e Grecia, dove sono bloccate migliaia di persone (afp)

L’Unione europa rafforzerà controlli a frontiere esterne. Dopo il controvertice tra Austria e Stati balcanici, Atene richiama il proprio ambasciatore a Vienna per “consultazioni”. Summit Ministri dell’Interno a Bruxelles. Alfano: “Va cambiato il sistema di Dublino”. Nuovo incontro il 7 marzo per fare il punto

BRUXELLES – Tensione sempre altissima all’interno dell’Unione europea sul delicatissimo tema dei migranti, all’indomani del “controvertice” tra Austria e Paesi balcanici che ha escluso la Grecia. E mentre a Bruxelles si riuniscono i ministri dell’Interno dell’Unione, Atene richiama per consultazioni il proprio ambasciatore a Vienna, Chrysoula Aleiferi, “al fine di preservare le relazioni amichevoli tra i popoli e gli Stati di Grecia ed Austria”. L’obiettivo prioritario del governo ellenico è ben sintetizzato dal vice ministro per l’Immigrazione Ioannis Mouzalas: “La Grecia non accetterà azioni unilaterali. Anche noi possiamo farne. Non accetteremo di diventare il Libano d’Europa e di diventare un magazzino di anime, anche se questo comporta un aumento di fondi”.

Prima intesa sul rafforzamento dei controlli. In questo clima incandescente, con l’Ue che chiede chiarimenti all’Ungheria sull’ipotesi di indire un referendum sulle quote obbligatorie, la riunione di Bruxelles ha raggiunto un primo risultato con un’intesa sul rafforzamento dei controlli alle frontiere esterne dell’Ue. I ventotto riuniti a Bruxelles dovranno ora negoziare col Parlamento le loro proposte che prevedono, in particolare, “l’obbligo” per gli Stati membri responsabili delle frontiere esterne (Italia e Grecia, soprattutto) di condurre “controlli sistematici di tutte le persone, incluse quelle che godono di libertà di movimento in base alle regole Ue quando attraversano le frontiere esterne” dell’Unione in ingresso e in uscita. I controlli si applicano dunque anche ai cittadini europei. Si prevede anche la possibilità di applicare simili controlli anche per quanto riguarda lo spazio aereo.

Onu preoccupata per nuovo sistema di controlli. E sul tema dei controlli la Commissione diritti umani dell’Onu ha espresso “seria preoccupazione” per le misure decise la scorsa settimana a Zagabria dai capi della polizia di Macedonia, Serbia, Croazia, Slovenia e Austria. L’accordo per un nuovo sistema di controlli, selezione e registrazione dei migranti che verranno eseguiti una sola volta, al confine tra Grecia e Macedonia, comporta “conseguenze negative per i diritti umani dei migranti”, sottolinea l’Alto commissario Zeid Ràad Al Hussein in un comunicato. Attualmente al confine tra i due Paesi sono bloccati migliaia di profughi e migranti.

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Il commissario Avramopoulos: riduzione flussi in 10 giorni o rischio collasso. L’Unione europea ha ancora 10 giorni per vedere una riduzione significativa del flusso di migranti e rifugiati dalla Turchia “altrimenti vi è il rischio che tutto il sistema collassi completamente”, ha detto il commissario europeo alla migrazioni Dimitris Avramopoulos dopo il summit. “La situazione sulla rotta dei Balcani occidentali è molto critica. La possibilità di una crisi umanitaria su larga scala è molto reale e molto vicina. Non si può andare avanti con atti unilaterali, bilaterali o trilaterali; i primi effetti negativi sono già visibili”. La “scadenza” entro la quale l’Europa deve avere ottenuto “risultati tangibili” è quella del prossimo 7 marzo, giorno in cui è in programma un vertice dei capi di Stato e di governo Ue con il premier turco Ahmet Davutoglu, per fare il punto della situazione sullo stato dell’attuazione delle misure decise dall’Ue e nel piano di azione congiunto Ue/Turchia. Riuscirci, secondo Avramopoulos, “è un crash test per l’Europa, le sue istituzioni, i governi nazionali e la società europea”, ha osservato. “Occorre tornare al più presto alla piena operatività del sistema Schengen di libera circolazione e applicare tutte le misure prese: gli hotspot, la redistribuzione, senza mai dimenticare che quello che è in gioco sono le vite umane. L’emergenza profughi non è un problema di questo o quel paese, ma un problema paneuropeo”. Quanto ai piani di emergenza sui quali la Commissione sta lavorando in collaborazione con l’Unhcr “non devono sostituire l’attuazione degli impegni già presi”.

Alfano: “Cambiare sistema di Dublino”. A margine del Consiglio di Giustizia e Affari Interni a Bruxelles, il ministro degli Interni italiano Angelino Alfano si è detto in linea con la posizione Ue, ribadendo che però vanno cambiate le regole: “La nostra posizione è chiara e coincide esattamente con quella della Commissione Europea, cioè realizzare quanto si è detto. Chi ha da fare gli hotspot li faccia, chi ha da prendersi i migranti con il ricollocamento lo faccia. E, al tempo stesso, c’è il problema dei rimpatri, di cui si deve fare carico l’Europa. Bisogna applicare le misure decise, tuttavia – ha aggiunto – le regole vanno cambiate. Crediamo che una delle prime cose da fare sarà riorganizzare il sistema di Dublino, che non funziona più perché pensato per un’Europa che non c’è più. Occorre aggiornarlo. Non si è parlato specificatamente del Brennero, ma del tema generale delle frontiere. È emerso con grande evidenza il dissenso della Commissione, ma anche di altri Paesi, circa le soluzioni nazionali, individuali, solitarie, che si possono rivelare una grave illusione controproducente, mentre la strada giusta è lavorare insieme, perchè solo così – ha concluso Alfano – si può salvare l”Europa dinanzi a questo bivio decisivo”.

Cinque nuovi hot spot in Grecia. Il governo greco sta allestendo cinque nuovi centri di accoglienza per le migliaia di rifugiati bloccati sul suo terrotorio dopo la chiusura delle frontiere dei Paesi della cosiddetta ‘rotta balcanica’. Ad annunciarlo il ministro della Difesa, Panos Kamenos, spiegando che le forze armate stanno costruendo una tendopoli in un ex aeroporto militare e in un campo vicino al valico di frontiera di Idomeni, che nei prossimi giorni saranno pronti ad accogliere i profughi. Altri tre accampamenti militari nella stessa zona, non utilizzati dall’esercito, saranno trasformati in centri di accoglienza. Fino a quando non saranno pronti i nuovi centri, il Governo ha chiesto ai comuni di offrire riparo e aiuti ai migranti. Si prevede che nel campo di Idomeni arrivino più di 3mila persone, rispetto alle 1.500 di capienza massima, e altre mille in una stazione di servizio al confine tra Grecia e Macedonia.

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