<strong>Bergoglio arriva all’Avana, in aeroporto l’abbraccio con il primate ortodosso di Mosca: un evento atteso dallo scisma del 1054.
L’incontro che le Chiese cristiane d’Oriente e Occidente aspettavano dal 1054, anno del grande scisma, si concretizza a Cuba. Il volo col quale papa Francesco ha lasciato Fiumicino è atterrato all’aeroporto dell’Avana, dove ad attendere il pontefice c’è il patriarca di Mosca, Kirill. Nella sala riservata dell’aeroporto, i due primati di Mosca e di Roma si sono scambiati una serie di abbracci, entrambi sorridenti. E Francesco si è toccato il cuore, in segno simbolico di un battito condiviso nell’ecumenismo. “Anche se le nostre difficoltà non si
sono ancora appianate c’è la possibilità di incontrarci e questo è bello”, ha detto il primate russo
- In historic encounter with leader of Russian Orthodox Church, pope set to meet staunch Kremlin ally.
“Oggi è un giorno di grazia”, aveva twittato il profilo social di Bergoglio, mentre l’Airbus Alitalia sorvolava l’oceano. “Nutro grandi speranze riguardo al mio incontro con papa Francesco”, aveva invece affermato Kirill durante l’incontro con il leader cubano Raul Castro.
È proprio Castro ad accogliere Bergoglio appena atterrato ed è la seconda volta, dopo il viaggio che ha portato il papa latinoamericano nell’isola caraibica nel settembre scorso. Poi i due si spostano nell’edificio dove c’è ad attendere Kirill. Il Papa e il patriarca avranno due ore di dialogo privato in spagnolo e russo, in una sala nella quale sono ammessi, insieme ai due protagonisti, solo il cardinale Kurt Koch, presidente del pontificio consiglio per l’Unità dei cristiani, il metropolita Hilarion, stretto collaboratore di Kirill. Di seguito ci saranno uno scambio di doni, la firma congiunta di un ampio testo e le brevi dichiarazioni pubbliche del patriarca e del Papa, alla presenza di Castro. In tutto, saranno circa tre ore. Poi Francesco ripartirà per il Messico, dove lo attende una intensa visita apostolica fino al 18 febbraio, mentre Kirill continuerà il viaggio che, oltre a Cuba, lo condurrà in Brasile e Paraguay.
L’incontro tra Francesco e Kirill viene definito dal patriarcato di Mosca un “concreto esempio di due persone, due Chiese che si ergono sopra le loro difficoltà al fine di risolvere un compito molto serio”, nelle parole pronunciate dal presidente del dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa ortodossa russa, Vladimir Legoida. Al centro del dialogo tra i due primati c’è sicuramente la questione dei cristiani perseguitati nel mondo. Ma lo storico appuntamento arriva grazie ad un percorso diplomatico che si è prolungato per anni, sin dai tempi di Giovanni Paolo II, il pontefice polacco che a lungo sognò di visitare Mosca ma che incontrò forti resistenze proprio per il suo ruolo nella sgretolazione dell’impero sovietico. Il suo successore, Benedetto XVI, ricevette in Vaticano una delegazione della Chiesa russa della quale faceva parte anche il futuro patriarca Kirill. Anche il suo pontificato, però, si è chiuso senza riuscire a trovare l’accordo per un faccia a faccia che comunque si cominciava già a profilare all’orizzonte. Con l’avvento di Bergoglio, che dopo il conclave si è presentato come vescovo di Roma – accezione gradita al mondo ortodosso – i contatti si sono intensificati per fissare un’occasione e un luogo che, per ragioni di opportunità, non poteva avvenire nell’Europa che a lungo è stata scenario dei conflitti tra i seguaci delle due Chiese.
“Io credo che con l’Ortodossia siamo in cammino – disse Francesco nel 2014 – Loro hanno i sacramenti, hanno la successione apostolica. Siamo in cammino. Che cosa dobbiamo aspettare? Che i teologi si mettano d’accordo? Mai arriverà quel giorno, glielo assicuro, sono scettico”. E allora nel frattempo diede la sua disponibilità ad un incontro: “A Kirill ho detto: Io vengo dove tu vuoi. Tu mi chiami e io vengo’. E anche lui ha la stessa volontà”. Oggi, quel desiderio si è concretizzato.
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