Commerciante in difficoltà si butta dal quarto piano

La crisi economica in Sicilia continua a suicidare. Un commerciante in difficoltà economiche si è...

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La crisi economica in Sicilia continua a suicidare. Un commerciante in difficoltà economiche si è suicidato lanciandosi nel vuoto.

Tragedia intorno alle 5 di questa notte in via Filippo Parlatore, a Palermo. Un uomo sulla sessantina si è tolto la vita lanciandosi dal quarto piano del palazzo in cui viveva. Caduto in disgrazia anni fa, vendeva vestiti nei mercatini, ma il lockdown lo aveva profondamente segnato, come racconta chi lo conosceva.

Sotto choc i vicini di casa, che nella notte hanno sentito le urla disperate dei familiari. Sul luogo, oltre al medico legale, sono intervenuti la polizia e i sanitari del 118, che però non hanno potuto far altro che constatare il decesso.

L’Osservatorio Suicidi per motivazioni economiche, osservatorio permanente sul fenomeno delle morti legate alla crisi e alle difficoltà economiche avviato nel 2012 – a maggio 2020 aveva pubblicato i dati aggiornati lanciando un severo allarme per il dramma che si sta consumando nel nostro Paese.

«Quella che osserviamo – dichiara Nicola Ferrigni, professore associato di Sociologia generale e direttore dell’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” – è una tragedia nella tragedia in cui alle già tante vittime del Coronavirus occorre sommare i tanti, troppi suicidi legati agli effetti economici dell’emergenza sanitaria. I dati – prosegue il sociologo Ferrigni – sono impietosi: dall’inizio dell’anno sono già 42 i suicidi, di cui 25 quelli registrati durante le settimane del lockdown forzato; 16 nel solo mese di aprile. Questa “impennata” risulta ancor più preoccupante se confrontiamo il dato 2020 con quello rilevato appena un anno fa: nei mesi di marzo-aprile 2019, il numero delle vittime si attestava infatti a 14, e il fenomeno dei suicidi registrava la prima vera battuta d’arresto dopo anni di costante crescita».

L’opinione.

A volte sbrigativamente i media scrivono o dicono che quella persona, imprenditore, commerciante o lavoratore, si è tolto volontariamente la vita. Sono invece diverse le condizioni che implicitamente istigano al suicidio: normative, sociali e culturali. Da anni, sotto gli occhi di chi può e vuole vedere, è infatti un continuo suicidio a cui sono costretti per la disperazione tanti cittadini in difficoltà economiche, soprattutto quando hanno un’attività privata, dovendosi anche svenare per mantenere forzosamente, con l’estorsione fiscale, innumerevoli pletore di imbellettati di Stato, Palazzi, Istituzioni, Enti, Regioni, Comuni, ecc. Il lockdown, conseguente alla pandemia da Covid-19, ha solo accentuato ulteriormente un’economia da decenni razziata dal sistema pubblico-politico, qual è quella italiana e siciliana. Sono anni che in tale contesto, molti imprenditori onesti hanno perso dapprima l’azienda, poi sono finiti nel tritacarne dell’arrogante sistema giudiziario fallimentare e di questi diversi hanno chiuso la loro esistenza con il suicidio. Eloquente ciò dell’incarnato egocentrismo, sempre più annosamente diffuso, nella trasversale politica, istituzioni, giustizia e burocrazia. Il suicidio di commercianti, imprenditori e lavoratori sembra rimasta l’unica alternativa per non perdere anche la dignità umana, per non essere marginalizzato nella vita quotidiana ad un’entità inferiore, per non essere messo alla gogna insieme alla famiglia. Ci si butta in quel buco oscuro sperando che si chiuda con la propria morte risparmiando i familiari. Una certa responsabilità è tuttavia anche dei vertici delle associazioni di categoria e tanti rispettivi affiliati che, risaputamente, sono spesso solo cortigiani se non nascostamente organici alla sprezzante politica di turno. Dispiace tanto per quel commerciante.

Adduso Sebastiano

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