“Caduto fuori dal tempo” di Grossman debutta, a Brescia, con il CTB

Lo  spettacolo  “Caduto fuori dal tempo”, prodotto dal CTB, diretto e interpretato da Elena Bucci e Marco Sgrosso, sarà in scena dal 23 al 28 novembre 2021.

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Lo  spettacolo  “Caduto fuori dal tempo”, prodotto dal CTB, diretto e interpretato da Elena Bucci e Marco Sgrosso, sarà in scena dal 23 al 28 novembre 2021.

Elena Bucci e Marco Sgrosso,con il piacevole sottofondo della fisarmonica di Simone Zanchini,rileggono per il teatro uno dei testi più profondi e personali dello scrittore israeliano Grossman.
Difatti si tratta di un’opera che affronta la tematica della perdita di un figlio, il secondogenito Uri,ucciso in missione da un missile anticarro sul fronte libanese nel 2006.E del dolore di chi resta.

Elena Bucci e’ attrice, regista, autrice e fondatrice con Marco Sgrosso della Compagnia Le BelleBandiere per la quale crea progetti e spettacoli che spaziano dalle scritture originali alledrammaturgie classiche e contemporanee a eventi volti al recupero di spazi dimenticati come il Teatro comunale di Russi .
Ottiene diversi riconoscimenti come il Premio Eleonora Duse, il Premio Ubu perL’ interpretazione in Riccardo Terzo e le Regine di Claudio Morganti. La sua collaborazione conSgrosso per il CTB spazia dal testo Di Grossman coprodotto con ERT/Teatro Nazionale e TPE Teatro Piemonte Europa all ‘ Amante di Pinter .

Marco Sgrosso, e’ attore , regista e pedagogo ,diplomato alla Scuola di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone .
Inizia a collaborare con il Centro Teatrale Bresciano nel 2005,spaziando da Macbeth alla Locandiera ,Antigone fino a Caduti fuori dal tempo .
Simone Zanchini e’ un fisarmonicista eclettico e talentuoso.
Diplomato con lode in fisarmonica classica al Conservatorio Rossini di Pesaro con il maestro Sergio Scappini.
Dal 1999 collabora con i solisti dell ‘ orchestra del Teatro alla Scala di Milano con cui compie regolarmente tournée in ogni parte del mondo.
Caduto fuori dal tempo e’ un ‘opera rivoluzionaria .
Infatti Grossman si addentra coraggiosamente nel regno della morte e traduce il suo dolore personale in un linguaggio poetico e universale , di cura e consolazione in cui lo spettatore può identificarsi pienamente .Il lutto dei personaggi del testo diventa il lutto di tutti .
Nello spazio fuori dal tempo del teatro riaffiorano i ricordi.Si aprono delle fessure che mostrano un “laggiù “ immaginato ma sconosciuto .
“Laggiù” e ‘il luogo in cui il mondo dei vivi confina con quello dei nostri defunti .
L’Uomo vuole spingersi proprio laggiù dopo anni di silenzio per ritrovare il figlio caduto in guerra .
La moglie, invece, restando sceglie un percorso differente e parallelo che li avvicinerà .Questoanche grazie all’ incontro con altri esseri umani a loro volta alla ricerca.
Lo Scriba delle cronache cittadine ,un ex giullare incaricato dal Duca di prendere nota delle storie dei suoi sudditi che hanno perso i figli.Una Donna muta nascosta in una rete in riva al lago, un Ciabattino e sua moglie, la Levatrice, un Centauro costretto alla scrivania, un Maestro di Aritmetica che canticchia formule per fermare il tempo e il Duca stesso. Prendono tutti parte ad una veglia di sogno seguendo l ‘ Uomo verso “laggiù” e scoprono che “ c’è respiro nel dolore , c’è respiro”, come sussurra la voce di un bambino invisibile.
In questa tremenda sospensione temporale in cui il teatro esplica la propria funzione catartica il dolore del singolo si erge a dolore della collettività e si fa così strada un possibile ritorno alla vita.

Elena Cecoro / Redazione

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