Assegno di fine mandato: tutte le forze politiche d’accordo

Il Consiglio regionale della Puglia ha ripristinato l'assegno di fine mandato con decorrenza retroattiva dal 2013. In Sicilia e alla Camera

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Il Consiglio regionale della Puglia ha ripristinato l’assegno di fine mandato con decorrenza retroattiva dal 2013. In Sicilia e alla Camera

Il 27 luglio 2021, il Consiglio regionale della Puglia, ha rapidamente approvato un emendamento firmato dai capigruppo di tutti i gruppi consiliari (5 Stelle compresi che con un assessorato appoggia il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano – Magistrato ed esponente del PD a capo di una Giunta di centrosinistra) con cui è stato ripristinato l’assegno di fine mandato per tutti i consiglieri. Con una particolarità: la norma è retroattiva e vale a partire dal primo gennaio 2013

Torna quindi l’assegno di fine mandato per i consiglieri regionali. Con un emendamento “per articolo aggiuntivo” al ddl 142 sui debiti fuori bilancio, all’unanimità il Consiglio regionale nell’ultima seduta prima della pausa estiva del 27 luglio ha reintrodotto il “trattamento indennitario”, che era stato abolito nel novembre 2012 insieme ai vitalizi. Quaranta voti a favore, la totalità dei consiglieri in aula quel giorno, hanno detto sì all’emendamento che portava la firma di tutti i capigruppo: Filippo Caracciolo (Pd), Gianfranco Lopane (Con), Davide Bellomo (Lega), Stefano Lacatena (Fi), Ignazio Zullo (FdI), Paolo Dell’Erba (Misto), Massimiliano Stellato (Popolari), Grazia Di Bari (M5S).

Nessuno perderà nulla e, nel caso di morte del beneficiario, ad incassare saranno gli eredi. Si tratta di poco più di 7mila euro lordi per ogni anno trascorso in Consiglio. Insomma circa 35.500 euro per ogni eletto a fine legislatura se durerà per il suo decorso naturale. Fatti due conti, la Regione dovrà sborsare quasi 2 milioni di euro per il quinquennio. L’indennità non spetta solo in caso di annullamento dell’elezione.

Adesso, con le nuove disposizioni in materia di trattamento indennitario approvate “a far dal 1° gennaio 2013 a coloro che hanno ricoperto le cariche di consigliere regionale o di componente della Giunta regionale, spetta l’assegno di fine mandato anche se cessati dalla carica nel corso della legislatura”.

IN SICILIA

In Sicilia a marzo 2019 (e poi a novembre del 2019 con la norma sul ripristino dei vitalizi ai deputati e infine a novembre 2020 – in piena pandemia da Covid – con il ricalcolo dei contributi ai fini pensionistici sull’intera busta paga) durante l’attuale Governo del Presidente Nello Musumeci  – a capo di una Giunta di centrodestra – l’Aula di Palazzo dei Normanni nell’approvare il bilancio interno dell’Assemblea Regionale Siciliana (ARS) per l’anno in corso, aveva previsto una spesa di circa 200 milioni di euro. Di questi il 7,61% venne destinato ai parlamentari, con una cifra pari a 15 milioni 285 mila euro. Questa cifra era composta da diverse voci, tra cui l’assegno di fine mandato calcolato sull’importo di una mensilità di indennità parlamentare lorda per anno di mandato parlamentare. Al deputato viene effettuata una trattenuta pari all’1% dell’indennità mensile lorda per contribuire all’assegno di fine mandato, circa 66 euro al mese. Il resto del 99% lo metteva l’Amministrazione (ovverosia in pratica i cittadini-noti-contribuenti con le imposte e tasse). Sono complessivamente circa 484 euro mensili per ogni deputato. Circa 29-30 mila euro per ogni anno.

In merito alla norma regionale siciliana sopracitata, la n. 19, che a novembre 2019 ripristinò i vitalizi ai deputati, la Corte Costituzionale con sentenza n. 44 depositata il 23/03/2021 e pubblicata in G. U. il 24/03/2021, ha sostanzialmente rigettato il ricorso del 29 gennaio-3 febbraio 2020 dell’allora Presidenza del Consiglio dei Ministri (Governo cosiddetto Conte II in carica dal 5 settembre 2019 al 13 febbraio 2021), non intravedendo rilievo al modello di calcolo introdotto con la legge siciliana n.19/2019, ancorché diverso da quello varato dalla Conferenza delle regioni. La Corte ha eccepito soltanto la illegittimità sulla durata del taglio, che la legge stabiliva in un tempo di cinque anni, rendendo la riduzione illimitata nel tempo.

Nella predetta sentenza n. 44 ci hanno colpito alcuni passi <<… Considerato in diritto … e soprattutto, il ricorso statale non chiede a questa Corte di verificare la legittimità costituzionale né dei criteri previsti dall’intesa per il ricalcolo dei vitalizi, né di quelli in concreto utilizzati dalla legge della Regione Siciliana. Nel presente giudizio si fa questione del solo profilo relativo alla competenza legislativa regionale a stabilire la temporaneità del ricalcolo, essendo impugnati unicamente gli ultimi periodi dei commi 12 e 13 dell’art. 1 della legge reg. Siciliana n. 19 del 2019, che appunto limitano a cinque anni il periodo di efficacia della rideterminazione dei vitalizi già in essere. In discussione, in definitiva, è unicamente se tali previsioni, nello stabilire il citato limite temporale, eccedano dalla sfera di competenza regionale, alla luce sia degli invocati principi fondamentali di coordinamento della finanza pubblica, sia del principio di uguaglianza, sia, infine, del principio di leale collaborazione, nonché delle norme statutarie pure evocate …>>.

In un precedente articolo inerente un’altra impugnativa del Governo nazionale – respinta dalla Consulta – contro una legge della regione siciliana, avevamo notato similari rilevi da parte dei Giudici (“28 Dicembre 2020 La Corte Costituzione legittima la legge dell’ARS per la stabilizzazione dei precari in SiciliaIl ricorrente ha, altresì, omesso di motivare’ … l’impugnativa deve fondarsi su una motivazione adeguata e non meramente assertiva’esigenza di un’adeguata motivazione a fondamento della richiesta declaratoria di illegittimità costituzionale si pone in termini perfino più pregnanti nei giudizi proposti in via principale … l’impugnativa deve fondarsi su una motivazione adeguatanon essendo fornita di essa alcuna motivazione …”).

ALLA CAMERA

In atto per l’assegno di fine mandato alla Camera, ciascun deputato versa mensilmente, in un apposito fondo, una quota della propria indennità lorda, pari a 784,14 euro. Al termine del mandato parlamentare, il deputato riceve l’assegno di fine mandato, che è pari all’80 per cento dell’importo mensile lordo dell’indennità, per ogni anno di mandato effettivo (o frazione non inferiore ai sei mesi).

Adduso Sebastiano

(le altre informazioni regionali le trovi anche su Vivicentro – Redazione Sicilia)

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