Abbandono scolastico: la Sicilia detiene anche questo primato negativo

La Sicilia si conferma in negativo la prima anche nell’abbandono scolastico. Si tratta del 19,4% della popolazione compresa tra i 18 e i 24 anni. Si è fatta sgretolare la fiducia nel futuro dei nostri ragazzi/e

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La Sicilia si conferma la Regione italiana con il numero di abbandoni scolastici più alto. Si tratta del 19,4% della popolazione compresa tra i 18 e i 24 anni, ragazzi/e che hanno lasciato la scuola senza accedere a corsi di formazione o università.

A fornire il dato è stato ieri il Presidente della Regione, Nello Musumeci, in conferenza stampa a Palazzo Orleans con l’assessore all’Istruzione Roberto Lagalla, Patrizia Fasulo dell’Ufficio scolastico regionale e al direttore del Dipartimento Antonio Valenti.

Quello della dispersione, ha detto Musumeciè un fenomeno che riguarda soprattutto le aree interne, prive di strutture culturali, di luoghi di aggregazione, aree interessate a inesorabili processi di spopolamento”.

Ecco perché abbiamo ritenuto di operare una serie di interventi impegnando anche risorse significative, circa 120 milioni di euro tra fondi comunitari, regionali e dello Stato ha aggiunto Musumeci Non c’è dubbio che questa drastica riduzione non ci basta, non siamo assolutamente convinti e appagati, infatti stiamo predisponendo per il 2022 un piano d’azione. Non siamo intervenuti solo nelle aree interne, ma anche nelle zone periferiche delle grandi città: un giovane che abbandona la scuola quasi sempre appartiene a famiglie con scarso livello culturale e poco abbienti. La povertà educativa è uno dei problemi con i quali le istituzioni dovranno fare i conti nei prossimi anni e noi siamo pronti a fare la nostra parte. Anche per quanto riguarda la omogeneità della dispersione scolastica c’è una sostanziale differenza tra le varie province e questo è un dato che stimola un approfondimento e una ulteriore analisi perché vogliamo arrivare alla radice delle cause, aldilà di quelle note e tentare di neutralizzarle”.

La dispersione scolastica si lega strettamente alla povertà educativa. Ben 88.833 sono le persone che non possono affrontare spese impreviste superiori alle 800 euro e gli indici di povertà regionale e delle famiglie (22,1% e 17,7%) fanno emergere chiaramente il legame.

Alla base ci sarebbero anche altri motivi però. L’accesso a numero chiuso ai corsi di laurea secondo alcuni, è un deterrente. Così come può influire il fatto che la Sicilia è la prima in classifica per l’assenza di copertura delle borse di studio e dei posti letto, rispetto agli idonei.

Il programma illustrato dall’attuale Governo siciliano, finanziato con un totale di 32,5 milioni suddivisi tra Fondi regionali, Fondi POC e Fondi FESR, prevede:

l’implementazione del tempo pieno e del tempo prolungato; realizzazione e messa a disposizione di nuove strutture di fruizione comune e ambienti di apprendimento; sostegno alla autonomie scolastiche nella costruzione di collaborazioni con i soggetti territoriali; attivazione di attività laboratoriali; miglioramento infrastrutturale degli spazi comuni; orientamento e consolidamento delle competenze di base e delle capacità cognitive, comunicative e relazionali.

È un impegno corale tra le varie istituzioni che hanno partecipato allo stesso tavolo – ha sottolineato l’assessore regionale all’Istruzione, Roberto Lagalla – Si tratta di un programma importante, la scuola deve essere intesa come casa e luogo di costruzione della cittadinanza. Abbiamo investito 600 milioni nelle strutture scolastiche. È un percorso lungo, ma che andava avviato. Dei 30 milioni a disposizione oltre la metà saranno destinati agli spazi comuni”.

È il momento finale di un lavoro svolto in maniera sinergica – ha detto Patrizia Fasulo dell’USR – Serve spingere sull’educazione civica che consentono agli alunni di avere possibilità di essere cittadini attivi”.

È un lavoro che tiene conto delle diverse situazioni, in questi anni sono state fatte tante iniziative di concerto col ministero – ha detto il dirigente generale del dipartimento Istruzione della Regione, Antonio Valenti – Tutte le scuole che hanno fatto richiesta di adesione a questo progetto sono state ammesse e avranno i finanziamenti. Abbiamo anche cercato di semplificare le procedure di rendicontazione dei progetti, per cercare di realizzare le cose che è il nostro vero obiettivo”.

L’OPINIONE

Manca anche la fiducia nel presente e soprattutto nel futuro. La classe politica, di destra, sinistra, centro e movimento, sia essa regionale che nazionale, vecchi e nuovi, uomini e donne, nonché le Istituzioni, la Burocrazia, gli Ordini professionali, i Sindacati, gli Imprenditori, la cosiddetta Società civile, con le loro incarnate annose ipocrisie, propagande, ingordigie e retoriche, hanno fatto perdere gradualmente negli anni molte speranze in tante famiglie per il futuro dei nostri ragazzi/e.

D’altra parte in dieci anni sono andati via dall’Isola circa 200 mila persone soprattutto tra i 18 e i 35 anni. In sostanza una città come Messina è scomparsa con l’aggravante che ad emigrare è stata in particolare la “Forza biologica”, i giovani.

Si aggiunga che, di tutta evidenza, in questa magniloquente Italia e Sicilia, costituite da consolidate pletore di trasversali blasonati mantenuti, dallo scranno più alto fino all’ultimo sgabello e tanti anche molto lautamente, c’è pure di tutta evidenza un endemico quanto dissimulato ideologico sprezzo verso chi produce, specialmente verso il lavoro privato e nonostante che le tasse di quest’ultimo siano quelle effettive che mantengono l’intera Nazione. Il resto infatti è una posta di giro dello Stato.

Sicché chi non riesce ad inserirsi “in qualche modo” nell’agognato sistema pubblico oppure politico (o anche è consapevole di non averne le condizioni quali ad esempio i “pacchetti di voti” o in quanto non è “figlio/a di …” oppure non vuole anche a volte per dignità personale) si trova spesso ad arrancare nelle attività private, pure a rischiare molto, se non anche ad essere vessato oppure assoggettato da subdole leggi, arzigogolate sentenze, farraginose circolari, arroganti ordinanze, nonché interessi di legalizzate congreghe locali spesso commistionate, come anche provinciali e regionali.

Per non parlare dell’oppressione mafiosa di varie organizzazioni centralizzate o periferiche, persino di quartiere, che più le Forze dell’Ordine ne arrestano e più sembrano rigenerarsi, evidentemente in quanto le norme del blasonato Parlamento italiano, guarda caso, consento a queste mafie di riprodursi, come d’altronde lo permettono risaputamente alla corruzione e mercimonio, ormai diffusi ovunque e a tutti i livelli, tanto da apparire costituzionalizzatisi.

La conseguenza è che cresce parallelamente: la delinquenza, lo spaccio, la prostituzione, la corruzione, il degrado, la regressione generale e anche: l’abbandono della scuola.

Purtroppo non sembra neanche esserci più dove voltarsi. Dai decennali culturalmente sottomettenti di prima, siamo passati ai mentalmente subdoli assoldati (uomini e donne) di oggi, nessuna Forza politica indenne.

COME SE NE ESCE ?

Adduso Sebastiano

(le altre informazioni regionali le trovi anche su Vivicentro – Redazione Sicilia)

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