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Castellammare di Stabia

Regolarizzare e superare il tempo dell’ipocrisia

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La mafia e la corruzione si nutrono di omertà. Non regolarizzare la cannabis e la prostituzione significa implicitamente favorire la corruzione e la mafia.

In un articolo apparso ieri su Vivicentro “Luigi Sunseri M5S:Cannabis non ci sono più alibi. Legalizziamo” si evidenziava che con il Governo precedente la scusa principale era stata che la regolarizzazione non era nel contratto di Governo. Ma ora che un nuovo Governo è nato e di tendenza progressista, non ci sono più scuse. In Parlamento sono già state depositate le proposte di legge,(https://vivicentro.it/nazionale-24h/attualita/in-senato-un-ddl-per-la-legalizzazione-della-cannabis/) sia quella sulla cosiddetta “canapa industriale”, sia quella sulla legalizzazione della cannabis. Non ci sono più alibi. La filiera della canapa è praticamente bloccata perché la legge approvata nel 2016 non è chiara ed è piena di falle normative. Va immediatamente modificata. Parliamo di un mercato enorme. Migliaia di imprenditori e agricoltori che ci hanno creduto e hanno investito. Va fatto per togliere milioni e milioni di euro alla criminalità organizzata, va fatto per i malati che vogliono curarsi con questa pianta, va fatto per la sua filiera. Puntare su questa pianta sarebbe un chiaro segnale di lungimiranza ed intelligenza.

La Direzione Nazionale Antimafia ha sottolineato nella sua relazione annuale del 2015 che dalla cancellazione del reato di produzione e vendita delle droghe leggere, che rappresenta più della metà del mercato degli stupefacenti, il risparmio generato ammonterebbe a quasi 800 milioni di euro, in seguito alle minori spese tra Magistratura, carcerari e quelle relative all’ordine pubblico ed alla sicurezza. Risorse economiche e finanziarie che potrebbero essere spostate al contrasto alle droghe pesanti, come cocaina, eroina e droghe sintetiche, queste sì realmente pericolose.

In un articolo apparso ieri su Vivicentro “Luigi Sunseri M5S:Cannabis non ci sono più alibi. Legalizziamo” si evidenziava che con il Governo precedente la scusa principale era stata che la regolarizzazione non era nel contratto di Governo. Ma ora che un nuovo Governo è nato e di tendenza progressista, non ci sono più scuse. In Parlamento sono già state depositate le proposte di legge “In senato un ddl per la legalizzazione della cannabis”, sia quella sulla cosiddetta “canapa industriale”, sia quella sulla legalizzazione della cannabis. Non ci sono più alibi. La filiera della canapa è praticamente bloccata perché la legge approvata nel 2016 non è chiara ed è piena di falle normative. Va immediatamente modificata. Parliamo di un mercato enorme. Migliaia di imprenditori e agricoltori che ci hanno creduto e hanno investito. Va fatto per togliere milioni e milioni di euro alla criminalità organizzata, va fatto per i malati che vogliono curarsi con questa pianta, va fatto per la sua filiera. Puntare su questa pianta sarebbe un chiaro segnale di lungimiranza ed intelligenza.

La Direzione Nazionale Antimafia ha sottolineato nella sua relazione annuale del 2015 che dalla cancellazione del reato di produzione e vendita delle droghe leggere, che rappresenta più della metà del mercato degli stupefacenti, il risparmio generato ammonterebbe a quasi 800 milioni di euro, in seguito alle minori spese tra Magistratura, carcerari e quelle relative all’ordine pubblico ed alla sicurezza. Risorse economiche e finanziarie che potrebbero essere spostate al contrasto alle droghe pesanti, come cocaina, eroina e droghe sintetiche, queste sì realmente pericolose.

In un articolo “Giorni di narcotraffico in Sicilia. Il Procuratore aggiunto di Messina: invasi dalla drogasi riportavano anche diversi casi eloquenti di come siamo “invasi” dalla droga gestita dalla delinquenza e mafie. Argomento denunciato da queste pagine in altrettanti articoli “Gli ARTIGLI di Meth (la potente droga di casa)”, “Fiumi di droga entravano in Sicilia, 19 arresti (video)”, “Durante le ore di lavoro netturbino spacciava droga con il mezzo comunale”, “Giarre (CT) arresti per spaccio di droga, uno era un vigile”, “Maxi sequestro di droga al largo delle coste orientali siciliane”, “Traffico di droga, 32 arresti in Sicilia”, “La Guardia di Finanza di Messina arresta un corriere con 11kg di cocaina”-

Da queste pagine si è anche lanciato l’allarme “sfruttamento della prostituzione” da parte della delinquenza e criminalità organizzata.

in una Nazione cosiddetta occidentale, civile, repubblicana e democratica, come l’Italia, si dovrebbe avere l’attenzione intellettuale di scrutare anche le nostre opache realtà e pertanto nella fattispecie regolarizzare la prostituzione (femminile e maschile) specialmente d’importazione, togliendola dal mondo grigio se non anche oscuro, specialmente dal profitto della criminalità organizzata, da delinquenti e usurai locali senza scrupoli, da maitresse sfruttatrici, da politici papponi, ma senza perseguitarla come vorrebbero i facili moralisti e integralisti, oppure voltandosi altrove o eludendo con retoriche e sermoni, bensì regolarizzandola con leggi moderne, civili, chiare, serie, severe , sanitarie, fiscali, tutelando chi vuole svolgere il mestiere come pure chi non lo vuole sotto casa o prossimo alle scuole, lungo le strade cittadine, ecc.

La droga e la prostituzione sono notoriamente anche come le mazzette per il sistema pubblico-politico-giuridico-burocratico-militare-civile. Anzi la prostituzione gratuita offerta in cambio di favori, specialmente da parte delle mafie, è risaputamente una decennale tangente da spregevoli papponi a speciali clienti, i quali ultimi, magari poi vanno in qualche talk show o salgono su uno scranno oppure su un palco, a farci la morale.

A

nche sulla prostituzione da queste pagine si sono scritti nell’ultimo anno diversi articoli “La Shoah del 27 gennaio 2019 vista con gli occhi delle donne vittime e carnefici”, “Feste hard in cambio di voti, due condanne”, “I Carabinieri di Messina hanno sgominato un’associazione dedita alla tratta di essere umani”, “In crescendo i casi di HIV in Sicilia rispetto alla Nazione. Si normi la prostituzione”.

L’ultima relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia ha dedicato ampio spazio al tema della “tratta”. A dicembre del 2018 la Polizia ha arrestato otto nigeriani della confraternita “Eiye” a Torino, accusati di associazione di tipo mafioso, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione. A marzo era stata la volta di Palermo, ad aprile di Cuneo; a maggio grazie alla denuncia di una minorenne, costretta a prostituirsi insieme a un’amica a Giugliano, è stata fermata una rete di sfruttamento a Napoli. Il mese scorso un’altra operazione, fra Palermo, Napoli, Dervio – in provincia di Lecco – e Bergamo ha fermato quattro uomini. Sono nigeriani, liberiani e italiani, tra cui un 78enne che faceva da vedetta e accompagnava le ragazze nelle zone di prostituzione. Il controllo dei trafficanti infatti è totale. E così il loro tentativo di non perdere la “merce”, le ragazze.

Questo è un breve ma eloquente racconto tratto da L’Espresso, di una ragazza immigrata costretta a prostituirsi “Cresciuta in una famiglia numerosa di Benin City, in Nigeria, la sua storia ricalca quella di molte, troppe, sue coetanee, convinte come lei a partire con una promessa. Nel suo caso l’impiego in un bar. Affronta la rotta lungo il deserto, in Libia iniziano gli abusi. Quindi il gommone, il salvataggio nel canale di Sicilia, la trappola della rete di contatti che le forniscono tutto – biglietti, documenti, indirizzi, fino all’incontro con la donna che la porta al lavoro. In Germania. È lì che Happy viene costretta a prostituirsi da un’aguzzina che le requisisce tutto, compreso il telefono per parlare con la famiglia. In compenso la porta dal parrucchiere, la istruisce su cosa dire alla polizia per il permesso, l’accompagna in strada, controlla e prende i soldi alla fine dei rapporti. «Una mattina sono tornata dal lavoro in strada all’alba ed ero sfinita, mi sono messa a letto ma Zainab mi ha svegliata e mi ha costretto con violenza ad avere rapporti con un cliente», ha raccontato Happy agli operatori «Dopo quella volta ho detto che volevo parlare con i miei genitori, che non sopportavo più quella vita, e mi stavo preparando i bagagli per chiedere aiuto a quelli dell’accoglienza, ma lei ha fatto entrare in casa due uomini nigeriani, che hanno cominciato a spintonarmi e a insultarmi. Ho cercato di scappare ma mi hanno presa a calci; mi sono accorta che uno dei due aveva in mano una pentola con acqua bollente, a quel punto mi sono buttata dalla finestra. Mi sono fatta molto male, qualcuno del vicinato mi ha soccorsa ma in ospedale non potevano operarmi perché ero senza documenti. Io per paura non ho raccontato nulla; poi è arrivata la Polizia e mi ha portato in cella. Mi hanno preso le impronte Avevo molto male perché non mi curavano abbastanza. Dopo due settimane mi hanno accompagnata in aeroporto per rimandarmi in Italia». È in Italia che ha incontrato i ragazzi di Vie d’Uscita ed è riuscita a cambiare il suo presente. È entrata in una comunità protetta, quindi in un programma di formazione. Grazie ai corsi, ha iniziato a lavorare come stagionale in un hotel”.

Come più volte scritto nella “Opinione” in calce ad alcuni articoli, in una Nazione cosiddetta occidentale, civile, repubblicana e democratica, come l’Italia, si dovrebbe avere l’attenzione intellettuale di scrutare e valutare con il criterio del “buon genitore di famiglia” anche le nostre opache e sgradite realtà. Pertanto nella fattispecie regolarizzare la prostituzione (femminile e maschile) sia nativa, comunitaria che immigrata, togliendola dal mondo illegale, oscuro e pure violento (che tra l’altro è quotidianamente sotto gli occhi di chi può e vuole vedere) del profitto illecito, della criminalità spicciola e organizzata, pertanto di delinquenti e usurai locali senza scrupoli, di maitresse sfruttatrici, di politici e imprenditori papponi. Ma non per questo incarcerando coloro che la esercitano, come vorrebbero certi facili moralisti e integralisti, oppure voltandosi altrove, facendo imbellettato benaltrismo o eludendo con retoriche e sermoni purificatori, bensì regolarizzando la prostituzione con leggi moderne, serie, civili, mirate, chiare, efficaci, severe, sanitarie, fiscali, quindi tutelando chi vuole svolgere il mestiere ma come pure chi non lo vuole sotto casa o prossimo alle scuole, lungo le strade cittadine, ecc. Si riuscirà a farlo in questa dissimulatrice Nazione, svoltando finalmente verso una visione realistica, umana e contemporanea, senza più sembrare che veniamo dal secolare passato?

Adduso Sebastiano

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