Scintille tra Raggi e Grillo: la sindaca prova a recuperare Marra

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Alta tensione fra Virginia Raggi e il fondatore dei Cinquestelle. La sindaca di Roma rigetta il diktat dei vertici del movimento e prova a recuperare Raffaele Marra mettendolo a capo del dipartimento del Commercio suscitando le ire di Beppe Grillo: “Questa qui è pazza”. Ma non è tutto perché Alessandro Di Battista, uscito vincitore dal palco di Nettuno, boccia le Olimpiadi a Roma, trascina la sindaca, ma solleva la protesta del Coni e dei medagliati a Rio: “Affossano il Paese”.

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ROMA – Un giudice senza requisiti giuridici: l’ultima calamità sul Campidoglio prende le dimensioni della stravaganza e porta al nome di Raffaele De Dominicis, ex procuratore della Corte dei Conti che nei proponimenti della sindaca Virginia Raggi doveva occupare il posto di Marcello Minenna, l’assessore al Bilancio fra i protagonisti del filotto di dimissioni della scorsa settimana. «Una persona di primo rilievo, un servitore dello Stato che siamo onorati di avere al nostro fianco», aveva scritto Raggi lunedì. Ieri era giovedì e il giudizio aveva subito la drastica revisione: non ha i requisiti. Precisamente quelli giuridici, e la traduzione è arrivata poco dopo: De Dominicis è indagato per abuso d’ufficio. Un altro, come l’assessore all’Ambiente, Carla Muraro, inguaiato con la giustizia prima ancora di cominciare. Un record. Che De Domincis spiega secondo schemi prestampati: «Mi dichiaro vittima di un complotto!».

In serata, nel suo andirivieni dall’ingresso sul retro, Raggi è rientrata in Campidoglio per dettagliare alla giunta e ai consiglieri le ragioni del ripensamento. E lì per lì era sembrata una concessione alla leadership grillina molto turbata, diciamo così, dalla scoperta che De Dominicis aveva concesso la disponibilità non a Raggi ma all’avvocato Pieremilio Sammarco, titolare dello studio in cui Raggi ha fatto pratica e fratello del difensore di Cesare Previti. Per i cinque stelle, una macchia terribile. De Dominicis si era però presentato con le migliori intenzioni: «La festa è finita!». Non è nemmeno cominciata. E’ invece la cronaca che prosegue secondo una linea evoluta in arabesco: mentre Raggi comunicava attraverso Facebook – ormai una specie di organo ufficiale dell’amministrazione romana – che «siamo già al lavoro per individuare una nuova figura» (si sottolinei l’uso dell’avverbio «già»), prendeva a girare voce che il no ufficiale alle Olimpiadi del 2024 verrà dato a ore. Roba che passa quasi inosservata in pomeriggi in cui si fatica a tenere dietro a una cronaca dall’andamento psichedelico.

Fin lì, infatti, la notizia era lo scioglimento del direttorio locale costituito per affiancare Raggi, o tenerla d’occhio, e costituito da Fabio Massimo Castaldo, Gianluca Perilli e dalla coppia di fidanzati Stefano Vignaroli e Paola Taverna. Con massima soddisfazione di tutti, del direttorio molto contento di lasciare Raggi al suo destino, e di Raggi molto contenta di non avere più scocciatori fra i piedi. Da quello che si è capito, Raggi ormai procede per conto proprio, immersa nei suoi giri, quelli della più attiva destra romana, e nell’ostilità di Beppe Grillo e della non-struttura. Non sembra nemmeno più una del Movimento, tanto che ancora ieri è andata avanti la sfibrante discussione a proposito dell’opportunità di levarle il simbolo. Per ora non si fa. Sarebbe un disastro d’immagine mai visto nella pur fantasiosa politica italiana. E il gesto della tregua è stato di spostare Raffaele Marra dal ruolo di vice capo di gabinetto a quello di capo del dipartimento del personale, in attesa che poi gli si trovi un’occupazione adeguata. Un gesto di tregua perché Marra, ex ufficiale della Guardia di finanza, è stato direttore dell’ufficio per le politiche abitative del Campidoglio con Gianni Alemanno sindaco. Insomma, un altro impuro. Come impuro sarebbe Salvatore Romeo, che in Comune ci lavora dal ’99: messo in aspettativa, è stato riassunto da Raggi con stipendio triplo nella posizione di capo della segreteria; ora lo stipendio sarà nuovamente tagliato e gli verrà levata qualche delega, di modo che faccia meno danni (nella visione ortodosso-grillina, naturalmente).

Non è finita qui: in questo scambio di prigionieri, Raggi è riuscita a confermare Muraro, poiché dell’inchiesta a suo carico non si conoscono i contorni, e nonostante ieri i carabinieri siano andati a prelevare altri documenti all’Ama, l’azienda della nettezza urbana in cui Muraro avrebbe commesso i suoi peccatucci, sempre che li abbia commessi. Tutto in una giornata che doveva essere di passaggio, e trascorsa dalla sindaca dietro quattro mura, fra voci incontrollate di fughe a prendere il figlio alla scuola calcio, e una apparizione in pubblico alla mattina, quando aveva preso parte alle celebrazioni dell’8 settembre, giorno dell’armistizio. Il problema è che il 9 cominciò la guerra civile.

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lastampa/Via anche De Dominicis. La sindaca ripesca Marra e sfida il diktat dei vertici MATTIA FELTRI, AMEDEO LA MATTINA

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