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Meglio di Messi, Cristiano Ronaldo e Ibrahimovic, Higuain sul tetto d’Europa. 40 gol il suo obiettivo, l’aritmetica sorride all’argentino

20 gol in campionato su 20 partite. Decisivo 10 volte su 20. Una media di 1 gol ogni 90 minuti. Preciso, precisissimo nei conti Gonzalo Higuain, così come sotto la porta. L’argentino trascina il Napoli e guarda tutti dall’alto, non solo nella classifica generale della serie A. Higuain, infatti, è primo anche nella speciale classifica capocannonieri, che vede Eder e Kalinic, rispettivamente in gol 11 e 10 volte, lontani a 9 lunghezze. Nessuno come l’attaccante azzurro, nemmeno in Europa. Solo Aubameyang prova a tenere il passo. Con 20 gol in 17 partite in Bundesliga- ferma per la sosta invernale- l’attaccante è forse l’unico a mettere in serio pericolo, in questo momento, il record di Gonzalo Higuain. Anche campioni del calibro di Ibrahimovic o Cristiano Ronaldo, infatti, stanno alle sue spalle: il primo con 16 reti siglate in Francia mentre il secondo con 14 gol fatti in Spagna. Seguono Lewandowski, Luis Suarez, Neymar, Lukaku e Vardy, fermi “solo” a 15 gol. Higuain migliore anche del pallone d’oro in carica: con solo 9 reti siglate, infatti, Messi è a 11 gol di distanza dal Pipita.

Col destro in rete 11 volte, col sinistro 8, di testa 1, ma poco importa: Higuain segna, in ogni modo, e fa segnare, gioca per la squadra e canta sotto la curva. Nessuno come lui. A Napoli per battere ogni record, anche interno. L’argentino, attualmente, si trova al nono posto nella classifica dei bomber azzurri di tutti i tempi, con 75 reti, a sole due da Savoldi, che ne ha realizzati 77. In campionato, invece, il Pipita ha siglato gli stessi gol di Savoldi, ossia 55. Mentre in Europa, c’è Edinson Cavani da superare, fermo a 19 reti, contro i suoi 15. Il tempo, però, è dalla sua parte, così come Sarri che non s’accontenta e pretende di più. Vero, le statistiche nel calcio non sono proprio tutto, ma nei numeri, talvolta, si possono riscontrare quelle verità, che senza, sarebbero difficili da percepire. Ciò che è certo, è che se Higuain continuasse con questa media spaziale, potrebbe raggiungere i 40 gol in stagione. Impensabile sono pochi mesi fa, aritmeticamente possibile, oggi. 

ROMA 1 HELLAS VERONA 1 La Roma è affetta da pareggite cronica, neanche Spalletti riesce a guarirla

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Roma- Torna Spalletti sulla panchina della Roma ed è pronto a trainare la squadra per la prima gara del girone di ritorno. Chiusa la lunga e nefasta parentesi con Garçia, la nuova Roma si affida al tecnico Spalletti  per tornare a vincere dopo una serie infinita di pareggi, l’avversaria di oggi è l’ultima in classifica, l’Hellas Verona. Il “nuovo” tecnico viene accolto tra gli applausi del pubblico, un atteggiamento incoraggiante che mancava da troppo tempo all’Olimpico.

Tante le aspettative contro un Verona che è alla ricerca della prima vittoria in campionato.

 Il buon Luciano rivede il modulo e contro l’Hellas punta su Dzeko, unica punta; alle spalle dell’attaccante posiziona  Salah, Florenzi e Nainggolan in un insolito ruolo da trequartista.

La scelta si rivela infelice: Dzeko non riuscirà a centrare mai la porta, Salah infila un errore dietro l’altro, Nainggolan porta in vantaggio la Roma ma nessuno è in grado di difendere la vittoria. Un rigore per il Verona che arriva come un regalo in ritardo dopo le festività natalizie, consegna il pareggio- e un punto insperato- agli scaligeri. Si conclude così, con il noto pareggio, anche l’esordio di Spalletti all’Olimpico, con tanta amarezza e con i soliti fischi dei quasi 30.000 spettatori spazientiti.

Primo tempo

La Roma domina per i primi 15 minuti la metà campo avversaria senza essere troppo incisiva e dunque senza concretizzare. Poi si spegne tra gli errori di Salah e le imprecisioni di Nainggolan. Anche Dzeko, arrivato in area, non ha la cattiveria giusta per affondare la palla in porta e troppo spesso si fa trovare fuori posizione.

Scorre la mezz’ora e il risultato non si sblocca.

Bisogna attendere il 41’ quando il grido si strozza sul palo colpito da Dzeko e l’emozione esplode 3 secondi dopo quando De rossi insiste e serve Nainggolan che ribadisce in rete la palla dell’1 a 0.

Roma 1 – Hellas Verona 0

Al 44’ arriva l’occasione di raddoppio per la Roma, sugli sviluppi di un calcio d’angolo Salah manda fuori di poco la palla colpita di testa.

L’ ultimo flop di Dzeko arriva prima del triplice fischio, manda in aria la palla d’oro servita in area da Salah.

Secondo tempo

Nella ripresa Delneri effettua il primo cambio, entra Fares al posto di Emanuelson.

I giallorossi dopo un inizio incerto, riprendono il possesso del gioco e del campo e Salah sfiora il raddoppio: un bel tiro che viene intercettato da Gollini che respinge sulla traversa e la palla rimbalza fuori! Continua l’assedio alla porta scaligera ma il portiere difende bene in due riprese.

Ancora due errori di Salah che non consentono di mettere al riparo il risulto.

I gialloblù iniziano a pressare di più, al 60’ riescono a guadagnarsi un rigore per un fallo ingenuo di Castan su Wszolek. L’ impavido Pazzini sul dischetto, calcia, prende la traversa poi la palla imbalza i rete!

Roma 1 Verona 1

Primo cambio di Spalletti: entra Rudiger, fuori Castan.

Al 67’ ammonito Jacopo Sala per fallo su Digne.

Al 73’ doppio cambio sulle due panchine: entra Gomez per il Verona al posto di Wszolek mentre per la Roma dentro Jago Falque, fuori Torosidis.

Al 77’ ancora un’occasione per la Roma, sciupata dal solito Digne che a tu per tu con il portiere spara in aria sopra la traversa sprecando la terza palla preziosa.

A suon di errori, si arriva all’88, ci prova Iago Falque, il suo cross viene deviato, ci prova Digne con l’esterno, pessimo tiro, viene deviato in corner.

Vengono concessi 4 minuti di recupero. Ma i troppi errori dei padroni di casa, taluni anche grossolani, non consentono di cambiare il finale di una gara da dimenticare.

FORMAZIONI

Roma (4-2-3-1): Szczesny: Torosidis, Manolas, Castàn, Digne; De Rossi, Pjanic; Florenzi, Nainggolan, Salah;Dzeko.

Panchina: De Sanctis, Lobont, Emerson, Rudiger, Gyomber, Vainqueur, Iago Falque, Totti, Sadiq.

Allenatore: Spalletti

Verona (3-4-3): Gollini; Bianchetti, Moras, Helander; Sala, Ionita, Greco, Emanuelson; Wszolek, Rebic; Pazzini.

Panchina: Rafael, Coppola, Winck, Riccardi, Zaccagni, Checchin, Hallfredsson, Jankovic, Juanito Gomez, Fares.

Allenatore: Delneri

Arbitro: Massa Davide di Imperia

L’Austria sospende Schenghen

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Bolzano – Il cancelliere austriaco Werner Faymann è stato chiaro: “l’Austria sospende temporaneamente gli accordi di Schengen”. Cio’ significa che ai valichi di confine con la Repubblica d’Austria sarà richiesto un documento d’identità valido. Il cancelliere Faymann, che ha rilasciato un’intervista al Oesterreich (Oe24)* in edicola oggi, comunica l’intenzione di “annullare temporaneamente quando previsto dal Trattato di Schengen”. Chi non sarà in regola con i documenti non potrà varcare il confine e che gli immigrati senza diritto d’asilo saranno respinti.

  • * Faymann: “Grenze scharf
 kontrollieren !”

I controlli delle persone saranno rafforzati. “Il sistema Schengen con le frontiere interne aperte avrebbe conseguenze economiche gravissime per l’economia europea, con un aggravio della disoccupazione e meno crescita”, ha aggiunto il cancelliere austriaco mettendo in discussione tutto il sistema di controllo delle frontiere dell’Unione Europea. In particolare al passo del Brennero, ovviamente in territorio austriaco, saranno istituiti controlli sia sulla strada statale che sull’autostrada. Immediata la reazione della Regione Friuli Venezia Giulia che in una nota esprime “il rammarico per una decisione che si spera non infici le ottime relazioni transfrontaliere del Friuli Venezia Giulia con l’Austria e l’auspicio che la sospensione sia veramente temporanea”.

“La Regione – sottolinea la nota – non ha ovviamente competenza su questo tipo di situazioni ma, se ci saranno, valuterà tempestivamente le eventuali ricadute sul territorio e i provvedimenti conseguenti. Sono già stati presi i primi contatti con le autorità centrali del governo italiano, che stanno monitorano gli sviluppi”.

Faymann: “Grenze scharf kontrollieren!”

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Faymann – Der Kanzler im Interview zur aktuellen Flüchtlings-Krise.

ÖSTERREICH: Deutschland schickt uns die Flüchtlinge zurück – droht jetzt in Asyl-Chaos?

WERNER FAYMANN: Wir handeln in engster Abstimmung mit den Deutschen – und werden nun ebenso wie Deutschland verstärkt unsere Grenze kontrollieren und Rückführungen der Flüchtlinge durchführen. Wenn Deutschland Flüchtlinge, die etwa nach Schweden weiterreisen wollen, nicht mehr ins Land lässt, dann werden wir das – in engster Abstimmung mit den Deutschen – genauso machen.

ÖSTERREICH: Heißt das, die Flüchtlinge werden an der Grenze ab ­sofort verstärkt kontrolliert?

FAYMANN: Es gilt bereits: Jeder, der zu uns kommt, ist verstärkt zu kontrollieren. Wer kein Asylrecht hat oder gar keinen Asylantrag stellt, weil er nach Skandinavien oder sonst wohin will, der ist zurückzuweisen. Es dürfen, in Absprache mit den Deutschen, nur mehr jene ins Land, die bei uns ein Asylrecht haben und die von Deutschland nicht zurückgewiesen werden.

ÖSTERREICH: Das würde bedeuten, dass wir an der Grenze kontrollieren, wer Asyl-Anspruch hat?

FAYMANN: Wir haben eine Arbeitsgruppe in der Regierung eingesetzt – bestehend aus Innen-, Außen-, Verteidigungsministerium und Verfassungsdienst – die genau das klären und vorbereiten soll und die Basis schaffen soll, wie an der Grenze verstärkt kontrolliert werden kann. Wir haben alles zu unternehmen, um jene, die kein Asylrecht bei uns haben, künftig bereits an der Grenze zurückzuweisen.

ÖSTERREICH: Das bedeutet eine Kurs-Änderung der SPÖ.

FAYMANN: Ich habe mit Hans Peter Doskozil ganz bewusst einen Mann der Praxis, der für Menschlichkeit und Ordnung steht, als unseren neuen Verteidigungsminister bestellt – das bedeutet natürlich auch einen Neustart in der Regierung bei der Kontrolle der Asylwerber an den Grenzen. Doskozil wird als Praktiker sehr rasch ausarbeiten, wie eine bessere Kontrolle an den Grenzen möglich ist, und für eine opti­male Zusammenarbeit zwischen Heer und Polizei sorgen – da darf kein Blatt Papier mehr dazwischen passen.

ÖSTERREICH: Wird es so wie bei den Deutschen verschärfte Grenzkontrollen für alle geben?

FAYMANN: Ja, an der Grenze muss viel stärker kontrolliert werden, im Rahmen der Verhältnismäßigkeit. Das gilt für alle Einreisenden. Wir haben Schengen temporär außer Kraft gesetzt, es gilt die Ausweispflicht. Und wenn die EU es nicht schafft, die Außengrenzen zu sichern, wird Schengen als Ganzes infrage gestellt. Dann muss jedes Land seine nationalen Grenzen kontrollieren.

ÖSTERREICH: Sind Sie auch für Flüchtlings-Obergrenzen?

FAYMANN: Das Gerede um Obergrenzen ist unsinnig. Obergrenzen entstehen automatisch durch Maßnahmen – und für konkrete Maßnahmen sind wir. Für Kriegsflüchtlinge im Sinne der UN-Konvention kann es keine Obergrenze geben – weil wir ein Rechtsstaat sind. Für jene, die nach einem fairen Verfahren abgelehnt werden, liegt die Obergrenze bei null – weil sie zurückreisen müssen. Für Kriegsflüchtlinge ist die Zahl jeweils begrenzt mit der Zahl der Quartiere – das sind derzeit 80.400 und steigt mit der Zahl der Quartiere. Klar ist jedoch: Wir können nicht alle Syrien-Flüchtlinge in Schweden, Deutschland und Österreich aufnehmen, da ist die EU gefordert. Und klar ist auch: Das ist ein Asyl auf Zeit – wenn der Krieg zu Ende ist, wird der Bescheid aufgehoben, für ­jene, die nicht länger als fünf Jahre hier sind.

ÖSTERREICH: Sie stimmen der VP-Forderung „Asyl auf Zeit“ zu?

FAYMANN: Das ist ja nichts Neues. Wenn der Krieg zu Ende ist, sollen Kriegsflüchtlinge zurückkehren. Das muss man sinnvoll handhaben – aber da wird es in der Regierung eine Einigung geben.

ÖSTERREICH: Der ÖVP-Forderung nach Obergrenzen wollen Sie aber nicht zustimmen?

FAYMANN: Viel wichtiger als eine virtuelle Obergrenze wäre es, wenn Innenministerium und Außenministerium mit Unterstützung der gesamten Regierung und der Europäischen Ebene jene in ihre Heimat zurückführen würden, die kein Asylrecht erhalten haben. Das wird unseren Schätzungen zufolge aus dem Vorjahr mehr als 20.000 betreffen. Bei Rückführungen muss man konsequent sein, auch im Interesse der Menschen mit Asylrecht.

ÖSTERREICH: Mit wie vielen Flüchtlingen rechnen Sie 2016?

FAYMANN: Nichts tun führt zu einem düsteren Szenario – wenn wir aber die angesprochenen Maßnahmen setzen, wird es zu einer deutlichen Reduktion kommen.

ÖSTERREICH: Macht es Sie zornig, dass die EU schläft?

FAYMANN: Es ist erschütternd, dass die EU aufgrund ihrer komplizierten Konstruktion so wichtige Probleme wie die Flüchtlings-Lawine oder zuvor die Finanzkrise nicht schneller lösen kann – die Gefahr ist jedes Mal: too little too late. Aber ich hoffe, dass wir einen wirksamen Schutz der EU-Außengrenze mit dort befindlichen Aufnahmezentren und gerechter EU-Verteilung schaffen werden, weil sonst stellt sich nämlich die ganze EU infrage. Ohne Lösung der Flüchtlingsfrage stehen wir vor der größten europäischen Glaubwürdigkeitskrise – deshalb kämpfe ich mit ganzer Kraft für den Schutz an den EU-Außengrenzen – auch im Interesse ­einer funktionierenden Wirtschaft, die durch lange Wartezeiten an den Grenzen behindert wird und dadurch Arbeitsplätze gefährdet werden.

ÖSTERREICH: Muss man die EU zu Solidarität zwingen?

FAYMANN: Meine Linie ist klar: Wer in der Flüchtlingsfrage nicht solidarisch ist, muss mit einem Veto bei Finanzhilfen in den nächsten Jahren rechnen. Solidarität ist keine Einbahnstraße.

/oe24

Corbo: “La mossa del toscano e Callejon centravanti civetta”

Come se non avesse visto poche ore prima l’Inter in affanno. Il Napoli supera subito due insidie. Resiste prima alle pericolose suggestioni di una classifica da dolci inganni, succedeva l’anno scorso, ormai non ci casca più. Con la serenità di chi si sente finalmente maturo per volare ad alta quota, gli scivola sulla pelle anche il rigore offerto al Sassuolo da Hysaj e Albiol. Ha i muscoli ancora di ghiaccio, altri sarebbero già in stato confusionale: no, non conoscete il Napoli, si rimette in moto schivando gli incubi di uno choc, sa anche leggere un vantaggio tattico e sfruttarlo. Sulla sinistra ha una catena di montaggio inarrestabile: ma proprio su quel versante il Sassuolo perde per noie muscolari Missiroli, il solido centrocampista di destra del suo 4-3-3. L’ingresso di Lorenzo Pellegrini, appena 19 anni, scuola Roma, è fatale: avrà un luminoso futuro, è augurabile, ma non è ancora Missiroli né si lega alla cerniera di metà campo, dove Magnanelli appare più lento e Duncan più svagato. Il Napoli dopo una ventina di minuti impone già possesso palla e ritmo alto: uno spettacolo. Di Francesco testardo come tutti quelli dell’onda nuova, bravo certo, ma purtroppo uno che si disperde nelle vanità del suo modello Zeman, non cambia proprio nulla. Fosse più pragmatico, passerebbe forse ad un 4-4-2, per contenere avversari ormai travolgenti. Nessuno si preoccupa infatti di infastidire un magistrale Hamsik, signore del centrocampo e rampa di lancio di tutte le azioni offensive, finché non lo ferma la stanchezza. Su quella sponda, la sinistra del Napoli, coincidono due effetti opposti: Insigne esegue con tecnica sontuosa gli ordini di Sarri, è in costante contatto radio con Ghoulam dietro, con Hamsik a destra, con Higuain che impegna Ariaudo e Acerbi. Il settore rivale, con Vrsaljko chiuso, va in tilt. Anche Sarri gioca d’azzardo, ma ha giocatori superiori. Fantastisti frenetici. Fa convergere in area anche Callejon, che da punta centrale fissa il pari: un centravanti “civetta”. In cordata Ghoulam e Hamsik trovano Insigne pronto agli assist, delizioso quello del raddoppio di Higuain. Con un Napoli esplosivo a sinistra, cigola la catena di destra del Sassuolo. Vrsaljko è chiuso, Pellegrini recupera dignità, ma Politano più avanti a destra si insabbia: non protegge né attacca, ovvio che gli subentri Floro Flores. L’ingresso di Koulibaly per Chiriches, di Mertens per Insigne, più tardi di Lopez per Hamsik, il risveglio di Allan, la mobilità diligente di Jorginho consentono al Napoli di resistere alla reazione del Sassuolo. Solo nel finale si accendono le luci rosse dell’emergenza. Ha corso e brillato tanto, dominato quasi sempre, sbagliato troppe conclusioni per non soffrire. I tremori spiegano anche un salvataggio di Reina quasi a metà campo: clown o fenomeno? Risolve il dubbio Higuain con il ventesimo gol in venti partite. Vale vittoria e primato: fischia arbitro fischia, Napoli felice corre in pizzeria.

Antonio Corbo – La Repubblica

Mai così tanti, Sarri sta riscrivendo la storia con il suo Napoli

Mai nella storia della Serie A, il Napoli era riuscito a totalizzare 44 punti in 20 giornate di campionato. Questa squadra sta facendo impazzire letteralmente tutti i tifosi che si vedono in testa alla classifica e che cullano il sogno scudetto.

Juve Stabia: Ufficiale l’acquisto di Nicolas Izzillo dell’Ischia

Nicolas Izzillo ischiaS.S.Juve Stabia rende noto che è stato perfezionato l’accordo per l’acquisizione, a titolo definitivo, delle prestazioni sportive del centrocampista, classe ’94, Nicolas Izzillo.


Il centrocampista, nato a La Maddalena in Sardegna,dopo il debutto in serie B con la maglia dello Spezia Calcio, ha collezionato oltre settanta presenze in Lega Pro, tra le file del Bellaria Igea Marina, Messina ed Ischia Isolaverde, realizzando sei reti di cui due nel corso dell’attuale stagione calcistica, indossando la maglia dell’Ischia Isolaverde.


Nicolas Izzillo si aggregherà al gruppo, agli ordini di mister Zavettieri, alla ripresa della preparazione, fissata per martedì 19 gennaio allo stadio Comunale di Casola.

S.S.Juve Stabia

Al San Paolo anche l’ultimo arrivato Gnahoré

Il Napoli batte il Sassuolo per 3-1 ed allunga in testa alla classifica: c’era anche Eddy Gnahoré, centrocampista francese classe 1993 appena arrivato dalla Carrarese, arrivato in giornata a Napoli per le visite mediche e la firma sul contratto, ieri al San Paolo. Un salto per vedere quelli che saranno i suoi prossimi compagni di squadra, prima di partire verso Carpi: sarà questa la destinazione.

Auguri a Kalidou Koulibaly, è nato Seni!

E’ nato ieri il figlio del difensore del Napoli Kalidou Koulibaly: si chiama Seni, ed è in ottime condizioni di salute. Fiocco azzurro in casa Napoli. A Kalidou e la compagna Charline vanno i più calorosi auguri da parte di tutta la redazione di vivicentro.it

Siria: Isis attacca Deir Ezzor. Strage di civili e rapimenti di massa

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I morti sarebbero 300, in maggioranza donne, bambini e anziani.

Beirut – I militanti dello Stato islamico hanno rapito oltre 400 civili in Siria, dopo un massacro compiuto a Deir Ezzor, nell’Est del paese. Secondo l’agenzia Sana, i jihadisti avrebbero ucciso 300 persone, “in maggioranza donne, bambini e anziani”, mentre l’Osservatorio nazionale per i diritti umani parla di almeno 135 morti, 85 civili e 50 combattenti del regime siriano. Se confermata, sarebbe una delle piu’ grandi stragi commesse in un unico giorno in quasi cinque anni di guerra civile in Siria. Combattimenti sono avvenuti in diversi quartieri della citta’ e nella rivendicazione del “grande attacco”, l’Isis ha comunicato che i suoi miliziani hanno preso il controllo di Al-Baghaliyeh, periferia nord della citta’. E’ e’ proprio qui che sarebbe avvenuto il massacro di civili.  I 400 civili sunniti sequestrati sono stati rapiti ieri dai miliziani dell’Isis durante un assalto a Deir Ezzor sono state portate in altre aree controllate del gruppo terroristico.

Secondo l’Osservatorio, l’Isis controlla ora circa il 60% di Deir Ezzor, la capitale dell’omonima provincia, ricca di petrolio e confinante con l’Iraq. Spordaici combattimenti sono avvenuti anche oggi nella parte nord-occidentale della citta’, e aerei da guerra russi nella notte hanno bombardato Al-Baghaliyeh, in sostegno delle truppe di terra del regime siriano, che al momento controllano ancora il vicino aeroporto militare, nonostante ripetuti attacchi jihadisti

Gli usa bombardano deposito denaro dell’Isis

Il Pentagono ha diffuso alcune immagini in bianco e nero di un bombardamento della coalizione internazionale che secondo gli Usa ha consentito di distruggere una banca dell’Isis a Mosul. Lo riferiscono i media americani. Secondo il capo del Comando centrale, generale Lloyd Austin, “il raid e’ stato un successo e ha permesso di privare l’Isis di milioni di dollari”.

Sarri ha avuto da ridire sui movimenti di Higuain: incontentabile!

La Gazzetta dello Sport scrive su Higuain e Sarri: “Una notte da record. Numeri che vengono migliorati di partita in partita: ecco, questa è la nuova dimensione del Napoli. Ed è anche quella di Gonzalo Higuain che con la doppietta realizzata al Sassuolo, è salito a quota 20 reti in altrettante partite anche se Sarri ha avuto qualcosa da ridire sui suoi movimenti. “Se attaccasse di più la porta, potrebbe fare meglio. Comunque, è il più forte centravanti in circolazione”, ha detto il tecnico. Il vero fenomeno è lui, va avanti senza indugiare, come se nulla e nessuno possa fermarlo. «Il più forte centravanti in circolazione», sostiene senza tema di smentita Maurizio Sarri. Fin qui, è stato proprio così, di settimana in settimana, le difese avversarie si sono piegate al suo volere. Ed il Napoli vola, verso quella meta che è parsa irraggiungibile negli ultimi 26 anni. Ci sono i gol del Pipita a sostenere il grande sogno azzurro, a mandare in estasi il San Paolo. Anche ieri sera, al termine della partita, l’attaccante argentino s’è fermato sotto la curva a festeggiare con la gente. «Un giorno all’improvviso, m’innamorai di te», hanno cantato insieme. Ed è su questo amore che Napoli sta costruendo il suo progetto futuro. Con i gol del Pipita, De Laurentiis vuole andarsi a confrontare col grande calcio europeo, perché con un campione simile nessun obbiettivo è precluso in partenza”

Napoli-Ajax, situazione ormai ingigantita

Riechedly Bazoer è un centrocampista olandese di 19 anni, molto talentuoso, che gioca nell’Ajax. Già accostato al Napoli la scorsa estate, ieri i colleghi olandesi del De Telegraaf hanno annunciato che il club azzurro aveva puntato molto forte sul ragazzo, tanto da riservare due posti al San Paolo per il fratello e per il procuratore. Secondo quanto si legge sull’edizione odierna del Corriere dello Sport, la missione è possibile perchè tra le due società ci sono rapporti d’assoluto rispetto “ma qui la situazione si è ingigantita e la chiacchierata adesso riguarderebbe non solo il biondo trequartista Davy Klaaseen, ma pure il regista, «lusingato» negli affetti più cari”

Cairo: “Maksimovic ed El Kaddouri? De Laurentiis fa come i bambini…”

Il presidente del Torino, Urbano Cairo, ha commentato la vittoria della squadra sul Frosinone e ha parlato del mercato. Queste le sue dichiarazioni: “Ho già detto che Maksimovic lo tengo, è un giocatore importante e non lo abbiamo avuto per quattro mesi a causa dell’infortunio e abbiamo sofferto per la sua assenza. Quest’estate rifiutammo offerte importanti per lui, ma non adeguate al suo valore. Per noi era importante riavere Maksimovic ed è importante averlo per tutta la stagione e poi non ho detto che lo venderò sicuramente in estate. Per ora dico che da adesso a giugno lo voglio assolutamente e poi non dobbiamo per forza vendere i nostri giocatori migliori. E’ chiaro che ci vuole la sintonia giusta fra giocatore e società per tenere in piedi un rapporto, però, io dico che Maksimovic adesso rimane volentieri ed io lo tengo altrettanto volentieri e nulla vieta che rimanga anche più a lungo. Ribadisco, iniziamo a dire che Maksimovic resta fino a giugno e poi vediamo, io non tarpo le ali a nessuno, però non mando neanche via qualcuno. Ritorna El Kaddouri? Non credo perché è difficile. I rapporti con il Napoli sono buoni e con De Laurentiis ci siamo scambiati gli auguri e i regali, però, il fatto è che io non voglio dare via Maksimovic e alle volte si dice: “Se non mi dai questo, non ti do quest’altro”. E’ un po’ come fanno i bambini”.

“Grassidell’Atalanta? Me ne piacciono tanti”: intanto Giuntoli va a Milano

“Grassi? Quello dell’Atalanta? Me ne piacciono tanti”: ha parlato così in sala stampa, ieri sera dopo Napoli-Sassuolo, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis che ha trattato tantissimi temi. Fatto sta, però, che la situazione ed il discorso con l’Atalanta per il centrocampista Alberto Grassi – come riportato dall’edizione odierna del Corriere dello Sport – verrà ripreso già in giornata perchè il direttore sportivo Cristiano Giuntoli partirà per Milano “e può sistemare in agenda anche la chiacchierata con Sartori, ds bergamasco, inseguito peraltro dalla Fiorentina e dal Milan”. Non solo Grassi, però: si potrebbe parlare anche del portiere Marco Sportiello e di Omar El Kaddouri.

De Laurentiis sul mercato: “Non trattiamo con i fondi, non cambio idea…”

La lotta al vertice è bella ed avvincente. Il Napoli c’è e vuole proseguire così“. Aurelio De Laurentiis sereno e anche realista analizza il grande momento azzurro e predica razionalità dopo il successo col Sassuolo al quale il Presidente dà una valenza ampia:

Era importante pareggiare la sconfitta dell’andata all’esordio. E’ stata la giusta compensazione a quella partenza sbagliata di campionato ed abbiamo risposto con questo successo alla prima di ritorno. Abbiamo segnato tre gol e disputato una gara molto intensa”.

Cosa si prova ad essere primi, è un anno in cui sembra esserci una alchimia speciale? “In realtà il Napoli in questi anni è sempre andato in crescendo. Il nostro progetto prosegue da tempo e dobbiamo andare avanti. Credo di aver preso l’allenatore giusto e siamo contenti di come sta andando la stagione. Ci sono più squadre che si contendono il primo posto, è una bella lotta, ora siamo noi davanti e vedremo. Certamente daremo tutto per proseguire su questa strada”

“Da parecchie settimane la squadra ha stabilito questo feeling spettacolare con il pubblico, in campo si percepisce ancora più forte questa passione. Questa amalgama tra il nuovo allenatore e nuovi innesti sta dando risultati importanti. Ma ci vuole ancora tempo per arrivare al top che può dare un ciclo e noi agiamo sempre in prospettiva”.

Come opererete sul mercato di gennaio?

Dobbiamo essere oculati per rafforzare la rosa ma allo stesso tempo non minare gli equilibri del gruppo. I nostri acquisti sono anche mirati al futuro e quindi stiamo valutando più piste. Non ci deve essere frenesia, ci sono ancora quindici giorni prima della chiusura e vedremo come muoverci per cercare le migliori soluzioni per il bene della squadra. Per il momento stiamo dimostrando di avere una rosa completa che sta facendo cose splendide in Italia ed in Europa e questo testimonia della bontà del nostro lavoro“.

Su Higuain: “Lo abbiamo preso che era già un top player e si sta confermando tale. Non mi meraviglia certo di ciò che sta facendo perchè è un campione che abbiamo fortemente voluto e blindato con una altissima clausola. Sta rendendo al massimo anche grazie alla sintonia che ha trovato con l’allenatore. Gonzalo è una persona seria ed un combattente leale

Lombardia, cannabis terapeutica: la Regione dice sì. Gratis solo in ospedale. ALESSANDRA CORICA*

Cinque i tipi di patologie per le quali i medici potranno ricorrere al farmaco. La ricetta permette di accedere alla terapia senza spendere solo in ospedale. Le cure (con molte restrizioni) a domicilio sono a pagamento.

Via libera in Lombardia alla cannabis terapeutica. L’indicazione è contenuta nelle Regole di sistema, l’insieme delle norme varate dalla Regione per governare la sanità lombarda nel 2016. Nel provvedimento, il Pirellone recepisce un decreto del ministero della Salute del 2015, con il quale vengono individuati cinque tipi di patologie per le quali i farmaci con i principi attivi della marijuana potranno essere usati dai medici. Senza che i pazienti paghino nulla, ma con “indicazioni rimborsabili a carico del Ssr”, ovvero, il servizio sanitario regionale.

A beneficiarne, secondo gli esperti di terapia del dolore, dovrebbe essere un migliaio di pazienti, sugli oltre 80mila che in Lombardia soffrono di dolore cronico. La decisione mette al passo il Pirellone con altre dieci regioni italiane – tra le quali Emilia Romagna e Toscana, Liguria e Veneto, Sicilia e Abruzzo – che sulla materia non solo si sono già attivate da mesi ma hanno anche emanato leggi regionali ad hoc. “Una cosa che qui invece ancora manca: bisogna fare presto – dice la democratica Sara Valmaggi, vice presidente del Consiglio regionale – Bene che nelle regole per il 2016 ci siano le prime indicazioni, ma non basta: occorre una norma precisa”.

Milano, il corso di cannabis fai-da-te organizzato dai giovani del Pd: clicca e vedi video


 

L’argomento è già stato affrontato dal parlamentino di via Fabio Filzi ad agosto. Quando, nell’ambito della discussione della riforma della sanità, è stato approvato un ordine del giorno dei Cinque stelle che chiedeva proprio l’introduzione della cannabis terapeutica negli ospedali. A votare no furono 13 consiglieri di maggioranza, a esprimersi a favore in 53. Tra questi, anche tutti i rappresentanti del Carroccio e, in primis, lo stesso governatore Roberto Maroni. Sul tema, i Radicali e i Giovani democratici hanno anche avviato una raccolta firme, per una legge regionale d’iniziativa popolare: “Siamo vicini all’obiettivo delle 5mila firme – spiega il radicale Marco Cappato, che è anche tesoriere dell’associazione Luca Coscioni – Chiediamo il pieno riconoscimento di questa terapia dal servizio sanitario regionale, senza restrizioni”.

Le cure a base di cannabis saranno permesse per le patologie che comportano sia dolore sia spasmi, come la sclerosi multipla e le lesioni del midollo spinale. E poi per l’anoressia, le malattie che causano dolore cronico, la sindrome di Tourette (che comporta movimenti involontari). Infine, per i pazienti sottoposti a chemioterapia, radioterapie e terapie per l’Hiv, e non riescono più a combatterne gli effetti collaterali con i farmaci tradizionali. Il nuovo corso inizierà “a partire dalla data di disponibilità del prodotto da parte del ministero della Salute alle Regioni”, si legge nel documento approvato dalla giunta Maroni a fine anno. Ovvero, non appena arriverà il primo carico di marijuana prodotto dal ministero.

Primarie Milano, Majorino al corso sulla cannabis: “SI alla legalizzazione” (VIDEO)


 

Già, perché il decreto di Roma ha stabilito che la cannabis ad uso terapeutico non venga più importata dall’estero (in Europa uno dei maggiori coltivatori è l’Olanda). Ma sia prodotta a Firenze: il progetto pilota, partito la scorsa primavera, prevede la coltivazione di 100 chili di marijuana da parte dell’Istituto farmaceutico militare. Il primo raccolto dovrebbe essere pronto a breve: un fatto, questo, che permetterà di abbassare i prezzi (finora molto alti), e far partire la rimborsabilità.

In Lombardia, al momento, la ricetta del medico (una prescrizione particolare, priva del nome del paziente, sostituito da un codice per garantirne la privacy) permetterà di accedere alla terapia solo in ospedale senza pagare. Le cure somministrate (con molte restrizioni) a domicilio, invece, resteranno a pagamento.

Il rischio della “zona grigia” MAURIZIO MOLINARI*

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C’è un’Italia dove si gioisce per la morte dei migranti, ci si augura l’espulsione di tutti i profughi, si considera il multiculturalismo una iattura al pari dell’Unione Europea. Si tratta di una minoranza di individui, ma sono portatori di una mole di intolleranza contro il prossimo talmente velenosa e aggressiva da costituire un campanello d’allarme per tutti. Tanto più che un simile odio contro gli stranieri serpeggia in più Paesi europei, dall’Ungheria alla Germania.  

Si tratta della reazione più estrema all’emergenza dell’immigrazione extraeuropea e non può avere alcuna giustificazione né legittimazione. Abbiamo scelto di descriverla sul giornale di oggi perché è un seme dell’odio che indebolisce l’identità italiana ed europea rendendoci più vulnerabili ad ogni tipo di estremismo, interno ed esterno. La lezione di Primo Levi è nell’allertare sui rischi della «zona grigia» ovvero la tendenza della maggioranza a voltarsi dall’altra parte quando il vicino di casa commette azioni orrende, diffonde l’odio per il prossimo con azioni, o parole, quotidiane non eclatanti.  

Il nostro Niccolò Zancan ha percorso un sentiero di questa oscurità, descrivendone i volti, facendone emergere la sua apparente, agghiacciante, normalità

Ne esce una fotografia della banalità del Male che si cela dietro il rifiuto del prossimo solo perché straniero. Chiudere gli occhi, ignorare o sottovalutare la presenza di una simile intolleranza sarebbe l’errore più grave anche perché viene da parte di singoli individui nati e cresciuti nel nostro Paese dove studiano, lavorano, hanno delle famiglie, degli amici.  

La genesi di tale rifiuto del prossimo è in un’idea di Italia che appartiene all’archeologia della Storia: la convinzione che possiamo continuare ad essere un Paese con tutti gli abitanti bianchi, cresciuti in maniera simile, portatori di una cultura identica, estranea ad ogni tipo di diversità culturale, religiosa, etnica.  

Viviamo invece in una nazione dove si può essere italiani per origine o per scelta, dove si prega in maniera diversa e si possono avere genitori nati in Continenti distanti. Ciò è possibile perché i movimenti di popolazioni iniziati sin dalla fine del XX secolo hanno portato nelle nostre città quasi 5 milioni di stranieri con cui conviviamo sui posti di lavoro, nei luoghi di culto, sui campi sportivi, nelle scuole e strade. Le legittime differenze di opinione, dentro e fuori il Parlamento, su leggi e norme per regolare l’immigrazione non devono aprire spazi o creare alibi all’odio che si affaccia fra noi.  

 

*lastampa

VIDEO ViViCentro – Callejon: “Lavoriamo per vincere ogni gara. Il gol? Era ora…”

Il Napoli batte il Sassuolo al San Paolo in un sabato di festa e mantiene salda la testa della classifica. Nel post partita, in mixed zone, arriva Jose Maria Callejon, raggiante per il gol messo a segno che finalmente cancella quello zero in camionato. Gli azzurri ci credono, parola dello stesso calciatore azzurro che ascoltiamo:

dai nostri inviati al San Paolo, Ciro Novellino e Vincenzo Pellegrino

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Una ventata nazionalista nel conflitto tra l’Italia e l’Europa. EUGENIO SCALFARI*

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Il tema dominante della settimana appena trascorsa è il contrasto tra il governo italiano e la Commissione europea che governa il nostro continente sotto lo sguardo vigile dei 28 Paesi che compongono l’Europa confederata. Il contrasto di cui parliamo avviene spesso tra un singolo Paese e l’Ue quando qualcuno di essi vìola le regole, ma qui il caso è diverso perché sono due politiche che si contrappongono sull’economia, sull’equità sociale, sull’immigrazione, sulla flessibilità, insomma su tutto. Renzi e Juncker hanno addirittura valicato il linguaggio diplomatico e allusivo che si usa in questi casi adottando frasi dirette e crude. “Siamo stati insultati da un governo che abbiamo sempre favorito. Dunque è l’ora di fare i conti”: questo ha detto infuriato Juncker, che verrà a Roma a fine febbraio. “Non siamo di quelli che vanno a Bruxelles con il cappello in mano a impetrare favori e non ci faremo dettare ciò che dobbiamo fare per il bene del nostro Paese”: ha detto Renzi.

Le ragioni del contrasto, che ormai è un vero e proprio conflitto, sono come abbiamo già detto numerose ma non è chiara la ragione della sua vera e propria esplosione. Qualcosa di altrettanto esplosivo era avvenuto tra Bruxelles e la Polonia, affiancata dall’Ungheria e da altri Paesi del nordest europeo, ma in quel caso il tema era uno soltanto: l’immigrazione. Tema enorme, che durerà a dir poco per cinquant’anni e forse più e richiede inevitabilmente una gestione europea poiché riguarda il continente intero.

Se l’Europa non riuscirà a gestirlo unitariamente, il patto di Schengen che ha abolito i confini intraeuropei salterà e l’Ue cesserà di esistere. Il conflitto Italia-Bruxelles non è tale da mettere in discussione l’Europa confederata. Impedisce però che progredisca dalla Confederazione alla Federazione. Renzi non vuole la Federazione, non vuole che i governi nazionali siano declassati, non vuole gli Stati Uniti d’Europa. E questa è la natura profonda del conflitto in corso a Bruxelles. Il governatore d’uno qualunque degli Stati americani non potrebbe dire la frase: “Non andrò a Washington con il cappello in mano”, per la semplice ragione che quel cappello, che sia in mano o in testa, non esiste. Il governo degli Stati Uniti d’America sta a Washington e non altrove e il suo interlocutore politico è il Congresso, composto da una Camera di rappresentanti e da un Senato. I governi dei cinquanta Stati americani governano i loro territori come in Italia i presidenti regionali governano le Regioni e i sindaci i Comuni. La bandiera americana è unica, unico è l’Esercito, unica l’Aviazione e unica la Marina. Qui in Europa ogni Stato ha la sua bandiera, le sue Forze armate, le sue capitali, la sua lingua. Di comune c’è soltanto la moneta, l’euro, che però non è condivisa da tutti i 28 Stati dell’Ue ma solo da 19 e non c’è un ministro del Tesoro europeo che sia l’interlocutore della Banca centrale.

Perciò lo ripeto: se a causa dell’immigrazione saranno ripristinati i confini tra gli Stati membri dell’Ue, l’Ue cesserà di esistere; se i singoli Stati rivendicheranno la loro autonomia e la rafforzeranno mettendosi in contrasto con Bruxelles su questioni molto importanti, non si farà alcun passo verso gli Stati Uniti d’Europa ed anzi questa prospettiva salterà per sempre.  Sembrerebbe che Renzi sia il più verace cultore di questa politica. Ma perché?

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Ci sono ragioni specifiche ma il problema non è quello. Il nostro presidente del Consiglio, il cui interesse sarebbe quello di rivendicare l’autonomia del nostro governo ma di farlo sottovoce e nei modi appropriati, ha adottato il tono quasi del comizio elettorale. E infatti è questa la vera ragione: colpire con una ventata di nazionalismo l’opinione pubblica italiana.

Le ragioni di questa ventata sono evidenti: l’Italia, come praticamente tutta l’Europa, registra una crescente indifferenza o addirittura disprezzo della politica; il partito degli astenuti, che rappresenta il 40 per cento, continua a crescere e tra i partiti che andranno a votare alcuni sono programmaticamente contrari all’Europa e all’euro: i 5Stelle, la Lega, i Fratelli d’Italia. Stando ai sondaggi la somma di questi tre partiti arriva al 45 per cento dei votanti (27 per cento del corpo elettorale). La somma tra chi non vota e chi, votando, denuncia l’Europa e la moneta unica, arriva quindi al 67 per cento del corpo elettorale. Chi vota entro il quadro dell’Ue e dell’euro non rappresenta più del 33 per cento del corpo elettorale. Questa è la situazione italiana ma lo stesso fenomeno di astensione e di voti contro l’Ue è presente in molti altri Paesi europei anche se le percentuali sono diverse, alcune addirittura maggiori delle nostre, altre minori. Esistono e tendono a crescere in Polonia, Ungheria, Romania, Slovacchia, Bulgaria, Macedonia, Grecia, Spagna, Francia, Olanda, Gran Bretagna, Germania, Lituania, Estonia, Lettonia. Insomma ovunque.

Questa essendo la situazione europea e italiana, che cosa ha pensato Renzi? Il suo partito, il Pd e il governo da lui presieduto sono in linea di principio europeisti, come europeisti sono i partiti di centrodestra e tali intendono rimanere, ma la ventata di nazionalismo è comunque una novità, un cambiamento per usare una parola che a Renzi piace molto. Sembra una parola vecchia il nazionalismo, non si usa più dai tempi di Mussolini e dell’Msi del dopoguerra. Renzi l’ha rispolverata con l’obiettivo di scuotere gli indifferenti e di togliere voti ai partiti e movimenti che voteranno contro l’Ue e contro l’euro. Ci riuscirà? Lui pensa di sì, anch’io penso di sì o almeno riuscirà a non perder voti su quel terreno. Altri pensano invece il contrario: perderà i voti di quanti sono decisamente contrari al nazionalismo. Nel Pd ce ne sono molti, direi la maggioranza. Ma non credo che avvertirebbero quella ventata. Guarderanno semmai al merito economico del conflitto Italia-Europa e quel merito lo condivideranno perché è uno strumento in favore d’una politica economica di crescita, di post-keynesismo, di flessibilità tale da favorire sia gli imprenditori sia i lavoratori.

La ventata di nazionalismo va bene per i comizi, ma non toglie voti al Pd e forse gliene procura qualcun altro dal populismo anti-europeo. Esiste il rischio che il populismo inquini anche il Pd? Questo sì, quel rischio esiste, anzi se vogliamo dire tutta la verità quel rischio si è già in parte verificato, la Leopolda renziana è pieno populismo. Quando si dice che il Pd renziano è più un partito di centro che di sinistra, non si dice tutto, il partito democratico renziano è certamente di centro ma è anche populista perché Renzi ha l’intonazione populista. Non è un insulto ma una constatazione.

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Questo fenomeno renziano-leopoldista lo vedremo dalla fine di gennaio all’opera fino ad ottobre, la data in cui dovrebbe svolgersi il referendum costituzionale-confermativo sulla legge che modifica la Costituzione a cominciare dall’abolizione del Senato, trasformato in organo di competenza territoriale.

Sono mesi che segnaliamo le storture del referendum confermativo che, a norma della Costituzione, è privo di un quorum. Chi va a votare e ne ha i requisiti, determina l’esito: che vinca il sì legalizzando in tal modo la legge di riforma, o che vinca il no con la conseguente cancellazione della suddetta legge, l’esito non dipende dal numero dei votanti; fosse pure un solo votante, è lui che sceglie per tutti gli italiani. Naturalmente non sarà uno solo, anche se il numero degli astenuti sarà molto alto. Renzi ha trasformato il referendum in un plebiscito perché ha detto e più volte ripetuto che se i no sopravanzano i sì lui abbandonerà la politica. Quindi, in realtà, non si vota soltanto per la legge di modifica della Costituzione ma si vota soprattutto pro o contro Renzi.

Questa posizione poteva anche esser passata sotto silenzio e poi decisa da Renzi ad esito avvenuto; invece è il tasto più battuto ed è questo che fa diventare il referendum un plebiscito. Aumenterà il numero dei votanti? Io credo di sì, lo aumenterà. Questo rende inutile o comunque accantona il problema del quorum? Sì, lo accantona ma non lo elimina. Se ne potrà, anzi se ne dovrà discutere a tempo debito. Per quanto mi riguarda continuo a dire che il quorum è necessario ma, ripeto, per questa volta trascuriamolo.

Il risultato per Renzi è scontato: vincerà, i no saranno assai meno dei sì. I primi sondaggi danno infatti i sì a oltre il doppio dei no. Se, come è probabile, andranno a votare una quarantina di milioni degli aventi diritto, i sondaggi ne danno trenta ai sì e dieci ai no con tendenza a lieve crescita dei no.

È tuttavia possibile che i no aumentino in modo più sostanziale, fino a diventare competitivi per la ragione che se un Renzi sconfitto abbandona non soltanto il governo ma la politica, allora il tema non è soltanto la legge in questione ma si estende anche al partito Pd e alla sua guida che in quel caso sarebbe probabilmente non renziana.

Comunque l’uscita di scena di Renzi non interessa solo il Pd e la sinistra ma anche il centro e anche la destra. Interessa tutte le forze politiche. Da questo punto di vista il comitato di sinistra che sta raccogliendo firme non ha molto peso. Non si tratta di raccogliere firme per chi propugna il no, ma per contrapporre ai sì che saranno certamente molti, un sostanziale numero di voti contrari. Personalmente voterò no perché sono contrario alla riforma del Senato, ma se si trattasse solo di Renzi, dovrei pensarci prima di decidere. Quel che è importante è che il referendum senza quorum dimostri l’esistenza di una vera democrazia e quindi di una contrapposizione tra chi approva e chi è contrario con dimensioni in qualche modo equivalenti. Una vera democrazia esiste perché ci sono idee contrapposte che si misurano e poi vinca il migliore.

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Poche parole su un tema importante e scottante: la legge sulle unioni civili. Qui si tratta di diritti e i diritti che si riescono ad ottenere valgono in eguale misura per tutti i cittadini indipendentemente dall’età e dal sesso. Le unioni civili che danno diritto alla convivenza, all’assistenza reciproca, ai lasciti testamentari, alle pensioni reversibili, valgono per tutti. Qualche dubbio può sorgere per il cosiddetto utero in affitto, ma se l’embrione conservato in deposito e usabile su richiesta è accettato, allora anche l’utero in affitto è accettabile, sono due forme equivalenti di procreazione assistita.
Il tema controverso è quello dell’adozione di figli da parte di coppie del medesimo sesso. Per quel che vale dico il mio parere: per un bambino è meglio due madri o due padri piuttosto che un orfanotrofio. Meglio soli che male accompagnati vale per gli adulti ma non per i bambini.

*larepubblica

Napoli-Sassuolo, i voti di Vivicentro: Callejon-Higuain!

Il Napoli batte il Sassuolo in rimonta e continua a tenere salda la testa della classifica, allungando sull’Inter che ha pareggiato a Bergamo. Questi i voti di Vivicentro.it:

Reina 6, Hysaj 6.5, Albiol 6, Chiriches 6.5, Ghoulam 6.5, Allan 6.5, Jorginho 6.5, Hamsik 6.5, Callejon 7.5, Higuain 7.5, Insigne 6.5. A disp. Gabriel, Rafael, Strinic, Valdifiori, Maggio, Mertens 6, David Lopez 6, Dezi, Koulibaly 6, Gabbiadini, El Kaddouri, Luperto. All. Sarri 7

dal nostro inviato al San Paolo, Ciro Novellino