Impongono un’attenta riflessione i due ko subiti dalla squadra di Sarri nello spazio di appena cinque giorni contro Juve e Villarreal. Niente di irreparabile, secondo l’edizione odierna di Repubblica, “ma il subdolo campanello d’allarme degli ultimi 180’ non deve essere ignorato, nonostante non ci siano gli estremi per parlare nemmeno di una mini crisi. Il bicchiere rimane abbondantemente pieno, analizzando i risultati e la qualità del gioco, per un gruppo che sta attraversando la stagione in modo eccellente. È altrettanto vero, però, che sarebbe riduttivo e superficiale limitarsi a prendere atto di un periodo storto, ignorando le problematiche emerse nelle ultime sfide. Pure il più sofisticato degli orologi può avere bisogno d’essere rimesso a punto. L’importante è rendersene conto, però”.
Una sola rete di Higuain e su rigore, macchina inceppata
Sarri non è preoccupatoma diversi quotidiani sottolineano il vuoto nella casella gol segnati nelle ultime due gare. Si parla di crisi in attacco e a finire nel mirino paradossalmente ci capita Higuain e i compagni di reparto. L’edizione odierna de Il Mattino parla di flessione e macchina inceppata: “Un solo gol nelle ultime tre partite, quello di Higuain su rigore contro il Carpi, e per la prima volta senza reti per due gare consecutive. L’ultimo gol su azione di Callejon contro la Lazio, il pallonetto. La media realizzativa del Napoli si è abbassata drasticamente in campionato: da 2.26 nelle prime 23 giornate a 0.50 nelle ultime due gare con Carpi e Juve.Una macchina da gol perfetta quella del Napoli che si è inceppata di colpo, da 74 reti in 29 gare a una soltanto nelle ultime tre”.
Grassi ha recuperato: ora la decisione spetta a Sarri
Lunedì 22 febbraio, era stata questa la data fissata per un possibile rientro di Alberto Grassi. Come riferisce l’edizione odierna del Corriere dello Sport, le aspettative sono state mantenute: il giocatore ha recuperato. Anche ieri, dopo già diversi giorni, l’ex Atalanta ha lavorato con il gruppo e mostrato buone giocate in allenamento. L’infortunio rimediato al ginocchio destro mezz’ora dopo la firma è ormai alle spalle, ora spetterà a Maurizio Sarri valutare se la sua condizione atletica sia tale da giustificare una convocazione già lunedì. Dovesse saltare l’appuntamento col Milan, l’appuntamento slitterebbe alla prossima settimana con la Fiorentina. Una cosa è certa: il tecnico potrà contare sul talento classe 95 per questo rush finale di stagione.
“Adda passa’ ‘a nuttata”, ecco cosa ha fatto il mister al rientro dalla Spagna
“Se capita un momento di flessione, bisogna fare appello alle certezze che ti sei costruito in precedenza”. Si apre così l’analisi dell’edizione odierna di Tuttosport che aggiunge di come Sarri “ieri nel volo di rientro da Castellon aveva l’aspetto di chi sta studiando come tamponare il problema, in attesa che lo stesso venga naturalmente espulso dalla testa di ognuno dei suoi atleti” ed i suoi uomini hanno “espresso ugualmente il suo gioco, fatto di predominio territoriale, ma senza l’intensità che lo aveva reso celebre”: “Adda passa’ ‘a nuttata”, è l’antico adagio associabile al pensiero in comune tra i calciatori e Sarri.
Gazzetta attacca: “Il gioco del Napoli è scontato, tutti lo conoscono!”
Uno dei punti di forza del Napoli, finora, è stato il modulo: cambiato dopo tre partite, passato dal 4-3-1-2 al 4-3-3, è stato uno dei motivi della grande stagione della squadra di Maurizio Sarri. Adesso, però, secondo l’edizione odierna della Gazzetta dello Sport “dopo 25 giornate il gioco del Napoli sotto certi aspetti è abbastanza scontato e non ha formule diverse per aggirare le contromosse degli allenatori avversari. Tutti conoscono il gioco impostato da Sarri e si regolano di conseguenza, difendendo più bassi e più corti ed il tecnico napoletano è più propenso a far girare gli uomini che a modificare qualcosa sul piano tattico”.
ESCLUSIVA – Helveg: “Il Napoli può vincere lo scudetto, ma la Juve sta facendo grandi cose”
A “L’Orda Azzurra”, in onda sulle frequenze di Vivi Radio Web, l’ex calciatore del Milan Thomas Helveg è intervenuto in esclusiva toccando diversi temi a proposito della sfida in programma lunedì tra Napoli e Milan: “Milan in netta ripresa, dalla vittoria nel derby vi è stata una svolta in senso positivo. In questo periodo il Napoli è in leggera flessione ma resta sempre una grande squadra e sono convinto che ha le qualità per rialzarsi subito. Il Milan ha una grande storia e Berlusconi è un simbolo di questa società in Italia e nel mondo. Le difficoltà degli ultimi anni sono legate anche alle diverse questioni politiche in virtù del fatto che Berlusconi rappresenta l’emblema di questo club. Curioso il fatto che in estate Mihajlovic sia stato accostato alla panchina del Napoli e Sarri a quella del Milan, ma credo che entrambe le società siano soddisfatte delle proprie scelte, anche se entrambi gli allenatori hanno vissuto momenti difficili. Il Napoli può lottare su entrambi fronti, campionato ed Europa League, anche se in questo momento la Juventus sta facendo qualcosa di straordinario”.
a cura di Ciro Novellino
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Cesarano: “Due sconfitte beffarde, ma niente drammi. Higuain non si discute, ma Gabbiadini rischia l’Europeo”
Il giornalista Rino Cesarano è intervenuto a “L’Orda Azzurra” programma che va in onda su Vivi Radio Web la radio ufficiale di Vivicentro.it. Queste le sue parole: “Due sconfitte beffarde contro Juventus e Villarreal ma la squadra di sicuro non è uscita ridimensionata. Anche in Spagna è riuscita ad esprimere il suo credo tattico tenendo testa ad un avversario ostico facendo un’ ttima prestazione; la punizione concessa è frutto della stanchezza. La preoccupazione è che con un passo falso contro il Milan si correrebbe il rischio di perdere tutte le certezze tattiche conquistate fino a questo momento, ma sono convinto che la squadra possa fare una grande prestazione lunedì sera. Higuain non si discute, tutti hanno dei momenti di flessione che vanno di pari passo con la flessione dell’intera squadra; di sicuro è risultato meno brillante in queste ultime sfide. Hamsik nei momenti cruciali non riesce a incidere, purtroppo non vi è un’alternativa valida. Credo che solo El Kaddouri sia in possesso delle stesse caratteristiche ma ha bisogno di continuità. Gabbiadini ha bisogno di ritrovare autostima e non va trascurato poiché può essere risolutivo nel finale di campionato. Purtroppo con queste prestazioni poco brillanti rischia l’ Europeo. Sarri fa bene a concedere momenti di riposo ai calciatori per mantenere un clima sereno”.
Pasquale Ammora
Italia Mele: “C’è un gesto di Higuain che non mi è piaciuto. Tutto ancora in gioco, saranno 13 finali”
L’editrice di 100x100napoli.it, Italia Mele ha preso parte a “L’Orda Azzurra”, trasmissione radiofonica di Vivicentro.it. Ecco le sue considerazioni: “In campionato 13 finali attendono il Napoli, in Europa League la situazione è diversa: si tratta di partite da 180 minuti e il Villarreal in trasferta non gioca come in casa. Tra l’altro gli spagnoli non hanno fatto una prestazione devastante e hanno sbloccato il risultato su calcio piazzato. Il Napoli da un paio di partite sta applicando una fase difensiva impeccabile ma al contempo una minore fluidità nella manovra d’attacco. Mertens e Gabbiadini poco brillanti: Manolo è reduce da un lungo infortunio e ha bisogno di continuità, da Mertens mi aspettavo di più. A mio avviso la minore fluidità della manovra è causa di prestazioni non esaltanti di Hamsik, l’unico con le qualità giuste per innescare la giocata conclusiva. Tutte le partite sono importanti e Sarri è costretto a fare delle scelte obbligate vista la possibilità concreta di lottare per lo scudetto. E’ giusto privilegiare il campionato a fronte di un’ Europa League che porta pochi introiti, ciò non toglie che non si può non onorarla, anche perchè i calciatori che scendono in campo sarebbero di sicuro titolari in quasi tutte le squadre di serie A. Non mi è piaciuto tanto un gesto di Higuain a Torino nei riguardi di Insigne che lo aveva invitato ad alzare il pressing. Il pipita deve prendersi la squadra sulle spalle e sono convinta che Sarri sta lavorando molto su questo aspetto”.
Pasquale Ammora
Verona, la prima italiana incinta con la Zika: “Mio figlio mai nato per colpa del virus”. TIZIANA DE GIORGIO*
La gravidanza in Brasile, la malattia, poi la scoperta dei problemi al feto. Sofia racconta il suo calvario: “Il momento peggiore è stato quando ho visto quelle macchie sull’ecografia”
L’Europa non è mai stata così divisa STEFANO STEFANINI*
Un respiro di sollievo per l’accordo su Brexit. Il 2016 dell’Europa resta in salita ma almeno i leader non si sono bloccati alla partenza. Non si sono intestarditi sulla lana caprina di consentire o no al Regno Unito di non essere vincolato alla clausola della «unione sempre più stretta» (ever closer union).
Un annoiato, e interessato, Alexis Tsipras aveva osservato che dovrebbe piuttosto pensare al rischio di disintegrazione sotto le spallate dei rifugiati.
L’Unione non è mai stata così divisa. Ieri si è parlato dell’accordo con la Gran Bretagna e d’immigrazione; ma nel retroscena ci sono anche le tensioni sulle banche, la Russia e il braccio di ferro sull’austerità.
L’Europa è abituata alle lunghe notti. È abituata alla limatura del consenso. L’accordo arriva tardi o all’alba, quando nei leader si prosciuga anche l’adrenalina. Se non c’è accordo, si rinvia al vertice successivo. Questo vertice non faceva eccezione ma qualcosa è diverso. I due nodi sul tavolo, uscita del Regno Unito e immigrazione, cambiano comunque profondamente l’Europa.
L’Europa del 31 dicembre 2016 sarà un’Europa diversa da quella del 1° gennaio. I leader possono pilotare il cambiamento; non possono né ignorarlo né rinviarlo al mittente. Alcuni (e Matteo Renzi è fra questi) lo capiscono; alcuni lo strumentalizzano; altri si rifugiano in fughe nel passato.
Se la Gran Bretagna rimarrà nell’Unione, sarà definitivamente un’Europa a due, o più, velocità. L’allentamento di alcuni vincoli sarà contagioso per molti anche se non nella forma «prendere o lasciare» che Londra è stata capace d’imporre. Un consistente gruppo di paesi, identificabili con l’eurozona, potrà spingersi sulla strada del «più Europa». È necessario per alcuni passi finora fatti a metà, come l’unione bancaria. Dovranno stare attenti a non forzare la mano a elettorati e opinioni pubbliche che non vogliono «troppa Europa». I britannici non sono soli nel dubitare dell’Ue.
Con Brexit avremmo un’altra Europa. Parliamoci chiaro. Senza l’Ue, il Regno Unito è un’isola nell’Atlantico. Senza Londra, l’Europa è una penisola euroasiatica fra Atlantico e Mediterraneo. La posta geopolitica è enorme. Ieri i leader europei, Cameron compreso, hanno fatto la loro parte. Adesso la parola passa ai cittadini col referendum. Aspettiamoci anche interventi dall’esterno di pezzi da novanta, come Obama che visiterà la Gran Bretagna in primavera. Quanto al mito di un’Ue più coesa dopo Brexit chiedere a Budapest o a Varsavia. A meno di procedere per eliminazione e scartare altri pezzi alla ricerca di un nocciolo duro.
Se Brexit rischia di staccare un pezzo d’Europa, l’immigrazione la sta dilaniando. Gli europei devono rassegnarsi a conviverci. Quand’anche il cessate il fuoco tenesse e il negoziato decollasse, la Siria continuerà a produrre rifugiati prima di rientri. Non c’è solo la Siria, ci sono Iraq, Afghanistan, Corno d’Africa, Libia spalancata sull’Africa subsahariana; c’è a Est un’Ucraina instabile che sta rischiando l’implosione politica. Migranti e rifugiati continueranno. Era troppo attendersi una soluzione dal vertice di ieri. Ma s’intuisce un senso di direzione.
All’Ue, non resta che la strada già percorsa da paesi che sono da sempre oggetto di pressione immigratoria, come gli Stati Uniti. Gli americani, lasciamo perdere Trump, sanno benissimo che non si può fermare né arginare; si può frenare e filtrare; si può gestire. A che altro servono i reticolati fra Texas e Messico? Gli illegali entrano lo stesso (i consolati messicani negli Usa li registrano col beneplacito americano – «almeno c’è una traccia»).
La parola d’ordine di questo Consiglio europeo è «non più entrate libere» (no waving through). L’Ue vuole «controllare le frontiere esterne per non risollevarle all’interno». Confusamente, con misure nazionali controverse e di dubbia legalità, come la soglia agli ingressi imposta dall’Austria, l’Europa pone barriere e filtri che trattengano la piena e rassicurino le opinioni pubbliche. Le difficoltà sono enormi e ben maggiori di quelle fronteggiate dagli Stati Uniti: una sterminata frontiera marittima, come l’Italia sa bene da anni, e una geografia complicata che minaccia di fare dei Balcani terra di stazionamento; la limitata capacità di assorbimento di un continente già saturo e con un mercato del lavoro asfittico; il gran numero di rifugiati politici cha ha diritto all’asilo; l’impossibilità di respingimenti di chi fugge da Stati falliti, dittature spietate, regimi barbari.
L’Europa non ha tuttavia altra scelta che arginare e canalizzare, filtrando gli ingressi e gestendo la pressione. A questo servono gli hot spots, l’operazione marittima Nato e a collaborazione con paesi terzi, come Turchia, Giordania, Libano e area balcanica. La solidarietà rimane; il diritto d’asilo pure. L’Ue procederà per approssimazioni successive, farà anche errori, ma il controllo esterno è l’unico modo per non tornare alle frontiere e agli egoismi nazionali.
*lastampa
Morto lo scrittore Umberto Eco. Ci mancherà il suo sguardo sul mondo. CLAUDIO GERINO*
Aveva 84 anni. E’ stato filosofo, semiologo e grande esperto della comunicazione. Non ha mai perso la voglia di osservare la politica. Aveva appena lanciato una nuova casa editrice “La Nave di Teseo”, dopo aver rifiutato di restare in quella che lui chiamò “La Mondazzoli”, la fusione Mondadori-Rcs. E’ stato anche storico collaboratore di Repubblica e de l’Espresso.
Umberto Eco è morto. Il mondo perde uno dei suoi più importanti uomini di cultura contemporanei e a tutti noi mancherà il suo sguardo sul mondo. Aveva 84 anni, è stato scrittore, filosofo, grande osservatore ed esperto di comunicazione e media. La conferma della scomparsa dell’autore de “Il nome della Rosa” e de “Il pendolo di Foucault” è stata data dalla famiglia a Repubblica. La morte è avvenuta alle 22.30 di ieri sera nella sua abitazione.
Nato ad Alessandria il 5 gennaio del 1932, Umberto Eco era un semiologo, filosofo e prolifico scrittore. Nel 1988 aveva fondato il Dipartimento della Comunicazione dell’Università di San Marino. Dal 2008 era professore emerito e presidente della Scuola Superiore di Studi Umanistici dell’Università di Bologna.
- L’ultima sua intervista: “Siamo pazzi, lasciamo la Mondazzoli” di FRANCESCO MERLO
Umberto Eco ha scritto numerosi saggi di estetica medievale, linguistica e filosofia, oltre a romanzi di successo. Tra questi il già citato “Il nome della Rosa“, uscito nel 1980 e diventato in brevissimo tempo un bestseller internazionale con 14 milioni di copie vendute, traduzioni in oltre cento lingue, una trasposizione cinematografica che ha vinto 4 David di Donatello nel 1987, e “Il Pendolo di Foucault“, del 1988. Dal 12 novembre 2010 era socio dell’Accademia dei Lincei, per la classe di Scienze Morali, Storiche e Filosofiche
L’ultimo suo libro, pubblicato nel 2015, proprio il giorno del suo compleanno, è stato “Numero Zero” , uscito per i tipi della da Bompiani. Un libro ambientato nel 1992 che parla di una immaginaria redazione di un giornale, con forti riferimenti alla storia politica, giornalistica, giudiziaria e complottistica italiana, da Tangentopoli a Gladio, passando per la P2 e il terrorismo rosso.
La scommessa sulla Nave. L’ultima sua intervista, invece, fu a Repubblica lo scorso 24 novembre quando lo scrittore decise insieme a Sandro Veronesi, Hanif Kureishi, Tahar Ben Jelloun ed altri di non pubblicare più per il nuovo colosso Mondadori-Rcs controllato da Segrate, pur essendo tra i migliori della scuderia Bompiani. E di seguire Elisabetta Sgarbi in una nuova avventura, la casa Editrice “La nave di Teseo”. E proprio questa nuova “avventura” di Umberto Eco, appresa la notizia della scomparsa, ha voluto salutare con un tweet la sua “guida”. “La nave di Teseo saluta il suo capitano. Grazie Umberto”.
Di questa nuova impresa Umberto Eco aveva parlato, come detto, al nostro giornale. Il punto della massima chiarezza è stato anche quello della massima oscurità, quando, raccontava Umberto Eco, “si sono incontrate per non capirsi Elisabetta Sgarbi e Marina Berlusconi”, non donne incompatibili e incomunicabili per ideologia, ma per antropologia. È da quell’incontro che è nata “La Nave di Teseo”, due legni arcuati e all’insù come simbolo, la nuova case editrice finanziata dagli scrittori, a partire dai due milioni messi proprio dallo scrittore che, faceva progetti con l’entusiasmo e i rischi di un ragazzo, pur sapendo di avere ormai 84 anni (ancora da compiere): “Perché il progetto è l’unica alternativa alla Settimana Enigmistica, il vero rimedio contro l’Alzheimer”. Velleitari? “Peggio, siamo pazzi”, diceva a Francesco Merlo che lo intervistava per Repubblica, di cui Eco è stato storico collaboratore, così come con l’Espresso
Eco ammetteva che con questa nuova esperienza potevano rischiare il magnifico fallimento. L’editoria infatti – ragionava lo scrittore assieme agli altri che lo hanno voluto seguire in questa nuova avventura – è il modo più elegante per dissipare i propri risparmi, magari in modo lento, ma sicuro. Inoltre – sosteneva ancora – in un’epoca non creativa, l’editore può essere destinato all’impotenza.
Ma lo scrittore spiegava: “Teseo è solo un pretesto, un nome come un altro. L’importante è la nave, non Teseo”, tirando fuori la sua tanto amata semiologia, riferendosi anche al fatto che la nave di Teseo è proprio quella che perde e sostituisce i pezzi, un po’ premonitore della sua scomparsa. Eco ha voluto a tutti i costi che la nave continuasse a navigare, con o senza di lui, pur sapendo, forse, di avere poco tempo a disposizione per condurla in acque sicure.
“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita – aveva detto in passato – Chi legge avrà vissuto 5000 anni. La lettura è un’immortalità all’indietro”.
Eco e la politica. Una scelta, quella di lasciare il gruppo editoriale della famiglia Berlusconi, che ha probabilmente origine nelle posizioni che Eco prese nei vent’anni del Cavaliere. Lui, da garante di Libertà e Giustizia, fu sempre in prima fila nel denunciare gli eccessi politici e personali del premier. “Noi credevamo che il nostro presidente del Consiglio avesse con Mubarak in comune solo una nipote, ma invece ha anche il vizietto di non voler dare le dimissioni” diceva nel 2011 a Firenze.
I suoi studi universitari e il suo rapporto conflittuale con la Chiesa. Figlio di un negoziante di ferramenta, in gioventù fu impegnato nella GIAC (l’allora ramo giovanile dell’Azione Cattolica) e nei primi anni cinquanta fu chiamato tra i responsabili nazionali del movimento studentesco dell’AC (progenitore dell’attuale MSAC). Nel 1954 abbandonò l’incarico (così come avevano fatto Carlo Carretto e Mario Rossi) in polemica con Luigi Gedda.
Durante i suoi studi universitari su Tommaso d’Aquino, smise di credere in Dio e lasciò definitivamente la Chiesa cattolica; in una nota ironica, in seguito commentò: “si può dire che lui, Tommaso d’Aquino, mi abbia miracolosamente curato dalla fede”.
Laureatosi in filosofia nel 1954 all’Università di Torino con Luigi Pareyson con una tesi sull’estetica di San Tommaso d’Aquino, iniziò a interessarsi di filosofia e cultura medievale, campo d’indagine mai più abbandonato, anche se successivamente si dedicò allo studio semiotico della cultura popolare contemporanea e all’indagine critica sullo sperimentalismo letterario e artistico. Nel 1956 pubblicò il suo primo libro, un’estensione della sua tesi di laurea dal titolo Il problema estetico in San Tommaso.
Le sue pubblicazioni. Nel 1962 Umberto Eco pubblica Opera aperta, analisi di testi letterari in termini strutturalisti a partire da Ulisse di Joyce, che fa discutere e diviene uno dei manifesti della neoavanguardia riunita l’anno dopo nel Gruppo ’63. Nel 1980 esce invece il romanzo storico medioevale “Il nome della rosa”, che suscita consensi internazionali, best seller da oltre 12 milioni di copie, tradotto in cento lingue. In mezzo, molte altre pubblicazioni, saggi, articoli.
Da osservatore ironico e semiologo avvertito oltre che creativo, ha dimostrato in ogni occasione di saper cogliere lo spirito del tempo. Il suo Lector in fabula, saggio del 1979 (non a caso periodo in cui stava scrivendo proprio Il nome della rosa), è appunto il lettore che in un testo, in particolare se creativo, letterario, arriva a far interagire col mondo e le intenzioni dell’autore, il proprio mondo di riferimenti, le proprie associazioni, che possono creare una lettura nuova: ”generare un testo significa attuare una strategia di cui fan parte le previsioni delle mosse altrui”. Un”opera aperta è proprio quella che più riesce a produrre interpretazioni molteplici, adattandosi al mutare dei tempi e trovando agganci con scienze e discipline diverse.
Una tesi che apparve dirompente in un paese legato alle sue tradizionali categorie estetiche, diviso tra crocianesimo e marxismo storicista. E il discorso di Eco non riguardava, ovviamente solo la forma, la struttura di un’opera, come intesero molti autori di quegli anni, tanto che poco dopo dette alle stampe La struttura assente, che spostava il discorso sulla ricerca semiologica e le sue interazioni. Così, forse, il tentativo più esemplare nel mettere in pratica le sue teorie, è nel 2004 La misteriosa fiamma della regina Loana, romanzo illustrato con foto di libri e riviste, manifesti, tavole di fumetti, che fanno parte del racconto e contribuiscono a far rivivere l’atmosfera dell’epoca (da fine anni ’30 alla guerra) a ogni lettore anche con i propri ricordi. Eco è stato anche autore di paradossali e ironiche pagine su aspetti minori della realtà raccolte in Diario minimo negli anni ’60, e successivamente con le “Bustine di Minerva” sul settimanale l’Espresso.
La fenomenologia “Mike Bongiorno”. Proprio in “Diario Minimo“, Eco affronta in un saggio la fenomenologia “Mike Bongiorno”, il famoso presentatore televisivo italoamericano che all’epoca aveva conquistato la televisione nazionale italiana. Il saggio uscì nel momento di massima popolarità del presentatore, in cui il semiologo lo consacrava al rango di fenomeno di massa. Mike Bongiorno ”non provoca complessi di inferiorità, pur offrendosi come idolo, e il pubblico lo ripaga, grato, amandolo. Egli rappresenta un ideale che nessuno deve sforzarsi di raggiungere perché chiunque si trova già al suo livello”, scriveva infatti Eco all’inizio degli anni ’60, all’epoca in cui la gente si ritrovava ad affollare i bar la sera per seguire la prima grande trasmissione di culto della televisione, ‘Lascia o raddoppia’.
Il semiologo, non ancora autore di romanzi di successo, fece del popolarissimo presentatore, sulla scia dei ‘miti d’oggì di Roland Barthes, un’icona dell’Italia del boom, che ”convince dunque il pubblico, con un esempio vivente e trionfante, del valore della mediocrità”. Un ritratto che ovviamente non piacque a Bongiorno, il quale, teneva a ricordare che Eco era stato tra i collaboratori di ‘Lascia o raddoppia’: ”Arrivava anche lui il giovedì con la sua busta di domande… ma non lo dice mai: forse è un ragazzo un po’ timido”.
Eco e i social network. Negli anni successivi, lo scrittore ha parlato anche molto dei social, affermando che “danno diritto di parola a legioni di imbecilli”, scatenando così fortissime polemiche.
Col Nome della rosa, lo scrittore raggiunse il successo internazionale, suscitando comunque più polemiche delle sue innovative teorie saggistiche.
Poi verranno gli altri romanzi, altri best seller che ne consolidano la fama e stemperano le astiosità: Il pendolo di Foucault nel 1988, L’isola del giorno prima (1994) e Baudolino (2001), La misteriosa fiamma della regina Loana(2004) e Il cimitero di Praga. Fino all’ultimo romanzo sul mondo dei giornalisti e dell’editoria, Numero Zero, uscito l’anno scorso.
Numero Zero. Un romanzo giallo sul cattivo giornalismo, pieno di ironia e di colpi di scena sulla storia d’Italia – come l’indagine che, partendo dall’assunto dell’esistenza di due Mussolini, vuole dimostrare che il cadavere di piazzale Loreto non era quello del duce – e su misteri e pagine oscure da Gladio alla P2, dall’assassinio di Papa Luciani alla Cia e ai terroristi rossi. “La questione è che i giornali non sono fatti per diffondere ma per coprire le notizie”, viene sottolineato nel libro. A cinque anni da ‘Il cimitero di Praga di cui era protagonista un cinico falsario antisemita, il settimo romanzo e quarantatreesimo libro di Eco torna anche su un argomento che da sempre appassionava lo scrittore, filosofo e semiologo: il tema del falso e della menzogna. “Non lo nego, ma mio padre mi ha abituato a non prendere le notizie per oro colato. I giornali mentono, gli storici mentono, la televisione oggi mente” e anche “la scienza mente” dice uno dei protagonisti della storia. Il libro si svolge da aprile a giugno del 1992, subito dopo lo scandalo di Tangentopoli che sarà al centro del numero 0/1 di ‘Domani’. L’editore è il commendator Vimercate che ha il controllo di alberghi sulla costa adriatica, case di riposo, tv locali con televendite, aste e improbabili show, e per lui “Domani” dovrebbe essere uno strumento di ricatto più che di informazione. L’impegno è di far uscire dodici numero zero in poche copie che mettano in difficoltà i salotti buoni della finanza e della politica per poi chiuderlo in cambio dell’ingresso in questi ambienti. Il direttore Simei ne è consapevole come il giornalista, Colonna, ghost writer fallito (più precisamente ne’gre) a cui viene affidata la stesura parallela del libro Domani: ieri che il direttore pensa possa rappresentare un investimento per il suo futuro.
L’ultimo suo libro, “Pape Satàn Aleppe” uscirà quest’anno. Dovrebbe uscire quest’anno con la nuova casa editrice di Elisabetta Sgarbi, La Nave di Teseo, l’ultimo libro di Umberto Eco, ‘Pape Satàn Aleppe‘ saggio che raccoglieLe bustine di Minerva (la rubrica di Eco sull’Espresso) dal 2000 a oggi (l’ultima del 27 gennaio dedicata alla mostra sul bacio di Hayez), ”legate al tema della società liquida e dei suoi sintomi”. Di Pape Satàn Aleppe, che era stato inizialmente annunciato con uscita nella seconda parte del 2015 edito da Bompiani, esiste su siti come Amazon anche una descrizione ufficiale, con dichiarazioni di Eco. ”Dal 1985 pubblico su “l’Espresso” La Bustina di Minerva – scriveva -. Ne sono state raccolte molte in “Il Secondo Diario Minimo” e poi “La bustina di Minerva”. Dal 2000 a oggi ne rimanevano moltissime, ho scelto quelle che potevano riferirsi al fenomeno della “società liquida” e dei suoi sintomi: crollo delle ideologie, delle memorie, delle comunità in cui identificarsi, enfasi dell’apparire etc.. “Cronache di una società liquida” è il sottotitolo ma, data la varietà dei temi non unificabili sotto una sola espressione “slogan”, il titolo sarà “Pape Satán Aleppe”, citazione evidentemente dantesca che non vuole dire niente e dunque abbastanza “liquida” per caratterizzare la confusione dei nostri tempi”.
*larepubblica
È morto lo scrittore Umberto Eco
E morto a 84 anni Umberto Eco, saggista, scrittore, filosofo e linguista italiano autore di numerosi saggi e di alcuni romanzi di grande successo, fra i quali spicca Il nome della rosa (1980), giallo filosofico di ambientazione medievale.
- Morto lo scrittore Umberto Eco. Ci mancherà il suo sguardo sul mondo. CLAUDIO GERINO*
“Numero Zero” – Eco-Scalfari, dialogo sull’Italia e i suoi giornali
Umberto Eco e i social: ”Danno diritto di parola a legioni di imbecilli”
Umberto Eco: ”Odio ‘Il nome della rosa’, è il mio peggior romanzo” (VIDEO)
La lectio magistralis di Eco sul dolore (VIDEO)
Rep idee, Eco e Bartezzaghi giocano con gli incipit della nostra storia (VIDEO)
Turchia, coprifuoco e massacri nella zona curda nel silenzio del resto del mondo. ANDREA SCUTELLA’*
Nella prima settimana di febbraio a Cizre sono stati rinvenuti 150 corpi carbonizzati. Circa 200 civili sono intrappolati a Diyarbakir. Nel Kurdistan turco è in corso una guerra civile.
ROMA – “Non possiamo respirare, stiamo soffocando”. Il messaggio viene dal cellulare di Mazlum Dolan, giornalista dell’agenzia di stampa curda Diha, intrappolato in uno scantinato sotto le bombe dell’esercito turco. Secondo fonti locali, sarebbero circa 200 le persone che si rifugiano nei seminterrati del distretto storico di Sur della città di Diyarbakir. Uomini, donne e bambini sotto scacco dell’esercito turco: una prima lista con i loro nomi circola su Twitter. La zona sconta il coprifuoco di 24 ore imposto dal governo ormai l’11 dicembre scorso. Secondo la Fondazione per i diritti umani in Turchia (Tihv) almeno 224 civili – tra cui 42 bambini, 31 donne e 30 anziani – hanno perso la vita tra il 16 agosto e il 5 febbraio nei 19 distretti di 7 città del Kurdistan turco dove il coprifuoco è stato dichiarato ben 58 volte in 6 mesi.
Il massacro di Cizre. In molti temono di rivedere a Diyarbakir le atrocità di Cizre – distretto della città di Sirnak dove il coprifuoco è stato dichiarato il 14 dicembre – dove almeno 150 cadaveri (fuori dai conteggi di Tihv) sono stati sottratti alle macerie di tre edifici bombardati. I corpi erano quasi tutti carbonizzati, alcuni persino decapitati, secondo il deputato del partito curdo moderato Hdp, Faysal Sary ha scritto alla Corte europea dei diritti dell’uomo denunciando “crimini contro l’umanità” e il possibile “utilizzo di armi chimiche”. Il ministro degli Interni turco Efka Ala aveva definito “un successo” le operazioni di Cizre, inquadrandole nell’ambito della lotta al Pkk, il partito armato di Ocalan. Il leader dell’Hdp Selahattin Demirtas ha definito il massacro di Cizre “un genocidio”.
Un processo di pace interrotto. La situazione in Turchia è peggiorata nell’estate 2015, dopo l’affermazione elettorale dell’Hdp, che nel mese di giugno è riuscito a entrare in Parlamento, superando la soglia di sbarramento del 10%. A luglio Ankara ha improvvisamente tagliato i negoziati di pace con il Pkk. Secondo i dati forniti da Tihv nel 2015 hanno perso la vita 198 soldati turchi, 414 militanti e 222 civili (ma il bilancio è quasi piatto fino a luglio). Nel biennio 2013-2014, con il processo di pace in corso, sono stati uccisi appena 20 uomini dell’esercito, 23 combattenti e un cittadino.
Amnesty: “I coprifuoco devono finire”. “Le restrizioni draconiane imposte durante il coprifuoco a tempo indeterminato assomigliano sempre punizione collettiva, e devono finire”. Anche Amnesty International è intervenuta il 21 gennaio contro i coprifuoco nella regione curda. L’associazione umanitaria ha sottolineato le “difficoltà estreme che (i civili, ndr) devono affrontare a causa dei tagli ai acqua ed elettricità ed i pericoli che corrono per l’accesso al cibo e alle cure mediche accesso mentre sotto gli attacchi”. I residenti, infatti, denunciano di essere costantemente sotto il fuoco dei cecchini piazzati dal governo. Amnesty inoltre cita una fonte governativa secondo cui circa 90mila persone avrebbero lasciato i distretti di Cizre, Silopi, Sur, e Dargecit per via dei coprifuoco.
Il silenzio della comunità internazionale. Hi?yar Özsoy, vicepresidente dell’Hdp con delega agli affari esteri, ha chiamato in causa la comunità internazionale in una lettera aperta in cui esprime preoccupazione per “il silenzio nell’opinione pubblica contro le violenze e i massacri nelle città curde”. Scrive Özsoy: “Negli ultimi due giorni i nostri funzionari di partito e membri del Parlamento hanno cercato di comunicare con i rappresentanti del governo, chiedendo indagini ufficiali e l’apertura di un corridoio sicuro per il trasferimento dei civili intrappolati. Eppure, tutti i nostri sforzi e le richieste rimangono senza risposta”.
*larepubblica
Unioni civili, Boschi: “Numeri Pd non bastano, serve punto incontro”
Il presidente del Senato, Grasso, apre all’ipotesi di giudicare inammissibili gli emendamenti canguro: in questo caso stepchild esposta alla decisione dell’Assemblea.
ROMA – Il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Elena Boschi, lancia l’allarme. “Sulle Unioni civili i voti del Pd non bastano”. Quindi avvisa: “Serve un punto di incontro”. Nella direzione di un incontro tra i partiti, il presidente del Senato, dopo il ritiro delle migliaia di emendamenti della Lega (ne sono rimasti circa seicento), apre all’ipotesi che i ‘canguri’ rimasti siano giudicati “inammissibili”. L’ipotesi, che cambierebbe radicalmente gli scenari a Palazzo Madama, riguarda un “canguro’ a prima firma di Andrea Marcucci che potrebbe blindare il ddl Cirinnà, e quelli, molto più numerosi (circa un centinaio), della Lega, che potrebbero affossarlo. L’inammissibilità dei ‘canguri’ avrebbe come effetto un probabile rasserenamento del clima in Aula, esponendo totalmente lastepchild alla decisione dell’Assemblea e inducendo il Pd a riannodare i fili su un terreno di mediazione dentro e fuori il partito. Con il M5S di nuovo ‘in gioco’ (sebbene i contatti con il Pd sul tema siano ormai chiusi) per l’approvazione del ddl Cirinnà, dopo l’annuncio di Alessandro Di Battista a RepTv che i voti “5Stelle sono a disposizione della legge, e non del Pd”.
Boschi: “Al Senato Pd non autosufficiente”. “In Senato il partito democratico non ha i numeri per far approvare il ddl sulle Unioni civili, nemmeno se si contano i voti di Sel. Per questo è necessario trovare un punto di incontro con le forze politiche che ci sono. Lo ha detto il ministro dei Rapporti col Parlamento, Maria Elena Boschi. “Le leggi si fanno se ci sono i numeri – ha spiegato Boschi – al Senato il Pd non è autosufficiente”. Quindi, ha aggiunto, “dobbiamo creare un punto di incontro con le forze politiche che ci sono”, ma “questa è la difficoltà e bellezza della democrazia”. “La discussione” di queste settimane “è già un passo in avanti – ha proseguito -. Siamo un governo che rappresenta sensibilità diverse. È un atto di coraggio discutere in Parlamento di questo tema”. “Non credo sia una sconfitta aver avuto il coraggio di affrontare questo problema – ha concluso Boschi – poi non ho la sfera di cristallo e non so quello che accadrà, perché tra l’altro è il primo passaggio in Parlamento. Spero che la strada che dobbiamo percorre sia breve perché ci sono tante persone che aspettano da troppo tempo e hanno diritto a vedere i loro diritti riconosciuti”.
Grasso: “Canguri inammissibili”. “È un’ipotesi in campo, vista l’importanza del tema”. Così il presidente del Senato Pietro Grasso risponde alla domanda se sia plausibile l’ipotesi che vengano dichiarati inammissibili tutti gli emendamenti cosiddetti “supercanguri” presentati al ddl Cirinnà. “Sto valutando tutte le ipotesi e tutti gli scenari – aggiunge – potendo avere finalmente un fascicolo “umano” di soli 1.200 emendamenti al netto delle valutazioni di ammissibilità”. I premissivi (“i canguri”, ndr), prosegue Grasso “sono un’arma tollerata di fronte all’ostruzionismo esasperato. Ora siamo di fronte solo a qualche centinaio di voti”.
Deragliamento Treno 3934 linea Palermo-Agrigento
Il treno 3934 delle ore 14.43 da Palermo ad Agrigento giunto tra Roccapalumba-Alia e Lercara Bassa al km 72 + 800 svia dai binari fermandosi, fortunatamente senza procurare danni ai passeggeri ma un grande spavento. Sul posto sono intervenuti polizia, carabinieri e i tecnici di Ferrovie dello Stato che stanno effettuando gli accertamenti per risalire alle cause dell’incidente. E’ stato attivato un servizio di bus sostituivo fra Roccapalumba e Lercara Bassa.
Un episodio simile era avvenuto qualche mese fa sulla Palermo-Catania e causò l’interruzione della tratta per molti giorni necessari a rimuovere il treno e ripristinare la linea.
Due anni di governo Renzi tra luci e ombre. WALTER GALBIATI*
Era il 22 febbraio 2014 quando il presidente Giorgio Napolitano affidò a Matteo Renzi, allora segretario del Pd e sindaco di Firenze, l’incarico di formare il nuovo governo. Due giorni dopo arrivò la fiducia del Senato con 169 voti favorevoli e 139 contrari. E quello successivo la fiducia della Camera con 378 voti contro 220. Un voto favorevole in meno rispetto all’esecutivo guidato da Enrico Letta, sfiduciato proprio dalla direzione nazionale del Pd pochi giorni prima.
L’appoggio per garantire la fiducia al primo governo Renzi arrivò dal Pd che insieme al Nuovo centrodestra, a Scelta civica, all’Udc e ai Popolari per l’Italia formarono la nuova maggioranza parlamentare. All’opposizione restò il Movimento 5 stelle, insieme a Forza Italia – che nel frattempo perderà molti deputati e senatori, tra cui Denis Verdini – e alla Lega Nord.
“Servono sogni e coraggio”, diceva il neo premier. E chiedendo il voto favorevole dei due rami del Parlamento aggiungeva: “Basta alibi” sottolineando come nel piano di governo fossero centrali il rilancio della scuola, un intervento straordinario di edilizia scolastica, lo sblocco totale dei debiti della pubblica amministrazione, la riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale.
E ancora: interventi sul lavoro, con aiuti alle pmi e sussidio di disoccupazione universale. Semplificazione fiscale e riforma della giustizia erano stati i temi centrali del discorso programmatico.
Alcuni degli annunci sono rimasti solo parole, altri hanno visto una realizzazione parziale e altri ancora sono andati in porto. Ora a due anni dall’insediamento è possibile stilare un primo bilancio con successi e insuccessi.
Ecco com’è andata
Riforme – Lavoro – Tasse – Conti pubblici Spending review – Banda larga
2014-2016, due anni di Renzi, Tito:
Juve Stabia-Martina Franca, i convocati
Al termine dell’allenamento di rifinitura, svolto questa mattina presso lo Stadio Comunale di Casola, il tecnico Nunzio Zavettieri ha reso nota la lista dei nr. 22 calciatori convocati per il match Juve Stabia-Martina Franca, valevole per la 23^ giornata del campionato di Lega Pro Unica Girone C, in programma sabato 20 febbraio, con inizio alle ore 20.30 presso lo Stadio “Romeo Menti” di Castellammare di Stabia.
Portieri: Mascolo, Polito, Russo
Difensori: Atanasov, Carillo, Contessa, Liotti, Navratil, Polak, Romeo, Rosania
Centrocampisti: Carrotta, Favasuli, Izzillo, Maiorano.
Attaccanti: Del Sante, Diop, Gatto, Gomez, Grifoni, Lisi, Nicastro
Infortunati: Celin e Ripa
Squalificati: Cancellotti e Obodo
Ricerche della Guardia Costiera nel tratto di mare a Torre Salsa nell’Agrigentino (VIDEO)
Proseguono nonostante le avverse condizioni metereologiche le ricerche da parte della Guardia Costiera nel tratto di mare antistante la località Torre Salsa nell’Agrigentino. In seguito al ritrovamento questa mattina di un gruppo di migranti da parte dei Carabinieri sono scattate le ricerche di eventuali dispersi da parte della Guardia Costiera di Palermo, che ha coordinato l’intervento di due motovedette della Capitaneria di porto di Porto Empedocle e di un elicottero del 2° Nucleo Aereo di Catania. Impegnata nelle operazioni anche una delle unità maggiori della Guardia Costiera, la Nave Dattilo CP940, che con i propri battelli he effettuato le ricerche in prossimità della costa.
L’elicottero, durante la perlustrazione, ha individuato in mare due corpi senza vita. Trovata sulla spiaggia anche l’imbarcazione che potrebbe essere stata utilizzata dal gruppo per arrivare a riva.
Berretti, Pontedera-Juve Stabia, i convocati di mister Liguori
Dopo il pari acciuffato allo scadere sabato scorso allo stadio Menti contro la Lupa Roma, la Juve Stabia, categoria Berretti, di mister Nicola Liguori, affronterà domenica i pari età del Pontedera in una trasferta delicata e da non sottovalutare in casa della penultima della classe.
Questi i convocati per il match:
Montella
Borrelli F.
Noto
Rubino
Elefante
Lombardi
Ioio
Rossi
Bisceglie
Servillo
Lauri
Viscusi
Sorrentino
Ceparano
Imperato
Del prete
Natale
Langella
Contieri
Chirullo
Matassa
a cura di Ciro Novellino




