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La festa del Primo Maggio, Festa del lavoro, viene da lontano nel tempo.

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Cortese Direttore,
la festa del Primo Maggio, Festa del lavoro, viene da lontano nel tempo, ha attraversato spazi e stagioni culturali e sociali molto diverse, e giunge a noi nel bel mezzo di trasformazioni radicali nel mondo del lavoro e negli equilibri internazionali sia dal punto di vista politico che economicosociale. Da un lato si approfondiscono le differenze tra le diverse aree geografiche così come al loro interno, dall’altro avviene una specie di trasformazione antropologica nel mondo dei lavoratori. Restano vecchie distinzioni, legate ai diversi settori della produzione, diminuisce la percezione della distanza segnata dai ruoli ricoperti, spesso purtroppo accomunata da una sensazione diffusa di precarietà e incertezza. Ad oggi, manca il coraggio di una grande riforma sindacale che rompe radicalmente con il passato, con gli usi ed anche con la vecchia presunzione di immaginare le Confederazioni sindacali eterne e non riformabili. Verso il nuovo statuto dei lavori «Liberare il lavoro per liberare i lavori». Viviamo in un momento storico caratterizzato dall’incertezza e della discontinuità. Oggi i lavori sono «tanti» ed è doveroso proteggere, oltre che i lavoratori dipendenti, anche quelli indipendenti caratterizzati da debolezza socio-economica. Confronto di discussione, che servirà a formulare ipotesi condivise di riforma del settore, mirando alla ripresa e a «produrre lavori di qualità», non dimenticando mai l’obbiettivo primario quella che io chiamo «antropologia positiva» che vuol dire innanzitutto avere fiducia nella persona e nelle sue proiezioni relazionali, dalla famiglia alle imprese ai corpi intermedi, e nella sua attitudine a potenziare l’autonomia capacità dell’altro. L’esatto opposto di quell’antropologia non evoluta delle organizzazioni Sindacali e, quindi, sulla malafidenza verso le persone che non la pensano come loro. Ereditiamo da loro uno stato pesante e invasivo che conosciamo e che vogliamo cambiare. La prima è quella relativa alla promozione del valore, anche economico, della vita dal concepimento alla morte naturale. Il riconoscimento, anche empirico, della ricchezza e dell’unicità della persona consente di individuarne l’attitudine alla socialità. E ciò conduce ad assegnare alla famiglia e a tutti i corpi intermedi il giusto rilievo per la coesione della società. Ciò comporta la realizzazione diffusa della pratica del principio di sussidiarietà secondo il quale lo Stato, le amministrazioni pubbliche centrali e locali, operano per sollecitare il libero gioco delle aggregazioni sociali. E ancor più nelle nuove condizioni prodotte dalla crisi, la crescita deve essere sostenuta non tanto dalla leva della spesa pubblica quanto dalla vitalità delle persone, delle famiglie, delle imprese, e delle forme associative. Si tratta insomma, di stimolare una sorta di rivoluzione nella tradizione quale risultato di comportamenti istituzionali, politici e sociali coerenti con la visione di «meno Stato, più società». È comunque la collaborazione tra governo e popolo, tra istituzioni e corpi intermedi, la fonte fondamentale dello sviluppo economico e civile del Paese. Liberare il lavoro significa esattamente liberare i lavori. Vale a dire, incoraggiare nelle imprese l’attitudine ad assumere e a produrre lavori di qualità. A cogliere ogni opportunità di crescita, ancorché incerta. A realizzare attraverso il metodo della sussidiarietà orizzontale e verticale, e quindi il flessibile incontro tra le parti sociali nei luoghi più prossimi ai rapporti di lavoro, le condizioni per «more jobs, better jobs». Il mio sogno che si arrivi presto ai fini del passaggio dallo Statuto dei lavoratori allo Statuto dei lavori, è capire l’idea ispiratrice. Vorrei che rivivesse lo Statuto dei lavoratori nella realtà che cambia. Una parte del nuovo Statuto, attinente ai diritti fondamentali della persona e del lavoro, deve restare ferma come norma inderogabile di Legge. Un’altra parte, attraverso la contrattazione collettiva, si adeguerà meglio alle diverse condizioni e situazioni, così da rendere più efficaci quelle tutele. Il vecchio Statuto, che pure quarant’anni fa il nostro Paese la visse come una grande conquista, è stato costruito per un’Italia che oggi non c’è più e per un’economia fordista, della grande fabbrica e delle produzioni seriali. Oggi i lavori sono «tanti» ed è doveroso proteggere, oltre che i lavoratori dipendenti, anche quelli indipendenti caratterizzati da debolezza socio-economica. Quell’accordo rappresenta senza dubbio una svolta, come a suo tempo avvenne per la scala mobile. Il referendum di giugno 2010, e quello di gennaio 2011, così come quello per l’accordo di S. Valentino del 1985, ha chiesto ai lavoratori di dare il proprio consenso a scelte difficili. E anche questa volta i lavoratori hanno scelto con lungimiranza. E segna una svolta nel metodo più che nei contenuti, che dipendono in larga misura dalle singole realtà aziendali locali. Ma il caso dei due referendum sono innovativi nel metodo e resterà come pietra miliare nelle relazioni industriali. Meno Stato più società. Come diceva il Prof. Marco Biagi, «non c’è incentivo finanziario che possa compensare un disincentivo regolatorio da norme o da contratti». Solo i lavoratori e le loro Organizzazioni possono determinare quella produttività che garantisce il ritorno dell’investimento. Insomma, se il Governo resiste, dovrebbe arrivare il tanto atteso Statuto dei lavori (dopo tanti rinvii il condizionale è d’obbligo). Avanti, avanti con le Riforme.
vivicentro.it-nord-opinione / La festa del Primo Maggio, Festa del lavoro, viene da lontano nel tempo.  (Celso Vassalini)
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Esposito: Vincere a Matera per dare senso a questa vittoria (VIDEO)

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Al termine del match vinto 4-0 dal Monopoli al Veneziani contro la Juve Stabia, si è presentato in sala stampa il capitano del Monopoli Pasquale Esposito.
Ecco le sue parole:
“Dovevamo vincere a tutti i costi e ci siamo riusciti. Avevamo maggiori motivazioni e si è visto. Ci prendiamo i complimenti oggi ma dobbiamo pensare alla prossima gara che sarà decisiva a Matera. Sono contento per il gol perché ha chiuso la gara, ora però voltiamo pagina e pensiamo al Matera, dobbiamo vincere altrimenti questa vittoria sarà stata vana. Vogliamo festeggiare la salvezza con i nostri tifosi e dobbiamo conquistarla a Matera domenica prossima, non tramite i play out. Non li meritiamo. Se volessi segnare il gol salvezza a Matera? Può segnare anche Pisseri, dobbiamo vincere e salvarci a tutti i costi. Se mi fanno paura Catanzaro e Catania? Non abbiamo paura di nessuno, dipende solo da noi. Se vinciamo siamo salvi. Non ci interessa degli altri. Sarà la partita della vita per noi.”
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NOTE:
Società Sportiva Monopoli 1966
Società calcistica
La Società Sportiva Monopoli 1966 è una società calcistica di Monopoli. Milita in Lega Pro, il terzo livello del Campionato italiano di calcio. Nata nel 1958 e rifondata nel 2003, ha al suo attivo diverse partecipazioni alla Serie C.
Località: Monopoli
Fondazione: 2010
Campionati: Serie D, Lega Pro

Alla fine della stagione 2009-2010, nonostante il buon campionato disputato, la dirigenza decide di non iscrivere la società al campionato di Lega Pro Seconda Divisione, conservando l’anzianità di affiliazione con ripartenza dalla Terza Categoria.

Per sopperire alla mancanza di una squadra di calcio di un certo livello in città, nel corso dell’estate 2010 alcuni imprenditori locali rilevano il titolo sportivo del Liberty Molfetta, con diritto di partecipazione al campionato di Eccellenza Puglia, costituendo l’A.S.D. Liberty Monopoli e facendole disputare le gare con le classiche divise biancoverdi. In tal modo, considerando che il Monopoli partecipa al campionato di ultimo livello, il Liberty Monopoli diventa, di fatto, la prima squadra della città.

L’A.C. Monopoli ha conosciuto il suo momento sportivo migliore a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, quando alternò la militanza nei professionisti tra la serie C1 e la serie C2.

Il Podio Gialloblù di Monopoli – Juve Stabia 4 – 0

Una Juve Stabia narcotizzata per buona parte del match dalla salvezza conquistata la scorsa settimana, incappa in una brutta e pesante sconfitta a Monopoli. I padroni di casa dilagano per 4 a 0.

Analizziamo nel Podio Gialloblù i principali spunti di riflessione del match.

PODIO
Medaglia d’oro: a Tommaso Cancellotti, il più pericoloso tra i gialloblù. Il calciatore umbro veste ormai alla perfezione la casacca dell’esterno di centrocampo e si rende protagonista dell’ennesima ottima prestazione da numero 7 puro. E’ infatti proprio Cancellotti nel primo tempo ad andare vicinissimo alla rete con due siluri dalla distanza, uno con il sinistro ed uno col destro, che costringono Pisseri ai super interventi che lo scorso campionato esaltavano proprio i tifosi stabiesi. Da apprezzare la grinta con cui, soprattutto nella prima frazione, Cancellotti cerca di svegliare i compagni dal torpore che ne accompagna le giocate. Buona la prova anche in fase di non possesso del calciatore gialloblù, condita da sacrificio ed anche da pregevoli giocate palla al piede, come la bella veronica con cui Cancellotti si libera dell’avversario in fase di marcatura. Calciatore che in questa stagione è maturato tanto e che nella prossima sarà fondamentale.

Medaglia d’argento: ad Abou Diop, pimpante nonostante la giornata negativa. La punta senegalese ha la sfortuna di trovare sulla sua strada un ottimo portiere come Pisseri, che neutralizza le sue conclusioni da distanza ravvicinata. Poche altre occasioni capitano a Diop, che è l’unico nel reparto offensivo a fare a sportellate con i pugliesi nel tentativo di scardinarne la difesa. Nella ripresa è degna di nota una serpentina del numero 11 con il destro di potenza murato dai difensori del Monopoli. In zona Cesarini è ancora Diop ad andare vicino al gol della bandiera con un poderoso stacco di testa, ma ancora un Pisseri monumentale nega la rete alla pantera gialloblù. Anche senza reti, il match di Diop è sicuramente da apprezzare.

Medaglia di bronzo: ai tifosi stabiesi, che sul 4 a 0 ed a match ormai concluso, non hanno mai smesso di sbandierare e cantare per la propria squadra. Ennesima dimostrazione di tifo sano, vero e passionale quella data dai tifosi della Curva Sud, che hanno seguito la squadra, a salvezza acquisita, in una trasferta non certo dietro l’angolo. Sempre parlando di questi splendidi tifosi, è ammirevole l’opera di “bonifica” dei giardinetti e della fontana al di fuori del Menti fatta da tanti di loro in settimana. Gli spazi verdi sono stati interamente curati e puliti, mentre le mura dello stadio si sono arricchite di un altro bellissimo murales a tinte gialloblù. Si spera che l’anno prossimo si possa ammirare una squadra, ed in generale ad una stagione, all’altezza dei tifosi che la sostengono.

CONTROPODIO
Medaglia d’oro: a Stefano Russo, al secondo errore consecutivo. Grave la disattenzione del portiere gialloblè in occasione della rete dell’1 a 0 dei padroni di casa, che arriva direttamente da calcio di punizione da posizione angolata e con una conclusione abbastanza centrale. Osservando anche una precedente uscita non del tutto sicura di Russo, ci viene da pensare che forse la sua prestazione non brillante del primo tempo sia stata condizionata dal sole contro, che ha infastidito i riflessi e la vista del portiere ex Salernitana. Dopo una striscia di prestazioni di altissimo livello, Russo incappa nel secondo match consecutivo viziato da errori non da lui.

Medaglia d’argento: a Guido Gomez, emblema del “vorrei ma non posso”. La punta nativa di Vico spreca una ghiotta occasione per incrementare il suo ruolino personale, fermatosi a due gol stagionali, con una prestazione impalpabile. Risulta quasi difficile giudicare la partita di Gomez proprio perché si contano sulle dita di una mano le palle toccate o le azioni a cui il numero 9 partecipa attivamente. Sicuramente la maggiore voglia del Monopoli ed una Juve Stabia salva hanno spostato le motivazioni dalla parte dei pugliesi, ma in campo ci vuole sempre un minimo di grinta e di voglia di fare, a prescindere dall’importanza della partita. In caso di dubbi si guardi alla cattiveria messa in campo da Diop.

Medaglia di bronzo: a Mister Zavettieri, che ha forse esagerato con il turn over. Il tecnico ha completamente rivoluzionato la squadra schierando una formazione orfana di troppi titolari. Con Romeo out per infortunio, anziché puntare su Cancellotti basso in difesa, Zavettieri ha schierato Atanasov, dal fisico troppo legnoso per fare il terzino. Sempre in difesa, Zav ha lasciato in panchina il super Contessa finalmente ammirato contro la Lupa Castelli, per lasciare la maglia numero 3 a Liotti, non al livello del titolare nel ruolo. Ancora, l’allenatore gialloblù ha scelto di rinunciare a due bocche da fuoco del calibro di Del Sante e Nicastro, facendo un grosso favore ai difensori del Monopoli. Andare in campo contemporaneamente senza la fisicità di Del Sante e la fantasia di Nicastro, il calciatore ampiamente più forte della rosa stabiese, ha tagliato le gambe alla squadra. Alla vigilia del match si era detto che l’obiettivo era fare più punti possibili per conquistare l’ottavo posto e l’accesso alla Tim Cup; le scelte di Zavettieri invece sono andate nel verso opposto, dimostrando che la partecipazione alla coppa nazionale non è tra le priorità dell’allenatore.

Raffaele Izzo

D’Adderio: Vittoria importante ma domenica ci giochiamo il futuro (VIDEO)

Al termine del match vinto 4-0 dal Monopoli al Veneziani contro la Juve Stabia, si è presentato in sala stampa il tecnico dei biancoverdi D’Adderio.

Ecco le sue parole:

“Questa è una grande vittoria contro una squadra blasonata come la Juve Stabia. Questa vittoria ci fa ben sperare in vista di Matera, abbiamo bisogno di vincere per salvarci. Ripeto che era importante vincere oggi e oltre alla vittoria abbiamo fatto anche una buona prestazione, soffrendo ma colpendo nel momento giusto. Pisseri è stato bravissimo e questo vuol dire che abbiamo affrontato una grande squadra con un grande potenziale offensivo. Ci godiamo la vittoria e iniziamo a lavorare per la gara più difficile dell’anno. Ringrazio i ragazzi per il lavoro svolto, si sono messi a disposizione e hanno lavorato tanto. Stiamo superando anche i nostri limiti e questo mi fa ben sperare in vista della finale di Matera. Ho una grandissima paura per la gara di Matera, sarà decisiva e io andrò via due giorni per staccare la spina e pensare a come fare per salvare questa squadra. I complimenti di oggi non mi importano, voglio vincere la prossima per poter festeggiare la salvezza. Catanzaro e Catania? Non penso agli altri, penso solo al Matera, che non regalerà niente. Ci giochiamo tutto!”

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Liotti: Abbiamo completamente sbagliato l’approccio alla gara.. (VIDEO)

Dopo la brutta sconfitta accusata dalla Juve Stabia a Monopoli, abbiamo ascoltato il difensore della Juve Stabia, Daniele Liotti.
Liotti recrimina per il brutto inizio di partita delle Vespe e per il rigore non concesso a Gomez.

Di seguito le parole di Daniele Liotti.

Dispiace tanto per come è andata la partita. Siamo entrati in campo senza la solita cattiveria ed abbiamo preso subito due gol.

Dopo il terzo gol abbiamo avuto la colpa di mollare psicologicamente ed il Monopoli è dilagato. Il rammarico è soprattutto per i tifosi che ci hanno seguito fin qui.

In occasione del rigore negato a Gomez, posso dire che a me è sembrato netto proprio per la trattenuta ai suoi danni; l’arbitro invece ha detto che Guido si era buttato e gli ha detto di rialzarsi. Dispiace perchè con quel rigore poi avremmo avuto maggiori possibilità di rimettere in piedi la partita.

Adesso cercheremo di riprenderci il prima possibile per poi chiudere bene la stagione nel match casalingo contro il Foggia. Ci teniamo a fare bene anche perché l’obiettivo dell’accesso alla Tim Cup non è ancora sfumato.

Raffaele Izzo

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Zavettieri: Risultato bugiardo. Pisseri è stato il migliore in campo.. (VIDEO)

Dopo la brutta sconfitta accusata dalla Juve Stabia a Monopoli, abbiamo ascoltato il tecnico della Juve Stabia, Nunzio Zavettieri.

Il rammarico di Zavettieri è tanto, il tecnico si aspettava una prestazione e soprattutto un risultato diverso dalla sua squadra.

Ecco le parole dell’allenatore stabiese Nunzio Zavettieri.

Credo si tratti di un risultato troppo penalizzante per noi e che non dice la verità sul match. Pisseri, il portiere del Monopoli, è stato il migliore in campo e questo la dice lunga sulla nostra prestazione. Abbiamo preso quattro gol su quattro tiri e non sono d’accordo con chi dice che abbiamo perso l’onore.

A ciò si aggiunga che nel primo tempo c’era un netto rigore per fallo subito da Gomez in area di rigore; se l’arbitro avesse concesso il penalty la partita sarebbe cambiata.

Ho puntato su tanti ragazzi che hanno giocato di meno per capire chi l’anno prossimo possa fare al caso della Società, inoltre era giusto dare spazio ai ragazzi che si sono allenati bene per una stagione intera. Questo discorso vale anche per Atanasov; ovviamente non era facile per il ragazzo fare bene dopo tanti mesi passati senza giocare, ma sono soddisfatto della sua prestazione.

Adesso ci concentriamo in vista del Foggia con tanta voglia di riscattare questo brutto risultato.

Raffaele Izzo

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Monopoli vs Juve Stabia: la cronaca minuto per minuto

Monopoli vs Juve Stabia: per la trentatreesima giornata del campionato di Lega Pro girone C, si affrontano quest’oggi al “Veneziani” il Monopoli e la Juve Stabia. I biancoverdi stanno lottando per raggiungere la salvezza e hanno assoluto bisogno dei tre punti, le vespe invece hanno già centrato la matematica salvezza vincendo 4-2 domenica scorsa contro la Lupa Castelli Romani. Giornata soleggiata a Monopoli, con un forte sole che non crea le migliori condizioni per giocare una partita di calcio. D’Adderio, tecnico dei padroni di casa, deve rinunciare a Croce per squalifica, mentre Zavettieri non potrà contare su Romeo, Rosania, Izzillo e Favasuli. Ecco le formazioni ufficiali:

MONOPOLI (3-5- 2): PISSERI, ESPOSITO, FERRARA, BACCHETTI, VIOLA, LUCIANI, TARANTINO, PINTO,  ROMANO, DI MARIANO, GAMBINO.

A Disp: PELLEGRINO, CASTALDO, BEI, MERCADANTE, RICUCCI, JURIC,  BATTAGLIA, DI FINO, ROSAFIO, LESCANO.

JUVE STABIA (3-4- 3): RUSSO, ATANASOV, POLAK, CARILLO, CARROTTA, OBODO, CANCELLOTTI, LIOTTI, LISI, GOMEZ, DIOP.

A Disp: POLITO, NAVRATIL, CONTESSA, MAIORANO, GATTO, GRIFONI, NICASTRO, DEL SANTE.

1’: partiti! Batte il Monopoli

4’: cross tagliato di Di Mariano per Gambino, Russo blocca in presa bassa

7’: Lisi scende sulla fascia, rientra e calcia col destro: alto

10’: Luciani batte una punizione che per poco non sorprende Russo, che smanaccia in angolo

14’: Bel tiro di Cancellotti dal limite dell’area, Pisseri respinge in angolo

16’: GRANDISSIMA OCCASIONE JUVE STABIA: Gomez lancia in profondità Diop che a tu per tu con Pisseri si

fa ipnotizzare dal portiere ex delle vespe

18’: GOL MONOPOLI: Pinto, direttamente su punizione, sorprende Russo e porta in vantaggio il gabbiano

33’: RADDOPPIO MONOPOLI: Di Mariano al volo fredda Russo

39’: Bella punizione di Liotti, Pisseri vola e respinge

42’: Tiro dalla distanza di Cancellotti, super Pisseri vola e para

45’: finisce la prima frazione

45’: inizia la ripresa

50’: Lisi scende sulla fascia e serve al centro Gomez, Ferrara salva in extremis

55’: Tiro potente di Carrotta da fuori area, Pisseri blocca senza problemi

57’: cambio Juve Stabia: esce Carrotta entra Grifoni

60: TRIS DEL MONOPOLI: Cross di Pinto e colpo di testa vincente di Esposito. Gara chiusa.

63’: GOLEADA MONOPOLI: Assist vincente di Gambino per Viola, 4-0

64’: cambio Juve Stabia, esce Gomez entra Gatto

65’: cambio Monopoli, esce Di Mariano ed entra Rosafio

72’: grandissima parata di Pisseri su colpo di testa di Carillo

76’: cambio Monopoli: esce Romano ed entra Di Fino

80’: Cancellotti scalcia Pinto, ammonito

84’: cambio Monopoli, esce Gambino entra Lescano

89’: Lescano supera Atanasov e tira, esterno della rete

90’: 3 minuti di recupero

vivicentro.it-news-juve-stabia / Monopoli- Juve Stabia: la cronaca minuto per minuto

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Berretti, Tuttocuoio-Juve Stabia: il tabellino del match

I dettagli

Una sconfitta, è questo il risultato che chiude la stagione della Berretti della Juve Stabia. Un buon campionato per la squadra di Mister Nicola Liguori ben strutturata, anche se sotto età, dal direttore Alberico Turi, che ha mancato per un soffio i play off ma che ha mostrato un buon complesso e importanti individualità. In trasferta, contro il Tuttocuoio, è arrivato un 3-1. I marcatori: Marmugi, Islamas, Matassa e Baldini. Queste le formazioni scese in campo:

TUTTOCUOIO – Grossi, Buscè, Colombo, Islamas, Picci, Maio, Marmugi, Latorraca, Motti, Baldini, Verrillo. A disp. Pannocchia, Giari, Bacci, Bianchini, Intreccialagli, Conti, Ruberti, Giusti, Rocca, Lodà.

JUVE STABIA – Montella, Noto, Elefante, Servillo, Ioio, Borrelli, Del Prete, Esposito, Matassa, Natale, Strianese. A disp. Borrelli, Lombardi, Rubino, Matano, Melone Contieri. All. Liguori

Video del trasbordo di 26 migranti dal mercantile “Valle Bianca” a motovedette CP 307 e CP 324

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Operazione di soccorso coordinata dalla guardia costiera italiana allertata da una chiamata muta giunta in mattinata da un telefono satellitare localizzato più tardi a quattro miglia al largo di Sabrata

I 26 migranti erano stati tratti in salvo durante la notte dalla nave mercantile “Valle Bianca” battente bandiera italiana dirottato in zona dalla centrale operativa della Guardia costiera di Roma,. I migranti erano a bordo di un gommone semi affondato, anche a causa delle pessime condizioni meteo con mare forza quattro, a 4 miglia al largo di Sabrata .  Purtroppo, stando a quanto riporta Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Organizzazione per le migrazioni (Oim), secondo i racconti dei superstititi ci sarebbero anche altre 84 persone che sarebbero scomparse in mare.

Le motovedette della Guardia Costiera, dopo aver ultimato le operazioni di trasbordo, si sono dirette verso il porto di Lampedusa, dove sono giunte alle ore 8.00 odierne.

Sempre oggi, altri 454 migranti sono stati soccorsi nel Canale di Sicilia in quattro distinte operazioni sempre coordinate dalla Guardia Costiera. In uno dei quattro interventi sono stati anche recuperati in mare i cadaveri di due uomini.

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Reja: “Metteremo il Napoli in difficoltà”

“Ho vissuto la risalita e a Napoli per questo me ne sono ancora grati. Mi fa piacere, ho ricordi importanti, ma ora alleno l’Atalanta e affronteremo questa partita con le giuste motivazioni, come abbiamo fatto contro qualsiasi avversario. Vorrei finire bene questo campionato e l’ho detto anche alla squadra in settimana: non voglio vedere rilassamenti, ci aspettano tre partite e saranno tutte importanti. Affrontiamo una squadra di grande valore, forse quella che quest’anno ha espresso il miglior gioco e so quanto il San Paolo possa essere un fattore importante per loro. È un campo difficile per tutti, ma mi piacerebbe fare una gara tonica e con molta attenzione, cercando di metterli in difficoltà dove potrebbero concedere qualcosa. Avremo delle assenze, ma abbiamo una rosa adeguata per fare una buona prestazione”, ha dichiarato il tecnico dell’Atalanta Edy Reja, nella consueta conferenza stampa pre-partita.

Protezione persone scomparse

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Le mie protezioni di oggi- 30 apr 2016 –
Oggi la mia giornata è protetta dalle seguenti persone scomparse che agiscono nelle case qui indicate con: R->
Federica Farinella –R->4 = (4 di 1)
Sara Scazzi : -R->4 = (3 di 2)
Melania Rea – R-> 3 = (12 di 4),
Maria Teresa d’Austria –R->2 = (10 di 5)
Emanuele Arcamone – R->10 = (5 di 6)
Mio padre – R-> 11= (1 di 11)
Ylenia Carrisi – R-> 4 = (5 di 12)
In pratica il loro influsso va distribuito come segue:
Seconda casa (Maria Teresa d’Austria): considerandola come decima di quinta , cioè come massima espressione del sentimento, ma anche come prestigio e realizzazione dei figli. Attraverso questa casa l’Imperatrice d’Austria rende disponibile uno spazio di confronto ed offre la possibilità di porre domande a cui rispondere. In altre parole ci sono sollecitazioni relative alle potenzialità ed alla gestione delle risorse che sono finalizzate agli scopi indicati dai significati derivati della seconda casa.
Nota: in giornata, sono previste situazioni di particolare importanza per i figli.
Da sottolineare: Oltre al significato di protezione , la posizione di seconda casa va intesa anche come risposta ad una domanda di quinta casa.
Terza casa (Melania Rea) : in questo caso facciamo riferimento ad una protezione intesa come dodicesima di quarta, quindi come prova relativa a situazioni di stabilità, oppure a prestigio astrologico. Lo spazio di confronto messo a disposizione da Melania Rea interessa in particolare la quarta casa e, quindi, il significato derivato su indicato.
Quarta casa (Federica Farinella – (4 di prima))- qui si coglie in pieno il significato base della quarta casa, inteso come ruolo di padre, di generatore in quanto si fa riferimento al rapporto con la prima casa. Da considerare che la prima casa indica anche il consultante e quindi la 4 casa tocca il prestigio dell’astrologo e la nascita del consulto. Ogni domanda, in questo caso fa entrare in gioco, questioni relative all’immagine della persona che è rappresentata dalla prima casa.
Quarta casa (Sara Scazzi – (3 di seconda)) – questo secondo significato derivato della quarta casa evidenzia le discussioni economiche e sottolinea in particolare il legame con i valori ed i significati della seconda casa. Essi ci riportano alle potenzialità intrinseche della persona, ma anche all’importanza ed al ruolo dei figli (vedi sopra: seconda casa). Sara Scazzi, nel merito di queste questioni, offre una possibilità comunicativa , sia a livello di discussione che di pensiero.
Quarta casa (Ylenia Carrisi – (5 di 12ma))- la terza opportunità viene offerta dal significato derivato legato alla dodicesima casa, quindi parliamo di conseguenze dell’isolamento, della concentrazione e della chiusura. Si tratta di guardare anche agli aspetti creativi che scaturiscono dalla concentrazione e dal fatto, in generale, di restare in casa, valorizzando l’abitazione, dove Ylenia offre la sua protezione.
Decima casa (Emanuele Arcamone – (5 di 6))- siamo di fronte agli aspetti realizzativi , dove la protezione si lega ai significati derivati che coinvolgono la sesta casa, cioè la casa degli impegni, dei disagi, della malattia , ma anche della magia. In questo contesto sono importanti le conseguenze delle azioni di sesta casa che influiscono sulla decima, sulla realizzazione e sul prestigio. L’apertura di Emanuele Arcamone riguarda proprio queste questioni, cioè gli impegni che ci coinvolgono e la magia necessaria per determinare la realizzazione.
Undicesima casa (Mio padre – (1 di 11))- In questo caso il coinvolgimento diretto riguarda le amicizie ed i progetti, oltre alle difficoltà dei figli. Non parliamo di significati derivati, ma di una protezione e di un’apertura che coincidono ed agiscono sullo stesso settore. Sembra quasi che sia questa l’intenzione di mio padre, cioè quella di non far perdere di vista l’obbiettivo del suo interesse alla mia quotidianità. E’ qui che si fanno le domande e si ricevono le risposte.

Spogliatoi del “Biondi” nel post Lanciano – Avellino

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                                 Negli spogliatoi del “Biondi” il clima non è certo sereno per la formazione abruzzese.

 

Il primo a presentersi negli spogliatoi è il tecnico dei frentani, Primo Maragliulo: ” Per me è molto difficile commentare questa gara. Da una parte devo fare un grande plauso ai miei ragazzi: abbiamo giocato in dieci dal 12′ del primo tempo, ad un buon livello. Mi spiace avere giocato praticamente tutta la gara in dieci. Non avevamo margini di errore, e, purtroppo, abbiamo sbagliato nell’occasione del penalty concesso all’Avellino. Ci siamo trovati sotto di un goal e di un uomo. In 2 – 3 occasioni abbiamo anche sfiorato il pareggio, e sono sicuro che non avremmo rubato nulla. Riguardo l’arbitraggio, ci sono, forse stati degli errori di valutazione, ma non posso soffermarmi su queste cose. Devo pensare alla parte tecnica della mia squadra.”

Ecco le impressioni dell’allenatore dell’Avellino, Attilio Tesser: “Siamo venuti a giocare una partita a viso aperto, visto che la mentalità difensivista non mi appartiene. Il Lanciano è una squadra in forma ed in salute, con una media punti da squadra che lotta per i play-off ed, oggi l’ha dimostrato. Nel secondo tempo abbiamo rischiato di pareggiare la gara, ma la nostra vittoria è meritata. La mia espulsione? Non ho fatto nulla per meritarla.”

 

V. Lanciano – Avellino 1 – 2: Virtus nei guai

                                 Avellino – V. Lanciano 1 -2. Gli irpini sbancano il “Biondi”.

Al termine di una gara piacevole e ricca di emozioni nel primo tempo, e molto meno godibile nella ripresa, l’Avellino di Tesser inguaia la Virtus Lanciano, visto che gli irpini sbancano il “Biondi”, facendo rimanere in zona “rossa” la Virtus Lanciano, che domenica a Pescara si giocherà le sue residue chance di parmanenza in cadetteria. Da segnalare che i padroni di casa hanno giocato in 10 a partire dal 12′.

LA CRONACA – V. Lanciano ed Avellino si sfidano nella gara valida per la 18esima giornata di ritorno del campionato cadetto. I frentani hanno assolutamente bisogno dei 3 punti per continuare la loro incredibile rimonta salvezza. Contestualmente, la formazione irpina, non può concedersi distrazioni, dal momento che non dista molto dalla zona play – out.

4 – 3 – 2 – 1 il modulo adottato da Maragliulo, con Ferrari unico terminale offensivo. 4 – 3 – 1 – 2 lo schieramento dei biancoverdi: Joao Pedro e Mokulu formano la coppia offensiva. Arbitra Martinelli di Roma, in un pomeriggio di sole, piuttosto tiepido.

Non ha tempo da perdere la Virtus, che ha bisogno dei 3 punti come il pane: al 3′ cross di Di Francesco, per il colpo di testa di Ferrari che termina alto sulla traversa.

Al 6′ si vede l’Avellino, con un tiro di Gavazzi che Cragno blocca a terra. Al 12′ succede di tutto al “Biondi”. Prima Amenta atterra in area Mokulu, lanciato a rete, con conseguente rosso per il difensore frentano e calcio di rigore per i biancoverdi. Dal dischetto Mokulu si fa respingere il tiro dal portiere rossonero, prova a ribadire in rete Gavazzi, ancora Cragno si salva, ma nulla può sul tap – in vincente di Mokulu, tra le furenti proteste della difesa frentano. A farne le spesse è Cragno, ammonito.

Al 22′ cross perfetto di Gavazzi, per il terzo tempo vincente di Joao Pedro, il quale raddoppia. Scende il gelo sul “Biondi”. Al 27′ Marilungo viene atterato in area. Calcio di rigore per gli abruzzesi. Lo stesso Ferrari va dal dischetto, con Frattali che respinge il tiro, ma Salviato riesce a ribadire in rete. Lanciano che dimezza lo svantaggio. Emozioni a non finire a Lanciano.

Al 32′ tiro di Di Francesco dalla distanza: blocca Frattali. Al 35′ shot da fuori area da parte di Bastien, con la palla che si spegne sul fondo Sul finire di parziale, Bastien e Insigne duettano dal limite dall’area, con Insigne che lascia partire un tiro bloccato da Cragno. Prima del fischio finale, la formazione frentana mette a referto anche un palo. Il primo tempo finisce con gli irpini in vantaggio per 2 – 1.

Al 50′ percussione per vie centrali da parte di Di Francesco, che tutto solo davanti a Frattali non riesce a trovare la rete del pari. Al 61′ grandissimo tiro dalla distanza da parte di Insigne, con la palla che sfiora la traversa.

Al 68′ D’Angelo dalla distanza tenta il colpaccio, ma senza successo. Seconda frazione dai ritmi più blandi rispetto alla prima.

Al 72′ Avellino vicinissimo al tris, con una doppia conclusione: prima Insigne, poi, Mokulu, chiamano al grande intervento Cragno. Dopo pochi minuti viene espulso l’allenatore dell’Avellino, Attilio Tesser.

Al 78′ Marilungo viene atterrato in area, ma per Martinelli è tutto regolare. A nulla serve il forcing finale dei rossoneri nei 5′ di recupero decretati dell’incerto direttore di gara, Martinelli di Roma.

Virtus Lanciano (4-3-2-1): Cragno; Salviato, Aquilanti, Amenta, Di Matteo; Vastola (22′ Milinkovic), Bacinovic, Vitale (15′ pt Rigione); Marilungo, Di Francesco; Ferrari (40′ Bonazzoli). A disp.: Casadei, Turchi, Bonazzoli, Di Filippo, Padovan, Rigione, Rocca, Milinkovic, Giandonato. All.: Maragliulo.

Avellino (4-3-1-2): Frattali; Biraschi, Jidayi, Chiosa, Visconti; D’Angelo, Arini, Gavazzi (26′ Bastien); Insigne; Mokulu (33′ st D’Attilio), Joao Silva. A disp.: Offredi, Bianco, Nica, Pucino, Ventola, Sbaffo, D’Attilio, Bastien. All.: Tesser.

Arbitro: Daniele Martinelli – Roma 1.
Assistenti: Alessandro Raparelli – Albano Laziale e Enrico Caliari – Legnago.
Quarto uomo: Francesco Fourneau – Roma 1.
Reti: 13′ Mokulu, 21′ Joao Pedro Silva, 27′ Salviato
Note: Espulso: 12′ Amenta; allontanato all 33′ st Tesser; ammoniti: Cragno, Ferrari, D’Angelo, Jidayi, Arini, Biraschi; Reupero: 3′

CHRISTIAN BARISANI

Fortuna, il palazzo delle bugie

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Fortuna, la piccola violentata e uccisaTUTTO è bugiardo, in questa storia, a cominciare dai nomi delle cose. In un posto che si chiama Parco Verde e che non è un parco ma un serpente di palazzi e non è verde – di verde ha solo i calcinacci dell’intonaco sbrecciato – una bambina di sei anni a cui hanno messo nome Fortuna viene spinta giù dal terrazzo condominiale, otto piani, perché ha detto di no, questa volta, all’incredibile serie di violenze “croniche e reiterate”, si legge nelle carte del tribunale, di un uomo di 44 anni: il padre della compagna di giochi e di pianerottolo da cui passava i pomeriggi. Quali giochi, che pomeriggi.

Tra i primi a piangere il cadavere scende un altro inquilino dello stabile, accusato mesi prima insieme alla moglie di violenza su minori. Quali lacrime. Così dunque passavano i giorni, nel palazzo: almeno due coppie, ma forse di più dice oggi chi indaga, violavano i bambini. Tutti sapevano: la donna che ha nascosto una scarpina di Fortuna “per proteggere dalle accuse il figlio agli arresti domiciliari” – documentano le intercettazioni – , la convivente poco più che ventenne di Raimondo Caputo, arrestato solo ieri e in passato già accusato del medesimo tipo di violenze. Sospettati di pedofilia e violenza su minori, indagati, accusati e poi di nuovo a casa. Di nuovo lì, con i bambini, nella stanzetta coi cuscini a forma di cuore. Dall’isolato 3 del Parco Verde i bambini volavano dai balconi e dai terrazzi: prima Antonio, 3 anni, un anno dopo Fortuna, 6. Incidenti. Silenzio. Antonio, figlio della convivente di Caputo, è volato nel 2013. Fortuna a giugno del 2014. Ieri, due lunghissimi anni dopo, Raimondo Caputo è stato arrestato con l’accusa di omicidio. Una rete di omertà e di complicità lo ha protetto sinora. Sono stati i bimbi a parlare alla fine. Gli altri bimbi del palazzo. Una bambina, in particolare. Un’amica di Fortuna.

Siamo a Caivano, cintura di Napoli, terra dei fuochi. Questo è un posto dove le esalazioni tossiche dei rifiuti bruciati dalla camorra ammalano di tumore donne e bambini prima ancora di nascere. Il prete del quartiere, don Patriciello, è l’unica voce che si sente: dal pulpito, sui giornali, in tv. Aiutateci, dice.

Nascere a Caivano è una condanna a morte. Ci sono anche tante persone perbene in mezzo a questa discarica di rifiuti e di umanità invisibile. Venite a vedere, scrive sui libri e predica il prete. Silenzio. Parole perse. Nessuno che abbia responsabilità di governo, nazionale o locale, si è visto. Non una visita ufficiale di quelle con le foto e i pranzi nel tinello del presidente del comitato di quartiere, non un cenno. Niente. Eppure è Italia anche questa, anche a Caivano dovrebbero arrivare la buona scuola e gli incentivi alle start up per i nativi digitali, anche qui una bambina di sei anni con i ricci biondi dovrebbe poter diventare astronauta come Samantha Cristoforetti, il bell’esempio dell’Italia che vola. Nello spazio, non dal tetto.

Degli abusi e delle violenze su bambini in età da asilo non si può dir niente. Non si riesce. Sarebbe facile chiedere a chi volta la testa dall’altra parte e si dirige verso un importante impegno istituzionale di immaginare che Antonio e Fortuna siano figli suoi. Proprio di provare ad immaginare come hanno vissuto i loro pochi anni, vedendo e sopportando che cosa. Sarebbe demagogia pretendere che chi governa un territorio, una regione, un Paese andasse di tanto in tanto, per qualche tempo, ad abitare quei luoghi. Immaginate: per i prossimi tre mesi il presidente del Consiglio, della Regione, del municipio trasferisce la sua residenza al sesto piano dell’isolato 3. Così, tanto per capire e per testimoniare. Un gesto simbolico, i simboli sono importanti. Lo Stato è assente, dice il prete. Si faccia presente, dunque. Venga a salvare la vita di questi bambini volanti.

Poi, certo. Le colpe sono individuali e i criminali ne portano la responsabilità. Però è più facile che restino impunite, e addirittura coperte e protette, le colpe, in luoghi dove non c’è altro che tutto quello che manca: dove si respira veleno, non si va a scuola, non si lavora, dove il capo bastone della famiglia di camorra comanda e qualche volta si candida, eletto. “Bisognerebbe decretare lo stato di calamità criminale per minori”, ha detto ieri l’avvocato della famiglia Fortuna. Qualcuno, intanto, tirava una molotov alle persiane della finestra dove Marianna Fabbozzi, 26 anni, compagna dell’arrestato Raimondo Caputo (e madre di Antonio, il bambino morto tre anni fa, di una ragazzina dodicenne vittima di violenze e di altri due figli, una delle quali amica di Fortuna) è agli arresti domiciliari. Anche la vita di Marianna, solo a fare i conti dell’età dei figli e della sua, si immagina come un inferno. Una mano anonima, la molotov. Vile, in fondo, dopo tanto silenzio. Un fuoco che comunque si è subito spento da solo, diversamente da quelli perpetui delle discariche all’orizzonte.

“Stato di calamità criminale per minori” è una formula spaventosa. Non si potrebbe dire più precisamente cosa sia la sventura di nascere a Caivano. Come vittime di una catastrofe, un’alluvione un terremoto. Solo che non è la natura, qui: sono gli uomini a portare la morte. Non è meno colpevole di chi violenta e uccide un bambino chi, mentre quel bimbo muore, si volta altrove e parla d’altro. Non si può essere fieri di un Paese in cui esiste, come se non esistesse, Caivano. Prato Verde, isolato 3.

vivicentro.it-sud-cronaca / larepubblica / Fortuna, il palazzo delle bugie di CONCITA DE GREGORIO

Pedofilia e il caso della piccola Fortuna, interviene Mattarella: “Inchiesta rapida e severa”

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Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, interviene sul caso della piccola Fortuna Loffredo, gettata giù dal sesto piano di un palazzo nel parco Verde di Caivano. Il presidente della Repubblica non cita direttamente la piccola Chicca, parla genericamente di “pedofilia”, ma è alla bimba di Caivano, che è stata uccisa per essersi ribellata alle violenze, che allude.

Ieri c’è stato l‘arresto del pedofilo Raimondo Caputo, il convivente della madre dell’amica del cuore della bambina e madre anche di Antonio Giglio, un bambino morto in circostanze analoghe un anno prima di Fortuna. Un’inchiesta arrivata alla svolta grazie al coraggio dei bambini.

“Lui la violentava, lei dava calci. Ho sentito il suo urlo”, dice una piccola testimone ai magistrati. Non sono stati gli adulti ad aiutare gli inquirenti a fare luce sull’ uccisione, a soli 6 anni, di Fortuna Loffredo, lanciata nel vuoto dall’ottavo piano del palazzo dove abitava, il 24 giugno 2014. Sono state le sue amichette a raccontare la tragedia di Chicca (come veniva chiamata Fortuna),agli investigatori, mettendoli sulla giusta strada con le loro parole e i loro disegni, una volta allontanate dai magistrati dal degrado familiare in cui vivevano. Così è stato scoperto l’ “orco” .

Secondo la Procura della Repubblica di Napoli Nord, a violentare e uccidere Chicca è stato il vicino di casa, Raimondo Caputo, di 43 anni, disoccupato e pluripregiudicato, già in carcere per abusi sessuali ai danni di un’altra bimba di tre anni, figlia della sua compagna.

Fortuna venne uccisa perché si era rifiutata di subire l’ennesimo tentativo di violenza sessuale. Un “no” pagato con la vita.
Raccapriccianti ma, secondo il gip, “assolutamente illuminanti e inoppugnabili” le informazioni raccolte nel corso di un colloquio con un’amichetta di Chicca, lo scorso mese di marzo, nella casa famiglia dove, insieme alle sorelline, era stata trasferita dopo l’allontanamento dalla mamma (anche lei accusata di violenza sessuale in concorso) e dal convivente di quest’ultima. Eloquente e dirimente, anche secondo una psicologa, è un disegno in cui la bimba raffigura l’orco, a cui dà un nome e un cognome, con delle strisce sul volto, assimilabili a dei serpenti.

Ieri, dopo che si è diffusa la notizia dell’arresto di Caputo, ignoti hanno dato fuoco a una delle finestre dell’abitazione di Caivano in cui la compagna dell’uomo sta scontando i domiciliari, in quanto ritenuta complice delle violenze ai danni delle figlie, per non aver mai denunciato nulla.

“Da una parte sono soddisfatta per aver avuto giustizia – ha detto la mamma di Fortuna – dall’altra dico che quei due devono marcire in carcere”. Più duro il parere del segretario federale della Lega Nord Salvini, che ha definito il presunto pedofilo “un verme per cui la galera non basta: castrazione chimica e lavori forzati, fino alla fine dei suoi miseri giorni”.
I magistrati aversani e i carabinieri si sono trovati di fronte un muro di omertà che ha protetto il 43enne e decisivo si è dimostrato il racconto dell’amichetta di Fortuna. “Raimondo e Chicca sono saliti all’ottavo piano, lui l’ha violentata, lei dava calci, poi l’ha buttata giù”.

Dall’inchiesta emerge poi il contesto sociale a Parco Verde assimilabile a un vero e proprio quadro dell’orrore: oltre a Caputo, nel corso delle indagini sulla morte della piccola Fortuna, gli inquirenti hanno accertato che anche altri quattro minori dello stesso stabile erano stati vittime di violenze, tanto che tra le fine del 2014 e l’inizio del 2015 un’altra coppia di inquilini era finita agli arresti per pedofilia; tra questi figurava Salvatore Mucci, colui che per primo soccorse Fortuna dopo il volo di otto piani.

Accanto a quella di Fortuna c’è una storia analoga, quella di Antonio Giglio, il bimbo di tre anni figlio della compagna dell’uomo arrestato, a cui, nel 2013, toccò la stessa fine di Fortuna: morto dopo un volo nel vuoto di decine di metri. I due episodi non sarebbero al momento collegati ma sviluppi potrebbero esserci nelle prossime settimane.

E proprio il contesto ambientale ha complicato le indagini, tra depistaggi veri e propri e dichiarazioni inventate ad arte.
Il primo episodio inquietante è la sparizione della scarpina di Fortuna, di cui si sarebbe resa responsabile, è emerso dalle indagini, l’inquilina dell’ottavo piano, la stessa che subito dopo il fatto negò di aver visto Caputo andare sul pianerottolo con la piccola.

“Questo episodio dimostra quanto l’ascolto dei bambini sia fondamentale nella lotta alla pedofilia. Solo con l’ascolto è possibile raccogliere gli elementi di rischio prima che si verifichino episodi come quello di Fortuna. Dobbiamo riservare ai bambini una grande attenzione, perché possano sempre più rompere il silenzio degli adulti, che spesso nasce da una cultura in cui non c’è rispetto delle vite umane. La pedofilia va contrastata con azioni concrete”, dichiara Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro e docente di neuropsichiatria infantile all’Università di Modena e Reggio Emilia.

vivicentro.it-sud-cronaca / larepubblica / Il capo dello Stato parla dopo l’arresto dell’ “orco” grazie al coraggio dei bambini

Fortuna, amichetta della vittima accusa: “Titò le stava addosso. Lei lo ha preso a calci e poi lui l’ha gettata giù

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I verbali della procura. È stata una piccola testimone, un’ amichetta della vittima che ora ha 11 anni, a raccontare tutto agli inquirenti: “La mamma mi ha detto che era un segreto…”

Ecco un estratto della drammatica testimonianza di una piccola amica di Fortuna. Nell’omertà degli adulti – come hanno denunciato i pm – è stato proprio il coraggio dei bambini a far emergere la terribile verità sull’omicidio della piccola di Caivano. Gettata dalla finestra perché stava resistendo alla ennesima violenza di Raimondo Caputo, il convivente della madre dell’amica del cuore della bambina e madre anche di Antonio Giglio, un bambino morto in circostanze analoghe un anno prima di Fortuna. Così risponde alla psicologa e ai magistrati.

AVERSA – “E ho visto che lui la buttava giù”. Undici anni, testimone d’accusa.
“Quindi, ricostruiamo, tesoro mio. Ricorda bene, tesoro, questo passaggio è molto importante”. Dicono proprio così la pm della Procura di Aversa, Claudia Maone, e la psicoterapeuta Rosetta, glielo faranno ripetere più volte. Con dolcezza, pazienza e un senso di protezione che servirà a rendere giustizia alla piccola Fortuna detta Chicca, uccisa a sei anni. Accusato di omicidio e di complessive quattro violenze su minori, è Raimondo Caputo, il vicino. “L’ha buttata giù dal terrazzo”, accusa Anna, nel racconto di morte e orrore che sono le 130 pagine dell’ordinanza. Una sua sorellina di 4 anni, Claudia, stessi abusi, tratteggia serpenti e artigli” nei disegni all’esame dei pm, e dice “gli uomini hanno tutti i serpenti”. Anna, la maggiore, aveva 9 anni quando tutto è accaduto, oggi 11. Il suo vero nome, forse l’unica cosa che di autentico resta di una famiglia da cancellare, va protetto. Come quello degli altri minori, qui nel doppio ruolo di vittime per eccellenza e preziosi testimoni.

“LUI STAVA ADDOSSO, LEI DAVA I CALCI”. Verbale del 23 marzo scorso, reso da Anna in un istituto dove ormai vive con le sorelline e dove “lentamente stanno rifiorendo”. La testimonianza di Anna presenta “elementi assolutamente illuminanti ed inoppugnabili”: decisivi, anche perché uniti alla mole di indizi raccolti dai carabinieri coordinati dal colonnello Rino Coppola e dal capitano Pierangelo Ianniccola. Pm: “Senti, sappiamo che tu e Maria avevate parlato della morte di Chicca. Maria dice che le hai svelato una cosa” Anna: “Sì” Psicologa: “Cosa le hai detto, dai”.
A.: ” Stavamo a casa (è l’appartamento della nonna, isolato 3, ndr). Mia mamma in cucina. Io stavo lavando per terra. Chicca è venuta a bussare alla porta. Mi ha detto: vuoi giocare? Io ho detto: aspè sto lavando per terra. Si è seduta, ha detto “mi fanno male scarpe”, usciva a cambiarle e risaliva”.
Pm: “Quindi c’eri tu e poi, chi?” A.: “Mamma, Chicca, Raimondo”.
Pm: “Poi? Chicca con chi è uscita?” A.: “Con Caputo Raimondo”.
Pm: “E poi? Dove vanno?” A.: “Sono saliti su” Pm: “Li hai visti da sola?” A.: “No, stava anche mia mamma. E poi abbiamo visto che lui la buttava giù”.
Psicologa: “Tesoro. Tu cosa vedi all’ottavo piano? Cosa facevano?” A.: “La violentava”.
Psicologa: “Che significa, amore? Dove stava Chicca, come?” A.: “Stava sdraiata. Anche lui sdraiato e si buttava addosso”.
Pm: “E Chicca cosa faceva?” A.: “Gli dava i calci”.
Psicologa: “E poi che fanno?” A.: “Poi lui la prende in braccio e la butta giù. L’ho visto che entrava in quel cancello (che delimita il terrazzo di copertura, ndr) “. Pm: “Quindi non l’hai visto proprio?”
A: “Ho sentito le urla. Poi (dopo il tonfo sordo, la morte, ndr), poi siamo scese tutte giù, e la mamma di Chicca è svenuta”.

“MAGARI UCCIDEVA PURE ME”. Si riprende dallo stesso verbale. Psicologa: “Tu ci hai già detto. Ma a te, ti ha violentato poche volte?” A.: “Tutti i giorni! (…) Mamma si dimenticava la borsa a casa. Lui diceva: accompagnami a casa (…)”.
Pm. “Ma è mai successo che lui abbia parlato di Chicca e abbia detto?” A.: “Sì, quando mi violentava. Ha detto: “Sì, ho ucciso io a Chicca””.
Psicologa: “Perché lo diceva?” A.: “Non lo so. Ero spaventata. E poi ha scoperto i microspini in casa e lui li ha buttati via”.
Pm: “Le microspie?” A.: “Sì, quelli che mettono le guardie “. Un’altra impressionante intercettazione tra Anna e la madre rivela che la bimba dice: “Meno male mà che non sono andata là sopra, quello uccideva pure a me”. E la donna, compagna del carnefice : “E però io uccidevo pure a lui”.

“TENUTA AL SEGRETO”. Anna era “tenuta al segreto”, per gli inquirenti, sia dalla nonna, sia dalle “martellanti pressioni della mamma”. In un’occasione la donna inveisce contro Anna, dice che “parla troppo”, perché a causa sua emergono le contraddizioni con le altre versioni. Poi, ancora contro la bimba: “Io sono mamma di quattro figli, guarda che ci stai facendo passare”.

“LUI AVEVA TIMORE DEL DNA”. Agli atti, anche la conversazione in cui “emerge il timore di Caputo, in merito al fatto che sul corpo di Fortuna-Chicca gli inquirenti avessero potuto rinvenire tracce biologiche a sé riconducibili”. Per minimizzare, lui con la compagna dice: “Vuoi vedere che là sopra.. c’è il sudore… il sudore mio”. E in un altro dialogo: “Eh, ma forse la traccia di quando io le diedi un morso sulla gamba”.

LA SCARPETTA NASCOSTA. Raggelante e omertosa la condotta di una vicina di casa: Rachele D., il cui appartamento all’ottavo piano confina col terrazzo della morte. Lei “ha rinvenuto la scarpetta destra della bimba, all’evidenza persa dalla povera Chicca mentre subiva il feroce assalto”, scrive il pm. Ma la donna “se n’è disfatta al fine di non essere in alcun modo coinvolta”. Rachele parla col figlio e infatti svela: “Eh, ‘o fatto d”a scarpetella… Io l’ho buttata io, non lo voglio dire a nessuno, perché sono venute le guardie e volevano la scarpetella da qua, da me”.

“ORA LA VERITÀ, DEVE PAGARE”. Anna, da quando è stata allontanata dalla famiglia, “coltiva un diario segreto”, scrivono i pm. Su quelle pagine, ad aprile, ha scritto: “Finalmente ho detto la verità, sono più tranquilla, sono felice, lui deve pagare per quello che ha fatto”.

vivicentro.it-sud-cronaca / larepubblica / Fortuna, amichetta della vittima accusa: “Titò le stava addosso. Lei lo ha preso a calci e poi lui l’ha gettata giù CONCHITA SANNINO

Rivera: “Insigne è il nuovo abatino. Sarri? Ha lavorato bene”

Le sue parole

Il Corriere del Mezzogiorno scrive: «Insigne è l’abatino di oggi». Con qualche riserva e traccheggiando Gianni Rivera smista al trequartista di Frattamaggiore quel nick che cinquanta anni fa Gianni Brera gli assegnò per raccontarlo esile e tecnico quando dirigeva da straordinaria mezz’ala il Milan del Paron Rocco e di Nils Liedholm. Lo fa dal palco della Reggia Outlet a Marcianise dove ha presentato la sua autobiografia «Ieri oggi Gianni Rivera». «Il Napoli ha giocato un buon campionato. Non so se arriverà secondo ma ha fatto un gran percorso – spiega ancora l’ex campione -. La Juventus è stata più forte, più scaltra. Ha vinto il campionato segnando ma soprattutto difendendosi, badando prima non prenderle». Sarri l’uomo giusto per il Napoli del futuro? «Non lo so, so solo che ha guidato bene la squadra. È evidente che se il Napoli è secondo in classifica è anche merito del suo allenatore». I cinque calciatori più forti del momento? «Messi e Ronaldo sono una spanna sopra tutti poi…beh vuole sapere se c’è Higuain? Si certo lo sistemo su un gradino inferiore al pari di Ibrahimovic, Suarez e Lewandowski».

Cimex Lectularius: Cimici e Zecche Politiche

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Ogni politico puo’ essere portatore sano delle Cimex Lectularius, comunemente chiamate cimici da letto; purtroppo se a queste se ne accoppiano altre non apparteneti alla stessa famiglia, parlo delle Procuriarius, cimici delle Procure, nei soggetti interessati si potrebbero avere serie complicanze.
Le cimici da letto, possono arrecare solo piccole infezioni alla cute, rossori o bruciori, mentre le Procuriarius sono piu’ pericolose, resistenti e nocive, possono procurare oltre ai danni corporali, anche degli effetti collaterali : Perdita dell’immagine, della Liberta’, solo in casi particolari, si potrebbe avere una perdita patrimoniale.
                                                              Posologia 
Visto e considerato che, tutto il territorio Nazionale e’ rimasto contagiato dai portatori di cimici, bisognerebbe come prima cosa, fare una disinfestazione almeno per ogni Legislatura, negli scanni di Camera e Senato, dove vi e’ una concentrazione maggiore di questi pericolosi insetti. La spesa per questa disinfestazione, non dovrebbe gravare sul nostro Sistema Sanitario Nazionale, gia’ debilitato come ha affermato Raffaele Cantone, da 6 miliardi di sprechi annui.
La Politica parassita e clientelare, e’ stata il vettore principale di ogni razzia,  da piu’ di quarant’anni l’ha fatta da padrona, facendo proliferare un’infinita’ di politici affetti da queste patologie.
Cimici e zecche politiche, sono riuscite ad inquinare il nostro tessuto connettivo, compromettendone la crescita, immense ricchezze sono state “stornate” per arricchire non solo gli insetti figli, ma anche le generazioni future.
Una stima del maltolto non si potra’ mai avere, non esistono Leggi retroattive per le cimici di Stato, ne’ tantomeno si potra’ mai fare un censimento dei loro beni mobili, immobili, o degli scheletri ancora esistenti nei loro armadi.
                                                                       Cura :
Ad Ottobre il Popolo Italiano andra’ alle urne, vedremo se almeno questa volta nei seggi elettorali, sara’ spruzzata dai votanti, la quantita’ giusta di Flitt, sostanza che si usava una volta per combattere gli insetti nocivi. Solo cosi’ si potra’ essere certi che questi fastidiosi animaletti politici non potranno mai piu’ arrecare danni alla Comunita’.

vivicentro-isole-opinioni / Cimex Lectularius: Cimici e Zecche Politiche (Mauro Lo Piano)

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Cruciani: “Mai stato anti-juventino: quello è un lavoro che paga”

Giuseppe Cruciani, giornalista di Radio24, ha parlato a Tuttosport

Queste le parole di Giuseppe Cruciani:

Cruciani, ma lei per quale squadra tifa?
“Lazio. Mai stato anti-juventino. Però dal 2006 in poi simpatizzo per la Juventus che è diventata la mia seconda squadra: un sentimento naturale dopo che il club è stato defraudato di due scudetti in seguito a un processo sportivo di stampo stalinista”

Colpo di fulmine Calciopoli…
“Ho seguito con attenzione quella vicenda e ho sviluppato una mia idea: ci fu una vergognosa campagna mediatica, con processi allucinanti, ma ci fu anche una parte della società che si è fatta male da sola. Evidentemente c’era qualcuno che voleva fermare i dirigenti di allora. Non considero Moggi e Giraudo due santarellini: erano personaggi con un discreto pelo sullo stomaco e stavano acquisendo sempre più potere. Ma la conquista del potere non è un reato, il fatto di avere una rete solida che contribuisce al potere stesso non può essere condannato. Venne istruito un processo su una base di congetture e c’è chi prese la palla al balzo, sia fra gli avversari sia in seno alla società”

Il resto lo fece il «sentimento popolare», concetto coniato non senza genialità dal giudice Sandulli…
“Che tra l’altro è un mio lontano parente, laziale pure lui: affermò che la condanna era anche frutto di quel “sentimento”, che poi è il solito da anni: “La Juventus ruba”, uno dei più solidi luoghi comuni su cui si basa parte del pensiero popolare italiano”

Quindi l’anti-juventinismo esiste.
“L’anti-juventinismo è un lavoro, un mestiere che paga. Nei media la Juventus fa audience a prescindere: puoi parlarne bene e puoi parlarne male. Così c’è chi si è creato un personaggio. Penso a Travaglio, che sarebbe pure juventino, adesso per posa è contro dopo gli eventi di Calciopoli, perché essere contro Moggi era ed è la “cosa giusta”. Mi stupisce, proprio lui che legge con attenzione le carte dei processi, che non si sia addentrato in quelle di Calciopoli, nelle quali è difficile trovare una prova concreta del fatto che la Juventus avesse truccato una partita”

Insomma la Juventus non ruba…
“Ma questo non lo so, dico che chi lo sostiene dovrebbe portare delle prove. Si parla del “potere della Juventus” che viene identificata con la Fiat e la famiglia Agnelli che, peraltro, non era l’unica famiglia depositaria del potere, ma poi mancano le prove. Certo, avere dietro la Fiat dà potere economico e questo rende forte la squadra, però dov’è il reato? Allora anche il Real Madrid o il Bayern Monaco hanno “potere”… Sento in continuazione dei teoremi sui furti della Juventus, che poi vengono smentiti dai fatti”
E Sarri che si lamenta degli orari?
“E’ un grande allenatore, studia e insegna calcio, viene dal basso: peccato per quelle uscite. Come Garcia, si è incagliato nell’atteggiamento vittimistico della tifoseria, allineandosi a quel pensiero fin dai primi giorni con le magliette che insultavano la Juventus, proseguendo con le accuse. Succede. A Roma e Napoli soprattutto. Molti ce l’hanno con me perché parlo di piagnisteo napoletano o romanista, ma in fondo quando la Roma ha vinto c’era Capello che non cavalcò mai quel sentimento. Qualcuno dovrebbe rifletterci”

L’ ORDA AZZURRA – Mario Vollono: “Maksimovic una scommessa, ma Caceres…”

Anche Mario Vollono, vicedirettore di Vivicentro.it, ha avuto modo di aggiungere delle considerazioni sul Napoli che verrà

Queste le dichiarazioni di Mario Vollono: “E’ giusto scegliere calciatori nativi della città: guardiamo a Insigne che mette ardore in ogni partita ed è molto attaccato alla maglia. Il discorso è diverso per Reina che, anche se spagnolo, ormai è un napoletano acquisito. I ritorni di Sepe e Coppola sono positivi in quanto, conoscendo già la città e l’ ambiente, sono in grado di reggere le pressioni.
Su Maksimovic posso dire che si tratta più di una scommessa, è un buon prospetto che però non ha mai giocato a certi livelli; tra l’ altro viene da un lungo stop. Il Napoli non può permettersi una scommessa: serve, a mio avviso, un difensore esperto dotato di maggiore carisma. Caceres rappresenta l’ uomo giusto ma è importante trattenere anche Albiol. La società deve rientrare in quest’ ottica: servono rincalzi in ogni ruolo, la Juventus è superiore proprio sotto questo aspetto.
E’ giusto rinforzare il centrocampo, anche se tutto dipende dalla qualificazione alla prossima Champions. Un’ altra pista è quella legata ad André Gomes di cui si era parlato molto nella sessione di mercato invernale, operazione non semplice visto l’ interessamento della Juventus.
Mertens? Potrebbe restare per dare maggiore possibilità di svariare e cambiare l’ assetto tattico in corso d’ opera, e con questo lancio una frecciatina a mister Sarri. Lapadula? E’ esploso quest’ anno facendo un campionato straordinario sulla scia di Higuain, ha 26 anni e non è giovanissimo. Andrebbe a dare manforte al reparto offensivo ma non può pretendere di essere titolare.
Alla fine è inutile discutere sempre sull’ undici titolare, c’ è bisogno di un cambio di mentalità e ragionare sui 18 elementi per competere con le grandi squadre”.