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Primo Maggio, festa proletaria

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Il Primo Maggio è una festa proletaria sorta nel contesto delle lotte portate avanti con forza dal movimento operaio internazionale in una fase di netta e rapida ascesa delle classi lavoratrici.

Oggi siamo immersi nel pieno di una crisi devastante e senza precedenti dal secondo dopoguerra ad oggi. Una crisi profonda e strutturale del capitalismo.

Una crisi socio-economica, oltre che politica, che esige soluzioni per una fuoriuscita definitiva dal sistema capitalista tout-court. L’irrazionalità del capitalismo sta divorando ogni risorsa del pianeta, pregiudicando il futuro fino ad un punto di irreversibilità storica.

La miseria crescente porta ad azzerare gli stessi elementi basilari di civiltà che presiedono ad ogni forma di convivenza umana. Questi sono dati di fatto di una oggettività innegabile ed è esattamente ciò che si sta verificando nell’odierna società capitalistica in decomposizione.

Ho avuto la fortuna di leggere i romanzi di Robert Silverberg, che prefiguravano tutto ciò. Scritti durante gli anni ’60, Silverberg, portando fino alle estreme conseguenze i problemi che si offrivano già nella sua epoca, tenta di prevedere gli scenari storici che ne scaturirebbero.

Si tratta soltanto di fantascienza? La fantascienza è un’attività seria, una sorta di sondaggio del futuro ed intuire come in determinate condizioni di crisi planetaria si potrebbero modificare i costumi ed i comportamenti umani, è uno sforzo che esige una notevole dose di intelligenza analitica e creativa.

Nei suoi romanzi, Silverberg descrive i residui umani del pianeta ricondotti ad uno stato in cui l’indole istintuale degli esseri umani riprende il sopravvento sulla civiltà come l’abbiamo conosciuta.

La storia non presuppone teleologie, non ha in sé leggi meccanicistiche come quelle formulate per il mondo naturale, né implica determinismi di sorta. Vi sono limiti oggettivi alla sopravvivenza stessa dell’umanità. L’unica risposta logica è ancora la razionalità con cui poter gestire il pianeta e le sue risorse in un senso più egualitario e prospettico.

Ma non è detto che ciò possa avvenire, poiché il tempo non è affatto un fattore secondario nel determinare gli eventi. Un evento, per definizione, è qualcosa che sarebbe potuto anche non verificarsi.

Pertanto, l’interrogativo comporta un primo corollario: in quali tempi sarebbe possibile? Ed implica un secondo corollario: cosa rimarrebbe all’umanità come risorse vitali sulle quali fare perno per rigenerarsi oltre il capitalismo?

Oggi nessuno è in grado di determinare la velocità di progressione della crisi e molti eventi decisivi non trovano alcun preannuncio, a sufficiente distanza di tempo, per preparare eventuali rimedi.

Ma oggi non è più il tempo degli indugi.

vivicentro.it-sud-opinione / Primo Maggio, festa proletaria (Lucio Garofalo)

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Aggredito in carcere a Napoli l’uomo accusato di avere ucciso la piccola Fortuna

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Caputo aggredito a Poggioreale. Il procuratore Greco: “Attendiamo una relazione, ma non può parlarsi di linciaggio”

Un pugno al volto. Un’escoriazione all’occhio. Aggressione nel carcere napoletano di Poggioreale, subito stoppata, per il presunto assassino di Chicca. Altri detenuti, seppur indagati per analoghi reati di abusi, volevano “fare giustizia” a loro modo, dell’orribile omicidio di cui deve rispondere Raimondo Caputo, il 43enne arrestato già da quattro mesi ma al quale i carabinieri, venerdì scorso, avevano notificato la nuova ordinanza per l’omicidio della piccola Fortuna Loffredo detta Chicca, la bimba di sei anni violentata e scaraventata giù dall’ottavo piano del Parco Verde di Caivano, nel giugno del 2014.

Caputo, secondo una prima ricostruzione dei fatti, è stato aggredito nella cella al terzo piano del padiglione “Roma” del carcere di Poggioreale dai detenuti che con lui dividevano la stanza. In particolare, è certo che l’indagato, già sotto osservazione da parte degli agenti della polizia penitenziaria a scanso di “atti autolesionistici”, fosse stato non a caso destinato nella sezione “protetta” dei cosiddetti Sex offender, coloro che sono indagati per reati di natura sessuale. Una collocazione che, in teoria, avrebbe dovuto tenere Caputo al riparo da ritorsioni e attacchi che purtroppo vengono ritenuti prevedibili negli ambienti delle carceri, da sempre.

Sull’episodio dice a Repubblica il procuratore capo di Napoli Nord, Francesco Greco: “Non può definirsi un linciaggio. Abbiamo saputo che c’è stata una aggressione o un tentativo di aggressione fisica al detenuto, che peraltro era già in carcere da tempo per un’altra accusa di abusi su minore e quindi siamo in attesa di capire. Ma erano state compiute valutazioni in tal senso. Il reato, essendosi consumato a Poggioreale sarà ovviamente trattato dai colleghi della Procura di Napoli”.
Caputo, nelle ore immediatamente succesive all’episodio, è stato trasferito in una cella singola. “Non si tratta di un isolamento, in quanto misura punitiva – spiegano gli inquirenti – ma della collocazione in una cella singola”. Intanto continuano le indagini sui silenzi omertosi di chi sapeva e ha taciuto

vivicentro.it-sud-cronaca / Aggredito in carcere a Napoli l’uomo accusato di avere ucciso la piccola Fortuna CONCHITA SANNINO

Auriemma: “Ecco cosa ha chiesto Sarri alla squadra in vista dell’Atalanta”

I dettagli

Raffaele Auriemma scrive su Tuttosport: “La Champions League innanzitutto e Sarri vuole chiudere al più presto la pratica, lo ha fatto capire apertamente, predicando calma al centro tecnico di Castelvolturno (dove stasera la squadra sarà in ritiro), ma chiedendo ai suoi calciatori anche una prova d’orgoglio. Pochi i dubbi sulla formazione anti-Atalanta. Sarri pare intenzionato ad affidarsi ai giocatori che forniscono le maggiori garanzie, con l’unico ballottaggio esistente da inizio stagione, quello tra Mertens e Insigne. Stavolta il talento di Frattamaggiore dovrebbe spuntarla e tornare così dal primo minuto, dopo due gare consecutive in panchina”.

Reja su Grassi: “Spero esordisca contro di noi”

Le sue parole

Edy Reja, allenatore dell’Atalanta, ha parlato in conferenza stampa di Grassi: “Spero che Grassi esordisca con noi: non vorrei che finisse la stagione senza scendere in campo. Ma questo è solo un mio desiderio avendolo cresciuto, ovviamente decide Sarri. Incontriamo la squadra che forse ha giocato meglio in questo campionato, sappiamo che forza ha e non dobbiamo concederle troppe possibilità in avanti, perché ha meccanismi straordinari. Vorrei vedere un’Atalanta tonica e brava a metterli in difficoltà dove sono perforabili. E stiamo attenti a non cadere nella trappola del fuorigioco”.

Mondonico: “Il Napoli doveva osare di pià: ha più qualità della Juve”

Le sue parole

Emiliano Mondonico ha parlato a Bergamonews: “Quando ti confronti con un avversario che deve ancora raggiungere il suo traguardo mentre tu sei già arrivato diventa una gara dispari, non ci sono le stesse motivazioni, è vero: però la condizione in cui ti trovi ti può portare più tranquillità, non sei costretto a fare risultato. La differenza è minima e non ho mai capito se sia meglio o peggio, cioè in quale situazione trovarsi. Perché di fronte a un risultato che può essere determinante puoi sfoderare la grande prestazione o invece ti puoi far prendere dalla paura, dalla tensione. Perciò anch’io sono curioso di vedere come si comporterà l’Atalanta, anche se i valori e la classifica parlano a favore del Napoli e le motivazioni… Non so se l’Atalanta senza obblighi di risultato sia meglio o peggio, se può giocare meglio anche solo per divertirsi”.

Tra i dati positivi c’è però Borriello, che è anche napoletano e ha infilato una striscia di gol.

“Una piacevole sorpresa. Si pensava che fosse un giocatore al capolinea, che si giocava le ultime chances e invece ha dimostrato di trovare la condizione e adesso è forse la pedina più importante di questa Atalanta e vorrà giocarsi qualcosa per il futuro. Quindi un giocatore che ha una motivazione in più”.

Il Napoli se l’aspettava lì, davanti alla Juve o dove?

“La Juve è più squadra… Il Napoli come la Roma ha più qualità giocatore per giocatore, a livello individuale. Il Napoli poteva giocarsi meglio le sue possibilità, è mancato nelle partite determinanti. E Sarri ha fatto un grandissimo lavoro, però in una grande squadra un allenatore deve saper apparire e reggere la tensione, cosa che Sarri… qualche volta è scivolato. Questo l’ha un po’ capito e in futuro saprà come comportarsi”.

C’è un giocatore dell’Atalanta e del Napoli che avrebbe voluto allenare?

“Diamanti è sempre stato un giocatore che mi incuriosiva: a volte mi stava sulle scatole, però a volte faceva la differenza. Un carattere particolare, uno di quei tipi da cui bisogna tirar fuori il meglio”.

Ovvio che potrebbe piacerle allenare Higuain…

“Ma quello è la ciliegina. Io penso che il bello del Napoli sono i due esterni offensivi, pensi a Insigne e Callejon e mi viene in mente che una delle Atalante più belle aveva esterni Lentini, che in questo Napoli ci potrebbe stare e Foglio, più lottatore. Insomma, anche noi non eravamo messi male. Gabbiadini? Non è né un 7 né un 11 né un 9. E’ un po’ un 9 e mezzo, ha trovato difficoltà, ha avuto le sue possibilità, ma non vedrei Gabbiadini al posto di Insigne o di Higuain. Però potrebbe giocare in coppia con Higuain come faceva Hamsik l’anno scorso”. 

Atalanta non ancora salva: rischio per il Napoli

Il Corriere di Bergamo scrive dell’Atalanta impegnata col Napoli nel prossimo match al San Paolo

“Per la matematica l’Atalanta non è ancora salva. Perché la vittoria con il Chievo, pur avendo portato a nove punti (più scontri diretti a favore) la distanza dal Palermo, non basta ancora a causa della classifica avulsa. Così un pareggio domani a Napoli (ore 21) potrebbe chiudere definitivamente la questione. Ma anche se i rosanero perderanno con la Sampdoria, o il Carpi sarà sconfitto dalla Juventus, allora i 41 punti in classifica sarebbero già abbastanza per tirare un sospiro di sollievo. Così la sfida di Napoli sarà importante soprattutto per chi ha giocato meno, come Djimsiti: il difensore centrale albanese rischia di saltare l’Europeo, perché il suo commissario tecnico De Biasi vuole gente in forma e che gioca regolarmente nel proprio club. E poi la vetrina del San Paolo può davvero essere un’opportunità per chi, come Conti o Sportiello, ha la possibilità di finire la prossima stagione proprio all’ombra del Vesuvio. «Non voglio vedere rilassamenti — avverte Reja —. Ci aspettano tre partite tutte importanti. Mi piacerebbe finire bene questo campionato, cominciando da Napoli, nonostante qualche assenza importante». Chiaro riferimento al Papu Gomez, costretto a saltare la sua terza gara in questo campionato, e Paletta: entrambi gli argentini hanno praticamente concluso la propria stagione. Intanto l’ex Milan ha aperto alla possibilità di rimanere: sarebbe un bel colpo perché l’intera retroguardia è basata sul rendimento della coppia centrale che lui stesso compone con Toloi, una sicurezza nonostante qualche acciacco. Domani Alberto Grassi, ex nerazzurro finito a Napoli nella sessione di gennaio, potrebbe per la prima volta incontrare l’Atalanta. Almeno sulla carta, perché il bresciano non ha ancora visto il campo, e sarà difficile che possa farlo ora. I campani sono in lotta per il secondo posto e devono vincere sempre per tenere a distanza la Roma. «Spero che Grassi esordisca con noi — dice Reja —: non vorrei che finisse la stagione senza scendere in campo. Ma questo è solo un mio desiderio avendolo cresciuto, ovviamente decide Sarri. Incontriamo la squadra che forse ha giocato meglio in questo campionato, sappiamo che forza ha e non dobbiamo concederle troppe possibilità in avanti, perché ha meccanismi straordinari. Vorrei vedere un’Atalanta tonica e brava a metterli in difficoltà dove sono perforabili. E stiamo attenti a non cadere nella trappola del fuorigioco». L’ultima vittoria dell’Atalanta al San Paolo è del 2012, quando Bonaventura e Carmona segnarono il loro primo gol in Serie A, e Bellini quella che è finora la sua ultima rete. La formazione è ancora in cantiere, sebbene sia plausibile vedere D’Alessandro al posto di Gomez. E davanti confermato Borriello, con Diamanti e Kurtic. In mezzo alla retroguardia, fuori Stendardo e appunto Paletta, potrebbe trovare spazio Cherubin, a meno che Masiello venga dirottato al centro con Conti sulla destra. Confermati de Roon e Cigarini. Intanto Pinilla, ancora fuori per acciacco, è stato inserito nella lista dei preconvocati del Cile per la prossima Coppa America”.

Mertens vicino al rinnovo con il Napoli: i dettagli

La Gazzetta dello Sport parla del futuro di Dries Mertens

“Dries Mertens è in ballottaggio con Insigne (leggermente favorito) per un posto da titolare domani contro l’Atalanta. Intanto, una sua recente intervista, antecedente al silenzio stampa del Napoli, ha fatto rumore per via di una frase «o rinnovo o vado via» sulla cui traduzione vengono avanzati dei dubbi. Del resto, il prolungamento fino al 2020 è vicino e le intenzioni di Mertens sembrano chiare anche dalle parole rilasciate ai giornalisti belgi: «Mi trovo bene a Napoli, non so se altrove sarebbe la stessa cosa e poi se andremo in Champions potrò trovare più spazio. Con un allenatore come Sarri e con il suo sistemo di gioco, siamo stati capaci di fare grandi cose»”

Bel gesto di Hamsik, farà un regalo a Reja

I dettagli

Come riporta la Gazzetta dello Sport domani nell’Hamsik day ci sarà spazio anche per Edy Reja. Il capitano del Napoli non dimenticherà il suo ex allenatore che lui reputa come un mentore, un maestro in tutti isensi. A tal proposito Marekiaro ha pronto un regalo per Edy Reja. Il numero 17 azzurro gli regalerà la sua maglia come segno di stima e riconoscenza.

Napoli-Atalanta, tre ballottaggi per Sarri

I dettagli

La Gazzetta dello Sport scrive le probabili formazioni di Napoli-Atalanta. Sarri sembra orientato a schierare i titolarissimi anche se ci sono tre ballottaggi ancora in lizza: Insigne-Mertens, Allan-Lopez, Ghoulam-Strinic. Reja si affida al 4-4-1-1 con Diamanti alle spalle di Marco Borriello. A centrocampo D’Alessandro, Cigarini, De Roon e Kurtic. In difesa Dramé, Cherubin, Toloi e Masiello.

Catanzaro, mister Erra:” Una vittoria conquistata grazie anche ai nostri tifosi “

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Il Catanzaro aveva un solo risultato a disposizione: vincere e portare a casa tre punti fondamentali. Al “Mazzella” i calabresi grazie ad un gol di Agodirin,possono festeggiare con una vittoria che ha il sapore della salvezza,ma mancano ancora novanta minuti per l’aritmetica salvezza diretta. Nel prossimo turno le aquile dovranno battere il Melfi in casa. Al termine della partita con l’Ischia,in sala stampa l’allenatore della squadra calabrese ha commentato così la vittoria: ” E’ arrivata una vittoria, certificata dalla superiorità nel primo tempo. Nella ripresa abbiamo subito la reazione dell’Ischia. Di fronte avevamo un avversario molto agguerrito che ci ha reso la vita difficile. Voglio sottolineare l’atteggiamento dei miei calciatori, che ci hanno creduto fino alla fine. Complimenti ai ragazzi,alla città che, in un momento molto difficile,ci hanno spinto verso la vittoria, dopo la sconfitta della scorsa settimana contro il Monopoli”. Nel primo tempo un risultato che vi vedeva in vantaggio,ma nella ripresa l’Ischia meritava il pareggio per quello che si è visto in campo. ” Era una partita importante,c’era tensione. E quando non chiudi la gara ci sta di soffrire il ritorno dell’avversario. L’Ischia ha degli ottimi giocatori,come nel finale quando hanno inserito giocatori centimetri in avanti,provando a giocare con queste palle lunghe. Però hanno creato soltanto l’occasione in cui hanno colpito la traversa. Noi abbiamo avuto anche nella ripresa due occasioni,prima con Agodirin e poi con Razzitti per chiuderla”. C’è stato un episodio nel finale di primo tempo,in area di rigore vostra quando Di Vicino è stato atterrato,e l’arbitro non ha fischiato nulla,per lei era rigore? “Questo non lo saprei dire,perchè quando si è lontano è difficile ad avere la percezione di un contatto. Nella mia gestione in 25 partite abbiamo avuto zero rigori,e in tre-quattro circostanze ci sono stati episodi assurdi”. Una vittoria conquistata,grazie al vostro pubblico che detiene un ruolo importante. ” Sono stati straordinari,hanno capito il momento di difficoltà e ci hanno sostenuto. Anche in settimana,dopo la sconfitta,c’è stata la giusta contestazione che una tifoseria matura deve fare,nei confronti della propria squadra del cuore. Più che altro era voglia di riscatto e ha sortito gli effetti sperati”. In attacco dal primo minuto come centravanti ha giocato Agodirin al posto di Razzitti, una mossa che alla fine ha pagato. “Ultimamente non avevamo molta profondità,quindi ho preferito iniziare con tre giocatori di movimento in avanti e ho deciso così. Credo che Agodirin nel primo tempo abbia fatto la differenza”. Un Catanzaro che più volte durante il corso della stagione,nella ripresa ha un netto calo fisico e a volte mentale. ” Non abbiamo tanti giocatori esperti. Quindi è normale che a volte vengono fuori dei limiti. Oggi non c’è stato un calo fisico,ma più mentale e con la paura di non farcela”.

Simone Vicidomini 

Ghoulam: “Koulibaly è il miglior difensore d’Italia, se non d’Europa”

Le sue parole

Alla trasmissione Le Maitres de Jeu andata in onda sulla televisione senegalese Télé Futurs Medias, ha parlato anche Faouzi Ghoulam, come riporta CalcioNapoli24: “Sono due anni che conosco Koulibaly, ci siamo conosciuti in un ritiro prestagionale: io rientravo dalla Coppa del Mondo e sono arrivato un po’ dopo di lui, ci siamo ritrovati nella stessa stanza perché lui parlava francese e quindi dormiva con me. Fu davvero una bella sorpresa, oggi è una persona importante per me. Quando Koulibaly è arrivato qui ha cominciato davvero molto forte, poi ha avuto un piccolo momento di difficoltà, che può succedere anche a causa del tempo di adattamento. Oggi per me è il miglior difensore d’Italia o addirittura d’Europa…è rapido, potente, è dotato per il gioco aereo, è molto forte nel contrattacco – credo che sia una delle sue migliori qualità – ecco la differenza fra un buon difensore e un eccellente difensore è che oggi anche la capacità di rilancio è fondamentale…per me è uno dei migliori in Italia, passa molto velocemente la palla… È giovane ancora, ha appena 25 anni, sta molto, molto bene a Napoli e sicuramente è capace di andare in grandi club e credo che sarà allora che farà davvero parlare di lui”.

Mertens: “Koulibaly mi fa ridere sempre: ha una caratteristica unica”

Le sue parole

Alla trasmissione Le Maitres de Jeu andata in onda sulla televisione senegalese Télé Futurs Medias, ha parlato anche Dries Mertens: “Koulibaly? Ad oggi è il secondo anno che gioco con Kalidou e mi diverto molto insieme a lui! Essere giocatori del Napoli è molto importante, anche perchè il Napoli è l’unica squadra di una città molto grande. Kalidou? Il suo punto di forza è che nei contrasti: credo sia impossibile superarlo, lui è molto forte in questo. Quest’anno ha lavorato molto sulle fasi difensive, quando deve guardare la linea … ha lavorato davvero moltissimo su questo suo punto di forza e credo che sia questo il motivo per cui le grandi squadre lo stanno notando. Koulibaly scherza ogni giorno, sorride, si diverte…mi fa ridere tutti i giorni, non è che ride da solo… tutti si divertono, è proprio la sua personalità, parla con affabilità con tutti nel club, dai giocatori all’altro staff”.

calcionapoli24

Koulibaly: “Il Napoli è un gran club, non ho voglia di andare via”

Torna a parlare un tesserato del Napoli, sebbene le dichiarazioni sia state rilasciate prima dell’inizio del silenzio stampa indetto dalla società. Lo ha fatto Kalidou Koulibaly, ospite della trasmissione Le Maitres de Jeu andata in onda sulla televisione senegalese Télé Futurs Medias. La giornalista senegalese Mama Fatou Ndoye spiega di essere a Napoli per scoprire altri “professionisti del gioco”, una città sicuramente appassionata di calcio e che ben si ricorda della vittoria dello scudetto nel ‘90 soprattutto grazie a Maradona. Vi proponiamo l’intervista integrale, tradotta per gentile collaborazione dalla dott.ssa Valentina Anacleria e da Ciro Ancora per CalcioNapoli24.

Come va? Come si sente a Napoli?

“Molto, molto bene. La città è magnifica”

Anche sul piano calcistico, va tutto bene?
“Sì, va tutto bene. Si cerca di vincere lo scudetto, è molto difficile. Ma spero che, con l’aiuto di Dio, ci riusciremo”.

Una fortuna non arriva mai da sola, lei ha anche la possibilità di giocare nella squadra nazionale del Senegal… 

“Sì, e lo faccio con grande onore, le mie origini si sono rivelate quest’anno e lo faccio con grande piacere…”

La pizza è una specialità italiana…

“Sì, è una specialità e non appena sono arrivato qui me l’hanno fatta mangiare ed è davvero molto, molto buona!”

Cosa significa essere al fianco, in un club come quello del Napoli, dio giocatori come Higuain, Ghoulam… Immagino che ciò l’abbia costretto a mettersi subito a loro livello…

“Certo, ma questo ti permette di crescere ogni giorno, di maturare; si cerca di maturare accanto a giocatori come Higuain, Callejon, di grandi giocatori. C’è anche Mertens che è un mio grande amico … si cerca di fare sempre dei buoni allenamenti, di migliorare tutto il tempo e ciò mi obbliga ad avere un buon livello, che è quello più prossimo alla nazionale…”
Nel dicembre 2013 riceve una telefonata dall’allenatore Rafa Benitez, e lei crede che sia uno scherzo: in quel momento cosa le è passato per la testa?
“Ero a casa con mia moglie a guardare la tivù come al solito e siccome ho un amico, Ahmed, che spesso mi chiamava, il giorno in cui mister Benitez mi ha chiamato io credevo che fosse lui che dicesse “pronto, sono Benitez, l’allenatore del Napoli” e là, scherzando, ho detto “dai, smettila di sfottermi e gli dico è da un po’ che non ci vediamo, magari vieni a casa, ti aspetto…” riattacco e lo stesso numero mi richiama ed io gli dico “insomma smettila, sono a casa ti aspetto, vieni, cosa vuoi?…” e riaggancio di nuovo, senza lasciarlo parlare e il mio agente mi chiama e mi dice: “R. Benitez ti chiamerà fra qualche istante, quindi sta vicino al telefono…” e là  ho detto “credo che mi ha già chiamato e io gli ho staccato il telefono in faccia due volte…dammi il suo numero, lo richiamo”…alla fine mi richiama una terza volta e allora mi sono scusato. Mi ha detto che mi seguiva da un po’ di tempo, già quando ero in un altro club, e che restavano due giorni di mercato per fare la trasferta…poi è tornato a cercarmi sei mesi dopo, ed io ero davvero contento perché ho visto che era un uomo di parola e che contava davvero su di me. Allora sono venuto in Italia a metà campionato, in modo da potermi preparare per il campionato successivo”.

Lei si è formato al centro di Metz, dove è rimasto circa 2 anni, e dove l’hanno rinviata perché le dicono che il suo livello è insufficiente, quale è stata la sua reazione in quel momento? Era dicembre 2010 se non erro.
“Sì, era dicembre 2010, io abitavo con i miei genitori e giocavo nella quinta divisione in Francia, per me non era finito il calcio, ma volevo giocare a livelli più alti. Ho continuato la scuola, ho lavorato per ottenere la maturità. Ero contento di poter aiutare i miei genitori e di stare anche con loro che mi hanno aiutato molto psicologicamente dopo l’insuccesso al centro di formazione. Dunque ho preso un’altra strada, la maturità e poi sono cresciuto molto in tre anni, stavo per diventare padre…ciò mi ha permesso di crescere più rapidamente”.
Due anni dopo la richiamano, che cosa le dicono?
“E’ Olivier Peran che è venuto a cercarmi a casa e che devo ringraziare. Gli allenatori hanno visto in me del potenziale, che potevo integrare col ciclo professionale e quindi come proposito positivo (più che come vendetta, come gli suggerisce la giornalista) il fatto che fossi stato richiamato mi ha fatto piacere, soprattutto perché loro avevano notato che io potevo fare altre cose…”
Poi tutti si è evoluto…
“Io ho molto rispetto per le persone, come molte persone anche io ho sofferto, quando vedo mio padre che ha lavorato per tutta la sua vita per renderci felici, questi sono gli esempi che prendo in considerazione …lavorare senza dire nulla, lui ha fatto brillare il suo nome a suo modo e mi ha dato modo di far brillare il mio a modo mio. Ed è a lui che mi ispiro. I miei genitori per me sono molto importanti”. 
Tecnicamente, crede che ci siano ancora delle cose che deve migliorare?
“Certamente, sono un giocatore che è sempre alla ricerca di un perfezionamento. So che ho ancora molto lavoro da fare tecnicamente e tatticamente. Ho molto da apprendere anche dai miei ‘nemici’. So di dover ancora imparare molto, e sì, so di essere un giocatore importante del Napoli (a conferma di quanto dice la giornalista) dove ci sono personalità di grandi giocatori e io cerco di rappresentare il Senegal in questa città e spero di farlo bene”.
Recentemente è stato vittima di un episodio di razzismo per il quale i suoi supporters napoletani si sono poi presentati allo stadio col volto coperto da una sua foto. Credo che per lei sia stato un momento di forte emozione. Come ha vissuto questa doppia sensazione: da un lato i cliché del razzismo e dall’altro quest’atto d’amore.
“E’ stato un po’ difficile, all’inizio non avevo sentito le grida e solo quando l’arbitro ha fermato il match ho capito che non ero folle, ma che davvero c’erano quelle grida se anche lui si era fermato. Ho cercato di ignorarle perché amo il calcio, amo lo spettacolo e il fatto che gli spettatori sono allo stadio per vedere la partita e quando ho visto ciò, sul momento mi ha deconcentrato e poi ho ringraziato molto l’arbitro Irrati che è stato davvero molto coraggioso a fermare la partita per qualche minuto  … sapevo che non era tutto il pubblico della Lazio a pensare queste cose, certo è stato molto spiacevole, ma poi quando ho visto allo stadio tutte le mie foto così, ciò mi ha fatto davvero un sacco bene, mi ha dato emozione perché ho capito di avere un grandissimo supporto che avevo già ricevuto tramite molti messaggi sui social network da parte di tutti, persino la federazione senegalese, l’ambasciata senegalese a Milano mi hanno sostenuto con una lettera. Poi il gesto dei napoletani; ciò mi ha fatto davvero un enorme piacere”.
Qualche settimana dopo sul canale Football Club in una trasmissione francese, il suo nome è stato fatto in quanto è stato riconosciuto come un potenziale giocatore della squadra francese. Che reazione ha avuto ascoltando ciò?
“Guardavo la trasmissione con la mia famiglia, ma ho ascoltato senza ascoltare, perché contemporaneamente eravamo insieme, si scherzava, si parlava e poi mi ha chiamato la moglie di un mio amico e mi ha detto guarda che su Football Club si parla di te e allora sono andato a vedere e non ho avuto da fare molti commenti poiché sanno bene che io gioco già nella nazionale del Senegal”
A proposito di scelta fra due nazionali…
“A 24 anni ho capito che era tempo di giocare in una squadra nazionale e quando mi ha chiamato Aliou Cissé chiedendomi se mi interessava giocare nella nazionale del Senegal, gli ho chiesto un po’ di tempo per riflettere, lui ha capito, mi ha dato del tempo per riflettere. La squadra mi è piaciuta, l’ambiente anche, e allora ho capito che il mio posto era là … è stata una scelta importante per me”.
Cosa conosce del Senegal?
“Cosa conosco? Beh in effetti non conosco moltissime cose perché io sono cresciuto in Francia, ma sono cresciuto a contatto con la cultura senegalese perché i miei genitori appartengono a questa cultura. A casa mia si parlava pular, per cui non ci sono dubbi, sono cresciuto con la cultura senegalese, mangiare thiebou era una cosa normale per me, quando dico che parlo pular le persone non mi credono, pensano che parli solo francese … i miei genitori sono senegalesi ed io sono cresciuto con questa cultura”.
Sulla base del suo potenziale, visto che la squadra del Senegal non arriva ancora ad imporsi sul piano continentale, secondo lei cosa bisognerebbe fare? 
“Abbiamo bisogno di tempo, siamo una squadra di giovani, abbiamo molti giocatori che giocano in molti campionati importanti: in Inghilterra, in Italia o anche in Francia…bisogna prima di tutto qualificarsi per le grandi competizioni, e poi si troverà la maniera…ma io credo che il coach lavori molto su ciò…”
Ha dei club in cui sogna giocare?
“Questa è una domanda che si ripresenta spesso ultimamente (ride), ma seriamente io sono già in un grande club che è il Napoli, quest’anno abbiamo cercato lo scudetto in tutti i modi e spero di conquistarlo ancora; ho sempre sognato di giocare la Champions League e spero di giocarla col Napoli, dopo si vedrà cosa succederà del mio futuro, ma per ora non ho molta voglia di lasciare questa vita, che è davvero l’ideale per me, la mia famiglia sta bene, i miei amici quando vengono sono molto contenti perché qui sono molto ospitali, la città non mi dà problemi, sto davvero bene”.

Lei ha 24 anni, è già sposato, eppure è piuttosto giovane!
“Sì, spesso me lo dicono, ma credo che sia davvero importante avere anche un equilibrio, oltre a quello professionale, quindi sono sposato, sono sette anni che sto con mia moglie, abbiamo avuto un bambino quest’anno, ne approfitto, sto bene, sono sereno in tutto quello che faccio”.
Cosa posso augurarle allora?
“Non so, di vincere lo scudetto col Napoli e di partecipare alla Coppa del mondo e di andare lontano col Senegal”.

calcionapoli24

Ischia, mister Porta:” Il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto”

Mister Porta Ischia

Al “Mazzella” passa anche il Catanzaro con un rete di Agodirin. Per l’Ischia si tratta della settima sconfitta consecutiva,da quando in panchina siede Porta. Al di là del risultato maturato in campo,contro i calabresi si è vista un Ischia in crescita sul piano di gioco,sopratutto nel secondo tempo dove più volte ha avuto diverse occasioni per trovare la rete del pareggio,nonostante il calcio di rigore non fischiato dall’arbitro. Dopo oltre un mese di silenzio stampa da parte della società, in sala stampa arriva mister Porta, che mai come questa volta la sua squadra avrebbe meritato molto di più. La squadra sta crescendo commenta l’allenatore- e i dati di fatto si vedono in campo e la squadra si sta riprendendo fisicamente. Abbiamo preso un gol su’ingenuità da calcio d’angolo,poteva esserci un calcio di rigore. Ma l’importante per me era vedere una squadra viva in campo,fino alla fine cosa che non era successo fino ad ora. Prima avevamo un’ora nelle gambe,mentre ora abbiamo novanta minuti nelle gambe. Pepe sta recuperando,Di Vicino sta migliorando e Filosa tornerà tornerà in campo nella prossima partita. Queste sono le note positive,la squadra è valida e queste sono le note da cui dobbiamo ripartite”. Una squadra che sarà difficile salvare,anche perchè si sta continuando a dimostrate vulnerabile e con una rosa molto stretta. Una scelta che forse ora fa riflettere. ” Non sono pentito di aver accettato, i ragazzi li vedo motivati e c’è un grande gruppo. La squadra migliorerà ulteriormente, sarà ancora più competitiva con i rientri di Filosa,Kanoute e la crescita di Pepe e Di Vicino che stanno tornando nella migliore condizione. Per me,la squadra è competitiva per disputare i play-out. Noi oggi contro il Catanzaro abbiamo giocato come se fosse una partita di play-out, e non abbiamo demeritato. Non dico che potevamo vincerla,però il risultato più giusto sarebbe stato il pari. Ripeto, la squadra è migliorata e confido nel rientro di tutti i calciatori”. In settimana in un intervista rilasciata,ha dichiarato che nei play-out il Melfi era la squadra ideale da poter affrontare. I risultati di questa giornata non sorridono all’Ischia,proprio perchè c’è il rischio di prendere il Catania,con un eventuale sconfitta in quel di Cosenza la settimana prossima. ” Noi intanto andremo a Cosenza,per provare a fare risultato. Noi dobbiamo guardare in casa nostra. In questo momento abbiamo fatto un netto passo in avanti,perchè abbiamo giocato con la miglior squadra. E non dobbiamo dimenticare che abbiamo giocato Kanoute, ed è impensabile giocare senza di lui nei play-out. Non perchè Kanoute sia più forte degli altri,ma per la caratteristiche che ha,è un calciatore che ha velocità ed attacca la profondità”. La società prima della gara proprio con il Catanzaro,aveva diramato un comunicato ,che soltanto dopo questa gara avrebbe prese la decisione per un eventuale cambio in panchina. ” Da quando sono nell’Ischia mi hanno cambiato di ruolo tante volte, io non faccio altro che lavorare. Ho un contratto fino al 30 giugno,quindi sono a disposizione della società e cerco di dare il massimo. Probabilmente se mi avessero dato modo di restare dopo la partita con la Lupa Castelli Romani avrei cercato di fare qualcosa in più”. Si sente in discussione? ” Non credo,ufficialmente non mi hanno mai detto niente,neanche quando in settimana si è parlato del ritorno di Bitetto. Continuo a lavorare e posso solo assicurare che il gruppo è omogeneo”.

Spalletti: “Domani Strootman titolare. Radja si butterebbe nel fuoco per la Roma. Abbiamo fatto cose eccezionali”

Queste le parole di Spalletti alla vigilia della sfida fuori casa della Roma contro il Genoa rivolte ai cronisti presenti nella sala stampa del Ulvio Bernardini:

Dall’infermeria…“Florenzi al 90 per cento non giocherà perché il problema al flessore sinistro che lo ha afflitto in questi giorni non è risolto. Falque ha un risentimento al flessore destro e non migliora, anzi ha avvertito un peggioramento. Ucan ha un’infezione alle vie respiratorie ma è in condizioni di vita normali ora, dopo essere stato ricoverato. Keita ha avuto un fastidio alla caviglia, un gonfiore che persiste quindi è da valutare così come Torosidis che ha avuto un fastidio all’anca. Gyomber è dentro, per quanto mi riguarda può giocare”.

Il Genoa in casa ha fatto un bel bottino di punti. È una partita complicata? “Al di là dei numeri tutti sanno della bontà del lavoro di Gasperini, ogni anno escono da lì grandi calciatori. Sono forti sotto il profilo dell’intensità e della forza fisica, c’è da dire che loro danno il meglio di sé stessi su quel campo ma noi siamo aggrappati alla possibilità di successo perché sarebbe un grandissimo risultato per cui andiamo lì convinti”.

Vista la squalifica di Pjanic, vedremo una Roma a trazione anteriore con 4 giocatori offensivi stile Madrid? “Quando metto in campo gli undici calciatori penso che tutta la squadra nel suo complesso possa essere offensiva: quando la squadra funziona chiunque riesce ad inserirsi, a prescindere da chi siano gli attaccanti. A Dzeko ho già detto ciò che gli dovevo dire, può stare tranquillo che se avrò bisogno da lui lo userò o prima o dopo in questa partita. Lui deve tenersi pronto, deve mostrare le sue qualità”.

Mancano 270 minuti alla fine del campionato e si deve capire se in futuro si potrà contare su Strootman o no… “Strootman gioca titolare, ci contiamo per il futuro. Domani comincerà a farcelo vedere perché è pronto”.

Abbiamo visto due Roma diverse contro il Napoli e con Torino o Atalanta (squadra molto più schizofrenica). Cosa manca per arrivare ai livelli della Juve? “Abbiamo fatto buone cose in questo campionato, c’è una buona difesa a dispetto di ciò che si diceva prima che io arrivassi, posso contare su buonissimi calciatori. La Juve è una squadra migliorata anno dopo anno, impreziosita da giocatori sempre più importanti. A noi in alcune partite manca il sostegno del carattere ma attraverso qualità e convinzione di potersela giocare contro tutti si sopperisce. Si può migliorare ma siamo già a buon punto. Stando dentro con la testa come abbiamo fatto fino a questo momento, i calciatori hanno dimostrato che tengono alla Roma, che non pensano al mercato. Evidenziano grande professionalità e correttezza nello spogliatoio e durante gli allenamenti perché ci tengono ad ottenere dei risultati con questa squadra. Radja (ndr Nainngolan) per la Roma e per questi risultati qui si getta nel fuoco, a lui interessa domani, non la prossima stagione. È uno che ti salta addosso, ti corrode”.

Su Totti, alla luce delle ultime prestazioni del giocatore, lei è stato chiamato in causa sul possibile rinnovo? “Il mio pensiero non serve su questo, io fin dal primo momento ho detto che la cosa non mi riguarda. Io Francesco lo alleno volentieri, era proprio il rischio che non volevo correre venendo qui il fatto che mi fosse addossata la gestione del tramonto di Totti. Io faccio l’allenatore, lo alleno e sono coerente con ciò che ho detto fin dal momento del mio arrivo”.

Su Castan? “Ha mostrato di aver compiuto dei passi in avanti importantissimi nell’ultimo periodo che se confermati potrebbero dare apertura a qualsiasi soluzione. Lo feci giocare all’inizio per vedere subito come se la sarebbe cavata nella situazione reale e non è stato pronto in quell’occasione. Il ragazzo, però, ha una forza d’animo incredibile, è venuto agli allenamenti sempre più voglioso perciò potrebbe essere a breve impiegato”.

Sul calciomercato…”Il mercato sono convinto che lo farà Sabatini anche il prossimo anno e questo sarà un punto a favore per la nostra squadra. Digne ha fatto un grande campionato, Florenzi può giocare terzino ed ha anche margini di miglioramento, Maicon dal canto suo si è sempre fatto trovare pronto nelle occasioni in cui l’ho chiamato in causa ed anche Emerson ha fatto vedere le sue qualità e all’occorrenza può giocare anche a destra. Tuttavia, non mi interessa il domani. Mi interessa l’oggi, mi preme sottolineare che la squadra che ho ora a disposizione ha fatto cose straordinarie anche senza la sua curva, quindi senza quel clima carico di entusiasmo, cori, partecipazione emotiva e sentimento che sono necessari. È vero che i cuori si sentono battere anche da fuori ma la presenza fisica sarebbe stata importante. Spero sappiate quanti punti sono stati presi in questo girone di ritorno a Napoli, Inter, Fiorentina (tutte squadre forti come noi) e non viene sottolineata abbastanza la straordinarietà di tutto ciò, si dimenticano le cose troppo in fretta. Questi ragazzi vogliono giocarsi la possibilità che hanno fino alla fine di questo campionato”.

Claudia Demenica

Juve Stabia, a Monopoli solo imprevisti..

La brutta prestazione della Juve Stabia a Monopoli – e Mister Zavettieri ci perdonerà se non siamo d’accordo con la sua analisi tutto sommato positiva del match – risulta difficile da commentare alla luce del gioco offerto dalle Vespe, privo di qualità ma anche della giusta intensità.

Ricollegandoci al gioco da tavolo più famoso del mondo, il Monopoli appunto, possiamo dire che i gialloblù sabato sono incappati, durante la propria partita, costantemente nella casella degli imprevisti, carta in grado di penalizzare il risultato finale e di compromettere l’assalto a parco della VITTORIA.

Nonostante ieri sia andata in scena una delle Juve Stabia più brutte della stagione, proviamo a individuare dei punti positivi su cui costruire la squadra del prossimo campionato. Il match di ieri, infatti, con tutti i suoi errori e le sue giocate non da Juve Stabia, ha offerto alcuni spunti di riflessione che possono avere una valenza rilevante in ottica futura.

Carillo ha confermato tutte le buone sensazioni suscitate nei mesi di campionato che lo hanno visto sostituire Migliorini al fianco di Polak. Il prodotto del settore giovanile stabiese sta crescendo in modo costante e ad ogni match appare meno timoroso e più sicuro di sé. Avendo al fianco un difensore di esperienza e di spessore, Polak o chi per lui se il ceco dovesse partire, Carillo può dire la sua anche nella prossima stagione.

A centrocampo, pur non brillando come quasi tutti i suoi compagni, Carrotta ha ben figurato, facendo intravedere buone qualità. Ovviamente la tecnica del ragazzo deve essere affinata ed i suoi movimenti perfezionati ma la stagione che lo ha visto, soprattutto nella prima parte, titolare forzato a causa dei tanti infortuni, può senza dubbio servire al giovane centrocampista in ottica del prossimo campionato, quando potrà far tesoro dell’esperienza maturata in questi mesi.

Ancora, a nostro avviso, a Monopoli è andata in scena l’ennesima buona prova di Diop, che anche in una partita storta non ha smesso un attimo di “importunare” i difensori avversari con la sua determinazione e la sua voglia di gol. La cattiveria messa in campo dall’attaccante senegalese è stata pari solo a quella di Cancellotti, autore di un’ottima prova. L’esterno ormai copre i due ruoli dell’out destro, quello da esterno appunto e quello da terzino, con la medesima efficacia, mettendo in luce tante peculiarità diverse a seconda della posizione. Da terzino Cancellotti offre una copertura costante ai compagni, mentre da esterno alto sforna a ripetizione cross e tiri verso la porta, dimostrando anche una crescita tecnica notevole. Proprio la metamorfosi di Cancellotti potrà essere utile in fase di mercato, magari portando Logiudice a cercare un terzino affidabile in modo da avanzare definitivamente il calciatore umbro nel ruolo di esterno.

Sempre in tema di mercato e di terzini, più che sulla fascia destra, sarà necessario intervenire in modo intelligente sull’out sinistro, che la prossima stagione sarà orfano di Contessa e vedrà invece un Liotti non ancora in grado di essere punto fermo di una squadra di vertice.

Considerazioni diverse vanno fatte, a malincuore, per Guido Gomez. Il ragazzo è un patrimonio della Società che la scorsa estate lo ha tesserato a titolo definitivo, ma le prestazioni offerte dalla punta continuano ad essere deludenti. Forse l’aggettivo non è quello giusto perchè Gomez per la pochezza che mette in campo risulta quasi difficile da giudicare. Probabilmente, per quanto riguarda le pure doti tecniche, Gomez ha poco da invidiare a Diop ma la differenza tra i due la fanno la grinta e la voglia di mettersi in luce. Mentre Diop gioca “ringhiando” sugli avversari e su ogni pallone che passa dalle sue parti, Gomez gioca quasi come un calciatore a fine carriera, che ha già vissuto i suoi anni migliori e che ormai è quasi disinteressato a quello che succede in campo. Per far parte della prossima Juve Stabia, il cambiamento deve essere mentale prima ancora che tecnico.

Discorso a parte lo merita Stefano Russo. L’estremo difensore, in una stagione intervallata dal brutto infortunio e dal dualismo con Polito, ha fatto vedere cose senza dubbio positive, risultando superlativo tra febbraio ed aprile. Le ultime due prestazioni, condite da due errori gravi per gli stardard cui ci aveva abituato, hanno messo in ombra quanto di buono fatto nei mesi precedenti. A nostro avviso resta un calciatore su cui puntare per la prossima stagione; inevitabilmente poi la scelta del numero 1 verrà fatta anche in funzione del suo “rivale” nel ruolo di estremo difensore.

A prescindere da tutte questa valutazioni tecniche, però, ciò che più conta, guardando ad un futuro molto più prossimo, è che nell’ultima partita della stagione tutta la squadra metta in campo tutte le motivazioni che a Monopoli non si sono viste.

Dopo una stagione al di sotto delle aspettative i tifosi stabiesi meritano un congedo che abbia un tono completamente diverso dal match in terra pugliese. Al Menti arriva il Foggia, storico avversario delle Vespe in tante battaglie di Serie C, non servono particolari parole o motivazioni per caricare una partita del genere.

Raffaele Izzo

Napoli-Atalanta, le probabili formazioni: tre possibili cambi per Sarri

“Monday Night” in serie A, allo stadio San Paolo va in scena il posticipo della 36esima giornata tra Napoli e Atalanta ( ore 21:00). Non è il periodo migliore per gli uomini di Maurizio Sarri che, nonostante una buona prestazione, sono stati beffati negli ultimi minuti nella delicata trasferta dell’ Olimpico. La qualificazione diretta alla fase a gironi della prossima Champions League, ora, è davvero a rischio: la Roma è distaccata di due sole lunghezze e il Napoli non può più permettersi di sbagliare per non andare a vanificare quanto di buono fatto in questa stagione. Gli azzurri sono padroni del proprio destino e domani sera potranno contare sul fattore San Paolo dove sono imbattuti ed hanno il migliore rendimento di tutto il campionato; servono i tre punti sperando che arrivino buone notizie da Genova dove i giallorossi saranno impegnati alle ore 19:00. Dall’ altra parte l’ Atalanta non ha più nulla da chiedere a questo campionato: grazie alla vittoria sul Chievo, la scorsa settimana, i bergamaschi hanno raggiunto la salvezza con tre turni di anticipo. Reja non ha nulla da perdere e potrebbe giocare un brutto scherzo alla sua ex squadra.
QUI NAPOLI Sarri dovrebbe affidarsi all’ undici titolari anche se trapelano, nelle ultime ore, tre possibili cambi: il primo riguarda l’ out di sinistra dove Strinic si gioca con Ghoulam una maglia da titolare, confermato il resto della difesa con Albiol e Koulibaly al centro e Hysaj a destra. A centrocampo Jorginho sarà affiancato da Hamsik e da uno tra Allan e David Lopez. Nel tridente, dopo due panchine consecutive, al posto di Mertens  torna  Insigne che andrà ad affiancare Callejon ed Higuain che vuole ritornare subito al gol.

QUI ATALANTA – Uomini contati per Reja che dovrà fare a meno degli infortunati Stendardo, Carmona, Pinilla, Bassi e degli squalificati Gomez e Paletta che tra l’ altro pare aver concluso la stagione per un problema all’ adduttore. Ballottaggio tra Cherubin e Djimsiti per sostituirlo con Masiello, Dramè e Toloi a completare il reparto difensivo. De Roon e Cigarini in mediana; Kurtic, Diamanti e D’ Alessandro alle spalle di un Marco Borriello in grande spolvero nelle ultime uscite.

ECCO LE PROBABILI FORMAZIONI:

NAPOLI (4-3-3): Reina; Hysaj, Albiol, Koulibaly, Ghoulam; David Lopez, Jorginho, Hamsik; Callejon, Higuain, Insigne.   All. Sarri

ATALANTA (4-2-3-1): Sportiello; Masiello, Cherubin, Toloi, Dramé; De Roon, Cigarini; Kurtic, Diamanti, D’Alessandro; Borriello.   All. Reja

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Roma, incendio all’ospedale San Camillo: morto un malato

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La vittima è un paziente ricoverato nel reparto di Medicina del San Camillo, al secondo piano del padiglione Maroncelli. Fiamme domate, ancora da accertare la causa

Una persona è morta in un incendio che si è sviluppato poco dopo mezzanotte e mezza all’ospedale San Camillo di Roma, nel reparto Medicina, al secondo piano del padiglione Maroncelli. Secondo i vigili del fuoco, l’incendio ha riguardato una sola stanza. All’interno è stato trovato un corpo carbonizzato. Il piano è stato evacuato e il rogo è stato spento. La vittima è un uomo. Non è stata trovata la cartella clinica e l’identità è ancora da accertare, come pure le cause del rogo.

In seguito all’incendio è stato deciso di evacuare anche gli altri due piani dell’edificio, a scopo precauzionale e per effettuare le necessarie verifiche. La chiamata d’allarme è stata girata al centralino dei vigili del fuoco dal numero unico d’emergenza 112 alle 00,22, e 11 minuti dopo le squadre erano già operative sul posto.

“Ho visto le fiamme sotto il suo letto”. E’ quanto avrebbe raccontato il compagno di stanza dell’uomo morto nell’incendio. Secondo quanto si è appreso, è stato lui a dare l’allarme. Un’infermiera e alcune guardie giurate sono accorsi per primi nella stanza, ma non sono riusciti a mettere in salvo il paziente, bloccato nel letto a causa dell’amputazione di un piede. Sul posto vigili del fuoco e polizia.

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Diamo più forza ai diritti delle donne

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Per un crescente numero di italiane Linda Laura Sabbadini è il simbolo della difficoltà di affermare i diritti delle donne nel nostro Paese. Il motivo ha a che vedere con il lavoro svolto da Sabbadini per lunghi anni in seno all’Istat nel campo delle indagini sociali, dando maggiore risalto al ruolo delle donne. In particolare Sabbadini è stata una sorta di pioniere nelle statistiche di genere perché è stata lei a volere gli studi sul rapporto tra generazioni, tra generi, sulla violenza contro le donne, il bullismo, le condizioni dei disabili e degli omosessuali, i migranti. Ed è grazie a lei se oggi fra gli indicatori Istat c’è il tasso di scolarizzazione delle bambine.

Sono meriti che le vengono riconosciuti, dentro e fuori l’Istat, per aver svolto le mansioni di direttore del Dipartimento per le Statistiche Sociali e Ambientali orientando le ricerche in maniera da dare attenzione alle donne ed alle fasce più deboli della società. La decisione di rimuoverla dall’incarico di dirigente non è stata frutto della volontà di azzerare tali progressi nell’analisi del Paese quanto il risultato di una riorganizzazione interna, dovuta in gran parte a revisioni di spesa, che ne ha sottovalutato il valore per milioni di persone. È stata la reazione di massa, sui social network ma non solo, di migliaia di donne a trasformarsi nella cartina tornasole di uno scontento che deve farci riflettere. La defenestrazione di Linda Laura Sabbadini è diventata il catalizzatore di chi rimprovera al nostro Paese di essere ancora troppo maschilista ignorando quanto proprio lei ha contribuito ad appurare in un rapporto pubblicato in dicembre.

«Le donne in Italia hanno più difficoltà a trovare un’occupazione adeguata al titolo di studio conseguito» perché «il divario di genere nella partecipazione al mercato del lavoro resta tra i più alti d’Europa (69,7% di uomini occupati contro il 50,3% di donne) e per colmarlo dovrebbero lavorare almeno 3 milioni e mezzo di donne in più di quanto attualmente avviene». Senza contare che «la qualità del lavoro è peggiore per le donne, più spesso occupate nel terziario e in professioni a bassa specializzazione». Sono argomenti ai quali Linda Laura Sabbadini ha dedicato tempo, passione e risorse fino all’ultimo giorno del suo incarico e che restano in cima all’interesse nazionale in quanto una democrazia matura ha bisogno di estendere la tutela dei diritti di tutti, a cominciare dalle donne che costituiscono oltre metà degli abitanti. La sensibilità pubblica sul tema delle unioni civili – giustamente rivendicate nel novero dei diritti civili – deve estendersi a questioni aperte come la tutela degli orfani causati da femminicidi che continuano a crescere nel nostro Paese e la protezione delle donne dalle violenze domestiche, causate da connazionali o da stranieri. C’è una oggettiva, impellente, necessità di dare maggiore attenzione alla richiesta di parità di diritti che viene dalle donne del nostro Paese. Viviamo in una nazione che diventa più diversa ogni giorno che passa: per farne un luogo migliore da lasciare ai nostri figli abbiamo il dovere di riconoscere, rispettare e rafforzare i diritti di ogni gruppo sociale che la compone. Primo fra tutti, le donne. Per questo stiamo dalla parte di Linda Laura Sabbadini.

vivicentro.it-opinioni / lastampa / Diamo più forza ai diritti delle donne MAURIZIO MOLINARI

La corruzione in Italia e l’Europa spaccata e moritura

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Onestà e libertà rappresentano un binomio che ha illuminato alcuni fasi della storia occidentale ed anche di quella italiana

CI SONO molte magagne in Italia e in Europa ed una delle principali, specialmente nel nostro Paese, è l’affievolirsi della democrazia e l’accrescersi della corruzione. Sono due fenomeni diversi ma interconnessi. Per chiarire la natura del primo cito qui un passo del mio libro intitolato “L’allegria, il pianto, la vita”, uscito un paio di anni fa. “La democrazia declina e declina anche la separazione dei poteri costituzionali che Montesquieu mise alla sua base.

Da noi quella preoccupante esperienza ebbe inizio nei primi anni Novanta e non si è più fermata. Quel declino ha colpito il potere giudiziario e quello legislativo, rafforzando il potere esecutivo che ormai accentra su di sé la forza del governare con il minor numero di controlli. Il processo è ancora in corso ma un primo obiettivo è già stato realizzato e consiste nel completo stravolgimento della democrazia parlamentare e dei partiti. I partiti sono ormai tutti “liquidi”; riflettono società ed economie altrettanto liquide: un Capo, un gruppo dirigente a lui devoto, un’attenzione particolare ai potenziali elettori, la scomparsa della democrazia politica all’interno dei partiti”.

La corruzione diffusa purtroppo in tutte le classi sociali, dai più abbienti al ceto medio fino a quelli sulla soglia della povertà, ha come condizione preliminare il declino della democrazia partecipata. Di fatto è la scomparsa dello Stato come soggetto riconosciuto dai cittadini e quindi la scomparsa, nella coscienza delle persone, del concetto di interesse generale. L’effetto è il sovrastare degli interessi particolari, delle lobby economiche, delle clientele regionali, dei singoli e del loro circondario locale.

La corruzione dilaga, le mafie si affermano con le loro regole interne, i loro ricatti, il denaro illegale e gli illegali profitti che se ne ricavano, il mercato nero e il lavoro nero. Il popolo sovrano che dovrebbe essere la fonte dei diritti e dei doveri di tutti, ripone la sua affievolita sovranità nella corruzione. Corrisponde alla conquista d’un appalto, un posto di lavoro, un incarico importante nel mondo impiegatizio o imprenditoriale, si conquista insomma un potere.

Quel potere conquistato con la capacità di corrompere dà a sua volta la possibilità d’esser corrotti. I corruttori diventano corrompibili e viceversa: questa è la società nella quale viviamo. Non solo in Italia e non solo in Europa, ma in tutti i Paesi dell’Occidente. Negli Stati Uniti d’America si toccarono le punte massime nella Chicago del proibizionismo e del gangsterismo, ma c’era già prima ed è continuata dopo. È il vero e più profondo malanno della democrazia, fin dai tempi dell’antica Grecia che è all’origine della nostra civiltà.

L’impero ateniese fu la città della democrazia e contemporaneamente la culla della corruzione, molto più diffusa di quanto non lo fosse a Sparta e a Tebe. E così nella Roma antica, corrotta nelle midolla dai tempi della tarda Repubblica e a quelli dell’Impero. Accade talvolta che le dittature blocchino la corruzione. Quando il potere politico è interamente nelle mani di pochissimi o addirittura di uno soltanto, la corruzione scompare: il potere assoluto sopprime al tempo stesso la corruzione e la libertà.

Egualmente accade che la corruzione non c’è o è ridotta ai minimi termini quando il popolo è veramente sovrano. In quel caso – purtroppo poco frequente – il massimo della libertà, della separazione dei poteri, delle istituzioni che amministrano l’esercizio dei diritti e dei doveri, dello Stato di cui il popolo sovrano costituisce la base e che persegue l’interesse generale del presente in vista del futuro, della generazione dei padri che godono il presente e operano per le generazioni dei figli e dei nipoti; in quel caso l’onestà la vince. Onestà e libertà rappresentano un binomio che ha illuminato alcuni fasi della storia occidentale ed anche di quella italiana.

Fasi tuttavia assai transitorie, specialmente in Italia e la ragione non è certo di natura antropologica. Gli italiani non sono per natura un popolo di corrotti e di ladri, ma è la nostra storia che ha ridotto a plebe il popolo sovrano. Machiavelli lo teorizzò nei suoi scritti e nel suo “Principe” in modo particolare. Le Signorie erano un covo di intrighi e quindi di corruzione. Per di più lo Stato non esisteva, fummo per secoli servi di potenze straniere che facevano i propri interessi e non certo quelli d’un popolo schiavo.

Ma ci furono anche dei periodi di luce, di lotta per la libertà e per la costruzione dello Stato d’Italia, di assoluta onestà privata e pubblica. Pensate al trio di Mazzini, Cavour, Garibaldi, in dissenso tra loro ma uniti da diverse angolazioni per la libertà e l’indipendenza del nostro Paese. Ed anche alla guerra partigiana e alla Resistenza che coinvolse l’intera Italia centro-settentrionale, dai nuclei combattenti a gran parte del Paese che ad essi faceva da scudo. E così pure, ai tempi della ricostruzione materiale, morale e politica sulle rovine che la sciagurata guerra ci aveva lasciato in eredità.

Conclusione: la corruzione è figlia della scomparsa d’un popolo sovrano e d’una democrazia non partecipata di partiti “liquidi”, dell’affievolimento dell’interesse generale e dello Stato che dovrebbe rappresentarlo e perseguirlo. Questa è la situazione in cui già da molti anni ci troviamo e che con lo scorrere del tempo peggiora. E questa è anche la situazione europea dove i fenomeni deleteri sono per certi aspetti ancor più gravi.

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Domenica scorsa scrissi a lungo sull’Europa “a pezzi”, sul patto di Schengen violato da un numero sempre più esteso di Paesi membri dell’Unione, sulla situazione greca, sulla anomalia sempre più evidente della Turchia di Erdogan con l’Europa democratica e infine sulla Libia, la Tunisia e l’Is che imperversa sempre di più sulla costiera mediterranea e in particolare sulla Cirenaica che ci fronteggia. Ma dopo appena sette giorni da allora la situazione è ancor più grave e più chiara nella sua gravità: esistono ormai tre diverse Europa che si fronteggiano, alle quali va aggiunto il terrorismo del Califfato, potenziale soprattutto, che aggrava sempre di più i malanni e il solco che divide le tre parti del nostro Continente.

Esistente anzitutto l’anti-Europa: movimento di estrema destra, xenofobo e antidemocratico, con tinte razziste e nazionaliste, sia politicamente sia economicamente. Molti di questi anti-europei vigoreggiano in Paesi dell’Unione che non fanno parte dell’Eurozona, ma alcuni sono nati e stanno costantemente rafforzandosi in Paesi che hanno la moneta comune. Così avviene in Austria, in Danimarca, nei Paesi baltici, nei Balcani. Alcuni di questi movimenti sono ancora di modeste dimensioni, ma altri, per esempio in Austria, hanno raggiunto dimensioni preoccupanti e alcuni sono addirittura arrivati a raggiungere il primo posto scavalcando i partiti che avevano finora governato. L’esempio più lampante è quello austriaco, ma anche in Francia il lepenismo è il movimento che i sondaggi collocano in prima posizione.

La seconda spaccatura dell’Europa è tra il Nord e il Sud e il suo aspetto più preoccupante è rappresentato dalla Germania. È il Paese egemone dell’Unione e soprattutto dell’Eurozona e finora si era mostrato in equilibrio su alcuni temi fondamentali, a cominciare da quelli dell’immigrazione, della flessibilità adottata dalla Commissione di Bruxelles, sia pure con modalità moderate, e nel rapporto tra la Cancelliera Angela Merkel – ufficialmente sostenitrice del rigore economico – e Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea e fautore d’una politica monetaria espansiva e anti-deflazionistica.

In questi ultimi giorni tuttavia la Merkel sembra aver abbandonato il suo equilibrio tra il rigore anche monetario della Bundesbank e la politica espansiva della Bce. Nei giorni scorsi Weidmann, governatore della Bundesbank, è venuto a Roma con un pretesto privato ma in realtà allo scopo di attaccare scopertamente la politica di Draghi, rendendo pubblico quell’attacco con un’intervista data proprio al nostro giornale.

Weidmann non è nuovo a quest’opposizione alla politica di Draghi, gli vota regolarmente contro in tutte le riunioni del Consiglio della Bce di cui la Bundesbank fa naturalmente parte; ma la novità di questa volta è che c’è stata l’approvazione piena delle dichiarazioni di Weidmann da parte del ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schäuble, e nessuna parola di riequilibrio da parte della Merkel. Sarà la necessità di posizionarsi adeguatamente in vista delle prossime elezioni politiche tedesche, con una Cdu minacciata dagli xenofobi antieuropei e anche dall’alleato attuale, la Csu bavarese; ma comunque è un fatto nuovo e fortemente preoccupante questo atteggiamento “separatista” della Germania. Infine la terza spaccatura europea riguarda la politica estera, la guerra contro l’Is in Siria, l’amicizia senza remore di sorta con la Turchia, l’assoluta “neutralità” nei confronti dell’eventuale intervento europeo sulla situazione libica.

Queste tre spaccature sono micidiali per l’Europa: allontanano il suo rafforzamento istituzionale e quindi rinforzano il nazionalismo dei singoli Paesi membri, anche di quelli che non condividono le posizioni tedesche in tema di rigore economico e proprio per questo svalutano le regole comunitarie contribuendo così da opposte sponde alla disgregazione politica ed anche ideale dell’Europa unita.

Sono gli effetti delle democrazie non partecipate, liquide e senza alcun controllo dai diversi poteri costituzionali; è sempre meno esistente la parvenza d’un rafforzamento europeo e le prospettive pessime di questa situazione in una società globale. Barack Obama ha cercato nel suo viaggio europeo dei giorni scorsi, di patrocinare un radicale mutamento di rotta, ma non sembra sia stato molto ascoltato. L’Europa è a pezzi ma non cerca affatto di ricostruirli. Se continuerà così andrà dritta al cimitero e noi tutti con lei, Germania in testa. “Ave, Caesar, morituri te salutant”.

vivicentro.it-editoriale / larepubblica / La corruzione in Italia e l’Europa spaccata e moritura EUGENIO SCALFARI