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L’Europa perde Londra, il mondo ora è in bilico

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Arginare il contagio diventa la priorità di Bruxelles. Intanto il Regno Unito cerca una nuova identità, tra la relazione con gli Usa e i rischi finanziari
Si dice che nei giorni prima dello storico referendum britannico, la regina Elisabetta chiedesse a tutti gli invitati a Buckingham Palace: «Mi dia tre ragioni perché la Gran Bretagna deve rimanere in Europa».

Ma nel segreto dell’urna, di ragioni i sudditi della regina non ne hanno volute sentire. Hanno votato con la pancia e non con la testa, scioccando il mondo, sconvolgendo i mercati e rivoluzionando il sistema politico britannico.

«Non posso credere che l’abbiano fatto. Non posso credere che l’abbiano fatto», continuava a ripetere un amico banchiere alle quattro e mezzo di mattina di ieri, quando è diventato chiaro che la Brexit aveva vinto non solo su chi voleva rimanere in Europa ma anche sui sondaggi, gli scommettitori e gli strapagati trader della City.

«All change», come si dice sui treni inglesi arrivati al capolinea. Scendete tutti, qui si cambia. Il mondo non sarà più lo stesso. Lo ha detto Angela Merkel con tipica sincerità: «Non ci stiamo a raccontare storie: il voto inglese è uno spartiacque per l’Europa». E non solo per l’Europa. Le scosse del terremoto innescato dal fuggi fuggi di milioni di britannici dall’Unione Europea si risentiranno a Washington e New York a Pechino e in Australia.

Ma incominciamo da Bruxelles e le grandi capitali europee, che nelle prossime ore dovranno decidere come reagire a questo schiaffo pesante da parte della Gran Bretagna.

Porgere l’altra guancia, in questo caso, non sembra un’opzione. Nei corridoi del potere europeo la più grande preoccupazione in questo momento è evitare il contagio di Brexit. E il modo migliore per farlo è far vedere che chi esce dall’Ue soffre. Che la Gran Bretagna non si merita nessuna concessione speciale.

Già Marine Le Pen ha chiesto un referendum su «Frexit». In paesi come l’Italia, la Spagna che va alle urne domenica, e la stessa Germania, si respira un tossico mix di rabbia delle classi medie che si sentono «derubate» dalla crisi economica, paura dell’immigrazione, e profondo malcontento nei confronti di un’élite politica considerata incapace, insensibile o corrotta (o tutte e tre).

Il problema per Bruxelles e la Merkel, per Renzi e Rajoy è che le strutture istituzionali europee sono così distanti dai cittadini che sarà difficilissimo cambiare le opinioni della gente. Quando i richiami alla democrazia e al «sogno» di una federazione europea vengono dai palazzoni del quartiere europeo di Bruxelles, dai ministeri di Roma o dalle cancellerie federali tedesche, non è sorprendente che la gente guardi altrove.

«I burocrati e i leader politici sanno quello che devono fare ma non riescono a farlo. Non sono in contatto con la popolazione», mi ha detto un diplomatico britannico ieri.

Almeno da oggi i politici europei ormai sanno la fine che faranno se continuano a ignorare le proteste che vengono dalle strade delle città più povere, dalle periferie delle metropoli e dalle fabbriche in crisi.

Faranno la fine di David Cameron, il primo ministro britannico, anzi, ex primo ministro britannico, il cui mandato è finito di fronte al Numero 10 di Downing Street in un bagno d’ignominia. Alla fine la colpa è sua, per aver scommesso sul referendum e perso. Per non aver capito da che parte tirava il vento politico del suo paese.

UN PAESE ALLA DERIVA

Cameron se n’è andato lasciando il galeone britannico senza timoniere. Per i prossimi tre mesi, assisteremo a uno scontro feroce tra varie fazioni del partito conservatore per prendere il comando del partito e del Paese.

E mentre le «grandi belve» del partito conservatore, come i vari Boris Johnson, Theresa May e Michael Gove amano chiamarsi, si scannano, il paese andrà alla deriva. «L’evento più disastroso nella storia della Gran Bretagna dalla fine della seconda guerra mondiale», lo ha chiamato il mio vecchio collega Martin Wolf, di solito un pacato commentatore economico per il Financial Times.

UN NUOVO RUOLO  

La posizione della Gran Bretagna nel mondo cambierà. Per secoli, il paese è stato ancorato a qualcosa di molto concreto: prima l’Impero, poi il Commonwealth delle colonie e, più di recente, l’Ue. Ora è in balia di se stesso. Ammiccherà agli Stati Uniti ma Obama ha già detto che la famosa «relazione speciale» non si estende a preferenze tariffarie o di commercio. E non credo che una presidente Clinton, e nemmeno un presidente Trump, possa cambiare idea, soprattutto se gli europei mettono pressione.

Per non scivolare in un circolo vizioso di protezionismo la Gran Bretagna potrebbe appoggiarsi alle vecchie colonie del Commonwealth ma l’India, l’Australia e compagnia vogliono esportare prodotti e persone nel Regno Unito, non certo rimpiazzare il mercato unico europeo, quel mare di 500 milioni di persone e 19 triliardi di dollari di Pil pronto a comprare beni e, soprattutto, servizi dai britannici.

Già, la grande economia britannica fondata sui servizi, un epitome del capitalismo moderno, digitale e non «appesantito» da industrie vecchio-stampo. Che succederà a questi venditori di servizi una volta che l’Europa erige barriere economiche e tariffarie? Bastava farsi un giro nella City, il fornitore principale dei servizi made in Britain, ieri per toccare con mano la paura.

Gli alti funzionari delle banche già sussurrano che dovranno spostare migliaia di posti di lavoro da Londra a Dublino, Francoforte o Parigi perché l’Ue non gli permetterà di operare in Europa se non sono nell’Ue. Il ragionamento non fa una grinza ma farà malissimo a un’economia inglese che deriva quasi il 10% del Pil dai signori e dalle signore del denaro. Un amico banchiere a New York già pronosticava ieri, a meno di 12 ore dai risultati del voto, che la Grande Mela avrebbe fregato a Londra «la corona di capitale mondiale della finanza».

Parlando di mele, però, attenzione perché l’America non è senza peccato. Il successore di Obama dovrà prendere una decisione che nessun Presidente americano ha dovuto prendere nell’era moderna: scegliere tra l’Europa e la Gran Bretagna come «alleato favorito». Da una parte c’è la relazione militare con uno dei pochi paesi che ha un esercito forte e la voglia di usarlo. Che è stato a fianco degli americani in tutte le guerre e gli interventi esteri del passato recente, anche quando ne ha pagato molto in termini di vite umane e carriere politiche (basta chiedere a Tony Blair sull’Iraq).

Nell’altro angolo, c’è il partner commerciale più importante per gli Usa, un’Unione Europea che ha il potere economico per trainare l’economia mondiale e un mercato per assorbire prodotti e servizi fatti negli Stati Uniti: dalla tecnologia di Google alle turbine nucleari della General Electric.

Alla fine, e lì che si giocherà la partita: sulla relazione di amore e odio tra l’Ue che è stata snobbata e la «nuova» Gran Bretagna in cerca d’identità e amici nel mondo. Gli Azzeccagarbugli della burocrazia di Bruxelles dicono che ci vorranno almeno due anni per negoziare i dettagli della Brexit. Per scrivere da capo una nuova storia economica, geopolitica e sociale tra 27 paesi che tenteranno di stare insieme e un’isola che ha deciso di andarsene per conto suo senza pensare tanto alle conseguenze.

IN CERCA DEL LIETO FINE  

Saranno mesi e anni di passione. La storia potrebbe avere un lieto fine: un mondo «multipolare» in cui l’«Anglosfera» Gran Bretagna-Usa convive in maniera proficua con una rinvigorita Ue e le forze emergenti dell’Est e del Sud del mondo.

Ma potrebbe anche finire male. «Io e te vedremo la guerra durante le nostre vite», mi ha detto il mio amico banchiere ieri mattina dopo essere atterrato alla fine di un lungo volo. Al momento, ho attribuito il commento al fuso orario, alla confusione del dopo-voto, alle emozioni di una notte referendaria incredibile. Ma dopo Brexit, il mondo è in bilico.

La mappa del Telegraph che mostra la spaccatura del voto: nelle zone blu ha vinto il “remain”, in quelle rosse il “leave”

 

vivicentro.it/economia lastampa / L’Europa perde Londra, il mondo ora è in bilico FRANCESCO GUERRERA *

Francesco Guerrera è il condirettore e caporedattore finanziario di Politico Europe

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Albiol tra società e famiglia: chi lo trattiene e chi lo spinge via

Da monitorare attentamente la questione legata a Raul Albiol: lo spagnolo è richiesto dal Valencia e gradirebbe molto un ritorno a casa. Il Napoli, tuttavia, non vorrebbe privarsi del suo difensore. Il Corriere del Mezzogiorno rivela che il calciatore sarebbe spinto in Spagna dalla sua famiglia, che vorrebbe la cessione. La situazione sarà chiarita nelle prossime settimane, onde creare un altro caso, che non farebbe bene né alla società né al ragazzo.

Chiriches-Duncan, l’idea scambio prende forma: contatti Napoli-Sassuolo

Continua a lavorare Giuntoli, dopo la fine dell’affare Lapadula: secondo quanto riporta la Gazzetta dello Sport, il Sassuolo avrebbe chiesto agli azzurri il difensore Chiriches, che ha disputato un buon Europeo in Francia con la sua Romania, salvo uscire ai gironi. Il direttore sportivo avrebbe proposto uno scambio con Duncan, centrocampista 23enne del ghanese, che tanto piace a mister Sarri. Per quanto riguarda l’asse Napoli-Pescara, i contatti non sarebbero terminati col trasferimento dell’attaccante a Milano. Il Napoli, infatti, sarebbe ancora interessato al 22enne Caprari, che rimarrebbe un altro anno in Abruzzo, per poi approdare definitivamente in azzurro. Piacciono anche i giovani Del Sole e Forte, che sarebbero girati alla primavera del tecnico Saurini.

Incontro Witsel-Napoli: le cifre in ballo e il corteggiamento dell’Everton

Alla ricerca di un centrocampista, il Napoli non smette di guardarsi intorno. Secondo quanto riporta Gianluca Di Marzio, ci sarebbe stato l’incontro, nella giornata di ieri, tra il club azzurro e il padre-agente del calciatore di Witsel. Nelle prossime ore ci saranno altri contatti tra le parti. Lo Zenit chiede per il belga 25 milioni di euro, mentre Witsel vorrebbe percepire un ingaggio tra i 3 e 4 milioni di euro annui. Tanti, troppi per il club di ADL che comunque non molla il giocatore, anche se comunque l’Everton sarebbe più avanti nella trattativa.

Traditi dai coetanei dei Beatles

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Per un ragazzo di Londra, l’Europa è la fidanzata spagnola con cui ha amoreggiato durante l’estate del corso Erasmus a Barcellona. Per la vecchietta di Bristol citata dal capo degli ultrà nazionalisti Farage, l’Europa è il migrante nigeriano che attraversa la Manica per togliere il lavoro al figlio inglese della sua vicina. Ha vinto la vecchietta di Bristol, perché ci sono più vecchiette che ragazzi, in questa Europa che non fa più bambini. Non è sconvolgente che a decretare la Brexit sia stata proprio la generazione dei Beatles e dei Rolling Stones, quella che voleva cambiare il mondo e oggi in effetti lo ha cambiato, ma nel senso che se lo è chiuso dietro le spalle a doppia mandata?

I giovani, i laureati e i londinesi hanno votato in larga maggioranza per restare. Gli anziani, i meno istruiti e gli inglesi di provincia per andarsene. La prova evidente che si è trattato di una scelta di paura, determinata da persone che, non avendo strumenti conoscitivi adeguati, hanno fatto prevalere la pancia sulla testa e la bile sul cuore. Di fronte all’incertezza del futuro, non hanno reagito con la curiosità ma con la chiusura. La retorica della gente comune ha francamente scocciato. Una democrazia ha bisogno di cittadini evoluti, che conoscano le materie su cui sono chiamati a deliberare.

La vecchietta di Bristol sapeva che il suo voto, affossando la sterlina, le avrebbe alleggerito di colpo il portafogli, dal momento che i suonatori di piffero alla Farage si erano ben guardati dal dirglielo?

Una parte di ragione però la vecchietta di Bristol ce l’ha. Molti di coloro che hanno votato «Leave» pensavano di non avere più niente da perdere. Nessuno fa volentieri la rivoluzione, finché avverte il rischio di rimetterci i risparmi o la sanità e la scuola gratuita per i figli. Il patto sociale su cui la Gran Bretagna e l’Europa si sono rette per sessant’anni garantiva a tutti una speranza crescente di benessere. Ma questa Europa con troppa finanza e poca politica non ha fatto nulla per frenare la caduta libera del lavoro, la smagliatura delle reti di protezione e l’impoverimento della piccola borghesia, che oggi la ripaga con la stessa moneta: disprezzandola.

Un maestro di tennis ti insegna che sul campo ci sono soltanto due posti dove stare: dietro la linea di fondo o sotto rete. Se traccheggi a metà, vieni infilzato. L’Europa è da troppo tempo a metà campo. O ritorna dietro la linea di fondo, come ha appena fatto la vecchietta di Bristol. Oppure decide di scendere sotto rete. Rimettendo al centro del progetto i cittadini, e non i mercati, e unificando il sistema fiscale, l’esercito e la politica estera. Il primo passo verso quegli Stati Uniti d’Europa in cui anche il ragazzo di Londra non vede l’ora di entrare.

vivicentro.it/opinione –  lastampa / Traditi dai coetanei dei Beatles MASSIMO GRAMELLINI

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Oroscopo di sabato 25 giugno a cura di Paolo Fox

L’ oroscopo di sabato 25 giugno, ogni giorno Paolo Fox racconta, in TV (Fatti vostri) e su Lattemiele, cosa le stelle hanno in serbo per noi,  come andrà il lavoro, la salute, l’amore…

Questo il suo oroscopo per oggi, tratto da Lattemiele:

ARIETE
TORO
GEMELLI
CANCRO
LEONE
VERGINE
BILANCIA
SCORPIONE
SAGITTARIO
CAPRICORNO
ACQUARIO
PESCI

 

CHI E’ PAOLO FOX:

Paolo Fox (Roma, 5 febbraio 1961) è un astrologo, pubblicista e personaggio televisivo italiano.

Biografia
Fin dagli anni novanta si occupa di astrologia nei mass media, proponendo il suo oroscopo nelle trasmissioni televisive della RAI e anche in radio, su LatteMiele e Radio Deejay; le sue prime apparizioni televisive sono state nelle trasmissioni di Rai 1 Per tutta la vita, In bocca al lupo! e Domenica In.

E’ iniziato a diventare noto al grande pubblico a partire dal 1997 quando ha iniziato la collaborazione con il network Lattemiele dove conduce uno spazio dedicato all’oroscopo giornaliero alle ore 7.40 e 19.40.

Il lunedì mattina il mago dell’oroscopo è presente anche su Radio Deejay. Per quanto riguarda il mondo della televisione, è apparso per le prime volte nei programmi televisivi Per tutta la vita, In bocca al lupo! e Domenica In.

Ha partecipato come ospite a tantissimi altri programmi tv: Festa di classe, Speciali di fine anno, Tutto Benessere, Furore, Uno Mattina, Speciale Grande Fratello, Piazza Grande, Aspettando cominciamo bene e tanti altri. Dal 2002 è una delle colonne portanti del programma tv di Raidue, I Fatti Vostri, dove legge il suo oroscopo. Negli ultimi anni risulta essere uno dei personaggi maschili più cliccati dell’anno sul web!

Annualmente cura per la RAI la serata dedicata alle previsioni astrologiche per il nuovo anno, trasmessa a fine dicembre.

È attivo anche sulla carta stampata, curando l’oroscopo per diversi settimanali

Nel 2014 ha interpretato sé stesso nel film di Natale Ma tu di che segno 6?.

Per quanto riguarda la sua vita privata non si sa praticamente nulla. E’ sposato? E’ fidanzato? Dove va in vacanza? Lui non ha mai rilasciato dichiarazioni o commenti sulla sua vita sentimentale anche perché grazie agli astri vuole indovinare quella del suo numeroso pubblico che non l’abbandona mai!

Brexit, una testimonianza da Londra: hanno vinto i razzisti e i furibondi

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In Gran Bretagna ha vinto Brexit. Hanno vinto i vecchi, i nostalgici i furibondi gli egoisti i razzisti gli hooligans e i Populisti. In una notte la gran Bretagna si è divisa tra un nuovo stato pro europeo (Londra e Scozia) e il resto del paese che rivendica l’indipendenza. Vince il biondissimo Boris Johnson con l’applauso del biondissimo Donald Trump che gioca a golf nel suo nuovo resort.

Si apre una pagina nuova: i padri che votano per un futuro che non vedranno, contro la volontà dei loro figli. Trionfa quindi l’egoismo e la disperazione di chi ha paura che gli emigranti gli portino via il posto. Trionfa chi vuole mandare a casa la classe politica e le sue vane promesse e le sue bugie. La Gran Bretagna oggi, per chi ha votato Brexit, si sente libera come una barca in mezzo al mare.

Come è il tono della prima giornata fuori dall Europa? A volte di sgomento altre d’impreparazione, di sorpresa, rabbia, vergogna oppure di trionfalismo, la rivincita della provincia contro la capitale. La vittoria dei pescatori e degli agricoltori contro la finanza e gli stranieri.

Se dovessi trovare la parola giusta per commentare quanto successo direi «Mah» e mi viene in mente un episodio che mi raccontò Umberto Eco su come scoprì l’importanza del “Mah”. Era un bambino ad Alessandria e ascoltò alla radio la dichiarazione di guerra di Mussolini. Esaltato da quel discorso prese il suo fucile giocattolo di legno e uscì per strada gridando «Vincere e Vinceremo». Ad un tratto si mise davanti a lui che era piccolino un paio di pantaloni di flanella grigia. Alzò lo sguardo e vide un signore che lo guardò con disappunto e disse: ”Mah”. Quell’episodio gli avrebbe insegnato per sempre l’importanza del ”Mah”.

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vivicentro.it/opinione lastampa / Brexit, una testimonianza da Londra: hanno vinto i razzisti e i furibondi ALAIN ELKANN

Sky – Dietro il rifiuto di Lapadula al Napoli c’ è Gonzalo Higuain

Dopo essere stato molto vicino a vestire la maglia azzurra  Gianluca Lapadula ha firmato un contratto con il Milan fino al 2021. Stando a quanto riferito da Sky Sport l’ ex bomber del Pescara avrebbe rifiutato la destinazione Napoli in quanto sarebbe venuto a conoscenza di una possibile permanenza di Gonzalo Higuain anche per la prossima stagione. Lapadula avrebbe rischiato di avere davvero poco spazio a disposizione, ecco perché ha scelto il Milan che è riuscito in extremis a battere la concorrenza del Genoa che aveva mostrato molto interesse per l’ italo-peruviano.

Hysaj, l’ agente: “Rinnovo? Nessuna fretta ma resta al Napoli al 100%”

Mario Giuffredi, agente fra gli altri di Elseid Hysaj, ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito al futuro del suo assistito alla radio di Tuttomercatoweb:
Non c’ è bisogno di affrettare i tempi i tempi, alla fine il rinnovo arriverà e farà felice sia il ragazzo che la società. Quello che posso affermare è che resterà al Napoli al 100%, stiamo discutendo dell’ adeguamento del contratto in quanto deve essere proporzionale al valore del calciatore”.

BREXIT …. SHOCK. Mauro Lo Piano

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BREXIT. L’Inghilterra e’ fuori dalla Comunita’, i voti di 18 milioni di Inglesi hanno reciso il cordone ombellicale che la legava agli Stati Europei. Come prima conseguenza, salteranno un’infinita’ di contratti e commesse firmate in questi ultimi anni, fra il Regno Unito e gli Stati facenti parte dell’Euro.
Il Premier David Cameron, a poche ore dallo spoglio, ha avuto un colloquio con la Regina Elisabetta, nel mese di Ottobre ha deciso che rassegnera’ le proprie dimissioni e quelle del Governo da lui presieduto.
Oggi, dall’apertura alla chiusura dei mercati finanziari di tutto il Mondo, notevoli sono state le perdite, fra i titoli piu’ penalizzati si trovano i bancari che hanno lasciato sul terreno perdite vicine al 20%.
Milano, maglia nera di tutte le borse, ha ricevuto una batosta del 12,48%, una simile defiance non si ricordava da un trentennio. Le borse asiatiche sono andate tutte in negativo, sebbene le perdite siano state piu’ “contenute”.Solo l’oro e il franco svizzero sono in controtendenza, come se fossero dei beni di rifugio, che non tendono a perdere valore a seguito di forti oscillazioni dei prezzi sui mercati mondiali.
Tornando al voto degli Inglesi si potrebbe avere un terremoto non solo politico, che potrebbe avere un effetto domino in altri Paesi, Marine Le Pen, e’ pronta a prospettare un referendum in Francia, la stessa cosa la potrebbero proporre altri leader di gruppi separatisti sparsi in tutt’Europa.
I maggiori rappresentanti degli Stati Europei sono sotto shock, le prime dichiarazioni sono dettate da un senso di smarrimento, non solo per il presente ma anche per il futuro, visto che spesso i terremoti politici sono accompagnati da uragani, tornado e tzunami di grande portata sociale.
Il Presidente della Commissione Europea Jean Claude Junker, e’ rimasto annichilito, non si aspettava che il referendum potesse dare un simile responso. In un’intervista mandata in onda qualche ora fa, ha dichiarato che bisogna accelerare i tempi perche la Gran Bretagna si stacchi del tutto dalla Comunita’, sempre nel rispetto della scelta fatta da un Popolo sovrano. Ha aggiunto che al piu’ presto saranno messe in atto le clausole gia’ decise a suo tempo (Art. 50 ), qualora uno Stato si fosse staccato dalla Comunita’.
La Cancelliera Merkell, ha dichiarato che l’Europa andra’ avanti lo stesso, ha aggiunto che la Comunita’ e’ abbastanza forte e trovera’ sicuramente le risposte giuste. Vi sara’ al piu’ presto un incontro tra Germania, Francia e l’Italia per stabilire una serie di misure che rendano piu’ forte la Comunita’ Europea e piu’ soft l’allontanamento della Gran Bretagna.
La maggior parte degli Europeisti erano convinti che gli Inglesi avrebbero votato “Remain” e non “Leave”, che la paura di fare un salto nel buio li avrebbe fermati; cosi’ non e’ stato, in milioni sono andati dritti verso la strada che hanno ritenuta la piu’ giusta da percorrere.
Solo il tempo sara’ arbitro imparziale di questa loro scelta.

Raicevic: “Napoli? Sarebbe un’ occasione unica”

Ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli è intervenuto Filip Raicevic, attaccante del Vicenza, parlando fra l’ altro di un possibile suo approdo al Napoli:
Accetterei subito la destinazione Napoli, è una piazza che non si può rifiutare. Sono una prima punta ma negli ultimi anni ho imparato a giocare anche con un altro attaccante al mio fianco. Anche se sono forte fisicamente amo giocare con il pallone tra i piedi, un po’ come Ibrahimovic che è il mio idolo e a cui mi ispiro. Higuain? Giocare con un calciatore del suo calibro sarebbe fantastico, ha vestito anche la maglia del Real Madrid. Non importa che sia lui avanti nelle gerarchie, per me conta il collettivo”.

Ischia, Varriale racconta la scomparsa di quel famoso ’98 (VIDEO)

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Nella mattina di ieri durante il 35^ Meeting Estate, si è riunita la tavola rotonda per discutere la radiazione dell’Ischia nel 1998. l’Avvocato Lucio Varriale è ritornato a parlare proprio di quel famoso ’98,dove si è provato a cercare di far chiarezza sui tanti motivi per cui l’Ischia in quell’anno fu radiata per ritrovarsi tutto ad un tratto in seconda categoria,che permise al Palermo di essere ripescato in serie C1. Varriale inoltre non ha escluso un suo possibile ritorno all’interno della società isolana,ma con la condizione che all’interno ci sia qualche imprenditore dell’isola. Al conferenza presentata da Angelo Pompameo, sono intervenuti Carmine Tascone all’epoca Ds, l’ex dirigente Tommaso Mandato e l’avvocato Stefano Pettorino,legale dell’Ischia e di Catello Buono negli anni ’90. Sul finire c’è stato anche un piccolo intervento da parte del collega Giovanni Sasso.

Allievi e Giovanissimi Nazionali, dalla stagione 2016-17 si cambia nome

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I dettagli della riforma

Allievi e Giovanissimi Nazionali si chiameranno Campionato Nazionale Under 17 e Under 15, lo ha deciso il Consiglio Federale della Figc che ha approvato la riforma delle categorie giovanili, che dal 2016-17 prevede due grandi novità: la prima è la nascita del campionato Nazionale Under 16, riservato alle società di Serie A e B, separate dalla Lega Pro. Anche il Campionato Nazionale Under 15 vedrà divise le società di Serie A – B e quelle di Lega Pro in due tornei differenti. Dal 2016 si assegnerà anche la Supercoppa riservata alle due squadre vincenti i titoli italiani under 15.

CLICCA QUI per la riforma completa

Guardia Costiera: 24 giugno, 9 operazioni, 2.100 salvati (VIDEO)

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Sono circa 2.100 i migranti tratti in salvo nella giornata di oggi, nel corso di 9 distinte operazioni di soccorso coordinate dalla Centrale operativa della Guardia costiera a Roma del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. I migranti si trovavano a bordo di 3 barconi e 6 gommoni.

Hanno preso parte ai soccorsi, unità della Marina Militare, di Eunavformed, di Frontex, e delle ONG MSF e MOAS. A termine delle operazioni di soccorso, tutti i migranti sono stati presi a bordo dell’unità Norvegese Siem Pilot, operante sotto il dispositivo Frontex, nonché dell’unità tedesca Frankfurt, operante nel dispositivo Eunavformed.

VIDEO in elaborazione

NOTE sulla Guardia Costiera:

La guardia costiera è un corpo di polizia, talvolta con status e/o funzioni militari – organizzata a livello statale, responsabile di vari servizi.

Generalmente esercita una serie di differenti competenze che possono essere diverse nei vari paesi del mondo.

Attività e competenze

Fra le responsabilità che possono essere affidate ad un servizio di guardacoste, vi è la sorveglianza del rispetto delle norme che regolamentano la navigazione, la manutenzione di boe, fari, e altri ausili alla navigazione, il controllo delle frontiere marittime, sorvegliando le acque territoriali e altri servizi di controllo.

In alcuni paesi, la guardia costiera è parte delle forze armate, in altri è una organizzazione civile o privata. In altri paesi ancora, i compiti di salvataggio in mare sono suddivisi tra più organizzazioni, compresi corpi volontari civili. In questi casi, i mezzi navali possono essere forniti dai volontari, come i Royal National Lifeboat Institution, i velivoli dalle forze armate e la guardia costiera contribuisce con i propri mezzi.

In tempo di guerra, le guardie costiere possono venire incaricate della difesa dei porti, del controspionaggio navale e di perlustrazioni litoranee.

(note da: wikipedia)

BREXIT. Viaggi, sanità e lavoro, cosa cambia per gli europei

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Il terremoto della Brexit innescherà uno tsunami di cui conosceremo la reale portata solo nel giro di un paio di anni. Saranno i negoziati con Bruxelles a decidere cosa cambierà per i britannici e per i cittadini degli altri Paesi dell’Ue una volta che verrà formalizzata  l’uscita di Londra. I due fronti, il ‘Leave’ e il ‘Remain’, hanno prefigurato scenari molto diversi, minimizzando o accentuando le ricadute  per motivi propagandistici. Già ora, però, è possibile ipotizzare alcuni cambiamenti  nella vita di tutti i giorni, dai viaggi al lavoro, dall’assistenza sanitaria alle università

Cosa cambia ai fini pratici con la Brexit per gli italiani e i cittadini degli altri Paesi Ue che vivono in Gran Bretagna o vi si recano per turismo o in cerca di lavoro?

Sul breve periodo nulla, perchè ci vorranno almeno due anni per la formalizzazione dell’uscita del Regno Unito dall’Ue. Poi, però, potrebbe esserci cambiamenti piccoli o grandi sulla base degli accordi che verranno rinegoziati con l’Unione:

PER CHI CI LAVORA – Non è ancora chiaro cosa accadrà: il fronte pro-Brexit ha assicurato che qualsiasi nuovo sistema di immigrazione della Gran Bretagna non toccherà i tre milioni di cittadini Ue non britannici (mezzo milione di italiani soloa Londra) attualmente residenti nel Regno Unito. A quanti ci vivono da almeno cinque anni verrebbe concessa la possibilità di restare a tempo indeterminato nel Paese, preservando i diritti acquisiti. Questo farebbe scattare la reciprocità per i due milioni  di britannici che vivono nel resto dell’Ue, compresi i pensionati residenti in Spagna. Anche nello scenario più roseo, però, non avranno diritto a sussidi di disoccupazione e all’assistenza sanitaria, che dovranno pagare con un’assicurazione, e  per loro diventerebbe quasi impossibile ottenere un mutuo o comprare casa.

Il fronte del Remain aveva messo in guardia che “tutti i cittadini Ue perderebbero il diritto automatico a venire in Gran Bretagna per lavorarci” con probabili restrizioni sotto forma di permessi, visti e altri costi di burocrazia. In particolare chi non raggiunge un reddito annuale di 35mila sterline sarebbe costretto a partire e i settori più colpiti dai licenziamenti potrebbero essere quelli automobilistico e finanziario.

Per molti esperti non ci sono garanzie neppure per i diritti acquisiti (al di là delle promesse del fronte pro-Brexit), in quanto questi diritti non sono menzionati nell’articolo 50 del Trattato dell’Unione europea che regolamenta l’uscita di uno Stato membro.

PER CHI VUOLE ANDARE A LAVORARE – E’ possibile che Londra introduca per i nuovi richiedenti (ma forse anche per gli attuali residenti) un sistema a punti sul modello australiano simile a quelo già in vigore per chi arriva da Paesi al di fuori dello Spazio economico europeo. Si tratta di un sistema che assegna punteggi in base al reddito, alla conoscenza della lingua inglese e ad altri fattori. Una volta ottenuto il visto di lavoro, dopo cinque anni si può richiedere quello permanente. Gli studenti che vorranno andare a studiare in Gran Bretagna, inoltre, troveranno tasse universitarie più alte.

PER I VIAGGIATORI – Al momento si potrà continuare ad andare in Gran Bretagna con una carta d’identità valida per l’espatrio (e beneficiando di una sterlina ai minimi…) ma è molto probabile che, una volta formalizzata l’uscita di Londra dall’Ue, sarà necessario il passaporto per varcare i confini di Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord. Per la Repubblica d’Irlanda, invece, resterà sufficiente avere la carta d’identità. Nel settore aereo ci saranno ripercussioni negative per le low cost con meno voli sulla Gran Bretagna: Ryanair ha già fatto sapere che rischia di non poter più assicurare collegamenti tra Regno Unito e resto d’Europa come compagnia irlandese e Easyjet potrebbe trasferire la sede centrale nell’Europa continentale.

vivicentro.it/cronaca (AGI) Viaggi, sanità e lavoro, cosa cambia per gli europei

BREXIT. Viaggi, sanità e lavoro, cosa cambia per gli inglesi

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Il terremoto della Brexit innescherà uno tsunami di cui conosceremo la reale portata solo nel giro di un paio di anni. Saranno i negoziati con Bruxelles a decidere cosa cambierà per i britannici e per i cittadini degli altri Paesi dell’Ue una volta che verrà formalizzata  l’uscita di Londra. I due fronti, il ‘Leave’ e il ‘Remain’, hanno prefigurato scenari molto diversi, minimizzando o accentuando le ricadute  per motivi propagandistici. Già ora, però, è possibile ipotizzare alcuni cambiamenti  nella vita di tutti i giorni, dai viaggi al lavoro, dall’assistenza sanitaria alle università.

Londra – Tanto che vivano nel Regno Unito o in un Paese europeo, i britannici che hanno deciso di uscire dall’Ue subirnno una serie di conseguenze nella vita quotidiana.

VISTO

L’effetto Brexit piu’ immediato ed evidente dovrebbe essere sentito sulla libera circolazione dei britannici nei Paesi Ue: se finora bastava la carta d’identita’ per muoversi all’interno dello Spazio Schengen, l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue dovrebbe essere accompagnata dalla necessita’ per i cittadini britannici di richiedere un visto per viaggiare in Europa continentale. Allo stato attuale solo 44 dei 219 Paesi richiedono un visto ai cittadini britannici.

VIAGGI

Le vacanze nel Vecchio Continente saranno piu’ care per i britannici: non solo perche’ la caduta della sterlina nei confronti dell’euro ridurra’ inevitabilmente il loro potere d’acquisto, ma anche in virtu’ di accordo comunitari che permettono a qualsiasi compagnia aerea dell’Ue di operare senza limiti di frequenza, capacita’ o prezzo nello spazio aereo europeo. “Il mercato unico ha consentito a Ryanair di promuovere la rivoluzione dei voli a basso costo in Europa”, ha ricordato nei giorni scorsi Michael O’Leary, l’amministratore delegato della compagni aerea a basso costo britannica. Per non parlare degli oneri per i telefoni cellulari, che sono stati finora ammortizzati a livello europeo, o delle norme europee per ottenere rimborsi in caso di ritardi o cancellazione di voli

LAVORO

I sostenitori della Brexit hanno fatto dell’occupazione uno dei cavalli di battaglia della loro campagna; tuttavia e’ probabile che l’uscita del Regno Unito dall’Ue sia accompagnata da delocalizzazione di numerosi posti di lavoro. Per esempio, le grandi banche: Jamie Dimon, amministratore delegato di JPMorgan, ha avvertito all’inizio di giugno che la banca americana, che impiega oltre 16mila persone nel Regno Unito, in sei posti diversi, potrebbe rimuovere tra le 1000 e le 4000 persone, in particolare nelle funzioni di back-office. Morgan Stanley prevede di trasferire 1.000 persone delle 6.000 che ha nel Regno Unito verso l’Ue mentre Goldman Sachs dovrebbe trasferirne almeno 1.600.

La Brexit dara’ numerosi grattacapi anche all’1,3 milioni di espatriati britannici che vivono in altri Paesi europei, per esempio in Spagna (319.000), Irlanda (249.000), Francia (171.000) o Germania (100.000).

PENSIONI

I pensionati dovrebbero vedere disciolte come neve al sole le loro pensioni, a causa del forte deprezzamento della sterlina, che potrebbe notevolmente compromettere anche i loro investimenti immobiliari nel loro Paese di adozione.

COPERTURA SANITARIA

Un altro problema riguardera’ la loro copertura sanitaria: in molti Paesi europei, ricevono assistenza dal sistema sanitario nazionale, i cui costi vengono poi pagati dalla sanita’ pubblica britannica nell’ambito di accordi bilaterali. A rischio anche il destino professionale delle migliaia di funzionari britannici che lavorano per le istituzioni europee, in particolare a Bruxelles.

VERSO NUOVE FRONTIERE?

La Brexit potrebbe avere conseguenze inaspettate anche sulla geografia. La Spagna potrebbe essere tentata di chiudere il confine con Gibilterra, uno sperone di 6 chilometri quadrati dove vivono 33mila britannici. Piu’ a nord, la Brexit potrebbe anche creare un confine tra Irlanda del Nord e Irlanda, rallentando il flusso di migliaia di persone ogni giorno.

vivicentro.it/cronaca  (AGI) BREXIT. Viaggi, sanità e lavoro, cosa cambia per gli inglesi

VIDEO – Voglia di Calciomercato, rivedi la terza puntata!

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Vi siete persi la terza puntata di Voglia di Calciomercato? Niente paura…eccola per voi… I giornalisti Ciro Novellino e Gianluca Apicella continuano la loro nuova avventura per raccontarvi tutto sul calciomercato e su Euro 2016. Tante notizie dalla Premier alla Lega Pro con focus su alcune squadre in particolare. Appuntamento a giovedì prossimo…in diretta!

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A ciascuno il suo: Londra Brexit; Stabia Parkexit

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Castellammare di Stabia esce dalla sosta regolamentata ed entra, ufficialmente, nel mar morto del NI nel quale non esiste bussola che possa dare una rotta.

Non ce l’ha la TMP (la ditta che dovrebbe gestire i parcometri) perché non c’è ancora alcuna ufficialità in merito al contratto che si è aggiudicato.

Non ce l’hanno i 25 ausiliari che non sanno più come, dove e per chi operare

In questo vuoto di formalità da espletare e di ufficialità d’azione, il parcheggio sarà gratuito fino a quanto non sarà completato l’atto di contratto tra la TMP (la società che si è nuovamente aggiudicata l’appalto) ed il Comune di Castellammare.

Una situazione tutta stabiese, insomma dove, per il momento, resta LEGALIZZATA la sosta abusiva ed in una città che di deve già sottostare all’ora legale è una boccata d’ossigeno ed uno sgravio da eccesso di legalità.

Vedremo ora quanto tempo impiegherà la nuova amministrazione Pannullo, appena insediata, a far si che tutto torni alla normalità o almeno a quella che così è definita nell’universo intero; ma non a Castellammare di Stabia.

PALAZZO FARNESE, se ci sei, vedi e senti, da un segno di esistenza in vita.

Stanislao Barretta

Ischia, tutta la verità di Varriale sulla scomparsa del ’98

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Sono passati 18 lunghi anni dal quel famoso ’98 in cui l’Ischia Calcio fu radiata. Un segno che rimarrà indelebile nel cuore ma sopratutto nella testa dei tanti tifosi.  Nella giornata di ieri, all’hotel Regina Isabella di Lacco Ameno, durante il 35^ Meeting Estate Isola d’Ischia di Sport, Moda, Cultura e Spettacolo si è tenuta una conferenza stampa nella quale l’Avvocato Lucio Varriale è ritornato a parlare proprio di quel famoso ’98,dove si è provato a cercare di far chiarezza sui tanti motivi per cui l’Ischia in quell’anno fu radiata per ritrovarsi tutto ad un tratto in seconda categoria. Le ipotesi prese in considerazioni, in quel periodo furono tante, come quella della fidejussione falsa. Dopo tanti anni da quel fatidico giorno, rimane sempre in piedi la pista che il così detto “Palazzo” ai piani alti, avevo deciso che il Palermo nonostante ero retrocesso in C2 doveva prendere il posto della squadra gialloblù in C1. Cosa strana a distanza di quasi vent’anni, si ritorna a parlare di questa ferita dove, i tifosi non l’anno mai cicatrizzata, proprio quando i gialloblù sono ritornati nell’inferno della Serie D, dopo aver perso i play-out. La conferenza si è aperta con un discorso introduttivo da parte del collega Angelo Pompameo a cui poi ha passato la parola all’Avv. Varriale. ” Non sono di Ischia ma amo quest’isola. Entrai in società su richiesta di Catello Buono all’epoca, che mi chiamò per dare una mano. Grazie al mio intervento sul fronte economico l’Ischia riuscì a salvarsi. La squadra infatti nei primi mesi non andava nel verso giusto.  Dissi che volevo cambiare dei calciatori, e rifare la squadra tutta dall’inizio. Col passare del tempo,dimostrai che di calcio ne masticavo. Dalle mie tasche sborsai 1 miliardo delle vecchie lire comprando giocatori importanti”. Varriale poi si è soffermato sul lato scuro del calcio, che già in quegli anni era fatto di combine. ” Sospettai che c’era qualcosa di sporco nel calcio in generale, e anche all’interno dell’Ischia. Arrivai così a perdere la fiducia e avevo preso la decisione di abbandonare tutto, dopo aver investito tanti soldi. Avevo preso una decisione, quella di restare soltanto se l’isola avrebbe contribuito ad investire una parte di soldi. Nessuno mise niente. Si era creato il problema così della fidejussione per potersi iscrivere. La cosa stana è che dopo aver salvato la società,la fidejussione non risultò buona. Ricordo però che tante società come il Napoli,Parma e Lazio utilizzarono le stesse modalità. Allora perchè solo quella dell’Ischia fu respinta? Un amico durante quel periodo,mi propose 1 miliardo di lire per salvare l’Ischia l’ultimo giorno. Io ero convinto quindi di aver portato a termine il lavoro,salvando così l’Ischia. Ma invece mi dissero di lasciar perdere, perchè avevano già deciso a favore del Palermo. In quegli anni ho vinto anche abbastanza:quattro coppe europee con la pallanuoto, poi basket e pallavolo. Però,purtroppo avevo usato sfidare la mafia finanziaria,fino ad arrivare quindi ad essere massacrato del tutto”. Il collega Angelo Pompameo però prima di passare la parola all’Avv Pettorino, ha stuzzicato Varriale con una domanda,proponendogli se sarebbe pronto a ritornare all’Ischia. Varriale di certo non ha chiuso le porte però ad una condizione che già in passato non è mai stata fatta ad eccezione di qualcuno. ” Se l’imprenditoria di Ischia si prendesse le sue responsabilità, ma non uno ma cento Varriale sarebbero pronti ad entrare in società”.

Un altro intervento durante la conferenza stampa è stato quello dell’Avvocato Stefano Pettorino, legale dell’Ischia e avvocato di Catello Buono. ” Mi sono interessato all’Ischia quando Catello Buono era presidente. Questa società dopo due o tre anni di gestione,ogni anno si ritrova ad affrontare il solito problema, i soldi per poter disputare un altro campionato. Nel ’96 non avevamo i soldi per l’iscrizione ad un certo punto. L’avvocato Varriale dette la sua disponibilità per la sponsorizzazione. Si inizio dunque un programma ridotto, perchè Catello Buono aveva già messo tutte le sue disponibilità economiche per l’Ischia. Quando arrivò ad un punto che non ebbe più la forza economica di proseguire, contatto così Lucio Varriale, che intervenne prima come sponsor e poi entrò in società,dopo sette sconfitte consecutive della squadra,decise di intervenire andando così a rinforzare la squadra. Mi fece chiamare Tommaso Mandato, chiedendomi di fare una squadra nuova per vincere il campionato e di utilizzare i soldi soltanto per l’Ischia. Così Mandato insieme a Tascone allestirono la squadra prendendo giocatori nuovi. Gli stipendi venivano pagati, le vittorie venivano remunerate con degli assegni da parte di Varriale. Si andò quindi a fare una giusta programmazione,che ci consentì di fare un campionato importante, che per colpa del cosi detto “Palazzo” non ci fece arrivare ai play-off per solo due punti. Dopo appena un punto conquistato in otto partite, facemmo una cavalcata di risultati importanti. L’anno successivo ci ritrovammo così con lo stesso problema. L’Avvocato Varriale, era sfiduciato per come era stato trattato dal sistema. Abbiamo avuto una grande difficoltà,perchè il penultimo giorno prima della scadenza, la banca non ci concesse il pagamento per motivi di disponibilità. Arrivammo alla fine del campionato successivo con delle difficoltà per l’iscrizione. Il problema era sempre quello, la fidejussione che costava 1,2 miliardi. A un certo punto ci viene indicato dalla Covisoc un funzionario della banca e mi parlarono di un noleggio di fidejussione, uno strumento finanziario che esisteva. Firmammo così un contratto, e per fortuna che ci sono le carte presenti. Occorrevano però i 200 milioni per onorare il noleggio della fidejussione,l’avvocato Varriale riuscì a mettere insieme questa cifra. Depositammo così gli atti alla Covisoc, mi resi conto che c’era un segretario che aveva fatto da regista a questa vicenda. Ci fece i complimenti,ci disse che ce l’avevamo fatta anche quell’anno ad iscriverci. L’Ischia in quell’epoca,è stata vittima del sistema. E’ tutto certificato dalle inchieste da parte della magistratura. In quell’anno in Lega Pro, compreso il Palermo che era stato ripescato, tutte le squadre avevano la nostra stessa fidejussione. Poi uscirono fuori delle mazzette pagate dei dirigenti del Palermo alla Covisoc, e questo non lo dico io ma le inchieste. Gli ischitani non hanno mai dato un contributo alle vicende dell’Ischia,l’unico che ha effettivamente pagato è stato Catello Buono. Da quel giorno ho fatto un voto, di non andare più al campo e di non seguire più l’Ischia. Ho visto morire un mio figlio. E questa società è fallita,per colpa del comune di Ischia. Tutto questo che ho appena raccontato, e tutto scritto nelle carte che ho ancora conservate da buon legale. L’Avvocato Lucio Varriale ha messo nell’Ischia 2 miliardi”.  La parola poi è passata anche all’Avv. Mandato e Carmine Tascone. A chiudere la conferenza stampa è stato l’intervento del nostra collega giornalista Giovanni Sasso, dove quest’anno ha svolto il ruolo di addetto stampa e qualche volta di team manager anche per l’Ischia Calcio. Sasso ha ricostruito un pò la vicenda della retrocessione di quest’anno in serie D, toccando diversi punti per poi concludere con una domanda,proprio sul fallimento del ’98. Il proiettile partì da Palermo, ma chi caricò la pistola? Un proiettile che anche a 500 metri di distanza poteva colpire chiunque..dopo 18 anni resta ancora un mistero irrisolto.

Simone Vicidomini

 

Brexit o PremierLeague Exit? Come cambia il calcio in UK

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LONDRA. Dopo la vittoria del “leave”, in Inghilterra si domandando, tra le tante, anche quale sarà il futuro del calcio nella terra della Regina. Il referendum che ha decretato l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa, non è stato accolto con entusiasmo dai club di Premier League, che s’erano schierati con convinzione per il “remain”. Gli appelli dei portavoce del football in UK, come ad esempio David Beckham, non sono stati ascoltati dal popolo anglosassone, che adesso si trova in una sorta di limbo sociale, con un piedi fuori all’UE ed uno forzatamente dentro. Cosa cambierà, se cambierà? Ci sarà una rivoluzione lenta, progressiva; ci vorranno anni, il tutto sarà definito non prima del 2019.

CONSEGUENZA tangibile è la svalutazione della sterlina, mai così in basso negli ultimi 31 anni, rispetto all’euro e al dollaro. Gli inglesi, quest’oggi, si sono svegliati un po’ più poveri, di un 10% circa: sarà, di conseguenza, anche più difficile per i club inglesi acquistare in Europa per l’inevitabile aumento dei costi. Un aumento, questo, che varrebbe solamente per le squadre del Regno Unito. Basti pensare a Zlatan Ibrahimovic: il Manchester United, un mese fa, gli aveva promesso un ingaggio da 15 milioni di euro annui, ma adesso non basterà. Ad oggi, in parità di cambio, il suo ingaggio salirebbe fino ai 18 milioni. Rispetto all’anno scorso, i club inglesi hanno perso quasi il 20% di potere economico.  D’altro canto, sarà più facile per i club europei acquistare dall’Inghilterra: ne approfitteranno allora il Real Madrid, il Barcellona, il PSG, il Bayern Monaco, ma anche la stessa Juventus, che può vantare di un fatturato di tutto rispetto.

PREMETTENDO che i club inglesi continueranno a giocare le competizioni europee, il risultato del Brexit influenzerà molto il mercato dei top club e non solo: da Cr7 a Payet, passando per De Gea, i non britannici sarebbero da considerare extracomunitari. Al momento, circa il 65% dei giocatori in Premier arriva fuori dal Regno Unito. E’, ad oggi,  possibile che i giocatori stranieri militino in Inghilterra per le leggi sulla libera circolazioni dei lavoratori, presenti esclusivamente nei territori dell’Unione Europea. Ma adesso che il Regno Unito è fuori dall’UE cosa succederà?

  •  Caso migliore: la Premier rinnoverà con l’Unione Europa gli accordi per la libera circolazione dei lavoratori. In questo modo non cambierà nulla e i calciatori stranieri potranno continuare a giocare in Gran Bretagna senza alcun tipo di vincolo.
  • Caso peggiore: Gli accordi con l’UE non saranno rinnovati e i calciatori stranieri si ritroveranno extracomunitari. In questo modo, per ingaggiare un giocatore e ottenere il permesso di lavoro si dovranno rispettare quelle norme che, ad oggi, consentono ad un club di acquistare un extracomunitario.

Per giocare in Premier, un calciatore dovrà aver disputato un determinato numero di partite con la propria nazionale negli ultimi due anni. Le percentuali, che sono legate al ranking Fifa, vanno dal 30%, se si tratta di una nazionale tra il primo e il decimo posto nel ranking, al 75% se la propria nazionale è tra la  31esima e il 50esima posizione. L’Italia, attualmente, è dodicesima e quindi, affinché un italiano possa giocare nel Regno Unito, dovrà avere almeno il 45% di presenze con la maglia azzurra.

Considerando questa possibilità, su 161 giocatori che militano in Premier, solo in 50 otterrebbero il permesso di lavoro. 111 esclusi, quindi, che potrebbero accasarsi altrove. Sarà la Fa, adesso, a valutare la miglior strategia: se accordarsi con l’UE oppure redigere una nuova regolamentazione che permetterebbe a questi tesserati di continuare a svolgere la propria professione. Tra 111 esclusi- secondo l’analisi effettuata da Premium Sport- anche nomi che farebbero impazzire il mercato:

CHELSEA: Zouma, Azpilicueta
ARSENAL: Bellerin, Coquelin
MANCHESTER UNITED: De Gea, Mata, Scheiderlin, Martial
MANCHESTER CITY: Mangala, Navas, Nasri
LIVERPOOL: Mignolet
LEICESTER: Kanté
WEST HAM: Payet 

Quello che spaventa, e molto, i club inglesi è, ad ogni modo, l’articolo 19 della Fifa secondo cui i trasferimenti internazionale per giocatori under 18 sono proibiti. Tale norma, tuttavia, non è applicata in Europa, dove è possibile che i ragazzi tra i 16 e i 18 anni possano trasferirsi da uno stato all’altro. Con l’uscita dall’EU, quindi, il club di Premier si vedrebbero impossibilitati di acquistare le stelle del futuro. Se così fosse stato, un Pogba non sarebbe mai arrivato al Manchester, o un Fabregas mai all’Arsenal.

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