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Castellammare di Stabia
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Un ex allenatore della Juve Stabia firma per il Catania

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Catania – Rigoli: tutto fatto.

Il Catania ha ufficializzato la scelta della sua nuova guida tecnica che, come lo scorso anno, ricade su un allenatore passato per Castellammare.

La società etnea ha infatti comunicato che l’allenatore per la prossima stagione sarà Pino Rigoli. L’allenatore che nella scorsa stagione ha guidato l’Akragas ha firmato con la società rossazzurra un contratto biennale.

A tratti paradossale la vicenda di Rigoli che, stando ad alcune voci, proprio l’Akragas era convinta di poter trattenere anche nella prossima stagione. Evidentemente le ambizioni del Catania hanno convinto il tecnico siciliano a cogliere la grande occasione ed a firmare per i rossazzurri.

Ancora una volta, quindi, il Catania punta su un ex allenatore della Juve Stabia. Se lo scorso anno, infatti, i siciliani avevano scelto Pancaro per guidare la squadra, stavolta si sono orientati su Rigoli, anch’egli con un passato in gialloblù.

Ricordiamo infatti che Rigoli ha guidato le Vespe, seppur per poco più di un mese, nel 2007, prima di essere scalzato da Eziolino Capuano, idolo della tifoseria stabiese.

Raffaele Izzo

Juve Stabia, un ex sarà il nuovo tronista di Uomini e Donne?

Ecco di chi si tratta

Dopo Sossio Aruta, nativo di Castellammare di Stabia, anche se non ha mai giocato con la maglia della Juve Stabia, a settembre potremmo ritrovarci in tv, su Canale 5, nel famoso format di Maria De Filippi, Uomini e Donne, sul trono classico, un ex calciatore delle Vespe. Si tratta di Valerio Esposito, napoletano, ex calciatore del settore giovanile del Sorrento e della Juve Stabia, 23 anni, studente di Fisioterapia e modello. In questo momento è single e potrebbe essere vicino all”ambito’ trono.

Euro 2016 Ottavi di Finale, si parte. Oggi Gara 1 – 3 – 2

Oggi, sabato 25 giugno, si giocano i primi incontri degli ottavi di finale Euro 2016. Questo il cartellone di oggi: squadre, campo, orari e Gara di riferimento per stilare poi gli incontri nei quarti:

  • Gara 1: Svizzera vs Polonia (ore 15.00, Stade Guichard, St-Etienne) Ai rigori: 5-6 (1-1) (4-5)
    Gara 3: Galles vs Irlanda del Nord (18.00, Parc des princes, Parigi) 1-0
    Gara 2: Croazia vs Portogallo (ore 21.00, Stade Bollaert-Delelis, Lens) 0-1

 Chi vince accede ai quarti di finale.

Si inizia con lo Stade Guichard di St. Etienne, alle ore 15:00, dove andrà in scena il primo ottavo di finale di Euro 2016 che vedrà fronteggiarsi la Svizzera di Petkovic contro la Polonia di Nawalka.

Euro 2016 Ottavi di finale Svizzera vs PoloniaSvizzera e Polonia sono due delle possibili mine vaganti che potrebbero dare fastidio alle big. Questa sera, però, si affrontano in una sfida ad eliminazione diretta e quindi una delle mine sarà disattivata.

Una chiave di lettura della partita potrebbe essere “gioventù contro esperienza”, una sfida tra due nazionali che hanno fame di gloria e voglia di stupire avendo la possibilità di poter contare l’una sul neo acquisto dello Schalke Embolo e l’altra, il top player del Bayern Monaco, Lewandowski.

PROBABILI FORMAZIONI

Svizzera(4-2-3-1): Sommer; Lichtsteiner, Rodriguez, Djourou, Schar; Dzemaili, Behrami; Mehmedi, Xhaka, Shaqiri; Embolo. All.Petkovic

Polonia (4-4-2): Fabiansky, Piszcek, Glik, Pazdan, Jedrzeejczyk; Blaszczykowski, Krychowiak, Jodloviek, Zielinski; Lewandowski, Milik. All.Nawalka

PRECEDENTI FRA SVIZZERA E POLONIA AGLI EUROPEI

  • 2 incontri disputati
  • 0 vittorie Svizzera
  • 0 pareggi
  • 2 vittorie Polonia
  • 0 gol fatti Svizzera
  • 4 gol fatti Polonia

Aggiornamento: FINITA AI RIGORI: 5-6 (1-1) (4-5) ; passa la POLONIA


A seguire, al Parco dei principi di Parigi, alle ore 18:00, avrà luogo la seconda sfida del giorno che vedrà il Galles contro l’ Irlanda del nord.

Euro 2016 Ottavi di finale Galles vs IrlandaIl Galles vuole continuare a festeggiare dopo essere finito sopra l’Inghilterra al primo posto nel gruppo C e lo vuole fare con una convincente vittoria ai danni di una Irlanda del nord che, per il rotto della cuffia, è riuscita a qualificarsi alla fase ad eliminazione diretta. Una squadra ricca di stelle il Galles come Ramsey e, soprattutto Bale, proverà a sorprendere l’agguerrita compagine nord irlandese guidata dal CT O’Neill.

PROBABILI FORMAZIONI

GALLES (3-5-2): Hennessey; Gunter, A. Williams, Davies; Taylor, Allen, Ramsey, Ledley, Chester; Bale, Vokes. All. Coleman

IRLANDA DEL NORD (4-3-3): McGovern; Hughes, Cathcart, McAuley, J.Evans; C. Evans, Davis, Norwood; Ward, Dallas, Washington. All. O’Neill

PRECEDENTI FRA GALLES E IRLANDA DEL NORD AGLI EUROPEI

  • 2 incontri disputati
  • 1 vittoria Galles
  • 1 pareggio
  • 0 vittorie Irlanda del Nord
  • 2 gol fatti Galles
  • 0 gol fatti Irlanda del Nord

Aggiornamento: FINITA; 1-0 Passa il GALLES


Croazia-Portogallo sarà la partita che chiuderà, alle ore 21.00 (Stade Bollaert-Delelis, Lens), la prima giornata degli ottavi di finale degli Europei di calcio 2016.

Euro 2016 Ottavi di finale Croazia vs PortogalloCroazia vs Portogallo è uno degli ottavi di finale più interessante di questa fase di Euro 2016 visto che si vedrà in campo Modric contro Cristiano Ronaldo, compagni di squadra al Real Madrid e avversari questa sera. Un duo in grado di suscitare grande attesa non solo tra i tifosi delle due compagini ma anche tra i “tifosi del calcio” in genere.

PROBABILI FORMAZIONI

CROAZIA (4-2-3-1): Subasic; Vrsaljko, Corluka, Jevdaj, Srna; Modric, Badelj; Pjaca, Rakitic, Perisic, Mandzukic.  All. Cacic

Portogallo (4-4-2): Rui Patricio, Vieirinha , Pepe, Ricardo, Eliseu; William, João Moutinho, André Gomes, Quaresma; Nani, Ronaldo. All. Santos

PRECEDENTI FRA CROAZIA E PORTOGALLO AGLI EUROPEI

  • 1 incontro disputato
  • 0 vittorie Croazia
  • 0 pareggi
  • 1 vittoria Portogallo
  • 0 gol fatti Croazia
  • 3 gol fatti Portogallo

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Cala il gelo sull’affare Immobile: ecco perchè…

Il calciomercato del Napoli

De Laurentiis ai microfoni della radio ufficiale ha ribadito: “Ma non va bene nel gioco di Sarri e sono stato frainteso in Spagna. Pensavo a uno scherzo allora ho detto: lo prendo solo gratis…. Poi noi abbiamo Gabbiadini che può fare potenzialmente 30 gol in serie A”. Sull’affare Immobile è calato il gelo. D’Altronde i manager che curano l’attaccante di Torre Annunziata sono gli stessi di quel Gianluca Lapadula che ha firmato con il Milan per cinque anni e il patron azzurro non ha nessuna volgia di parlare con loro.

De Laurentiis cerca valide alternative ai titolari

Lo riporta La Gazzetta dello Sport

De Laurentiis vorrebbe maggiori rotazioni da parte di Sarri e per questo è impegnato ad acquistare una serie di alternative di valore ai titolari: “Il mercato non è facile, sto lavorando per fare un bellissimo campionato ma è dura migliorare questa squadra. Comunque, la nostra priorità non è l’attacco visto che lì abbiamo Gabbiadini che può fare 30 gol a stagione”. Non ci sarà spazio per Immobile: “C’è stato un fraintendimento da parte dei media spagnoli, io ho detto scherzando che mi interessava se veniva gratis (o in prestito, ndr). Immobile andrebbe bene in un altro modulo e con Verratti e Insigne come a Pescara. Se lo volevo davvero, lo chiedevo a Moggi che gestisce pure Lapadula”. Il sogno è Milik dell’Ajax, l’alternativa Pavoletti del Genoa.

De Laurentiis vola a Los Angeles…ci sarà anche Higuain!

I dettagli

Come riferisce La Repubblica, Aurelio De Laurentiis a breve volerà a Los Angeles per impegni cinematografici, ma non solo, in quanto troverà Gonzalo Higuain ad attenderlo negli Stati Uniti. De Laurentiis ha più volte ribadito la volontà di prolungare l’accordo contrattuale con il Pipita. La missione ha un unico obiettivo: prolungare il matrimonio e sottoscrivere un nuovo accordo fino al 2020 sulla base di 7 milioni netti all’anno.

Callejon rinnova per 3 anni, maxi operazione con il Pescara

I dettagli

La Gazzetta dello Sport scrive sul mercato in entrata del Napoli: “Il Napoli intende trattenere Albiol almeno fino alla scadenza del contratto, ha saputo dell’interesse del Sassuolo per Chiriches e ha chiesto ai neroverdi di inserire Duncan in un’eventuale trattativa che potrebbe riguardare anche Zapata, vecchio pallino di Di Francesco. È quasi fatta per il rinnovo di Callejon per altri tre anni, vicino al prolungamento pure Hysaj. Caprari potrebbe essere acquistato e lasciato in prestito al Pescara dal quale arriveranno i giovani Del Sole e Forte per la Primavera azzurra”.

Dal Portogallo – Mercoledì il Porto darà una risposta al Napoli

Ecco cosa è accaduto

Entro mercoledì il Porto dovrebbe dare una risposta definitiva al Napoli e al suo presidente Aurelio De Laurentiis per la cessione del centrocampista messicano Hector Herrera: l’ultima offerta, come riferiscono i giornalisti di Record, è di 21 milioni di euro tra parte fissa e bonus individuali e collettivi. L’incasso sarebbe in teoria doppio rispetto all’investimento fatto dal Porto nel 2013 per acquistarlo dal Pachuca.

“Venite anche voi a giocare nel Napoli, non ve ne pentirete”, De Laurentiis sprona…

I dettagli de La Repubblica

Cambiano le lingue, ma l’accattivante slogan è sempre lo stesso: come per le migliori guide turistiche. «Venite anche voi a giocare nel Napoli, non ve ne pentirete». È un ritornello che sta andando molto di moda nei ritiri delle varie nazionali, durante gli Europei in Francia. Tutto merito dei calciatori azzurri, impegnati come “dirigenti ombra” in una attivissima campagna di proselitismo nelle rispettive squadre: in supporto di De Laurentiis sul mercato. Dries Mertens è il più intraprendente di tutti: a caccia di potenziali rinforzi per il Napoli nel suo Belgio. Dietro le trattative per il difensore Meunier e soprattutto per il centrocampista Witsel, corteggiati con insistenza dal club azzurro, c’è infatti il lavoro di preparazione oscuro del folletto belga: garante anche per la conferma di Higuain. «Sono certo che Gonzalo rinnoverà il suo contratto. Abbiamo deciso di restare tutti insieme almeno per un altro anno, per provare a vincere lo scudetto». Ma servirà una squadra più forte e il mercato è difficile. Per questo si sta improvvisando dirigente pure Marek Hamsik, sponsor del centrocampista, amico e connazionale Duda, di cui si dice un gran bene. «Può fare al caso nostro». Lorenzo Insigne sta cercando invece di sponsorizzare (senza molto successo) il suo compagno di camera nella Nazionale italiana, Ciro Immobile. Tre ds improvvisati, al servizio di De Laurentiis anche fuori dal campo. Tutto fa brodo.

Ischia, l’Avv Di Meglio lancia l’ultimatum all’isola

Avv. Emanuele Di Meglio
Avv. Emanuele Di Meglio

L’estate in casa Ischia è arrivata. A distanza di oltre un mese dopo la retrocessione in serie D,la società si è smantellata del tutto,perdendo soci come Rapullino, Manna e Colantonio responsabile del settore giovanile. L’unico a rimanere dopo una stagione completamente fallimentare capeggiata dalla retrocessione è l’amministratore unico Di Bello. In quanto lui responsabile della società gialloblù,tramite lo studio di Senese ha dato mandato sull’isola all’Avv. Di Meglio per ricercare nuove forze economiche per gettare le basi di un progetto con la speranza che possa avere un seguito. Qualche incontro c’è stato per il futuro dell’Ischia,ma parliamo sempre di forze nuove che arrivano soltanto dalla terraferma. Nella giornata di ieri così l’Avv. Di Meglio, ha diramato un altro comunicato ufficiale, riportando lo stesso testo di quello diffuso qualche giorno fa. “Lo scrivente in qualità di rappresentante della Ischia Isolaverde srl, comunica  che nella giornata odierna ha avuto un incontro con altro gruppo imprenditoriale napoletano interessato a rilevare completamente la compagine societaria, per procedere alla domanda di ripescaggio in Lega Pro”. Questa solo la prima parte del comunicato,con delle condizioni da rispettare. L’Avv. Di Meglio infatti lancia l’ultimatum,all’isola per cercare nuove risorse economiche. “Atteso che, le trattative in essere richiedono tutte l’interessamento da parte dell’isola d’Ischia in termini economici, consistenti nella quota di iscrizione al campionato di Lega Pro, la società chiede di avere un riscontro ufficiale entro la data del 2 luglio 2016, data cadenzata dalle impellenti scadenze federali. Si ribadisce che, la attuale società a parità di condizioni di rilievo delle quote sociali privilegerà quella formalizzata da imprenditori con residenza o ubicazione della loro attività principale sull’isola di Ischia”. Certamente qualcosa in pentola bolle,ma bisognerà vedere se queste trattative veramente ci sono state,e se andranno in porto o serve solo a stuzzicare l’isola per cercare di trovare entro il termine indicato sopra nuovi soci. Una cosa è certa e che i gruppi imprenditoriali che si sono fatti avanti,qualora dall’isola non ci fosse alcun tipo di contribuito economico, non è da escludere che il titolo posso essere trasferito in terraferma. Sono giorni di fuoco, e il futuro dell’Ischia resta appeso ad un filo.

Euro2016 – i Top e i Flop della prima fase secondo ViViCentro

Top

Iniesta: passano gli anni, le competizioni internazionali, i compagni di squadra ma la classe dell’Illusionista resta sempre il valore più bello della Spagna, quasi come se il tempo e gli anni che passano non riuscissero ad intaccarla. Iniesta è il perfetto direttore dell’orchestra spagnola, che fa sempre la cosa giusta al momento giusto; mentre il numero 6 ha la palla tra i piedi i compagni si muovono già sapendo di ritrovarsi a breve il pallone sui piedi. Il migliore in campo in tutte e tre le partita della squadra di Del Bosque nonché pericolo numero 1 a cui Conte dovrà guardare lunedì alle 18:00.

Bale: il gallese ha trascinato la sua nazionale agli ottavi da capocannoniere, andando in rete in tutti e tre i match giocati (unico calciatore a riuscirci) e guadagnandosi il titolo di momentaneo capocannoniere insieme a Morata. Lontano dalla personalità di Cristiano Ronaldo, dilagante in campo e fuori e che al Real Madrid ne limita la libertà tattica, Bale è l’autentico condottiero che guida un’intera nazione verso un grandissimo sogno. Giocatore a tutto campo, con le doti atletiche di un terzino, la classe di un regista e la freddezza sotto porta di una punta.

Payet: tutti si aspettavano che fosse Pogba a guidare la Francia, invece è Dimitri Payet a recitare il ruolo di faro dei padroni di casa. Il regista del West Ham ha praticamente qualificato da solo i transalpini agli ottavi di finale, con due prestazioni super nelle prime due partite del girone. All’esordio contro la Romania Payet ha regalato l’assist del vantaggio a Giroud per poi assicurare la vittoria ai francesi con una saetta da fuori area a tempo quasi scaduto. Stesso finale nel match contro l’Albania, chiuso oltre il 90esimo ancora da una rete magnifica del centrocampista. La favola di Payet, che da ragazzo ha lavorato come commesso in un negozio di abbigliamento quando la sua carriera sembrava non decollare, sta prendendo forma e su di lui già sono vigili il Chelsea di Antonio Conte ed il Real Madrid di Zizou Zidane.

Flop

Ibrahimovic: alla vigilia della competizione la Svezia sembrava la nazionale che potesse mettere in difficoltà Belgio e Italia, mettendo in discussione la qualificazione degli Azzurri. Gli svedesi hanno però deluso e, più di tutti, ha deluso il gigante di Malmoe. Zlatan puntava molto su questi Europei, ultima uscita con la maglia della nazionale svedese, lasciata ufficialmente dopo la partita contro il Belgio. In tre partite Ibra ha fatto troppo poco, avendo solo procurato con un cross l’autogol dell’Irlanda nel match contro i verdi; per il resto Zlatan ha quasi sempre trotterellato per il campo, sia contro l’Italia che contro il Belgio, dimostrando forse di essere con la testa già al Manchester United di Mourinho. Chiude la sua carriera in nazionale con 62 gol in 116 presenze.

Muller: il fantasista tedesco è l’emblema della Germania poco brillante e deludente della prima fase. Pur essendosi qualificata da prima nel suo girone, i tedeschi non hanno mai impressionato, sembrando anzi in debito di ossigeno e con poche idee. Muller, da sempre leader tra i tedeschi, non ha messo in campo la solita “cattiveria”, così come deludenti sono stati i vari Gotze, Draxler e Ozil. Muller in campo è sempre apparso voglioso di fare bene, ed ha giocato partite generose ma del tutto prive degli spunti che lo hanno fatto diventare forse l’uomo più importante del Bayern di Guardiola.

Pogba: il più atteso prima di Euro2016. I francesi si affidavano alla vigilia a lui così come nel 1984 si erano affidati a Platini e nel 1998/2000 a Zidane. Pogba ha forse sentito troppo la pressione su di sé, risultando prevedibile e lento nelle giocate. Brutto l’esordio contro la Romania, che poi ha spinto Deschamps a relegarlo in panchina nel match contro l’Albania. Buona invece, seppur a sprazzi, la prestazione del gioiello juventino contro la Svizzera, a qualificazione già ottenuta. Troppo pochi, però, solo 30 minuti da campione per un calciatore considerato il fuoriclasse assoluto del continente. Adesso spetterà al C.T. francese la difficile scelta circa il minutaggio da riservare a Pogba negli ottavi di finale.

Raffaele Izzo

Dalla Spagna: “Valencia-Albiol, ADL dà il suo ok! Si tratta lo scambio con Mustafi”

Abbiamo parlato dell’intenzione di Raul Albiol di lasciare Napoli, destinazione Valencia. Dalla Spagna confermano questa indiscrezione, ma aggiungono che De Laurentiis avrebbe accettato la volontà del difensore di lasciare il club. Il presidente avrebbe provato a trattenere il ragazzo, offrendogli un rinnovo da 2,3 milioni di euro all’anno, ma l’agente Quilon è stato chiaro: Albiol vuole tornare a casa, a Valencia, per una scelta di vita, più che economica, dato che in Spagna andrebbe a guadagnare di meno. ADL per questa ragione si sarebbe convinto: col Valencia se ne può parlare. Il club azzurro avrebbe chiesto agli spagnoli di inserire nella trattativa il difensore tedesco Mustafi. Il ragazzo, tuttavia, non sarebbe convinto di trasferirsi al Napoli, sebbene consideri la squadra allenata da Sarri di grande fascino. Si aspetterà la fine degli Europei, quando il futuro di Mustafi sarà più chiaro. Su di lui, ci sarebbe anche la Juventus. Dicevamo Albiol: al difensore sarebbe stato offerto un triennale, anche se lui preferirebbe un anno in più.

Comunità Europea – Modello … Unico (Mauro Lo Piano)

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Sono passate solo poche ore dal voto che ha portato l’Inghilterra fuori dalla Comunità Europea, i rischi, i timori, le incertezze di altre Nazioni, fanno capire che bisogna trovare soluzioni durature, non tamponi, perche’ a questa defiance non se ne accodino delle altre.
Viene spontaneo chiedersi se tutto questo sfacelo poteva essere evitato, se la politica attuata dalla Comunita’ sia stata al passo con i tempi. I segnali di un profondo cambiamento in questi ultimi anni erano stati forti e chiari, diverse Nazioni avevano puntato il dito contro una politica comunitaria che ritenevano sbagliata e obsoleta.
Forse si e’ cercato sempre un “Modello Unico” che andasse bene per tutti gli Stati Europei, ma questo non poteva essere condiviso nei vari Stati membri dell’Unione, per una serie infinita di dissimilitudini e di diversita’ geopolitiche.
Una politica intransigente e di rigore ha fatto il resto, gia’ la Grecia era stata tirata per i capelli, ma le condizioni dettate perche’ rimanesse nell’Unione erano  sono ancora troppo gravose per il Popolo Ellenico. Se si vuole che un popolo respiri, bisogna dare piu’ ossigeno, una quantita’ minore lo terra’ sempre in uno stato confusionale.
Venerdi’ 24 e’ stato un giorno da dimenticare per l’intero mercato finanziario mondiale, sono stati bruciati piu’ di 600 miliardi di euro solo in Europa, migliaia nel Mondo. Tutte le borse hanno issato la bandiera nera;  La ‘City Londinese’, contrariamente ad ogni previsione ha lasciato sul campo solo il 3%. I mercati azionari spesso non hanno logica, possono essere manovrati da registi misteriosi quanto occulti che ne condizionano l’andamento.
I Paesi dell’Unione sono in fibrillazione, meeting, riunioni, tavole rotonde saranno all’ordine del giorno, speriamo che riescano a trovare soluzioni per il futuro dell’Europa, prima che un nuovo Big Ben si abbatta su essa.

Valdifiori alla Samp, frenata: stallo Napoli-Kums

Si è raffreddata la pista che porta Mirlo Valdifiori alla Sampdoria. Secondo quanto riporta Gianluca Di Marzio, ci sarebbe stato uno stop nella trattativa. Ne consegue anche che gli azzurri non possono chiudere definitivamente per Kums, centrocampista del club Brugge, e sostituto dell’ex Empoli.

Il ritorno degli egoismi nazionali

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L’uscita della Gran Bretagna dall’Ue minaccia di far rinascere l’Europa degli egoismi nazionali che i padri fondatori si lasciarono alle spalle nel 1957 firmando i Trattati di Roma per dare vita a quella che è stata la «casa comune» delle ultime quattro generazioni di cittadini. Il leader indipendentista britannico Nigel Farage vede nella vittoria referendaria il primo passo verso l’«addio a inno, bandiera e istituzioni europee» grazie al «ritorno degli Stati nazionali» perché si tratta di una prospettiva che appare improvvisamente realistica grazie al domino innescato da Brexit: la Scozia e l’Irlanda del Nord parlano di un proprio referendum per staccarsi dalla Gran Bretagna, i partiti di Geert Wilders e Marine Le Pen si propongono di spingere Olanda e Francia fuori dall’Unione, in Polonia e Ungheria i leader nazionali prendono marcate distanze da Bruxelles, in Grecia tengono banco sentimenti anti-tedeschi come in Germania anti-ellenici, in Italia i leghisti vogliono raccogliere le firme contro l’Europa e i 5 Stelle sull’euro, e nei Balcani il ritorno delle frontiere per ostacolare i migranti ha trasformato in carta straccia gli accordi di Schengen sulla libera circolazione degli individui, al punto da far tornare separazioni e posti di controllo fino al valico del Brennero ovvero uno dei confini ereditati dalla Prima Guerra Mondiale.

Se l’Europa del XXI secolo diventa il palcoscenico del ritorno dei nazionalismi eredi delle devastazioni causate nell’Ottocento e nel Novecento è perché i leader che si trovano a guidarla non riescono a dare risposte concrete alle tre maggiori cause di scontento che albergano in settori sempre più ampi della popolazione. Anzitutto l’impoverimento del ceto medio che ha visto negli ultimi quindici anni il proprio potere di acquisto drasticamente abbattuto anche lì dove il pil cresceva, arricchendo fasce sociali sempre più ristrette. L’assenza di una ricetta economica capace di estendere ai ceti medi i benefici della globalizzazione è lampante così come la mancanza di una discussione strategica europea su come generarla. Altrettanto visibili sono le carenze di politiche comuni per gestire il flusso di migranti in arrivo da Asia ed Africa come per difendere la sicurezza collettiva dal pericolo del terrorismo jihadista proveniente da Medio Oriente e Maghreb.

Assediati dal timore di diventare sempre più poveri ed insicuri un crescente numero di cittadini europei vota appena può per qualsiasi bandiera che rappresenti messaggi negativi, tesi ad abbattere ciò che esiste senza troppo curarsi per ciò che avverrà dopo. È l’incapacità dell’Europa di rispondere a questa sfida, di rilanciare in avanti l’integrazione superando le proprie divisioni e di indicare come meta una nuova tappa nel percorso federalista che ha innescato la marcia indietro collettiva con un vortice di errori, litigi ed egoismi che ha portato la maggioranza dei cittadini della Gran Bretagna – la quinta potenza economica del Pianeta – a voltare le spalle alla Manica. Con il risultato di rendere l’Atlantico più largo, allontanando l’Europa dagli Stati Uniti, e sbilanciare l’asse del Continente verso quella regione centro-orientale dove la rivalità con la Russia è più accesa. Senza Londra l’Europa è diventata più distante dalle luci di New York e più sensibile alle mosse di Mosca.

È un cambiamento strategico destinato ad avere conseguenze. L’Europa degli egoismi nazionali che Farage esalta, molti altri perseguono ed in pochi sembrano disposti a ostacolare, minaccia per l’Unione Europa un processo di decomposizione destinato a moltiplicare le incognite più buie. Fino a quando uno o più leader europei troveranno il coraggio di non avere paura delle prossime elezioni in calendario, affrontando assieme, con determinazione, i problemi concreti da risolvere.

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vivicentro.it/editoriale  lastampa / Il ritorno degli egoismi nazionali MAURIZIO MOLINARI

Gabbiadini ancorato al Napoli, due motivi trattengono l’attaccante in azzurro

Il rifiuto di Lapadula potrebbe far aprire nuovi scenari al mercato del Napoli. Anche Immobile, alternativa all’italo-peruviano, difficilmente vestirà la maglia azzurra, considerando le cifre sparate dal Siviglia per venderlo. Secondo quanto riporta il Corriere dello Sport, De Laurentiis starebbe provando a trattenere Manolo Gabbiadini. Due sono i motivi che fanno pensare ad una conferma di Gabbiadini: la volontà del Napoli di far cassa, ma di non svendere i suoi gioielli, cosa che accadrebbe se si vendesse il bergamasco ad un prezzo di saldo, e la possibilità di far coesistere insieme due top, Higuain e Manolo.

L’Europa perde Londra, il mondo ora è in bilico

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Arginare il contagio diventa la priorità di Bruxelles. Intanto il Regno Unito cerca una nuova identità, tra la relazione con gli Usa e i rischi finanziari
Si dice che nei giorni prima dello storico referendum britannico, la regina Elisabetta chiedesse a tutti gli invitati a Buckingham Palace: «Mi dia tre ragioni perché la Gran Bretagna deve rimanere in Europa».

Ma nel segreto dell’urna, di ragioni i sudditi della regina non ne hanno volute sentire. Hanno votato con la pancia e non con la testa, scioccando il mondo, sconvolgendo i mercati e rivoluzionando il sistema politico britannico.

«Non posso credere che l’abbiano fatto. Non posso credere che l’abbiano fatto», continuava a ripetere un amico banchiere alle quattro e mezzo di mattina di ieri, quando è diventato chiaro che la Brexit aveva vinto non solo su chi voleva rimanere in Europa ma anche sui sondaggi, gli scommettitori e gli strapagati trader della City.

«All change», come si dice sui treni inglesi arrivati al capolinea. Scendete tutti, qui si cambia. Il mondo non sarà più lo stesso. Lo ha detto Angela Merkel con tipica sincerità: «Non ci stiamo a raccontare storie: il voto inglese è uno spartiacque per l’Europa». E non solo per l’Europa. Le scosse del terremoto innescato dal fuggi fuggi di milioni di britannici dall’Unione Europea si risentiranno a Washington e New York a Pechino e in Australia.

Ma incominciamo da Bruxelles e le grandi capitali europee, che nelle prossime ore dovranno decidere come reagire a questo schiaffo pesante da parte della Gran Bretagna.

Porgere l’altra guancia, in questo caso, non sembra un’opzione. Nei corridoi del potere europeo la più grande preoccupazione in questo momento è evitare il contagio di Brexit. E il modo migliore per farlo è far vedere che chi esce dall’Ue soffre. Che la Gran Bretagna non si merita nessuna concessione speciale.

Già Marine Le Pen ha chiesto un referendum su «Frexit». In paesi come l’Italia, la Spagna che va alle urne domenica, e la stessa Germania, si respira un tossico mix di rabbia delle classi medie che si sentono «derubate» dalla crisi economica, paura dell’immigrazione, e profondo malcontento nei confronti di un’élite politica considerata incapace, insensibile o corrotta (o tutte e tre).

Il problema per Bruxelles e la Merkel, per Renzi e Rajoy è che le strutture istituzionali europee sono così distanti dai cittadini che sarà difficilissimo cambiare le opinioni della gente. Quando i richiami alla democrazia e al «sogno» di una federazione europea vengono dai palazzoni del quartiere europeo di Bruxelles, dai ministeri di Roma o dalle cancellerie federali tedesche, non è sorprendente che la gente guardi altrove.

«I burocrati e i leader politici sanno quello che devono fare ma non riescono a farlo. Non sono in contatto con la popolazione», mi ha detto un diplomatico britannico ieri.

Almeno da oggi i politici europei ormai sanno la fine che faranno se continuano a ignorare le proteste che vengono dalle strade delle città più povere, dalle periferie delle metropoli e dalle fabbriche in crisi.

Faranno la fine di David Cameron, il primo ministro britannico, anzi, ex primo ministro britannico, il cui mandato è finito di fronte al Numero 10 di Downing Street in un bagno d’ignominia. Alla fine la colpa è sua, per aver scommesso sul referendum e perso. Per non aver capito da che parte tirava il vento politico del suo paese.

UN PAESE ALLA DERIVA

Cameron se n’è andato lasciando il galeone britannico senza timoniere. Per i prossimi tre mesi, assisteremo a uno scontro feroce tra varie fazioni del partito conservatore per prendere il comando del partito e del Paese.

E mentre le «grandi belve» del partito conservatore, come i vari Boris Johnson, Theresa May e Michael Gove amano chiamarsi, si scannano, il paese andrà alla deriva. «L’evento più disastroso nella storia della Gran Bretagna dalla fine della seconda guerra mondiale», lo ha chiamato il mio vecchio collega Martin Wolf, di solito un pacato commentatore economico per il Financial Times.

UN NUOVO RUOLO  

La posizione della Gran Bretagna nel mondo cambierà. Per secoli, il paese è stato ancorato a qualcosa di molto concreto: prima l’Impero, poi il Commonwealth delle colonie e, più di recente, l’Ue. Ora è in balia di se stesso. Ammiccherà agli Stati Uniti ma Obama ha già detto che la famosa «relazione speciale» non si estende a preferenze tariffarie o di commercio. E non credo che una presidente Clinton, e nemmeno un presidente Trump, possa cambiare idea, soprattutto se gli europei mettono pressione.

Per non scivolare in un circolo vizioso di protezionismo la Gran Bretagna potrebbe appoggiarsi alle vecchie colonie del Commonwealth ma l’India, l’Australia e compagnia vogliono esportare prodotti e persone nel Regno Unito, non certo rimpiazzare il mercato unico europeo, quel mare di 500 milioni di persone e 19 triliardi di dollari di Pil pronto a comprare beni e, soprattutto, servizi dai britannici.

Già, la grande economia britannica fondata sui servizi, un epitome del capitalismo moderno, digitale e non «appesantito» da industrie vecchio-stampo. Che succederà a questi venditori di servizi una volta che l’Europa erige barriere economiche e tariffarie? Bastava farsi un giro nella City, il fornitore principale dei servizi made in Britain, ieri per toccare con mano la paura.

Gli alti funzionari delle banche già sussurrano che dovranno spostare migliaia di posti di lavoro da Londra a Dublino, Francoforte o Parigi perché l’Ue non gli permetterà di operare in Europa se non sono nell’Ue. Il ragionamento non fa una grinza ma farà malissimo a un’economia inglese che deriva quasi il 10% del Pil dai signori e dalle signore del denaro. Un amico banchiere a New York già pronosticava ieri, a meno di 12 ore dai risultati del voto, che la Grande Mela avrebbe fregato a Londra «la corona di capitale mondiale della finanza».

Parlando di mele, però, attenzione perché l’America non è senza peccato. Il successore di Obama dovrà prendere una decisione che nessun Presidente americano ha dovuto prendere nell’era moderna: scegliere tra l’Europa e la Gran Bretagna come «alleato favorito». Da una parte c’è la relazione militare con uno dei pochi paesi che ha un esercito forte e la voglia di usarlo. Che è stato a fianco degli americani in tutte le guerre e gli interventi esteri del passato recente, anche quando ne ha pagato molto in termini di vite umane e carriere politiche (basta chiedere a Tony Blair sull’Iraq).

Nell’altro angolo, c’è il partner commerciale più importante per gli Usa, un’Unione Europea che ha il potere economico per trainare l’economia mondiale e un mercato per assorbire prodotti e servizi fatti negli Stati Uniti: dalla tecnologia di Google alle turbine nucleari della General Electric.

Alla fine, e lì che si giocherà la partita: sulla relazione di amore e odio tra l’Ue che è stata snobbata e la «nuova» Gran Bretagna in cerca d’identità e amici nel mondo. Gli Azzeccagarbugli della burocrazia di Bruxelles dicono che ci vorranno almeno due anni per negoziare i dettagli della Brexit. Per scrivere da capo una nuova storia economica, geopolitica e sociale tra 27 paesi che tenteranno di stare insieme e un’isola che ha deciso di andarsene per conto suo senza pensare tanto alle conseguenze.

IN CERCA DEL LIETO FINE  

Saranno mesi e anni di passione. La storia potrebbe avere un lieto fine: un mondo «multipolare» in cui l’«Anglosfera» Gran Bretagna-Usa convive in maniera proficua con una rinvigorita Ue e le forze emergenti dell’Est e del Sud del mondo.

Ma potrebbe anche finire male. «Io e te vedremo la guerra durante le nostre vite», mi ha detto il mio amico banchiere ieri mattina dopo essere atterrato alla fine di un lungo volo. Al momento, ho attribuito il commento al fuso orario, alla confusione del dopo-voto, alle emozioni di una notte referendaria incredibile. Ma dopo Brexit, il mondo è in bilico.

La mappa del Telegraph che mostra la spaccatura del voto: nelle zone blu ha vinto il “remain”, in quelle rosse il “leave”

 

vivicentro.it/economia lastampa / L’Europa perde Londra, il mondo ora è in bilico FRANCESCO GUERRERA *

Francesco Guerrera è il condirettore e caporedattore finanziario di Politico Europe

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Da monitorare attentamente la questione legata a Raul Albiol: lo spagnolo è richiesto dal Valencia e gradirebbe molto un ritorno a casa. Il Napoli, tuttavia, non vorrebbe privarsi del suo difensore. Il Corriere del Mezzogiorno rivela che il calciatore sarebbe spinto in Spagna dalla sua famiglia, che vorrebbe la cessione. La situazione sarà chiarita nelle prossime settimane, onde creare un altro caso, che non farebbe bene né alla società né al ragazzo.

Chiriches-Duncan, l’idea scambio prende forma: contatti Napoli-Sassuolo

Continua a lavorare Giuntoli, dopo la fine dell’affare Lapadula: secondo quanto riporta la Gazzetta dello Sport, il Sassuolo avrebbe chiesto agli azzurri il difensore Chiriches, che ha disputato un buon Europeo in Francia con la sua Romania, salvo uscire ai gironi. Il direttore sportivo avrebbe proposto uno scambio con Duncan, centrocampista 23enne del ghanese, che tanto piace a mister Sarri. Per quanto riguarda l’asse Napoli-Pescara, i contatti non sarebbero terminati col trasferimento dell’attaccante a Milano. Il Napoli, infatti, sarebbe ancora interessato al 22enne Caprari, che rimarrebbe un altro anno in Abruzzo, per poi approdare definitivamente in azzurro. Piacciono anche i giovani Del Sole e Forte, che sarebbero girati alla primavera del tecnico Saurini.

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Alla ricerca di un centrocampista, il Napoli non smette di guardarsi intorno. Secondo quanto riporta Gianluca Di Marzio, ci sarebbe stato l’incontro, nella giornata di ieri, tra il club azzurro e il padre-agente del calciatore di Witsel. Nelle prossime ore ci saranno altri contatti tra le parti. Lo Zenit chiede per il belga 25 milioni di euro, mentre Witsel vorrebbe percepire un ingaggio tra i 3 e 4 milioni di euro annui. Tanti, troppi per il club di ADL che comunque non molla il giocatore, anche se comunque l’Everton sarebbe più avanti nella trattativa.