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Sky – Diawara sta svolgendo le visite mediche in questi istanti

E’ il giorno di Amadou Diawara al Napoli. Il centrocampista guineano classe ’97 sta svolgendo le visite mediche a Castel Volturno con il club azzurro, poi diventerà ufficialmente un nuovo rinforzo per la mediana di Maurizio Sarri. Affare da 15 milioni di euro bonus compresi con il Bologna  e contratto quinquennale per il calciatore.

Ecco le foto dell’arrivo di Diawara, per le quali si ringrazia il giornalista di Sky Sport Francesco Modugno:

 

Diawara_ Castel Volturno

 

Da gianlucadimarzio.com

Cronaca (parziale) di un mercato incompleto: l’amore non è baciare la maglia finché… soldo non ci separi!

Questo il pensiero sul mercato

Ci siamo. L’inizio del campionato, per il Napoli sull’ostico campo del Pescara, ha già fatto capire che questa non sarà un’annata semplice per i partenopei. Il mercato, che ha tenuto banco per settimane, tra speranze, delusioni cocenti, nuovi volti, passaggi di casacca inaspettati, è in piena fibrillazione. Doveroso quindi fare il punto sulla situazione attuale in casa Napoli. L’unica vera antagonista allo strapotere della Juventus negli ultimi anni, sembra essere molto attiva in questi ultimi giorni di contrattazioni frenetiche, con nomi che si rincorrono continuamente.

La partenza del fuoriclasse argentino Gonzalo Higuain, approdato proprio a Torino, sponda Juventus, ha lasciato l’amaro in bocca ai tifosi azzurri. Inutile negarlo, il tradimento ha sempre il sapore di fiele, specialmente se chi cantava fino a due mesi prima “difendo la città”, si scopre a difendere a spada tratta esclusivamente i propri interessi. Vederlo esultare con la maglia bianconera è stato un vero trauma, ma si sa, l’amore si tramuta facilmente in odio. La società partenopea nulla ha potuto a fronte del pagamento della clausola rescissoria, ma ha utilizzato solo in parte i grossi introiti derivanti dalla suddetta cessione e dai diritti televisivi derivanti dall’approdo diretto alla Champions League.

La sensazione è che qualcosa ancora si farà, investendo più sulla rosa nella sua generalità piuttosto che su un singolo nome.  Al patron, infatti, la piazza rimprovera il mancato approdo di un fuoriclasse di livello assoluto che possa sostituire nel cuore dei tifosi il ‘traditore’ argentino. Il profilo ha avuto fin da subito le sembianze di un altro albiceleste, il giovane capitano dell’Inter, Mauro Icardi. L’offerta pare si sia spinta fino alla “folle” cifra di sessanta milioni. Ben orchestrata insieme alla moglie-procuratrice Wanda Nara, sembra che la manovra sia servita solo a garantire un rinnovo di contratto, un po’ forzato dopo una stagione fatta di luci e ombre.

Ai suoi detrattori, il presidente del Napoli risponde con i numeri; a suo dire, si è speso, non poco, in questa sessione di mercato: 10 milioni per Tonelli, che va a puntellare quella difesa già molto affidabile; 14 milioni per Zielinski, centrocampista duttile e giovane, già svezzato al calcio italiano; 1.5 per Giaccherini, ottima alternativa in quel centrocampo spesso orfano di sostituti all’altezza nella passata stagione; e infine Milik, 32 milioni, il secondo acquisto più oneroso dell’era De Laurentiis, chiamato nella difficile opera di far dimenticare le gesta del Pipita “Giudain”.

In dirittura d’arrivo la scommessa Rog, messosi in luce nella Dinamo Zagabria, impegnata in questi giorni per centrare l’entrata in Champions, e il giovanissimo Diawara dal Bologna. Se come sembra, i big come Koulibaly e Insigne dovessero rimanere, a discapito delle sirene inglesi e milanesi, si potrebbe parlare di una squadra più equilibrata dell’anno scorso, senza un fuoriclasse ma con tanti ottimi comprimari, e qualche stella. Punto di riferimento assoluto resta il faro, il capitano Marek Hamsik, che ha più volte ribadito la volontà di rimanere all’ombra del Vesuvio. Sono seguiti i fatti, con un rinnovo praticamente a vita, dimostrazione che l’amore non è baciare la maglia, ma amarla e rispettarla fino in fondo, e non finché… soldo non ci separi!

a cura di Fabiano Malacario

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Mobilità Non Deportazione: logica scellerata

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In più occasioni, abbiamo avuto modo di condannare la logica scellerata dell’attuale riforma dell’Istruzione voluta dal governo Renzi, che accelera il processo di aziendalizzazione della scuola; in più occasioni abbiamo denunciato gli altrettanto scellerati tagli al personale e ai finanziamenti attuati da tutti i governi nei decenni precedenti la legge 107; abbiamo denunciato l’iniquo meccanismo di assunzione e mobilità, la discriminante logica della chiamata diretta, la perdita di titolarità di sede con l’assunzione triennale o la scelta del candidato sulla base di un colloquio, insieme ai nuovi poteri attribuiti al dirigente. Ora, come era prevedibile, molti altri nodi vengono al pettine.
Nonostante la tanto proclamata centralità della scuola da parte dell’attuale governo, le condizioni della scuole del Sud d’Italia rimangono molto critiche: le classi in molte scuole sono troppo numerose anche in aperta violazione della legge; gli edifici inadatti e insicuri a causa dei tagli agli Enti locali; molti alunni con disabilità non hanno le necessarie garanzie in termini di assistenza, di sostegno o di continuità didattica; il tempo scuola drasticamente ridotto. Questa sistematica politica di disinvestimento ha peggiorato la qualità della scuola e ha comportato la riduzione dell’organico, rendendo ancora più instabili le condizioni lavorative di molti docenti. Inoltre il sovrapporsi nel corso degli anni di incoerenti meccanismi di reclutamento hanno innescato una profonda conflittualità all’interno del mondo della scuola, una guerra tra docenti che ha come esito un indebolimento generale della categoria.
L’ultima fase di questa sistematica azione di divide et impera si è concretizzata nella mobilità per il prossimo anno scolastico. Le operazioni di trasferimento già compiute e pubblicate contengono numerosissimi errori, ampiamente riconosciuti anche dai funzionari dei singoli provveditorati; il funzionamento stesso del sistema centrale, sovrinteso da un complicato algoritmo, rimane in più punti oscuro, difficilmente comprensibile e sensibilmente fallace essendo state ignorate in numerosi casi le precedenze e preferenze legittimamente previste. Inoltre, la complicata successione di fasi di questo sistema di mobilità penalizza ampi strati di lavoratori con decenni di esperienza alle spalle e che ora si vedono costretti a emigrare.
Il costo sociale di questa ulteriore fase di ristrutturazione della Scuola è altissimo e anche in questo caso è il Sud a pagare il prezzo più alto e i precari storici, ormai neoassunti, sono le vittime di questo sistema.
Lo Stato chiede di scegliere tra il diritto al salario e il diritto alla famiglia. Ma come si può scegliere tra due dei principali diritti su cui si basa la nostra Costituzione? Come sosterrà lo Stato i costi di questa disgregazione in termini di assistenza agli anziani, ai disabili e ai minori? Quale supporto sarà dato a madri e padri single, a famiglie, a nonni rimasti soli a reggere lo smembramento di interi nuclei familiari?
Chiediamo l’immediata stabilizzazione di tutti i precari, il riconoscimento di tutti i posti in organico, il diritto a lavorare nella propria regione, l’ampliamento delle assunzioni e del tempo scuola. I posti ci sono, come c’è la necessità di tenere il più possibile aperte le scuole specie in regioni difficili. Servono docenti e ATA per farlo. Quello che manca e continua a mancare, al di là della propaganda, è l’investimento dello Stato e la volontà politica di riconoscere al Sud la dignità che merita. 
— (Anna Grazia Stammati – Presidente CESP – Cobas Scuola)
#MobilitàDocenti #Algoritmo #Legge107 #LaBuonaScuola #LaBuonaSòla #Cobas

Il Pungiglione Stabiese – Inizia il campionato, le Vespe attese dal Catania

Il Pungiglione Stabiese programma sportivo in onda su ViViradioWEB

Dopo la lunga sosta estiva riprendono le trasmissioni del programma radio, targato ViViRadioWEB dal titolo Il Pungiglione Stabiese. Come sempre alla conduzione del ci sarà Mario Vollono,  collegatevi oggi 22 agosto 2016 dalle ore 20:00 per avere notizie in esclusiva sul mondo gialloblè. Avrete due modi per seguire la puntata:

DIRETTA

DIFFERITA (dopo 2 ore dalla diretta)

In questa puntata in studio ci saranno Gianluca Apicella (Magazine Pragma), Claudio Scotognella e Ciro Novellino (ViViCentro), Gianfranco Piccirillo (StabiAmore).

Parleremo dell’amichevole con la Frattese finita in rissa, in cui a farne le spese è stato Paolo Capodaglio che ha subito la frattura della mandibola.

Ci collegheremo telefonicamente con Andrea De Lucia Presidente del settore giovanile della Juve Stabia, con il quale parleremo dei progetti che riguardano le Vespette di Castellammare di Stabia.

Questa sera avremo come ospite telefonico il D.G. Clemente Filippi  con cui parleremo delle prospettive per il prossimo campionato.

Parleremo del prossimo incontro con il Catania dell’ex allenatore gialloblè Pino Rigoli, esordio stagionale della Juve Stabia.

Avremo inoltre in collegamento telefonico Samuele Romeo ex difensore della Juve Stabia e palermitano di nascita.

Avvisiamo i radioascoltatori che è possibile intervenire in diretta telefonica chiamando il numero 081.048.73.45 oppure inviando un messaggio Whatsapp al 338.94.05.888.

Gli ascoltatori possono inoltre scrivere, nel corso del programma, sul profilo facebook “Pungiglione Stabiese” per lasciare i loro messaggi e le loro domande.

“Il pungiglione stabiese” è la vostra casa. Intervenite in tanti!

Vi ringraziamo per l’affetto e la stima che ci avete mostrato nel precedente campionato e speriamo di offrirvi una trasmissione sempre più bella e ricca di notizie.

Hamsik: “Peccato non aver vinto ma pensiamo già al Milan”

Le sue parole

Marek Hamsik ha parlato sul suo sito ufficiale dopo il pareggio di Pescara: “Nel primo tempo abbiamo dato troppo spazio al Pescara, che lo ha saputo sfruttare bene. Nella ripresa il gioco è cambiato e abbiamo fatto meglio. Dispiace non essere riusciti a segnare il terzo gol e non essere partiti bene ma guardiamo avanti e pensiamo già alla sfidal al Milan. Rigore negato? Non capisco perchè l’arbitro abbia cambiato idea, ma dobbiamo accettare la decisione”.

Brutte notizie per Tonelli: starà fuori almeno un mese

I dettagli

Cattive notizie per Lorenzo Tonelli, come scrive il Corriere dello Sport. Il difensore dovrà stare fermo ai box per almeno altre quattro settimane per i problemi al ginocchio che lo tormentano già da diverse settimane. Notizia che potrebbe indurre il Napoli ad andare sul mercato in queste ultime fasi della sessione estiva.

Juve Stabia, l’ex Schillaci: “Vi racconto la mia vita: Zeman e la caduta nel vortice droga”

Le sue parole

Maurizio Schillaci, cugino di Totò, ex Juve Stabia, parla del suo passato fatto anche della caduta nel vortice della droga e lo fa alla Gazzetta dello Sport: “Vado alla Juve Stabia, ormai ho 33 anni. E qui conosco la droga. La cocaina, poi l’eroina. Nel frattempo ho divorziato da mia moglie. Le mie stagioni migliori le ho vissute con Zeman. Segnavo gol a ripetizione. Poi è arrivata la Lazio. Era il mio periodo di grazia. Vivevo nel lusso, ho cambiato 38 auto, ho giocato nello stadio dei sogni, l’Olimpico. Contratto di 500 milioni per 4 anni. poi qualcosa non va per il verso giusto. I primi infortuni, gli stop. Poi scopro perché. Vado in prestito a Messina, là trovo mio cugino Totò. Tutti i giornali parlavano di noi, io e lui facevamo a gara a chi segnava di più quando io ero al Licata e lui a Messina. Ma la mia carriera in realtà s’è spezzata a Roma. Un infortunio mai curato che mi impediva di esprimermi al meglio. Facevo poche partite e mi fermavo. Mi chiamavano il “malato immaginario” o il “calciatore misterioso”, perché ero sempre in infermeria. In realtà avevo un tendine bucato. A Messina si accorgono del problema, mi curano, ma la carriera era ormai volata via. Poi ho subito altre situazioni. Più brutte degli infortuni. Vado alla Juve Stabia, ormai ho 33 anni. E qui conosco la droga. La cocaina, poi l’eroina. Nel frattempo ho divorziato da mia moglie. Zeman? Ogni tanto lo intravedo ancora. Lui impazziva per me. Un grande in campo e fuori per le sue battaglie. Il doping? C’è stato sempre. A me consigliavano di prendere la creatina, mi sono fidato dei medici. Era proibita, ma l’ho saputo dopo. Soldi per aggiustare le partite? Solo una volta me li hanno proposti. Giocavo nel Licata, a Casarano, lo dissi subito a Zeman. Mi disse di rifiutare. Poi finì 0-0, prendemmo 8 pali. Ma a volte le partite si decidono in mezzo al campo, parlando… Il mio declino è stato velocissimo e ora mi ritrovo per strada. Non riesco a trovare lavoro, dormo nei treni fermi alla stazione. Ci sono altre persone con me, siamo un gruppo di 20 barboni. Con mio cugino Totò non ci sentiamo più. Ho lavorato nella sua scuola calcio per un periodo, ma per “travagghiare” là spendevo 300 mila lire e guadagnavo la stessa cifra. Ho deciso di mollare. Ed ero stanco delle chiacchiere della gente di quel guardarti storto di chi diceva: non porto mio figlio da chi si drogava. Ma l’eroina per me non esiste più. Ho toccato il fondo ma ora voglio risalire. Ogni tanto guardo i bambini giocare in mezzo alla strada. Li osservo e mi piacerebbe dare un calcio a quel pallone”.

La SSC Napoli: “Nelle partite serali in trasferta non svolgeremo quest’anno attività media”

I dettagli

Non hanno parlato i tesserati del Napoli ieri sera dopo la partita di Pescara, escluso Marek Hamsik che ha rilasciato la classica intervista flash al termine del match. La SSC Napoli, tramite il proprio account Twitter, tuttavia ci tiene a specificare che “il Napoli non ha attuato ieri sera alcun silenzio stampa, infatti ha parlato Hamsik sul campo a fine partita. Avevamo comunicato già la mattina alla Lega Calcio che nelle partite serali in trasferta non svolgeremo quest’anno attività media. Questo a prescindere dai risultati, dalle decisioni arbitrali o da qualsiasi altro evento possa accadere”.

Cucci critico: “Quanti regali: il Napoli è la Befana d’agosto”

Italo Cucci – Il Roma

Il Napoli è la Befana d’agosto. Pescara grata festeggia la promozione in A fortemente voluta da Oddo come questo ricco pareggio a suon di gol. Sarri è un benefattore. Ha fatto incassare a De Laurentiis 94 milioni regalandogli un Pepita d’oro da 36 gol ma ha anche sparso a piene mani punti preziosi, donandoli alle squadre meno titolate del torneo, a volte disperate: ieri al neopromosso Pescara, nella scorsa stagione a Sassuolo, Sampdoria, Empoli, Carpi, Genoa, Bologna e Udinese. Tredici punti da scudetto. Sarri è un valorizzatore di talenti: Albiol, Koulibaly e Hysaj al Napoli – oltre al Pipita – li ha fatti grandi lui. A Pescara ha rivelato Benali e Caprari, due ragazzi maltrattati da Palermo e Inter prima di trovar casa all'”Adriatico”, permettendogli di segnare due gol preziosi. Quello di Ahmed Benali, nato a Manchester e naturalizzato libico (percorso inverso) ha portato un sorriso nella notte di Tripoli. Battute a parte, Sarri è comunque riuscito nell’impresa di ricucire la partita dopo i due gol non visti da Reina facendo la scelta giusta: l’ingresso al posto di Insigne di un Mertens vivace più di tutti, deciso più di tutti e anche polemico non mi pare solo il seguito della vecchia e utile “staffetta”; Lorenzo è stato al di sotto delle sue abituali performance come e più dei compagni, forse anche per il “caso” contrattuale ch’è nato e l’atteggiamento negativo del presidente. Sta di fatto che il Mertens Salvatore farà pesare al tecnico la sua salvifica doppietta. La “prima” in negativo è certamente rimediabile ma mi ha stupito vedere così incerta la squadra che d’estate ha lavorato duro, badando solo a darsi una preparazione seria e forte. Sarà comunque inutile, se non dannoso, dare un alibi arbitrale al brutto Napoli del primo tempo. Pensiero finale: con tutti quei milioni in cassa è obbligatorio cercare sul mercato un bomber vero. Icardi è stato solo uno scherzo agostano.

Maksimovic-Napoli, ieri l’ultimo sì: l’agente chiama Giuntoli

I dettagli

Il Mattino parla della telenovela Maksimovic-Napoli. L’ultimo ‘Sì’ è arrivato ieri a pranzo quando Ramadani, il potente manager di Maksimovic, ha sentito il ds Giuntoli per ribadirgli che per il difensore serbo non ci sono alternative al Napoli. Cairo ripete ai quattroventi che preferisce tenere fermo Maksimovic (al minimo sindacale) piuttosto che darlo a De Laurentiis. Oggi sono previsti nuovi contatti e il viaggio milanese che attende Giuntoli è pieno di speranze. Nulla può essere dato per scontato, ma entro 48-72 ore si saprà per certo quale sarà il destino del serbo.

Gabbiadini, l’intermediario: “Piace all’Everton, ma non c’è trattativa”

Le sue parole

A Si Gonfia La Rete, in diretta su Radio Crc, è intervenuto Vincenzo Morabito, intermediario della trattativa Gabbiadini-Everton: “Sarri? Se ha detto di ‘no’ a certi giocatori un motivo c’è e bisogna affidarsi a lui. Bisogne ritrovare un po’ la pace con Insigne, Koulibaly, Gabbiadini, tutti calciatori frastornati dal mercato. Nei prossimi giorni si sistemerà tutto, in un modo o nell’altro. Gabbiadini all’Everton? C’è stato un interesse da parte dell’Everton, ma Lukaku ha frmato un nuovo contratto e l’Everton sta prendendo Ghezzal dal Lione. Poi i Toffees decideranno se acquistare un altro attaccante o meno e Gabbiadini potrebbe essere di nuovo un profilo valido. Aspettiamo, ma al momento non c’è alcuna trattativa. La società è sempre stata chiara, inizialmente aveva aperto alla cessione di Koulibaly. Si erano presentati in due, Everton e Chelsea e il Napoli chiedeva 60 mln. Negli ultimi giorni il Chelsea è arrivato ad offrire questa cifra, ma il Napoli, viste le difficoltà ad arrivare a Maksimovic, non può più permettersi di privarsi di Koulibaly. C’è la volontà di trattenere il senegalese e vedere di piazzare una clausola rescissoria che possa permettere al calciatore di andar via l’anno venturo”. 

Pescara, il presidente: “Grassi? Su di lui ci sono attenzioni di grandi club”

I dettagli

Daniele Sebastiani, presidente del Pescara, ha rilasciato alcune dichiarazioni nel post-partita di Pescara-Napoli riportate da PescaraSport24: “Sono soddisfatto, abbiamo disputato un’ottima gara al cospetto di una grande squadra. Al di là delle mie sensazioni, è una partita da incorniciare, abbiamo fatto 60′ ad altissimo livello. Grassi e Aquilani? Dobbiamo fare i giocatori che servono e sul calciatore del Napoli ci sono attenzioni di grandi club, mentre Alberto è tesserato con un altro team”. Si è infatti parlato molto di un approdo, in prestito, del centrocampista azzurro sulle rive dell’Adriatico.

Sky – Diawara raggiungerà la squadra a Castel Volturno: novità sulle visite mediche

Colpo in canna per il Napoli, pronto ad annunciare l’acquisto di Diawara dal Bologna. Il centrocampista è atteso a Castel Volturno in queste ore per le visite mediche di rito, mentre la prossima settimana sarà comunque a Villa Stuart per un altro step di visite, condotto dal Professor Mariani. In arrivo un rinforzo per Sarri, Amadou Diawara è prossimo a diventare un calciatore del Napoli. Lo riferisce Gianluca Di Marzio,giornalista di Sky Sport ed esperto di calciomercato,tramite il proprio portale ufficiale.

Da gianlucadimarzio.com

Palinuro: operazione di ricerca e recupero dei tre subacquei (VIDEO)

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Alcune immagini della giornata di ieri domenica 21 relative alle operazioni di  ricerca e recupero dei tre subacquei scomparsi nelle acque di Palinuro venerdì 19 agosto u.s.

Trovato e recuperato il corpo di Mauro Cammardella, titolare di un centro sub di Palinuro, uno dei tre sub dispersi dall’altro giorno durante la loro immersione nei fondali di Capo Palinuro. Per gli altri due, Silvio Anzola, turista milanese,  e Mauro Tancredi, una guida subacquea,  il recupero è ancora in corso. Ieri i soccorsi si erano aggrappati alla speranza di una bolla d’aria che avrebbe potuto dare ossigeno ai tre sub, ma dopo una notte intensa di ricerche con esito negativo sono svanite le ultime possibilita’ di ritrovarli in vita. Ieri mattina, il ritrovamento e il recupero del primo corpo.

Le immagini sono state effettuate da un elicottero AW 139 della Guardia Costiera e riprendono gli speleosub dei Vigili del Fuoco a bordo dei mezzi della Guardia Costiera.

COLLEGATE:

 vivicentro.it/sud/cronaca

 

I vignaioli coraggiosi delle Cinque Terre

Tra le difficoltà che devono superare i vignaioli delle Cinque Terre c’è anche il dislivello: il mezzo è un carrello su un microbinario

In Liguria, i vignaioli delle Cinque Terre, durante la vendemmia raccolgono l’uva affrontando centinaia di metri di dislivello. Da oltre trent’anni, per portare i grappoli su e giù, i contadini usano le monorotaie. Il loro è un lavoro fondamentale per impedire le frane.

“Noi, vignaioli estremi delle Cinque Terre” FLAVIA AMABILE*

In Liguria coltivano l’uva affrontando centinaia di metri di dislivello. Un lavoro fondamentale per impedire le frane. “Ma non abbiamo eredi”

Gianfranco Vita tira con energia il laccio: il motore si accende con uno schiocco che diventa poco dopo uno scoppiettio allegro. «È pronta? Allora saliamo? Dai che partiamo».

Saliamo. Parte dalle colline sopra Manarola una delle 50 monorotaie che da oltre trent’anni aiutano i contadini delle Cinque Terre a portare l’uva su e giù per centinaia di metri di dislivello delle terrazze durante la vendemmia. Un posto guida, due carrelli e un binarietto stretto con una pendenza da sport estremi.

In genere sui carrelli vengono caricati duecento chili di uva. In questo sabato mattina all’alba li usiamo per vedere da vicino il disastro che si sta consumando sulle colline della Liguria, il tempio dello Sciacchetrà, uno dei miracoli dell’arte vinicola italiana, un prodotto da meditazione che nelle sue versioni più raffinate può aver bisogno anche di cinque anni prima di arrivare in bottiglia. Il primo di questi cinque anni viene trascorso tra vigneti dove bisogna strisciare per vendemmiare, potare, piegare i tralci. Visti dal trenino, i giardini d’uva diventano una rapida apparizione di terrazze curate in mezzo ad un panorama di rovi, pini, bosco che si stanno impadronendo di una terra dove si resiste se si è eroi. Gli altri la abbandonano.

Ecco come l’uva si coltiva affrontando centinaia di metri di dislivello sul mare

«Eroi? Siamo stufi di esserlo, preferiremmo la normalità e ricavare come tutti dalla nostra attività quello che serve per farci vivere. Invece pur affrontando difficoltà estreme, pur lavorando per l’umanità perché proteggiamo un patrimonio protetto dall’Unesco, non solo non ci danno una medaglia ma ci massacrano con la burocrazia e leggi buone solo a complicarci la vita», si sfoga Matteo Bonanini, 60 anni, 1500 metri di vigneto alle Cinque Terre e due figli ventenni. I figli non hanno mai fatto più di quattro passi nel vigneto e Matteo è il più giovane dei soci della cantina sociale della zona di cui è presidente.

Sembra l’emblema del dramma delle Cinque Terre. Sulle colline coltivate a terrazze si produce uno dei vini più ricercati al mondo, ma non è chiaro se ci sarà ancora qualcuno a occuparsene fra venti anni. Ai piedi delle colline si apre un tratto di costa di una bellezza struggente. Ogni anno arrivano centinaia di migliaia di turisti a percorrere il Sentiero dell’Amore, a fare il bagno tra le sue cale di roccia scura e acqua cristallina, o a risalire i sentieri del Parco Nazionale. Ma se nessuno continuerà a coltivare i vigneti chi garantirà contro il rischio di frane?

Matteo allarga le braccia, sconfortato: «Non siamo riusciti a invertire la tendenza. Avevamo 500 ettari di vigneti negli anni Cinquanta, oggi ce ne sono 80 e sono scomparse le viti al di sotto dei 200 metri. Abbiamo provato in ogni modo a aiutare i vignaioli: abbiamo realizzato i trenini, un acquedotto, la cantina sociale. Abbiamo limitato l’abbandono ma il destino è segnato se non cambia qualcosa».

E allora gli anziani delle Cinque Terre hanno deciso di fare da soli. Appena si sparge in giro la notizia che qualcuno ha deciso di coltivare i vigneti vanno a offrirgli i loro terreni. E’ un comodato d’uso: non guadagnano nulla ma almeno i vigneti non restano abbandonati e non si corre il rischio di veder cadere tutto dopo un temporale d’inverno come troppo spesso sta accadendo.

Tanti di questi anziani sono andati a bussare alla porta di Alessandro Crovara, 43 anni, partito dieci anni fa con tremila metri di terreno e una fortissima voglia di farcela. A qualcuno ha dovuto dire di no, «Erano troppo lontani, sarebbe stato difficilissimo occuparsene», spiega. Altri, invece, li ha accettati ben volentieri. Tra un comodato e l’altro, oggi ha quasi un ettaro di vigneto e ha deciso il grande salto. Dopo dieci anni di doppia vita – impiegato in una cooperativa nei giorni feriali, vignaiolo nel tempo libero – ha lasciato l’altro lavoro e ha scelto la terra.

Non sono in molti ad avere il suo coraggio. In totale si contano al massimo 250 vignaioli nella zona: una cinquantina lavora in proprio, gli altri portano le loro uve alla cantina sociale. Ma ad avere meno di 50 anni sono non più di venti e la stragrande maggioranza di loro si occupano del vigneto solo nel tempo libero.

I motivi dell’abbandono sono nel paesaggio che si incontra mentre il trenino corre tra le colline: muretti caduti che nessuno ha i soldi per riparare, reti e cavi elettrici per tenere lontani i cinghiali e i loro danni, sentieri ripidi e sconnessi dove si corre il rischio di rompersi l’osso del collo ad ogni passo. Sullo sfondo il mare e uno scorcio del borgo di Manarola. «Rende di più una camera da affittare che un ettaro di vigneto da coltivare», spiega Gianfranco Vita, enologo della cantina sociale delle Cinque Terre. Il calcolo è semplice e spietato. Chi riesce ad avere un ettaro di vigneto può produrre al massimo 90 quintali. Li vende a due euro e mezzo al chilo, nella migliore delle ipotesi vuol dire ricavarne circa 22 mila euro. Si calcolano mille euro di spese tra fitofarmaci, concimi, irrigazione e uso della monorotaia. Restano 21 mila euro. Vuol dire che si lavora un anno intero con il freddo, il caldo, potando e vendemmiando schiena a terra per ottenere 1770 euro al mese. Senza straordinari nè tredicesime e con le tasse ancora da pagare. Eroi? No, secondo Alessandro Crovara: «Mi considero più fortunato che eroe: posso lavorare nella mia terra. Vorrei solo che mi rendessero la vita meno difficile».

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*INVIATA ALLE CINQUE TERRE

I bambini del martirio: plagiati e armati dal Califfato

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In Siria e Iraq migliaia di bambini vengono addestrati dal Califfato all’uso di armi e cinture esplosive.  Il presidente turco Erdogan accusa lo Stato Islamico per l’attentato del baby kamikaze, un ragazzo tra i 12 e i 14 anni, che ha fatto strage a un matrimonio curdo a Gaziantep.

Corano, pistola e cintura esplosiva: i leoncini del Califfo vanno al martirio GIORDANO STABILE*

In Siria e Iraq migliaia di bambini frequentano i corsi imposti dall’Isis. I pilastri dell’educazione sono Islam salafita e addestramento militare

Corano e cintura esplosiva. Nelle scuole del Califfato si prepara una generazione di terroristi e kamikaze, disposti a immolarsi già da bambini, persino a otto anni. È uno degli aspetti più inquietanti della costruzione dello Stato islamico in Siria e Iraq. Migliaia di piccoli frequentano i nuovi corsi imposti dall’Isis in tutto il territorio sotto il suo controllo. Che prevedono due pilastri: Islam nella versione salafita più estremista possibile, istruzione militare fin dalle prime classi.

Finita la scuola ci sono i campi di addestramento. I «leoncini» del Califfo Abu Bakr al-Baghdadi apprendono a usare pistole e kalashnikov a dieci, dodici anni, vestono piccole tute mimetiche e proclamano che il loro più grande desiderio della vita è diventare «shahid», «martiri». Il lavaggio del cervello sistematico ha dato i suoi frutti. A febbraio scorso erano già stati catalogati 89 attacchi lanciati da kamikaze minorenni. Ma in totale potrebbero essere centinaia. E poi ci sono i bambini boia. Pubblicizzati con il massimo entusiasmo in video di propaganda dell’orrore. Il più piccolo aveva quattro anni.

IL NIPOTINO DI MERAH

Le gesta dei bambini terroristi vengono mostrati dall’Isis come prova della compattezza dello Stato islamico. Solo nel 2015 sono stati individuati 150 video con minori protagonisti. Uno dei più scioccanti, messo online l’11 marzo, ha come protagonista Ryan, un francese dodicenne, figlio del foreign fighter Sabri Essid e nipotino acquisito del terrorista di Tolosa Mohammed Merah, autore di una strage in una scuola ebraica nel 2012. Ryan, in mimetica, spara alla testa di una presunta spia del Mossad, in realtà un palestinese di 19 anni, Mohammed Ismail, che aveva cercato di raggiungere i ribelli siriani ed era stato sequestrato dall’Isis.

Ryan è stato poi riconosciuto dai suoi compagni di scuola di Tolosa. Gli inquirenti francesi hanno stabilito che era il figliastro di Sabri Essid, partito per la Siria nel 2014 con la moglie e 4 bambini. Padri e figli. Come tanti altri arrivati insieme nel Califfato, compreso l’australiano Khaled Sharrouf, che ha mostrato la prole alle prese con i suoi kalashnikov in una serie di selfie pubblicati sui social. Sharrouf, nato e cresciuto a Sidney, si era unito all’Isis nel 2013, portando con sé la moglie, Tara Nettleton, e i cinque figli.

Foreign fighters, consorti e figli compongono famigliole alla rovescia. Appaiono spesso sulla rivista mensile Dabiq e nei video, predicano e praticano la violenza all’unisono. In un altro filmato, del febbraio 2016, si vede Isa Dare, un bimbo di 4 anni, che fa esplodere un’auto con all’interno tre prigionieri. È il figlio dell’estremista Grazia Khadija Dare, del sobborgo di Lewisham a sud-est di Londra. Isa indossa una tuta militare e una fascia nera con il simbolo dell’Isis, urla Allah è il più grande e minaccia miscredenti e apostati.

Stesso copione per Abudullah, un kazako di 10 anni, protagonista di un altro video, del gennaio 2015, che mostra l’esecuzione di due presunte spie russe, probabilmente kazaki o caucasici. I due sono fatti inginocchiare e poi uccisi con una calibro nove dal bambino. Abdullah era già comparso in un video girato in un campo di addestramento e diffuso nel 2014, dove aveva rivelato il suo nome e detto di provenire dal Kazakhistan. Un esempio per le migliaia di «leoncini del Califfato» addestrati nei campi in Siria e Iraq.

I LEONCINI DEL CALIFFATO

Solo nel 2015 sono apparsi almeno una ventina di video con protagonisti i «leoncini». In genere l’ambiente è idilliaco, zone verdi vicino a Raqqa, lungo l’Eufrate, dove i piccoli studiano, pregano e sparano all’aperto, saltano ostacoli, recitano shure del Corano e imparano le arti marziali. E proclamano di sognare il martirio nella guerra contro gli infedeli.

Come in tutti i regimi dittatoriali l’ideologia estremista fa presa più facilmente sui bambini. E l’Isis sfrutta appieno la totale sottomissione della generazione più giovane. Emblematico è un video girato nella provincia di Aleppo nel febbraio 2016. Un ragazzino abbraccia i genitori. Poi indossa la cintura esplosiva. Si inginocchia verso il padre e gli bacia la mano prima di partire per la missione suicida. Il filmato faceva parte di una campagna di reclutamento.

La macchina dei kamikaze-bambini gira a pieno regine. In un rapporto pubblicato lo scorso febbraio, realizzato per conto dell’Accademia Militare di West Point, «The Islamic State is mobilizing children and youth at an increasing and unprecedented rate», erano confermati 89 attacchi suicidi compiuti da minori in Iraq e Siria dalla metà del 2014. Il 60% avevano fra i 12 e i 16 anni, la fascia di età del kamikaze di Gaziantep. Almeno undici erano tra gli 8 ed i 9 anni.

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 * INVIATO A BEIRUT

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vivicentro/I bambini del martirio: plagiati e armati dal Califfato
lastampa/Corano, pistola e cintura esplosiva: i leoncini del Califfo vanno al martirio GIORDANO STABILE*

Turchia, il baby kamikaze

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È stato un baby kamikaze, un ragazzo tra i 12 e i 14 anni, a fare strage a un matrimonio curdo a Gaziantep. Almeno cinquanta i morti, gran parte dei quali sono bambini. Il presidente turco Erdogan accusa lo Stato Islamico. In Siria e Iraq migliaia di bambini vengono addestrati dal Califfato all’uso di armi e cinture esplosive.

Turchia, strage alle nozze curde. Il kamikaze è un bambino MARTA OTTAVIANI
Cinquantun morti alla festa a Gaziantep, ventinove sono minorenni. Erdogan accusa lo Stato islamico. Tensione ai funerali delle vittime
ISTANBUL – Potrebbe essere stato un ragazzino fra 12 e 14 anni a compiere la carneficina di sabato sera a Gaziantep, costata la vita a 51 persone, fra cui almeno 29 sotto i 18 anni, con ogni probabilità bambini. Il più piccolo, aveva appena tre mesi di vita. Su 69 feriti ce ne sono 17 in condizioni critiche. La rivendicazione ufficiale non è ancora arrivata, ma il Presidente della Repubblica turca Erdogan è certo che dietro la strage ci sia lo Stato Islamico, equiparato nella sua efferatezza anche ai separatisti curdi del Pkk e a Feto, l’organizzazione terroristica che fa capo a Fethullah Gulen, l’ex imam in autoesilio negli Usa e passato da ex alleato a nemico numero uno del presidente.

La dinamica dell’attentato sembra ormai chiara. Il kamikaze si è fatto esplodere al culmine della festa di matrimonio intorno alle 23, le 22 italiane, di sabato sera. L’esplosione è stata molto violenta ed è stata avvertita da più punti della città. Come sempre non mancano le polemiche. L’Hdp, il partito curdo in Parlamento, in un duro comunicato stampa, ha sottolineato che sono i curdi le principali vittime degli attentati dell’Isis in Turchia e accusato il governo targato Akp, il partito islamico di Erdogan, di avere alimentato un clima di odio del quale sta facendo le spese la minoranza. Ieri si sono svolte le prime sepolture delle vittime e non sono mancati momenti di tensione: una delegazione proprio dell’Akp è stata accolta da centinaia di persone che urlavano «Erdogan katil», Erdogan assassino.

Ora la Mezzaluna deve affrontare l’ennesimo lutto collettivo e polemiche destinate ad andare avanti per giorni. Ieri pomeriggio, la deputata del Chp, il Partito repubblicano del Popolo, di orientamento laico, ha denunciato che almeno 3-4 quartieri di Gaziantep sono sotto il controllo dello Stato Islamico, con il governo che sa tutto e si gira dall’altra parte. Su Twitter, poi, è circolato un documento sequestrato a un sostenitore di Isis in Turchia, dove Yunus Durmaz, numero uno del Califfato nella Mezzaluna, parlava proprio di colpire il matrimoni curdo. Segno che, forse, la tragedia poteva essere evitata.

Ieri Ankara ha incassato la solidarietà internazionale. Papa Francesco, durante l’Angelus ha ricordato le vittime dell’attentato. Messaggi di vicinanza anche dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del capo della diplomazia Europa, Federica Mogherini, oltre alla Casa Bianca e al Cremlino. Proprio la nuova intesa con Mosca da parte di Erdogan potrebbe essere uno dei motivi scatenanti della strage, oltre al ruolo determinante delle milizie curde nella riconquista della strategica città siriana di Mambij, che spiegherebbe l’accanimento contro la minoranza.

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L’ Italia che cambia

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Popolazione a picco e culle vuote: la fotografia dell’ Italia che cambia scattata dall’Eurostat è impietosa. Nel 2050, senza gli immigrati, saremmo solo 40 milioni. Il ministro Enrico Costa: i numeri sono destinati a peggiorare. Serve sostegno alle famiglie. Per far ripartire la natalità  «ci vogliono politiche strutturate, un intervento una tantum, anche se meritevole, non porta risultati nel medio-lungo termine»

2050, in Italia senza migranti saremo 10 milioni di meno ANTONIO PITONI

Impietose le proiezioni dell’Eurostat: popolazione a picco e culle vuote. Il ministro Costa: servono misure strutturali

ROMA – Popolazione a picco e crollo della natalità. La fotografia scattata dall’Eurostat è impietosa. Se escludessimo dalla contabilità demografica la variabile migratoria, nel 2050 gli italiani si ridurrebbero dai 60,6 milioni del 2015 ai 51,5 del 2050.

Per toccare il picco minimo a 39,4 milioni nel 2080. Effetto di un progressivo calo delle nascite che, dalle 519 mila dell’anno scorso scenderebbero a 375 mila nel 2050 prima del tonfo a quota 308 mila nel 2080. Uno scenario apocalittico che ha fatto scattare l’allarme al ministero per gli Affari regionali, dove la questione demografica è considerata prioritaria e sono allo studio possibili interventi. A cominciare da una serie di misure a sostegno delle famiglie e della natalità.

IL MINISTRO COSTA

Ma se nelle dinamiche demografiche si tenesse conto dei flussi migratori, le proiezioni dell’Ufficio statistico dell’Ue cambierebbero radicalmente. Aggiungendo, infatti, alla contabilità i numeri dei nuovi arrivi da Paesi extracomunitari, la popolazione sul territorio italiano salirebbe a 67 milioni nel 2050 per assestarsi a 65 milioni nel 2080. Con un significativo miglioramento anche del trend delle nascite: 572 mila nel 2050 e quasi 571 mila nel 2080. «In realtà, i dati Eurostat sono persino più ottimistici della situazione reale, tenuto conto che, rispetto alle proiezioni, nel 2015 la popolazione italiana si è assestata al di sotto dei 60 milioni e i nuovi nati sono stati circa 488 mila – sottolinea il ministro per gli Affari regionali con delega alla famiglia, Enrico Costa -.

Numeri destinati, negli anni, a peggiorare e che ci indicano la necessità di politiche strutturali, organiche e stabili a sostegno della natalità che non può essere una questione lasciata ai piani nazionali dei singoli Stati Ue ma va affrontata e coordinata a livello europeo». La dinamica demografica inquadrata dall’Eurostat per l’Italia, del resto, va di pari passo con quella comunitaria. A variabile migratoria zero, la popolazione dell’Unione europea è destinata a scendere dai 507 milioni del 2015 ai 466 del 2050. Fino a precipitare a 399 milioni nel 2080. E anche le nascite crollerebbero da 5,1 milioni dell’anno scorso, a 4,1 nel 2050 e a 3,6 nel 2080. Tutta un’altra musica, invece, tenendo conto dei flussi migratori: 525 milioni nel 2050 e 520 nel 2080 per la popolazione; 5 milioni di nuovi nati nel 2050 e 5,1 nel 2080, sostanzialmente stabili rispetto al 2015.

LE ECCEZIONI VIRTUOSE  

Non mancano, però, eccezioni virtuose tra i Paesi dell’Ue. A cominciare dalla Francia che, anche in caso di neutralizzazione della variabile migratoria, vedrebbe la sua popolazione aumentare dai 66 milioni dell’anno scorso ai 69 del 2050, assestandosi a quota 68 nel 2080. Stessa dinamica in Gran Bretagna: 64 milioni nel 2015, 67 nel 2050 e di nuovo 64 nel 2080. «Sono casi che devono far riflettere perché ci dicono che in questi Paesi le politiche adottate a sostegno della famiglia sono state improntate all’insegna della stabilità – prosegue Costa -. In Italia, al contrario, sono state adottate negli anni poche misure strutturali e caratterizzate da troppa incertezza: un intervento una tantum, anche se meritevole, non porta risultati nel medio-lungo termine». Nei dati Eurostat, spicca anche un ulteriore aspetto legato all’invecchiamento della popolazione. A migrazione zero, l’età media degli italiani salirà dai 44,8 anni del 2015 ai 52,8 del 2050 fino ai 53,2 del 2080. Mentre, tenendo conto dell’effetto dei flussi migratori, resterebbe stabilmente al di sotto dei 50 anni: 44,7 nel 2015, 47,8 nel 2050 e 48,9 del 2080.

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Gazzetta bacchetta Koulibaly: “Non ne azzecca una, magari la testa è da un’altra parte”

I dettagli

Non ha giocato benissimo il difensore senegalese del Napoli Kalidou Koulibaly e La Gazzetta dello Sport lo fa notare: “Il più colpevole di tutti è Koulibaly, che non ne azzecca una e sui gol ha sempre delle colpe. Eh no, Kalidou, non è elegante giocare così per uno che se ne vuole andare. Magari è solo una giornata storta, magari la testa è da un’altra parte. Chissà. Sarri riproverà a entrarci per capire bene”.

Higuain: “La Juventus non era una scelta facile, ma era quella giusta”

Le sue parole

Gonzalo Higuain, attaccante della Juventus ed ex Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni a La Gazzetta dello Sport: “La storia della pancia in sovrappeso? La cosa migliore è che lo dicano prima di tutte le partite, così poi mi metto a fare gol tutte le volte. Delle critiche non mi interessa, non ho mai avuto dubbi sulle mie qualità. Qui alla Juve sono felicissimo: sono certo di avere fatto una scelta non facile ma allo stesso tempo quella giusta.

I nuovi tifosi? Quando sei lì che ti riscaldi e senti già i cori, quando avverti che la gente ti supporta così, beh, dentro di te hai ancor di più una voglia speciale. Il mio gol, come detto, è anche per loro. Sono in un club organizzatissimo, in una squadra fortissima e con una mentalità vincente”.