Stagione da incorniciare per Dries Mertens, capocanniere azzurro in campionato con dodici reti messe a segno. Con il gol rifilato oggi al Pescara, il folletto belga ha raggiunto quota cinquata reti con la maglia del Napoli. Un traguardo davvero importante per un calciatore dalle sue caratteristiche.
Commento Ssc Napoli: “Piovono reti al San Paolo, settimana da centravanti per Tonelli”
Il Napoli batte il Pescara 3-1,questo il commento della società tramite il proprio sito ufficiale:
“La settimana da centravanti di Tonelli, la scalata alla storia dei bomber di Hamsik, le nozze d’oro con il gol in azzurro di Mertens. Piovono reti al San Paolo. Ed è classe che non è acqua. Otto giorni da “falso nueve” per Lorenzo il massiccio, che dopo l’urlo al 95esimo contro la Samp adesso ci mette la testa per aprire la la porta del Pescara e la strada della gloria nel pomeriggio di Fuorigrotta. Poi Marek mette la firma numero 106 nell’albo dei marcatori della nostra storia e punta deciso al secondo posto di Attila Sallustro. E chiude Dries che infila la sua 50esima perla con la maglia azzurra. Il Napoli vince la sua terza partita consecutiva del 2017 tra campionato e coppa. Si ricomincia sabato sera alla Scala del Calcio. Angeli Azzurri contro Diavoli Rossoneri. La notte di San Siro che promette emozioni e spettacolo”.
Da sscnapoli.it
Maradona: “Napoli-Cremonese fu decisiva per me, dissi alla società che il Napoli meritava uno squadrone. Al San Carlo racconterò me stesso”
Maradona: “Napoli-Cremonese fu decisiva per me, dissi alla società che il Napoli meritava uno squadrone. Al San Carlo racconterò me stesso”
Maradona, ai microfoni della stampa, ai margini della presentazione dello spettacolo di Siani, Tre Volte Dieci, che sarà messo in scena domani sera al San Carlo, ha dichiarato: “Vorrei prima di tutto ringraziare Alessandro Siani, perché ha creduto in me, perché mi ha portato al San Carlo. Siamo a poche ore dallo spettacolo. Il San Carlo è il teatro più bello del mondo, e l’abbiamo solo noi, solo noi napoletani. Io mi sento felice per tutte quelle cose che si vedranno domani: non è un spettacolo tipico, è un racconto del Maradona “dentro”, prima di uscire dal campo. Il Maradona che è nella testa di ogni tifoso del Napoli. Nessuno ha mai pensato questo. Io giocavo al Barcellona: lì potevo vincere, pareggiare. Ma quando sono arrivato a Napoli, ho detto “qui non posso perdere, qui devo vincere”. Ho parlato con tanta gente, che mi spingeva a vincere, con la Juventus, con l’Inter, con il Milan. E l’abbiamo fatto. Un giorno giocavamo Napoli-Cremonese, lì ho capito che il Napoli meritava una squadra da scudetto. L’ho capito perché in quella partita c’erano 80 mila persona, in una partita che non valeva nulla, con tutti il rispetto per la Cremonese. Ho pensato di dover giocare necessariamente per lo scudetto. Mi vergognavo di giocare davanti ad 80 mila persone per nulla. Per questo abbiamo fatto uno squadrone, che andava a Milano, a Torino, a Roma per vincere. Io davo la palla ai miei compagni e facevo gli assist, ma segnavo anche. 50 e 50. La gente era diversa quando facevo gol e non lo facevo. Al minuto 84 cantavano sempre “vogliamo gol, vogliamo il gol di Maradona”. Questa è solo una piccola parte che accadrà domani. Domani al San Carlo racconteremo tutto, tutto ciò che è presente nel mio cuore. So che il napoletano capirà tutto ciò che dico. E come ha detto Siani, noi continuiamo ad avere l’illusione dello scudetto, perché un giorno io ho detto ad un presidente, che il Napoli meritava una squadra da scudetto.”
Mertens a Sky: “Esultanza dedicata a mia moglie. Maradona? Speriamo di vederlo”
Dries Mertens ha parlato ai microfoni di Sky Sport al termine della gara contro il Pescara:
“L’ esultanza era per mia moglie che si trova in Belgio per un’operazione. Dobbiamo migliorare, non capisco perché il Pescara sia così in basso viste le loro qualità. Alla fine abbiamo espresso le nostre potenzialità.
Maradona è un personaggio iportante per tutta la città, speriamo si faccia vedere”.
FOTO CLASSIFICA – Napoli a meno 4 dalla vetta in attesa della Juventus
Il Napoli batte 3 a 1 il Pescara e resta alterzo posto in classifica alle spalle della Roma. Giallorossi distanti sempre tre lunghezze. Quattro invece i punti che separano gli azzurri della Juventus impegnata nel posticipo contro la Fiorentina.
Mertens: “Gara difficile ma abbiamo fatto ugualmente bene”
Dries Mertens ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Premium Sport al termine della gara contro il Pescara:
“Non capisco perché il Pescara sia ultimo in classifica, gioca veramente bene ed ha giocatori di qualità. Oggi era una gara difficile ma alla fine abbiamo fatto bene. Sono felice per gol numero 50 con la maglia Napoli, oggi c’erano pochi spazi. Maradona? Per i napoletaniè importante la sua presenza in città, speriamo di vederlo”.
UDINESE ROMA 0-1|Nainggolan firma la vittoria al Friuli, Dzeko brucia un rigore
Udinese Roma 0-1. Nainggolan porta in vantaggio i giallorossi con un gol al 12′, per Dzeko non è giornata. In campo Totti nella ripresa, gara di qualità combattuta con tenacia dall’Udinese fino all’ultimo.
Roma- La Roma affronta l’Udinese nella prima giornata di ritorno di Serie A Tim. Al Friuli Dacia Arena la squadra di Spalletti continua imperterrita ad inseguire “l’obiettivo vittoria”: dopo il successo contro il Genoa, mette a segno un’altra vittoria, si porta a casa altri 3 punti e congela il secondo posto in classifica in attesa del match serale tra la capolista Juventus e la Fiorentina. Le occasioni-gol sprecate da Dzeko non hanno impedito ai giallorossi di mantenere il vantaggio contro una squadra che ha tentato di agguantare il pareggio fino alla fine del match. La Roma chiude in affanno ma ne esce vincente.
Primo Tempo
La Roma entra in campo contro l’Udinese con il piglio giusto, dopo 5 minuti confeziona la prima occasione gol con El Sharaawy che, servito impeccabilmente da Nainggolan, arriva a pochi passi da Karnezis e il suo tiro centrale viene deviato in extremis.
L’Udinese appare un po’ intimidita, non riesce a tenere palla né a creare spazi per rendersi pericolosi.
Al 12’ Roma in vantaggio su tiro di Nainggolan! Il Ninja, su assist brillante di Strootman, colpisce in rete con un tiro a giro.
Udinese Roma 0-1.
Al 16’ gran tiro di Dzeko che sul filo del fuorigioco scatta in avanti e arriva alla conclusione, palla a fil di palo, fuori di pochissimo!
Al 17’ rigore per la Roma! Faraoni tocca con mano una buona palla in area condotta dal El Sharaawy, l’arbitro senza esitare fischia il penality. Dzeko sul dischetto, calcia con potenza di esterno sparando la palla sopra la traversa, capitan Totti dalla panchina cala uno sguardo glaciale su questo bruttissimo tiro.
Dopo 18 minuti di dominio dei giallorossi, l’Udinese inizia a contrastare gli avversari creando pericoli in area giallorossa. Al 22’ doppia parata di Szczesny, sul primo tiro è quasi un miracolo, il portiere polacco riesce a neutralizzare il colpo di testa di Felipe e subito dopo devia in angolo un velenoso tiro a distanza ravvicinata di De Paul. L’errore di Dzeko conferisce vigore ai bianconeri che ora prendono coraggio e sono più aggressivi.
Al 27’ ancora Szczesny impegnato da De Paul che ci prova con un potente tiro dalla distanza, palla deviata in corner.
Al 36’ la Roma prova a reagire all’egemonia degli avversari. Nainggolan, su respinta di Samir, prova la conclusione dalla distanza, il suo bolide si spegne sopra la traversa. La gara si ravviva, le due squadre si tengono su ritmi molto elevati.
Al 40’ prima ammonizione della gara, giallo per Juan Jesus per fallo tattico su Zapata, già diffidato salterà la prossima gara all’Olimpico contro il Cagliari.
Nel finale del primo tempo, al 44’, Zapata a un soffio dalla porta arriva in ritardo su una buonissima palla sprecando una grande occasione. Non c’è recupero, questa prima frazione di gara si conclude con la Roma in vantaggio e un po’ affaticata verso la fine.
Secondo tempo
Nella ripresa nessun cambio per entrambe le formazioni.
La Roma è un po’ ingessata, mister Spalletti predispone la prima sostituzione per ravvivare un po’ la gara. Al 48’ Francesco Totti inizia il riscaldamento, si prepara al suo primo ingresso in campo del 2017.
Al 52’ entra Perica per l’Udinese al posto di Jankto, Delneri prova a rinforzare l’attacco mentre la Roma cerca di aumentare il pressing.
Al 53’ flebile tiro di Dzeko all’indirizzo di Karnezis che non ha difficoltà a bloccare.
Al 62’ è il momento di Francesco Totti che sostituisce El Sharaawy dopo una prestazione poco incisiva. Il Capitano bolla i 25esimi anno solari consecutivi in campo ed è alla sua 770esima gara con la Roma. E Totti subito crea un’occasione-gol verticalizzando per Nainggolan poco distante dalla porta, ma il Ninja per poco non ci arriva in sforbiciata.
L’Udinese risponde con un bel tiro al 65’, con Thereau che semina panico tra la difesa giallorossa, Szczesny riesce a bloccare la palla mettendoci su una pezza.
Dopo la sostituzione di Zapata con Hallfredsson, fioccano le ammonizioni per i padroni di casa: al 75’ giallo per Felipe e subito dopo per Fofana per fallo su Paredes. Molto agitato Delneri che incita i suoi a dare di più, un gol si può recuperare con le molteplici occasioni che i bianconeri riescono a confezionare.
All’80’ occasione-gol per Dzeko che viene ancora una volta bruciata: l’attaccante bosniaco si divora ancora una volta la possibilità di chiudere il match non riuscendo a deviare in porta una palla d’oro, tutto solo a due passi dalla porta, spedisce fuori sulla traversa la palla del ko. Dopo 2 minuti tenta il riscatto su cross di Paredes, ma non è serata per il bosniaco che stacca di testa ma fallisce il bersaglio.
Ci si avvia verso il recupero mentre entrambe le squadre spingono da una parte all’altra del campo.
Sono 3 i minuti di recupero, l’Udinese tenta fino all’ultimo di agguantare il pareggio. Se Delneri non è soddisfatto della prestazione dei suoi, anche Spalletti non appare affatto appagato, Totti cerca sempre Dzeko per la conclusione ma il raddoppio non arriva. Arriva invece il triplice fischio con cui si chiude la gara con la vittoria dei giallorossi che avrebbero potuto concludere con meno affanno questa bella partita di gran qualità.
FORMAZIONI
UDINESE (4-3-3): Karnezis; Faraoni, Danilo, Felipe, Samir; Fofana, Kums, Jankto; De Paul, Zapata, Thereau
Allenatore: Delneri
ROMA (3-4-1-2): Szczesny; Manolas, Fazio, Juan Jesus; Bruno Peres, Paredes, Strootman, Emerson; Nainggolan; El Shaarawy, Dzeko.
Allenatore: Luciano Spalletti
Arbitro: Damato di Barletta
di Maria D’Auria

Napoli-Pescara, i voti di Vivicentro: è ancora Tonelli
Questi i voti di Vivicentro
Il Napoli raggiunge quota 41 punti in classifica e conferma il terzo posto in campionato. Gli azzurri superano con relativa semplicità il Pescara per 3-1. Tonelli, Hamsik e Mertens gli uomini del match. Questi i voti di Vivicentro:
Napoli(4-3-3): Reina 6, Hysaj 6.5, Tonelli 7, albiol 6.5, Strinic 6, Zielinski 6, Jorginho 6.5, Hamsik 7, Insigne 6.5, Mertens 7, Callejon 6.5 Allan 6, Giaccherini 6, Maggio sv
dal nostro inviato al San Paolo, Ciro Novellino
Napoli-Pescara(3-1): Tonelli passione bomber, Hamsik e Mertens chiudono il match
Napoli-Pescara(3-0): Tonelli passione bomber, Hamsik e Mertens chiudono il match
Il Napoli si prende la sua rivincita, calcisticamente parlando, sul Pescara. Gli uomini di Sarri superano i ragazzi di Oddo 3-1, grazie ai gol di Tonelli, alla seconda rete consecutiva in serie A, Marek Hamsik, il quale ha siglato il sesto gol in stagione, e Dries Mertens, sempre più numero nove. Il Napoli vola a quota 41 punti e conferma il terzo posto, dietro la Roma e la Juventus. Segna per il Pescara, all’ultimo secondo, Caprari, che sul dischetto spiazza Pepe Reina.
IL TABELLINO
Marcatori: Toneli(Na), Hamsik(Na), Mertens(Na), Caprarsi(P).
Ammoniti: Tonelli(Na), Bizzarri(P), Coda(P), Benali(P)
Espulsi: nessuno.
A cura del nostro inviato al San Paolo, Ciro Novellino
Napoli-Pescara, le formazioni ufficiali: Zielinski dall’ inizio
Napoli e Pescara pronte a scendere in campoal San Paolo. Sono state diramate le formazioni ufficiali. Maurizio Sarri conferma Tonelli al centro della difesa. A centrocampo Zielinski e Jorginho vincono il ballottaggio su Allane Diawara. Massimo Oddo si affida al tridente composto da Caprari, Gilardino e Benali.
FORMAZIONI UFFICIALI
Napoli (4-3-3): Reina; Hysaj, Tonelli, Albiol, Strinic; Zielinski, Jorginho, Hamsik; Callejon, Insigne, Mertens. All. Sarri
Pescara (3-4-3): Bizzarri; Crescenzi, Coda, Zuparic; Verre, Bruno, Cristante, Memushaj; Caprari, Gilardino, Benali. All. Oddo
Teatro Sociale (Bs): L’ORA DI RICEVIMENTO (BANLIEUE)
TEATRO SOCIALE
Via Felice Cavallotti, 20 – Brescia
Da mercoledì 18 a sabato 21 GENNAIO 2017 (ore 20.30)
Domenica 22 GENNAIO 2017 (ore 15.30)
PRODUZIONE TEATRO STABILE DELL’UMBRIA
Presenta
L’ORA DI RICEVIMENTO
(BANLIEUE)
di Stefano Massini
regia di MICHELE PLACIDO
con FABRIZIO BENTIVOGLIO
e Francesco Bolo Rossini, Giordano Agrusta, Arianna Ancarani, Carolina
Balucani, Rabii Brahim, Vittoria Corallo, Andrea Iarlori, Balkissa Maiga, Giulia
Zeetti, Marouane Zotti
scena Marco Rossi
costumi Andrea Cavalletto
musiche originali Luca D’Alberto – voce cantante Federica Vincenti
luci Simone De Angelis
Durata dello spettacolo: 1.40 (senza intervallo)
Da mercoledì 18 a sabato 21 gennaio 2017 alle ore 20.30 e domenica 22 gennaio 2017 alle ore 15.30 al Teatro Sociale di Brescia sarà in scena lo spettacolo L’ORA DI RICEVIMENTO (Banlieue).
L’ora di ricevimento è il nuovo testo teatrale di Stefano Massini, prodotto dal Teatro Stabile dell’Umbria con Fabrizio Bentivoglio protagonista, per la regia di Michele Placido.
Un testo che affonda le radici della nostra contemporaneità, nella realtà che stiamo vivendo e che affronta il tema della difficoltà di integrazione e dello scontro di culture.
Bentivoglio interpreta il cinico e disilluso prof. Ardeche, uno spietato osservatore, insegnante di materie letterarie in una scuola nel cuore della banlieue a Les Izards, ai margini dell’area metropolitana di Tolosa, nella cui classe vi è una miscela di razze e culture che cercano di amalgamarsi giorno per giorno.
L’ora di ricevimento è quella che viene dedicata ogni settimana ai genitori di questi alunni di diverse nazionalità e confessioni religiose che non hanno più gli strumenti per apprezzare poesia e bellezza.
Accanto a Bentivoglio troviamo gli attori Francesco Bolo Rossini, Giordano Agrusta, Arianna Ancarani, Carolina Balucani, Rabii Brahim, Vittoria Corallo, Andrea Iarlori, Balkissa Maiga, Giulia Zeetti, Marouane Zotti.
Scena di Marco Rossi, costumi di Andrea Cavalletto, musiche originali Luca D’Alberto, voce cantante Federica Vincenti e luci di Simone De Angelis.
A margine dello spettacolo, sabato 21 gennaio Fabrizio Bentivoglio, protagonista di Road Movie, alle ore 17.30 sarà intervistato da Daniele Pelizzari al Nuovo Cinema Eden per il ciclo “RAPITI DALL’EDEN – i sabato pomeriggio tra cinema e teatro” cui seguirà la proiezione del film “WELCOME” di Philippe Lioret.
Vendita biglietti:
TEATRO SOCIALE
I biglietti sono in prevendita alla biglietteria del Teatro Sociale in orario della stessa.
Via Felice Cavallotti, 20 – Brescia
Biglietteria tel. 030 2808600 biglietteria@centroteatralebresciano.it
Nella mezz’ora che precede l’inizio dello spettacolo saranno in vendita esclusivamente i biglietti per la serata stessa.
SEDE PIAZZA LOGGIA
Punto vendita nella sede del CTB in Piazza della Loggia, 6 – dal martedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 13.00 (esclusi
i sabato e festivi)
Tel. 030 2928609
Inoltre, i biglietti possono essere acquistati anche in rete o in tutti i punti vendita del circuito Vivaticket/Charta
www.vivaticket.it
Ticket point presso la Libreria Serra Tarantola – via F.lli Porcellaga, 4 – Brescia
Tel. 030290171 – Fax 0303772569
ORARI: 9.15-12.15 /15.30- 19.00
(LUNEDI’ MATTINA E DOMENICA CHIUSO)
Prezzo dei biglietti singoli:
Platea – intero € 27,00 – ridotto gruppi € 24,00 – Ridotto speciale € 19,00
Galleria centrale – Intero € 19,00 – Ridotto Gruppi € 17,00 – Ridotto speciale € 14,00
Galleria laterale – Intero € 13,00 – Ridotto Gruppi € 12,00 – Ridotto speciale € 11,00
INFORMAZIONI:
Sede – CTB Centro Teatrale Bresciano
Piazza della Loggia, 6 – 25121 Brescia – tel. 030 2928617 – fax 030 2928619
(dalle ore 9.00 alle 12.30 e dalle ore 15.00 alle ore 17.30)
E-mail: organizzazione@centroteatralebresciano.it
Mafia: catturato nel Catanese Andrea Nizza, boss della cosca Santapaola
Considerato a capo del braccio armato della cosca Santapaola e a capo di uno più vasti traffici di droga. Era inserito nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi d”Italia.
Catturato nel Catanese Andrea Nizza, considerato a capo del braccio armato della cosca Santapaola e a capo di uno più vasti traffici di droga. I carabinieri lo hanno arrestato a Viagrande assieme a due amici che avevano preso in affitto la casa in cui si nascondeva. Nizza era inserito nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi d’Italia: alla sua cattura potrebbe aver contribuito il fratello Fabrizio, collaboratore di giustizia.
Andrea Nizza, 30 anni, era ricercato dal 2014. Si era reso irreperibile dopo una condanna a sei anni e otto mesi nel processo scaturito dall’operazione Fiori bianchi. La sua specializzazione era il traffico di droga internazionale, con collegamenti con Albania e Grecia. Il gruppo Nizza gestiva per contro della ‘famiglia’ Santapaola-Ercolano’ il traffico di droga prima nello storico rione San Cristoforo di Catania, per poi trasferirsi in quello popoloso di Librino, realizzando il suo ‘centro di spaccio nel famigerato Palazzo di cemento, ed espandendo il suo ramo d’azione.
I Carabinieri del comando provinciale di Catania lo hanno arrestato a Viagrande, assieme a due suoi amici che avevano preso in affitto la casa in cui si nascondeva. Probabilmente alla sua cattura si è giunti anche grazie alle indicazioni del fratello del ricercato, Fabrizio, che è un collaboratore di giustizia.
vivicentro.it/isole
vivicentro/Mafia: catturato nel Catanese Andrea Nizza, boss della cosca Santapaola
ansa/tgcom24
Napoli, la paranza dei bambini di camorra dietro gli spari al mercato
Il carcere o la morte. Non c’è via di scampo per i giovani di camorra, protagonisti dello scontro tra il clan Mazzarella e la paranza dei bambini. La storia di due fratelli
Napoli, dietro gli spari al mercato i ragazzi condannati a uccidere
DIETRO una sparatoria, una strage sfiorata come quella al Mercato della Duchesca del 4 gennaio scorso, ci sono storie di famiglie che vivono una quotidianità di guerra. Si può scegliere di ignorare queste vicende o, invece, avere il coraggio di fissare l’abisso.
Valerio Lambiase, 28 anni, è uno dei ragazzi arrestati per la sparatoria in cui è rimasta ferita una bambina di 10 anni oltre ad alcuni ambulanti senegalesi. Gennaro Cozzolino, 39 anni, il suo socio, sarebbe colui che ha effettivamente sparato mentre Valerio durante l’aggressione era armato di una mazza da baseball. Valerio è fratello maggiore di Gianmarco, la storia di questi due fratelli è una storia tipica di queste terre.
Hanno voglia di fare, di migliorare la loro condizione, hanno fretta di crescere.
Sono di Forcella e qui il modo più veloce di affermarsi è mettersi a disposizione dei clan. Gianmarco inizia a sorvegliare le piazze per conto della famiglia Del Prete, che è il braccio operativo dei Mazzarella nel quartiere.
I Mazzarella sono uno dei clan più antichi della città: nascono in periferia, a San Giovanni a Teduccio, e arrivano a comandare fino al centro. Entrano a Forcella per la via del sangue nel 1996: Michele Mazzarella (figlio di Vincenzo detto “o pazz”) sposa Marianna Giuliano (figlia di “Lovigino” Giuliano, uno dei massimi dirigenti della camorra, divenuto noto ai media per la foto con Maradona in una vasca a forma di conchiglia. La famiglia Giuliano collassa nei pentimenti: i Mazzarella diventano sempre più i legittimi sovrani di Forcella.
I fratelli Lambiase crescono in questo contesto di decadenza. Le grandi piazze di spaccio sono spostate a Secondigliano, la ricchezza criminale di Forcella si depaupera, ma proprio quando stanno per diventare maggiorenni, intuiscono che tutta l’attenzione mediatica concentrata su Scampia sta permettendo a Forcella di tornare un’importante piazza di spaccio. A Forcella si formano le paranze.
L’idea di Emanuele Sibillo, capo del gruppo più feroce, la “paranza dei bambini”, è di togliere il potere nel quartiere ai Mazzarella, considerati forestieri, e di darlo ai forcellani. Gianmarco viene avvicinato dalla paranza dei bambini: l’obiettivo è farlo passare dalla loro parte contro i clan “stranieri” di San Giovanni a Teduccio, ma Gianmarco non vuole, ha una specie di istinto di fedeltà verso il suo clan d’origine.
Inizia una vera e propria guerra tra i Mazzarella-Del Prete e la paranza dei bambini di Sibillo. La famiglia di Gianmarco capisce che la situazione sta diventando gravissima. Lo spinge ad allontanarsi dal centro di Napoli, finché la situazione non si sarà calmata. Nelle telefonate intercettate nell’inchiesta della Dda di Napoli, il padre dice a Gianmarco: “Qua non devi venire proprio! Non la devi fare proprio la pazzaria! (…) non sai chi ti vuole male”. L’altro figlio, Valerio, è al sicuro, perché è finito in galera. Ed è proprio per questa ragione che la compagna del padre ha un’idea per salvare anche Gianmarco: “Dobbiamo chiamare un carabiniere (…) gli dobbiamo far pigliare un paio di anni di carcere… questi qua vanno tutti quanti in galera, quando lui esce non c’è più nessuno (…) almeno il padre lo va a trovare ogni settimana al carcere e non va sopra al cimitero”. È proprio come appare da queste parole: l’idea è di far arrestare Gianmarco per far sì che non venga ucciso.
Ma lui continua a frequentare la zona, ad andare e venire da Forcella. Sente che è il momento in cui poter avere un ruolo più importante e quindi più soldi, perché molti del clan sono in carcere e altri stanno tradendo passando con i rivali. Ma nel 2013 arriva l’imprevisto: nasce sua figlia e la sua compagna Anita, che ha 21 anni, non vuole far vivere la sua bambina in una famiglia di camorra. Litigano e lei riesce a convincere la propria madre ad attivarsi per trovargli un lavoro: e lo trova. A un bar calabrese serve un barista, ma Gianmarco non ne vuole sapere. Qui è riportata l’intercettazione tra Anita e Gianmarco, in cui quest’ultimo le confessa che non ce la fa a vivere come un barista, un normale lavoratore, seguendo la classica logica del giovane di paranza, secondo cui a lavorare sono solo i fessi, gli uomini che non contano:
Gianmarco: “Embè me ne vado là [a Forcella, ndr ] Anita…”.
Anita: “E che fai Gianmarco là…”.
Gianmarco: “Io … e poi si vede quello che faccio, Anita …”.
Anita: “Eh… Gianmarco e che fai perdi questo lavoro qua per andartene là…”.
Gianmarco: “Ed io poi vado sempre a lavorare…?”
Anita: “Embè che vuoi fare…?”.
Gianmarco: “Sempre quello che ho in testa Anita… tu lo sai bene (…)”.
Anita: “Eh Gianmarco e perché tu vuoi fare sempre… perché tu vuoi fare sempre questa vita qua…? Fammi capire (…) ho parlato con tua mamma, ho parlato con tuo padre, ho parlato con…, ho parlato con tutti quanti, tutti quanti… perché devi fare per forza quella vita, allora è come dico io…”.
Gianmarco: “Ma per forza, ma è una cosa obbligatoria…”.
Anita, per convincere Gianmarco ha parlato con la sua famiglia e i suoi migliori amici, ha cercato di mostrare a tutti che Gianmarco è diverso dagli altri ragazzi di paranza. Anita vuole far capire a lui e a chi gli vuole bene che non è scritto che il suo destino sia per forza quello di camorrista. Ma per Gianmarco, invece, è obbligatorio, di fronte alla possibilità di guadagnare di più, lavorare nel narcotraffico e per i Mazzarella. E così risponde alla richiesta di Anita di emigrare e cercare un’altra vita:
Anita: “Andiamo per altre parti, e non ti preoccupare”.
Gianmarco: “Eh, non ti preoccupare, con 100-150 euro alla settimana voglio vedere come facciamo… Anita ma per piacere, ma stai un poco zitta, sì…”.
Gianmarco rimane a Napoli, quindi. L’unica precauzione che prende è quella di andare a vivere a casa dei suoceri a Ponticelli, territorio controllato dai Mazzarella. Ma la paranza ci mette poco a scoprire dove si trova. Il 1° marzo 2015 Gianmarco non ce la fa più a stare chiuso in casa. Ha 21 anni e nemmeno la paura lo fa rinunciare a vedere la partita della sua squadra. Quella sera si gioca Torino-Napoli. Gianmarco va a vederla in un circolo ricreativo di Ponticelli. Intorno alle 21.30 due killer arrivano e gli sparano addosso. Muore poche ore dopo in ospedale.
Questa storia ha un sapore amaro, perché vede una famiglia sperare che i propri figli vadano in carcere come unica salvezza da morte certa. E il lavoro per pochi spiccioli, senza diritti e soprattutto senza possibilità di crescita viene visto come una condanna assai peggiore di quella di morire o essere arrestati.
Il padre dei Lambiase in un’intercettazione, parlando dei figli, dice: “Gianmarco è un uomo perso (…) Valerio però rimane là uno lo va a trovare, lo vede, hai capito… Ma quello vuole fare proprio quello, fare quello che lo vuole fare hai capito? Non capisce che io domani sono più forte di te, domani mi sveglio io quello è più forte di te non capisce mo’ sta proprio rischiando la vita di quello che sta in mezzo alla via sta monnezza…”.
Era consapevole che il destino di Gianmarco fosse segnato e che il carcere fosse la protezione di Valerio. Una volta uscito dal carcere quest’ultimo, infatti, è tornato per strada. Questa è una storia svelata dalle indagini dei pm Woodcock e De Falco e dalla squadra mobile di Napoli comandata da Fausto Lamparelli (che avevano già indagato l’ascesa e la caduta della paranza dei bambini). Ora queste indagini che raccontano di Valerio con una mazza da baseball, a riprendersi il territorio dalle mani degli assassini di suo fratello, pronto a spaccare teste e gambe e a costringere i disperati venditori ambulanti africani a tornare a pagare il pizzo al suo clan.
vivicentro.it/opinione
repubblic/Napoli, dietro gli spari al mercato i ragazzi condannati a uccidere di ROBERTO SAVIANO
Lo scudo di Draghi è il ministro del Tesoro europeo
Il presidente Bce vede lucidamente i pericoli di un’Europa di governicchi in una società globale. Un solo ministro del Tesoro dell’Eurozona sarebbe un passo importante verso la federazione
Lo scudo di Draghi è il ministro del Tesoro europeo
L’euro è sotto attacco. Non soltanto del populismo che alligna in Europa sempre di più, ma anche di alcune banche d’affari ed enti speculativi ed anche di economisti, studiosi attenti alle tendenze finanziarie e monetarie nonché, beninteso, agli interessi privati ed anche pubblici che non pensano all’interesse comune europeo ma ad una forza nazionalistica sempre più rigorosa in una confederazione che rifiuta di costruire un continente federale.
Se prendiamo come esempio il più grande e importante degli Stati federali, gli Stati Uniti d’America, il dollaro non è mai stato in discussione. Dopo la fine dell’ultima guerra mondiale un dibattito ci fu su due tematiche in qualche modo connesse tra loro: quale doveva essere il rapporto tra il dollaro e l’oro, che naturalmente avrebbe influito su tutte le altre monete, e l’opportunità o meno di mantenere il dollaro come principale strumento internazionale, agganciandone il tasso di cambio ad un “pool” di monete di altri Stati di grande importanza politica, economica, territoriale, in possesso di materie prime; insomma un’anticipazione di una società globale che vide la luce quarant’anni dopo sotto la spinta delle nuove tecnologie ed anche dell’immenso esercito dei popoli poveri che fuggono la miseria e le sanguinarie dittature che li opprimono rendendo necessaria la fuga verso altri continenti più ricchi e meno sanguinari. Insomma più civili, ancorché non sempre (anzi quasi mai) favorevoli all’invasione degli emigrati.
La conferenza si svolse a Bretton Woods su un sistema monetario da costruire e ferma restando l’importanza del dollaro come strumento operativo; l’ipotesi sostenuta principalmente da John Maynard Keynes era una moneta contabile unica il cui tasso di cambio veniva fissato dalla media tra i tassi delle monete dei principali Paesi del mondo. Quella moneta il cui nome sarebbe stato Bancor avrebbe rappresentato una sorta di ancoraggio di tutti i Paesi aderenti a questa sorta di club, le cui rispettive monete non potevano, anzi non dovevano allontanarsi dai tassi stabiliti una volta per tutte tra ciascuna di loro e il Bancor, potendo tuttavia oscillare entro una fascia del 4 o del 6 per cento senza subire alcuna penalità sulle rispettive economie.
Qualche cosa di simile era avvenuta tra le varie monete europee e fu definita una sorta di clearing multilaterale, con oscillazioni consentite entro il 6 per cento e con l’obbligo di saldare ogni mese i debiti eventuali al suddetto club chiamato Ecu. Il pagamento avveniva in dollari. Questo clearing multilaterale durò fino al 1997 quando i Paesi europei (non tutti ma i principali) decisero di adottare la moneta unica, cioè l’euro. I Paesi membri dell’Unione europea, politica ed economica, erano 28 fino a quando il Regno Unito di Gran Bretagna ne è uscito e dunque gli Stati sono diventati 27, dei quali 19, i principali, hanno aderito all’euro. Tra di essi il principale è la Germania non soltanto per la sua struttura economica e per la consistenza della sua popolazione, ma anche perché l’euro, di fatto, non è che il cambiamento di nome del marco tedesco che era la moneta di riferimento sulla quale furono fissati i vari cambi con le altre monete. Queste sono le premesse storiche della crisi monetaria attuale. Una crisi, o meglio una crescente sfiducia nella moneta comune, nasce naturalmente da ragioni politiche ed anche da malanni economici e sociali che ciascuno dei 19 Paesi europei sta attraversando. Ritirarsi dall’euro, magari soltanto per qualche anno, consentirebbe soprattutto di essere sottratti a quella sorta di protettorato tedesco che stabilisce la politica economica e le regole che gli Stati debbono rispettare, i sistemi di controllo e le relative penalizzazioni nei casi di inadempienza. Ma sarebbe anche la fine di un sogno che non è un’utopia ma deve, dovrebbe, diventare una realtà e cioè gli Stati Uniti d’Europa, senza la quale (l’ho scritto infinite volte ma l’ascolto dei vari governi è nullo su questo tema) le nazioni europee in una società sempre più globale diventeranno scialuppe di salvataggio o gommoni o gondole per turisti che vengono a godersi le tante bellezze d’arte e di panorama dei vari Paesi europei che in una storia di almeno tremila anni sono stati la culla della civiltà del mondo ad occidente della Cina, dell’India e dell’Africa centrale.
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C’è una sola eccezione al nazionalismo e al populismo che hanno impedito al sogno di Ventotene di diventare realtà, ed è la Banca centrale europea e il suo presidente Mario Draghi. È italiano e prima di essere prescelto per dirigere l’Istituto che ha sede a Francoforte è stato governatore della Banca d’Italia, ma la sua nazionalità originaria non ha minimamente influenzato il suo lavoro; l’Italia è una componente importante dell’Unione europea e come tale interessa la Bce non meno ma nemmeno più degli altri Paesi europei.
La Bce fu concepita nel 1997. Era evidente che una confederazione che aveva deciso di chiamarsi Unione senza ancora esserlo, aveva bisogno di trasformare l’Ecu, cioè il clearing multilaterale, in una Banca centrale; ma in realtà quella decisione fu presa da Mitterrand e da Kohl come contrappeso politico all’unificazione della Germania Est (filosovietica) con la Germania Ovest, ovviamente europeista. La Francia e tutti i Paesi dell’Unione temevano molto un’eventuale tendenza filosovietica della Germania, della quale c’erano già stati alcuni preoccupanti segnali. La creazione d’una Banca centrale e d’una reale unione europea furono il prezzo che la Germania dovette accettare per poter portare fin quasi all’Elba i propri confini e per annettersi milioni di persone di lingua tedesca ampiamente addestrate alla vita e al lavoro industriale: una ricchezza e un aumento di popolazione che fece della Germania il primo paese d’Europa.
La Francia mitterrandiana non era certo (e tuttora non è) protesa verso un’Europa federale; la “grandeur” francese è sempre stata un ostacolo alla federazione; ma un’Europa nell’orbita sovietica sarebbe stata un pericolo e una diminuzione del potere politico della Francia e Mitterrand agì di conseguenza.
Va anche aggiunto che timori analoghi aveva anche il cancelliere tedesco: Kohl era europeista, il suo partito democristiano, la Cdu, non era affatto propenso ad eventuali politiche di apertura verso l’Est, alla quale guardavano invece con simpatia il partito socialdemocratico e soprattutto le sue frange di sinistra comunista. Kohl perciò si schierò con Mitterrand e fu anche confermato in questo atteggiamento dall’immediata adesione dell’Italia di Prodi e soprattutto di Ciampi che era allora il ministro del Tesoro e fu quello che trattò con Kohl sulle modalità e il tasso di cambio tra la lira e il nascente euro. Questa è la storia dell’euro, che soppiantò le altre monete dei diciannove Paesi europei ed ebbe ovviamente una Banca centrale della quale le Banche centrali nazionali costituiscono il suo consiglio.
La Bce è la sola istituzione europea sostanzialmente indipendente rispetto alle altre. È vero che i suoi azionisti sono i 19 Paesi che aderiscono alla moneta euro, ma è anche vero che non si tratta di un vero e proprio consiglio di amministrazione. Draghi non ha sopra o accanto a sé un solo ministro del Tesoro, ma ne ha 19, il che in una materia squisitamente tecnica significa nessuno.
Eppure è proprio Draghi ad avere chiesto con insistenza che sia creato un ministro del Tesoro unico dell’Eurozona. È vero che spetterebbe al Consiglio dei capi di governo dell’Eurozona sceglierlo e nominarlo, ma qui la loro area di guida e di controllo cessa, la Banca centrale può rispondere ad uno ma non a diciannove. Eppure quell’uno, che ridurrebbe in qualche modo il potere di Draghi sulla politica monetaria dell’Eurozona e non soltanto, è proprio lui che lo vuole, appoggiato in questo anche da Renzi quando era capo del governo. Come mai?
La riposta è semplice: Draghi è un favorevole assertore dell’Europa federale e non soltanto confederata, e sa che un solo ministro del Tesoro dell’Eurozona sarebbe un passo importante verso la federazione europea. Draghi vede lucidamente i pericoli di un’Europa di governicchi in una società globale, non sente ovviamente sentimenti nazionalistici ed è perciò il più franco e sincero sostenitore degli Stati Uniti d’Europa. Purtroppo con pochi alleati. L’Italia di Renzi lo è stata e anche quella di Gentiloni lo è e lo è stata quella di Napolitano, di Ciampi, di Prodi. Fine: non lo è Grillo, non lo è Salvini. Berlusconi lo è a mezza bocca, in realtà del tema Europa non gliene importa niente. Se la sinistra italiana prendesse sul serio questo tema come dovrebbe, sarebbe una forza politica non trascurabile, ma è occupata soltanto dalle sue beghe interne di partito; è europeista ma non ha mai mosso un dito per dimostrarlo. Non così il suo leader: Renzi in Europa ha dato il meglio di sé e se avesse agito con altrettanta lucidità sul piano italiano non si sarebbe cacciato nel mare di guai che sta e stiamo attraversando.
È incredibile come in tre anni sia venuto meno un leader che sembrava poter governare con carisma e con efficacia (che è più importante del carisma). Ce la farà a riprender quota? Avrebbe fatto meglio a proseguire il suo governo e, visto che rifiutò l’offerta in quel senso del presidente Mattarella, farebbe bene ad occuparsi del partito, dell’Europa ed attendere che Gentiloni conduca il governo fino alla fine naturale della legislatura; a quel punto potrebbe ripresentarsi al Paese con una legge elettorale appropriata.
Pubblichiamo qui a fianco una sua ampia intervista con Ezio Mauro. È interessante, le domande di Ezio sono tutte appropriate come sempre. Le risposte di Renzi altrettanto precise; a sentirlo parla del futuro suo e di quello del Paese. Si tira un respiro di sollievo, ma sul tema delle elezioni subito, e con quale legge elettorale, c’è il silenzio pressoché assoluto. E quindi altrettanto assoluto è il mio giudizio sulla sua figura di statista. A me sembra piuttosto essere un perfetto giocatore di roulette. Spero ovviamente di sbagliare: non tanto nell’interesse di Renzi ma in quello del Paese.
vivicentro.it/editoriale
vivicentro/
repubblica/Lo scudo di Draghi è il ministro del Tesoro europeo EUGENIO SCALFARI
Insigne-Ghoulam, rinnovi in ballo: ci sono difficoltà
I dettagli sui rinnovi
Dopo il rinnovo dello spagnolo José Callejon, tocca la firma per Dries Mertens che, secondo La Gazzetta dello Sport, è prossimo a legarsi al Napoli fino al 2021. Tuttavia restano in piedi le questioni legate agli accordi di Lorenzo Insigne e di Faouzi Ghoulam: proprio quest’ultimo, il terzino sinistro algerino, sembra il caso più complicato da risolvere.
Mertens ha un motivo in più per coronare una giornata speciale
Mertens ha un motivo in più per coronare una giornata speciale
C’è un motivo in più perché la partita di oggi tra Napoli e Pescara possa essere speciale per l’attaccante belga del Napoli Dries Mertens: mettendo a segno un gol raggiungerebbe quota 50 marcature in maglia azzurra. La Gazzetta dello Sport scrive: “la stagione del Napoli l’ha visto tra i protagonisti in assoluto: è il capocannoniere della squadra in campionato, in appena quattro mesi il suo status è cambiato di parecchio, da alternativa a Lorenzo Insigne, oggi è considerato tra gli inamovibili, uno di quelli a cui Maurizio Sarri difficilmente farebbe a meno”.
Maradona: “Napoletani vi amo!”
Le sue parole all’arrivo a Napoli
Diego Armando Maradona è tornato a Napoli. La folla lo ha accolto come meritava e lui ha ricambiato con tutto l’affetto possibile. Il Mattino riporta di alcune sue dichiarazioni all’interno dell’Hotel Vesuvio: “Sono felice di essere qui, ogni volta che posso ho bisogno di risentire l’amore di Napoli” dice a quelli dell’organizzazione dello spettacolo di Siani. Al suo fianco, inseparabili, la moglie Rocio Oliva, il figlio Diego junior, il fratello Hugo e il suo assistente personale Stefano Ceci.
Diego appare stanco, ma ciò nonostante prende la decisione di uscire fuori a salutarli: “Non ce la faccio a non uscire a salutarli, questa gente per me è energia pura, non posso stare lontano da loro”. E lui si sbatte la mano sul cuore, quattro, cinque, sei volte. “Vi amo” ripete.
FOTO ViViCentro – Primavera, Cesena-Milan 1-2: Modic-Vido ed è Milan in rimonta
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Prima Stabia: “Torneo di Viareggio. Manniello è arrabbiato con la politica…”
Così i consiglieri comunali del gruppo di “ Prima Stabia ” Vincenzo Ungaro, Gaetano Cimmino e Massimiliano De Iulio a seguito delle dichiarazioni di Franco Manniello
“Forse sono state troppe le delusioni elettorali per lui. Non capiamo come un evento del genere possa inficiare la corsa alla serie B della Juve Stabia. La Viareggio Cup darebbe ancor più lustro alla squadra e alla città, l’una non escluderebbe certo l’altra. L’inquilino (moroso) dello stadio comunale ci pensi meglio prima di lanciare assurde accuse”
“Portare il Torneo di Viareggio a Castellammare di Stabia non esclude in alcun modo la Juve Stabia ma anzi darebbe ancor più lustro alla squadra, alla città, ai nostri colori che difenderemo sempre a spada tratta. Non era certo questa la nostra intenzione e non vediamo come possiamo essere stati fraintesi dal signor Franco Manniello. Non avremmo certo chiesto alla squadra di non allenarsi allo stadio comunale ‘Romeo Menti’, pur se consentito da regolamento comunale, ma le due cose possono tranquillamente coesistere: basterebbe organizzarsi con gli orari in quei quattro giorni di Torneo. Come tutta la città teniamo tantissimo alla nostra squadra e ci auguriamo possa raggiungere grandi traguardi. Per cui non capiamo l’assurdo livore e nervosismo del signor Manniello, infuriato con la politica forse per le troppe delusioni elettorali.
Per non parlare poi della grande opportunità per il settore giovanile della nostra Juve Stabia. Parliamo davvero di un ‘distruttore’, come lo ha definito il presidente del settore giovanile della Juve Stabia, Andrea De Lucia, che proprio a causa dei cattivi rapporti con Manniello lascerà la squadra a fine anno calcistico? Qui parliamo di sport, di cultura, di sviluppo. Restiamo convinti della bontà della nostra proposta e non accettiamo lezioni da nessuno”. Così i consiglieri comunali del gruppo di “Prima Stabia” Vincenzo Ungaro, Gaetano Cimmino e Massimiliano De Iulio a seguito delle dichiarazioni di Franco Manniello che ha commentato con parole dure l’idea di ospitare nello stadio Menti un girone della “Viareggio Cup”.
“Parliamo di una proposta seria che sottoporremo all’attenzione dell’amministrazione comunale – hanno continuato i consiglieri – e che porterebbe Castellammare alla ribalta nazionale. Manniello non è il nostro interlocutore, forse lo sarà di altri politici, noi, invece, facciamo riferimento unicamente al primo cittadino. Il signor Manniello, al posto di infuriarsi e lanciare accuse infondate, dovrebbe preoccuparsi di ripianare i debiti della società verso il Comune di Castellammare. Forse il presidente se la prende con il mondo politico che non gli ha concesso di candidarsi a sindaco, o forse perché non è riuscito neppure a nominare come assessore un suo fedelissimo. Non lo sappiamo.
Ciò che sappiamo è che amministrazione e consiglieri di maggioranza e di opposizione non devono certo chiedere all’inquilino (moroso per circa 400mila euro) del Menti come sviluppare attività sportive sul territorio. Tanto più che la transazione proposta con il Comune è fallita e sarebbe attesa tra poche settimane una sentenza del Tribunale di Torre Annunziata proprio su questo caso. L’Ente, infatti, ha concesso di far rientrare la squadra da Casola di Napoli solo per senso di responsabilità e per senso di appartenenza ai nostri colori.
E giusto per chiarirci facciamo delle ipotesi entrando nel dettaglio, così da dimostrare l’assurdità delle parole di Manniello. Un girone del Torneo di Viareggio si sviluppa su una settimana e l’edizione 2017 comincia lunedì 13 marzo. Da calendario della ‘Lega Pro’ la Juve Stabia giocherà il 12 marzo in casa. Si tratterebbe di un cointeressamento del campo per tre o quattro giorni e basterebbe un po’ di buona volontà per inserire partite e allenamento. È possibile solo per questo bloccare così importanti iniziative? Addirittura perdere la corsa alla serie B? Che alibi sono mai questi?
Noi difenderemo sempre i colori della Juve Stabia, tirata in ballo solo a causa del comportamento sconsiderato di un privato cittadino che pensa di usare lo stadio comunale a proprio piacimento bloccando iniziative, sviluppo, cultura”.
fonte/reportweb.tv

















