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ESCLUSIVA – Fabio Lupo: “La Juve Stabia può vincere i play-off. In futuro non escludo un possibile ritorno”

L’intervento dell’ex D.S. Fabio Lupo al Pungiglione Stabiese

Nel corso della puntata de “Il Pungiglione Stabiese”, programma radiofonico a cura della nostra redazione sportiva ed in onda su ViviRadioWeb, abbiamo avuto come ospite telefonico l’ex D.S. gialloblè Fabio Lupo.Con lui abbiamo discusso di questo momento del campionato di Lega Pro e della Juve Stabia in generale.

Buonasera Direttore, abbiamo avuto modo di conoscerla, anche se per pochi mesi, ma abbiamo potuto apprezzare soprattutto le sue doti umane. Fu chiamato ad operare nel mercato di riparazione, quando poi purtroppo la squadra già era destinata alla retrocessione in Lega Pro, accettando di fare il possibile. Che ricordo ha di Castellammare, della Juve Stabia e di quell’esperienza?

Un bellissimo ricordo, nonostante non fu una stagione positiva sotto l’aspetto sportivo, provammo a fare il miracolo ma non ci riuscimmo. Arrivai quando purtroppo la situazione era già compromessa. Ricordo benissimo e con piacere la tifoseria che si comportò con una correttezza esemplare fino al termine del campionato, incitando sempre la squadra, qualche volta contestandola, anche se sempre nei limiti della civiltà. Ricordo la Curva che cantava in continuazione, in particolare, durante partita Juve Stabia Palermo laddove perdemmo per 3-0 e in tale occasione la tifoseria diede un esempio di grandissima sportività cantando per tutta la partita, facendo parlare di se a tutta l’Italia. Ho avuto un ottimo rapporto con la famiglia Manniello e con il D.G. Clemente Filippi. Un bellissimo momento, e ripeto, è stata un’esperienza positiva qui a Castellammare, posso aggiungere che sono arrivato nel posto giusto ma nel momento sbagliato. Peccato perché se fosse stato un momento diverso, sono sicuro che sarei rimasto per molto tempo, porto con me un grandissimo ricordo ma anche molti rimpianti per come è andata sportivamente.

Lei ha avuto anche rapporti con il settore giovanile, è stato l’artefice dell’arrivo di Carillo in prima squadra. Qual’è il suo ricordo del Direttore Alberico Turi, e a distanza di anni si sente ancora con lui, Manniello e con Clemente Filippi?
Ho avuto un rapporto ottimo con il Presidente Manniello, spesso ci sentiamo. Con Alberico il rapporto è quasi privilegiato perché ci sentiamo e ci confrontiamo spesso. Per me è un grandissimo piacere per la stima che Alberico ha nei miei riguardi e io nei suoi. Sono contento soprattutto per la passione che sono riuscito a trasmettere in quei pochi mesi nel settore giovanile. Anche questo è stato uno dei miei rimpianti. Sarebbe stato bello poter continuare a lavorare anche in quella prospettiva. Devo essere sincero, la responsabilità è stata mia perché il Presidente Manniello mi invitò a rimanere con un’ operatività molto ampia. Fu una mia scelta andare via, a distanza di anni posso dire che fu una scelta sbagliata della mia vita.
In base a quello che sta dicendo ora, possiamo affermare “mai dire mai” in merito ad un suo possibile ritorno alla Juve Stabia? Lei dopo la consulenza al Monopoli, poi ha avuto contatti con il Teramo seppur alla fine i rapporti si sono chiusi. Attualmente si mantiene ancora attivo nel calcio e nella docenza delle materie sportive,possiamo dire che Lei è un dirigenti che vive il calcio a 360°? 
Devo tenermi aggiornato. Sul mai dire mai, posso solo essere d’accordo, perché lavorare a Castellammare è stato un piacere. Ripeto, nutro ancora un rimpianto perché mi so trovato bene e ho avuto un riscontro positivo anche dalla vostre parti. Spesso ho avuto modo di scambiare idee con la gente di Castellammare e con i vostri colleghi. Ci siamo lasciati bene, soprattutto sotto l’aspetto umano, che a mio avviso è l’aspetto più importante.
Ritornando a parlare della Juve Stabia, si è fatto un’idea su cosa sia potuto succedere alla squadra che andava a mille nel girone d’andata, per poi riscontrare tante difficoltà in questa seconda parte di stagione?
Si, la crisi di risultati è sotto gli occhi di tutti, ritenevo che la Juve Stabia nel girone di ritorno avrebbe potuto marciare ad un ritmo differente, con dei calciatori in organico dal punto di vista tecnico di assoluto livello. Probabilmente è stato commesso qualche errore, resta sempre un mio giudizio e con tutto il rispetto per chi vive l’ambiente quotidianamente, per cui poi è subentrata anche un pò di sfiducia quando il primo posto si è un pò allontanato. A quel punto avendo incamerato ormai la certezza dei play-off, si è innescato nell’inconscio dei calciatori una sorta di appagamento o di mancanza di stimoli, che ha portato a quel punto un rendimento ancora più negativo che ha determinato l’esonero di Fontana. Certamente la classifica della Juve Stabia non rispecchia i valori dell’organico. Questo tipo di atteggiamento ci può stare dal momento in cui la Lega ha deciso di attuare questi play-off così allargati, una volta che non si ha più l’obiettivo del primo posto, inconsciamente tendi a mollare, e da qui che in un campionato più equilibrato com’è la Lega Pro, ci può stare qualche risultato sbagliato.
Reputa che questo passo falso commesso dai calciatori e dalla società, sia in qualche modo legato anche al mercato di riparazione fatto dalla società Juve Stabia?
Non credo, il mercato è sempre un momento cruciale che può darti tanto o toglierti anche tanto. Ovviamente è un giudizio che può fare chi si trova all’interno,che vive quotidianamente l’ambiente, per cui può dire quando il mercato abbia potuto incidere. Credo soprattutto che sia dovuto nella casualità dei risultati, come ho già detto prima, a volte, una serie negativa di risultati ti fa allontanare dall’obiettivo primo posto e inevitabilmente il livello di attenzione, di concentrazione, e di applicazione viene a mancare. È difficile mantenere sulla corda un gruppo importante quando il primo posto ormai non è più raggiungibile, e credo che sia questo il motivo che si è determinato nell’ultimo mese e mezzo.
Nel prossimo impegno la Juve Stabia sarà impegnata a Lecce. Lei che attualmente si trova a Bari, vedrà un po’ le Vespe da vicino. Che cosa si aspetta da questa partita in termini di risultato, visto che il Lecce dista 6 punti dalla capolista Foggia ed è certo del secondo posto, mentre la Juve Stabia è certa dei play-off anche se dovrà guadagnare la migliore posizione possibile?
Credo che il Lecce abbia ancora grandi motivazioni in quanto affronterà due partite in casa. Prima contro la Juve Stabia e poi domenica ospiterà il Taranto, mentre la capolista Foggia avrà due trasferte. Credo che per il Lecce i prossimi cinque giorni saranno determinanti per poter provare ad agganciare il primo posto. Quindi credo che le motivazioni del Lecce siano fortissime a differenza di quelle che magari possono essere da parte della Juve Stabia, il che non significa nulla perché nel calcio ci possono essere anche delle sorprese e il risultato non è scontato. Sicuramente sul piano motivazionale il Lecce ha degli stimoli molto più forti di quelle che può avere la Juve Stabia, anche se sono convinto che Guido Carboni saprà dare le giuste indicazioni. Il Lecce sul piano motivazionale ha qualcosa in più.
Parlando di play-off, prima con la vecchia regola in ogni singolo girone si qualificavano dalla seconda alla quinta, e statisticamente molte volte vinceva il play-off la quinta perché arrivava motivata e forse anche meno stanca rispetto alla seconda, che magari lottava fino alla fine per la promozione diretta. Adesso che questi play-off sono un altro campionato, in quanto vanno ad unire i tre gironi con 28 squadre qualificate, secondo lei potrebbe vincere la più forte, ad esempio una grande esclusa come eventualmente potrebbe essere il Lecce, o una Cremonese, o il Parma, oppure potrebbe vincere la sorpresa, ovvero la squadra più motivata che si qualifica per ultima?
Credo che trattandosi di tante partite, alla fine i valori di determinate squadre che sono state citate, inclusa la Juve Stabia, siano valori che alla lunga possano uscire fuori perché magari nella vecchia formula ci poteva essere la sorpresa in grado di sovvertire ogni pronostico con una partita giusta e arrivare in finale. Adesso invece il cammino è talmente lungo, x cui si ci può stare qualche esclusione a sorpresa, però complessivamente quando si giungerà alla finale, i valori tecnici si noteranno sicuramente.
Direttore in chiusura, un saluto alla città di Castellammare e ai tifosi della Juve Stabia:
Da parte mia un grande in bocca al lupo per questo finale di campionato e soprattutto per questi play-off, sarebbe bello che la Juve Stabia ritornasse il prima possibile in serie B, perché quell’ambiente, quella piazza e quella società lo meritano, e ha già dimostrato di essere ampiamente all’altezza della categoria. Quindi un sincero in bocca al lupo per un ritorno il più immediato possibile per una categoria che spetta a questa società e a questa tifoseria.
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Siria: a chi giova l’escalation del terrore? Questa volta l’Onu deve agire subito!

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Nel suo commento Giuseppe Cucchi si chiede a “chi giovi l’escalation del terrore” e afferma che “questa volta l’Onu deve agire subito” su quanto sta accadendo in Siria dove l’opposizione denuncia l’uso di gas Sarin contro la popolazione da parte del regime di Assad che però nega affermando: “Quei missili erano delle forze ribelli”. Dall’America Trump scarica la colpa su Obama “perché si fece ingannare dal disarmo chimico di Damasco” ed afferma che “l’attacco non può essere ignorato” ma aggiunge: “Cacciare Assad sarebbe inutile”.

A chi giova l’escalation dell’orrore

Una notizia al tempo stesso orribile, inattesa e assurda. Ecco che cosa rappresenta il bombardamento che un aereo non identificato ha compiuto ieri nella zona di Idlib, nel Nord-Est della Siria, provocando con armi chimiche decine di morti fra i ribelli al regime di Assad che controllano la zona opponendosi con successo alle forze governative e a quelle russe.

Sembra che sia stato usato il Sarin, un gas nervino che risale alla Seconda guerra mondiale e che inibisce i collegamenti nervosi all’interno delle cellule. A rendere ancora più tragico il bilancio, l’ospedale in cui era stata ricoverata la maggior parte dei feriti è stato bombardato con munizioni convenzionali e parzialmente distrutto.

La notizia è orribile poiché fa rinascere nell’area lo spettro di quella guerra condotta con armi di distruzione di massa che l’accordo concluso qualche anno fa su iniziativa della Russia e sotto l’egida congiunta di Washington e di Mosca sembrava aver scongiurato.

La Siria di Assad aveva acconsentito in tale occasione a consegnare per la distruzione tutte le armi chimiche in suo possesso – e in effetti ne sono state consegnate mille e cinquecento tonnellate – nonché a ratificare la Convenzione internazionale riguardante quel tipo di armamenti, cosa che poi ha fatto. Almeno in teoria quindi le forze governative siriane non dovrebbero più disporre di armamenti del tipo di quelli utilizzati ieri.

E’ un caso doppiamente orribile anche perché l’episodio ha coinvolto militari e civili; e non poteva essere altrimenti. Come l’esperienza ci ha tristemente dimostrato gli scontri di questo conflitto avvengono quasi sempre all’interno di centri urbani che agli occhi dei combattenti hanno il pregio di risultare più efficacemente difendibili, ma che nel contempo coinvolgono quella parte della popolazione locale talmente misera da non disporre nemmeno dei mezzi che le consentirebbero di fuggire.

E si sa che in simili condizioni più grande è la miseria più elevato è il numero dei bambini.

L’episodio è poi tanto inatteso quanto assurdo. Inatteso poiché, come già detto, dopo l’entrata in vigore dell’accordo, che non era stato mai violato sino a oggi, non ci sarebbero più dovuti essere aggressivi nervini in questa parte del Medio Oriente. Assurdo in quanto non si comprende perché il regime di Assad, che ha immediatamente negato ogni responsabilità nell’accaduto, dovrebbe aver deciso di compiere un gesto tanto crudele, clamoroso e illecito proprio quando le sorti della guerra, rimaste in dubbio per anni, sembrano volgere inesorabilmente, anche se lentamente, a suo favore.

Certo, potrebbe trattarsi della decisione autonoma di un comandante locale di alto livello esasperato dalla resistenza particolarmente efficace posta in atto dai ribelli nella area chiave di Idlib e dalla incapacità delle forze di terra siriane di eliminare l’enclave. Considerato lo strettissimo controllo che la famiglia Assad e il suo immediato entourage hanno sempre esercitato su ogni aspetto rilevante della vita nazionale, l’ipotesi appare però molto azzardata. E poi potrebbero mai le forze siriane decidere un bombardamento di questo tipo senza informare preventivamente l’alleato russo, motore e garante dell’accordo che liberava la Siria dalla presenza di armi chimiche? Decisamente impensabile.

L’assurdità del caso alimenta così il proliferare di altre ipotesi, altrettanto assurde forse, ma che meglio potrebbero rispondere a quella domanda «Cui prodest?» (A chi giova?), che sempre occorre porsi allorché ci troviamo di fronte a contesti in cui anni di guerra fratricida hanno fatto saltare tutti i punti di riferimento e i valori che l’essere umano dovrebbe rispettare anche quando combatte. In particolare ciò che viene in mente è l’episodio delle recenti guerre balcaniche, cioè il bombardamento condotto con bombe di mortaio sul mercato vecchio di Sarajevo, con la strage di civili sunniti. Fu l’episodio che motivò l’intervento aereo della Nato sulle truppe serbe. Ancora anni dopo però permangono fondati dubbi sulla dinamica dell’accaduto, considerato come esistessero indizi secondo i quali i colpi di mortaio sarebbero potuti partire da zone in mano ai bosniaci e non ai serbi. Fuoco amico, dunque? Fuoco amico destinato a provocare l’intervento Nato? L’interrogativo resta aperto.

Auguriamoci comunque che, al di là di tutte le difficoltà di accertamento della verità che presentano casi del genere – anche se l’esame di tutte le possibili registrazioni, satellitari, Awacs, radar e altro della rotta seguita dall’aereo che ha compiuto il bombardamento potrebbero essere fortemente indicative -, la comunità internazionale sappia muoversi con rapidità ed efficacia per inchiodare alle proprie terribili responsabilità gli autori del misfatto.

La convocazione straordinaria del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite richiesta dalla Francia va in tale direzione. Possiamo sperare che almeno per una volta quello che dovrebbe essere il primo e più efficace baluardo della nostra sicurezza collettiva agisca in modo adeguato alla realtà e all’orrore della situazione? E questo nonostante il fatto che uno dei suoi membri permanenti, la Russia, rischi di vedersi imputata almeno di una parziale corresponsabilità?

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vivicentro/Siria: a chi giova l’escalation del terrore? Questa volta l’Onu deve agire subito!
lastampa/A chi giova l’escalation dell’orrore GIUSEPPE CUCCHI

Napoli-Juve, i convocati di Sarri: c’è Reina!

Lo riporta il sito sscnapoli.it

Napoli-Juventus alle ore 20,45 al San Paolo per il ritorno della semifinale di Coppa Italia, Tim Cup 2017. Dirige il match l’arbitro Banti di Livorno.

I convocati: Reina, Rafael, Sepe, Albiol, Chiriches, Ghoulam, Hysaj, Koulibaly, Maggio, Maksimovic, Strinic, Allan, Diawara, Hamsik, Jorginho, Rog, Zielinski, Callejon, Insigne, Mertens, Milik, Pavoletti.

Gas Sarin in Siria. Trump: ”l’attacco non può essere ignorato” e incolpa Obama

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L’opposizione denuncia l’uso di gas Sarin contro la popolazione da parte del regime di Assad che però nega affermando: “Quei missili erano delle forze ribelli”.

Dall’America Trump scarica la colpa su Obama “perché si fece ingannare dal disarmo chimico di Damasco” ed afferma che “l’attacco non può essere ignorato” ma aggiunge: “Cacciare Assad sarebbe inutile”. Nel suo commento Giuseppe Cucchi si chiede a “chi giovi l’escalation del terrore” e afferma che “questa volta l’Onu deve agire subito”.

Trump scarica la colpa su Obama: “Ma è stupido cacciare il Raiss”

Washington: la responsabilità morale è di russi e iraniani. Vacilla il negoziato di pace. Oggi il Consiglio di Sicurezza

NEW YORK – Donald Trump in sostanza scarica su Barack Obama la responsabilità dell’attacco chimico di ieri in Siria, perché non intervenì dopo la strage del 2013 per far cadere Assad. La tragedia di Khan Sheikhoun però imbarazza Washington, per almeno due motivi: primo, rischia di compromettere il negoziato politico per fermare la guerra, che stava faticosamente ripartendo; secondo, ripropone il dilemma sul futuro del leader di Damasco, dopo che la nuova amministrazione aveva dichiarato che sostituirlo non è più la priorità. Un impatto potenzialmente così pesante da alimentare anche i sospetti che l’attacco sia stato lanciato o voluto dai nemici di Assad, proprio per fermare il processo di sdoganamento che sembrava avviato.

Il portavoce della Casa Bianca Spicer ha definito «biasimevole» la strage di Khan Sheikhoun, aggiungendo che «non può essere ignorato dal mondo civilizzato». Poi ha commentato: «Queste orribili azioni del regime di Assad sono la conseguenza della debolezza e la mancata risoluzione della precedente amministrazione», perché Obama aveva tracciato una linea rossa sull’uso delle armi chimiche, ma quando poi erano state usate nell’agosto del 2013 «non aveva fatto nulla». Spicer però ha spiegato che ora «non c’è un’opzione per il cambio di regime», dicendo che sembrerebbe «stupido» perseguirlo davanti alla realtà esistente, sullo sfondo di Trump che ripete di non essere il poliziotto del mondo.

La Francia ieri ha chiesto una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza, ma la Russia si è opposta. Così l’ambasciatore americana Haley, presidente di turno, ha trovato il compromesso di discutere l’attacco stamattina, anticipando un incontro già previsto sulla Siria. L’obiettivo è una dichiarazione di condanna, ma non è facile, perché appena si dovesse accennare ad una responsabilità di Assad, Mosca si opporrebbe col veto.

Un’autorevole fonte del dipartimento di Stato ha spiegato il doppio imbarazzo di Washington. Gli americani avevano appoggiato il processo che si muove su due binari. Il primo è quello di Astana, dove Russia, Turchia e Iran si sono fatti garanti della tregua in Siria. Chiunque sia il responsabile dell’attacco chimico, cioè il regime o i suoi oppositori, la strage dimostra che i garanti non sono in grado o non vogliono preservare il cessate il fuoco. I l segretario di Stato Rex Tillerson ha parlato di «responsabilità morali di Russia e Iran». Poco importa infatti che non siano stati gli aerei di Mosca a sparare: ciò che conta è che il Cremlino non può, o non intende fermare i combattimenti. Questo ha un pesante riflesso sul secondo binario, cioè i colloqui di Ginevra gestiti dall’Onu per delineare il futuro della Siria, con un accordo politico sulla costituzione e la forma di governo.

Washington ha dichiarato di ammirare e appoggiare il lavoro fatto dal mediatore de Mistura, ma procedere sotto il lancio delle armi chimiche diventa quasi proibitivo. Washington continua a considerare Assad un criminale di guerra, e non crede che possa presentarsi alle prossime elezioni ma non insiste sul cambio di regime perché non aiuterebbe la soluzione del conflitto. L’attacco di Khan Sheikhoun però ha dimostrato che qualcuno questa soluzione politica non la vuole, ed è in grado di farla salt are .

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vivicentro/Gas Sarin in Siria. Trump: ”l’attacco non può essere ignorato” e incolpa Obama
lastampa/Trump scarica la colpa su Obama: “Ma è stupido cacciare il Raiss” PAOLO MASTROLILLI – INVIATO A NEW YORK

Aronica: “Tra cavani e Higuain c’è una sola differenza”

Le sue parole

Salvatore Aronica ha dichiarato a Il Roma: “Credo nella rimonta perché i presupposti non mancano. Specialmente se la Juventus, come ha fatto capire Allegri, dovesse operare diversi cambi di formazione rispetto alla partita di domenica e fare turnover. Magari però potrebbe essere soltanto pretattica. Ad ogni modo, il Napoli ha le potenzialità per ribaltare il parziale. Mazzarri e Sarri? Le origini toscane sicuramente rendono ancor più suggestivo un paragone. Vedo in loro molte somiglianze, comunque. Entrambi sono testardi e perfezionisti nel proprio lavoro, allenatori che vogliono vincere e arrivare in alto, impegnandosi tantissimo nella quotidianità. Mazzarri alla fine ce l’ha fatta, Sarri sta ripercorrendo quelle orme senza alcun problema. Da Cavani a Higuain? Verissimo, ma Edinson era molto più predisposto al sacrificio. Si abbassava, veniva ad aiutare la squadra ed era molto più mobile rispetto all’argentino. Ad entrambi, però, devo riconoscere un senso innato del gol e la cattiveria che mostrano nell’attaccare il pallone. Sono fuori dal comune in questo aspetto. Come fermare il Pipita? Il metodo è unico: tenerlo sempre spalle alla porta”.

Spalletti: “Il Napoli ha venduto Higuain, ma preso tanti giovani forti”

Spalletti: “Il Napoli ha venduto Higuain, ma preso tanti giovani forti”

Luciano Spalletti ha parlato ai microfoni della Rai dopo la mancata rimonta in Coppa Italia: “Terminata questa competizione, ora dobbiamo lottare nelle restanti partite per la posizione in classifica: il secondo posto sarebbe straordinario. Quando l’anno scorso abbiamo iniziato questo percorso eravamo a -12 dal Napoli, ora ci siamo insieme e stiamo cercando di diminuire il gap con la Juventus. Complessivamente, qundi, un buon lavoro è stato fatto e non dobbiamo restare su questa eliminazione. Il mio futuro è arrivare più in su possibile. Il Napoli ha venduto Higuain, però ha comprato giocatori giovani e forti. E’ la stessa cosa che dobbiamo far noi…”

Il gas Sarin uccide i bambini in Siria

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Un attacco chimico fa strage in una cittadina siriana vicino a Idlib provocando almeno 58 morti e oltre 400 feriti.

L’opposizione denuncia l’uso di gas Sarin contro la popolazione da parte del regime di Assad che però nega affermando: “Quei missili erano delle forze ribelli”. Dall’America Trump scarica la colpa su Obama “perché si fece ingannare dal disarmo chimico di Damasco” ed afferma che “l’attacco non può essere ignorato” ma aggiunge: “Cacciare Assad sarebbe inutile”. Nel suo commento Giuseppe Cucchi si chiede a “chi giovi l’escalation del terrore” e afferma che “questa volta l’Onu deve agire subito”.

Bombe su Idlib, la strage dei bambini con il gas Sarin

L’opposizione: il regime ha usato i caccia Su-52. Almeno 58 le vittime. L’esercito di Assad nega: colpito un silos, lì c’erano i missili dei ribelli
BEIRUT – Bambini, ragazzi, adulti, con lo sguardo perso nel vuoto, le teste ciondolanti. Altri fotografati già rigidi, con un filo di bava bianca agli angoli della bocca. I segni, inequivocabili, di un attacco chimico. Probabilmente con il micidiale gas nervino Sarin. Le immagini arrivano di prima mattina dal quartiere generale dei Caschi Bianchi, i soccorritori volontari vicini ai gruppi ribelli, diventati famosi ad Aleppo. Si trova in una cava a pochi chilometri da Khan Sheikhoun, una cittadina a metà strada fra Hama e Idlbi, nel Nord-Ovest della Siria. Hanno portato qui morti e feriti, decine, centinaia, con auto, camion. Li lavano con getti d’acqua, cercano di rianimarli.
Le immagini finiscono sui social network, si diffondono in tutto il mondo. Un attacco chimico, di proporzioni mai viste dall’agosto 2013, quando nel Goutha, periferia di Damasco morirono 1400 persone. Ora gli attivisti parlano di «100 morti, 400 feriti». Le vittime accertate sono almeno 58. Molti bambini. L’opposizione siriana accusa il regime di Bashar al-Assad. L’attacco, secondo alcuni testimoni sentiti dai medici negli ospedali, è avvenuto vicino al grande silos del grano di Khan Sheikhoun. Altre foto mostrano crateri nella strada che passa accanto al silos, resti di quelli che sembrano razzi «piovuti dal cielo». Un raid aereo, condotto secondo un esponente dell’opposizione, da «Su-22, cacciabombardieri del regime».

Khan Sheikhoun è vicina al fronte, nel Nord della provincia di Hama i ribelli hanno lanciato nelle scorse settimane una grossa offensiva, respinta. Ma non è prima linea. Il regime nega l’attacco. Fonti militari fanno sapere che le bombe utilizzabili dai Su-22 «non possono portare armi chimiche». E in ogni caso Damasco nega di averle «mai usate». E «mai le userà». Altre fonti dicono che un attacco nell’area c’è stato, con i Su-22, ma su un deposito di armi dei ribelli, «dove erano stoccati missili». E forse anche armi chimiche, lasciano intendere.

In Siria, in teoria, non dovrebbero esserci più armi di distruzione di massa, come il Sarin. Dopo la strage del Goutha un accordo fra il regime e le Nazioni Unite ha portato allo smantellamento e alla distruzione degli arsenali. Nel giugno 2015 l’agenzia Onu, l’Opcw, ha annunciato che il 99% degli stock erano stati distrutti. Potevano rimanere piccoli depositi, che gli ispettori non avevano individuato o non erano riusciti a distruggere. Sia del regime che dei ribelli. Anche la paternità dell’attacco nel Goutha non è mai stata accertata con certezza. Ora, però, la Commissione d’inchiesta Onu tornerà a indagare. Lo chiedono con forza Francia e Gran Bretagna, accusano Assad di essere responsabile dell’attacco, «un crimine di guerra». Sarà il tema di oggi alla riunione del Consiglio di Sicurezza Onu. Anche la Casa Bianca ha condannato l’attacco, ma ha ribadito che non esiste l’opzione di un «cambio di regime». È la nuova linea di Donald Trump. Assad non è mai stato così saldo in sella negli ultimi sei anni. Puntellato e sostenuto sempre dai russi. Forse però potrebbe aver prevalso la «voglia» di chiudere la partita riconquistando una volta per tutte la provincia di Idlib, ultima sotto controllo dei ribelli nell’Ovest. Chissà.

Dal punto di vista politico, un attacco con il Sarin ha dell’incredibile. Le offensive dei ribelli sono state respinte. I ribelli moderati sono deboli. La guerra contro il regime è condotta soprattutto dagli oltranzisti di Hayal al-Tahrir al-Sham, la formazione dove sono confluiti reduci di Al-Qaeda e altri gruppi salafiti. Oggi si apre a Bruxelles una conferenza che dovrebbe delineare i piani di ricostruzione. Se davvero il Raiss, o qualche alto ufficiale, ha ordinato il raid chimico, è un suicidio politico.

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vivicentro/Il gas uccide i bambini in Siria
lastampa/>Bombe su Idlib, la strage dei bambini con il gas Sarin GIORDANO STABILE – INVIATO A BEIRUT

Rinnovo Insigne, dopo la Lazio l’incontro: c’è sempre il solito problema

I dettagli sul rinnovo

Il rinnovo di Lorenzo Insigne è sempre un nodo da sciogliere quanto prima per il bene di tutti. Lui ha lanciato un messaggio chiaro a De Laurentiis dal ritiro dell’Italia a Coverciano e ora attende un segnale concreto. Se ne riparlera’ dopo la Lazio, le parti si sono riavvicinate ma occorre piena convergenza per la firma. L’offerta e’ di tre milioni per i prossimi cinque anni, una cifra media: la richiesta superiore e c’e’ il nodo dei diritti d’immagine. Ma la volonta’ del club e di Lorenzo e’ la stessa, quella di proseguire il matrimonio: si andra’ avanti con la trattativa per trovare l’intesa sul rinnovo fino al 2022. Lo riporta Il Mattino.

Nuova accoglienza bollente e ostile per Higuain

Nuova accoglienza bollente e ostile per Higuain
Si riparte dal 3-1 al veleno della gara di andata a Torino tra Napoli e Juventus e dal vagone di polemiche che ci furono. Arriva il bis, dopo quello di domenica, e arriva anche per Gonzalo Higuain. Al Napoli è rimasta soltanto la platonica soddisfazione della vittoria ai punti: oltre alla speranza di aver tolto un po’ di certezze alla Juventus, come del resto ha ammesso alla vigilia Massimiliano Allegri. S’annuncia una serata dura anche stasera, per il Pipita. I 50 mila del San Paolo sono pronti infatti a riservargli un’accoglienza di nuovo bollente e ostile: proprio come in campionato. Napoli aspetta Higuain con il fiero proposito di fargli passare il buonumore. Lo riporta La Repubblica.

Reina è guarito, vuole esserci con la Juve

Reina è guarito, vuole esserci con la Juve

Questa sera serve l’impresa per aggiudicarsi la finale di coppa Italia da giocare a Roma contro la Lazio. Per farlo bisogna aggrapparsi a tutto, compreso Pepe Reina che ha sofferto per diversi giorni di un indurimento del polpaccio destro. Un fastidio non da poco per un portiere che fa dell’esplosività la sua miglior dote. Come riporta il Corriere del Mezzogiorno, lo spagnolo ieri però è tornato ad allenarsi con il gruppo a Castel Volturno e potrebbe anche scendere in campo al San Paolo. Last minute si deciderà il suo impiego che però è necessario.

Analizzando l’avversario – Il rematch di Napoli Juventus

Analizzando l’avversario – Il rematch di Napoli Juventus

Sempre la Juve al San Paolo ma stavolta per la Coppa Italia, i bianconeri  domenica hanno avuto un atteggiamento sottomissivo nei confronti del Napoli, il gioco dei partenopei nonostante sia stato migliore non è bastato per avere la meglio anche sul piano del risultato. La partita di Gonzalo Higuaín è stata all’ombra di Koulibaly e Albiol, mai incisivo e protagonista del match come la maggior parte dei suoi compagni, ha patito  l’atteggiamento difensivo della sua squadra. La Juventus ha totalizzato un tiro nello specchio, il gol.
In questa partita il Napoli dovrà vincere 2-0 per andare in finale, deve evitare in ogni modo di prendere gol.

Questo l’undici titolare che schiererà Allegri. (4-2-3-1): Neto; Dani Alves, Barzagli, Bonucci, Alex Sandro; Pjanic, Khedira; Cuadrado, Dybala, Sturaro; Higuain.

a cura di Andrea Bosco

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Higuain: “Non sono pentito, Torino scelta perfetta: ho trovato la serenità”

Higuain: “Non sono pentito, Torino scelta perfetta: ho trovato la serenità”

La Gazzetta dello Sport riporta in anteprima alcune dichiarazioni di Gonzalo Higuain, rilasciate nel corso di un’intervista al magazine di Panorama in edicola domani: “In famiglia siamo molto uniti. O almeno ci proviamo, ma il fatto che siamo un po’ dispersi per il mondo non lo rende facile. Mia madre, poi, credo abbia sofferto molto per questa divisione: siamo spariti da un momento all’altro, io a 18 anni sono andato a giocare a Madrid, mio fratello in Turchia. Io e mia madre Nancy abbiamo un legame speciale: a dieci mesi mi salvò dalla meningite portandomi in ospedale, andando dal dottore convincendolo a curarmi senza perdere neanche un minuto. Grazie al suo coraggio tutto è andato bene. Vincere è importante, ma stare bene lo è di più”. 

La scelta fatta in estate: “Ancora oggi, a 29 anni, non penso mai a quello che sono, quello che ho fatto, e questo alla lunga è ciò che ti fa andare avanti. Ho capito che è fondamentale non pensare mai di essere arrivato. O, peggio, di essere il migliore. I giornalisti sportivi parlano sempre di soldi, questo non lo capisco. Gli ingaggi sono alti, certo, ma credo però che nessun calciatore pensi solo ai soldi; quando si cambia squadra lo si fa per stare bene con se stessi, per essere felici. Io ho preso i miei rischi e non sono pentito delle scelte che ho fatto”. 

La città di Torino: “Non la conoscevo: mi raccontavano che era una bella e tranquilla, e ora posso affermare che è vero. Sono felice della scelta che ho fatto perché così ho raggiunto una certa serenità dentro e fuori dal calcio, che era quello che cercavo. A livello lavorativo e a livello personale senti di aver fatto una scelta perfetta”. 

 

Juve Stabia, il programma gare del fine settimana delle Vespette

Juve Stabia, il programma gare del fine settimana delle Vespette

Questo il programma gare del fine settimana del settore giovanile della Juve Stabia:

Berretti: Catania – J. Stabia sabato 8 aprile ore 11 Torre del Grifo

Under 17: F. Andria – J. Stabia domenica 9 aprile ore 15 stadio Fausto Coppi di Ruvo di Puglia

Under 15: F. Andria – J. Stabia domenica 9 aprile ore 13 stadio Fausto Coppi di Ruvo di Puglia

Under 16: riposo

2003: riposo

2004: Juve Stabia – Accademia Calcio Sorrento sabato 8 aprile ore 16.30 comunale di Casola

a cura di Ciro Novellino

I nostri sponsor:






Lecce vs Juve Stabia, la presentazione del match

Tempo di turno infrasettimanale in Lega Pro. Questa sera alle 20.45, allo stadio Via Del Mare di Lecce, ci sarà Lecce vs Juve Stabia, un incontro tra due deluse del girone di ritorno.

Il Lecce, ormai, è a sei punti dal Foggia capolista e ha gli scontri diretti a sfavore, le vespe non sono né carne né pesce e sono praticamente certe di un posto nelle zone nobili della griglia play off.

Il Lecce ha bisogno dei tre punti per poter ancora sperare in eventuali passi falsi del Foggia per compiere una rimonta che sarebbe quasi miracolosa.

Le vespe, invece, vogliono consolidare la loro posizione nei play off dopo aver perso ogni speranza di vittoria del campionato.

Le due rose sono molto forti e in quella del Lecce ci sono giocatori del calibro di Torromino, Caturano, Cosenza, Costa Ferreira e Perucchini, solo per citarne alcuni.

Nel match d’andata ci fu la rocambolesca gara che termino 2-3 al Menti dopo che le vespe si erano portate sul 2-0. L’eventuale vittoria avrebbe portato la Juve Stabia a +6 sul Lecce ma il gol di Caturano allo scadere regalò i 3 punti agli ospiti in una gara davvero particolare. Kanoute e Izzillo furono i marcatori stabiesi, Pacilli, Tsonev e Caturano quelli leccesi.

Se guardiamo le ultime due stagioni, più il match d’andata, il bilancio è di 4 vittorie leccesi e un pareggio.

I lupi sono l’autentica bestia nera delle vespe, battute due anni fa al Via Del Mare per 1-0 grazie al gol di Lepore e l’anno scorso 2-0 grazie alle reti di Surraco e Cosenza. In terra stabiese, oltre al 2-3 di questa stagione, c’è stato un pareggio per 1-1 due stagioni fa e la vittoria leccese 0-1 lo scorso anno sotto la gestione Ciullo. Dubbi di formazione sia per Carboni che per Padalino. Il tecnico stabiese dovrà fare a meno di Atanasov infortunato più l’ex Liviero e Capodaglio squalificati. Ecco le probabili formazioni:

LECCE (4-3-3): Perucchini, Ciancio, Cosenza, Giosa, Vitofrancesco, Costa Ferreira, Arrigoni, Tsonev, Lepore, Marconi, Torromino.

JUVE STABIA (3-4-1-2): Russo, Santacroce, Morero, Camigliano, Cancellotti, Matute, Esposito, Lisi, Cutolo, Kanoute, Ripa.

Salvatore Sorrentino

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Al San Leonardo è sempre più caos: parcheggio selvaggio blocca l’ingresso del Pronto Soccorso

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Rischiare di morire a pochi metri dal reparto di Pronto Soccorso. Niente di più assurdo e irreale anche solamente da immaginare ma a Castellammare, al San Leonardo, ormai anche l’impossibile è sempre più realtà, e quindi possibile, e questo, dopo il caso del Reparto di Urologia, eccellenza del Leonardo in fase di distruzione, riporta nuovamente d’attualità un tema importantissimo: il nosocomio stabiese è completamente abbandonato a se stesso.

Ma veniamo al caso, anzi, ai due casi identici accaduti in pochi giorni.

Il primo è accaduto il 30 Marzo scorso quando un’ambulanza non aveva potuto raggiungere l’ingresso del Pronto soccorso perché alcune auto bloccavano il già stretto viale che porta dall’ingresso del nosocomio all’accesso del Pronto Soccorso. In quell’occasione, solo grazie all’intervento e all’opera dei Carabinieri che fortunosamente si trovavano già all’interno dell’ospedale si riuscì a sbloccare l’enpasse. E si sperò, credette, che si fosse trattata di una sciagurata evenienza che non si sarebbe più ripetuta ma …. siamo a Castellammare, la Città che sempre più sta diventando regno di inciviltà, arroganza, ignoranza e strafottenza ed ecco che oggi si è replicato:

Ambulanza in corsa d’emergenza, tutto bene pur nel traffico cittadino al quale riesce a sfuggire ma …. eccola giungere sull’ormai famigerato vialetto di raccordo tra l’ingresso dell’Ospedale e l’accesso al Pronto Soccorso. Lo vedono, è lì a portata di mano, a pochi metri, eppure irraggiungibile. Motivo?: ancora macchine, moto e motorini, di intelligentoni e civilissimi cittadini che avevano trovato comodo lì parcheggiare, e che le Ambulanze si arrangiassero.

Spiace annotarlo ma, ripetiamo, siamo a Castellammare, la Città che sempre più sta diventando regno di inciviltà, arroganza, ignoranza e strafottenza. Purtroppo è così, e la conferma sta proprio nel fatto che l’ambulanza, anche questa volta, è stata bloccata non per qualcosa di imprevedibile o chissà ché ma, molto semplicemente (ed incivilmente) da “cittadini stabiesi” in visita in Ospedale che avevano pensato bene di lasciare macchina, e motorini, dove capitava (o gli era comodo) incuranti del fatto che il loro parcheggio a ridosso delle transenne montate per i lavori in corso, utilizzava il vialetto di accesso al Pronto soccorso, non certo il “viale degli innamorati” o del “lungomare” (ne abbiamo scritto solo giorni fa), ed anche se lì fosse stato, sempre incivili sarebbero stati.
Questo stop imprevisto, come nel precedente, avrebbe potuto avere conseguenze tragiche. Il problema, certo sta ANCHE nella mancanza di vigilanza in loco per impedire che si abbiamo anzi, si ripetano, situazioni incresciose ed incivili come queste. Oggi l’ambulanza, ed il “paziente in emergenza”, hanno dovuto attendere 15′. Un tempo infinito per chi è in sofferenza e che avrebbe potuto avere tragiche conseguenze se il paziente fosse rientrato tra quelli per i quali una manciata di minuti fa la differenza tra la vita e la morte e francamente, che alle preoccupazioni derivanti dallo star male, a quelle del come procederà la corsa verso l’Ospedale nel traffico caotico della Città, a quella del tempo che scorre via – forse verso la morte – si debba ora aggiungere anche quella di avere “la fortuna” di trovare gli ultimi 20 metri che li separano dal soccorso, dalla vita o dalla morte, lasciati liberi da qualche civilissimo concittadino, ci sembra troppo. Anzi, E’ TROPPO, è da paese incivile, da persone incivili, ignoranti e strafottenti. E non si può accettarlo.

Ci auguriamo che ora, al ripetersi di questi atti di inciviltà, l’Ospedale provveda ad un servizio di sorveglianza senza più contare sulla “fortuna”, men che meno sull’educazione di alcuni cittadini che, ci auguriamo, siano debitamente denunciati ed accusati di “tentato omicidio”. Di meno ed altro non meritano.

Stanislao Barretta

La Juve Stabia non ha mai conquistato punti a Lecce. Tutti i precedenti (video)

L’ultimo punto conquistato dalle vespe in terra salentina, risale a ben 64 anni fa

Lecce e Stabia, si sono affrontate in gare di campionato al “vecchio stadio Carlo Pranzo” di Lecce tre volte, la squadra di Castellammare, non ha mai vinto, lo score recita di una sconfitta e due pareggi. Vediamo nei dettagli tutti i precedenti:

– 1949 / 1950 – Campionato Nazionale di Serie C girone ‘ D ‘

12 marzo 1950 – 6° giornata di ritorno: LECCE – STABIA 3 – 0 salentini in gol con Silvestri, Bicego e Cardinali.

– 1950 / 1951 – Campionato Nazionale di Serie C girone ‘ D ‘

17 dicembre 1950 – 13° giornata d’andata: LECCE – STABIA 1 – 1 rete dei giallorossi di Bislenghi e pareggio dei gialloblù con l’attaccante Gaspare PARVIS.

– 1952 / 1953 – Campionato Nazionale di Serie C girone ‘ D ‘

8 marzo 1953 – 7° giornata di ritorno: LECCE – STABIA 1 – 1 (arbitro Fumagalli di Milano) rete stabiese al primo minuto con il centrocampista GATTI, pareggio leccese nella ripresa con con Bislenghi.

Lecce e Juve Stabia, si sono affrontate in gare di campionato allo stadio ”Via del Mare” di Lecce cinque volte e sempre le vespe ne sono uscite sconfitte. Vediamo nei dettagli i cinque precedenti:

– 1972 / 1973 – Campionato Nazionale di Serie C girone ‘ C ‘

21 gennaio 1973 – 18° giornata d’andata: LECCE – JUVE STABIA 4 – 0 (arbitro Lenardon di Siena) protagonisti del poker salentino Ferrari a fine primo tempo e negli ultimi dieci minuti della ripresa con Fiaschi, Fortunato e Carella.

– 1973 / 1974 – Campionato Nazionale Serie C girone ‘ C ‘

18 novembre 1973 – 10° giornata d’andata: LECCE – JUVE STABIA 1 – 0 (arbitro Crista di Livorno) match winner dei salentini fu Materazzi su calcio di rigore a metà del secondo tempo.

– 1995 – 1996 – Campionato Nazionale di Serie C1 girone ‘ B ‘ (video)

28 gennaio 1996 – 3° giornata di ritorno: LECCE – JUVE STABIA 2 – 0 (arbitro Mauro Alban di Bassano del Grappa) giallorossi in gol una volta per tempo, rispettivamente con De Patre e Russo.

– 2014 – 2015 – Campionato Nazionale di Lega Pro girone ‘ C ‘

6 marzo 2015 – 9° giornata di ritorno: LECCE – JUVE STABIA 1 – 0 (arbitro Valerio Marini di Roma 1) gol vittoria dei salentini a nove dalla fine con Lepore.

– 2015 – 2016 – Campionato Nazionale di Lega Pro girone ‘ C ‘

24 gennaio 2016 – 2° giornata di ritorno: LECCE – JUVE STABIA 2 – 0 (arbitro Giovanni Luciano di Lamezia Terme) una rete per tempo per i giallorossi con Surraco e Cosenza.

Giovanni MATRONE

Coppa Italia. Roma Lazio 3- 2. Non basta la vittoria, Lazio in finale

La Roma, nella semifinale di Coppa Italia, batte la Lazio per 3 a 2 ma non basta,  i cugini biancocelesti si aggiudicano la finale.

Roma- Torna all’Olimpico la grande sfida tra Roma e Lazio, il derby capitolino in versione Coppa Italia. Reduce della sconfitta per 2 a 0 dell’andata, la squadra di Spalletti ha tentato l’impossibile per volare in finale, ma subisce ancora 2 reti per cui 3 gol non sono bastati, resta l’amara vittoria…

La protagonista assoluta di questa magica serata è stata la tifoseria. Presente con largo anticipo sugli spalti dell’Olimpico, ha fatto registrare il sold out. Tornano i cori in Curva Sud, orfana a lungo per le barriere imposte dalla dirigenza tra i tifosi. Finalmente si è raggiunto l’accordo e, una volta rimosse le barriere, la Sud ha risposto con una massiccia presenza: tornano così le coreografie e tornano a sventolare migliaia di bandiere giallorosse che fanno il verso ai cugini dirimpettai.

Primo tempo.

Dopo un ottimo possesso palla dei giallorossi che dominano la metà campo avversaria; la prima grande occasione arriva al 19’ con El Shaarawy che tutto solo accentrato in diagonale, arriva a pochi passi da Strakosha, ma non centra bene la porta e trova la respinta del portiere. Sul pallone arriva Salah che aggancia male e spreca optando per un tiro all’indietro.

Continua il pressing asfissiante dei giallorossi mentre si volatilizzano i primi 25 minuti di gioco con 2 corner all’attivo per i padroni di casa. La squadra di Inzaghi, forte della vittoria dell’andata, è molto arroccata nella propria metà campo, rischia con le ripartenze della Roma ma si difende a denti stretti.

Al 30’ parapiglia in campo per un fallo di Dzeko su Wallace, dopo Nainggolan anche il bosniaco si becca un giallo.

Al 37’ arriva come una doccia fredda il vantaggio della Lazio. Tap in vincente di Milinkovic Salic che batte Alisson, il suo gol mette una seria ipoteca sulla qualificazione dei biancocelesti.

Roma Lazio 0-1.

Al 42’ El Shaarawy, sugli sviluppi di un calcio di punizione, prova a riaccendere le speranze dei giallorossi e trova il gol del pareggio.

Roma Lazio 1-1.

Si chiude così un primo tempo grintoso il cui risultato non rende onore ai giallorossi.

Intanto viene comunicato il numero di spettatori presenti all’Olimpico:  43.721.

Secondo tempo

Nella ripresa entra nelle file giallorosse Bruno Peres al posto di uno svampito Juan Jesus.

Al 12’ un’ingenuità di Alisson consente ai biancocelesti di passare in vantaggio e di chiudere le speranze di un possibile ribaltone: Ciro Immobile, su un rilancio della palla, la mette dentro a porta scoperta!

Al 21’ arriva la risposta di Salah che centra finalmente la porta conquistando il gol del pareggio.

Al 25’ Perotti entra a dare una mano alla squadra, El Shaarawy termina qui la sua prestazione.

La Roma continua ad insister ma le reti da recuperare sono davvero tante mentre scivola via la prima mezz’ora della ripresa. Molte energie spese dai capitolini in questa frazione di gioco ma al momento di concretizzar, la squadra manca di coordinamento. Al 35’ Paredes cede il posto a Capitan Totti in qulella che, probabilmente, la sua ultima gara di Coppa Italia. Un minuto dopo Salah tenta l’imbeccata, paratona di Strakosha che respinge miracolosamente.

Ancora un’occasione al 41’ per la Roma: Strootman su rimpallo tira a botta sicura ma spedisce sopra la traversa la palla della vittoria. Nainggolan al 44’ tenta il tiro voncente, Strakosha ribatte, stavolta Salah centra l’obiettivo e piazza la palla in rete.

Roma 3 Lazio 2.

Una gara giocata fino all’ultimo respiro, ma non è bastata la vittoria per andare in finale: i giallorossi pagano per una cattiva difesa e cedono la finale di Coppa Italia alla Lazio.

FORMAZIONI e TABELLINO

ROMA: Alisson; Rudiger, Manolas, Juan Jesus (1’ st Bruno Peres), Emerson; Paredes (35st Totti), Strootman; Salah, Nainggolan, El Shaarawy (Perotti); Dzeko.

A disp.: Szcczesny, Lobont, Fazio, Vermaelen, Mario Rui, De Rossi, Gerson, Grenier, Totti, Perotti.

All. Spalletti.

LAZIO: Strakosha; Bastos, de Vrij (46′ Hoedt), Wallace; Basta, Milinkovic-Savic, Biglia, Lulic, Lukaku; Felipe Anderson; Immobile.

A disp.: Vargic, Adamonis, Radu, Hoedt, Patric, Murgia, Crecco, Lombardi, Luis Alberto, Djordjevic, Rossi, Keita, Tounkara.
All. Inzaghi.

Reti: 37′ Milinkovic-Savic, 43’ El Shaarawy, 56’ Immobile, 66’ Salah, Salah.

Arbitro: Rizzoli di Bologna.

Ammoniti: Nainggolan (R),Dzeko, (R), Felipe Anderson (L), Paredes (R), Lukaku (L).

 Cronaca in diretta di Maria D’Auria

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FOTO- Milik leader: “Tutto è possibile per chi crede, forza Napoli”

Milik leader: “Tutto è possibile per chi crede, forza Napoli”

Arek Milik non molla e carica suoi in vista del match di domani sera in coppa Italia contro la Juventus: il Napoli dovrà segnare almeno due gol per sperare nella qualificazione. Il polacco su Fb scrive: “Domani giocheremo in casa. Tutto è possibile a chi crede! Forza Napoli Sempre”

FOTO- La Juve arriva a Napoli tra l’indifferenza generale: le ultime

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La Juve è arrivata a Napoli, precisamente all’Hotel Parker’s, in vista del match di domani sera in coppa Italia contro gli azzurri. I bianconeri hanno raggiunto l’albergo in massima sicurezza e tranquillità: pochi sono stati i tifosi ad accoglierli. Tanta indifferenza per il pubblico napoletano all’arrivo della squadra di mister allegri come testimoniano la foto resa nota da tuttojuve.com.

Higuain sorridente con i compagni: “Partiamo per Napoli!”

Higuain sorridente con i compagni: “Partiamo per Napoli!”

I fischi di domenica sera sono ormai acqua passata: Gonzalo Higuain è pronto a prendersi la sua rivincita domani sera in coppa Italia. L’attaccante ha pubblicato una foto su Instagram, scrivendo: “Partiamo per Napoli! Nos Vamos!”