15.4 C
Castellammare di Stabia
Home Blog Pagina 5853

VIDEO ViViCentro – Gli steward al Menti: “Un vero piacere essere qui!”

VIDEO ViViCentro – Gli steward al Menti: “Un vero piacere essere qui!”

Allo stadio Menti si assistono alle gare della Juve Stabia, ma questo è consentito anche dalla presenza degli steward che fanno in modo che il tutto si svolga nel migliore dei modi. La redazione di Vivicentro.it ha ascoltato alcuni di essi.

a cura di Ciro Novellino

CLICCA SUL PLAYER per vedere le immagini

Hamsik: “Tre punti importantissimi! Obiettivo secondo posto”

Hamsik: “Tre punti importantissimi! Obiettivo secondo posto”

Marek Hamsik ha rilasciato alcune dichiarazioni al proprio sito ufficiale: “Contro un avversario tosto abbiamo fatto una buona prova ed il pubblico ha potuto notare la grandezza del Napoli. Sono tre punti importantissimi contro una diretta rivale nella lotta per la Champions League. Adesso siamo terzi a quattro punti dalla Roma: sarà difficile, ma vorremmo superarli. Mancano ancora sette giornate, vogliamo conquistare quanti più punti possibili”.

Calamita Jorginho: spunta primato assoluto in serie A

Calamita Jorginho: spunta primato assoluto in serie A

La Gazzetta dello Sport scrive su Jorginho: “Il gol di Callejon e il relativo svantaggio non hanno mutato il canovaccio perché il Napoli non declina il verbo gestire. Imbucato il primo pallone, i sarriani hanno continuato a seminare e mietere calcio. Jorginho la calamita: 174 palloni toccati, primato stagionale assoluto in Serie A. Nessuna giocata memorabile, però la certificazione del ruolo di primo tessitore e un chiaro indizio. Chi vuole sporcare la manovra sarriana rompa le scatole a Jorginho, è evidente come ieri la Lazio non lo abbia fatto abbastanza”.

Togliere i playoff Champions a Sarri sarà quasi impossibile

Togliere i playoff Champions a Sarri sarà quasi impossibile

Sarri, dopo la vittoria sulla Lazio, secondo Il Corriere della Sera, potrebbe andare a prendere la Roma al secondo posto: “la differenza tra Napoli e Lazio l’ha fatta la qualità dei ricambi. Un conto è se ti puoi permettere di cambiare quattro uomini buttando dentro Albiol, Strinic, Jorginho e Allan, un altro è se non sai come tamponare gli infortuni di Biglia e De Vrij e ti devi affidare a un ragazzino (Murgia) e a una difesa priva di una guida solida”.

Se Mertens dovesse partire, Giuntoli ha già pronto un investimento da 15mln

Se Mertens dovesse partire, Giuntoli ha già pronto un investimento da 15mln

Il Napoli sarebbe pronto a mettere sul piatto ben quindici milioni di euro per Samu Castillejo, esterno offensivo spagnolo del Villarreal: come riporta Il Mattino, Castillejo già nella scorsa estate aveva attirato le attenzioni di altre squadre spagnole.  Castillejo è “uno degli esterni presi in considerazione dal ds Giuntoli nel caso (assai probabile) di partenza di Mertens. Le mosse per l’estate sono già partite: Sarri, d’altronde, in queste due anni in azzurro ha dato indicazioni precise“, ovvero vuole che i rinforzi arrivino prima del ritiro.

 

Insigne determinato come non mai sul rinnovo, le cifre dell’ultima proposta

Insigne determinato come non mai sul rinnovo, le cifre dell’ultima proposta

La Gazzetta dello Sport fa il punto della situazione su Lorenzo Insigne: “La Nazionale resta un momento unico per questo ragazzo che vorrebbe legare la sua storia calcistica al Napoli, ma tutto dipenderà dal presidente Aurelio De Laurentiis, l’uomo che potrà deciderne il futuro dovendogli rinnovare il contratto che scadrà nel 2018. Resta questo l’argomento che gli infonde tristezza. La discussione sul rinnovo va avanti, ormai, da dieci mesi senza che si riesca ad arrivare ad un accordo. E la soluzione non sembra nemmeno tanto vicina. Insigne è determinato, così come non lo è mai stato finora. L’ultima proposta presentata dai suoi manager a De Laurentiis è stata di 4 milioni con i diritti d’immagine al 50 per cento. Domanda respinta senza alcun ripensamento”.

VIDEO ViViCentro – Lazio, Hoedt: “Sappiamo che il Napoli era molto forte, ma lo siamo anche noi”

Le sue parole

In mixed zone, nel post-partita di LazioNapoli, ha parlato il difensore della Lazio Wesley Hoedt: “Il Napoli ha fatto un buon primo tempo, abbiamo sbagliato qualcosa noi. Nella ripresa abbiamo avuto delle grandi occasioni e se avessimo fatto gol sarebbe cambiata la partita: non ci siamo riusciti. Sappiamo che il Napoli era molto forte, lo siamo anche noi ma questa sera non siamo riusciti ad essere noi stessi”.

dal nostro inviato a Roma, Ciro Novellino

VIDEO ViViCentro – Lazio, Parolo: “Un loro gol è nato da un rimpallo, secondo me questa sconfitta ci può servire”

Le sue parole

In mixed zone, nel post-partita di Lazio-Napoli, ha parlato il calciatore della Lazio Marco Parolo: “Il Napoli ha meritato la vittoria, però secondo me sul 2-1 avremmo potuto riaprirla: abbiamo avuto una buona reazione, ma adesso dobbiamo avere la voglia di lavorare sui nostri errori e sulle nostre letture sbagliate per migliorarle all’interno del nostro processo di crescita. Dobbiamo analizzare i nostri errori. Quanto è difficile affrontare il Napoli? Abbiamo dovuto cercare di essere più aggressivi, accettando forse di essere un po’ più passivi: un loro gol è nato da un rimpallo, secondo me questa sconfitta ci può servire per il futuro. Un ko del genere ti mette dento tanta voglia di reagire”.

dal nostro inviato a Roma, Ciro Novellino

Il Pacifico sarà la frontiera più difficile per l’amministrazione americana

0

Il Pacifico, spiega nella sua analisi Gianni Riotta, sarà la frontiera più difficile per l’amministrazione americana che non è riuscita a ottenere alcun impegno dalla Cina di Xi.

La supremazia nel Pacifico. Il banco di prova per Donald

Dopo l’intervento in Siria ora punta a Oriente, ma rischia lo scontro con la Cina

 «La supremazia americana nel Pacifico non è un caso, dovuto alla Seconda Mondiale… le sue radici intellettuali vanno indietro, fino a un pugno di pionieri del New England che viaggiavano in Estremo Oriente con Bibbia, ginseng e visioni imperiali…».

Il presidente Trump chiede al suo staff di «fornirgli informazioni audio e video», non ama i ponderosi tomi dei briefing, ma stavolta è un peccato, perché nelle ore di tensione con Corea del Nord, Cina, Russia su Pacifico ed Artico, queste righe sono importanti. Appartengono a un tomo di ben 760 pagine, pubblicato un mese fa dallo studioso Michael Green, «By More than Providence», analisi di due secoli di strategia Usa nel Pacifico, breviario perfetto mentre una squadra navale americana, con la portaerei Carl Vinson, cancella la sosta in Australia e incrocia verso la Corea. È show di forza per persuadere il regime di Kim Jong-un a rallentare la corsa a un missile balistico capace di colpire gli Stati Uniti, dopo tre recenti test, compreso lo Scud del 5 aprile. Dopo il raid in Siria, condotto durante il summit col presidente cinese Xi Jinping, Trump va alla sfida asiatica. Finora nulla, né l’apertura a Pechino di Obama, né le sanzioni contro Pyongyang, hanno avuto effetti, anzi, uccidendo con il gas tossico il fratellastro, Kim alza la posta, ribaldo.

Portaerei USS_Carl_Vinson_(CVN-70)

Il Pacifico sarà, per l’amministrazione Trump, la frontiera più difficile. In un altro saggio indispensabile, uno dei cervelli strategici di Harvard, Graham Allison, si chiede se America e Cina siano «Destined for war», destinati alla guerra, e cita la «trappola di Tucidide», antica lezione dello storico greco per cui i due poteri dominanti di un’era, ai suoi tempi Sparta e Atene, sono per fatalità condannati a battersi. Trump non è riuscito ad ottenere alcun impegno da Xi, né sulla Corea, riottoso vassallo cui Pechino taglia le importazioni di carbone per ricondurlo, invano finora, a ragione, né sul commercio. Xi non ha apprezzato il raid contro Assad durante il vertice, e ha ordinato critiche recise.

Che secolo sarà dunque il XXI? «Il secolo dell’Asia», come auspica da Singapore Kishore Mahbubani? L’America manterrà il controllo sulle vie commerciali del Mar Cinese Meridionale e su quelle che il disgelo dei ghiacci apre nell’Artico, dove malgrado l’Onu accorrono le armi ma gli Usa hanno solo due rompighiaccio contro la flotta di Mosca e il riarmo cinese? Condominio Washington-Pechino, dopo Washington-Mosca? O la «trappola di Tucidide» scatterà con la guerra?

Gli aspetti tragicomici della Nord Corea mascherano il pericolo macabro. Un rapporto del Council on Foreign Relations, noto al segretario Tillerson, al ministro della Difesa Mattis e al consigliere McMaster, stilato dall’ex capo di stato maggiore Mullen con l’ex senatore Nunn, rivela, a sorpresa, che «la pazienza strategica» con la Corea del Nord, affidarsi solo a diplomazia e sanzioni limitandosi a fornire difesa antimissili alla Corea del Sud, ha fallito e lascerà presto Kim armato di testate nucleari, bersaglio Usa e alleati. Il dossier chiede «maggiore cooperazione» alla Cina, ma «se fallisse» questa opzione, non «resterebbe che alzare la risposta militare e politica, d’intesa con Corea del Sud e Giappone».

Parole drammatiche, ma serie. Se l’America mollasse il Pacifico, ogni paese, dal Vietnam alle Filippine (sotto Duterte già riavvicinate a Pechino), cadrebbe sotto l’egemonia cinese. Senza un vera proposta strategica – anche con la cooperazione per lo sviluppo, fallita da Obama e che la Cina persegue invece con successo – quando Washington dovrà decidere come disarmare l’arsenale nucleare di Kim, potrebbe ritrovarsi sola, e senza tempo davanti.

Facebook riotta.it

vivicentro.it/opinione
vivicentro/Il Pacifico sarà la frontiera più difficile per l’amministrazione americana
lastampa/La supremazia nel Pacifico. Il banco di prova per Donald GIANNI RIOTTA

VIDEO ViViCentro – Callejon: “Vinto in tranquillità? Non credo, anche gli avversari giocano…”

Le sue parole

In mixed zone, nel post-partita di LazioNapoli, ha parlato José Callejon: “Sono state due partite importanti con la Juve, peccato per l’eliminazione in Coppa Italia ma ce la siamo giocata. Secondo posto? E’ l’obiettivo che abbiamo in testa, la Roma ha un calendario difficile sulla carta e noi speriamo di approfittarne. Lazio? Abbiamo giocato una partita bella ed importante, nel secondo tempo sono stati pericolosi avendo più giocatori in attacco. Vinto in tranquillità? Non credo, anche gli avversari giocano (ride, ndr). E’ stata una vittoria bella per la città e per i tifosi”.

a cura di Ciro Novellino

Nordcorea, Trump muove le sue pedine contro Kim

0

Il presidente Usa muove le sue pedine per fermare lo sviluppo dei programmi balistici e nucleari da parte di Pyongyang.

Nordcorea, Trump schiera la portaerei contro Kim

La mossa degli Usa per neutralizzare i test nucleari di Pyongyang

NEW YORK – Donald Trump vuole stringere il cerchio attorno alla Corea del Nord per fermare lo sviluppo dei programmi balistici e nucleari da parte di Pyongyang.

E lo fa inviando nell’alto Pacifico, a ridosso della penisola coreana, il «Carrier Strike Group 1», un gruppo d’assalto navale con portaerei, dotato di sistema di difesa missilistica Aegis, in grado di intercettare, inseguire e neutralizzare «bersagli», tra cui vettori balistici come quelli lanciati dalla Corea del Nord negli ultimi test. Capofila del gruppo comandato dall’ammiraglio James Kilby è la Uss Carl Vinson, portaerei classe Nimitz a propulsione nucleare di 97 mila tonnellate, che trasporta 60 velivoli e imbarca 5 mila tra uomini e donne.

Il gruppo ha lasciato sabato Singapore su ordine dell’ammiraglio Harry Harris, comandante della flotta Usa nel Pacifico, variando destinazione dall’Australia alle Coree. La mossa è legata ai segnali secondo cui Pyongyang potrebbe effettuare il suo sesto test nucleare verso il 15 aprile, per celebrare i 105 anni del fondatore dello Stato, Kim Il-sung, nonno del giovane leader.

In navigazione assieme alla Vinson ci sono i cacciatorpediniere Uss Wayne E. Meyer e Uss Michael Murphy, dotati di sistema Aegis, e la fregata Uss Lake Champlain, armata con missili teleguidati. Da un punto di vista militare il gruppo d’assalto ha un impiego «sopravanzato», ovvero creare uno scudo difensivo (Aegis appunto), e trasportare la forza aerea a ridosso di eventuali obiettivi. Le operazioni condotte con questa formazione sono di solito supportate da una scorta di sommergibili che funziona da «hunter killer», ovvero neutralizzano eventuali insidie provenienti da siluri filoguidati, sottomarini o sommergibili nemici. La Vinson, originariamente di base a San Diego, è da febbraio in Estremo Oriente, e ha partecipato alle attività di routine e addestramento nel mar delle Filippine. Da inizio marzo ha preso parte alle manovre congiunte di Usa e Corea del Sud nel mezzo delle tensioni intercoreane alimentate dal test del missile fatto il 12 febbraio da Pyongyang, e dall’omicidio del 13 febbraio a Kuala Lumpur di Kim Jong-nam, fratellastro del leader Kim Jong-un.

Poco tempo fa Uriminzokkiri, il principale mezzo di propaganda esterna nordcoreano, ha pubblicato un video, che mostra la portaerei Vinson prima di finire nel mirino immaginario di Pyongyang e poi bruciare tra le fiamme. Il North American Aerospace Defense Command, che vigila sulle possibili minacce balistiche contro gli Usa, è però «assolutamente fiducioso» sulla capacità di intercettare e distruggere missili intercontinentali di Pyongyang.

Gli Usa puntano a una «denuclearizzazione» della penisola coreana, ma «non hanno come obiettivo un cambio di regime», afferma Tillerson, dicendo di «non esser a conoscenza di un piano» per uccidere Kim Jong-un. Anche se a Trump sarebbero state presentate due opzioni «interventiste»: l’uccisione del giovane leader o il trasferimento di armi nucleari in Corea del Sud.

In questo quadro, Washington chiede a Pechino di rafforzare le misure contro la Corea del Nord: «La Cina ha iniziato ad ammettere che tutto questo rappresenta una minaccia anche agli stessi interessi di Pechino», ha proseguito Tillerson, facendo capire che delle grandi manovre navali in corso nella regione il presidente Xi Jinping ne è stato opportunamente informato durante il bilaterale di Mar-a-Lago con Trump.

vivicentro.it/cronaca
vivicentro/Nordcorea, Trump muove le sue pedine contro Kim
lastampa/Nordcorea, Trump schiera la portaerei contro Kim FRANCESCO SEMPRINI – NEW YORK

”Adesso basta”! Manifesti di un uomo con un manganello tra le mani: shock a Torre Annunziata

0

La campagna pubblicitaria promossa dal Comune oplontino mostra un uomo con una mazza da baseball che avverte gli incivili: Se lasci rifiuti in strada ti bastono, «Adesso basta»

Sta facendo scalpore, e soprattutto sta scatenando polemiche, la campagna pubblicitaria dal Comune di Torre Annunziata contro l’abbandono dei rifiuti in strada. Il manifesto mostra un uomo minaccioso con mazza da baseball che «avverte» i trasgressori: «Adesso basta, abbandonare i rifiuti lungo le strade è un gesto di inciviltà».

Il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli e il commissario della cittadina torrese Marinella Cimmino, spiegano il loro dissenso dichiarando:

“Torre Annunziata è stata invasa invasa in questi giorni da manifesti contro l’abbandono incivile e selvaggio per le strade. Una iniziativa voluta dal comune che viene presentata con l’immagine di un grosso uomo arrabbiato e minaccioso con una scritta al suo fianco “adesso basta” che impugna in una mano un grosso manganello e ha l’altra mano chiusa pronta a scagliare un pugno. Un messaggio a nostro avviso fortemente violento e diseducativo, perchè sembra voler spiegare ai cittadini che se lasciano i rifiuti per strada saranno bastonati o picchiati. Noi riteniamo invece che la lotta agli incivili debba essere fatta in modo concreto con azioni durissime e realizzabili tipo controlli serrati, multe salate a chi sbaglia e casomai pubblico ludibrio per chi viene sanzionato più volte”

 

Varo a Castellammare, la Marina Militare festeggia alla presenza del ministro Pinotti (FOTO e VIDEO ViViCentro)

0
FOTO e VIDEO ViViCentro – Varo a Castellammare, la Marina Militare festeggia alla presenza del ministro Pinotti

All’evento ha partecipato il ministro alla difesa Roberta Pinotti: “Le regioni che si affacciano sull’acqua – ha affermato – e che sviluppano su di essa la propria economia devono essere potenziate. Ecco perché Castellammare non può esistere senza Fincantieri e viceversa”.

La Marina Militare festeggia la ‘nascita’ e il completamento del troncone di prua dell’unità di supporto logistico Lss che è stato realizzato nel cantiere di Castellammare di Stabia. Il varo, che si è tenuto questa mattina, è avvenuto alla presenza del ministro della Difesa Roberta Pinotti.

Il ministro è arrivato alle ore 10:25 circa a bordo di un elicottero della Marina ed è atterrato all’interno dello stadio Menti.

«È un momento di grande orgoglio, abbiamo superato momenti di grande difficoltà e ora guardiamo al futuro con occhi diversi. Abbiamo potuto conciliare le esigenze del lavoro della Fincantieri con l’esigenza di rinnovare le navi della flotta della Marina Militare. Abbiamo deciso di farlo in modo intensivo, poiché lo scenario internazionale lo prevede»,

ha detto Pinotti che ha aggiunto: 

“In virtù di un accordo fatto con alcuni cantieri francesi per la costruzione di air bus navali l’italia, nel settore navale diventerà un player internazionale di prima fascia per sfidare il mercato asiatico. Questo vuol dire che Castellammare rientrerà in un’orbita di livello internazionale”

a cura di Ciro Novellino

copyright-vivicentro

Mirakian, ex ambasciatore a Damasco, spiega l’isolamento di Assad

0

Sul fronte siriano l’editoriale di Laura Mirakian, ex ambasciatore a Damasco, spiega l’attuale situazione di isolamento di Bashar Al Assad.

La solitudine del raiss di Damasco

Che Bashar al-Assad non sia uno stratega è ampiamente provato dai sei anni di guerra civile in cui ha perso oltre metà del territorio, sei milioni di siriani rifugiati all’estero e quasi mezzo milione di vittime, ritrovandosi legato a filo doppio con una potenza straniera come la Russia di Putin che persegue i suoi propri interessi e lo farà fino al punto di sua convenienza; il secondo asse è la dipendenza dalle assonanze con il vicino Iran, che pure muove da una propria strategia di consolidamento della direttrice mediterranea. Non uno stratega, Assad, semmai un tattico.

Si diceva così anche di Milosevic, e sappiamo come è finita. Il suo istinto lo ha portato a non aprire un tavolo negoziale fin dalla ribellione di Dara’a nel marzo 2011, quando forse era ancora in tempo, non calcolando che non vi sarebbe stato motivo per la Siria di rimanere indenne dal malessere profondo che stava investendo altre società arabe. Un malessere che veniva da lontano, almeno una decina d’anni, e che in Siria si riassumeva in quel famoso passaggio della Costituzione che sanciva il partito unico, il Baath, rigidamente dominato dalla minoranza al potere. Un sistema chiuso, esclusivo, che relegava ai margini la classe media emergente a maggioranza sunnita.

Assad ha immaginato che un alleato come la Russia lo avrebbe posto al riparo dalle strategie di altri attori del vicinato, e che l’Iran avrebbe volentieri compensato con le sue milizie l’erosione di consensi tra le sue stesse Forze Armate. Per qualche tempo ha funzionato. Da ultimo, le propensioni filo-russe di Trump, la sua proclamata priorità alla demolizione di Isis e jihadisti, hanno rafforzato in lui la convinzione che lo scenario di «regime change» fosse sventato e la continuità del suo potere assicurata. Per contro, l’improvviso raid americano sulla base aerea di Sheikhoun il 6 aprile ha rimescolato le carte. Per stessa ammissione di Trump, dopo la tragedia di Idlib «l’approccio verso la Siria e verso Assad è molto cambiato».

Ora a Damasco regna la più grande incertezza. Assad non sa se quel raid rimarrà un unicum o sarà l’avvio di una vera e propria campagna militare. Non sa come Mosca reagirà, se si impegnerà in un confronto con Washington oppure verrà a patti, in tal caso abbandonandolo. Né può contare sui Paesi del vicinato a lungo antagonisti, che hanno inneggiato con manifesto sollievo al ritorno degli Stati Uniti in area. Ad eccezione dell’Egitto, il più tiepido, ma impegnato a sua volta in un difficile scenario interno. Né ha idea se la breve alleanza intessuta con i curdi del Rojava reggerà oppure saranno proprio loro a determinare alla fine lo smembramento del territorio, o se l’opposizione rivendicherà, come fatto finora, la fine del regime e la sua definitiva esclusione dal negoziato e dal potere.

In questa totale incertezza, Bashar Al Assad non ha veri amici. I fantasmi di altri leader arabi scomparsi di scena anche violentemente devono essergli ben presenti. Potrebbe allora essere tentato di tornare a rivolgersi agli europei, con cui negli scorsi anni ha negoziato un accordo di associazione purtroppo mai concluso e ratificato. Loro sono i primi a subire così pesantemente le conseguenze della crisi siriana in termini di terrorismo e insicurezza alle frontiere, ed ora, pur con diverse sfumature, uniscono ad un misurato plauso per l’iniziativa militare americana una forte raccomandazione per una soluzione politica della crisi e la ripresa dei negoziati di Ginevra. Lo schema del negoziato è quello che risale al Piano di Kofi Annan del 2012, partecipazione di tutte le forze in campo incluso quindi anche Assad, periodo transitorio da utilizzare per l’elaborazione di una nuova Costituzione, e a termine elezioni pluripartitiche. Un percorso che, nelle circostanze date, potrebbe rivelarsi una vera risorsa.

Con questo articolo inizia la collaborazione con La Stampa di Laura Mirakian, ex ambasciatore a Damasco

vivicentro.it/editoriale
vivicentro/Mirakian, ex ambasciatore a Damasco, spiega l’isolamento di Assad
lastampa/La solitudine del raiss di Damasco LAURA MIRAKIAN

Egitto: Al-Sisi dichiara lo stato di emergenza per tre mesi

0

Nuovo attacco jihadista contro i cristiani d’Egitto protetti dal presidente Al-Sisi che ha dichiarato nel Paese lo stato di emergenza per tre mesi.

La campagna jihadista contro i cristiani protetti da Al-Sisi

Per i militari nazionalisti sono “cittadini”, per gli islamici “infedeli”

Gli attentati che hanno colpito ieri due chiese in Egitto, uccidendo almeno 47 persone, arrivano dopo una serie di attacchi contro la minoranza cristiano-copta del Paese. Il complesso della cattedrale di Abbasseya, al Cairo, è stato a dicembre teatro di un attentato in cui sono morte 25 persone. Tra gennaio e febbraio, sette copti di al-Arish, cittadina impoverita del Sinai, sono stati uccisi. Queste violenze casa per casa, firmate Stato islamico come gli attacchi di ieri, hanno obbligato decine di famiglie cristiane alla fuga dalla penisola.

La violenza dell’Isis si trasforma, spiega Michael Hanna, esperto di Egitto per la Century Foundation: se prima era contenuta soltanto nel Sinai e prendeva di mira lo Stato, tracima ora verso altre zone del Paese e colpisce civili. I copti – il 10% di una popolazione di 92 milioni, da decenni considerati dai regimi egiziani cittadini di seconda classe – sono «il soft target per eccellenza». Come in Iraq, il terrore dello Stato islamico si insinua in quelli che sono già precari equilibri tra comunità religiose, in un Paese dove gli scontri tra cristiani e musulmani risorgono ciclicamente. In estate, alcuni episodi hanno riavviato le tensioni nel Sud: un’anziana cristiana era stata trascinata nuda per un villaggio innescando l’odio settario e gli scontri; famiglie e un asilo cristiani erano stati presi d’assalto nella regione di Minya, ignoti avevano sparato a una suora lungo l’autostrada Cairo-Alessandria, un farmacista di Tanta era stato decapitato.

LEGGI ANCHE:

Domenica di sangue in Egitto  

L’attacco di dicembre al Cairo ha portato al rafforzamento della sicurezza, almeno visivamente, in molte chiese della capitale, davanti alle quali già dal sabato sera compaiono blocchi di cemento, transenne. Gli attacchi di ieri però sono destinati a sollevare questioni sul livello di sicurezza garantito dalle autorità all’inizio della Settimana Santa pasquale, quando le chiese del Paese sono gremite. Già a dicembre, una folla arrabbiata di cristiani aveva criticato il governo, e mass media locali e internazionali si erano chiesti se il presidente Abdel Fattah al-Sisi non stesse perdendo parte del sostegno copto. Il raiss egiziano gode dell’appoggio dei cristiani, spaventati dopo la rivoluzione del 2011 dal successo elettorale dei Fratelli musulmani: dalla sua investitura, Sisi ha agito in maniera diversa rispetto ai predecessori, partecipando per esempio alla messa di Natale al Cairo. A ottobre 2016, nell’incontrare papa Tawadros, ha garantito che musulmani e cristiani sono uguali davanti alla legge per la Costituzione del 2014, accolta con favore dalla comunità cristiana.

A inizio marzo, l’Università-moschea di al-Azhar, tra i più significativi centri dell’Islam sunnita che Papa Francesco visiterà a fine mese, ha ospitato una conferenza, sponsorizzata dal presidente, sul tema della cittadinanza: non minoranze, ma cittadini, è il messaggio della dichiarazione conclusiva. La Corte costituzionale ha recentemente emanato un verdetto contro il divieto che impediva ai copti di visitare i luoghi sacri a Gerusalemme, e durante l’estate è passata una legge, richiesta per decenni dai cristiani, sulla costruzione di chiese, regolata dallo Stato. Attivisti e politici cristiani hanno però criticato i vertici della Chiesa copta per aver accettato un compromesso reputato debole con il governo e non manca nella comunità chi accusi i responsabili religiosi di appiattirsi sul regime. Le nuove violenze contro le chiese potrebbero erodere parte del sostegno dei cristiani, che oggi si sentono nel mirino e non adeguatamente protetti, ma «la popolazione, anche se delusa, non si sente avventurosa nel caos, in molti pensano non sia il momento di cercare alternative», spiega Hanna.

vivicentro.it/cronaca
vivicentro/Egitto: Al-Sisi dichiara lo stato di emergenza per tre mesi
lastampa/La campagna jihadista contro i cristiani protetti da Al-Sisi ROLLA SCOLARI

Domenica di sangue in Egitto

0

Nella domenica delle Palme due chiese copte sono state colpite dagli attentati dell’Isis. Almeno 45 i morti e un centinaio i feriti.

L’Isis fa strage di copti in Egitto

Sangue sulla Domenica delle Palme in due chiese: 47 morti. Dichiarati 3 mesi di stato d’emergenza. Poliziotto eroe ferma il kamikaze nella cattedrale “San Marco”. Il Califfo vuole rafforzare le cellule

Volevano uccidere il Papa copto, a tre settimane dall’arrivo del Papa cattolico. L’Isis alza al massimo livello la sua guerra in Egitto contro i cristiani, cerca di destabilizzare il presidente Al-Sisi, punta a rafforzare e ad allargare la sua presenza nel Sinai proprio mentre a Raqqa e a Mosul è sempre più vicino alla sconfitta.

I jihadisti hanno colpito nel cuore della terra copta, nel Delta del Nilo, massacrato 47 fedeli durante la messa della Domenica delle Palme. Prima a Tanta, città a metà strada fra il Cairo e Alessandria, dove un kamikaze è riuscito a entrare nella chiesa di San Giorgio e si è fatto esplodere. Poi nella cattedrale dove celebrava la funzione lo stesso Tawadros II.

LEGGI ANCHE:

Egitto: Al-Sisi dichiara lo stato di emergenza per tre mesi

Nella chiesa di San Giorgio è venerata un’immagine della Madonna considerata miracolosa, era stracolma di fedeli. C’era anche la tv di Stato a trasmettere in diretta la cerimonia. La telecamera ha colto il momento dello scoppio, le immagini s’interrompono, si sentono le urla strazianti dei feriti. Il bilancio, ieri sera, era di 29 morti e 78 feriti.

Neanche due ore dopo il secondo kamikaze punta alla cattedrale di San Marco di Alessandria. L’obiettivo è il leader della chiesa copta, Papa Tawadros II. Il primo attacco ha però allertato le forze di sicurezza. Tre agenti notano il terrorista, gli vanno incontro, cercano di bloccarlo ma non riescono a impedirgli di innescare la cintura esplosiva. È strage lo stesso, ma il Papa è salvo, assieme a molti altri fedeli.

A frenare l’impatto dell’esplosione, con i loro corpi, sono gli agenti Emad al-Rokeby e Najwa al-Hajjar, una donna, eroi che hanno salvato probabilmente decine di vite. Alla fine i morti sono 18, compresi i tre poliziotti, i feriti 41. L’Egitto è scosso. Una folla di cristiani si raduna davanti alla sede della polizia di Tanta, per protestare contro le scarse misure di sicurezza. Il presidente Abdel Fatah Al-Sisi ordina all’esercito, alle forze speciali, di schierarsi nelle strade, davanti a tutte le chiese.

Altre immagini mostrano Tawadros II, nella cattedrale, piegato dal dolore, fra le foglie di palma insanguinate. Lo chiama il premier Sherif Ismail: i terroristi, dice, «non danneggeranno l’unità di questo popolo e la sua coesione, gli egiziani sono uniti di fronte a questo terrorismo fino a quando sarà sradicato». Il colpo è però tremendo, tutta la strategia di Al-Sisi, basata sulla sicurezza, sulla convivenza di cristiani e musulmani in un regime laico, anche a costo di una repressione durissima, vacilla.

Il tema della sicurezza è particolarmente sentito dai cristiani, alleati indispensabili per Al-Sisi, che ieri ha decretato tre mesi di stato d’emergenza. Ogni mese si registra almeno un attacco a una chiesa. Gli islamisti colpiscono nelle ricorrenze importanti. A Capodanno nel 2011, 21 morti ad Alessandra, o lo scorso 12 dicembre al Cairo, nella cattedrale di Abbassia, durante la preghiera comune con i musulmani, 25 morti.

Dopo quell’attacco l’Isis ha diffuso un video con le immagini del kamikaze e promesso «fiumi di sangue». Il livello degli attentati di ieri, subito rivendicati dalla «Provincia del Sinai» dello Stato islamico, mostra che le sue cellule si sono rafforzate. Il Sinai è la loro base da tre anni, da quando il gruppo jihadista Ansar Bayt al-Maqdis ha giurato fedeltà al califfo Abu Bakr al-Baghdadi. Trentamila uomini delle forze di sicurezza non sono riusciti a distruggerlo, anche perché gli islamisti contano sulla copertura di tribù beduine del deserto. I cristiani sono braccati, con uccisioni mirate, aggressioni, migliaia di famiglie sono fuggite verso il Cairo.

È una strategia a lungo termine. Il nome Ansar Bayt al-Maqdis fa riferimento a Gerusalemme. La posizione del Sinai è strategica, una base perfetta per tentare la conquista dell’Egitto e nello stesso tempo attaccare Israele. Al-Baghdadi ci ha messo su gli occhi da tempo. Dopo la sconfitta in Libia, potrebbe diventare quella «seconda casa» dello Stato islamico, ormai vicino a essere sloggiato da Raqqa e

Mosul.

vivicentro.it/cronaca
vivicentro/Domenica di sangue in Egitto e le mosse di Trump sulla Nordcorea
lastampa/L’Isis fa strage di copti in Egitto GIORDANO STABILE – INVIATO A BEIRUT

Callejon: “Siamo scesi in campo con la giusta cattiveria. Speriamo di raggiungere la Roma”

Josè Callejon ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Premium Sport nel post di Lazio-Napoli. Ecco quanto evidenziato:

“Siamo usciti dalla Coppa Italia purtroppo, ora dobbiamo concentrarci sul campionato. Ci serviva una grande gara, abbiamo giocato con la giusta cattiveria. Aver portato la vittoria a casa stasera è fondamentale.
Speriamo di fare più punti possibile e di raggiungere la Roma che non ha un calendario semplice. Contento del mio rendimento anche se sto segnando di meno. Se giochiamo come stasera abbiamo grandi possibilità di arrivare secondi. Felice di aver raggiunto quota duecento partite in maglia azzurra”.

Sarri: “Sfida con la Juve ci ha dato benzina. Stasera era importante ai fini della classifica”

Maurizio Sarri è intervenuto ai microfoni di Premium Sport nel post partita. Ecco quanto evidenziato:

 

“La gara in Coppa Italia ci ha dato benzina. Vedere la Juve così in difficoltà non ci fa uscire stravolti. Delusi per l’eliminazione ma convinti che la strada sia quella giusta. Come ci succede a volte abbiamo dei cali di tensione ma i ragazzi hanno risposto alla grande. Stasera era una gara importante ai fini della classifica, a fine stagione tireremo le somme.

Hamsik? Marek è un ragazzo talmente semplice e buono che penso che questo lo abbia anche limitato a volte. Lui è un campione assoluto e noi non possiamo farne a meno, cerchiamo di fargli risparmiare il fiato spesso nell’ultimo quarto d’ora di partita. Mi auguro che questi ragazzi possano restare con noi.

Spero di recuperare Milik, è un giocatore che farà bene quando tonerà in piena condizione fisica. Lo stesso vale per Pavoletti che non ha reso per quello che può. Nel reparto avanzato siamo messi bene, e sono anche contento per come sono entrati i ragazzi più giovani.
Taccuino? Scrivo gli appunti che mi faranno fare l’analisi della partita il giorno dopo in breve tempo.

Ci sono squadre che hanno qualcosa in più di noi sotto certi punti di vista . Noi abbiamo cominciato un percorso di questo tipo sapendo di non essere una potenza economica. Abbiamo tanti giovani e cerchiamo di dare un’identità alla squadra, sperando di poter dare continuità al gruppo crescendo sul piano della mentalità e della personalità. E’ chiaro che se vogliamo fare il salto di qualità dovremo cercare di subire qualche gol in meno”.

Giordano: “Il Napoli ha fatto la gara che ci aspettavamo. Scudetto? Se la scorsa stagione…”

Bruno Giordano, ex attaccante di Napoli e Lazio, è intervenuto a Sky Calcio Club rilasciando alcune dichiarazioni:

 

“Il Napoli ha fatto la partita che ci aspettavamo, la Lazio contro le grandi ha dimostrato di non essere all’ altezza. I biancocelesti hanno bisogno di una rosa più ampia. Se l’ anno scorso a gennaio fossero arrivati Diawara e Zielinski, forse poteva essere l’ anno buono per il Napoli. Invece sono arrivati Grassi e Regini e i risultati si sono visti”.

SSC Napoli: “Il Napoli si prende la capitale, Insigne batte se stesso”

SSC Napoli: “Il Napoli si prende la capitale, Insigne batte se stesso”

A marzo la Roma, ad aprile l’aquila laziale, in due mesi il Regno di Napoli si prende la Capitale. Gli azzurri dopo aver superato la Roma, battono anche la Lazio e si siedono sulla vetta dell’Olimpico. Callejon festeggia le sue 200 partite con la rete che apre la partita e la strada del successo. Insigne infila un’altra doppietta e segna il 14esimo gol in Serie A battendo il suo record dell’anno scorso. Il Napoli conta il quinto risultato utile consecutivo e mette la Lazio a distanza di sicurezza con un match di livello altissimo ed una supremazia che non ha mai storia. Calleti timbra col suo marchio d’autore la serata: volo planare sul secondo palo del Buitre andaluso quando non è passata neppure mezzora. Poi Insigne segna con la suola come un passo di tip tap appena comincia la ripresa. E nel finale Lorenzo s’inventa il colpo di biliardo per poi disegnare il suo enorme cuore nel cielo dell’Olimpico. La Roma a marzo,  la Lazio ad aprile. La primavera napoletana illumina d’azzurro il cielo della Capitale…

Fonte: SSC Napoli.