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Business di opere sacre, furto sacrilego di un altro bambinello

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A soli pochi giorni di distanza dal furto nella Chiesa del Gesù è avvenuto un altro furto di opere sacre, sempre in Campania.

Dopo quello del bambinello settecentesco appartentente alla statua della Madonna del Carmelo, sottratto sabato notte alla chiesa del Gesù di Castellammare di Stabia, ora è toccato al bambinello tra le braccia di San Giuseppe della parrocchia di San Lorenzo a Sant’Egidio del Monte Albino (SA).

La ruberia è stata compiuta durante la notte, forzando l’antica porta della chiesa. I carabinieri stanno analizzando i video registrati dalle telecamere di sicurezza della parrocchia, per poter risalire al più presto ai colpevoli.

Le statue del bambinello sono molto ambite dai collezionisti di opere sacre, soprattutto se datate, e il mercato nero ne sta facendo un vero e proprio business.

COLLEGATA:

Castellammare, rubato bambinello del 1700 nella Chiesa del Gesù. Le lacrime di Don Antonio

 

Mediaset, Ceccarini: “Reina esclude Szczesny, lo spagnolo sarà titolare anche l’ anno prossimo”

Niccolò Ceccarini, giornalista di Mediaset Premium, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli. Ecco quanto evidenziato:

“Reina e Szczesny sono entrambi titolari, l’ uno esclude l’ altro. Se resta il primo non può arrivare il secondo. Il portiere spagnolo sarà ancora il titolare la prossima stagione. Più probabile che alla fine la scelta ricada su un portiere di esperienza da affiancare a Reina.
Skorupski? Con lui il discorso è diverso, sarebbe un colpo in prospettiva”.

La Juve Stabia ringrazia i calorosi ragazzi stranieri di Active Youth for Europe

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Domenica, in occasione della gara Juve Stabia-Fidelis Andria, abbiamo ospitato 45 ragazzi, provenienti da tutta Europa, per l’iniziativa

“Volunteering-Journey to success”,

promossa dall’associazione

“Active Youth for Europe”,

in collaborazione con il Forum dei Giovani di Castellammare di Stabia.

Forum dei giovani
Forum dei Giovani di Castellammare

Sugli spalti del “Menti” sono apparse bandiere dei vari Stati europei, inoltre i nostri giovani ospiti hanno sventolato delle bandierine gialloblù per incitare i nostri calciatori ed hanno intonato diversi cori all’ingresso in campo e durante il match.

Li ringraziamo per averci regalato, con la loro presenza, tanto entusiasmo ed un messaggio di fratellanza e condivisione.

Targa per MannielloA ricordo di questa bella giornata di sport che abbiamo condiviso, rimarrà la targa che il Forum dei Giovani di Castellammare di Stabia e l’associazione Active Youth for Europe hanno donato al presidente Franco Manniello prima del fischio d’inizio, ringraziandolo per l’accoglienza riservata ai ragazzi.

Kiss Kiss – C’è l’ ok di Szczesny per il trasferimento al Napoli ma bisogna attendere una data precisa

A Radio Kiss Kiss Napoli, nel corso della trasmissione ‘Radio Gol’, è intervenuto Francesco Marciano rilasciando alcune dichiarazioni:

“Bisognerà attendere il 5 maggio per sapere il futuro di Szczesny. In quella data ci sarà un incontro tra l’ Arsenal, detentrice del cartellino, e l’ entourage del calciatore.
Il portiere polacco avrebbe dato l’ ok per il trasferimento al Napoli. Inoltre ha parlato con i suoi compagni di nazionale Milik e Zielinski, sarebbe entusiasta di vestire la maglia azzurra”.

Sky – Anche il Napoli su Schick ma non c’è stato nessun contatto diretto

Numeri da grande, per un ‘ragazzino’ di appena ventuno anni passato nel giro di dieci mesi da ‘semi sconosciuto’ a protagonista della nostra Serie A. Eccolo Patrik Schick, stellina della Sampdoria con gli occhi del mercato addosso: quelli di Inter, Juventus e Napoli in Italia. Atletico Madrid in Liga, Arsenal e Tottenham ad osservarlo dall’Inghilterra. E poi la Germania, tanti i club rimasti stregati dalle sue giocate: per questo la Sampdoria vuole tutelarsi. Come? Adeguamento del contratto al ragazzo, ma soprattutto aumento del valore della clausola di risoluzione che al momento è di 25 milioni.

Un appuntamento tra club e agenti del ragazzo era già stato fissato per la giornata di ieri. Ma la trasferta americana dell’Avvocato Romei (negli USA fino a stasera) ha fatto slittare tutto tra mercoledì o giovedì (più probabile domani), quando a Roma arriveranno gli agenti del ragazzo Paska e Satin per parlare con Ferrero e Romei del futuro dell’attaccante classe ’96. La volontà della Sampdoria è quindi quella di alzare la clausola, in vista di una possibile partenza futura. Inter in pole, con l’idea di un eventuale prestito alla Sampdoria per un anno del ragazzo, che potrebbe così completare la sua crescita sotto la guida di Giampaolo.

La Juventus ha già seguito e sta ancora valutando Schick, che piace anche al Napoli di De Laurentiis, ma ancora non c’è stato nessun contatto diretto. Paska e Satin, invece, preferirebbero portare il ceco all’estero e in particolare in Germania, dove ci sono varie squadre interessate. Questa la situazione attorno a Patrik Schick, sempre più protagonista in Serie A e pronto a diventarlo anche nel prossimo mercato. Lo riferisce Gianluca Di Marzio, giornalista di Sky Sport ed esperto di calciomercato, tramite il proprio sito ufficiale.

 

Da gianlucadimarzio.com

Del Grande ritorna in Italia da uomo libero. Il reporter “Sono stato vittima di una violenza istituzionale”

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Gabriele Del Grande finalmente è tornato a casa. Il reporter di Lucca che il 9 aprile scorso è stato bloccato al confine siriano mentre svolgeva il suo lavoro, per poi essere recluso in un centro di detenzione amministrativa in Turchia, ieri è atterrato a Bologna, finalmente da persona libera.

Ad accoglierlo è stato il ministro degli esteri Angelino Alfano, che l’ha condotto in una saletta privata dell’aeroporto nella quale ha potuto riabbracciare la compagna e i familiari.

Anche il premier Gentiloni gli ha fatto sentire la sua vicinanza chiamandolo al telefono.

In seguito il giornalista è stato accolto dall’applauso dei suoi colleghi e dai flash dei fotografi. Un viso sereno e sorridente ha mostrato all’Italia, nonostante la terribile esperienza vissuta.

“Quello che mi è successo è illegale” ha detto Del Grande, “sono stato vittima di una violenza istituzionale: un giornalista privato della sua libertà mentre sta svolgendo il suo lavoro in un Paese amico”. Un pensiero è andato subito ai tanti cronisti che in Turchia e in altri Paesi sono in una “condizione peggiore” della sua.

Con un sorriso ha dichiarato: “Non so ancora perché sono stato fermato, gli avvocati cercheranno di capirlo. Ci tengo a dire che non mi è stato torto un capello e nessuno mi ha mancato di rispetto”.

Ha, infine, ringraziato tutti coloro che si sono dati da fare per la sua liberazione, tra cui anche l’ambasciatore e il ministro degli esteri della Turchia.  “Fortunatamente sono libero” ha concluso.

 

Montervino: “Polemica su Cannavaro? La gente impazzisce! Paolo è un professionista”

Montervino: “Polemica su Cannavaro? La gente impazzisce! Paolo è un professionista”

Ai microfoni di Radio Punto Zero, è intervenuto Francesco Montervino, ex capitano del Napoli, il quale ha dichiarato: “Cannavaro ai due gol del Sassuolo non ha esultato, ma di che parliamo? A volte la gente impazzisce! I calciatori sono professionisti, certo qualcuno eticamente non s’è comportato bene, basta leggere i giornali per capire le schifezze fatte negli anni scorsi, ma poi ci sono calciatori come Paolo che sono persone serie che fanno il massimo per regalare professionalità. Cannavaro è l’esempio ma tanta gente sciocca non l’ha capito. Anzi, proprio ieri ha dimostrato quanto sia forte e quanto potesse ancora servire al Napoli e a tante altre squadre italiane. Capita spesso che a fine anno ci siano risultati strani figli di squadre che perdono i propri stimoli, la cosa particolare è che succede solo in Italia e non altrove. La nostra è una mentalità strana, per rendere al massimo un calciatore deve essere stimolato al massimo.”

Premium Sport, Cerrano: “Gol di Mazzitelli? Reina arrabbiato con se stesso”

Premium Sport, Cerrano: “Gol di Mazzitelli? Reina arrabbiato con se stesso”

Ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli, è intervenuto Simone Cerrano, giornalista di Premium Sport, il quale ha dichiarato: “Ho avuto l’impressione che Reina fosse arrabbiato con sé stesso più che con la difesa per la mancata parata sul gol di Mazzitelli. In ogni caso, la difesa non era di certo ben piazzata, questo va detto: il calciatore neroverde batte a rete indisturbato”. 

Insigne, l’agente: “Il Milan su Lorenzo, abbiamo avuto un incontro con il ds rossonero”

Insigne, l’agente: “Il Milan su Lorenzo, abbiamo avuto un incontro con il ds rossonero”

Ai microfoni di Premium Sport, è intervenuto l’agente di Lorenzo Insigne, Fabio Andreotti, il quale ha dichiarato:  “Avere rinnovato con il Napoli è qualcosa di importante per il club, la città e soprattutto per Lorenzo. Ha sempre detto che continuare con la sua squadra del cuore era il suo sogno. E’ stata proprio una scelta di cuore: c’erano opportunità economiche più vantaggiose all’estero e anche in Italia: diverse squadre lo seguivano.  De Laurentiis ha sempre sviluppato progetti tecnici con un’ossatura di giocatori esperti contornata da giovani interessanti in ottica presente e futura. Il presidente è anche attento ai bilanci e fino a questo momento è riuscito a ottenere l’equilibrio tra esigenze di bilancio e competitività della rosa. Insigne ha manifestato la passione per un club per il quale ha fatto il tifo fin da bambino riempiendo la sua stanza dei poster del Napoli. Tutto fa pensare a una storia davvero significativa anche con Sarri. Non credo ci siano dubbi sulla permanenza del tecnico”.

IL MILAN SU LORENZO- “Sì, prima del closing abbiamo avuto un incontro con Mirabelli perché Insigne era un giocatore che a Montella interessava tanto. Come studio abbiamo dovuto sondare il mercato e di questo Giuntoli era stato informato.”

 

Turi a Il Pungiglione: “Il gol di Capasso? Emozione unica. Gli attestati di stima sono l’energia in più: ora i playoff”

L’intervento del direttore Alberico Turi al Pungiglione Stabiese

Nel corso della puntata de “Il Pungiglione Stabiese”, ci siamo collegati telefonicamente con il direttore del settore giovanile della Juve Stabia, Alberico Turi. Con lui, abbiamo discusso dei risultati del settore giovanile della Juve Stabia: “Obiettivo raggiunto da tutta la Juve Stabia. Comprende Naclerio, ma anche la proprietà e tutti gli addetti ai lavori della Juve Stabia”.

Il gol di Capasso?

“Indescrivibile quello che ho provato. La partita era stata caricata negli ambienti paganesi, non so per quale motivo, forse per cercare di provarci e raggiungere i playoff. Era qualcosa di difficile per i nostri avverarsi e non capisco perchè, ma fa piacere così la soddisfazione è doppia. Nessuno può dire di averci fatto un favore. Noi non vogliamo regali da nessuno, conquistiamo le cose sul campo e con una società alle spalle. Negli ultimi tempi si è aggiunta la sinergia con il gruppo De Lucia ed è arrivato questo risultto storico, eclatante per tutti gli addetti i lavori”.

Under 15, tanti 2003 hanno debuttato

“Abbiamo optato per determinate cose e non abbiamo voluto fare calcoli. Quando si accede ai playoff, le 16 contendenti sono tutte alla pari. Per noi era importante verificare come i nostri 2003 si confrontavano in questo campionato e contro la Paganese che era seconda. Va fatto un plauso a questi ragazzi. Otto ragazzi hanno debuttato e ottenuto un risultato importante. Soddisfazione doppia che ci fa capire quanto lavoro c’è alla base di questo settore giovanile. Da stabiese sono orgoglioso del nostro gruppo lavoro: dai tecnici agli staff che vengono anche da fuori Castellammare. Vanno tutti ringraziati perchè tutti lottano per i nostri colori”.

Sicuro degli obiettivi o avevi qualche dubbio?

“Ho sempre detto che il nostro settore faceva invidia a tutta Italia. Bruno Conti, Andrissi, mi hanno fatto attestati di stima per ciò che abbiamo fatto. Andrissi, un dirigente che ha ereditato un Como in difficoltà e ha fatto plusvalenze risollevando le sorti del club. Anche il Como ha tre squadre nelle finali nazionali. Questi attestati di stima che arrivano da tutta Italia, inorgogliscono me come persona, ma anche tutta la città. Solo il Prato hanno fatto meglio di noi, portando tre squadre a vincere i tre gironi: noi purtroppo ne abbiamo portate soltanto due. Tutto viene da lontano. La fortuna è quella di aver portato avanti per dieci anni il settore giovanile e questo mi fa ringraziare il duo Giglio-Manniello. Ora nel settore c’è l’era De Lucia che ha galvanizzato l’ambiente mentre noi ci stavamo adagiando sui successi passati. E’ una persona che ha senso di gruppo e motivazionale. E’ arrivato nel settore in punta di piedi tre anni fa. Si è innamorato di noi e questa stagione ha profuso un grande sforzo economico nella collaborazione con Manniello”.

Riposo?

“Non ci fermeremo. Stiamo programmando allenamenti e amichevoli. Aspettiamo l’ufficialità per gli under 17 e under 15 e così capiremo quale saranno le nostre avversarie”.

“Un saluto va fatto a Ciro Novellino che in questi due anni ha profuso tante energie nell’affiancarci ed esaltare i nostri colori con una grossa collaborazione. Ringrazio Umberto Naclerio che ha sempre avuto tanto equilibrio nonostante diverse difficoltà. Molti dirigenti l’hanno trascurato, il settore viene visto come il figlio povero, ma lui ha sempre dimostrato stima nei miei riguardi, anche quando meno me lo aspettavo. Il lunedì mattina, il mio primo pensiero va sempre alla prima squadra. I playoff sono una lotteria che si può anche vincere. Bisogna essere tutti attenti e dare un contributo di calore: lo dico agli stabiesi veri”.

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L’Angolo di Samuelmania – Peccato, ma ora a Milano per vincere!

L’Angolo di Samuelmania – Peccato, ma ora a Milano per vincere!

Sassuolo-Napoli è stata una partita che ha visto gli azzurri provare a vincerla fino alla fine. Peccato per qualche errore di distrazione abbiamo subito goal, ma può capitare. Bisogna sempre dare coraggio ed incitare la squadra! Il Napoli ha fatto una grande partita e fatto due gol con Mertens e Milik! Adesso tutti a Milano in un campo difficile, ma sono molto fiducioso: si porteranno a casa i 3 punti. Forza Napoli!

a cura di Samuele Esposito

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Robigalia: il 25 Aprile degli antichi romani

Mentre nell’Italia di oggi, il 25 Aprile, si festeggia la liberazione dei partigiani dai nazifascisti, nell’antica Roma si festeggiavano i Robigalia. Feste che avvenivano quando il grano iniziava a crescere.

Le festività romana prendeva il nome dal dio Robigus, nei quale si prevedevano sacrifici per proteggere il campo di grano dal fungo che attaccava le spighe.

Nell’antico rituale, chiamato “Ruggine del Grano”, il Flamen Quirinalis (Flamine quirinale: sacerdote, flamine, dell’antica Roma preposto al culto di Quirino che celebrava oltre ad altri riti anche quello dei Robigalia), si recava in un bosco sacro dove offriva al dio Robigus libagioni e sacrifici.  Il sommo sacerdote era seguito da una processione di persone interamente ammantate di bianco.

Tra i sacrifici l’animale che desta stupore per l’uomo moderno è il cane, ma all’epoca greca e romana era una vittima presente in molti riti magici e privati. Oltre ai cani, venivano sacrificati dei montoni.

La tradizione vuole come fautore di queste festività il secondo re di Roma, Numa Pompilio, nell’undicesimo anno del suo regno. Il legame dei Robigali con il re, con il sommo sacerdote del Quirino (dio romano delle curie, cioè le varie tribù che formavano la società romana, il cui nome è legato al dio Sabino Quiris) fa pensare un’origine sabina di queste festività.

Dubbi innumerevoli vi sono per il dio Robigus che rappresentava in realtà la personificazione della malattia che intaccava i chicchi di grano.

Durante l’epoca imperiale, la divinità è stata percepita da alcuni autori (come: Ovidio e Columella e in epoca cristiana da Tertulliano, Lattanzio e Agostino) come una divinità femminile. Questo portò un cambiamento nei sacrifici: cagne e pecore di due anni al posto di cani e montoni.

Il nome Robigo, Robigine, cambiò probabilmente perché Robigo in latino è femminile ed indica la ruggine.

In questa festività il colore principale era il rosso; era infatti il colore della ruggine e del fungo che attacca il grano. Inoltre i cuccioli sacrificati dovevano avere un manto rosso per essere considerati idonei per l’offerta alla divinità.

Oltre al rituale religioso avvenivano diversi giochi tra cui: gare con bighe e quadrighe.

In epoca cristiana tale festa fu sostituita dalle Rogazioni, il periodo di penitenza e preghiera per la buona riuscita delle coltivazioni. Il cristianesimo infatti cercò di non creare un netto distacco con il passato e molte feste odierne sono collegate strettamente a quelle del passato.

Credit:ph it.pinterest.com

Novellino a Il Pungiglione: “Un plauso al settore giovanile. Tutti ai playoff: ora bisogna lavorare sodo”

L’intervento del Caporedattore Ciro Novellino al Pungiglione Stabiese

Nel corso della puntata de “Il Pungiglione Stabiese”, ci siamo collegati telefonicamente con il nostro Caporedattore Ciro Novellino. Con lui, abbiamo discusso dei risultati del settore giovanile della Juve Stabia.

Raccontaci questo weekend del settore giovanile. Sabato la Berretti, già sicura del primo posto e di disputare i play-off, vince 7-0 contro la Vibonese. Sottolineamo subito, una conduzione arbitrale a dir poco scandalosa, il portiere stabiese non andava espulso come si evince anche dalle nostre immagini. In particolare poi, domenica è stata soprattutto la giornata più attesa per noi che seguiamo questi ragazzi, è pervenuto il pareggio dell’Under 17 che significa play-off anche per loro. Raccontaci un pò la giornata, le emozioni e soprattutto quali saranno adesso i traguardi per questo settore giovanile: “Partiamo innanzitutto dalla Berretti, squadra che sabato ha vinto per 7-0 contro la Vibonese. Presente anche mister Carboni, come testimoniato dalle nostre foto, lo abbiamo visto sugli spalti del Menti, una presenza importante che dimostra l’ottimo lavoro di mister Domenico Panico. La Juve Stabia ha vinto il campionato con 46 gol all’attivo e 12 gol subiti con 50 punti totalizzati sui 60 a disposizione, staccando di ben 5 punti il Catania, squadra che ricordiamo l’anno scorso arrivò al primo posto perdendo soltanto la finale dei play-off. Una squadra ben costruita dal direttore Alberico Turi che ha ottenuto in casa 10 vittorie, due pareggi contro Catania e Catanzaro e sappiamo come, e due sconfitte, proprio all’andata contro la Vibonese e al ritorno con il Catania, tutte e due in trasferta. Questo a testimonianza che il Romeo Menti e il Comunale di Casola dove si gioca, sono “fortini” importanti, che portano con se imbattibilita’ da parte di questa squadra fatta di grandi individualità, di calciatori, a mio avviso già pronti per il salto in prima squadra. Sicuramente la società e la prima squadra tiene d’occhio questi ragazzi, evitiamo di fare nomi, ma andrebbero citati tutti senza nessuno escluso. Si comincia il 6 maggio con i play-off, già si conosce il terzetto che comporrà il Girone F: Juve Stabia con Fidelis Andria e Fondi per giocarsi l’accesso alla fase successiva che si terrà il 27 maggio, gara di andata e il 2 giugno, il ritorno. Per quanto riguarda gli Under17, è stata la partita più importante, perché si giocava l’accesso ai play-off, e quel terzo posto, che adesso di fatto è automatico per la Juve Stabia. La gara si è giocata al Solaro di Ercolano, derby contro la Paganese, il risultato finale è stato di 1-1. Under 17 che è riuscita ad agguantare il pari a pochi minuti dal termine del match, grazie al gol di “Tarantella” Gianluca Capasso che ha fatto si che i suoi compagni potessero festeggiare il raggiungimento del traguardo. Questa è una squadra che al di là dei pronostici iniziali, ha un pò sofferto nel girone d’andata, si è ripresa nel girone di ritorno e ha ritrovato poi i play-off nell’ultima giornata di campionato. Una squadra che ha divertito e che nell’ultima uscita ha visto adirittura debuttare ben 7 classe 2003, è stata sicuramente l’Under 15 di mister Alfonso Belmonte che ha chiuso il campionato anch’essa con 50 punti in classifica, frutto di 22 partite con 15 vittorie, 5 pareggi e soltanto 2 sconfitte, 43 gol fatti, e il dato più significativo riguarda i gol subiti, soltanto 10 che rendono la difesa di mister Belmonte la migliore in assoluto dei cinque gironi degli Under 15. Miglior difesa anche per la Berretti, che però è al pari del Lecce con 12 gol subiti. Importante il debutto di ben 7 classe 2003, a dimostrazione che il lavoro della società è stato egregio e sempre attento nello scoprire nuovi talenti. Anche in questa squadra, come per gli Under 17, non abbiamo la certezza di chi andremo ad affrontare nel doppio incontro di play-off che si giocheranno il 7 e 14 maggio in gara di andata e ritorno. È una Juve Stabia che, con soltanto altre 9 società, è riuscita a portare all’interno dei play-off tutte e tre le squadre nazionali. Parliamo di altre 9 società che hanno disputato anche campionati di Serie A. Noi di Vivicentro siamo stati fortunati nel poter seguire questi ragazzi dall’inizio della stagione, ci hanno fatto davvero divertire, ma adesso ci sarà da lavorare duramente. Testa sul manubrio, adesso incomincia un nuovo campionato, i play-off”.

In chiusura, non dimentichiamo che anche gli Under 16 stanno disputando un ottimo campionato, guidati da mister Macone. Anche loro meritano una menzione, seppur non fanno classifica, in quanto la loro categoria non è stata creata per mancanza di altre squadre professionistiche interessate a disputare questo campionato: “In questa squadra, anche qui troviamo importanti individualità, ci sono due ragazzi che già da diverse settiamane si sono aggregati agli Under 17, su tutti Dario Pistola che ha realizzato ben 25 gol in 25 partite, oltre che Massaro. Una Juve Stabia Under 16 che è fuori classifica, ma attualmente in testa alla classifica. Anche questa è una squadra forte con una guida sapiente qual è quella di mister Gianluca Macone”.

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Rischio preliminare più vicino: troppi errori con le piccole

Rischio preliminare più vicino: troppi errori con le piccole

Quanti punti persi con le piccole che stanno condizionando la qualificazione diretta alla Champions League senza passare dai preliminari. Come scrive l’edizione odierna de Il Corriere del Mezzogiorno: “È riemersa, invece, l’atavica incapacità di gestire il risultato una volta in vantaggio. Il non riuscire ad «ammazzare» la partita. Ballano fior di milioni e la società non sarà certo contenta di quest’ennesimo pareggio contro una squadra che non aveva più nulla da dire al campionato. I mancati introiti della Champions diretta potrebbero condizionare la prossima stagione. Gli azzurri vantano il miglior rendimento della storia del Napoli con i 71 punti (21 successi, 8 pari e 4 ko) superati i 70 punti delle prime 33 giornate dello scorso anno con 21 vittorie, 7 pareggi e 5 sconfitte. Ma non basta e il pericolo terzo posto è dietro l’angolo. De Laurentiis, come ha già ribadito, non si straccerà le vesti. «Ce ne faremo una ragione» ha detto il produttore cinematografico”.

Gazzetta contro il Napoli: “Per l’ufficio stampa Cannavaro non si doveva impegnare”

Gazzetta contro il Napoli: “Per l’ufficio stampa Cannavaro non si doveva impegnare”

Come riferisce La Gazzetta dello Sport, domenica pomeriggio, al termine della partita contro il Sassuolo, sul sito del calcio Napoli è stata pubblicata una breve analisi della partita all’interno della quale Paolo Cannavaro è stato definito «core n’grato». Dopo Altafini e Higuain, dunque, è toccato anche all’ex capitano del Napoli e attualmente del Sassuolo, quest’appellativo che racchiude il concetto di tradimento. Si, perché per l’ufficio comunicazione del Napoli, Cannavaro è stato un traditore, non si sarebbe dovuto impegnare, così come ha fatto da serio professionista e persona perbene qual è. Una pretesa assurda, criticata dalla maggior parte dei sostenitori napoletani, che hanno espresso ammirazione per il comportamento del difensore, il cui amore per Napoli e il Napoli è sempre andato al di là di ogni vincolo di appartenenza. Proprio Cannavaro, nei secondi finali della partita, sul 2-2, si è reso protagonista di un salvataggio su Mertens, allungando il pallone di testa in angolo. Una decisione, quella dell’arbitro Damato, contestata dai giocatori napoletani e dalla panchina che, invece, avrebbero voluto il calcio di rigore per un presunto fallo di mano del difensore. Eventualità smentita, oltre che dal provvedimento dell’arbitro, anche dalle immagini televisive che hanno dimostrato, chiaramente, che Cannavaro ha colpito il pallone con la fronte.

Szczesny-Napoli, tre contatti in dieci giorni: il portiere è in pole

Szczesny-Napoli, tre contatti in dieci giorni: il portiere è in pole

Il Napoli deve concentrarsi soprattutto sul portiere da acquistare la prossima stagione. Szczesny è sempre la priorità: i colloqui con l’intermediario che segue la trattativa sono frequenti (ce ne sono stati tre negli ultimi dieci giorni), ma tutto dipenderà dall’Arsenal. Piace anche Skorupski dell’Empoli che però è di proprietà della Roma. Szczesny è l’obiettivo principale, e il club dei polacchi, con Milik e Zielinski, lo aspetta a Castel Volturno. Lo riporta La Repubblica.

Sarri non cambierà il suo 4-3-3, ma così non valorizza Milik

Sarri non cambierà il suo 4-3-3, ma così non valorizza Milik

La Gazzetta dello Sport, la delusione di Reggio Emilia è stata in parte compensata dal ritorno al gol di Arkadiusz Milik, dopo l’infortunio che l’ha tenuto fuori gioco per quattro mesi. Nel dopo partita, l’attaccante polacco è stato molto chiaro, dichiarando che gli farebbe piacere se giocasse di più. Nessuna polemica, in ogni modo, si è trattato di un semplice desiderio espresso ad alta voce. D’altra parte, senza l’infortunio, Milik sarebbe stato uno dei punti fermi del progetto tecnico e Mertens sarebbe stato l’alternativa a Lorenzo Insigne. In questo finale di stagione, difficilmente Sarri modificherà qualcosa, nel senso che non abbandonerà il suo schema preferito, il 4-3-3, che ha esaltato fin qui le doti degli attaccanti. Basti pensare che in tre hanno realizzato 46 reti (Mertens 22, Insigne 14, Callejon 10) alle quali vanno sommate anche le 5 realizzate da Milik. Un giocatore di cui non si potrà fare a meno per il prossimo futuro. E allora, per non rinunciare alle qualità di questo ragazzo, l’allenatore potrebbe anche ragionare diversamente, magari prendendo in considerazione un cambiamento tattico, passando dall’attuale 4-3-3 ad un 4-2-3-1, per non sprecare nulla del potenziale offensivo di cui dispone. Anche perché Milik è un capitale della società e in qualche modo va salvaguardato: per averlo, nella passata estate, De Laurentiis ha dovuto versare 32 milioni di euro all’Ajax e tenerlo in panchina anche il prossimo anno potrebbe essere un lusso.

Rinnovo Mertens, il Napoli è vicino al si: 4 mln e nuovo modulo

Rinnovo Mertens, il Napoli è vicino al si: 4 mln e nuovo modulo

Mertens o Milik, il dualismo ha un valore addirittura concettuale: lo spettacolo degli scambi stretti rigorosamente rasoterra oppure la variante del centravanti di ruolo. Il polacco, però, sa arretrare e dettare gli inserimenti ai compagni. Il ballottaggio può diventare tranquillamente una convivenza quando Mertens torna all’antico: il 4-2-3-1, invece, è la soluzione in corso d’opera e bisogna utilizzarla con maggiore determinazione quando si deve osare. Sarri dovrà perfezionarla soprattutto se il rinnovo di Mertens dovesse concretizzarsi: il Napoli è pronto ad accontentare le richieste del belga (ingaggio di 4 milioni di euro) che però dovrà risolvere le sue questioni personali prima di decidere. Lo riporta La Repubblica.

Gentiloni in difficoltà per la vicenda Alitalia

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Analizzando il ”NO” al piano per il futuro dell’Alitalia, Mario Deaglio, nel suo editoriale odierno su La Stampa, scrive: questo risultato è un serio ostacolo per il premier Gentiloni perché “mette in crisi il sistema italiano di relazioni sindacali, l’equilibrio del bilancio dello Stato e la capacità del governo di varare una politica industriale”.

L’ostacolo più alto per Gentiloni

Fino a pochi giorni fa, era sembrato che l’Italia del governo Gentiloni, con il suo stile «non gridato», con l’uso attento delle piccole misure e dei pochi spiccioli disponibili alla finanza pubblica, potesse riuscire a far diminuire le tensioni e a preparare un clima più sereno e un dibattito che uscisse dalle piccolezze del giorno per giorno.

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Questa speranza è posta in forte dubbio dai risultati del referendum tra i dipendenti dell’Alitalia sul possibile accordo lavoratori-società siglato dai sindacati. Il «no» all’accordo mette in forse in un colpo solo il sistema italiano di relazioni sindacali, l’equilibrio del bilancio dello Stato, la capacità del governo di varare una politica industriale.

Il pilastro maggiormente colpito da questo terremoto è il sistema delle relazioni sindacali: dopo Almaviva – impresa italiana operante a livello globale nel settore dei servizi informatici, a cominciare dai call center – in cui i dipendenti della sede di Roma rifiutarono un accordo negoziato dal sindacato, questa è la seconda volta in pochi mesi che la base dei lavoratori sconfessa i propri rappresentanti. C’è da augurarsi che, a differenza del caso precedente, il «no» dei lavoratori Alitalia apra un dibattito nazionale sul ruolo della rappresentanza sindacale in un mondo del lavoro in profondissima trasformazione globale.

Una trasformazione dalla quale sarebbe pressoché impossibile per l’Italia tirarsi fuori. Finora, imprenditori e sindacati hanno fatto finta di non vedere ma il sistema andrebbe rapidamente modificato senza che se ne intraveda la volontà politica di farlo.

Mentre si incrina l’equilibrio delle relazioni sindacali, si incrina anche un altro, ancor più difficile, equilibrio, quello del bilancio pubblico. Sarebbe semplicistico parlare di nazionalizzazione dell’Alitalia, spendendo una quantità di denaro pubblico che l’Italia non può permettersi, solo per consentire, come è già successo ripetute volte, per un totale di 7,4 miliardi di fondi pubblici, all’Alitalia di continuare a perdere soldi come prima, quando queste stesse risorse vengono negate ai Comuni, al sistema sanitario, alla ricerca scientifica e quant’altro.

Un semplicistico salvataggio dell’Alitalia potrebbe bloccare il faticosissimo tentativo di rilancio dell’economia italiana in corso da diversi anni anche perché sarebbe facile attendersi, dopo il risultato del referendum, un passo indietro dei principali soci esteri, e forse anche di quelli italiani. È ugualmente chiaro che non si può chiudere l’Alitalia a cuor leggero. Quale strada si può seguire per venir fuori da questo pasticcio?

Per abbozzare una risposta, occorre considerare il sistema aeroportuale italiano nel suo insieme; è allora facile individuare uno dei problemi principali di Alitalia nelle attuali normative che permettono alle autorità locali di sussidiare i voli a basso prezzo delle compagnie «low cost» che fanno scalo agli aeroporti piccoli e medi della loro zona (in totale 112 in Italia contro 46 in Francia e 53 in Germania) e che inevitabilmente sottraggono passeggeri e incassi all’ex compagnia di bandiera. Non si può risolvere la crisi Alitalia senza prima metter mano alla situazione aeroportuale italiana.

Va anche aggiunto che le compagnie «low cost» – quasi tutte straniere – molto frequentemente assumono i loro dipendenti (anche italiani) con contratti di lavoro che in Italia non sarebbero ammessi. Eppure una gran parte del personale di volo che in questo momento sta solcando i cieli italiani lavora in condizioni inconcepibili per un dipendente Alitalia.

È chiaro a questo punto che non è credibile l’ipotesi di un manager-taumaturgo che, con pochi e indolori cambiamenti, rimetta Alitalia sul sentiero dorato della crescita. L’impegno governativo non deve essere sul piano delle risorse – che questo governo non ha – ma sul piano delle regole, che questo governo dovrebbe provare a cambiare rapidamente. Solo allora sarebbe possibile aprire il discorso delle alleanze: la compagnia aerea italiana dovrebbe essere assai più presente sui voli di lungo percorso che hanno in Italia il loro luogo di partenza e di arrivo. Solo con queste premesse, è possibile pensare a un risanamento, in ogni caso lungo, duro e dall’esito incerto.

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Respinto il piano per il futuro di Alitalia ora i lavoratori attendono l’aiuto di Stato

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Dopo che i dipendenti hanno respinto con una valanga di “no” il piano per il futuro di Alitalia, Grazia Longo ha parlato con i lavoratori che ora attendono una risposta dallo Stato: “Ci deve salvare come ha fatto con banche e Ilva”.

“Adesso lo Stato deve salvare Alitalia come ha fatto con le banche e con l’Ilva”

Nella trincea del No: “Questo piano aziendale è una morte a rate”

FIUMICINO – La processione dei dipendenti Alitalia con le scatole-urna elettorale richiama alla memoria i bancari della Lehman Brothers con gli scatoloni sulle braccia, dopo il licenziamento nel 2008, sulla 6th Avenue a New York.

Un senso di sconfitta che, nel caso italiano, è percepibile già durante le ultime ore del referendum, quando è evidente che dei vecchi fasti dell’Alitalia che fu non è rimasto più niente. La desolazione regna sovrana, a partire dalla sala spoglia, al piano terreno della mensa a Fiumicino, dov’è allestito il seggio elettorale. Tristi poster dei monumenti della capitale vengono guardati distrattamente da chi, come Antonella, 39 anni, addetta al check-in, sbraita contro «i fallimenti di una classe dirigente e politica che negli ultimi venti anni ci ha ridotto in mutande. È tutto inutile, meglio rischiare l’ennesimo fallimento invece di accettare tagli che sono solo una morte rateizzata camuffata da salvataggio».

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Delusione, ansia, disincanto, ma soprattutto tanta rabbia alimentano l’esercito di chi è venuto fin qui – un’affluenza record, oltre il 90 per cento – a sancire nero su bianco il proprio «No» all’accordo azienda-sindacati con il placet del governo. E di nuovo si impone un’immagine che evoca scenari di disfatta, anche per chi non crede alle coincidenze. È la pubblicità di una mostra multimediale contro le armi nucleari, sulla parete esterna della cabina elettorale, che ha il sapore amaro di una débâcle. «Il disarmo parte da me» recita lo slogan e mai profezia fu più azzeccata. «Ha pure un tono iettatorio – commenta Giuseppe, 45 anni, pilota da 18, di origini napoletane, un figlio e una moglie libera professionista -. Il “No” è l’unica strada percorribile, anche se può sembrare controproducente. I tagli e il rilancio proposti dalla società non ci porteranno a niente di buono. La strada è tutta in salita, e deve prenderne atto anche il governo che non può assistere inerte alla liquidazione dell’azienda. Anzi deve intervenire direttamente con la nazionalizzazione».

Nazionalizzazione. Eccola la parola magica, bandiera del popolo del «No» al referendum. E poco importa se alla vigilia della consultazione, dal governo sia arrivata chiara e tonda l’indisponibilità a procedere in questa direzione. La speranza inconfessata è che alla fine scatti un piano B per mano dello Stato. «La verità è che non ne possiamo più, che non crediamo al rinnovamento proposto da questo management – afferma Laura, 52 anni, impiegata nell’ufficio tasse aeroportuali, due figli studenti di 18 e 20 anni – Ci sentiamo presi in giro. E poi perché il governo non ci dovrebbe aiutare? Ha salvato le banche, ha salvato l’Ilva, perché noi no?».

Concetto ampiamente ripreso e condiviso dal segretario nazionale del sindacato Cub trasporti, Antonio Amoroso, rappresentante del Comitato per il No: «Voglio proprio vedere come farà il governo a non sostenerci. In ballo non ci sono solo i 12 mila dipendenti Alitalia, ma oltre 50 mila lavoratori, se si pensa che per ogni nostro dipendente ce ne sono altri quattro dell’indotto. Il piano dell’accordo non poteva essere condiviso perché in realtà era solo il trampolino di lancio per la dismissione dell’Alitalia al miglior offerente straniero. Siamo al terzo fallimento dal 2008: all’epoca gli aeromobili erano 220 ora 120 e l’intesa prevedeva di lasciarne a terra altri 20».

La posizione di Amoroso, che nei giorni scorsi ha ricevuto l’appoggio del M5S, insiste sull’esigenza di un piano alternativo «tanto più che il nostro governo non ci ha mai difeso come ha invece fatto quello francese con l’Air France. Loro hanno 8 vettori concorrenti, noi 22. Lo Stato non può abbandonarci: ha trovato 20 miliardi per le banche? Bene, adesso si ingegni a trovare il miliardo che occorre per mettere in salvo noi».

Parole che spazzano via, con un colpo di spugna, le considerazioni del segretario regionale Cgil-Filt Massimo Celletti che era sceso in campo per il «Sì». «L’accordo con l’azienda non era il massimo – ammette -, ma avrebbe potuto metterci in sicurezza per due anni e garantire un rilancio effettivo. Ora invece siamo finiti in mezzo alla tempesta del commissariamento, preludio del fallimento».

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