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Congedi e asili: famiglie italiane in emergenza

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Sono tempi duri per le famiglie italiane. Il nostro Paese è in fondo alla classifica Ue se consideriamo i giorni di congedo concessi ai papà (solo due). Nella maggioranza dei casi l’astensione dal lavoro dura da una a due settimane ma ci sono anche eccezioni, come l’Islanda, dove il permesso ammonta a 13 settimane.

A casa due giorni e futuro incerto. Italiani agli ultimi posti in Europa

Nel 2018 ne saranno concessi quattro. Ma per il 2019 non si sa ancora nulla

TORINO – Prima due giorni più due. Quest’anno sono due, il prossimo quattro più uno. Dal 2019? Crescono la voglia di paternità e la consapevolezza che la parità tra uomo e donna è un toccasana per la società e per l’economia. Ma sul congedo di paternità ancora nulla di certo, se non che siamo tra i peggiori in Europa. Gran parte dei Paesi concede ai papà da una a due settimane da trascorrere con i bebè. In Italia il pur già risicato congedo si dimezza: restano i due giorni obbligatori, cioè che spettano solo al papà, se ne vanno invece i due facoltativi, da usare in alternativa a quelli di maternità. Dopo aver fatto un passo indietro, se ne fa mezzo in avanti: dal 2018 saranno quattro obbligatori, più uno facoltativo. Poca cosa se paragonata alle nove settimane dei padri finlandesi, alle tredici degli islandesi, alle cinque dei portoghesi e alle dieci degli sloveni, con i primi venti giorni pagati al cento per cento.

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I vincoli  

Nel 2010 una risoluzione – non vincolante – del Parlamento europeo quantificò la durata del congedo per i padri in almeno due settimane, con due caratteristiche importanti: l’astensione dal lavoro deve essere obbligatoria e retribuita. Sono queste infatti le condizioni necessarie perché la disciplina, orientata a sviluppare il diritto e il dovere alla genitorialità, possa funzionare. Secondo i dati raccolti da un rapporto Unicef del 2008 l’assenza di una delle due condizioni si risolve nell’inutilità della misura.

Se a pagare è il datore di lavoro e non lo Stato – come capita in Grecia, Belgio, Malta, Lussemburgo e Paesi Bassi – i neo-papà non sono incentivati a restare a casa da lavoro, e i congedi funzionano meglio dove la retribuzione è più alta.

Ma per scardinare la convinzione che nei primi mesi di vita un bambino ha bisogno solo della mamma, è importante che i giorni di permesso siano prerogativa esclusiva del padre, senza prevedere la possibilità di alternarli al congedo di maternità. Lo dicono con chiarezza i dati raccolti dall’Inps: lo scorso anno i giorni obbligatori sono stati chiesti da oltre 80mila persone, quelli facoltativi da poco più di 8mila. La proporzione resta in tutti gli anni della sperimentazione: nel 2015, 70mila contro 9mila; nel 2014, 67mila contro 8mila.

I bonus  

Alcuni Stati europei per incentivare l’uso del congedo di paternità hanno introdotto i «daddy’s bonus». La prima fu la Svezia, che nel 1974 garantì uguale accesso a uomini e donne ai congedi parentali pagati. Pochissimi uomini sceglievano di restare a casa, così nel 1995 fu introdotto il «daddy’s month»: un mese non trasferibile alla mamma, raddoppiato nel 2002 e pagato all’80%. Iniziativa replicata in Germania, dove se ciascun genitore prende almeno due mesi di congedo parentale, viene un concesso un mese in più, da condividere a piacere. Il bonus c’è anche in Italia: se il padre prende almeno tre dei sei mesi previsti di congedo parentale, allora c’è un mese in più di bonus.

Un limite culturale  

Secondo uno studio di Piano C di Milano – il primo coworking italiano aperto anche ai bambini – presentato alla Camera, soprattutto tra papà più giovani cresce il desiderio di cura dei più piccoli. «Restano i pregiudizi, soprattutto sul lavoro – spiega Federico Ghiglione, pedagogista che da 7 anni tiene corsi e incontri dedicati ai papà -. Tanti temono non sia virile buttarsi in questa avventura, ancor di più se la misura è facoltativa. C’è anche una resistenza da parte delle mamme, convinte sia innaturale e rischioso allontanarsi dai bambini nei primi mesi di vita».

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lastampa/A casa due giorni e futuro incerto. Italiani agli ultimi posti in Europa NADIA FERRIGO

Torre del Greco, polemiche De Magistris – Borriello

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Definito sindaco-leghista per aver espresso senza mezzi termini la sua simpatia per il partito di Matteo Salvini, il primo cittadino di Torre del Greco, Ciro Borriello, ha detto “no” all’accoglienza di migranti sul territorio corallino, risposta che ha scatenato non poche polemiche.

Ricordiamo che solo il 21 aprile scorso, il prefetto di Napoli, Carmela Pagano, si era espressa chiaramente riguardo alla situazione dei comuni campani che non hanno ancora  aderito allo SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati). “È ora di collaborare, basta discussioni”, aveva riferito alle città interessate. Un concetto che, a quanto pare, Borriello non riesce ad accettare.

Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, si è esposto al riguardo: “Questa posizione non gli fa onore – ha detto – La decisione di accogliere migranti è dell’Anci per cui tutti i comuni italiani devono, in proporzione, accogliere fratelli e sorelle in difficoltà”.
“Il sindaco di Torre del Greco – aggiunge – ha deciso di unirsi a CasaPound e alla Lega, ed è un problema suo. Non è degli abitanti di Torre del Greco che è invece una comunità assai solidale e accogliente”.

De Magistris è convinto che l’avvicinamento di Borriello al movimento leghista sia una strategia messa in atto per ottenere maggiori consensi e quindi più voti, un comportamento che definisce “squallido” è soprattutto che “non fa onore alla città che rappresenta”.

Effettivamente, il primo cittadino di Torre del Greco, eletto tre anni fa con una coalizione di centrodestra, ha deciso di recente di aderire al movimento “Noi con Salvini”, definendosi il “primo sindaco leghista della Campania”.

Questo cambio di bandiera non è un caso isolato nella carriera politica di Borriello. Nel giro di non molti anni, infatti, è stato prima deputato di Forza Italia, poi è passato all’Udeur, poi ancora all’Italia dei Valori di Di Pietro, successivamente di nuovo in Forza Italia, e ora è la volta di Salvini e della sua Lega.

Borriello non attende e replica immediatamente alle insinuazioni di De Magistris: “La mia – dice – non è una presa di posizione politica per ricevere chissà quale consenso, come invece pensa il sindaco di Napoli. Siamo, invece, di fronte a un problema che viene scaricato sulle amministrazioni periferiche da un Governo centrale incapace finora di adottare una politica di controllo a un’ondata di semplice immigrazione clandestina. Ribadisco il concetto ancora una volta, sperando di essere chiaro per i tanti populisti alla de Magistris: è giusto accogliere chi scappa dalla guerra, chi fugge da morte e distruzione. Diverso è favorire un programma di immigrazione clandestina, per giunta con i soldi di tutti gli italiani”.

Castellammare, divise dei carabinieri in via Gigante: sono state rubate o riprodotte?

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Castellammare, divise dei carabinieri in via Gigante: sono state rubate o riprodotte?

Un 25 aprile movimento per i carabinieri. Sono state trovate in via Giacinto Gigante alcune divise abbandonate. Sul posto è subito giunta un’auto dei carabinieri. I militari, dopo che hanno appurato che erano effettivamente abiti in dotazione ai carabinieri, li hanno raccolti e portati in caserma. C’è da stabilire se sono divise rubate oppure riproduzioni.

Alitalia, sul tavolo vi sono tre opzioni: la vendita, il crac o un ripensamento dello Stato

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Il ritorno del Tesoro è escluso dal governo, ma resta sullo sfondo. La compagnia di Francoforte tratta per sostituire Etihad. Un miliardo di spese (cassa integrazione e altro) con la bancarotta

Lo Stato, la vendita o il crac: le amare alternative di Alitalia

Ma adesso che cosa succede ad Alitalia? Per quanto le parti coinvolte (governo, sindacati eccetera) possano spararla grossa, dare giudizi drastici e far sembrare scontate e addirittura già scritte le a loro rispettive ipotesi di futuro (fallimento con vendita a pezzi della compagnia, ri-nazionalizzazione o cessione a un altro gruppo come Lufthansa) nessuna delle opzioni sarà facile da realizzare.

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La nazionalizzazione: dalla politica un problematico no  

L’ipotesi che l’Alitalia, in quanto ex compagnia di bandiera, torni sotto l’ala protettiva dello Stato, è stata esclusa con tutte le parole e in tutti i modi possibili e immaginabili dal governo. Ma sotto sotto i lavoratori che hanno votato «no» ai nuovi sacrifici sono convinti cha alla fine lo Stato interverrà, eccome, a salvare il salvabile coi soldi pubblici. È facile giurare e spergiurare che «non esiste un piano B», ma se poi 12.500 persone mobilitano i parlamentari per parlare in tv e perorare la causa del posto di lavoro, è possibile che alla fine il muro ceda, soprattutto in vista delle elezioni. Fra gli analisti, invece, quel muro tiene.

Dice Andrea Giuricin (economista dell’Istituto Bruno Leoni): «Lo Stato non ha i 2 miliardi che gli azionisti di Alitalia erano pronti a investire nel rilancio. Ma anche se li tirasse fuori, spinto dalle pressioni politiche, quei soldi non basterebbero, al di fuori dell’alleanza con Etihad. Alitalia li brucerebbe rapidamente se dovesse competere da sola con i mega-gruppi che si sono formati attorno a Air France, Lufthansa e British Airways». Inoltre l’Ue non concederebbe mai la flessibilità di bilancio per quei due miliardi, perché «nonostante quello che si è sentito dire nei giorni scorsi» incalza Giuricin, «nessuno di questi grandi gruppi è a controllo pubblico».

Con Lufthansa lacrime e sangue  

Una vecchia regola dice: «Se non puoi batterli, alleati a loro». Seguendo questa strategia, si potrebbe utilizzare il periodo del commissariamento di Alitalia per agevolare la cessione della quota di Etihad a Lufthansa, che è interessata; così la nostra compagnia troverebbe un nuovo socio forte, e si ritaglierebbe un ruolo in un grande gruppo aereo globale. Ma questo è uno scenario verosimile o una pia illusione? Antonio Bordoni, docente di gestione delle compagnie aeree alla Luiss, sottolinea che operazioni del genere «hanno già avuto successo con le ex compagnie di bandiera di Austria, Svizzera e Belgio. E la capogruppo Lufthansa non si è limitata a usare tali compagnie per alimentare il suo hub di Francoforte: ha creato dei piccoli hub periferici, a cui è rimasto qualche collegamento a lungo raggio. L’operazione potrebbe essere ripetuta con Alitalia, Fiumicino e Malpensa».

Però la transizione da Etihad a Lufthansa, ammesso che si faccia, richiederà mesi, e nel frattempo Alitalia dovrà sopravvivere, ma come? In cassa non c’è più niente, e i viaggiatori non compreranno più biglietti di una compagnia che rischia di fallire e lasciarli a terra. Inoltre, ammonisce Giuricin, «Lufthansa chiederà come pre-condizione un piano molto più duro di quello bocciato dai dipendenti: un taglio del 50% delle rotte e dei posti di lavoro».

Cessione a pezzi senza incasso  

Per quanto l’ipotesi sembri improbabile, a questo punto il fallimento di Alitalia potrebbe realizzarsi davvero. Ma poi che cosa succederebbe? Negli anni passati si è detto e stradetto che conservare una grande compagnia aerea nazionale è necessario non solo per salvaguardare posti di lavoro, ma anche per tutelare la vocazione turistica dell’Italia. Questo è vero o no? Secondo Gregory Alegi (docente di gestione delle compagnie aeree alla Luiss Business School) «il vuoto verrebbe riempito da altri. Certo se questi altri fossero compagnie straniere, non farebbero promozione per il turismo italiano. Ma la domanda naturale di voli non resterebbe inevasa».

Quanto ad Alitalia, il suo triste destino sarebbe una vendita a pezzi. Dagli aerei si ricaverebbe poco: molti non sono di proprietà ma in leasing, e fra quelli di proprietà alcuni sono stati pure dati in pegno. Quasi nulla si ricaverà dagli «slot», cioè dai diritti di atterraggio e decollo negli aeroporti: «Sono tutti gratuiti» dice Andrea Giuricin di Ibl, «a parte un mercato “grigio” nel Regno Unito». Resterebbero da vendere gli immobili. Comunque per lo Stato la liquidazione sarebbe onerosa: il governo stima una spesa di un miliardo di euro. Come mai? Ancora Giuricin: «In una precedente crisi, la cassa integrazione per sette anni è costata un miliardo e mezzo».

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lastampa/Lo Stato, la vendita o il crac: le amare alternative di Alitalia LUIGI GRASSIA

Szczesny è in pole: a breve l’incontro con l’Arsenal

Szczesny è in pole: a breve l’incontro con l’Arsenal

Szczesny e’ il portiere preferito, tornera’ dalla Roma all’Arsenal per fine prestito e il Napoli lo ha nel mirino: e’ lui il primo obiettivo per affiancare Reina la prossima stagione. Gli sponsor principali sono i due polacchi del Napoli, Zielinski e Milik. Il suo entourage incontrera’ a breve il club londinese, a inizio maggio e’ fissato il summit per fare il punto della situazione. La prima decisione spettera’ all’Arsenal e dal futuro di Wenger. Il Napoli dovrebbe vincere comunque una concorrenza importante per poter arrivare al polacco. Le alternative sono Sirigu, numero uno di proprieta’ del Psg, in prestito all’Osasuna. Rientrera’ a fine campionato per fine prestito al club transalpino che poi lo rimettera’ sul mercato. Dal campionato italiano piace Neto, più defilato Perin del Genoa per il suo infortunio. Altro nome caldo e’ quello del polacco Skorupski di proprieta’ della Roma, ma in forza all’Empoli. Lo riporta Il Mattino.

Napoli-Tolisso, ritorno di fiamma: Juve defilata

Napoli-Tolisso, ritorno di fiamma: Juve defilata

Il Napoli potrebbe ritornare alla carica per Corentin Tolisso. Il centrocampista del Lione, già cercato questa estate da De Laurentiis, è valutato 35 milioni da parte di Aulas che però con De Laurentiis si diverte spesso a fare colpi di teatro. Secondo il Corriere dello Sport, l’interesse della Juve per Tolisso pare scemato ed il Napoli si sarebbe rifatto sotto con il Lione per avere il centrocampista francese che Sarri vede come vice Hamsik. L’altro nome è Klaassen che però piace molto alla Lazio.

Fissata la data della cena di fine anno: i dettagli

Fissata la data della cena di fine anno: i dettagli

Il Napoli ha fissato la data della cena di fine stagione. Come riporta Il Mattino, la stessa ci sarà martedì 23 maggio, a cinque giorni dall’ultima gara di campionato, in programma contro la Sampdoria a Marassi, presso «D’Angelo-Santa Caterina», la location di via Aniello Falcone di proprieta’ della famiglia Giugliano. Vi parteciperanno il presidente De Laurentiis, Sarri, la squadra e i componenti della rosa.

FOTO ViViCentro – Domitia Cup, la Juve Stabia a caccia di nuovi talenti, l’organizzatore Monfreda: “Emozione forte”

Domitia Cup, la Juve Stabia a caccia di nuovi talenti

Anche oggi si lavora sui campi, con la presenza del responsabile Saby Manolfi al torneo Domitia Cup con 12 società presenti e suddivise in 30 squadre: categorie 2009-2008-2006-2005, oltre alla società organizzatrice Gioventù Partenope. Presenti alla manifestazione la Real Poggio, la Virtus Junior Napoli, la S.G Afragola, la Sc Valle Telesina, la Victoria Marra, la Joshua, il Mep, il Real Carditello e la New Line. Queste le parole del responsabile Mainolfi: “E’ un piacere vivere un momento di sport con tutti questi bambini, era doveroso per noi essere presenti alla prima edizione organizzata dalla societa’ amica Gioventu’ Partenope, da dove abbiamo prelevato Liccardo classe 2002 e Testa classe 2006. Persone fantastiche, dal presidente Testam al responsabile Lucignano, ed e’ importante per una societa’ come la nostra scovare nuovi talenti nei luoghi e nei giorni piu’ impensabili”.

Abbiamo ascoltato anche uno degli organizzatori, Pietro Monfreda: “Siamo arrivati alla seconda edizione, svolto al centro Malibu’ di Baia Domizia. Un evento che ha coinvolto ben 30 squadre, con 12-13 società divise in categorie 2005, 2008 e 2009. Un torneo che, dopo la prima edizione, ha avuto notevole riscontro. Ci sono state tutte squadre campane che hanno vissuto una bella giornata di sport. Al di là di chi ha vinto, sono stati premiati tutti i ragazzi. Era presente anche la società di animazione Stranimazione di Castel Volturno. E’ stata una manifestazione che ha dato nuovo lustro al nostro territorio. Erano presenti Dino Fava Passaro, ex calciatore, Anfelo Zeoli, vice delegato provinciale del comitato, Eduardo Seno, altro membro del comitato, Saby Mainolfi, responsabile del settore giovanile della Juve Stabia. Hanno premiato Carlo Forte, titolare della lega sport Napoli, Angelo Barretta sindaco di Cellole e l’assessore allo sport Franco Sorgente, oltre a Carmine Testa, direttore del Corriere del Pallone. Erano presenti circa 1000 persone”.

a cura di Ciro Novellino

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Scritte anti Juve Stabia, scoperto l’autore: tre anni di DASPO

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Ricordate le scritte anti Juve Stabia che sono apparse nei giorni scorsi lungo il muro della pista ciclabile di Via De Gasperi e all’incrocio tra via Napoli e via Varo? Ora, finalmente, è stato scoperto l’autore di questi atti vandalici che hanno imbrattato sia un’opera di recente creazione come la pista ciclabile, sia un cancello all’incrocio tra via Napoli e via Varo.

Il caso delle scritte ingiuriose apparse in questi giorni nella nostra città, apriva anche alla possibilità ad una possibile recrudescenza che, dalle scritte, portasse ad azioni lesive dell’ordine pubblico. Da qui l’allertamento del nucleo locale dei Carabinieri e della conseguente sorveglianza di tutta la zona. Da questa, l’individuazione dell’autore che è stato colto sul fatto.

L’autore sarebbe, come conferma anche il quotidiano Metropolis, un ultrà 25enne residente al confine tra Torre Del Greco e Torre Annunziata e, probabilmente, appartenente al tifo organizzato oplontino. Tifo organizzato che, da qualche anno è in disaccordo con quello stabiese. Per il giovane torrese, sorpreso dai carabinieri mentre si accingeva ad imbrattare con altre scritte offensive, è scattata subito la denuncia per il reato di deturpamento e imbrattamento di cose altrui (ART. 639 C.P) e quindi il DASPO per i prossimi tre anni.

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Sarri: “15 punti e la classifica neppure la dovete guardare: il secondo posto è il nostro obiettivo”

Le sue parole per caricare il gruppo

Mancano cinque giornate e ieri Sarri ha sintetizzato tutto con un numero: «15». Come riporta Il Mattino, semplicemente una scritta sulla lavagnetta delle riunione tecnica che spiega quello che deve essere l’obiettivo del Napoli: vincere tutte le ultime gare da qui alla fine. Il secondo posto è l’unico obiettivo rimasto: “E nessuno di noi si deve arrendere pensando al pareggio con il Sassuolo. Anzi, voi la classifica neppure la dovete guardare”. Oggi non dara’ tregua ai suoi uomini: c’e’ doppia seduta. Milik scalpita e ieri per festeggiare il ritorno al gol dopo sette mesi ha portato dei dolci che ha offerto ai suoi compagni e allo staff. Il polacco sta bene ma questo non significa che Mertens gli fara’ spazio: contro l’Inter non ci saranno cambiamenti. “Il secondo posto resta ancora il nostro obiettivo e nessuno deve smettere di crederci”, ha ripetuto per dare coraggio.

Napoli-Juve, è sfida per De Sciglio: il Milan pensa a Ghoulam

Napoli-Juve, è sfida per De Sciglio: il Milan pensa a Ghoulam

Secondo Il Corriere dello Sport è sfida Napoli-Juventurs per Mattia De Sciglio. Il calciatore è in procinto di lasciare il Milan dopo essere stato contestato ed aver ricevuto un’aggressione nel parcheggio di San Siro. La Juventus è da tempo sulle sue tracce, ma negli ultimi giorni si è fatto avanti il Napoli che già lo scorso anno aveva chiesto De Sciglio ai rossoneri, ma una vera trattativa non fu mai avviata. Al Milan piace molto Ghoulam che potrebbe essere la carta giusta per convincere Mirabelli a trattare.

De Laurentiis: “Mertens vuole restare, dipenderà da sua moglie e su Higuain…”

Queste le sue parole

A beIN Sports Aurelio De Laurentiis ha dichiarato:

Sarri?  Ha un contratto che lo lega al Napoli per molti anni, è vero che ha una clausola penale, ma può scattare soltanto tra un altro anno; è di 8 milioni di euro, che non mi sembra neanche poco come penale per andare ad allenare da qualche altra parte, sbaglio?”.

Su MertensIo credo che Dries abbia il desiderio di restare qui a Napoli, certo bisognerà capire cosa ne pensa sua moglie! Se si risolveranno i problemi con lei, non c’è dubbio alcuno che Mertens rimarrà a Napoli, noi lo accoglieremo a braccia aperte.

Koulibaly? Il Chelsea arrivò ad offrire oltre 55 milioni di euro, dissi però a Conte che non si poteva dare via uno come Koulibaly, a meno che Sarri non mi dica: ‘Puoi cedere chi vuoi perché ho Tizio, Caio e Sempronio che sono altrettanto affidabilissimi”.

Sul gesto di Higuain al San Paolo“Può indicare me col dito per tentare assolversi di fronte ai tifosi, che però non sono stupidi e capiscono perfettamente le situazioni: se tu sei una persona di buon gusto, non tradisci la squadra dove hai giocato e ti sei affermato a livello mondiale, perché tutti ti hanno visto grazie a questa squadra, per andare a giocare in quella acerrima nemica che è la Juventus. Credo che sia una caduta di gusto, dove non c’entra più nè il presidente nè il fratello del giocatore, ma c’entra soltanto la sua cultura che ha dimostrato di essere piccola”.

Alitalia, il governo pensa a due commissari: Gubitosi e Laghi

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In un’intervista il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio assicura che il governo “non salverà” la compagnia che “sarà venduta al miglior offerente”.

Delrio: “Se Lufthansa è interessata per noi niente preclusioni”

Il ministro dei Trasporti: “Trecento milioni di aiuti, solo per sei mesi. Favori a Ryanair? Il mio dovere è fare l’interesse del Paese”

ROMA – Per un momento Graziano Delrio rimette il camice, come un medico sconfitto da un’operazione troppo complicata. «Siamo stati al capezzale di Alitalia. Abbiamo fatto un’enorme fatica per convincere gli azionisti a mettere sul piatto due miliardi di euro. Forse non erano abbastanza, ma all’università mi hanno insegnato che un paziente grave va intubato e portato in rianimazione. Al resto si pensa dopo». La valanga di no al referendum ora preclude altre cure. L’Alitalia è un malato al quale il governo può offrire solo palliativi. «Indietro non possiamo tornare. Qualcuno si è convinto ci sarebbe stato l’ennesimo salvataggio pubblico. Lo dico chiaramente: non ci sarà».

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Non c’è alcun margine per un ripensamento, perché il piano dei privati proceda comunque?  

«Se mi guardo indietro e penso al tempo speso per ottenere l’accordo di tutti, direi proprio di no. Ringrazio Etihad e le banche per l’impegno, ma non è bastato».

È rimasto sorpreso dall’esito del referendum? Si è chiesto cosa ha spinto migliaia di persone a dire no al salvataggio dell’azienda che gli dà lavoro?  

«Avevo percepito un brutto clima, ma credevo che alla fine gli allarmi sarebbero stati presi sul serio. Abbiamo parlato il linguaggio della verità, e non è servito. I dipendenti sono sfiduciati, si sono convinti che questo sarebbe stato l’ennesimo piano che non avrebbe cambiato nulla».

Ora che accade?  

«Il nostro intervento servirà ad evitare il fallimento. L’azienda verrà venduta al miglior offerente come sta accadendo con l’Ilva. Ma se prima del referendum c’era la garanzia di una nuova ricapitalizzazione, ora il rilancio diventa molto più complicato. Alitalia è indebolita dall’esito del referendum e i concorrenti non faranno regali».

Quanto stanzierete per gestire la transizione?  

«Il decreto di correzione dei conti appena entrato in vigore mette a disposizione 300 milioni di garanzie pubbliche. La cifra a disposizione per far volare gli aerei è quella, se sarà necessario stanziare altro lo valuteremo. Ma ripeto: si tratterà solo di accompagnare l’azienda o parte di essa verso un altro azionista privato».

E se non dovesse arrivare? Si andrà alla liquidazione?  

«Non si torna indietro, nemmeno nel peggiore degli scenari».

Detto da lei fa una certa impressione: di recente ha espresso dubbi anche sulla cessione di una quota di Trenitalia.  

«Il paragone non si pone. Se dieci anni fa mi avesse chiesto “privatizzerebbe per intero Alitalia?” le avrei risposto “forse no”. Ma oggi la realtà è diversa. Quello aereo è un settore fortemente liberalizzato e molto competitivo. Lo Stato non può rimettersi a fare l’imprenditore».

Avete preclusioni su una possibile vendita a Lufthansa?  

«Nessuna preclusione, ma le decisioni spettano agli azionisti. La palla è nelle loro mani».

Il governo cosa può fare in questa fase?

«Cercheremo di tutelare nel migliore dei modi tre cose: il bene del Paese, quello dei lavoratori e dei contribuenti. Non vogliamo la messa a terra degli aerei, perché sarebbe un danno per il turismo e le aziende italiane: Alitalia è ancora il secondo vettore per numero di passeggeri. Ci faremo carico dei costi sociali di una ristrutturazione, ma tenendo bene a mente che non sarà possibile garantire gli ammortizzatori sociali del passato. Cercheremo infine di far sì che la gestione commissariale duri il meno possibile, perché finirebbe per innescare una dinamica complicata con l’Europa. Le regole in questo senso sono molto chiare».

Qual è l’orizzonte per la vendita?  

«Al massimo sei mesi».

Oggi il primo vettore per passeggeri trasportati in Italia è Ryanair: Etihad vi accusa di non aver fatto abbastanza per tutelare l’ex compagnia di bandiera dalla sua concorrenza sleale. Dicono che in Francia o Germania non gli sarebbe stato concesso tanto spazio.  

«Noi tuteliamo gli interessi del Paese, la connettività e il turismo. Easyjet quest’anno porterà a Napoli un milione di passeggeri: lei crede non sia un mio preciso dovere preoccuparmi dello sviluppo del Mezzogiorno? Dovrei fare le barricate contro le low cost?»

Alitalia lamenta soprattutto i sussidi concessi dagli aeroporti minori a quelle compagnie.  

«Nel 2013 abbiamo scritto linee guida molto chiare e i gestori aeroportuali fanno dei bandi europei: perché Alitalia non partecipa? Se a Favignana è esploso il turismo, lo si deve al fatto che l’aeroporto di Trapani opera regolarmente. La verità è che la politica del governo sta funzionando, e che se in Francia e Germania Ryanair non è altrettanto forte è perché Air France e Lufthansa hanno fatto meglio il loro lavoro».

Twitter @alexbarbera

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Delrio: ”Alitalia al miglior offerente, nessun salvataggio pubblico”

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Dopo il “no” dei lavoratori al piano per il rilancio di Alitalia, il Cda certifica l’impossibilità di andare avanti con la ricapitalizzazione e avvia l’iter per il commissariamento.

Alitalia, arriva il commissario: “Ma nessun salvataggio pubblico”

Il governo è pronto a un prestito ponte per aiutare il gruppo. L’Ue: opzione possibile. L’ad Hogan: siamo profondamente delusi per il “No” dei dipendenti all’accordo

ROMA – Il consiglio di amministrazione di Alitalia ha avviato le procedure per la richiesta al governo di amministrazione straordinaria dopo la schiacciante vittoria del No al referendum. La parola adesso passa all’assemblea dei soci, in programma il 2 maggio, che dovrebbe ratificare questa scelta. Non ci sarà dunque alcuna ricapitalizzazione e la compagnia si avvia verso un percorso a ostacoli che potrebbe portarla fino alla svendita pezzo per pezzo.

Il governo intanto si muove per cercare di gestire al meglio questa nuova drammatica fase. L’esecutivo ha annunciato infatti che negozierà con l’Unione europea il via libera ad un aiuto pubblico «per un orizzonte di sei mesi». Si tratta di un prestito ponte, ha spiegato il ministro Carlo Calenda, e «non di una nazionalizzazione». Soldi utili per traghettare il vettore nella fase di amministrazione straordinaria, visto che la compagnia tra circa un mese finirà l’ossigeno in cassa. Ieri un portavoce della Commissione europea ha lasciato uno spiraglio, spiegando che resta un’opzione «possibile».

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Sono giorni drammatici quelli che sta vivendo l’ex compagnia di bandiera, che tiene comunque «a precisare che il programma e l’operatività dei voli non subiranno al momento modifiche». Con il No dei dipendenti, definito «profondamente deludente» da James Hogan, presidente del socio di peso Etihad, l’azienda non potrà godere dell’impegno finanziario da 2 miliardi promesso dai soci per tentare il rilancio. Per le banche azioniste, e soprattutto per Unicredit, è un respiro di sollievo. Di fatto il No dei lavoratori ha permesso agli istituti di sfilarsi da un impegno gravoso che negli anni ha portato a perdite di centinaia di milioni di euro.

Ora però nel governo si guarda al futuro: «La cosa più plausibile è che si vada verso un breve periodo di amministrazione straordinaria che si potrà concludere nel giro di sei mesi o con una vendita parziale o totale degli asset oppure con la liquidazione», ha detto Calenda. La tedesca Lufthansa ha definito «speculazioni» le voci insistenti su un suo possibile interessamento.

Ma la partita intorno all’ex compagnia di bandiera è anche politica. Da ambienti renziani filtra l’idea che gli italiani non accetterebbero in alcun modo l’ennesimo aiuto pubblico. Idea condivisa anche da Calenda che torna a escludere la nazionalizzazione. Non esisterebbe quindi una strada alternativa da percorrere. Ettore Rosato, capogruppo del Pd alla Camera, garantisce comunque che «non lasceremo sole le famiglie: l’impegno del Pd è stare accanto a una grande azienda italiana, va cercata fino in fondo una soluzione».

Da M5S e Lega Nord invece arriva la richiesta di un commissario super partes. Per ora l’ipotesi più accreditata è quella del commercialista Enrico Laghi, già commissario dell’Ilva. Tra i nomi circola anche quello di Luigi Gubitosi, membro del consiglio di amministrazione di Alitalia e presidente esecutivo in pectore. Ma fonti finanziarie raccontano che il manager ha più volte confessato in privato di non voler ricoprire questo ruolo.

A perdere in questo referendum sono stati sicuramente i sindacati, che per primi hanno chiesto il voto dei lavoratori sull’intesa siglata nella notte del 14 aprile, scelta che rivendicano ma che ha portato al tracollo dell’azienda. Adesso la leader della Cgil, Susanna Camusso, propone una nuova soluzione per la compagnia, cioè «ripartire da un piano industriale credibile, sostenuto anche dalle banche e dal governo, con l’ingresso di Cassa depositi e prestiti». Annamaria Furlan, della Cisl, spera «che il commissariamento di Alitalia sia la strada per un nuovo piano industriale credibile», mentre per Carmelo Barbagallo della Uil «l’Italia non si può permettere di perdere Alitalia, dobbiamo percorrere tutte le strade».

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lastampa/Alitalia, arriva il commissario: “Ma nessun salvataggio pubblico” NICOLA LILLO

Internazionali d’Abruzzo: Bolelli sciupa un match point, prima di essere eliminato. Giannessi fermato dall’oscurità

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FRANCAVILLA AL MARE – Nella quarta giornata di gare disputate presso il Circolo tennis di Francavilla al Mare, la più grande sorpresa degli Internazioni d’Abruzzo odierna, è rappresentata dalla sconfitta, dalla sconfitta patita da Simone Bolelli, attualmente oltre la posizione numero 500 in classifica,  ma con un passato da numero 36 ATP. Il tennista campione degli Australian Open di doppio in coppia con Fognini nel 2015, ha anche sciupato un match point nel tie – break del secondo set.

Il tennista bolognese, opposto all’ottimo Donati, che si è guadagnato con merito l’accesso al secondo turno, ha perso il primo set per 6 – 4, dove ha subìto il break decisivo al settimo gioco. Nel secondo parziale, Donati si è fatto brekkare al terzo gioco, ma è riuscito a controbrekkare il suo avversario al settimo gioco. Tie – break del secondo set al cardiopalma, con Donati che ha chiuso con il punteggio di 13 – 11, al sesto set point, annullando anche un match point al suo avversario. Il terzo set si è aperto con i migliori auspici per Bolelli, che ha ottenuto subito un break, ma con Donati che lo ha recuperato al terzo gioco. Al sesto gioco, Bolelli ha messo ancora la testa in avanti in fatto di break, e si è portato avanti per 4 – 2, con il  servizio a disposizione, che ha, però perso successivamente. Si è arrivati fino al 5 – 5, quando Donati ha deciso di mettere la freccia e di staccare definitivamente il suo avversario, aggiudicandosi il match con il punteggio finale di 4 – 6, 7 – 6(13), 7 – 5.

Negli altri due derby italiani, vittoria per Cecchinato, testa di serie numero 4, su Caruso, con il punteggio di 6 – 3, 6 – 1, e per Travaglia su Bellotti con il punteggio di 7 – 5, 6 – 2. Continua la marcia di Krajinovic, che proveniente dalla qualificazioni, ha battuto Pellegrino con il punteggio di 3 – 6, 7 – 5, 6 – 0, conquistandosi così un posto al secondo turno dove se la vedrà con Cecchinato.

Si interrompe, invece, l’avventura  di Giacalone. Il siciliano, che si è qualificato per il  tabellone principale passando per qualificazione, è stato stoppato al primo turno del main draw, dallo spagnolo Ramirez Hidalgo, che ha guadagnato l’accesso al secondo turno dopo avere vinto per 3 – 6, 7 – 6(3), 6 – 3.

Il derby francese tra Lamasine e Lestienne, è andato alla teste di serie numero 7 del torneo, Lestienne, che ha battuto il suo connazionale con il punteggio di 6 – 4, 5 – 7, 7 – 6(7). Il francese incontrerà al secondo turno, Berrettini, dal momento che l’italiano ha battuto con il punteggio di 6 – 7(7), 6 – 3, 6 – 1, il brasiliano Clezar.

Sorridono anche il ceco Safranek, che ha regolato l’austriaco Ofner per 4 – 6, 6 – 3, 6 – 1, e il serbo Zekic, proveniente dalle qualificazioni, che si è imposto nei confronti del belga Reuter per 7 – 6(5), 6 – 1.

Fermato, invece, dall’oscurità, il match tra Giannessi e il greco Tsitsipas, con l’italiano che si è aggiudicato il primo set con il punteggio di 7 – 6(8), ma che è indietro 2 -4 nel secondo parziale, con il suo avversario in vantaggio di un break. La gara riprenderà domani, insieme alle gara valide per il secondo round. Tempo permettendo, visto che a partire da domani è prevista la pioggia anche in Abruzzo.

DA FRANCAVILLA AL MARE, IL NOSTRO INVIATO, CHRISTIAN BARISANI

Attento Napoli, la Roma aritmeticamente al secondo posto: “bastano” tre vittorie e due pareggi

Attento Napoli, la Roma aritmeticamente al secondo posto: “bastano” tre vittorie e due pareggi

Mancano cinque partire al termine di questa stagione: il Napoli è attualmente al terzo posto, dietro alla Roma a quattro lunghezze di distanza. Basterebbero tre vittorie e due pareggi alla squadra di Spalletti per assicurarsi il secondo posto aritmeticamente. In caso di arrivo a pari punti, saranno i giallorossi a gioire per la qualificazione diretta in Champions League perché avanti negli scontri diretti.

Rodriguez, l’agente: “Giuntoli conosce il ragazzo, il Napoli un passo avanti”

Rodriguez, l’agente: “Giuntoli conosce il ragazzo, il Napoli un passo avanti”

Ai microfoni di Gianluca Di Marzio, è intervenuto l’agente di Rodriguez, Gianluca Di Domenico, il quale ha dichiarato: “Il ragazzo è concentrato sul Wolfsburg. Giuntoli è esperto e lo conosce, ha uno scouting importante in tutta Europa. Contatti? Preferisco non parlarne. E’ stato in vacanza a Napoli e si è trovato molto bene, se ci stai bene in vacanza allora puoi stare bene anche nella vita. Il Napoli non è mai un passo indietro, nel 95% dei casi è un passo in avanti”.

ESCLUSIVA Juve Stabia – Ciro Danucci: Che sofferenza i minuti finali al Flaminio! Castellammare è sempre un posto speciale..

Alla vigilia della gara tra Juve Stabia e Fidelis Andria abbiamo ascoltato Ciro Danucci, pilastro della Juve Stabia bella e vincente dell’era Braglia. Con lui abbiamo ripercorso la sua esperienza alle Vespe

Ciao Ciro, innanzitutto come sta proseguendo la tua carriera? L’avventura alla Turris è terminata in modo non positivo purtroppo. E’ accaduto quello che tante volte si vede nelle categorie inferiori quando i risultati si acquisiscono in anticipo o, al contrario, non arrivano. La rottura non è avvenuta per motivi economici, perché appunto a volte si mette in preventivo che qualcosa da quel punto di vista possa mancare, ma a causa della mancanza di chiarezza e di professionalità di chi ho incontrato. Ho subìto continue prese in giro e credo che, soprattutto a 33 anni, non sia corretto. Adesso guardo avanti.

Segui ancora la Juve Stabia? Secondo te quali sono le cause del calo delle Vespe del girone di ritorno? Seguo sempre con molta partecipazione la Juve Stabia e le vicende di Castellammare, dove sono stato benissimo. Nei mesi scorsi ero molto felice della posizione in classifica, anche perché credo che si tratti di una piazza che merita la Serie B a mani basse. Penso che il calo sia stato dettato in parte da un mercato che ha un po’ stravolto l’identità “operaia” della squadra; sono arrivati calciatori forti e di qualità ma forse, appunto, non adatti alla Lega Pro, che si basa più sulla grinta sulla determinazione e sul dinamismo. Penso comunque che le Vespe abbiano tutte le carte in regola per vincere i play off.

Hai vissuto alla Juve Stabia due stagioni bellissime, qual è il tuo ricordo o la tua istantanea di quegli anni? La mia immagine degli anni alla Juve Stabia è il tabellone del Flaminio che segnava l’88esimo minuto ed il punteggio di 1 – 0 per noi. Ricordo quei minuti finali che sembravano non passare mai fino poi al gol di Giorgio Corona che ci fece esplodere di gioia.

Arrivasti a Castellammare dalla Ternana e forse, causa problemi fisici, la prima parte di stagione fu deludente; nel girone di ritorno invece diventasti titolare inamovibile con Cazzola e Mezavilla. È una ricostruzione corretta? Sì, accusai un noioso infortunio dopo poche partite e ci impiegai un po’ a riprendermi al massimo. Ricordo che la gara interna col Cosenza, vinta grazie ai gol di Albadoro e Mezavilla, segnò il mio ritorno tra i titolari; da lì fu una cavalcata con 17-18 risultati utili consecutivi, la vittoria in Coppa Italia e quella meravigliosa nei play off.

Proprio di quel periodo ha parlato di recente Alberico Turi, svelando al Pungiglione Stabiese come Braglia a gennaio 2011 avesse dato il via libera alla cessione tua e di Corona tra gli altri; come faceste a far cambiare idea al Mister? Io appunto avevo avuto dei problemi fisici, come lo stesso Giorgio, e questo condizionò il nostro rendimento. Poi, stando meglio, sia io che Giorgio tornammo sui nostri livelli abituali, riuscendo ad essere decisivi, ognuno a modo suo, per la promozione. Eravamo anche uomini di esperienza in un gruppo giovane, altro fattore importante.

Anche il tuo secondo anno fu importante; dimostrasti di poter stare alla grande in un campionato difficile come la Serie B. C’è un po’ di rammarico per quella stagione, che poteva rappresentare la svolta per me. Mi strappai nella gara contro l’Ascoli e ci impiegai più di tre mesi per tornare in campo; una volta recuperato speravo di giocare di più ma con Mister Braglia si era rotto qualcosa e quindi a fine stagione andai via. Dispiace ancora molto perché sarei rimasto con piacere; a mio avviso sarebbe stato importante, per evitare la retrocessione di due anni dopo, trattenere lo zoccolo duro che aveva portato alla promozione in Serie B, anche perché eravamo tutti ragazzi che non rompevano lo spogliatoio o altro: la squadra è sempre venuta prima di tutto.

Prima dell’inizio di quella stagione ci fu un simpatico siparietto tra te e Tarantino per l’assegnazione della maglia numero 10. Alla fine come mai vinse lui ed a te toccò la 21? Sì, fu un siparietto simpatico e molto amichevole perché ho tutt’ora una bella amicizia con Nazzareno. Avrebbe fatto piacere ad entrambi indossare il 10, ma poi lo lasciai a lui per questione di anzianità: lui vestiva la maglia della Juve Stabia da più tempo ed era giusto che il 10 andasse a lui. Io ripiegai sul 21, che nel mio ruolo non è un numero banale.

Sappiamo che Piero Braglia è un “brontolone” ma preparatissimo tatticamente. Come era il rapporto con lui? Con il Mister non è sempre facile avere a che fare. Ha un carattere burbero ma tatticamente è preparatissimo; anzi mi spiace davvero che sia stato esonerato dall’Alessandria, soprattutto dopo aver fatto un campionato importante. Noi eravamo stati insieme già alla Sangiovannese con ottimi risultati, quindi alla Juve Stabia ci conoscevamo bene. Tra noi si incrinò qualcosa quando rientrai dall’infortunio ma nulla che abbia compromesso il nostro rapporto, tant’è che mi ha cercato anche in seguito ma non ci sono state le condizioni per ritrovarci.

Molti tuoi ex compagni raccontano che l’ unione del gruppo fu il fattore decisivo per quelle stagioni meravigliose; ci sono compagni che senti ancora? Certo, sento molto spesso Tarantino, Cazzola, Mezavilla, Corona, Molinari ecc. Eravamo un gruppo di amici prima ancora che di compagni di squadra; la soddisfazione maggiore è aver ottenuto risultati così importanti in una piazza non semplice come Castellammare ed aver portato tanta gioia a tifosi speciali come quelli stabiesi.

Come ti vedi una volta appese le scarpette al chiodo? Sinceramente la carriera di direttore sportivo non mi intriga, anche perché tanti miei ex compagni, che ora ricoprono quel ruolo, hanno cambiato totalmente carattere e mentalità mentre io vorrei essere sempre me stesso. Vorrei invece provare ad intraprendere la carriera da allenatore, del resto già il mio ruolo in campo mi rende un po’ la mente della squadra. Mai dire mai: magari un giorno ci ritroveremo in un’altra veste!

Un tuo saluto ai tifosi stabiesi. Saluto con tanto affetto i tifosi di Castellammare e della Juve Stabia. Porto sempre con me i bellissimi momenti trascorsi insieme e mi auguro che proprio il pubblico stabiese possa dare alla squadra la spinta decisiva nei play off. Ciao a tutti ed a presto!

A cura di Raffaele Izzo

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Sclerosi multipla, mistero forse a una svolta

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Si chiama Rab32, è una proteina ed è presente in grandi quantità solo nel cervello dei pazienti con sclerosi multipla, mentre è virtualmente assente nei sani. Sarebbe lei a ‘disturbare’ i mitocondri delle persone colpite dalla patologia neurologica che danneggia la glia, la guaina protettiva nei neuroni. A spiegare per la prima volta un probabile meccanismo attraverso cui la malattia manda in tilt le centrali energetiche cellulari è uno studio anglo-canadese pubblicato sul ‘Journal of Neuroinflammation’, co-finanziato dal Royal Devon & Exeter Nhs Foundation Trust. Il lavoro, condotto da un team della University of Exeter Medical School e dell’università dell’Alberta, rimbalza sulla stampa internazionale come una possibile “svolta” contro la sclerosi multipla, punto di partenza per la ricerca di nuovi trattamenti.

La notizia arriva proprio nel primo giorno della Ms Awareness Week, la Settimana per la consapevolezza sulla sclerosi multipla (24-30 aprile) che colpisce nel mondo circa 2,5 milioni di persone, soprattutto donne, e si manifesta tipicamente in giovani ventenni o trentenni. Al di là della natura autoimmunitaria della patologia, in cui le naturali difese dell’organismo iniziano ad attaccare la mielina, l’origine della malattia resta misteriosa. Gli scienziati sospettavano da tempo un possibile coinvolgimento dei mitocondri, e ora il nuovo studio sembra far luce proprio su questo aspetto.

Analizzando campioni di tessuto cerebrale umano, i ricercatori hanno scoperto una presenza consistente della proteina Rab32 soltanto nei malati di sclerosi multipla. L’équipe ha quindi osservato che, dove c’è Rab32, il reticolo endoplasmatico – una parte della cellula che immagazzina il calcio – si avvicina troppo ai mitocondri. Ne risulta una cattiva comunicazione fra le centrali energetiche cellulari e le scorte di calcio, che indurrebbe i mitocondri a funzionare male producendo infine un effetto tossico sulle cellule cerebrali dei pazienti.

Gli scienziati non hanno ancora chiarito cosa determini l’azione ‘disturbatrice’ di Rab32 sui mitocondri, ma ritengono che il problema possa aver origine proprio a livello del reticolo endoplasmatico cellulare.

“La sclerosi multipla può avere un impatto devastante sulla vita dei malati – sottolinea Paul Eggleton della University of Exeter Medical School – con effetti che interessano le capacità di movimento, di parola e mentali. Finora tutto quello che la medicina ha potuto offrire è la terapia dei sintomi della patologia, perché non ne conosciamo ancora le cause precise e questo ha limitato la ricerca. I nostri nuovi, entusiasmanti risultati indicano una nuova strada da esplorare”. Per lo studioso “si tratta di un passo avanti cruciale che, nel tempo, speriamo possa portare a nuovi trattamenti efficaci contro la sclerosi multipla”. L’idea è utilizzare Rab32 come bersaglio da colpire, cercando al contempo eventuali altre proteine che potrebbero contribuire ad ‘accendere’ la patologia.

Nessuno sa per certo il motivo per cui le persone sviluppano la sclerosi multipla e accogliamo con favore qualsiasi ricerca migliori le nostre possibilità di comprendere come fermarla – commenta David Schley, Research Communications Manager della Ms Society – Attualmente esistono trattamenti disponibili per molti degli oltre 100mila pazienti britannici che convivono con questa condizione difficile e imprevedibile. Vogliamo che i malati abbiano un’ampia gamma di trattamenti tra i quali poter scegliere, e vogliamo offrire loro la terapia giusta al momento giusto”.

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Lega Pro, per la Final Four non serve la tessera del Tifoso: tutto quello che c’è da sapere

Lega Pro, per la Final Four non serve la tessera del Tifoso: tutto quello che c’è da sapere

La stagione di Lega Pro non è ancora terminata ma già si comincia a parlare e a preparare i playoff e i playout. A Firenze ci saranno le final four e dall’Osservatorio del Viminale spuntano le prime ufficialità. Infatti, la vendita dei tagliandi per lo stadio Artemio Franchi, avverranno attraverso queste modalità: vendita senza limitazioni per i settori con miglior visibilità (salvo provvedimenti dell’autorità competente). Al fine di favorire il clima di festa, la partecipazione delle famiglie e degli appassionati a scapito di quelle frange di tifoserie spesso protagoniste di eventi negativi, i titoli di accesso per i soli settori dedicati al pubblico neutro potranno già essere messi in vendita attraverso il controllo del CEN di Napoli. Tale vendita sarà interrotta, per le partite di semifinale, il 4 giugno p.v. fino al momento in cui saranno definiti gli abbinamenti delle sfidanti. Analogamente la vendita dei titoli di accesso per la finale sarà interrotta il 12 giugno p.v. sera fino alle 12.00 del 15 giugno p.v..

Le vendite dei settori dedicati al pubblico neutro saranno riattivate successivamente alle predette scadenze inibendo la cessione ai residenti nelle città le cui tifoserie hanno evidenziato recenti ostilità con una delle società qualificate alla fase finale; alle tifoserie delle due squadre impegnate dovranno essere offerti due distinti settori.

Nel caso in cui le società sportive abbiano sede nella stessa regione, ciascun settore di minor pregio deve essere riservato rispettivamente ai sostenitori residenti nelle province ove hanno sede le due società sportive che disputano la gara; esclusivamente nel caso di partite per le quali l’Osservatorio ha assegnato un elevato livello di rischio (rischio 4) i tagliandi dei due rispettivi settori di minor pregio potranno essere venduti solo ai possessori di Supporter Card e/o altre tessere di fidelizzazione.

Divieto di vendita dei tagliandi il giorno della gara, per gli incontri ai quali l’Osservatorio ha assegnato un elevato livello di rischio (rischio 4).

Possibilità di stampa a casa per i non possessori di Supporter Card e/o altre tessere di fidelizzazione; – incedibilità dei titoli per gli incontri ai quali l’Osservatorio ha assegnato un elevato livello di rischio (rischio 4).