Tributo in memoria di Freddie Mercury: FROM FREDDIE TO MERCURY

Asteroide 17473 Freddiemercury: davvero un ammasso di roccia è il miglior corpo celeste da dedicare al...

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Asteroide 17473 Freddiemercury: davvero un ammasso di roccia è il miglior corpo celeste da dedicare al leggendario cantante dei Queen?

Nel 2016 un asteroide ha colpito la terra, non in senso letterale ma per la seguente notizia: un asteroide è stato battezzato con il nome di Freddie Mercury. A settembre di quest’anno infatti, per celebrare quello che sarebbe stato il suo 70esimo compleanno, “Freddiemercury” è stato aggiunto alla dicitura “Asteroide 17473”.

Ma questo ammasso di roccia è davvero così straordinario da meritarsi il nome di Freddie? In occasione del 25esimo anniversario della sua morte, il 24 di Novembre, abbiamo cercato quale altro corpo celeste potesse meglio rappresentare la sua grandezza. Dopo tutto, Freddie Mercury è una delle più grandi stelle del rock.

Oltre al suo incredibile contributo alla storia della musica, Freddie era un irresistibile showman. La sua presenza scenica, amplificata dal suo stile teatrale e manierista, era a dir poco sovversiva nel mondo macho del rock. I suoi gusti eccentrici e la sua personalità istrionica sono stati i nostri punti di partenza per la ricerca di cinque corpi celesti che potessero rappresentare il suo stile, la sua personalità e i suoi testi.

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 Sagittarius B2, una gigantesca nube di gas contenente alcohol, dal profumo di rum e gusto di lamponi, è la perfetta incarnazione delle sue abitudini festaiole.

Sagittarius B2

Il più spumeggiante tra i corpi celesti? Sagittarius B2 è una nube molecolare di gas e polveri contenente bilioni di litri di alcol. Al suo interno si trovano anche alte concentrazioni di formiato di etile, un composto organico che odora di rum e dà ai lamponi il loro sapore. Il nome Sagittarius B2, dunque, non incapsula fino in fondo la natura frizzantina di questa nube: siamo convinti si possa fare meglio! Stando alle parole di Sir. Elton John, “Freddie era in grado di fare festa per ore: era un vero stoico della pista da ballo” Vi ricordate, poi, di quando la principessa Diana si vestì da uomo per riuscire ad entrare in un locale gay con Freddie? No? Questa è un’altra classica storia à la Mercury, a testimonianza del fatto che il ragazzo sapesse come divertirsi. Per tutte queste ragioni, non ci capacitiamo del fatto che Sagittararius B2 possa non chiamarsi Freddie Mercury.

 Come cantava Freddie, SDSS J090745.0+024507 è una “shooting star leaping through the sky” ad una velocità incredibile.

SDSS J090745.0+024507 o “La Stella in Esilio”

Un randezvous con il buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea spazzò via la stella SDSS J090745.0+024507 a velocità incontrollabile. Questo corpo celeste, destinato a continuare il suo viaggio spaziale finché non sarà perso per sempre, viene chiamato anche “La Stella in Esilio”. “I’m a shooting star, leaping through the sky”- Don’t Stop Me Now (1978). Alla fine degli anni “70” Freddie Mercury si muoveva altrettanto velocemente, oltre i confini dei generi musicali predominanti in quegli anni. Il punk crudo di band come i Sex Pistols contrastava fortemente con il suono ripulito dei Queen, la cui musica incorpora con grande naturalezza elementi lirici e melodie sontuose. Ed è proprio il suo essere un pesce fuor d’acqua che trasformò Freddie in una star, facendo in modo che rimanesse una stella nel firmamento della musica anche dopo la sua morte.

 L’esplosione della SN 1987A fu la prima esplosione di una supernova visibile, fin dall’invenzione del telescopio – un modo meraviglioso di commemorare la morte di un’altra immensa stella.

 SN 1987A

Quella della SN 1987A fu la prima esplosione di una supernova visibile a occhio nudo in oltre 400 anni. La sua insolita luminosità e la vicinanza con la Terra permisero ai ricercatori di seguire da vicino la morte di una stella gigante. La luce della SN 1987A raggiunse la Terra il 24 Febbraio 1987, il giorno successivo all'uscita di The Great Pretender. Freddie non si allontanò dalle luci della ribalta fino al 1990, l’anno precedente alla sua morte, e durante le apparizioni pubbliche degli ultimi anni della sua vita coprì gli inevitabili segni dell’AIDS con un trucco pesante. “My make-up may be flaking, but my smile still stays on” (The Show Must Go On, 1990). Era una vera supernova del rock.

 Infine, la Nebulosa Occhio di Gatto e la Nebulosa Rosa Rossa ricordano il suo amore per i gatti e per le rose rosse.

 Nebulosa Occhio di Gatto

L’amore di Freddie per i gatti è un fatto risaputo e pensiamo vada a nozze con la Nebulosa Occhio di Gatto. Nel 1985 Mercury dedicò addirittura il suo progetto solista (Mr. Bad Guy) “al mio gatto Jerry – insieme a Tom, Oscar e Tiffany, e a tutti gli amanti dei felini”. Alla sua adorata gattina Delilah dedicò una canzone nel 1991 – “Delilah“, appunto – il cui testo recita “ou make me so very happy, when you cuddle up and go to sleep beside me”. Possiamo soltanto fare congetture sul perché Freddie fosse così attaccato ai suoi gatti. Forse per via della loro natura solitaria e schiva – Freddie ha parlato spesso della solitudine al centro della sua eccentrica vita di rockstar, menzionando in più di un’occasione di non essere una persona con cui fosse facile convivere.

 NGC 371 o “La Rosa Rossa”

NGC 371 è un ammasso stellare circondato da gas rosso che lo fa assomigliare ad una rosa, da cui il soprannome di “Rosa Rossa”. Visto che alcuni fan dei Queen hanno creato una varietà di rosa color rosa-albicocca dedicata a Freddie, perché non espandere la metafora e portarla, letteralmente, alle stelle?

Freddie canta “You brought me fame and fortune, and everything that goes with it / I thank you all, but it’s been no bed of roses” in We Are The Champion – pensiamo sia giunto il momento di dargli il letto di rose che merita.

Sebbene sappiamo che le probabilità che uno di questi corpi celesti venga dedicato a Freddie siano molto basse, abbiamo comunque voluto ricordarlo con cinque bellissime illustrazioni a mano. Lo ritraggono in differenti periodi della sua carriera, vicino ad ogni corpo celeste che abbiamo scelto.

Un grazie per il contributo a Chiara Chierchié

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