Elezioni: in Lombardia si profila un patto tra Grasso e Pd di Gori

Dopo il passo indietro di Maroni per la Regione Lombardia, Grasso apre al Pd. L’obiettivo...

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Dopo il passo indietro di Maroni per la Regione Lombardia, Grasso apre al Pd. L’obiettivo è trovare unità sul candidato Gori, uno scenario che mette in allarme Berlusconi: “Rischiamo di perdere”. Federico Geremicca commenta queste prime fasi della campagna elettorale soffermandosi “sull’opzione di Renzi” e ipotizzando che l’ex premier possa giocare la carta Gentiloni per consentire al centrosinistra di fare quadrato.

Lombardia, Grasso apre al Pd di Gori

Dopo il forfait di Maroni, riprende la trattativa per trovare l’unità sul nome del sindaco di Bergamo. Berlusconi: “Così rischiamo di perdere”. E va in pressing su Salvini: ora puntiamo sulla Gelmini

ROMA – Il forfait di Maroni sta provocando un terremoto nel centrodestra che rischia di avere conseguenze anche sulle elezioni politiche. Salvini non molla e insiste sulla candidatura in Lombardia di Attilio Fontana. Berlusconi però vede il pericolo imminente: «Fontana è un candidato troppo debole e sicuramente perderebbe se il centrosinistra trovasse l’unità sul nome di Giorgio Gori». Il Cavaliere ha saputo che questo tentativo è in corso: Grasso e Bersani hanno fermato le macchine della candidatura di rottura a sinistra di Liberi e Uguali, riaprendo la trattativa con il Pd. È stata congelata, per il momento, la candidatura di Onorio Rosati, ex segretario della Camera del lavoro di Milano e consigliere regionale di Mdp. Non è casuale che la segretaria lombarda della Cgil, Elena Lattuada, dica che occorre «un grande schieramento di centrosinistra». Aggiungendo: «Quella di Gori è una candidatura autorevole e forte: bisogna lavorare fino all’ultimo nella direzione dell’unità, perché obiettivamente oggi qualche carta in più c’è, anche solo in ragione del fatto che il volto di Fontana è meno noto di quello di Maroni».

Ecco l’allarme rosso ad Arcore. Berlusconi è veramente furioso per la mossa «incredibile e insensata» di Maroni. «Rischiamo di perdere non solo la Lombardia. La vittoria di Gori – sostiene il leader di FI – potrebbe farci perdere molti collegi uninominali. Un effetto negativo anche sulla quota proporzionale». E allora addio vittoria nazionale e a quel 40% per avere la maggioranza in Parlamento». Un disastro, un capolavoro negativo. Per questo Berlusconi sta cercando di convincere Salvini a ritirare Fontana e mettere in pista Gelmini, molto più conosciuta e competitiva. Ha commissionato un sondaggio per dimostrare che Mariastella sarebbe la soluzione migliore, soprattutto se va in porto l’unione del centrosinistra sul nome di Gori. Ma Salvini non sembra sentire ragioni: «Berlusconi può fare tutti i sondaggi che vuole. Il candidato deve essere della Lega».

Ecco il terremoto provocato da Maroni contro cui in privato Salvini lancia fuoco e fiamme. Ma anche Berlusconi non gli risparmia critiche durissimi. Dentro Forza Italia spiegano infatti che non c’è alcun patto segreto tra il Cavaliere e il governatore uscente. Così come non è vero che Bobo abbia comunicato ad Arcore la sua decisione un mese fa. Anche Silvio avrebbe saputo del forfait poche ore prima del vertice di domenica scorsa. Poi Maroni ha aggiunto danno a danno, dicendo di essere «a disposizione». Berlusconi lo vuole a Palazzo Chigi? E lui ha risposto: «Non lo ha detto, forse l’ha pensato». Confermando così i cattivi pensieri di Salvini. Per fugare ogni dubbio Berlusconi a Circo Massimo su Radio Capital ha precisato: «È assolutamente impensabile ipotizzare ruoli politici o in un futuro governo di centrodestra per Maroni».

Salvini non candiderà né Maroni né maroniani in Parlamento per evitare che anche piccole truppe possano seguire Berlusconi in avventure di larghe coalizioni in cui Bobo avrebbe incarichi di prestigio. «Se lasci il tuo incarico in Regione Lombardia, che vale molto di più di tanti ministeri, evidentemente in politica non puoi più fare altro», spiega velenoso Salvini. Berlusconi cerca di convincere Salvini che non sta tramando alle sue spalle. Matteo però non gli crede. E tutto questo mentre oggi si riuniscono i comitati per il programma e i collegi. Tra l’altro il Cavaliere ha toccato un nervo scoperto: dice di avere in mente un «super candidato» per guidare il prossimo governo di centrodestra. «Certo – osserva malizioso Ignazio La Russa – il super candidato può essere solo lui».

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