Salvini replica: da Conte insulti come da un Saviano o un Renzi. VIDEO

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Dopo l’intervento del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha preso la parola il leader della Lega Matteo Salvini, promotore della sfiducia al premier.

Salvini replica: da Conte insulti come da un Saviano o un Renzi. VIDEO

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Dopo aver ascoltato l’intervento del capo del Governo stando seduto al suo fianco per parlare, Salvini si è dovuto spostare, su invito della Presidente del Senato, nei banchi della Lega.

A seguire la trascrizione del suo intervento

Grazie e finalmente. Rifarei tutto quello che ho fatto. Tutto.  Con la grande forza di essere un uomo libero; ciò vuol dire che non ho paura del giudizio degli italiani. In quest’Aula ci sono donne e uomini liberi e donne e uomini un po’ meno liberi. Chi ha paura del giudizio del popolo italiano non è una donna o un uomo libero. Molto semplicemente. È il sale della democrazia.

Mi permetta, Presidente, però di dire che mi spiace che lei mi abbia dovuto mal sopportare per un anno. È una novità di oggi. Non l’avevo capito, me ne dolgo. Pericoloso, autoritario, preoccupante, irresponsabile, opportunista, inefficace, incosciente. Bastava il Saviano di turno a raccogliere tutta questa sequela di insulti. Non serviva il Presidente del Consiglio. Bastavano un Saviano, un Travaglio, un Renzi; non il Presidente del Consiglio.

Anche perché noi abbiamo a cuore l’Italia che sarà non domani mattina in base ai sondaggi o ai social, ma l’Italia del 2050. Vorrei rilevare, come attestano i numeri, quale sarà la situazione del Paese nel 2050, se esso non verrà guidato con coraggio e libertà. Spero che chi è in quest’Aula lo sappia, ma tengo a trasferirlo a chi è a casa, all’Italia reale, non all’Italia virtuale che spesso e volentieri ha interesse a mantenere solo la sua poltrona. Al Paese reale, che lavora, che oggi è in ospedale, in azienda, in ufficio. Perché – permettetemi – la critica più surreale di tutte è stata che non si fanno le crisi d’agosto, perché agosto per i parlamentari è sacro. I parlamentari lavorano a ferragosto, come lavorano tutti gli altri italiani.  Non si capisce perché agosto no; luglio sì, settembre sì, ma agosto no.  Facciamo i senatori o i Ministri un mese sì e un mese no. I problemi ci sono. È evidente.

Io, Presidente del Consiglio, non parlavo male di alcuni colleghi, non mi permetto. Tuttavia, da Ministro dell’interno, per quanto pericoloso e autoritario a suo dire, porto a casa un’Italia più sicura dopo questo anno di Governo.

Signor Presidente, mi permetta solo una sfumatura e poi racconto a quest’Assemblea e a chi è fuori l’Italia che abbiamo in testa e nel cuore, che non è un’Italia che cresce dello «zero virgola», bensì un Paese che merita visione, coraggio, lealtà, sacrificio e giustizia, quella vera. Parlo di un Paese dove ci sono 60 milioni di presunti innocenti fino a prova contraria e non 60 milioni di presunti colpevoli. Questa è la differenza tra uno Stato di diritto e il ritorno alla giungla.

A proposito di sovranità, libertà ed Europa, citazione per citazione, torno a Cicerone: «La libertà non consiste nell’avere un padrone giusto, ma nel non averne alcuno». Io non voglio un’Italia schiava di nessuno, non voglio la catena lunga come i cagnolini, non voglio catene.

Siamo il Paese più bello e potenzialmente più ricco del mondo e sono stufo che ogni nostro passo (parlo di Governi, Regioni, Comuni, imprese o lavoratori) debba dipendere dalla firma di qualche funzionario dell’Unione europea. Siamo o non siamo un Paese libero e sovrano? Siamo o non siamo un Paese libero di difendere i suoi confini, le sue aziende, le sue spiagge?

A me non è mai capitato di parlare con la cancelliera Merkel a proposito di interesse di partito, chiedendo consigli per vincere la campagna elettorale, perché Salvini ha chiuso i porti.  A me non è mai capitato. A me non è mai capitato di prendere il caffè con qualcuno con la lamentela che Salvini chiude i porti. L’ho fatto e lo rifarò, se il buon Dio e gli italiani mi ridaranno la forza di tornare al Governo. In Italia si arriva se si ha il permesso di arrivare. Punto e a capo.

Se qualcuno ha nostalgia dell’immigrazione di massa e del business dell’immigrazione clandestina non può andare d’accordo con me.

Se qualcuno a tavolino, da settimane se non da mesi, pensava a un cambio di alleanza – molliamo quei rompipalle della Lega e piuttosto ingoiamoci il PD – non aveva che da dirlo in quest’Aula. Non abbiamo paura. Però, a proposito di quello che ha fatto questo Governo, vi vedo a portare avanti la legge di riforma sulle banche e risarcire i risparmiatori truffati con Maria Elena Boschi.  Vi vedo a riformare il CSM con Lotti e a fare la riforma del lavoro con Matteo Renzi, padre del jobs act. Vi vedo!

Io penso che in democrazia la via maestra sia, sempre e comunque, quella di chiedere il parere ai nostri datori di lavoro, che sono i cittadini italiani. Noi siamo dipendenti pubblici al servizio del popolo italiano e non dovremmo mai averne paura.

L’IVA non aumenta se si vota a ottobre e c’è un Governo in carica a novembre. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd’Az). Lo dico a chi è a casa: in Austria si vota a fine settembre, in Polonia a metà ottobre, probabilmente anche in Spagna si voterà a ottobre, non ci sono disastri. (Commenti del senatore Stefano). Funziona così in democrazia. Si vota e il destino di questo Parlamento è nelle mani del popolo italiano, non di 30 senatori che, pur di non andare a casa e mollare la poltrona, voterebbero anche il Governo della fata turchina. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd’Az).

Non venite a parlarci di IVA, di spread, di esercizio provvisorio e di recessione.  Vediamo se ci sarà la voglia e la forza di andare al voto.

Parliamo di ciò che i numeri dicono, al di là di tutto quello che di buono ha fatto questo Governo. È innegabile e ce ne prendiamo la metà dei meriti: non tutti, ma la metà, fifty fifty, anche se leggo che qualcuno dice che hanno fatto tutto altri. Ci prendiamo la metà, cinquanta e cinquanta, dei meriti e dei demeriti. Abbiamo fatto cose buone e abbiamo commesso degli errori, perché chi fa sbaglia e solo chi non fa niente pontifica e non sbaglia mai. Chi lavora sbaglia: può essere… Io non mi rassegno all’Italia disegnata per il 2050 dall’ISTAT, quella dello zero virgola e delle regolette europee. Lo facciamo, però, se da Bruxelles ce lo lasciano fare, sennò la manutenzione delle scuole, la manutenzione delle strade e l’aumento delle pensioni di invalidità possono aspettare, perché c’è il padre padrone che ci deve dire se si può o non si può. A furia di “si può” e di “non si può”, nel 2050 l’Italia perderà 6 milioni di persone in età lavorativa tra i quindici e i sessantaquattro anni e rischia di essere uno dei pochi Paesi al mondo a sperimentare una riduzione della popolazione in età lavorativa. L’Italia perderà, perché emigreranno altrove, 4,5 milioni di italiani e in cambio importerà 10,5 milioni di immigrati. Io non mi rassegno a un Paese impaurito e sempre più anziano, che deve dipendere da quelli che sono i nuovi schiavi, che a qualcuno fanno comodo. No! Per questo serve una manovra economica coraggiosa, su cui stiamo lavorando da mesi.

Lei mi ha rimproverato di aver convocato le parti sociali – commercianti, artigiani, imprenditori, ingegneri, architetti, consulenti del lavoro, sindacati, taxisti e pescatori – al Ministero dell’interno. Sa perché l’ho fatto? Perché non li ascoltava nessuno. Se lo avesse fatto qualcuno prima di me, avremmo fatto più in fretta, perché non li ascoltava nessuno: chiusi, chiusi chiusi! Apriamoci all’Italia, senza paura e a testa alta. È questo: una manovra economica coraggiosa…

Signor Presidente del Consiglio, lei ha detto che si andrà a dimettere. Noi abbiamo raccolto ancora la settimana scorsa in quest’Aula la sfida degli amici del MoVimento 5 Stelle. Ricordo Luigi Di Maio…

Stavo parlando dell’Italia che vogliamo lasciare ai nostri figli, che ovviamente ha radici nella Costituzione e nelle regole parlamentari. Non ho capito però i plurimi accenni del Presidente del Consiglio al presunto disvalore di uscire anche dai Palazzi per ascoltare gli italiani, dove vivono e lavorano.

Secondo me è fondamentale, per un buon politico, non perdere mai la voglia di ascoltare i cittadini, di capire, di raccogliere consigli, proposte, critiche e suggerimenti.

Altrimenti si rischia di parlare a se stessi.

L’emergenza di questo Paese è il fatto che non nascono più bambini, per cui la Lega è pronta a sostenere una manovra economica se avrà a bilancio almeno – lo sottolineo – 50 miliardi per ridurre le tasse agli imprenditori, alle famiglie e ai lavoratori italiani, stando sotto a quanto farà la Francia. Adesso chiedono alla seconda potenza industriale – questo Paese – di rispettare gli zero virgola, quando da anni Francia e Germania se ne fregano delle regole con cui stanno rovinando un popolo composto da 60 milioni di donne e uomini liberi. Possiamo investire in sanità, in diritto alla vita, in diritto al lavoro, in diritto alla felicità, come da dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America? Non mi rassegno allo zero virgola, ma capisco che il coraggio, come scriveva Manzoni, uno, se non ce l’ha, difficilmente se lo può dare; l’ascolto dei cittadini, sotto questo profilo, è quindi fondamentale, però non cadrò mai nell’errore che ho sentito da parte di qualcuno in queste settimane – senza voler dare lezioni – dell’insulto quotidiano e sistematico.

Anche perché, se questo Governo si è interrotto, è perché da mesi c’erano in Commissione, in Parlamento e in Consiglio dei Ministri dei signor no che bloccavano tutto.

E non si tratta di un attacco personale, perché non mi interessano gli attacchi personali; però, se in qualche Ministero, invece di sbloccare, si blocca, come in un porto delle nebbie, non si fa un servizio utile al Paese. Per settimane e mesi, testardamente e pazientemente, ho detto alle nostre donne e ai nostri uomini «andiamo avanti, perché ci credo e ho fiducia»: ma la risposta era no, no, no.

Mi permetta di ricordare, signor Presidente del Consiglio, che la settimana scorsa in quest’Aula – non seimila anni fa, ma nel 2019 – la forza maggioritaria del Governo le ha votato la sfiducia, dicendo no alla TAV. Ma di cosa stiamo parlando, allora? E no qui, e no là: ovunque al mondo, se trovi del petrolio, fai festa, perché significa ricchezza e posti di lavoro; ma noi no, li blocchiamo e rimettiamo in discussione aziende che danno migliaia e migliaia di posti di lavoro, pensando di tornare indietro.

La decrescita felice non la conosco: gli italiani vogliono crescere e vogliono sviluppo, strade, autostrade, porti, aeroporti, ferrovie, scuole e ospedali che funzionano. Ci mancheranno 20.000 medici nei prossimi anni; assumiamoli. No, bisogna chiedere il parere dell’Europa per assumere 20.000 medici; oibò, ma se la gente sta male, devo assumere i medici. Da Ministro dell’interno, so benissimo che verranno meno 40.000 donne e uomini in divisa nei prossimi anni: o stanziamo i soldi per assumere questi 40.000 donne e uomini della Polizia di Stato o completiamo il disastro portato avanti dal Partito Democratico, che ha bloccato le assunzioni e il Paese per anni.

Ma come può pensare qualcuno di riportare al Governo Renzi, che gli italiani hanno buttato fuori dalla porta, elezione dopo elezione, dopo elezione, dopo elezione? Auguri!

È questo che vorrei offrire agli italiani: un futuro di crescita, sviluppo, prosperità, benessere, famiglia e coraggio.

Mi permetta poi, signor Presidente del Consiglio, lei fa un torto al popolo italiano e ai cattolici italiani, quando lei pensa che votino in base a un rosario. Gli italiani, cattolici o non cattolici, votano con la testa e con il cuore e io sono orgoglioso di credere e di testimoniare con il mio lavoro il fatto che credo e non ho mai chiesto per me la protezione, ma per il popolo italiano la protezione del Cuore immacolato di Maria la chiedo finché campo, perché questo è un Paese che merita tutto.

E non mi vergogno di consegnare nelle mani di chi sta in cima il destino del popolo italiano, non me ne vergogno, anzi ne sono ultimo e umile testimone, l’ultimo degli ultimi, ma ne sono orgogliosamente l’ultimo e umile testimone. State facendo un torto al buon senso, prima ancora che alla fede del popolo italiano, anche perché non faccio la vittima, ma in quest’anno lei si è sacrificato, è vero, e sono contento di aver cominciato a lavorare con lei l’anno scorso, così come non coltiverò mai la rabbia e il rancore che in queste settimane sento da parte di qualcuno. Omnia vincit amor, l’amore vince sempre. Non ho paura, avete scelto il bersaglio, eccomi. Avete scelto il pericolo per l’Italia e per l’Europa, eccomi. Sono pronto sacrificarmi, non c’è problema. Il mio Paese e il futuro degli italiani valgono più di mille poltrone, non ho paura a mollare le nostre poltrone.

Non hanno paura le donne e gli uomini della Lega, non hanno paura i Ministri della Lega, gente libera che risponde solo e soltanto al popolo italiano, non alla Merkel o a Macron, solo e soltanto al popolo italiano, fiero, libero, orgoglioso, sovrano, con un’idea di futuro, di figli, di famiglia; aggiungo, di figli che hanno una mamma e un papà, se proprio bisogna dirla tutta. E buon lavoro col partito di Bibbiano.

E poi gli autoritari saremmo noi, cosa strana. Siamo gli unici presunti fascisti che vogliono il voto, siamo gli unici dittatori che vogliono il voto. Pensate che dittatura strana che vorremmo instaurare: la dittatura del voto del popolo italiano, pensate un po’, che roba incredibile.

Non mi dilungo, ma diteci molto semplicemente, al di là di questo, degli attacchi personali che mi sono dispiaciuti, per carità di Dio, a cui però sono anche disposto a soprassedere, perché mi sembrava di aver capito che se da parte del MoVimento 5 Stelle non c’era già un accordo preconfezionato col Partito Democratico…

Stavo dicendo che i casi – e lo sa solo chi in questi giorni e in queste settimane è stato al telefono per trattare – sono solo due: o c’è già un accordo per andare avanti, cambiando semplicemente di settimana in settimana la giacca, cioè: «governavo con la Lega fino alla settimana scorsa e governo col PD la settimana prossima, a seconda della stagione autunno-inverno». Se c’è già un accordo preso…

Però, per essere noi pericolosi autoritari… È faticoso fare il pericoloso autoritario! Posso finire, umilmente? I casi sono due: se c’è un accordo di potere e di spartizione, già fatto, fra 5 Stelle e Partito Democratico, che sarebbe lecito, ditelo agli italiani e spiegate loro che cosa intendete fare nei prossimi tre anni. Secondo me, è irrispettoso della volontà del popolo italiano, che mi sembra chiara da due anni a questa parte. Però in politica – per carità – le abbiamo viste tutte; basta che lo diciate.

Se non è così e invece c’è voglia di costruire e di terminare un percorso virtuoso – perché ho letto che qualcuno vuole fare il taglio dei parlamentari, bloccare l’aumento delle tasse e poi andare subito al voto -, io l’ho detto la settimana scorsa e lo ripeto ancora in quest’Aula: la via maestra è quella delle elezioni, perché niente e nessuno meglio del popolo italiano potrà giudicare chi ha lavorato bene e chi ha lavorato male. Questa è la via maestra. Se volete, noi ci stiamo: non abbiamo certo paura di andare avanti e di ultimare il percorso. Non siamo mica il Renzi di turno, che ha votato contro fino a ieri ed è disponibile a votare oggi a favore per mantenere la poltrona.

Volete tagliare i parlamentari e poi andare a votare? Ci siamo: tagliamo i parlamentari e poi restituiamo la parola al popolo italiano. Ci siamo. Se poi uno volesse metterci una manovra economica coraggiosa per bloccare aumenti – e non solo – e ridurre le tasse a 10 milioni di italiani, ci siamo.

Concludo.

Giovanni Paolo II… (Commenti dal Gruppo PD). Voi citerete Saviano ed io cito San Giovanni Paolo II. Ognuno può essere libero di citare e di rifarsi alla vita, alle opere e ai miracoli di chi meglio crede?

Signor Presidente del Consiglio, signor Vice Presidente del Consiglio, lo dico a voi con la massima serenità e – ripeto – da donne e uomini liberi che non hanno paura a chiedere la conferma o meno al popolo italiano del loro buon lavoro, perché sono convinto che questa conferma ci sarebbe. San Giovanni Paolo II diceva e scriveva – e sembra scritto oggi – che la fiducia non si ottiene con le sole dichiarazioni o con la forza; la fiducia bisogna meritarla con gesti e fatti concreti. Se volete completare il percorso di riforme che abbiamo cominciato, noi ci siamo: si tagliano i parlamentari e poi si va a votare. Punto e a capo.

Se invece volete governare con Renzi, Boschi e Lotti, auguri e spiegatelo agli italiani. Noi ammucchiate non ne faremo.

Viva la libertà e viva la democrazia in questo Paese!  Grazie di cuore a voi e ai miei figli.

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