La guerra in ucraina è solo l’ultima: i conflitti nel mondo sono ben 59

Non solo la Guerra in Ucraina ma anche: Conflitto in Afghanistan, Conflitto del Tigray, in Etiopia ecc: le guerre in corso nel mondo sono ben 59.

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Non solo la Guerra in Ucraina ma anche: Conflitto in Afghanistan, Conflitto del Tigray, in Etiopia ecc: le guerre in corso nel mondo sono ben 59. Proviamo a vedere, sulla scia di Andrea Degli Innocenti e dell’Internazionale, quante e quali sono.

La guerra in ucraina è solo l’ultima: i conflitti nel mondo sono ben 59

Le guerre nel mondo in corso in questo momento sono ben 59 e l’invasione russa dell’Ucraina è solo l’ultimo di un lungo elenco di conflitti.

Dall’Afghanistan, alla Libia, al Myanmar, alla Palestina, alla Nigeria, sono molte le popolazioni del mondo per cui il conflitto è la tragica normalità.

In questo articolo provo a seguire, in breve, l’excursus sulle guerre nel mondo, analizzando l’andamento, le cause e le classificazioni dei conflitti seguendo quanto scritto da Andrea Innocenti e anche sull’Internazionale.

Se vi state chiedendo il perché, a me sembra evidente: Per capire se è possibile un mondo senza guerre.

Cominciamo:

Il conflitto in Afghanistan si è riacutizzato con l’abbandono del paese da parte delle truppe Nato e la riconquista del potere da parte dei talebani.

Attualmente la guerra è combattuta fra un fronte conosciuto come Repubblica islamica dell’Afghanistan, che è espressione del vecchio governo assieme ad altre forze anti-taliban, e lo stato governato dai taliban.

Per un effetto combinato di guerra, cambiamento climatico, instabilità economica, pandemia e – soprattutto – le durissime sanzioni statunitensi, che più che colpire il governo dei Taliban hanno colpito la popolazione già stremata, si è generata una durissima carestia che sta mettendo in ginocchio il paese e lasciando milioni di persone senza cibo, in inverno.

Altrettanto grave e ancor meno considerato è il conflitto in Etiopia.

Il paese arriva da tra decenni di lotte con la vicina Eritrea e al momento è sconquassata da lotte di potere interne e quasi due anni di devastante guerra civile che infuria nella regione del Tigré , la più settentrionale del paese.

Il suo primo ministro, Abiy Ahmed aveva ricevuto il Nobel per la Pace nel 2019 per aver messo fine al conflitto con l’Eritrea, ma adesso è in prima linea nella guerra contro i l fronte di liberazione del Tigré, che vuole l’indipendenza della regione.

Da non dimenticare anche lo Yemen

Un’altra guerra di cui non sappiamo quasi niente, ma che va avanti dal 2015 a suon di migliaia e migliaia di morti all’anno, è quella in Yemen.

I combattimenti tra le forze della coalizione governativa e i ribelli Houthi nel paese continuano a danneggiare e sfollare le famiglie yemenite.

L’impatto del conflitto sulle infrastrutture del paese è stato devastante, con importanti rotte terrestri e aeroporti gravemente danneggiati.

Tutto ha avuto inizio, perlomeno con riferimento alla storia recente, con il colpo di stato militare del 1 febbraio 2021, in cui Min Aung Hlaing, il comandante in capo delle forze armate del paese, ha ribaltato il governo democratico birmano e preso il potere.

Le altre guerre

Oltre a questi cinque conflitti principali, ci sono tante altre guerre nel mondo altrettanto drammatiche, più locali, sparpagliate, con meno morti, o magari di cui si conoscono meno i dati.

Degli altri 18 conflitti significativi sparsi per il mondo:

  • ben 14 sono in Africa ,
  • 2 sono in Asia,
  • uno è in Sud America,
  • l’altro in Nord America .

E degli ulteriori 19 conflitti considerati minori:

  • 11 sono in Asia
  • 8 in Africa.

L’Africa è – o meglio, le Afriche sono – il continente più martoriato, in cui a volte è anche difficile definire i confini dei vari conflitti e isolarli gli uni dagli altri.

Ci sono almeno una ventina di principali «aree di crisi» nelle Afriche.

Complessivamente, nel continente ci sono state oltre 46 mila le vittime di conflitti di varia natura e decine di milioni i profughi.

Brasile

Il pescatore Amarildo da Costa, arrestato il 9 giugno, ha ammesso il 15 giugno di aver partecipato all’omicidio del giornalista britannico Dom Phillips e dell’esperto di popoli indigeni Bruno Pereira, e ha fatto ritrovare i loro corpi.

Phillips e Pereira erano scomparsi il 5 giugno mentre conducevano alcune ricerche per un libro sulla protezione dell’ambiente nella valle del Javari, in Amazzonia.

Non si conoscono ancora i dettagli del duplice omicidio, commesso a colpi di arma da fuoco.

Stati Uniti

Il 15 giugno la Federal reserve (Fed), la banca centrale degli Stati Uniti, ha alzato i tassi d’interesse di tre quarti di punto, portandoli all’interno di una forchetta tra 1,50 e 1,75 per cento.

È l’aumento più consistente dal 1994. L’obiettivo è contrastare l’inflazione, che a maggio ha raggiunto l’8,6 per cento, il dato più alto dal 1981.

Canada

Il 15 giugno James Ramer, capo della polizia di Toronto, ha presentato le scuse ufficiali ai neri e agli asiatici per le discriminazioni di cui sono stati vittime negli ultimi decenni.

Nel 2021 un rapporto di una commissione sui diritti umani aveva rivelato che i cittadini neri sono presi di mira, feriti o uccisi dalla polizia molto più dei bianchi.

Israele-Palestina

L’ex direttore dell’ong World vision a Gaza, il palestinese Mohammed Halabi, è stato riconosciuto colpevole il 15 giugno da un tribunale israeliano dell’appropriazione indebita di decine di milioni di dollari a beneficio del partito Hamas.

L’avvocato di Halabi, Maher Hanna, ha denunciato un “processo politico” e annunciato che farà appello contro la sentenza.

Repubblica Democratica del Congo
Il 15 giugno migliaia di persone hanno partecipato a una manifestazione a Goma, capoluogo della provincia orientale del Nord Kivu, per denunciare “l’aggressione del Ruanda”.

Il 12 giugno i ribelli dell’M23, che secondo l’esercito congolese sono sostenuti da Kigali, avevano lanciato una grande offensiva attaccando la città di Bunagana e altre località.

Il presidente keniano Uhuru Kenyatta ha annunciato l’invio nella regione di una forza di sicurezza dei paesi dell’Africa orientale.

Arrivando in Europa troviamo la guerra Ucraina-Russia: Vediamone la situazione ad oggi

Il 16 giugno il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente del consiglio italiano Mario Draghi hanno raggiunto Kiev per un incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj.

Il 15 giugno il presidente statunitense Joe Biden ha annunciato nuovi aiuti militari all’Ucraina per un miliardo di dollari.

Intanto Serhyj Hajdaj, governatore della regione di Luhansk, nell’est dell’Ucraina, ha affermato che circa diecimila civili si trovano attualmente bloccati nella città sotto assedio di Sjevjerodoneck.

Unione europea-Regno Unito

Il 15 giugno il vicepresidente della Commissione europea Maroš Šefčovič ha accusato il governo britannico “di aver violato il diritto internazionale” presentando in parlamento un progetto di legge per modificare unilateralmente il protocollo nordirlandese, che fa parte dell’accordo sulla Brexit firmato con l’Unione europea.

Šefčovič ha annunciato l’attivazione di una procedura d’infrazione che potrebbe portare a un ricorso alla corte di giustizia dell’Unione europea.

Seguendo il pensiero dell’Internazionale queste sarebbero le motivazioni sullo sfondo di tutte le guerre.

Possesso di risorse ed energia

Il dominio da parte di un determinato gruppo o Paese sulle risorse e le fonti di energia è forse il principale motivo che ha spinto gli esseri umani a fare le guerre nel mondo fin dalla preistoria.

Sebbene oggigiorno lo sviluppo tecnologico abbia emancipato buona parte della popolazione mondiale dalla pura lotta della sopravvivenza, queste vestige primordiali sono sopravvissute intatte come pennacchi evolutivi e continuano a caratterizzare i nostri atteggiamenti.

È noto come la Primavera araba veda fra le sue principali cause l’aumento del prezzo del grano e dei generi alimentari di base.

Così come molte altre rivolte recenti sono legate, ahinoi, all’aumento del costo dei carburanti.

Economia fiorente

Per tali motivi, molte guerre nel mondo fra gruppi tribali sono contenuti per intensità e per durata e molte comunità di interesse etnologico si sono rivelate poco bellicose, al punto che alcune ignoravano persino il concetto di guerra.

È stato il petrolio a basso costo che ha permesso al genere umano di fare delle guerre mondiali, concetto impensabile fino a pochi decenni prima.

Pressione demografica

Più persone significano più risorse necessarie, che non sempre riescono ad essere reperite all’interno del proprio contesto.

Un mondo troppo densamente popolato da esseri umani è un’ottima base di partenza per veder scoppiare guerre frequenti.

Cambiamenti nel contesto e cambiamento climatico

A volte sono cambiamenti nel contesto circostante a determinare l’esplosione di un conflitto.

Una stagione particolarmente arida, un disastro naturale che costringe una popolazione a emigrare in massa nei territori limitrofi, l’esaurimento di una o più risorse.

Fattori culturali

Come illustra Jared Diamond nel saggio best seller Acciaio, guerre e malattie la storia di come la civiltà occidentale si è espansa attraverso le guerre nel mondo non ha a che fare con una superiorità genetica e culturale, ma soprattutto con una sorta di aggressività intrinseca nella nostra cultura .

Domanda conclusiva: siamo Condannati alla guerra?

Oggi sempre più potenze possiedono armi in grado di cancellare buona parte del genere umano dal pianeta perciò, razionalmente, l’interesse di tutti dovrebbe essere la pace.

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La guerra in ucraina è solo l’ultima: i conflitti nel mondo sono ben 59 / Stanislao Barretta  / Redazione

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