Otello. Di precise parole si vive. La recensione dello spettacolo andato in scena il 7 maggio 2024

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Vi presentiamo il nostro commento dell’opera teatrale di Lella Costa con la regia di Gabriele Vacis incentrata sull’Otello di Shakespeare.

“Tutto quello che succede a teatro, succede una volta sola. Spegnete i cellulari, vi prego, e vivete il momento”, dice Lella Costa all’inizio del suo spettacolo Otello Di precise parole si vive.

Il 7 maggio 2024 alle 20.30, puntualmente, tra il pubblico del Teatro Sociale di Brescia un telefonino suona esattamente quando l’attrice sta per iniziare il suo racconto.

È proprio così, visto che nella rappresentazione si tratta proprio dell’inesattezza nella comunicazione e delle sue gravi conseguenze.

È per questo motivo che bisogna stare attenti.

Il nostro pensiero sull’Otello di Lella Costa

Focalizzando l’attenzione sulla scena comprendiamo che una fake news, portata da un messaggero corrotto e amplificata dal potere della gelosia, “mostro dagli occhi verdi”, come diceva Shakespeare, può portare al femminicidio di quella che l’assassino crede di amare.

Quello che colpisce è la contemporaneità accecante dell’opera, scritta più di quattro secoli fa. Già allora il testo, talvolta in prosa e talvolta in versi, rappresentava un mosaico di registri, frammenti di saggezza popolare, rimandi alla Bibbia, bestemmie, giuramenti solenni, oscenità da caserma e allusioni oggi del tutto incomprensibili per noi.

Nell’interpretazione di Lella Costa il dramma si colora di nuove tinte: l’aggiunta del linguaggio di cronaca, l’omaggio alla canzone trap popolare e le allusioni alle vicende politiche sono perfettamente in linea con la poliedricità dell’opera del ‘600.

Lo spettacolo, interpretato e raccontato allo stesso tempo, aiuta gli spettatori a capire meglio ciò che accadde nella Venezia di Shakespeare che, non avendo mai visitato la penisola italiana, riuscì a descrivere i problemi universali presenti nel mondo ancora oggi: la dominazione del patriarcato, l’intolleranza e la paranoia, il risentimento sociale, la misoginia, il razzismo nelle sue più svariate sfumature e la proiezione di fantasmi individuali e collettivi sugli altri.

La squadra che ha portato a termine uno spettacolo bellissimo

Seguendo le raccomandazioni di Peter Brook, la squadra, composta da Gabriele Vacis (regia e drammaturgia), Roberto Tarasco (scenofonia), Lucio Diana (scene) e Lella Costa (drammaturgia e interpretazione) mette in scena solo il minimo indispensabile per far capire la storia.

Le tre tende, gli unici elementi scenografici, diventano per l’attrice i suoi compagni di palcoscenico che si trasformano, grazie alla maestria attoriale e alla precisione artistica, ora nel palazzo del Doge, ora nelle onde del mare, ora nel mostro con gli occhi verdi e ora nelle mani degli innamorati Desdemona e Otello.

La rappresentazione teatrale, riproposta a 24 anni di distanza dalla sua prima versione, che allora si chiamava Precise parole, ci fa riflettere sul presente attraverso le vicende del passato, come tutte le grandi opere. “Di precise parole si vive, e di grande teatro”, dice un verso di Ivano Fossati del suo brano Discanto. E nello spettacolo troviamo sia il primo che il secondo.

A cura di Astapenko Lidiia


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