Otello, di precise parole si vive. Protagonista Lella Costa, diretta da Gabriele Vacis

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“Di precise parole si vive, e di grande teatro” canta Ivano Fossati in Discanto. E proprio da questa citazione prende ispirazione lo spettacolo con cui Lella Costa torna sul palcoscenico del Centro Teatrale Bresciano.

Ultima produzione in cartellone per questa Stagione di prosa 2023/2024, la cinquantesima del Centro Teatrale Bresciano intitolata Il mondo nuovo, lo spettacolo Otello. Di precise parole si vive .

Prodotto dal Centro Teatrale Bresciano insieme a Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano, Otello. Di precise parole si vive vede la drammaturgia di Lella Costa e Gabriele Vacis, l’interpretazione di Lella Costa, la regia di Gabriele Vacis. La scenofonia è di Roberto Tarasco, le scene di Lucio Diana, la distribuzione a cura di Mismaonda.

Il commento di Lella Costa protagonista di Otello: di precise parole si vive

Succede con i grandi autori, forse soprattutto con Shakespeare – dichiara Lella Costa –: i loro testi, le loro storie, i loro personaggi sono, letteralmente, immortali. Continuano a parlarci, a stupirci, a incantarci; a volte ci aiutano perfino a capire chi siamo, cosa ci sta succedendo adesso.

E quando incontri una di queste storie perfette in genere te ne innamori, e soprattutto ti rendi conto che non avrebbe alcun senso provare a inventarne un’altra per dire le stesse cose, ma che è lecito, forse perfino doveroso, continuare a raccontare quella. Precisamente quella.

È quello che è successo a Gabriele Vacis e a me, e non una volta sola. È quello che ci ha entusiasmati a tal punto da pensare di riportare in scena, dopo 24 anni, il nostro Otello, preservando intatta la sostanza narrativa (Shakespeare) ma intervenendo e modificando quelle parti in cui l’attualità, o meglio, la contemporaneità, richiedeva un aggiornamento. Quelle parti in cui lo stesso Bardo si divertiva a inserire allusioni e citazioni per noi incomprensibili (chi mai sarà quel “Signor Angelo” che condiziona perfino il Doge?), ma che sicuramente per gli spettatori dell’epoca erano chiarissime, e probabilmente molto divertenti.

Se poi ci aggiungiamo una trama folgorante, il cui riassunto potrebbe sembrare una notizia di cronaca di oggi (un lavoratore straniero altamente qualificato, un matrimonio misto, una manipolazione meschina e abilissima, un uso doloso e spregiudicato del linguaggio, un femminicidio con successivo suicidio del colpevole), allora ci rendiamo conto di quanto bisogno abbiamo di continuare a raccontare e ascoltare questa storia. Precisamente questa”.

Note di regia di Gabriele Vacis

Ho sempre pensato che Otello fosse la tragedia dell’uccidere per amore. Se il Moro soffocasse Desdemona perché la odia non ci sarebbe dramma. Invece, che Otello ammazzi la sua donna perché la ama, continuiamo a raccontarcelo dopo quattro secoli. È così, no? La tragedia si annida nel contrasto, nella contraddizione inconciliabile. Bene: ho appena espresso una stupidaggine.

Sì, perché oggi sappiamo che quello non è amore. Non c’è mai amore quando c’è violenza e sopraffazione. E questo ce l’hanno insegnato le donne. Le più giovani in modo molto risoluto. Quello che ho enunciato, che Otello uccide Desdemona per amore, è un principio patriarcale.

Raccontare l’Otello con Lella Costa significa provare a capire cosa possiamo fare, noi maschi, per emanciparci dall’umiliante condizione di oppressori a cui siamo condannati dalla storia.

Prima di tutto si tratta di trovare le parole, precise parole che ci aprano alla comprensione di tutti gli Otelli vittime di sé stessi prima ancora che dei tanti Iago che ci ammorbano, ma soprattutto precise parole che ci aiutino a comprendere la tragedia vera di Desdemona, che si annida nel profondo delle anime.


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