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Castellammare di Stabia

La guerra che non esiste, quella di cui non si parla…

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La guerra che non esiste …è sempre la più pericolosa. Il Magistrato Nino di Matteo, esorta la popolazione ad informarsi su quanto sta accadendo nel nostro paese.

I

n coda alla pandemia ci attendeva la guerra, il rincaro delle bollette, della benzina e tutta la destabilizzazione che questo comporta per gli italiani.

Proprio in questo clima sereno e attento, il governo “dei migliori” sta affrontando temi scottanti per il futuro del paese, come la riforma della giustizia, quella del CSM e l’ergastolo ostativo.

Abbiamo già scritto della riforma Cartabia, definita dal Procuratore Nicola Gratteri “la peggiore degli ultimi trent’anni” e non trattata certo meglio, da tanti illustri colleghi.

Ci recammo alla manifestazione indetta per contestarla e come scrissi, non vi erano che una cinquantina di persone, le altre seguivano i bollettini di guerra del covid in tv e neanche sapevano chi fosse la Cartabia.

Così la riforma è passata con piccole correzioni in extremis, “tirando dritto”, con lo stile dei migliori e con buona pace delle maggiori testate, che forse per pudore, l’accennarono appena.

Così, oltre ai soliti problemi, ora abbiamo anche l’improcedibilita’, una vera chicca per ricchi malfattori, avvocati, ed altri addetti ai lavori, i quali sapranno bene come far passare due “annetti”, con qualche rinvio tattico, pratiche alle quali siamo del resto già ampiamente assuefatti.

Per i morti di fame, galere sovraffollate.

Anche su quelle l’Europa ha qualcosa da dire ma non pare importante, così come, la riforma che ci avevano chiesto, riguardava i processi civili e non quelli penali. Ma tant’è.

All’inno di “ce lo chiede l’Europa”, si tira dritto e si va dove gli pare. Per le cause civili, aspettare in buon ordine, come sempre.

Di nuovo oggi, giungono accorati appelli alla popolazione da parte del magistrato Nino di Matteo, perché ci si informi, su quanto sta accadendo per la riforma del CSM.

Anche su quella abbiamo già scritto, spiegando come le “correnti” che si sarebbero dovute eliminare, continueranno a “tirare” fortissimo, malgrado il “fermino” alle porte girevoli.

Tanti sono i magistrati che stanno spiegando il loro disappunto, tutti i più autorevoli ma le loro lamentele e gli avvertimenti, cadono nel vuoto in questo clima di totale disinformazione.

Sempre Di Matteo, definisce la riforma pericolosa, una sorta di regolamento di conti da parte dei colletti bianchi, verso la magistratura.

Sempre in questo momento, si è cercato di eliminare il regime carcerario duro per i mafiosi, l’unico capace di impedire loro o almeno ridurre, la possibilità di continuare a dirigere gli “affari” dal carcere come invece è sempre avvenuto.

Non bastasse, fra poco dovranno decidere anche per l’ergastolo ostativo…ovvero le due richieste rimaste inevase dal “papello” di Toto’ Riina, proprio quello del processo trattativa Stato-mafia.

Nel contempo, da oltre un anno, si sta svolgendo il più grande processo della storia contro la ‘Ndrangheta, curato dal pool antimafia del dott. Gratteri. ma anche di questo, quasi nessuno parla.

Pensate sia un caso?

Sono molto più interessati ed informati all’estero che non qui, dove la piovra ha tentacoli ovunque che ti si infilano negli orifizi anche mentre dormi.

Strano vero?

Certo, quel 41° piazzamento per libertà di stampa, ce lo saremo pur guadagnati in qualche modo?

Che l’informazione sia pilotata?

Che ai buoni propositi dei nostri eroi che vivono sotto scorta, si contrappongano ben altri interessi, come in passato?

Stiamo ancora aspettando di leggere le motivazioni della sentenza ma grazie alla corte d’appello del processo “Stato-mafia”, già sappiamo che per i mafiosi è reato trattare con lo Stato, mentre per quelli dello stato, non è reato trattare con la mafia.

Singolare no?

Tutto questo, curiosamente e tragicamente, proprio nella ricorrenza del trentennio dalle stragi di Falcone e Borsellino e dalla nascita della DIA, ideata da Falcone.

Ma questo trentennio ci ha mostrato anche i processi a Montante…un sistema assurdo e rivoltante che coinvolge colletti bianchi di ogni tipo, ordine e grado.

Anche su questo, sarete certo molto poco informati.

Sappiamo bene invece, per averlo vissuto, che proprio prima delle stragi, i nostri eroici magistrati, furono abbandonati, bistrattati, calunniati e disattese furono le loro richieste, anche in materia di sicurezza.

Ma erano altri tempi?

In seguito alle stragi dei magistrati e dei poliziotti di scorta, il popolo però insorse, come mai prima di allora, il che permise di realizzare la “visione” di Falcone e Borsellino, attraverso leggi come il 41bis, l’ergastolo ostativo, l’istituzione della DIA e di una Commissione per occuparsi dei Testimoni e Collaboratori di giustizia.

Un impianto ben studiato, quasi avveniristico che andava potenziato nel tempo, mentre già pochi anni dopo, nel ’97, passato il momento di massima attenzione dell’opinione pubblica, dopo l’ascesa di Forza Italia, informazione e politica cominciarono a minare in coro la figura del Collaboratore di giustizia, fino all’approvazione di leggi restrittive e demotivanti per frenare di fatto il fenomeno del “pentitismo” tra i mafiosi, ossia esattamente il fine contrario, rispetto a quello perseguito dalla DIA e dalla magistratura Antimafia.

Il Procuratore di Palermo Pietro Grasso, nel 2001 ebbe a dichiarare, “con questa legge, se fossi un mafioso, non mi pentirei piu'”.

Infatti, la legge venne approvata e resiste nel tempo a qualunque attacco. La Senatrice Piera Aiello, ha di recente presentato ai migliori, proposte di variazione, a questa legge obsoleta e piena di falle, per una maggior tutela verso i Testimoni e i Collaboratori di giustizia ma come risposta, le hanno confermato di averla ricevuta.

Mentre, l’uscita di Brusca dal carcere, prevista dalle leggi di Falcone, è stata cavalcata subito dai media e dalla destra per chiedere ulteriori restrizioni per testimoni e collaboratori di giustizia.

Salvini ci spiegò anche, che oggi la situazione è migliorata, che non siamo più in emergenza come trent’anni fa e che i collaboratori non sono più utili come un tempo.

Prima del loro avvento, la mafia neppure esisteva, figuriamoci.

Ma forse, quel che più molesta, è che senza i Collaboratori non avremmo mai saputo di tutti gli apparati deviati dello Stato, dei politici corrotti, della fusione avvenuta tra mafia e massoneria e tante altre belle storie, che molti, chissà perché, preferiscono mettere a tacere.

Ma sempre in questi giorni, ci stanno facendo rivivere altri tristi ricordi, con la candidatura del Procuratore Nicola Gratteri, al vertice della Direzione Nazionale Antimafia.

Il Csm, già risulta spaccato sulla sua elezione, mentre il popolo lo acclama.

Anche lui, è già stato attaccato su ogni possibile fronte, come da buona tradizione nei palazzi dei veleni, proprio mentre la mafia organizzava un attentato anche a suo figlio.
Noi siamo quelli della cassazione di Carnevale, degli ammazzasentenze a libro paga, di quelli che processano anziani che rubano il pane.

È vero.

Ma anche il numero dei magistrati che hanno perso la vita per fare il loro dovere, è impressionante.

Un altro primato opposto.

Uomini disposti a tutto pur di liberare il paese dalla piaga purulenta della massomafia, i cui tentacoli arrivano ovunque, anche nei cassetti delle loro scrivanie. Anche
al piano segreto, dei loro spostamenti.

A trent’anni dalle stragi, sembra riproporsi un lugubre scenario, quasi una performance surreale, svolta nel solito assordante silenzio, nel quale la mafia, sembra non esistere.

È assolutamente necessario dare tutto il nostro sostegno a questi uomini straordinari che vivono in trincea e combattono per noi, una guerra in atto da decenni, con poche battaglie vinte, molte perse e tanti Giuda, perché sempre e solo di denari si tratta.

Una guerra silente senza eco mediatica, dove muoiono civili, giornalisti, magistrati e generali, dove muoiono giustizia, sviluppo e democrazia. Dove muore la speranza.

La mafia oggi esiste più che mai ed è infiltrata ovunque. Sosteniamo chi la combatte.

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Francesca Capretta / Redazione


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