Il Procuratore Gratteri promosso dalla mafia ma bocciato dalle istituzioni

Il Procuratore Gratteri, numero uno per la mafia, non lo è per il Csm, organo pacifico ed istituzionale, che rinnega la guerra in ogni sua forma.

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Il Procuratore Gratteri, numero uno per la mafia, non lo è per il Csm, organo pacifico ed istituzionale, che rinnega la guerra in ogni sua forma.

Mentre la riforma Cartabia istituisce i suoi controllori, sull’operato dei magistrati, noi preferiamo continuare ad utilizzare i nostri.

I magistrati bravi, quelli integerrimi, che fanno il loro lavoro con dedizione e impegno, minimo, li riconosci dalla scorta. sommando gli anni di scorta, col numero di attentati progettati a loro danno, ottieni facilmente la classifica.

In questo particolare momento storico, nel pieno del più grande maxi-processo contro la ‘ndrangheta, quello del quale nessuno vi parla, lo scalino più alto del podio, va al Procuratore Nicola Gratteri, che supera il Magistrato Nino di Matteo nella classifica dei morti che camminano.

E’ la mafia stessa a stilare le classifiche, in base al danno che questi uomini straordinari, sono in grado di arrecare loro.

Perchè si, una pallottola non costa niente ma quintali di tritolo, lunghi appostamenti, complessi accordi internazionali e tutto quel che occorre per far saltare in aria intere autostrade…te li devi meritare.

Nessun rischio quindi, per l’attuale classe politica, che con le sue forti correnti, ha spinto ancora una volta in alto mare, la candidatura di Gratteri come capo della Direzione Nazionale Antimafia.

Non sia mai, che ci mettono qualcuno che fa davvero la guerra alla mafia, con tutto quel che abbiamo da fare, proprio adesso, in Ucraina.

Del resto, abbiamo delle tradizioni da rispettare.

L’isolamento del Magistrato più esposto, comincia sempre così e siccome Gratteri è uno dei migliori da decenni, era già stato depennato a suo tempo dalla lista dei Ministri, a cura del presidente napolitano, esattamente come Falcone, venne bocciato quale Procuratore di Palermo.

Noi ce lo abbiamo scritto nella costituzione che aborriamo le guerre, figuriamoci quelle contro la mafia.

Diverso è se si tratta di inviare armi offensive che verranno utilizzate contro la Russia, un brutto regime totalitario, un paese mafioso, pieno di armi nucleari.

lì si, che siamo costretti a intervenire ma questa è un’altra storia alla quale pensa Lui.

Subito dopo la bocciatura di Gratteri, si è diffusa anche la notizia, già nota peraltro alle istituzioni al momento del voto, che dei Servizi stranieri hanno intercettato alcuni mafiosi che progettavano un altro attentato ai danni dell’eroico magistrato.

Poco tempo fa, un collaboratore, svelò che se ne stava organizzando uno anche ai danni di suo figlio.

I nostri servizi invece, molto impegnati in autogrill, pare non ne abbiano saputo niente.

Magari forniranno più avanti altre forme di collaborazione come già in passato…

Del resto quest’anno, ricorre il trentennale dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio, una data importante, per ricordare il sacrificio di Falcone e Borsellino, di Francesca Morvillo e dei ragazzi delle scorte.

Cosa potremmo fare di meglio se non liberare i boss stragisti che non hanno mai collaborato con la giustizia, per onorare la loro memoria?

Dopo andranno tutti a stracciarsi le vesti, fra corone di fiori e discorsi di circostanza.

Poi ci chiediamo come mai, ci sono magistrati che tengono anni in piedi processi, contro la vecchietta che ha rubato per fame o verso chi ha aiutato i migranti… se questo non è un paese per giovani, neppure lo è per integerrimi eroi senza giustizia.

Ancora annaspiamo tra depistaggi di ogni tipo, pecore e pastori sempre in mezzo ad impedire l’arresto di pericolosi latitanti, una vitaccia per chi deve fare chiarezza.

Ma la Cartabia si che li avrebbe salvati se ci fosse stata allora col quadernino dei buoni e dei cattivi.

Visto il numero dei processi affossati al tempo, dal mitico Carnevale della Cassazione, i nostri amati paladini, sarebbero stati ritenuti degli incapaci, sollevati quindi dal loro ruolo, anziché dal tritolo. Questa sì che è lungimiranza incompresa.

Abbiamo detestato tutta la vita, quelli che dicono che in Italia non c’è niente da fare, che le cose non cambieranno mai, facendo così in modo che non cambiassero davvero, eppure ti viene da pensarlo eccome. Proprio adesso che tutto sta crollando.

Ma ci resta una speranza.

Potremmo fare una colletta fra cittadini oppressi e ricorrere anche noi alla Corte Europea per i Diritti Umani.

Certo, non abbiamo i soldi dei mafiosi, o dei politici corrotti ma mettendoci tutti insieme e trovando un buon avvocato, potremmo spiegare a lor signori in che Stato ci hanno ridotto, con i loro luridi voti di scambio, con una classe politica massomafiosa impossibile da estirpare, di quelle che più le mandi giù e più te le rimettono su.

  • Potremmo raccontargli delle nostre belle regioni lasciate in mano alla criminalità organizzata che non sarà russa ma ugualmente calpesta da sempre ogni diritto umano.
  • Potremmo raccontargli di tutti i nostri magistrati uccisi, dei giornalisti, delle forze dell’ordine, degli imprenditori che si oppongono al pizzo.
  • Potremmo parlargli dei vitalizi, dei tagli alla scuola e alla sanità, dell’informazione pilotata, del conflitto d’interesse che qui non esiste, proprio come la mafia.
  • Potremmo dire loro che siamo stanchi di essere governati da corrotti e pregiudicati, immuni ad ogni forma di giustizia.
  • Che vorremmo veder rispettata la Costituzione, persino nella legge elettorale ed anche veder applicate le leggi contro il fascismo che sta rifiorendo come non mai, grazie all’ignoranza sapientemente indotta e alla disperazione dilagante.

Chi ha saputo vedere le ragioni dei boss stragisti impenitenti, potrà forse vedere anche le nostre, che pur non avendo ammazzato nessuno, ci ritroviamo condannati a vita a dover subire tutto questo.

La mafia ama i simboli, lo sa che sono importanti.

Forse anche per questo, progetta i nuovi “botti” in occasione della ricorrenza trentennale dalle stragi, così come si cerca il modo di mettere fuori in tempo i Graviano, prima che facciano i nomi dei mandanti.

Mica vorremo rovinare le commemorazioni, trovando i colpevoli proprio adesso, no?

Del resto, il problema della pastorizia, continua ad affliggere il paese e la latitanza del super boss Matteo Messina Denaro, sta superando ogni record precedente di durata.

Proprio per questo, vorremmo stringerci idealmente in un disperato abbraccio con tutti i magistrati esposti al tritolo, per la nostra salvezza.

Vorremmo che Gratteri sapesse, che forse non siamo abbastanza ma che preghiamo per lui ogni giorno, consapevoli che la salvezza di questo paese è nelle mani di chi combatte le mafie a costo della propria vita, senza ricevere niente in cambio, nè riconoscimenti, nè onori, neppure un posto nei libri di storia, troppo impegnati ancora a spiegarci l’eroismo di garibaldi e dei suoi picciotti, al soldo dei piemontesi.

Mentre le nostre regioni più belle affondano, come la Calabria, lasciate alla gestione di cosche sanguinarie che in decenni di malaffare hanno preso il controllo totale del territorio, della sanità, della politica e del futuro degli abitanti.

Che sia per questo che non riusciamo ad appassionarci troppo alle guerre altrui, noi che siamo abituati ai territori occupati da feroci assassini, ai bambini soldato arruolati nella mafia o sciolti nell’acido (Giuseppe Di Matteo) se il padre sgarra?

Noi che abbiamo visto saltare palazzi, autostrade e teste mozzate per il tiro a segno in piazza, mentre aspettiamo i nuovi “botti” con la rassegnazione di chi è indotto a pensare che non ci sia niente da fare.

Come possiamo credere di poter fare qualcosa di utile per altri oppressi se in decenni non si è potuto fare niente contro i nostri stessi oppressori?

Neppure la speranza che alla fine, possano avanzare due carri armati da mandare al sud, insieme a qualche soldato, avanzato pure lui da qualche “missione di pace”.

No, proprio Gratteri, ci ha spiegato come molte armi finiranno infine nelle mani dei mafiosi, tritolo compreso.

Ed è con queste tristi consapevolezze che attendiamo le commemorazioni a reti unificate ed i nuovi annunciati attentati.

Tranquilli però sul fronte delle stragi di civili, visto che, sempre Gratteri, ci ha spiegato come queste non avvengano in tempi in cui le maglie della giustizia si allargano in favore della criminalità organizzata.

Praticamente, possiamo solo ringraziare ed ammirare il tanto decantato coraggio e la resistenza del popolo ucraino, senza però mai pensare che potremmo fare altrettanto.

Del resto, Totò Riina era notoriamente molto più civile e accomodante di Putin, il che rese possibili quelle trattative diplomatiche, impensabili oggi col dittatore russo, contro il quale, solo la guerra vale…

Dal fronte quindi della guerra alla mafia, l’unica che ammetta il pacifismo, registriamo un’ulteriore sconfitta, accompagnata da pessimi segnali generali.

E per oggi è tutto.

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RedazioneFrancesca Capretta

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