La figura di Nilde Iotti è stata oltraggiata come donna, partigiana e parlamentare, dal giornalista di “Libero” Giorgio Carbone, il quale ha scritto di lei “Era facile amarla perché era una bella emiliana simpatica e prosperosa come solo sanno esserlo le donne emiliane. Grande in cucina e grande a letto. Il massimo che in Emilia si chiede a una donna”
“Vilipendio” a Nilde Iotti – madre della Costituzione Italiana
Salta palese agli occhi la misoginia dell’articolo di tal Giorgio Carbone firma di un quotidiano di destra a tiratura nazionale denominato “Libero”. Amareggia e sconcerta che si accenda l’anacronismo maschilista verso la donna e la sua vita privata e pubblica, sol perché quest’ultima magari è bella, formosa, attraente e brava anche in cucina. Come se ciò possa costituire un disvalore nella vita sociale, culturale, intellettuale e soprattutto politica. Una visione quella del “giornalista” in questione, che parrebbe di tutta evidenza tipica di uomini inquietati dalla atavica paura della donna libera, indipendente e autodeterminantesi mentre, nella loro visione della vita e della donna, quest’ultima deve avere solo il dovere di accudire la casa, procreare figli e, per quanto loro ne possano avere capacità e virilità, allietarli scaldando loro il letto. Una donna diversa, queste persone, non la concepiscono ne la accettano perché, nel loro inconscio, ne hanno timore derivante dalla consapevolezza di non poter competere con una donna a civili armi pari.
Nilde Iotti è stata invece la storia della Repubblica, quale partigiana e segretaria dell’Unione donne italiane, come madre della Costituzione e quale prima donna Presidente della Camera. Un simbolo per tutte le donne tanto più impegnate nella vita sociale e politica. Ora viene gratuitamente delegittimata in poche righe e in prima pagina su un articolo datato 5 dicembre del giornale “Libero” notoriamente di destra, con l’articolo di Giorgio Carbone, solo perché è una donna e chiaramente anche perché di sinistra.
Questa continua offesa alle donne è purtroppo una sociopatia culturale piuttosto diffusa nel mondo. E l’Italia non è da meno, seppure sia una Nazione occidentale ed europea.
Già nel corso della stessa giornata della pubblicazione del predetto articolo di Libero, non si sono fatte attendere le denunce di sessismo da parte anche del Pd e 5 Stelle.
Carlo Verna e Guido D’Ubaldo, presidente e segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, hanno sottoposto ad esame il caso e deferito il giornale al Consiglio di disciplina.
Si tratta di un Organo che può comminare sanzioni, dall’avvertimento scritto fino alla radiazione dall’Albo nei casi più gravi.
“La trasmissione della fiction su Nilde Iotti, a venti anni dalla scomparsa, offre al quotidiano Libero un’altra opportunità per violare le regole principali deontologiche – dicono Verna e D’Ubaldo -. Sessismo e omofobia: il giornalismo è un’altra cosa, hanno scritto.
Il riferimento fatto a una grande statista, prima donna in Italia a ricoprire una delle tre massime cariche dello Stato, è volgare e infanga con cinismo e allusioni becere tutte le donne italiane, non solo la prestigiosa figura di Nilde Iotti”, e continuano, “Abbiamo già provveduto a segnalare al Collegio di Disciplina territoriale competente questo nuovo infortunio del quotidiano milanese”.
Un pezzo condannato anche da Fnsi, Usigrai, Ordine dei giornalisti e l’associazione Giulia giornaliste che, annunciando un esposto all’Odg, in una nota congiunta:
“condannano il linguaggio oltraggioso e sessista, infarcito di stereotipi, nei confronti di Nilde Iotti e di tutte le donne, ennesima mancata applicazione dei principi contenuti nel ‘Manifesto di Venezia’, e annunciano un esposto all’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, nei confronti dell’autore, Giorgio Carbone, e del direttore responsabile” Pietro Senaldi.
Per le deputate Pd l’articolo “non offende solo la memoria della prima presidente della Camera della storia repubblicana, ma tutte le donne italiane, di sinistra e di destra, moderate e radicali, femministe e non”.
Le parlamentari definiscono quello contenuto nel pezzo
“un mix di miseri insulti, dei peggiori luoghi comuni, delle più basse battute, che ci dicono quanto lontano è ancora questo nostro Paese nel cammino per la parità tra i sessi e di come rischia di scadere una così nobile professione quando non è in grado di dotarsi degli anticorpi necessari per contrastare questa deriva culturale in cui ci troviamo. Per tutte queste ragioni, come donne e deputate del Partito democratico, presenteremo un esposto all’Ordine dei giornalisti e oggi, a fine seduta, chiederemo anche che la presidenza della Camera scriva al giornale”.
Un po’ di storia
Tre sono state le donne elette Presidenti della Camera: Nilde Iotti (dal 1979 al 1992 con tre mandati consecutivi), Irene Pivetti (dal 1994 al 1996) e Laura Boldrini (dal 2013 al 2018).
Ma chi era Nilde Iotti?
Nilde Iotti è stata un’insegnante, dirigente comunista, prima donna in Italia nominata Presidente della Camera dei deputati , laureata (in Lettere e Filosofia, all’Università Cattolica di Milano).
Nel 1943, era, già, entrata nelle file della Resistenza operando nei “Gruppi di difesa della donna” che, anche nella provincia di Reggio, hanno dato un grande contributo alla lotta contro i nazifascisti.
Dopo la Liberazione, divenne segretaria dell’UDI a Reggio Emilia, nel ’46 venne eletta al Consiglio Comunale come indipendente nelle liste del PCI e, il 2 giugno dello stesso anno invece è stata eletta all’Assemblea costituente.
Nel PCI entrò a far parte degli organismi dirigenti nazionali e nel 1948, fu eletta per la prima volta alla Camera dei deputati. Riconfermata per le successive legislature, il 29 giugno 1979 è stata eletta (al primo scrutinio e prima donna nella storia parlamentare italiana), Presidente della Camera.
Per tredici anni (la permanenza più lunga fra tutti i Presidenti mai eletti) Nilde Iotti ricoprì con grande prestigio quell’incarico, sino a che, il 18 novembre 1999, già gravemente malata, si è dovuta dimettere.
Sin dalla Resistenza, la Iotti è stata grande protagonista delle battaglie in difesa delle donne. Nel 1955 era stata la prima firmataria di una proposta di legge per istituire una pensione e un’assicurazione per le casalinghe. Nel 1974 aveva partecipato attivamente alla battaglia referendaria in difesa del divorzio. L’anno dopo promosse la legge sul diritto di famiglia. Nel 1978 contribuì a far approvare la legge sull’aborto.
Ha rappresentato un esempio altissimo di rigore morale, di forte passione civile, di intelligente e totale impegno al servizio delle istituzioni del paese contribuendo nell’affermazioni dei principi costituzionali sull’uguaglianza delle donne nella società.
L’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, suo vecchio compagno di partito, in occasione delle sue dimissioni scrisse una lettera pubblica, e tornò a ricordarla nel 2006, nel discorso pronunciato alle Camere durante il giuramento per la Presidenza della Repubblica: «E ancora, abbiamo da contare – mi si lasci ricordare la splendida figura di Nilde Iotti – sulle formidabili risorse delle energie femminili non mobilitate e non valorizzate né nel lavoro né nella vita pubblica: pregiudizi e chiusure, con l’enorme spreco che ne consegue, ormai non più tollerabili.»
Quanto accaduto purtroppo, parrebbe voler riconfermare quanto ancora il sessismo sia largamente diffuso in politica e non solo, sia nella rappresentanza di genere che nel linguaggio.
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