L’atleta foriano ancora detentore record mondiale alla Zurich Maratò 2017, ma una caduta impedisce la realizzazione dell’impresa.
Spesso i sogni si avverano. Soprattutto se coltivati con l’impeto e il furore del desiderio di acciuffarli. E se a sognare è Gianni Sasso allora vuol dire dal sogno alla realtà il passo è breve. Gianni sogna e ci lascia sognare nel tentativo di realizzare il tempo record mondiale nella maratona con stampelle. Primato da lui stesso detenuto nella maratona di New York, 2009, migliorato ad Amsterdam 2012 e, purtroppo, solo inseguito alla Zurich Maratò di Barcellona.
Gianni Sasso, con il pettorale numero 16379 ha sentito il vento fischiargli nelle orecchie, lui che ormai è abituato alle imprese difficili ci ha entusiasmato fino alla fine. Un ostacolo imprevisto. Una caduta, Sfuma per questa volta il sogno ma non cuore. Un cuore grande che batte con furore nel petto. E che fa emergere le grandi potenzialità di un atleta che potremmo paragonare, per la sua dedizione all’atletica, a Pietro Mennea. Consociamo già le vicende umane e le avversità che hanno infranto i sogni giovanili di Gianni Sasso, con rilevanti opportunità per diventare ottimo calciatore, quando a seguito di un incidente stradale, gli fu amputata la gamba sinistra. Ma ciò non lo scoraggiò. Anzi lo fece emergere, in altre discipline sportive come l’atletica, il nuoto e la bici. La tenacia, la resilienza, la forte tempra interiore gli permisero di superare quello che lui stesso definisce una disabilità mentale. Quella di non riuscire a portare a termine un progetto che ci si prefigge, perché volere è potere e tra i ventimila al nastro di partenza di Avenida Reina Maria Cristina, passando davanti al Camp Nou, alla Casa Batlló, e alla Sagrada Famiglia, Gianni Sasso è stato acclamato a furore di popolo dalle migliaia di spettatori. La squadra, guidata dal tecnico Emanuel Scotto D’Abusco, corre insieme con lui, facendogli da scudo, e lui vola sui quaranta chilometri che si snodano dalle 08.30 fino al traguardo nella metropoli di Barcellona La città catalana ospita ogni anno una maratona che la vede inondata di runners da tutto il mondo. Il percorso si presenta veloce, con passaggi all’interno del cuore del centro storico che permette di ammirare i più importanti monumenti. Nell’intervista che ci ha gentilmente concesso, prima della partenza per la gara, Gianni Sasso si è raccontato. Ed è emerso l’uomo-atleta, che reagisce con vigore e furore  alle difficoltà dell’ambiente e della disabilità .
Durante la conferenza stampa di presentazione della gara abbiamo applaudito l’atleta. Cercheremo ora di fotografare la personalità di Gianni Sasso. Come ha reagito l’uomo Gianni Sasso alle difficoltà derivate dalla sfortunata vicenda?
«A sedici anni, quando realizzai di non poter più inseguire il mio sogno, cioè di giocare a calcio ad altissimi livelli, dopo l’incidente, la mia priorità era di non essere di peso alla famiglia. Con l’aiuto della famiglia e degli amici ho continuato a praticare lo sport, anche se a livello amatoriale e con il peso delle stampelle. Lo sport è stato un traino che mi ha permesso di superare tante barriere e vivere eccellentemente in modo diverso ma appagante. Dopo qualche anno mi sentivo tranquillamente integrato nel sociale».
G
ianni, tu hai avuto tantissime affermazioni sportive e nella vita, quale ricordi con maggiore soddisfazione?
«Nonostante la disabilità , la mia vita finora è colma di soddisfazioni. Sia in campo lavorativo, sia nel campo sportivo. Sono stato addetto al ricevimento al ristorante Oasis, (uno tra i più attraenti ristoranti isolani ndr) per diciotto anni ricevendo tanti attestati di stima. Nel campo sportivo ogni vittoria, ogni traguardo raggiunto per me è uno stimolo a rincorrerne nuovi ma non ne ho uno in particolare più significativo».
Gianni, un atleta del tuo calibro meriterebbe certamente maggiore attenzione dalle istituzioni. Pensi che lo abbiano fatto?
«Io amo lo sport. Non cedo che mi sia dovuto qualcosa dalle istituzioni, anzi essere stato nominato Ambasciatore di Ischia nel mondo e aver potuto diffondere la conoscenza dell’isola, specialmente alle paraolimpiadi di Rio de Janeiro, è stato per me un onore. Devo dire che in generale le amministrazioni sono state attente a quello che facevo e mi hanno insignito di numerosi riconoscimenti. In questo periodo la Ferder Alberghi di Ischia mi ha nominato portavoce isolano anche con il logo I love Ischia».
Ci sono competitors che temi particolarmente, Gianni?
«In effetti, in passato c’era una certa concorrenza ma a Barcellona l’obiettivo è di migliorare il mio record, portandolo a quattro ore e venticinque. Abbiamo impostato la gara con severi allenamenti e, aiutato dalla squadra che sarà il mio cordone ombelicale, spero di poter infrangere questo muro».
Segui un particolare piano alimentare per tenerti in forma?
«Il riposo notturno è alla base di ogni tipo di dieta. Per quanto riguarda il cibo, dipende dal tipo di allenamento. Dopo tanti anni di sport so perfettamente come gestire l’apporto calorico preferendo carboidrati quando eseguo allenamenti di qualità e proteici sugli allenamenti di fondo».
Grazie Gianni, In bocca al lupo.
«Crepi a Barcellona! »
Luigi Castaldi
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