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Migranti, sempre più drammatica la situazione nel Canale di Sicilia

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rammatica la situazione dei migranti. Naufragio con 7 donne morte cui una incinta. Spari sui migranti da una motovedetta libica

Solo qualche giorno addietro, il 30 giugno, la Guardia Costiera ha tratto in salvo 46 migranti, cercando 9 dispersi che sarebbero stati a bordo del natante e recuperando 7 corpi privi di vita, tutte donne, di cui una 20enne incinta. Le vittime erano di nazionalità subsahariana. Almeno cinque bambini risulterebbero dispersi.

Alle prime ore del mattino del 30 giugno era giunta una segnalazione con telefono GSM da parte di un migrante presente a bordo di un barchino in difficoltà. Sul mezzo, a circa 7 miglia da Lampedusa in zona SAR (area di ricerca e soccorso in mare) italiana, veniva segnalata la presenza di circa 60 persone.

Subito prima dell’inizio delle fasi del soccorso, la barca si è capovolta, verosimilmente a causa dello spostamento improvviso dei migranti, dovuto all’elevato numero di persone a bordo e alle ridotte dimensioni del mezzo, di appena 8 metri.

Sul posto sono intervenute due motovedette della Guardia Costiera di Lampedusa: la CP 309 e la CP 312 con team sanitario del CISOM che ha proceduto a rianimare 5 persone ed a stabilizzare una donna in gravidanza.

“Hanno avuto paura. Il mare era mosso – ha detto il Procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio – l’assetto nautico imbarcava acqua ed era senza dispositivi di sicurezza e al momento dell’avvicinamento delle due motovedette della Guardia Costiera si sono sbilanciate. È ipotizzabile che le donne fossero mese in una posizione sfavorevole sul barcone, forse non sapevano nuotare e una volta cadute in acqua sono andate giù, a fondo“.  

La Procura di Agrigento ha aperto un fascicolo, al momento senza indagati, per naufragio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

“L’imbarcazione proveniva dalla Tunisia – ha aggiunto il dott. Patronaggio – con un carico umano di persone di nazionalità subsahariana. Oggi sarà eseguito l’esame esterno delle salme e dopo il nulla osta le vittime saranno seppellite nei cimiteri della provincia di Agrigento”.

“Ho visto le mie due sorelle scomparire in mare – ha raccontato, a un operatore di Medici senza frontiere, una donna dalla Costa d’Avorio di circa 40 anni subito dopo il naufragio.

Volevo solo essere me stesso, per quello sono partito, ma per noi non c’è un’alternativa al mare, anche se sai che rischi di non farcela” ha aggiunto un uomo di 26 anni del Camerun.

“C’era una ragazza sopravvissuta al naufragio che non parlava e teneva gli occhi chiusi, quasi volesse rifiutare il mondo attorno a sé. Solo quando le ho detto che eravamo lì per lei, che non era sola e che era in Italia, ha aperto gli occhi, si è illuminata per un momento ed è scoppiata a piangere. Forse aveva capito di essere finalmente arrivata in un luogo sicuro” racconta un operatore di Msf (Medici Senza Frontiere ) presente allo sbarco.

Sono continuate da parte della Guardia Costiera, sotto il coordinamento della centrale di Palermo, le ricerche di eventuali dispersi con l’impiego di motovedette della Guardia Costiera, della Guardia di Finanza e di Frontex. Hanno partecipato alle ricerche, anche un Atr42 della Guardia Costiera decollato dalla base aerea di Catania e un elicottero Frontex.

Intanto tra il 30 giugno e il 1° luglio 2021 sono giunti a Lampedusa 256 i migranti approdati sull’isola anche durante la notte con quattro diversi barconi. Tre imbarcazioni sono state soccorse al largo, la quarta – con 6 tunisini a bordo – è invece riuscita ad arrivare direttamente in porto.

Il 30 giugno 120 migranti, di varia nazionalità, erano stati intercettati a circa 14 miglia a Sud dell’isola: erano su un’imbarcazione di 8 metri. I Finanzieri della Guardia di finanza li hanno trasbordati e hanno lasciato alla deriva la “carretta”. Altri 30 migranti sono giunti a molo Favarolo dopo che erano stati presi a bordo a 12 miglia dalla costa dalla motovedetta Cp309 della Capitaneria di porto. Poco dopo ne sono giunti altri 100 con dei barchini. Poi si è registrato, fra Lampedusa e Lampione, il naufragio con gli otto morti, diversi dispersi e i 46 superstiti.

Anche il 29 giugno c’erano stati 4 sbarchi sull’isola con un totale di 136 persone, in maggioranza tunisini.

Ieri 1° luglio un barcone, con a bordo 63 migranti di varie nazionalità, è stato soccorso nella notte, al limite delle acque nazionali, dalla motovedetta Cp 312 della Guardia costiera. Nel gruppo di persone provenienti da Egitto, Eritrea, Costa d’Avorio, Senegal, Guinea e Ghana, anche due donne.

L’imbarcazione, che era partita dalla Libia, è stata lasciata alla deriva e tutti i migranti dopo il trasbordo sull’unità di soccorso sono stati portati all’hotspot di Lampedusa dove gli ospiti sono arrivati complessivamente a 644.

Intanto, per tutta la notte, sono andate avanti – con le motovedette della Guardia costiera, Carabinieri e Guardia di Finanza – le ricerche fra Lampedusa e l’isolotto di Lampione dei 9 dispersi dopo il naufragio verificatosi all’alba del 30 giugno. Non è stato recuperato ancora nessun corpo.

La Prefettura di Agrigento ha disposto il trasferimento, con il traghetto di linea giungo nella serata di ieri 1° luglio al Porto Empedocle, di 100 migranti ospiti dell’hotspot di Lampedusa. Si tratta di persone tutte già sottoposte a tampone rapido per verificare il contagio da Covid e alle procedure di identificazione. Ieri, con le due motonavi di linea, erano state trasferite 180 persone complessivamente.

Sullo stesso traghetto sono state imbarcate le salme delle sette donne che hanno perso la vita nel naufragio di ieri fra Lampedusa e l’isolotto di Lampione.

A coordinare il trasferimento è stata la Prefettura di Agrigento. All’arrivo a Porto Empedocle con una cerimonia le bare saranno benedette dal sacerdote, poi le salme verranno tumulate a Palma di Montechiaro (Agrigento). I posti al cimitero sono stati trovati dalla Prefettura di Agrigento. Questa sera, ad accogliere i feretri ci saranno anche i sindaci di Porto Empedocle e Palma di Montechiaro, oltre al prefetto Maria Rita Cocciufa e i rappresentanti delle forze dell’ordine.

Sempre ieri 1° luglio, un video pubblicato su Twitter, le cui riprese sono state fatte dal Seabird, un piccolo aereo della Sea-Watch (una ONG non governativa umanitaria senza scopo di lucro tedesca fondata nel 2014, avente come scopo la conduzione di attività di ricerca e salvataggio in mare nella regione del Mediterraneo) mostra una motovedetta libica che cerca di speronare e spara anche su un barcone di migranti lanciando loro addosso quando vicini degli oggetti.

Il filmato è accompagnato dalle comunicazioni via radio della Ong con la Guardia costiera libica che ha tentato, nonostante gli avvertimenti, di bloccare il natante mettendo in serio rischio la vita dei migranti.

Nelle immagini sono ben visibili le “raffiche di spari e i tentativi di speronamento“. La vicenda è avvenuta nella Sar di Malta.

La motovedetta libica era la Ras Jadir è una delle quattro donate dall’Italia nel 2017.

Adduso Sebastiano

(le altre informazioni regionali le trovi anche su Vivicentro – Redazione Sicilia)


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