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Castellammare di Stabia

Maxiemendamento (forse) oggi in Senato. Intanto Salvini lavora per l’autonomia lombarda-veneta

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Il testo del maxiemendamento arriverà con un giorno di ritardo in Aula del Senato, il motivo è nei tempi della Ragioneria, dicono, ma intanto attaccano chi protesta

G

overno ancora al lavoro sul disegno di legge di bilancio (maxiemendamento) che avrebbe dovuto essere depositato ieri in aula al Senato ma che, invece, (forse) arriverà all’attenzione dell’assemblea solo nel pomeriggio di oggi.

Ci stiamo lavorando si è scusato ieri il premier Conte che esprime “dispiacere” per i ritardi accumulati sulla legge di Bilancio. “Mi sarebbe piaciuto lasciare al Parlamento un più ampio margine di discussione”, ha spiegato ieri, ma

non mi devo giustificare se la trattativa ha impiegato tutto questo tempo

(arrogante anche lui ma si sà: chi va al mulino si infarina)

ormai siamo al “rush finale. CONFIDIAMO che nella giornata di domani POSSA essere approvata. So che siamo in zona Cesarini” conclude il Conte ormai infarinato.

Ovviamente, men che meno, il vice premier Matteo Salvini poteva rinunnciare all’arroganza per cui anche lui, anzicchè almeno scusarsi, sale su una delle sue amate ruspette e spiana tutte le regole, anche di educazione, vigenti in ogni Parlamento (prima della sua, loro, venuta) ed attacca dicendo:

“Finalmente dopo anni di mutismo e rassegnazione c’è stata una trattativa seria, vigorosa e coraggiosa”

dando così il là ai suoi scerpa che, con il capogruppo Massimiliano Romeo, subito ribadiscono e rincarano affermando:

“e’ la prima volta negli ultimi anni che la manovra la scrive il governo. Ci vuole quindi più tempo rispetto al ‘copia e incollà del fax di Bruxelles a cui ci eravamo abituati. La Ragioneria – aggiunge – non era abituata”.

Anche il Movimento 5 stelle replica alle accuse.

Stefano Patuanelli, capogruppo M5s, ricorda che anche in anni passati la manovra arrivò in aula senza un voto in commissione. E a chi evoca la disfatta di Caporetto risponde:

“Siamo riusciti a tenere insieme le esigenze di bilancio e quelle dei cittadini. È una grande vittoria politica di questa maggioranza”.

Che dire se non che sui tempi, di sicuro, hanno ragione:

un fax impiega molto, ma molto meno tempo a giungere rispetto al tempo che hanno dovuto impiegare loro a recarsi, di persona, a Bruxelles per fare atto di costrizione e ritirare, di persona, la piattaforma della legge di bilancio.

Se a questo poi aggiungiamo le loro logiche difficoltà cognitive e di comprensione, è chiaro che i tempi si siano allungati ma, nonostante queste oggettive problematiche, restano inscusabili e la rabbia di tutto il parlamento non gialloverde è più che leggittima e giustificata. Mancanza di rispetto per tutti ed in primis per le istituzioni, cosa che ha fatto finanche piangere, in aula, la Bonino e costretto la presidente del Senato, Anna Maria Casellati, a richiamare il Governo con una dura reprimenda:

“pur comprendendo le difficoltà del governo che ci sono state anche in relazione all’interlocuzione con l’Europa, mi corre l’obbligo – ha detto la Casellati – di invitare la maggioranza e il governo ad avere un percorso legislativo più regolare, non con questa tempistica a singhiozzo, per un percorso rispettoso dell’assemblea del Senato”

Tutta questa vicenda, di sicuro, non sarà cosa gradita neanche dal Colle che però, per ora, non entra nella vicenda. Quel che Sergio Mattarella aveva da dire sul ruolo del Parlamento lo ha detto non più tardi di mercoledì, parlando alla cerimonia di auguri alle alte cariche, ricordando che esso rappresenta la sovranità popolare ed ha un ruolo centrale nella democrazia che “va rispettato e preservato”.

Già “RISPETTO”!

Il guaio è che il “rispetto”, unitamente a “umanità” ed “intelligenza” nonché “cultura in genere”,  è merce esaurita – semmai ci fosse mai stata – tra i gialloverde tutti presi dalle loro fantasie ed arroganze di vario tipo tanto da non soffermarsi nemmeno a vedere e valutare quanto di realmente sta facendo l’altro. Tanto per fare un esempio collegandoci a quanto portato avanti proprio ieri da Salvini che, neo Nerone, mentre il Senato bruciava, se ne stava lì a portare avanti e a perorare, la legge sulle autonomie tanto per aprire, così, anche un terzo forno: hai visto mai che?

Meglio, si sarà di sicuro detto Salvini, riaprire anche le porte che portano alle origini sulle rive del Po e alla pianura di Pontida. Per mal che vada si potrà sempre tornare a reindossare, anche visivamente, l’elmo con le corna e resuscitare la Padania.

POVERA PATRIA

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