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L’Italia delle case abusive

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n Italia ci sono un milione e duecentomila case abusive. Ogni anno migliaia di nuovi abusi vengono compiuti e solo un edificio su dieci viene demolito. Sono numeri che descrivono la difficile situazione del patrimonio immobiliare italiano, messo in luce dagli ultimi crolli di Ischia.

Ogni anno migliaia di nuovi abusi. Demolito solo un edificio su dieci

L’Agenzia del territorio ha scoperto più di un milione di immobili mai censiti. Corsa ai condoni mascherati. Legambiente: “Il cemento porta consenso elettorale”

ISCHIA – I numeri dell’abusivismo edilizio sono davvero impietosi. Secondo il centro di ricerche Cresme, nel corso del 2016, quando il fenomeno dovrebbe essere ormai debellato, sono stati costruiti 17mila nuovi immobili fuorilegge (dati ufficiali, basati su sequestri ordinati dalla magistratura). Sempre più spesso accade lungo il mare dove imperterrite sorgono nuove ville, stabilimenti balneari, piscine, resort, campeggi. Vedi il villaggio di migliaia di villette illegali a Torre Mileto, in provincia di Foggia. O l’area archeologica di Capo Colonna, a Crotone, dove c’è una lottizzazione di 35 ville del tutto abusive. O ancora le case fuorilegge di Ischia. O quelle di Licata, in provincia di Agrigento, che sono costate la poltrona al sindaco Angelo Cambiano, che vive sotto scorta.

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Gli edifici «fantasma» 

Sei anni fa, nel 2011, gli abusi censiti erano stati 25.800. Tra il 2003 e il 2011 sono state mappate 258 mila case abusive che si aggiungevano alla montagna di manufatti illegali costruiti nei decenni precedenti. Morale: secondo l’Agenzia del Territorio, che ha realizzato la mappatura aerea dell’Italia, ci sono 1,2 milioni di edifici «fantasma». È’ proprio di questi giorni l’ondata di lettere ai proprietari, 150 mila solo in Piemonte, che sono invitati ad accatastare i fabbricati rurali, pagando una tassa che oscilla tra 172 e 8264 euro.

Sanatorie nel limbo  

Il governo Monti, infatti, nel 2011, viste le resistenze dei Comuni a farsi carico di tutti questi beni immobili non registrati al catasto dei fabbricati, che ovviamente sfuggono a ogni tassazione, li aveva iscritti d’autorità nei registri fiscali. Con il che, però, come teme Legambiente, si è aperto un problema nel problema: se un immobile «fantasma» paga le tasse, ed è abusivo, non sarà un primo passo per poi chiedere di sanare la sua posizione anche dal punto di vista urbanistico? In fondo, è lo stesso rebus che affligge decine di migliaia di proprietari di abitazioni che hanno presentato istanza di condono nel 2003, hanno pagato la tassa relativa, ma poi sono rimasti nel limbo perché le loro pratiche presentano vizi insormontabili. Qualche numero per capire perché la politica non se la sente di venire allo scoperto: le richieste di condono, a cominciare dal 1985, sono state complessivamente 2.040.544; di queste, ne sono state respinte 27.859 e ben 844mila sono le pratiche in attesa di risposta. Davvero un sacco di voti.

Il ruolo delle mafie  

Legambiente ha studiato a fondo il problema. Scrive nell’ultimo Rapporto sulle ecomafie 2017: «Gli illeciti contestati nel ciclo del cemento nell’ultimo anno sono stati 4426, in media più di 12 al giorno, con una flessione del 10% rispetto al 2015. Nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa ne sono stati contati 1831, circa il 41% sul totale nazionale». Già, perché spesso si perde di vista la mano invisibile della mafia o della camorra dietro la filiera del cemento illegale.

Gli interessi della politica  

«Purtroppo – dice la presidente Rossella Muroni – sul cemento in tante parti d’Italia si ottiene ancora il consenso. Non ci meraviglia che arrivino segnali ambigui ora che siamo alla vigilia di elezioni. Il grave è che non si alza la voce dell’Anci. I sindaci che vogliono far rispettare la legge, vedi quello di Licata, vengono isolati. Altri, come i sindaci dell’isola di Ischia, nemmeno 12 ore dopo un terremoto si premurano solo di dire che l’abusivismo non c’entra. E intanto si preparano leggi devastanti un po’ dappertutto. La Campania vuole un condono mascherato. La Sardegna discute di ripartire con l’edificazione vicino al mare. Le Marche per favorire la ricostruzione del dopo-terremoto fanno derogare ai vincoli». Anche in Sicilia si discute di una leggina a favore degli abusivi.

In agguato, peraltro, c’è anche in Parlamento in discussione una norma controversa come il ddl Falanga che lega le mani ai magistrati, di fatto rende impossibili le demolizioni perché vietate se c’è un residente, svincola i sindaci dalle responsabilità penali, addossando tutto in capo ai prefetti. Salvo non stanziare i soldi minimi necessari.

Si consideri che la magistratura (dati 2012) ha ordinato la demolizione di 46.700 edifici e che soltanto un 10% delle ordinanze è stata eseguita. Se si guarda alle demolizioni eseguite nei comuni capoluogo di provincia, dal 2000 al 2011, sono state appena 4956, ovvero il 10,6% delle 46.760 ordinanze emesse. A Napoli pendono 16.873 provvedimenti esecutivi; eseguiti il 4%. A Reggio Calabria con 2989 ordini esecutivi e Palermo con 1943, addirittura nessuna demolizione eseguita tra 2000 e 2011. Nello stesso periodo, con numeri di ordinanze molto inferiori, a Prato c’erano state 876 demolizioni e a Genova 498. Davvero due Italie, anche qui.

Sono quelle stesse demolizioni che a Ischia nel 2010 diedero occasione di tafferugli con la polizia. Nell’isola verde sono 600 gli immobili su cui pende l’abbattimento. Il ddl Falanga legherebbe irrimediabilmente le mani ai magistrati qui e altrove. I grillini hanno ripudiato il disegno di legge in extremis al Senato, Pd e centrodestra vanno avanti lo stesso alla Camera.

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