Imu sulla prima casa, si pensa ad un ripristino ?
In un documento della Commissione Europea del 2020 (in sintesi) si ripropongono per l’Italia le inderogabili riforme strutturali (ma figurarsi in questa Nazione ove da decenni sono notoriamente in milioni gli abbarbicati al sistema pubblico-politico) effettuando la prevenzione e la correzione di squilibri macroeconomici, evidenziando che per risolvere i dissesti delle casse italiane bisogna intervenire sulla grande evasione fiscale (raccomandazione che si ripete da anni) e, nota bene, con la tassazione sulla prima casa degli italiani che da un calcolo effettuato dalla Agenzia delle Entrate risulterebbe essere di circa 39 milioni di proprietari.
Questa indicazione della Commissione europea è stata ripresa all’inizio di questo 2021 dalla Banca d’Italia nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla Riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario “… Alcune recenti simulazioni mostrano come sia possibile disegnare interventi congiunti di riduzione delle imposte sul lavoro e di revisione della tassazione immobiliare che nel loro insieme consentano di ottenere contestualmente un impatto economico positivo ed effetti redistributivi non avversi”.
Di recente anche l’OCSE (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) in un documento Going for Growth presentato a Parigi il 14 aprile 2021, ha elencato le ridette indicazioni (buone da tempo in Italia solo per riempire i telegiornali, i quotidiani, i dibattiti a parrocchetto, le scenate dei vertici di partito e movimento, le passerelle dei parlamentari e istituzionali e le magniloquenze degli ospiti di talkshow) necessarie per il rilancio economico della Penisola “La priorità essenziale per favorire la ripresa è rappresentata dalla promozione dell’efficienza della pubblica amministrazione, principalmente nell’ottica di migliorare la gestione degli investimenti pubblici e rendere, al contempo, più efficaci l’assegnazione e il coordinamento dei compiti di attuazione delle varie politiche tra i diversi livelli di governo. Passaggi chiave, questi ultimi, per un efficace utilizzo dei fondi dello European Recovery and Resilience Facility (RRF) e per la piena realizzazione dei vantaggi attesi dalle previste riforme strutturali”. Ma poi si legge anche “Accelerare l’aggiornamento dei valori catastali e reintrodurre la tassazione sulle prime case, prevedendo esenzioni per le famiglie a basso reddito”.
Insomma, è quasi un’epoca che si sentono tanti somiglianti declami sul rilancio economico, ma poi le soluzioni in Italia sono sempre state solo due: debito pubblico e (stra)tassazione. Il resto, quale inefficienza, manciugghia, accidia, spartizione, clientelismo, voto di scambio sociale, tronfiaggine, favoritismo, familismo e tanto altro di simile, per carità, tutto costituzionalizzatosi, se ne parla en passant solo prima di elezioni così da offrire argomenti di discussione ai giustificatori dei rispettivi cortigiani e motivo di baruffa ai cortei di social e analoghi.
Si torna quindi a parlare dell’Imu sulla prima casa. La tesi sostenuta è che con questa patrimoniale il buco lasciato nelle entrate erariali durante la pandemia verrebbe colmato. Sarebbero esenti solo coloro che hanno un Isee basso.
Dovendo pensar male, viene il dubbio che la trasversale politica di destra, sinistra, centro e ora movimento, ma pure le innumerevoli istituzioni, e burocrazie, sembra si stiano invece ri-proponendo il (loro unico) problema di come garantirsi la continuazione delle remunerazioni, privilegi, vitalizi, agevolazioni, propagande e scenografie varie, nonché la prosecuzione degli innumerevoli notori carrozzoni di Stato, Regioni, Enti e Comuni e quindi la stabilità delle pletore degli allineati codazzi alle elezioni, i quali (tranne per chi non può o non vuole vedere o sapere) da sempre garantiscono il sistema anche quando c’è un mistificato cambio di abito o di nome (e infatti solo questi ultimi due sono mutati negli anni in Italia).
Ma così molti proprietari di prima casa finiranno che dovranno svendersi gli immobili già appesantiti da altre gabelle, specialmente comunali, provinciali e regionali e ora forse anche dall’Imu.
Viene da ritenere che l’Italia è sempre più come in liquidazione pur di puntellare i troppi carrozzoni nello Stato, Regioni, Enti e Comuni.
Far dimagrire questo ingordo sistema chiaramente non può interessare a chi è retribuito (spesso in modo lauto a fronte a detta di tanti del nulla lavorativo e produttivo) nei pubblici Piani alti, medio e bassi. Sicché non c’è da indignarsi se poi il sistema pubblico-politico italiano appare come un predone che scruta gli altri concittadini come fossero dei buoi per prodursi latte, carne e pelli.
E d’altronde nessuno parla concretamente, ad esempio, di rimodificare il Titolo V della Costituzione, il decentramento del 2001 voluto (eloquente) dal Governo di centrosinistra di allora e poi nello stesso anno confermato da quello successivo di centrodestra e che si è rivelato in modo risaputo una grande costituzionale mangiatoia pubblico, politica, istituzionale, giuridica, burocratica, sindacale, professionale, imprenditoriale.
I nostri giovani (come noi decenni addietro quando lo eravamo) non lo sanno ancora (e anzi vengono in modo lampante pure sviati da assoldati media e social) ma la maggior parte di loro è da ritenersi siano già dei super-indebitati, super tassati e probabilmente tanti saranno anche insolventi e poveri.
F
ino a che dura.
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