Gemma Donnarumma, nota anche come Lady Gaga e per essere la moglie del boss Gionta, scontata la pena e liberata ieri, è tornata a Torre Annunziata dopo 13 anni
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ady Gaga, o «Lady Valentino» come era chiamata nel clan, gestiva gli affari quando il marito era in carcere, è tornata a casa, nella sua Torre Annunziata, dopo oltre 13 anni.
Gemma Donnarumma, moglie del boss Valentino Gionta dell’omonimo gruppo che faceva parte del cartello che vinse la guerra con Cutolo
Ha finito di scontare la sua pena, o meglio, il cumulo di pene a cui era stata condannata negli anni ed è tornata a casa dove però non ha trovato i figli ad accoglierla.
Aldo e Pasquale stanno scontando l’ergastolo, mentre Teresa si trova in cella dallo scorso 30 novembre.
Tra le condanne anche quella relativa al Reddito di cittadinanza che avrebbe percepito indebitamente dal novembre del 2020 al settembre scorso: è stato quindi disposto un sequestro preventivo per un importo pari a 9.742,91 euro nei confronti di Chierchia, moglie di Gionta jr, nipote dell’omonimo capo del clan operante a Torre Annunziata.
La perquisizione in casa della donna però ha permesso ai militari di sequestrare solo la carta del reddito di cittadinanza, non essendo stati rinvenuti denaro o oggetti di valore nella disponibilità della moglie di Gionta.
Tornando a Lady Valentino, c’è da segnalare anche che non ha nemmeno potuto fare ritorno nella sua casa di sempre per cui è andata nella nuova casa offertale dai fedelissimi
La sua casa di sempre, Palazzo Fienga, infatti, dopo la confisca, è in attesa di un restyling e poi diventerà un simbolo di legalità.
Ancora oggi, quando si sente questo nome, non può non venire alla mente quella camorra in bianco e nero che campeggiava, con tutta la sua ferocia, sui quotidiani degli anni Ottanta.
Donna Gemma oggi ha 68 anni e le sue condizioni di salute sono precarie.
Problemi al cuore che avevano portato la donna a chiedere una misura alternativa al carcere.
Nel 2020 è stata sottoposta a un intervento chirurgico, ma i magistrati acclararono ugualmente la sua compatibilità col carcere. Le restava poco, circa un anno e mezzo.
Lo ha scontato a Lecce fino a che la sua pena non è finita.
Ma chi è Gemma Donnarumma?
Secondo gli inquirenti, «lady Valentino» avrebbe non solo spalleggiato, ma sostituito il marito detenuto nelle decisioni più importanti che riguardavano la cosca di Palazzo Fienga.
Insieme al marito, dal quale ha avuto tre figli, Aldo, Teresa e Pasquale (ora tutti in carcere), ha gestito il clan.
Una cupola a impronta familiare la cui storia è iniziata alla fine degli anni Settanta con il contrabbando degli «scafi blu», ma che ha avuto la sua sublimazione quando alla ribalta arrivò Raffaele Cutolo.
I Gionta facevano parte della cosiddetta Nuova Famiglia, insieme ai D’Alessandro, i Giuliano, i Moccia e al boss Carmine Alfieri. Il cartello, la guerra con Cutolo, la vinse.
Gli incontri con la gente
Donna Gemma ha lavorato nell’ombra, e non solo, dando alla famiglia un’impronta imprenditoriale.
Ma non solo. «Donna Gemma» era diventata un punto di riferimento per numerosi cittadini che si recavano da lei come in processione per chiedere aiuto, lavoro o addirittura per entrare nel sistema.
In un’intercettazione una mamma affermò: «Mio figlio vi ammira, il suo sogno è stare con voi nel clan».
I soldi a Palazzo Fienga arrivavano a fiumi.
Un collaboratore di giustizia parlò di un guadagno di «170mila euro al giorno» solo dalle piazze di spaccio.
Consenso sociale, questa era, ed è, la chiave della camorra. I Gionta, a Torre Annunziata, organizzavano anche feste.
Un altro collaboratore parlò di spettacoli di piazza: «Durante uno di questi concerti a piazza dell’Annunziata, sentii dedicare un brano alla signora Gemma, chiaro riferimento a Gemma Donnarumma».
Chi è Annunziata Chierchia
Annunziata Chierchia è indagata per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche: non ha comunicato all’Inps sia lo stato detentivo, sia la sentenza passata in giudicato nei confronti del coniuge. Valentino Gionta, classe 1991, è infatti stato condannato in via definitiva dalla Corte di Appello di Napoli nel 2016 per associazione di tipo mafioso ed è tuttora detenuto nel carcere de L’Aquila.