L’editoriale di Antonio Corbo su La Repubblica
P
iù che la sconfitta, preoccupano le facce di Sarri e Gabbiadini. Il Napoli riparte se i due superano lo sgomento di queste ore, se riflettono su errori che vanno oltre l’1-3, se rinunciano ad atteggiamenti vittimistici. Higuain se n’è andato il 13 luglio, mica ieri. Né un infortunio può giustificare una sbandata: Milik non garantiva da solo i 36 gol del bomber spergiuro. Accade quello che poteva accadere: senza il miglior cannoniere d’Italia da 64 anni in qua, si sapeva che la bellezza del gioco sarebbe diventata fragile come un’illusione, che andavano studiate soluzioni alternative a meccanismi risaputi, magari cercando nuove idee, energie tra acquisti purtroppo murati vivi. Gabbiadini ha fallito la prova, ma cosa ci si aspettava? Di lui si sa tutto: è prezioso se va in campo e segna, altrimenti svanisce. Come tutti i bomber per caso, non dialoga, non tesse ricami nel merletto di Sarri, non minaccia i campagni che lo trascurano. Sarri era dinanzi ad una scelta: ricominciare dopo Milik con un finto attaccante o inserire Gabbiadini. Gli è andata male. Gabbiadini è punta da secondo tempo, quando si allargano le distanze e si abbassano i ritmi. Higuain teneva in allarme le difese, le colpiva poi con estemporanea ferocia. Con Gabbiadini no, i difensori della Roma non tremano, possono persino distrarsi, bere un caffè in area o leggere il giornale. Sanno pure che Insigne, Hamsik e Callejon non lo cercheranno, i tre cercano ormai il gol personale. Né sono puntuali gli accordi: la palla arriva dove lui è lontano, colpa sua o intesa scadente? Per Sarri l’analisi è più ampia. In Italia il suo Napoli non ha perso solo ieri, ma ha realizzato appena un punto su 9 ( pari con il Genoa) nei confronti con chi studia gli avversari: Juric, Gasperini, Spalletti. La Roma non rischia quasi mai, aspetta e rispetta il Napoli al punto da bloccarne nei punti vitali. Sulla destra ostruisce la temibile “catena di sinistra” piazzando un ambivalente Florenzi, pronto a chiudere Insigne con Manolas, lo stesso Florenzi scivola in avanti, rafforzando la linea mediana e vietando con l’insidioso Salah le scorribande di Ghoulam. Una fatica mostruosa. La difesa intanto accetta l’uno-contro-uno: Manolas su Insigne, Fazio per Gabbiadini, Juan Jesus in attesa di Callejon. Non finisce qui. Nainggolan soffoca Jorginho da tempo già in affanno, Paredes dà libertà a Hamsik solo fino alla trequarti, Perotti a sinistra impegna Allan e Hysaj. Inferiore per fisicità, al Napoli basta sentirsi bello. Gioca, gioca e non conclude. Basta un eccesso di vanità di Koulibaly per finire nelle fauci di Salah e Dzeko. La storia del bel gioco è il più perfido degli inganni.
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