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Berlusconi guarda al PD, Di Maio al Vaticano e Salvini porta il rosario

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Silvio Berlusconi rompe il silenzio post elettorale e dice no all’ipotesi di nuove elezioni chiedendo al Pd di farsi carico del governo e, per la Lega dice: “Siamo alleati ma abbiamo valori diversi”.

Berlusconi guarda al PD, Di Maio al Vaticano e Salvini porta il rosario

Passato il Burian elettivo, arriva il mini Burian: ritorno all’inverno politico della peggiore Prima Repubblica che, alla fin fine, fuori dalle macerie di una guerra ci portò.

Questi, oggi, con la guerra politica, la ricerca di franchi tiratori, l’ostentare “vestiti” come divise, “camicie di vari colori” e via di questo passo, rischiano di riportarci ad esse.

E all’orizzonte non ci sono politici del calibro di, ad esempio:

Enrico De Nicola (Capo provvisorio dello Stato eletto dall’Assemblea Costituente) che firmò la Costituzione.
Umberto Terracini (Presidente dell’Assemblea Costituente),
Alcide De Gasperi (capo del governo)

che firmarono la tanto bistrattata e disattesa Costituzione.

Ne i tanti altri che da allora e nel tempo ad essi si sono affiancati e poi succeduti come, ancora in partenza,:

Giuseppe Saragat (primo Presidente dell’Assemblea Costituente)
Vittorio Emanuele Orlando,
Francesco Saverio Nitti

e poi, con un salto nel tempo, ma a non inferiore qualità:

Aldo Moro (vittima sacrificata ad un politica già in decomposizione) come anche Pertini, Craxi, Forlani. E ancora Andreotti, De Michelis, Cossiga. Fino a Visentini, Reviglio, Altissimo.

Tutti esponenti, più o meno noti, più o meno amati, della classe politica degli anni ’80.
Tutti politici di classe di cui si è tornato a parlare,  all’indomani del 4 marzo.

Quella era l’epoca di Dc, Psi, Pci, Pli, Pri, Psdi, Msi e di tutti gli altri partiti della cosiddetta “Prima Repubblica” .
Partiti che dominarono la scena politica italiana fino al ciclone di Mani Pulite nell’inchiesta Tangentopoli, che tutto e tutti spazzò via con la cieca furia di un ciclone.

Un Burian violento dell’epoca ma, il problema, già da allora, è stato, appunto, non avere più ne uomini, ne politici, come i precedenti.

E nemmeno più i “partiti” che, checchè se ne dica, erano un collante di genti e fucine per quanti poi sarebbero entrati in scena come Politici.

Ma Politici, per una Politica, con la P maiuscola.

Mica quaquaraquà o, come si usa dire oggi, gloriandosene, di “prestati alla politica”. Quasi come se la Politica fosse qualcosa di seconda o terza serie e il parlamento una bocciofila.

Ma bando alle nostalgie di un passato che, comunque, ci ha portato fuori dalle macerie di una guerra e dai danni procurati, guarda caso, da uomini e politica di Destra.

Torniamo all’oggi, al dopo 4 marzo. Ma prima ancora, consentite una nota tanto per ben chiarire che l’acqua calda fu inventata anni ed anni fa.

E che fu inventata proprio nel dopo la distruzione di marchio destroide.

NOTA per quanti credono di essere stai loro ad inventare l’acqua calda, anche se poi, anche la loro, è fredda; come tutte le altre:

Enrico De Nicola è stato uomo e politico specchiato, sempre associato a un comportamento retto, onesto, morigerato.
Un uomo che, anche nelle occasioni ufficiali, indossava un cappotto rivoltato.
Altra cosa rispetto ad abitini firmati indossati ad hoc post maglie, magliette e maglioncini vari pro “apparire” , ma non essere.
Inoltre, era solito pagare quasi tutto di tasca propria (mica con “nota spese”, poiché non trovava giusto spendere per sé i soldi dei contribuenti.
Arrivò persino a RINUNCIARE allo stipendio di 12 milioni di lire che gli spettava, mica a renderne metà, magari con finto bonifico.

E questo è, ed era la Vera Prima Repubblica ed i suoi uomini, e partiti.

Oggi abbiamo che il pluralismo si è ormai rafforzato con le trasformazioni sociali intercorse nell’ultimo ventennio, trasformazioni che hanno portato a nuove mescolanze di popoli e religioni.

Questo ha portato a pensare che non ci fosse più bisogno di Partiti come anche di Veri Politici ed eccoci che gingemmo a Berlusconi.

QUEL Berlusconi seguito, allora e dopo, da vari figliocci e cloni a destra e a manca, ma pur sempre cloni.

Tutte persone nate dal nulla (politico) che dichiaravano, e dichiarano, di “scendere in campo”, sacrificandosi, Prestandosi alla politica e non da Politici di professione.

E lo dicono con convinzione e senza alcuna remora o vergogna. E le genti li applaudono anche, e concordano ma, su ché? Per cosa? Per il nulla alla guida?

Ma forse che, ad esempio, se saliamo su un aereo o su un transatlantico per un lungo viaggio rifiutiamo di prenderne uno pilotato da un Comandate che sia Pilota professionista e con lunga esperienza?

Chi direbbe: ah nò. Basta. Lì non salgo: è guidato da un Pilota con anni e anni di studi ed esperienza. Fa il Pilota di professione!

Preferisco quello guidato dal salumiere di sotto casa che ieri è stato preso (o a preso) a calci un non italiota. Oppure da quello che grida così bene. O da quello che è così bello. O …..

Eppure è il quanto è accaduto a partire da Berlusconi.
Ed ancora accade oggi.

Oggi, come in meteorologia si annota che dal Burian si passa al Mini Burian e ci si chiede se torniamo in Inverno, così in politica ci si chiede se, dopo il 4 marzo, si torna alla Prima Repubblica.

Domanda magari lecita ma incompleta se non la si connota anche con riferimenti più precisi ad epoche e periodi.

Prima Repubblica Retta come quella iniziata dal dopo guerra, o quella già minata dal cancro di quanti, quando la suicidarono, “scesero in campo”?

L’impressione è che si sia tornati alla Prima Repubblica, ma quella marcita.
A quella che vide poi la discesa in campo di Berlusconi, che inaugurò il “prestarsi” alla Politica

Infatti, anche oggi, chi (ri)vediamo in campo? Berlusconi!

Un Berlusconi che, superato dalla Lega alle urne, dice no all’ipotesi di nuove elezioni e, per scongiurarle, chiede al Pd di farsi carico del governo.
Il classico due piccioni con una fava dato che così mettea tacere anche le voci sul partito unico con Matteo Salvini sul quale dice: “Siamo alleati ma abbiamo valori diversi”.

Poi, ecco anche Luigi Di Maio che (ma guarda un pò): cerca sponde vaticane per fare un esecutivo moderato.

A lui si affianca, per completare, un Salvini che, anche qui “guarda un pò”, va in giro (così dice) con il Roosario in tasca (e Vangelo e Bibbia in borsa: tipo testimone di Geova?)

Affiancamento, anche più stretto, ben visto dall’ex ideologo di Donald Trump, Steve Bannon, che tifa per un M5S e Lega, insieme per un’alleanza populista.

Questo il mini Burian del momento

La risposta al corteggiamento di Berlusconi potrebbe arrivare dalla direzione del partito, dove il Pd proverà ad aprire la fase del dopo-Renzi.

Ma Burian si è infilato anche nei suoi palazzi dove ritroviamo la minoranza che chiede già una nuova segreteria unitaria: “Basta con i leader unici”, grida.

In campo M5S e Lega, poi, nulla ancora si agita per cambiare direzione e le risposte dei protagonisti sono ancora poco convinte. Risposte di bandiera.

La realtà è che nella pentola si è messo a bollire un brodo che mai si amalgherà perché incompatibili tra loro come acqua e olio.
Possono magari essere messi nello stesso contenitore ma l’uno galleggerà sull’altro senza mai mischiarsi,
men che meno amalgamarsi.

Insomma, il vero problema è proprio la mancanza di quanto sembra, invece, essere “schifato” e che è stato improvvidamente suicidato e sepolto: Partiti e Politica.

Due P importanti e imprescindibili, purché però siano entrambe declinate con Lettera Maiuscola, in corsivo e in corpo grande, molto grande.

Quanto ai Partiti, e quanti ai Politici si sono sostituiti, provino, se ci riescono, a confrontarsi su quello che è l’orizzonte degli statisti di sempre, il medio-lungo periodo.

Poi dopo, e solo allora, ragionino sugli 80 euro, il reddito di cittadinanza e la flat tax. Ed allora vedranno anche loro che è come voler mischiare acqua e olio.

E questo è per cui, come sempre chiudo con: io speriamo che me la cav

Ma, sinceramente, vedo che sarà difficile, molto difficile.
Alla meglio si campicchierà per un annetto a dir tanto.
Poi ancora palla al centro.
E speriamo che ci sarà un partita e non ancora una rissa.

Stanislao Barretta

vivicentro.it/EDITORIALI/POLITICA

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