Nella Top10 italiana di TripAdvisor quattro destinazioni su dieci sono in campania

La Campania ottiene ben 4 segnalazioni di destinazioni su dieci: Sorrento, Positano, Napoli, Ischia e 16.820...

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La Campania ottiene ben 4 segnalazioni di destinazioni su dieci: Sorrento, Positano, Napoli, Ischia e 16.820 recensioni su cose da fare, ristoranti e hotel a Castellammare Di Stabia.

A Torino il Miglior Hotel italiano, a Firenze l’Hotel di Lusso più apprezzato a livello nazionale, classificato anche nella Top 10 mondiale ed europea. I vincitori sono stati decretati sulla base di milioni di recensioni e opinioni scritte in un anno dai viaggiatori di TripAdvisor a livello mondiale. Giunti alla quindicesima edizione, i Travelers’ Choice® Hotel Awards hanno premiato oltre 7.607 strutture a livello mondiale con classifiche per 109 Paesi e otto aree geografiche nelle categorie Migliori Hotel, Miglior Hotel di Lusso, Migliori Tariffe, Migliori Hotel di Piccole Dimensioni, Miglior Servizio, Migliori Pensioni e B&B, Migliori Hotel Romantici e Migliori Hotel per Famiglie. I vincitori dei Travelers’ Choice sono accomunati da un’offerta degna di nota per servizio, qualità e valore.

La Regione Campania è l’autentica sorpresa nella classifica italiana dei “Travelers’ Choice Awards 2017” stilata annualmente da TripAdvisor, il popolare sito di recensioni di ristoranti, alberghi e mete turistiche, e che riguardano le destinazioni preferite dai viaggiatori in tutto il mondo.

La Campania pur rimanendo fuori dal podio nazionale (Sorrento ottiene la quarta posizione dietro Roma, Firenze e Venezia) resta la regione protagonista.

Torna (o vai) a Sorrento

Un tour alla scoperta delle bellezze della città della Penisola

di Maria Cristina Napolitano

Mare, paesaggio, arte, cultura queste e tante altre sono le offerte turistiche di Sorrento, sita su una terrazza di tufo a picco sul mare blu con in alto gli agrumeti di aranci e limoni, che danno tono alle coltivazioni, parchi e giardini.

Provenendo da Napoli attraverso l’autostrada, si procede sulla strada statale sorrentina (SS 145) una strada che, tra tornanti e piazzole panoramiche, preannuncia lo spettacolo della penisola sorrentina.

Sorrento ha una storia antichissima che affonda le origini nell’età dei greci prima e degli Etruschi poi. In età romana fu sede di ville residenziali che sfruttavano l’ottimo clima e il meraviglioso panorama, come ad esempio la villa ritenuta di Pollio Felice di I secolo d.C. i cui resti sono visibili da mare in località Regina Giovanna o quella di Agrippa Postumo sita sotto l’attuale Hotel Syrene. Numerosi i punti di interesse della città da visitare perdendosi tra le strette stradine e gli improvvisi slarghi con affaccio sul mare.

La nostra regione, infatti oltre a vantare il maggior numero di destinazioni premiate nella Top 10 italiana con 4 destinazioni su 10, conta ben tre nuove entrate rispetto alla classifica stilata nel 2016 e si tratta nell’ordine di:

Positano (sesto posto),

Positano: l’incanto e lo sguardo sul mare

Splendido comune della Costiera amalfitana, amato dai turisti di tutto il mondo
di Maria Cristina Napolitano 

Positano compare d’improvviso, nascosta dai promontori della costiera amalfitana. La strada per raggiungere l’incantevole borgo della provincia di Salerno, è fatta di numerosi tornanti, piacevoli da percorrere in moto, ci permette di godere di uno dei panorami più belli al mondo.

I colori, gli odori della costiera sono tra le ricchezze che ogni visitatore può portare con sé per serbarne il ricordo. I colori delle case che si succedono sul pendio, le prime fioche luci al tramonto, il mare che quasi si ritaglia uno spazio in questo panorama e i riflessi della luna sull’acqua. Gli odori della salsedine, del pesce appena pescato, dei limoni e dei cedri venduti dagli ambulanti lungo la strada.

Positano ha origini molto antiche come attesta il ritrovamento di una villa romana al di sotto della chiesa di Santa Maria Assunta. A quell’epoca era un luogo di villeggiatura prediletto. Oggi la condizione non è mutata: d’estate il borgo raddoppia, triplica, quadruplica i suoi abitanti, venuti da tutto il mondo per godere del mare, del clima sempre mite grazie alla posizione che gode.

Le stradine strette, le scale che permettono di accorciare i percorsi per scendere alla spiaggia grande o a Fornillo, le frazioni di Montepertuso e Nocelle dove è possibile assaggiare dell’ottima carne, in alto a guardare il mare, il paesaggio.

Sullo sfondo Li Galli, l’arcipelago che appartiene al comune, dimora dell’amato e compianto Nureyev costituito da tre isole: Gallo Lungo, la Rotonda e dei Briganti. Secondo le fonti antiche su questi isolotti dimoravano le Sirene. Ma a voler guardare oltre l’incanto e la leggenda, rappresentavano per i naviganti un luogo di passaggio impervio dove non era insolito perdere il controllo delle imbarcazioni a causa delle correnti.

Positano è dunque anche luogo di leggende, come quella della cornata del diavolo nel Monte detto per questo motivo Pertuso e di fede e devozione per la Madonna Nera a cui i naviganti affidano da sempre il loro viaggio sulle rotte del mare. E proprio al quadro della Madonna, trasportata in mare in un tempo lontano, pare che si debba il nome del paese. Si racconta che i marinai udirono una voce provenire dalla stiva, che diceva “Posa, posa” al momento del passaggio dinanzi alla costa. Da quel momento il borgo divenne Positano e il quadro fu condotto nella Chiesa di San Vito, santo protettore, sui cui resti fu poi costruita la chiesa dedicata a Maria Assunta, festeggiata con una suggestiva processione di barche ogni 15 agosto.

Positano è il paese delle case bianche, delle stradine con le botteghe che espongono la merce all’esterno in un allegro tripudio di stoffe e colori, è il paese del mare e della buona cucina di pesce, e il paese dove vivere una vacanza di relax e divertimento in una cornice d’incanto  e magia

Napoli (nona):

Il decumano inferiore: Spaccanapoli

Da San Gennaro al Gesù Nuovo: il cuore pulsante di Napoli
di Maria Cristina Napolitano

Alcune delle più celebri mete turistiche napoletane si trovano lungo una delle strade più importanti ed antiche di Napoli: il decumano inferiore meglio noto come Spaccanapoli. L’itinerario che vi proponiamo, da svolgere a piedi per un tratto di circa 2 km, dal Duomo di Santa Maria Assunta, dove sono conservate le reliquie e il tesoro del Santo protettore della città, San Gennaro, percorrendo interamente il decumano inferiore, per arrivare a Piazza del Gesù Nuovo.

L’itinerario parte dal Duomo, uno dei siti pluristratificati meglio conservati di Napoli: sorto sulle basiliche paleocristiane di Santa Restituta e Santa Stefania inglobando a loro volta resti greci e romani. Imponente è la facciata con forme gotiche ricostruita più volte nel corso dei secoli. Da non perdere la visita alla monumentale Cappella del Tesoro di San Gennaro (visitabile anche quando il duomo è chiuso entrando dal Museo del Tesoro, con biglietto d’ingresso).

Nel transetto destro la Cappella del cardinale Arrigo Minutolo, uno degli ambienti gotici meglio conservati di Napoli, luogo scenico di una novella del Decamerone di Boccaccio. Al lato dell’altare con l’Assunta in marmo e stucco di Pietro Bracci, le scale permettono la discesa al Succorpo. Fatta edificare da Oliviero Carafa contiene le reliquie di San Gennaro. Uscendo nella navata sinistra c’è la basilica di S. Restituta di fondazione costantiniana. Da qui è possibile entrare nel battistero di San Giovanni in Fonte in cui è presente un’area archeologica con strutture databili dall’età greca sino all’alto medioevo.

All’esterno, a destra della Chiesa, vi è il Museo del Tesoro di S. Gennaro con un ricchissimo nucleo di oggetti esposti tra cui il famigerato tesoro di San Gennaro, valutato più di quello della regina d’Inghilterra e dello Zar di Russia. Il tesoro del Santo è stato oggetto di una famosissima commedia di Dino Risi, “Operazione San Gennaro”, con Nino Manfredi che tenta inutilmente un colpo al tesoro.

Alcune scene di questo film sono state girate nella Chiesa di San Filippo Neri, parte del Complesso dei Girolamini, seconda tappa del nostro itinerario. Dal Duomo è sufficiente attraversare la strada, al civico 142 entrare nel complesso conventuale dei padri Oratoriani o Filippini, seguaci di San Filippo Neri. Costruito a partire dal 1586, il complesso comprende: due chiostri, il “piccolo” e il “grande o degli aranci” per la presenza di un magnifico agrumeto, la Biblioteca e la Quadreria.

Da Via Duomo spostiamoci in Via San Biagio dei Librai, la famigerata Spaccanapoli, che se vista dall’alto sembra proprio “spaccare” Napoli in due parti. In realtà ricalca l’antico asse viario rivolto verso occidente, il decumano inferiore.

Procedendo sul decumano incontriamo il Monte di Pietà, costruito nel 1597-1605 da G.B. Cavagna, per combattere l’usura. All’interno del cortile una Chiesa e la cappella della Pietà, uno dei complessi artistici meglio conservati del periodo di transizione tra ‘500 e ‘600.

Superato il Palazzo Carafa, appartenuto a Diomede Carafa nel 1467, arriviamo in Piazza San Domenico, tra le più belle piazze di Napoli, molto viva sia di giorno che di notte. Al centro della piazza, la guglia di San Domenico, dedicata come ex voto per la peste nel 1656 e successivamente rielaborata da Cosimo Fanzago. Alla chiesa, di fondazione angioina, si accede da vico S. Domenico. Vale la pena soffermarsi ad ammirare in piazza il Palazzo Saluzzo di Corigliano (oggi sede di alcuni dipartimenti dell’Università Orientale), il palazzo di Sangro al civico 9 e il palazzo Petrucci al n. 3. Procedendo superiamo il palazzo Filomarino della Rocca dove morì nel 1952 Benedetto Croce, fondatore dell’Istituto italiano per gli Studi Storici che ha sede all’interno dell’edificio.

Da qui prepariamoci alla visita di uno dei monumenti più celebri di Napoli, il complesso di Santa Chiara, voluto da Roberto d’Angiò e dalla sua devotissima moglie Sancia. La visita è ricca di luoghi da scoprire: la chiesa francescana trecentesca e il meraviglioso chiostro maiolicato delle Clarisse, rimaneggiato nel ‘700 in stile rococò, il Museo dell’Opera di S. Chiara con resti di epoca romana di un complesso termale e altri reperti relativi alle fasi di vita del complesso religioso.

La visita si conclude nella Piazza del Gesù Nuovo dove nel centro dell’emiciclo è presente la guglia dell’Immacolata, antico retaggio delle macchine da festa di epoca barocca, e la Chiesa del Gesù Nuovo.

l’Isola d’Ischia (decima):

Tra terra e mare: il castello Aragonese di Ischia

Voluto da Alfonso d’Aragona il maniero risale al 1441

Una rampa di 230 metri lo divide dalla “terra ferma” si fa per dire, dell’isola d’ Ischia di cui è simbolo indiscusso da quasi 600 anni. Il Castello Aragonese è un contenitore di strutture, quasi come una scatola cinese al suo interno vi ritroviamo chiese, conventi, un carcere e addirittura un terrazzo ornato di vigneti

La costruzione del primo castello risale al 474 a.C. sotto il nome di Castrum Gironis, ovvero “castello di Girone”, in onore del suo fondatore. In quell’anno, infatti, il greco Gerone I detto il tiranno di Siracusa prestò aiuto con la propria flotta ai Cumani nella guerra contro i Tirreni, contribuendo alla loro sconfitta al largo delle acque di Lacco Ameno. Debitori di tale intervento, i Cumani decisero allora di ricompensare l’alleato cedendogli l’intera isola. La fortezza venne poi occupata dai Partenopei, ma nel 315 a.C. i Romani riuscirono a strappar loro il controllo dell’isola e vi fondarono la colonia di Aenaria. Il Castello venne utilizzato come fortino difensivo e vi furono edificate anche alcune abitazioni ed alte torri per sorvegliare il movimento delle navi nemiche.

L’aspetto attuale è pero dovuto ai rifacimenti dei secoli XV e XVI operati da Alfonso I d’Angiò che collegò l’isolotto alla terra ferma, costruì imponenti fortificazioni e scavò l’impressionante  galleria d’accesso alta 15 metri e larga 6 costellata di “piombatoi” utilizzati per lanciare olio bollente a chi fosse riuscito a superare la prima cinta muraria. Il maniero era utilizzato all’epoca anche come rifugio per la popolazione ischitana durante le ricorrenti scorribande barbare.

Sulla sommità della collina sorge il mastio, con quattro colonne cilindriche separato da un vigneto dal carcere. Nel 1823 l’intero castello fu destinato a casa di detenzione dal governo Borbonico  mentre le 1861 iniziarono ad arrivare anche i condannati politici che propugnavano l’Unità d’Italia.

La zona meridionale del castello, ha l’aspetto di un vero e proprio villaggio agricolo con le strade fatte di ciottoli a cui lati si aprono forni, cisterne e cantine fino al 1700 questa zona ha ospitato le famiglie.

Gli edifici religiosi ospitati nelle mura raccontano storie affascinanti, all’ingresso ci si imbatte nei resti della Cattedrale risalente al 1301 fu teatro, nel 1509, delle nozze tra Ferrante d’Avalos e Vittoria Colonna. Originariamente di stile romanico, fu ritoccata nel XVI secolo e rifinita successivamente con stucchi barocchi. Nel 1809 fu distrutta dalle cannonate degli Inglesi, per cui si presenta oggi come uno spazio semiaperto, senza soffitto, e ospita concerti di musica classica e letture di prosa e di poesia. Fu distrutta dalle cannonate della flotta inglese nel 1809. Stupenda è la cripta con affreschi del ‘300.

Ben conservata è invece la chiesa dell’Immacolata la cui cupola domina l’intero castello e offre una magnifica vista del borgo di Ischia Ponte, anticamente chiamato borgo di Celsa per la presenza di una piantagione di gelsi nei terreni dei frati Agostiniani. Essi avevano importato sull’isola l’allevamento intensivo del baco da seta. L’attività s’interruppe di colpo nel 1809, quando Gioacchino Murat emanò un decreto di soppressione degli ordini religiosi per impossessarsi delle enormi ricchezze che i religiosi avevano accumulato nei secoli nel regno di Napoli. La chiesa fu costruita a partire dal 1737 al posto di una precedente cappella dedicata a san Francesco, per volere della badessa Lanfreschi dell’attiguo convento delle Clarisse.

Una rampa di gradini accompagnano al cimitero delle monache dove sono conservati i sedili sui quali venivano collocati i cadaveri delle monache in posizione eretta.

Una stradina esterna conduce alla terrazza degli ulivi dalla quale la vista trova sazietà nell’ammirare le perle del Golfo di Napoli tra Procida e Vivara.

Su TripAdvisor c’è post anche per Castellammare Di Stabia, Provincia di Napoli con 16.820 recensioni su cose da fare, ristoranti e hotel a Castellammare Di Stabia.

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