Unione Africana: “Salvini ritiri le sue frasi, troppo discriminanti nei confronti dei migranti”

Salvini attaccato dall’Unione Africana per le sue frasi sui migranti Salvini è stato attaccato dall’Unione Africana...

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Salvini attaccato dall’Unione Africana per le sue frasi sui migranti

Salvini è stato attaccato dall’Unione Africana per aver paragonato gli immigrati africani agli schiavi. L’organizzazione ha espresso «sconcerto» per le frasi dette dal vicepremier e ministro dell’Interno nella recente conferenza a Vienna. «L’ Unione Africana – si legge in un comunicato dell’organizzazione postato online – chiede al vicepremier italiano di ritirare la sua sprezzante affermazione sui migranti africani». Già nei giorni scorsi il ministro aveva tuttavia precisato il senso della sua frase spiegando di non aver mai definito schiavi i migranti.

L’ufficio stampa del ministro Salvini, ha invece dichiarato «è necessario smentire seccamente alcune ricostruzioni della stampa internazionale, secondo le quali il ministro Salvini avrebbe definito ‘schiavi’ gli immigrati africani. Come è facilmente verificabile dai numerosi video e dalle dichiarazioni del ministro, Salvini non ha mai insultato gli africani, ma anzi ha censurato l’idea di farli arrivare in Europa per costringerli a lavorare e/o a vivere in condizioni così degradate da ricordare, appunto, la schiavitù. Esattamente il contrario di quanto riportato da alcuni organi di informazione stranieri».

L’ Unione Africana, criticando la posizione di Salvini «invita l’Italia a seguire l’esempio e sostenere altri Paesi membri dell’Unione europea, come la Spagna, che hanno dato sostegno e protezione ai migranti in difficoltà, indipendentemente dalla loro origine e status legale, prima che il loro status per l’ammissione venisse determinato». In una nota postata online, la commissione dell’organizzazione dei Paesi africani afferma inoltre che «l’emigrazione dall’Italia negli ultimi due secoli è stata il più importante caso di migrazione di massa nella Storia moderna dell’Europa», poiché «dal 1861 al 1976 oltre 26 milioni di persone hanno lasciato il Paese» e «l’Italia ha beneficiato grandemente di questa gigantesca diaspora attraverso le rimesse e il commercio». (Il Mattino)

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